L'Osservatore Anonimo

C'è ancora tanta strada sbagliata da fare


Questa epocale diatriba agitata da sedicenti attiviste per la parità di genere impegna forse un tantino oltre il dovuto anche le energie di alcuni attivisti per i diritti maschili, che si oppongono alla declinazione al femminile di certi vocaboli legati al lessico professionale/istituzionale. A me, sinceramente, non sembra che valga la pena perdere tempo con queste graziose invasate e ribadisco il mio assoluto disinteresse per la questione. Se una vuole farsi chiamata sindaca, ministra, deputata, direttrice d'orchestra, oppure se vuole dedicare tutte le strade italiane alle donne, cancellando ogni traccia del maschio bianco ed eterosessuale, non vedo il motivo per cui dovremmo perderci tempo. Onestamente, si fa prima a fregarsene altamente della cosa e ad accontentare queste fanatiche oltranziste. Tanto non costa nulla. Il guaio è che le femministe sanno di avere ancora tanta strada da fare per raggiungere la piena parità di genere. Lo dicono loro. Lo dicono in massa. Ma ho l'impressione che, così facendo, abbiano intrapreso la strada nel senso sbagliato.