L'Osservatore Anonimo

Quelle bacheche vuote per la festa del papà


Ieri ho dato un'occhiata alla homepage di Libero per vedere quanti post fossero dedicati alla festa del papà. Qualche augurio e qualche frase impregnata di amore c'era. Ma c'erano tante bacheche vuote. Erano quelle di chi il padre non l’ha visto mai e ha riempito il vuoto di rancore o di malinconia. Quelle di chi il padre l’ha visto troppo poco per averne un vivido ricordo. Quelle di chi il padre ce l’ha ancora, ma ha foto troppo sfocate per poterle pubblicare su una bacheca senza spiegare cosa racconti quell’istantanea. Sono le bacheche mute di chi vive nell’irrisolto. Quelle di chi dai padri ha imparato il sacrificio e la rinuncia. Quelle di chi non si è sentito all’altezza. Quelle di chi ha provato a rompere una corteccia senza però riuscirci. Quelle di chi ha vissuto nel mito, di suo padre, per poi averne un ricordo amaro in età adulta. Quelle di chi prova rammarico per non essere stato troppo vicino al padre. Quelle di chi non capisce perché è venuto al mondo, visto il disinteresse paterno in cui è cresciuto. Quelle di chi ha avuto un padre sbagliato, ma si è raddrizzato in corsa. O non si è raddrizzato mai. Quelle di chi ha provato a sbrogliare la matassa, ormai adulto, e non ci è riuscito, perché in certe famiglie i genitori restano il grande mistero che la vita non risolve, ma che ci lasciano nella mente tanti perché.