L'Osservatore Anonimo

Il vuoto esistenziale delle femministe


Le femministe di oggi credono di essere rivoluzionarie, in realtà nascondono solo un desolante vuoto esistenziale. Un vuoto preceduto dalla rabbia, dal livore, dal rancore ma, soprattutto, dall’invidia di non avere lo stesso potere e gli stessi diritti degli uomini. Io, personalmente, riconosco le ingiustizie subite dalle donne nel corso dei secoli, ma-a parte la caccia alle streghe-non c'è stato nulla di così grave da giustificare la loro avversione per il genere maschile, dalla quale, in fondo, hanno ricevuto anche benefici. Una volta le donne erano donne. Poi sono giunte le lotte femministe a sovvertire lo status quo. Lotte mirate a emergere da quel limbo esistenziale dentro il quale erano state delegate. Lotte però portate avanti non con pacatezza e diplomazia, ma con una furia cieca e una isterica collettiva che denotano rabbia e frustrazione. Tutto questo però ha un prezzo. E quel prezzo si chiamano disturbi mentali. Secondo uno studio, infatti, sono molte le donne che vanno uso di alcool, droghe e psicofarmaci. Questo è il segno che a loro manca qualcosa. Manca la loro femminilità. Quella femminilità che loro hanno sacrificato sull’altare della parità di genere. Uno stress continuo che le fa ammalare, soprattutto quando, superata una certa età, si trovano sole e abbandonate, senza figli, senza famiglia, senza lavoro, perché la disoccupazione non colpisce solo gli uomini, colpisce pure le donne, e hai voglia di incentivare le imprese ad assumere laureate. Ed eccole allora imbottirsi di sostanze psicotrope che possano alleviare il senso di vuoto che provano nell'anima. Ma non vi preoccupate, che domani è un altro giorno. E vedrete che troveranno sicuramente un altro modo per indignarsi e mobilitarsi. Non importa se sia una pubblicità sessista o una frase di Berlusconi maschilista: l'importante è che sia qualcosa che possa dar un senso alla loro vita segnata dal fallimento esistenziale.