L'Osservatore Anonimo

La Cassazione conferma la condanna per i Ciontoli


La Cassazione ha confermato la condanna a quattordici anni di carcere per Antonio Ciontoli, accusato dell’omicidio volontario di Marco Vannini, allora fidanzato della figlia. Confermate anche le condanne a nove anni per la moglie di Ciontoli, Maria Pizzillo e ai due figli Federico e Martina Ciontoli. La magistratura ha così messo fine a una delle vicende più controverse degli ultimi anni: l'omicidio di Marco Vannini, di 20 anni. Il giovane restò ucciso a casa della fidanzata, Martina Ciontoli, da un colpo di pistola partito dal padre di lei, Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare. La dinamica dell'omicidio la conoscono solo i condannati, così come le bugie che hanno raccontato negli anni. Antonio Ciontoli disse di aver sparato involontariamente, ma nel frattempo l'allegra famiglia fece tutto tranne che la cosa più sensata: chiamare i soccorsi. Questo perché Ciontoli temeva di rovinarsi la reputazione e la carriera. Quando alla fine decisero di chiamare i soccorsi, le menzogne si accavallarono. Prima spiegarono al 118 che il ragazzo si è ferito con una punta del pettine. Poi dissero ai genitori del giovane che era caduto dalle scale. Alla fine Ciontoli giustificherà la sua bugia con la paura di perdere il lavoro. Resta però la telefonata registrata dal 118 in cui si sentivano le urla di dolore di Marco che chiedeva aiuto. Vannini morirà dopo quasi quattro ore di agonia. I medici sono certi che se fosse stato trasportato subito in ospedale ora il ragazzo sarebbe ancora vivo. Ma a Ciontoli evidentemente interessava più salvare la sua carriera che salvare una vita umana.