L'Osservatore Anonimo

Le due ragazze adesso hanno paura?


Continua ad arricchirsi di particolari la vicenda della ragazza che sarebbe stata stuprata dal figlio di Beppe Grillo e da altri tre suoi amici. Il condizionale è d'obbligo perché questa storiaccia va chiarita nei tribunali, non sui media. Da quanto racconta la madre della presunta vittima, sembra proprio che la giovane, tornata a casa a Milano dopo la violenza, abbia raccontato tutto alla mamma, usando un tono intimorito: “Sono tutti di Genova, vivono lì e sono figli di potenti”, ha detto la studentessa come se temesse quei quattro ragazzi per le conoscenze di cui dispongono. Dopo la confessione, la madre ha accompagnato la figlia da una ginecologa che, fatta la visita, ha suggerito alla giovane di recarsi immediatamente alla Mangiagalli, clinica specializzata in violenze sessuali, per sottoporsi a esami specifici. Madre e figlia sono state lì fino a tarda notte, hanno parlato anche con psicologi e assistenti sociali e alla fine hanno deciso di sporgere denuncia. La ragazza inizialmente non rammentava i nomi dei ragazzi, poi si è ricordata che durante la serata si erano scambiati i profili Instagram e grazie a questo è riuscita a risalire alle loro identità. La madre ha chiesto alla figlia anche se c’erano video e foto della serata, ma lei ha detto di non ricordare. Quello che invece dice di ricordare bene è il sapore strano della Vodka che ha bevuto e la puzza di fumo dei ragazzi. Ma non è tutto, perché emerge anche un altro particolare: l’amica della presunta vittima, che era presente quella sera in villa, avrebbe cercato di convincere la ragazza a non denunciare la violenza per timore delle conseguenze che ne potevano derivare. Un rebus tutto da chiarire, quindi, tenuto conto dei tanti particolari che si disperdono in un mare di rivoli di non so, non ricordo, può darsi, non volevo, lei dormiva, io bevevo, loro fumavano. Ma soprattutto quella frase “sono tutti figli di potenti” fa capire che le due ragazze siano intimorite dai quattro. Due giovani studentesse che, aldilà dell'abuso subito, hanno avuto comunque il torto marcio di essersi recate a casa di quattro ragazzi di cui non conoscevano nemmeno il nome. Una leggerezza che avrebbero potuto evitare, perché spesso è proprio la distinzione tra ingenuità e prudenza a fare la differenza tra il salvarsi e il finire nei guai.