L'Osservatore Anonimo

Quando Murgia parlava male di Franco Battiato


Nel giorno della scomparsa di Franco Battiato sono stati ripescati aneddoti di qualche tempo fa. Uno di questi riguarda Michela Murgia che definì le canzoni di Battiato delle “minchiate”, pronunciando perle come queste: “Battiato è considerato un autore intellettuale e invece tu ti vai a fare l’analisi dei suoi testi e sono delle minchiate assolute”. O meglio: “Citazioni su citazioni e nessun significato reale”. Per la Murgia i testi del cantautore erano privi di spessore e soprattutto di intellettualità. Testi banali, insomma. Banali come le sue invettive contro le divise. Secondo la scrittrice noi eravamo scemi ad ascoltare le canzoni di Battiato, dovevamo leggere i suoi capolavori letterari che non ha letto nessuno, tranne qualche anima pietosa. Perché lei, si, che è una intellettuale, mentre Battiato che componeva testi tra il mistico e lo spirituale, accompagnati da melodie melliflue, era un “minchione”. Che dire! Murgia può pensare ciò che vuole. Ma se Battiato fa schifo, di certo non è che i  libri della Murgia siano da Premio Strega. Non si capisce per quale motivo un artista dovrebbe essere obbligatoriamente un intellettuale. Resta il fatto che i suoi versi facevano sognare, pensare, riflettere. I libri di Murgia fanno solo sbadigliare. Se solo Murgia sapesse scrivere come Battiato sapeva cantare, forse lei sarebbe meno banale. Ma, purtroppo per lei, non credo che le generazioni future si ricorderanno dei suoi preziosissimi testi. Però una cosa è sicura. Michela Murgia ci ha insegnato che nel mondo c’è chi capisce di musica. E c’è chi invece non capisce nulla.