L'Osservatore Anonimo

Morte Maradona: per i giudici fu omicidio volontario


La morte di Diego Armando Maradona sta cominciando ad assumere i contorni di un “giallo”. La Procura di San Isidro ha cambiato il capo d’imputazione nei confronti dei sette indagati per la morte del campione derubricando il reato di omicidio per negligenza in omicidio volontario. Reato per il quale il codice penale argentino prevede fino a venticinque anni di  reclusione. Gli indagati, per cui vige il divieto di espatrio, dovranno presentarsi davanti ai magistrati a partire dal 31 maggio. Maradona aveva sessant’ anni, un età troppo precoce per lasciare il mondo. Faceva uso di cocaina, certo, ma quanti personaggi famosi fanno uso di droga nei nostri giorni? Molti hanno associato la sua morte proprio all’uso di cocaina, ma la magistratura argentina ha stabilito che il campione argentino avrebbe potuto salvarsi se fosse stato ricoverato in un centro sanitario polivalente e avesse continuato la riabilitazione e le cure multidisciplinari in un istituto appropriato. E invece no. Maradona fu dimesso subito dopo l’intervento chirurgico che aveva subito alla testa e riportato nella sua casa dove fu praticamente abbandonato a sé stesso. Un modo di fare alquanto sospetto che getta un’ombra sui sette indagati: un neurochirurgo, una psichiatra, uno psicologo, due infermieri, il medico che aveva coordinato il ricovero domiciliare e l’infermiere che doveva assisterlo. La cosa che ha spinto la magistratura a parlare di omicidio volontario è che a Maradona fu somministrato un farmaco controindicato per i pazienti con disturbi cardiaci e quindi non è da escludersi che questo abbia causato la sua morte. Come scrive la Procura: “L’equipe medica curante si è resa responsabile della morte del paziente, dimostrandosi assolutamente indifferente alla situazione, non modificando i comportamenti e il piano medico-sanitario, mantenendo le suddette dannose omissioni ed abbandonando al caso lo stato di salute del paziente”.  Un vero e proprio atto d’accusa contro un'equipe medica che si sarebbe resa colpevolmente protagonista della morte del campione con atti di negligenza che per i giudici argentini sono da paragonarsi a un omicidio volontario. Un’accusa che, se fosse dimostrata durante il processo che si terrà contro i sette, solleverebbe un interrogativo davvero inquietante: “Chi ha voluto la morte del campione?”. “E per quale motivo?”.