PAMELA MASTROPIETRO: UN CADAVERE SEVIZIATO E NESSUN COLPEVOLE

PAMELA MASTROPIETRO: UN CADAVERE SEVIZIATO E NESSUN COLPEVOLE

E’ di poche ore fa la notizia che riporta alle cronache il caso di #Pamela #Mastropietro, la diciottenne uccisa, stuprata e fatta a pezzi a Macerata lo scorso 30 gennaio.
Quello che sappiamo fin qui della triste ed ignobile vicenda occorsa ai danni di questa giovane ragazza, è che Pamela lo scorso 29 gennaio si era allontanata dalla comunità nella Marche dove era ospitata, e che lo scorso 31 gennaio, a seguito di estenuanti ricerche compiute dalle autorità allertate dalla madre della giovane, la stessa Pamela fu ritrovata morta all’interno di due trolley abbandonati in un fosso, nel Maceratese.
E’ così che questo caso di scomparsa diventa un macabro caso di omicidio e da qui, il susseguirsi di indagini.
Le autorità ripercorrono gli ultimi giorni di Pamela: pare che la giovane dopo aver lasciato la comunità presso la quale era ospite abbia incontrato un uomo di 45 anni che le ha proposto denaro in cambio di sesso.
Dopo aver consumato il rapporto l’uomo l’ha accompagnata alla stazione di Piediripa dove la giovane è partita alla volta di #Macerata. Qui gli indizi si disperdono e la ragazza viene appunto ritrovata cadavere nelle campagne di Pollenza, dove quindi si concentrano le indagini.
E’ stata fatta una mappatura di tutte le telecamere della zona, allargando il raggio da Corridonia fino a Pollenza. L’esame delle telecamere ha documentato che almeno fino al 30 mattina la ragazza era viva: le immagini mostrano una persona che segue Pamela poco prima della sua scomparsa, identificato poi in #Innocent #Oseghale di 29 anni, cittadino nigeriano residente a Macerata con un permesso di soggiorno scaduto e precedenti per stupefacenti. Si è così ricostruita la sequenza temporale degli spostamenti della ragazza, fino ad arrivare il martedì mattina, grazie appunto a quelle immagini, a via Spalato 124, nella stessa Macerata.
Qui abitava il nigeriano, il quale, grazie anche alla raccolta di prove testimoniali, è risultato come l’ultima persona che abbia avuto contatti in vita con la povera Pamela, L’accusato ha ammesso di aver seguito Pamela ma ha negato di averla uccisa indicando agli inquirenti il coinvolgimento di altri due immigrati.
Successivamente i tre vengono iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere.
Viene quindi disposto l’esame autoptico su quel che restava del corpo di Pamela, rivelando che la ragazza non è morta per overdose come si pensava inizialmente, ma per “violenza applicata in condizioni di vitalità”, dimostrata dalla presenza di ferite da arma da taglio inferte alla testa ed al fegato.
Spunta poi l’ipotesi di stupro, accertata dai RIS che hanno rinvenuto tracce di saliva intorno al seno e liquido seminale, da cui deriverà l’accusa di stupro che ha indotto la procura a richiedere, con ricorso al Tribunale del Riesame di Ancona, l’applicazione, nei confronti di Innocent Oseghale, della misura del carcere anche per questa ipotesi di reato.
Ricorso, peraltro, rigettato poche ore fa per assenza di gravi indizi di colpevolezza per sostenere la violenza sessuale.
Ciò che aveva indotto il Procuratore a sostenere la tesi dello stupro quale movente dell’omicidio era stata la “cura maniacale” messa nella pulizia del corpo, tagliato a pezzi e ritrovato all’interno di due trolley abbandonati a Pollenza, che sarebbe stata un segnale della volontà di cancellare le tracce della violenza.
Secondo i giudici del Tribunale del Riesame invece il rapporto sessuale tra i due, accertato dai rilievi del RIS, è stato in sostanza consensuale: il nigeriano non ha ucciso nel contesto di uno stupro, ma perché preso dal panico dopo che Pamela si era sentita male per l’assunzione di eroina in casa.
Solo poche righe per mettere il sigillo a un caso ancora tutto da svelare, e nel quale non possono e non debbono entrare condizionamenti esterni.
Troppo spesso ci si lascia persuadere più che dagli accertamenti peritali, da una ascientifica convinzione che in taluni casi, rasenta la cialtroneria: e’ successo nel caso di #Nicolina #Pacini, quando senza acquisire alcun valido elemento probatorio, degno di essere definito tale, la morte di #Antonio #Di Paola e’ stata repentinamente classificata come suicidio successivo a #omicidio; sta succedendo ora, con Pamela, dove, nonostante la presenza di sostanze biologiche sul corpo disfatto della povera ragazza, si arriva a sostenere che il rapporto sessuale sarebbe stato addirittura consenziente! Qualcuno ha chiesto alla mamma di Pamela se la ragazza era solita avere rapporti sessuali con il primo che le capitava? O forse Pamela conosceva già il suo aguzzino?
Pamela, come tante altre ragazze sfortunate, merita giustizia; la mamma Alessandra ha bisogno di conoscere la verità; cosa è accaduto veramente in quella maledetta notte?
Basta davvero un elemento indiziario per far ritenere l’innocenza di tutti per non essere colpevole nessuno? (E come non ricordare il caso di #Meredith #Kercher….!)

Non vogliamo un colpevole ad ogni costo; ma certo Pamela non si è infilata da sola in quei trolley.

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