Favola di Egidio: il gigante malvagio ed il ragazzo

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO (per mamme e bambini)

IL GIGANTE MALVAGIO ED IL RAGAZZO..

INTRODUZIONE: un ragazzo un po’ sprovveduto fa un piccolo torto ad un furbo gigante e questi ne approfitta subito obbligandolo ad un assurdo rimediare, come farà il ragazzo a tornare libero dalla sua famiglia?

INIZIO

Favola: Il gigante malvagio ed il ragazzo

C‘era una volta, nel mondo delle favole, in un paese lontano, una casa di campagna vicino ad una foresta.

In questa casa vivevano felici due genitori ed il loro figlio.

Un mattino la madre chiese al figlio: “ figlio caro! vammi a prendere delle more, delle fragole e dei mirtilli nella foresta, che devo preparare una torta ai frutti di bosco”.

Il ragazzo che si chiamava Mauro ed aveva 15 anni, obbedì a sua madre e andò per i sentieri nel bosco a cercare le more, qualche mirtillo e delle fragole tra gli arbusti e i cespugli della foresta poco distante dalla casa.

Purtroppo per il ragazzo, nel bosco era molto buio, in quanto gli alberi erano fitti fitti, ed a causa della poca luce, il ragazzo si perse per il sentiero..e smarrì la strada di casa.

Cammina e cammina in lungo e in largo per il bosco, alla ricerca di un sentiero conosciuto, il ragazzo diventò preoccupato, finché vide da lontano una casa nella foresta.

“Finalmente c’è qualcuno!” pensò il ragazzo, “ chiederò informazioni a chi vive in quella casa!” e così si diresse da quella parte tutto contento.

Il ragazzo chiese: “C’è nessuno qui?” ma nessuno rispose, il ragazzo allora decise di entrare nella casa, aprì la cigolante porta e vide l’interno dell’edificio disabitato.

Notò subito che il soffitto era molto alto e i mobili molto grandi..soprattutto i letti erano molto lunghi…ma non si preoccupò.

Intanto si era fatto mezzogiorno e il ragazzo aveva un po’ di fame…”come fare?”

Vide che c’era una cucina in quella casa, vi entrò e si mangiò della frutta che stava su un paniere e si bevve il latte fresco che stava in una caraffa sul tavolo…e si mangiò anche del pane.

Dopo aver mangiato, il ragazzo in quel momento, sentì un rumore pesante di passi e il ragazzo lo vide…vide entrare nella casa un gigante alto tre metri con i capelli lunghi irti e neri, le sopracciglia folte e nere ed aveva anche il naso rosso a peperone.

Il gigante vide l’intruso e capì che quel ragazzo lo aveva derubato del suo cibo..quindi per approfittare di lui, con la scusa di fare giustizia, il gigante decise di rimproverarlo:

“ chi sei tu che entri in casa mia e mi derubi del mio mangiare?” disse il gigante guardando il ragazzo con i suoi occhi severi.

“Sono un povero ragazzo, non è colpa mia ho solo fame! Abito con i miei genitori nella casa al di fuori della foresta.. ed ho smarrito il sentiero di casa!” rispose lo sperduto.

“ah! è così… mi hai derubato del mio cibo …adesso ti punirò…. perchè io…. gigante di nome Riesig… ritengo che chi ruba deve essere punito!” disse il gigante con la sua grossa voce…

“Ho deciso la punizione è questa…per 10 anni mi devi fare da sguattero, pulirmi la casa e cucinare per me..si proprio così…non vedrai per 10 lunghi anni i tuoi genitori” aggiunse risoluto il gigante Riesig….

“No! gigante..non mi punisca..sia gentile” disse il ragazzo piangendo.

Ma il gigante cattivo com’era non si impietosì… prese il ragazzo e lo chiuse in una stanza:

“Tanto so dove abiti ragazzo …io so tutto…. se scapperai da questa casa…farò del male alla tua famiglia..sappi che io picchio forte..i giganti sono più forti di tutti!” disse il gigante tutto arrabbiato.

Intanto nella casa in campagna fuori dalla foresta, la madre del ragazzo non vedeva tornare più suo figlio:” ma cosa sarà mai successo?”, era così preoccupata che la madre disse a suo marito: “marito… nostro figlio si è perso nel bosco, presto prova tu ad andarlo a cercare!”

Il padre che era un cacciatore abile, pensò preoccupato di prendere il suo fucile temendo una disgrazia: “non si sa mai!”, ed esperto cacciatore qual’era si mise a seguire le tracce del figlio che andavano verso il bosco..osservandole sul terreno con una lanterna , esse erano ben visibili.

Le tracce entravano nel bosco…e così il padre decise di rischiare e attraversò anche lui la foresta buia e cammina cammina, sempre seguendo le tracce … ad un tratto vide anche lui la casa del gigante.

Il gigante in quel momento era fuori dalla sua casa, in quanto si era allontanato per fare legna per il grosso camino della stanza principale.

Il padre raggiunse la casa e vide suo figlio che stava lavando i pavimenti..e subito capì che il figlio era tenuto prigioniero, approfittando dell’assenza del gigante e rendendosi conto della situazione…chiese al figlio di scappare da quella abitazione con lui.

E così i due scapparono rapidamente nella foresta per tornare alla loro casa finalmente liberi.

Il gigante dopo qualche ora ritornò alla sua casa nel bosco e scoprì che il ragazzo era fuggito: “allora quel ragazzo mi ha mentito.. non ha mantenuto la promessa di rimediare al suo rubare..presto presto lo punirò!” urlò il gigante tutto arrabbiato.

Così anche il gigante, al mattino, si mise a seguire le tracce..si vedevano bene le tracce dei due fuggiaschi, erano ben impresse nella torba intorno alle piante, padre e figlio intanto avevano raggiunto la loro casa che stava nella campagna ai confini della foresta.

Il gigante che camminava con le sue gambe lunghe…camminava veloce e giunse poco dopo anche lui alla loro casa.

Buttò giù la porta ed entrò all’improvviso nella casa del ragazzo, come un toro infuriato distrusse tutto il mobilio del salotto e non gli bastò ..tutto arrabbiato prese a bastonate i genitori del ragazzo per vendicarsi del presunto torto subito.

“Vostro figlio mi ha derubato deve quindi rimediare! Volenti o dolenti!”” urlò il gigante.

Poi con fare deciso prese il ragazzo..se lo mise in spalla come se fosse un sacco e se lo riportò con se alla sua casa nel bosco, mentre i genitori doloranti per le botte piangevano il figlio perduto dicendo: “Cara moglie per nostro figlio non c’è più niente da fare… ho provato a sparare al gigante con il fucile, ma siccome è una creatura magica i proiettili non gli fanno niente, non gli entrano nella pelle e quindi non ha paura del fucile…nostro figlio è perduto!” disse il padre tristemente.

Molti mesi passarono, forse un intero anno e il ragazzo rapito era sempre obbligato a servire come un cameriere quel gigante furbo e malvagio.

Lavora e lavora..pulisci e lava, rammenda e cucina.. ..un giorno il ragazzo, stanco di fare il servo, ebbe una idea improvvisa e pensò: “Ma questo gigante così forte, così grande, avrà pur paura di qualcosa anche lui..hanno tutti paura di qualcosa…devo scoprire di cosa ha paura questo gigante…avrà anche lui come tutti un punto debole!”.

E così una sera a cena il ragazzo, servì del vino dolce al gigante, fingendosi gentile, ne servi tanto… ma così tanto vino che il gigante si ubriacò e si addormentò.

Fu allora che il ragazzo si alzò dal suo giaciglio e si avvicinò alle grandi orecchie del gigante e gli chiese, mentre il gigante era ubriaco e semi addormentato sul pavimento:

“Gigante ..caro gigante…tu sei il più forte di tutti… sei il più forte di certo…ma dico io… avrai anche tu paura di qualcuno..tutti hanno paura di qualcosa… quindi dimmi di cosa hai paura tu?”

Il gigante era ubriaco ed il sonno lo ingentiliva… l’aver bevuto vino dolce lo faceva sorridere nel sonno, il gigante ubriaco rispose: “ io sono il più forte di tutti…io sono forte… ma ho anch’io paura di qualcuno..infatti ho paura dei gatti….si sono allergico al miagolio dei gatti..mi fanno starnutire..quindi ho paura di loro..e si mise a russare mentre dormiva…ronf ronf”

“ Perchè sei allergico ai gatti..tu che sei così forte e sano di salute?” chiese il ragazzo alle grandi orecchie del gigante dormiente: “ Sono allergico ai gatti… perché loro i gatti…hanno sette vite ed io una sola..quindi sono invidioso e la troppo invidia mi fa star male e mi rende allergico ai gatti!”

Fu così che il mattino dopo il gigante ignaro di avere descritto il suo punto debole nel sonno, andò a fare la legna per il camino..il ragazzo prese subito le sue cose e se ne scappò per tornare dalla sua famiglia…questa volta aveva una strategia.

I due genitori furono felici di vederlo tornare e nel vederlo sano e salvo…e lo abbracciarono.

Ma poi dopo aver festeggiato il suo ritorno diventarono preoccupati e dissero: ”ma se ora sei fuggito da quella casa, il gigante tornerà qui a cercarti….come faremo a difenderci da lui?”.

“Non abbiate paura cari genitori, io so di cosa ha paura il gigante!” disse il ragazzo.

Il ragazzo chiese a suo padre di portarlo al più presto in paese..e giunto li…il ragazzo comperò ben 10 gatti già adulti al mercato.

Poi chiese a tutti quelli che incontrava di aiutarlo a risolvere un problema che aveva la sua famiglia.

Nel pomeriggio il ragazzo portò i gatti alla sua casa dove li attendeva la madre e li mise in un recinto nella casa e tutti quanti si chiusero dentro la casa in attesa che il gigante malvagio arrivasse.

Giunse il pomeriggio e il gigante tornò nella sua casa grande che stava nel bosco, depose la legna per il camino e si accorse della sparizione del ragazzo e si infuriò ancora…”E’ fuggito di nuovo!..Lo punirò per bene quel ragazzo..doveva stare attento a non imbrogliarmi!” affermò il gigante: ” Chi imbroglia un gigante deve essere punito!” disse l’energumeno…

Il gigante prese il suo bastone e camminando con le sue lunghe gambe, si recò alla casa del ragazzo che si trovava fuori dalla foresta per distruggerla e questa volta voleva danneggiarla per bene, e con essa anche tutta la famiglia che ci abitava, pensava nella sua ira il gigante…”sfascerò tutto quanto!”…

Ma quando uscì dal bosco e fu lì per giungere sull’entrata della casa degli umani, cosa accadde?.

Da dietro gli alberi si vide uscire molta gente che aveva risposto per solidarietà all’appello del ragazzo, la gente diceva agitando bastoni:

“smettila cattivo gigante di approfittare e di perseguitare quel ragazzo e la sua famiglia..brutto manigoldo che non sei altro!”

il gigante allora disse: “ io sono più forte di tutti voi messi insieme..adesso vi picchierò tutti quanti… così imparate a difendere chi ha sbagliato nei miei confronti!” ed il gigante alzò il bastone era pronto a picchiare chiunque, quando all’improvviso dalla porta della casa del ragazzo che era li vicina, uscirono ben dieci gatti miagolanti..il gigante senti nelle orecchie un orribile per lui suono di miagolio continuato.. sempre più forte..sempre più forte.

Dovete sapere che i gatti ed i giganti non vanno d’accordo nelle mie favole…perché sono rivali nel volere essere i soli protagonisti della favola entrambi.

Il gigante all’improvviso preoccupato si fermò e tutti i gatti si misero a soffiare ed a miagolare non appena videro quel gigante avvicinarsi alla casa.

E così il gigante sentendo quel miagolare, si ricordò della sua paura di stare male e diventò allergico e quindi si spaventò per la sua salute e si mise a starnutire di continuo, per il tanto starnutire gli mancava il respiro a quel gigante e il suo respirare diventò asmatico e dovette allontanarsi e poi fuggire per guarire dalla sofferenza che subiva, e da allora nessuno seppe più niente di quel gigante malvagio…che per motivi di salute non si fece più vedere.

Il gigante malvagio restò sempre da solo nella buia foresta e mai più nessuno lo incontrò…eh! si aveva troppo paura di stare male nuovamente per colpa dei gatti del ragazzo…non si seppe più niente di lui..dovete sapere che quando un gigante ha paura..la sua é veramente paura.

Da quel giorno la famiglia di quel ragazzo tornò serena e tranquilla e da quel giorno tutti in paese allevavano gatti per proteggere le loro case ed i loro figli dai cattivi giganti che vivevano nella foresta.

Dovete sapere che il ragazzo mai più andò nel bosco a cercare more e mirtilli..e se si doveva allontanare da casa sua, aveva sempre un gatto in braccio con se… che gli faceva compagnia e gli portava fortuna.

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Morale: non si approfitta di chi sbaglia..soprattutto non si esagera nel punirlo, non si chiede di rimediare ad un torto se esso non è grave.. se il torto non è grave..bastano le scuse di chi ha sbagliato..e si fa pace.

Di conseguenza se i motivi del vostro litigare sono motivi futili, smettete di chiedere giustizia e subito perdonate.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Giugno 2012)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

 

 

Favola di Egidio: il sogno di Eugenio

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(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLA DI EGIDIO PER MAMME E BAMBINI

IL SOGNO DI EUGENIO

INTRODUZIONE: un ragazzo provava molta ammirazione per gli angeli, sognava spesso di volare nel cielo come loro, finchè questo capitò per davvero..ma…

INIZIO

Favola: il sogno di Eugenio

C’era una volta, nel mondo delle favole,

un ragazzo di nome Eugenio, molto bravo a scuola, era molto spesso lasciato solo dai suoi genitori ad accudire sua sorella più piccola..i genitori lavoravano in città..essi non avevano denaro per pagare una governante per i figli..così dicevano ad Eugenio: “bada a tua sorella e proteggila tu..noi torneremo stasera!.”

Un giorno Eugenio si recò nella libreria comunale del paese e noleggiò qualche libro per ingannare l’attesa..tra i quali uno soprattutto attirò la sua attenzione…un vecchio libro…dal titolo “IL LIBRO DEGLI ANGELI”

Eugenio portò tutti i libri nella sua cameretta e cominciò a leggerli..mentre la sorellina intanto giocava li vicino sul pavimento…i genitori come spesso capitava… erano fuori casa..

Nel libro si parlava e si descrivevano molti angeli ..ma forse si trattava di mitologia cristiana-ebraica. In ogni caso ad Eugenio sarebbe piaciuto di vederne uno, “come sarebbe bello pensava il ragazzo vedere un angelo”..tra i molti angeli descritti dal libro ad Eugenio rimasero impresse le storie dei seguenti angeli:

Angelo della solidarietà

Angelo della generosità

Angelo della saggezza

Angelo della consolazione

Angelo della bontà

Nel libro degli angeli c’erano anche delle belle figure e disegni di esseri eterei abbigliati di bianche vesti con delle ali piumate di cigno sulle spalle.

Eugenio lesse con attenzione tutto il libro ..molte erano le preghiere dedicate agli angeli…compresa una preghiera all’angelo custode ivi trascritta..Eugenio la lesse e ne fu entusiasta..e affermò: “come sarebbe bello se volassi come un angelo nel cielo anch’io..aiutando la gente in difficoltà!”

Gli angeli, diceva il libro, sono esseri alati che volano ed aiutano…Eugenio desiderò tanto nel suo sognare di farne parte, tanto lo desiderò che una notte finalmente sognò di essere un angelo anche lui e di volare…

“Che bello!” diceva nel sogno più volte “é stupendo volare come un angelo!” diceva così mentre si orientava con le braccia e si muoveva volando nel cielo..Poi si risvegliò e capì che era stato solamente un sogno, ma ugualmente ne fu compiaciuto, sembrava tutto vero.

Accadde un giorno

Qualche giorno dopo, durante una gita in montagna con i suoi compagni di classe, uno di loro si smarrì e si ritrovò in pericolo …egli nella confusione di essersi perso era infatti rotolato vicino ad un precipizio..era scivolato in basso e si tratteneva con le esili braccia ad un ripiano della roccia più sotto, attaccato ad un fragile alberino nano….tutti erano in apprensione per lui…da un momento all’altro l’alberino poteva rompersi…senza esitare… per necessità Eugenio capì che solo un angelo poteva salvarlo e intuitivamente desiderò di sollevarsi dal suolo per aiutarlo….e cosa accadde?… fu un miracolo si accorse di riuscirci!… si! proprio così!….come nel sogno egli riusciva a volare.. come nei sogni delle notti precedenti Eugenio scoprì di avere il potere di volare.. senza chiedersi perché e come mai..Eugenio decise che bisognava al più presto, prendere delle iniziative e salvare il compagno di scuola.

Volò in alto nel cielo… poi ridiscese verso il basso comandato dalla sua volontà..non aveva ali..ma volava ugualmente.

Discese lo strapiombo in poco tempo e sollevò con le sue braccia il bambino e subito lo portò verso l’alto..sull’altipiano e lo depositò sul terreno vicino agli insegnanti, i quali con tanta gioia applaudirono Eugenio

“Ma Eugenio tu puoi volare?”..gli chiese la sua insegnante: ”ma come fai?” Gli diceva la donna mentre altri consolavano il bambino spaventato.

“Non so!”…rispose “lo voglio e ci riesco..mi sembra di nuotare nell’aria..spinto dalla mia volontà..voglio volare e ci riesco non so altro”

“Tutto normale per te eh!” Chiese la insegnante

“ Si!” disse il ragazzo “semplice e normale!.”

Passò del tempo, il miracolo fu raccontato per tutto il paese, ed ormai in paese tutti se ne erano fatti una ragione a proposito di quel ragazzo, quel tale Eugenio era come un angelo volava sui tetti e tra le nubi del cielo, aveva i poteri degli angeli.

Tutti dicevano ormai che quel ragazzo era il super eroe del paese..era il loro porta fortuna…il loro angelo appunto.

Eugenio volava sulle acque del fiume, nel cielo tra le nuvole bianche…sui tetti delle case…tutti applaudivano quando lo vedevano volare guardando in alto verso il cielo.

Egli roteava evitando ostacoli con abilità, risaliva e poi riscendeva dal cielo fino a posarsi sul terreno presso gli amici.

Durante la estate..mentre Eugenio era al mare con la sua famiglia..senti all’improvviso chieder aiuto al largo, era un bagnante che era ancora in superficie ma lontano dalla riva, mentre il mare era mosso e le onde erano alte. Il bagnante in quanto sofferente di una crisi asmatica non ce la faceva più a mantenersi a galla ..chiedeva aiuto disperatamente a qualcuno sulla spiaggia agitando le braccia ..ma non c’erano adulti a sentirlo..e così Eugenio ricordandosi dei suoi poteri, volle aiutarlo …desiderò alzarsi in volo e ci riuscì e volo verso di lui sul mare ..lo raggiunse volando e con le braccia stranamente forzute lo estrasse dalle onde, lo sorresse lo rincuorò e lo riportò a riva prima che il mare impetuoso lo annegasse..il bagnante era in salvo.

Eugenio ricevette i complimenti della polizia portuale e da tutta la spiaggia..gli dissero: “OTTIMO LAVORO RAGAZZO!”

Nessuno si stupì che qualcuno tra loro avesse i poteri di un angelo, come sempre accade nelle favole i poteri magici non danno stupore…

Molti furono le occasioni in cui Eugenio dimostrò il suo potere di aiutare..ve ne racconto un’altra tra le tante.

Dovete sapere che la sorellina un giorno si smarrì nella campagna durante una gita e sua madre era molto in pena per lei e chiese a Eugenio “aiutala tu tua sorella…solo tu puoi farlo non è tornata a casa per tutto il pomeriggio..cosa gli sarà accaduto?”

Eugenio si levò in volo e come un angelo volò dappertutto alla ricerca della bambina..volò ovunque.

Volando sulla campagne, osservando le case e gli alberi vedendo e cercando dall’alto in ogni cosa…dopo qualche ora la vide, la bambina era rannicchiata sotto un albero e dormiva, mentre il sole intanto stava tramontando e la visibilità del giorno diminuiva.

“Appena in tempo, l’ho trovata!” disse Eugenio

Discese da cielo presso di lei e la consolò e la riaccompagnò a casa dai suoi genitori tenendola tra le braccia e così volarono insieme a lei verso il paese.

La madre ritrovò sua figlia e tornò la tranquillità in famiglia.

Il padre abbracciò il figlio e lo ringraziò ..”OTTIMO LAVORO FIGLIOLO” gli disse..vedendo finalmente madre e figlia abbracciati dopo che avevano tutti passato un brutto spavento.

Ormai Eugenio si comportava ed era considerato come un vero angelo e passava il tempo sul tetto dei palazzi a guardare dall’alto la gente che lavorava e viveva la vita di tutti i giorni e che ogni tanto lo salutava con un applauso..egli era sempre pronto ad aiutare chi gli chiedeva aiuto.

Ma con il passare dei giorni purtroppo le richieste di aiuto da parte della gente del paese diventarono sempre più numerose ed insistenti ed egli non aveva più tempo per studiare e andare a scuola..la sua vita di ragazzo si stava complicando.

La direttrice della scuola si lamentò con la famiglia di Eugenio della poca frequenza scolastica del figlio..egli risultava molte volte assente.

Il padre capì che con la scusa di essere un super eroe..il figlio Eugenio era diventato ormai un soccorritore di tutti..sembrava che tutti volessero sfruttare le sue capacità per loro.

Tutti pretendevano aiuto..tutti lo chiamavano anche per cose banali..ad esempio: ”ti prego salva il mio gattino sull’albero!” gli diceva una arzilla vecchietta con insistenza, ed Eugenio dovette esaudirla..”sennò chi la sente!” pensava il ragazzo.

La cosa non piaceva affatto a suo padre ed egli si lamentò con il figlio, dicendogli che il suo futuro programmato da ingegnere era compromesso..e che doveva decidere ora per sempre quale strada seguire d’ora in poi.

Eugenio ormai pensava di abbandonare gli studi e di diventare un super eroe..era contento del ruolo di eroe..ma questo per gli angeli era una decisione poco saggia..il destino stava per fargli un brutto scherzo.

Un giorno Eugenio commise un torto nei riguardi di un altro ragazzo..mal giudicò una questione tra ragazzi del paese.

Chiamato a dare un parere ad un litigio tra due ragazzi in piazza.

Eugenio dapprima li separò in malo modo..”tu stai li! e tu stai la!”..con uno spintone ad entrambi…fu maleducato visibilmente esasperato dai ragazzi, ma soprattutto era irritato dal suo litigio precedente con i suoi famigliari..e stufo di essere messo in mezzo dai problemi della gente, Eugenio infastidito da tutto questo, interferì con il suo parere sui fatti dando un consiglio errato alla questione.

Dovete sapere che uno dei ragazzi era accusato di aver rubato lo zaino all’altro..e i due stavano bisticciando dandosi spintoni e botte per davvero, per questo motivo la gente aveva chiesto ad Eugenio di pensarci lui a portare pace…”non sei forse un angelo tu? Vediamo quanto è abile la tua saggezza!” disse la gente presente.

Eugenio disse: “Chi ruba va punito e messo in prigione, abbiamo tutti il dovere di portare in prigione il colpevole..poiché commette un torto ad un’altra persona!”

Eugenio non fu un bravo giudice..dovete sapere che il ragazzo accusato non aveva davvero rubato..si! lo zainetto non era suo..ma in realtà era una situazione ingiusta..lo zainetto era infatti stato dato in prestito.. “Me lo ha prestato lo zainetto…in cambio dei fumetti e delle figurine” diceva l’accusato..”si è letto i miei fumetti portato via le figurine e non vuole più mantenere la promessa di prestarmi lo zainetto per due settimane..ed ora mi accusa di averglielo rubato quel furbo che non è altro!” diceva il ragazzo inquisito piangendo.

“Purtroppo la realtà è un altra!” disse Eugenio “non ci sono testimoni di tale promessa o accordo..e tu avevi sulle spalle lo zaino sparito..che tutti sanno che è di quello li!”

Ed Eugenio disse risoluto: “ portatelo dai carabinieri..subito..che sia punito!”. Invece di consigliare a perdonare il prossimo, Eugenio decise di ricorrere alla polizia, ed ingiustamente, erano quelli futili motivi, quel ragazzo non andava punito in modo traumatico…era da comprendere.

Quella notte Eugenio dormì male e visse un brutto sogno, egli nel sogno voleva volare come sempre ma mentre era in volo puntualmente precipitava al suolo e non riusciva più a rialzarsi..ci riprovava ma niente da fare non riusciva più a volare.

Di conseguenza al risveglio, decise di capire se era vero, preoccupato si recò in strada cercò di innalzarsi in volo per tranquillizzarsi, ma si accorse che non ci riusciva più i suoi poteri erano terminati, proprio come si erano mostrati mesi prima, ora erano terminati, la sua carriera di super eroe era finita..molti lo videro arrancare per davvero nell’aria con le braccia nel tentativo di volare..e risero divertiti di lui e lo fischiarono deridendolo.

Avvilito Eugenio rientrò a casa e si chiuse nella sua cameretta..sgomento.

Aveva capito, che si era comportato male, che non era stato un buon giudice con se stesso e con il prossimo….e quindi gli angeli gli avevano tolto il potere di volare.

Dovete sapere che il potere di volare gli era stato donato “dall’angelo della saggezza” suo protettore e spirito di forza, di cui Eugenio aveva letto la storia sul libro degli angeli e recitato la preghiera dedicata a Lui ..il libro ora sappiamo si era dimostrato un libro magico..era sufficiente leggere la preghiera agli angeli infatti e qualcosa di magico capitava in chi teneva il libro vicino al letto mentre dormiva..

Dovete sapere che se un angelo accetta la vostra amicizia..forse riuscirete un giorno a volare come lui.

Ma quando Eugenio commise l’errore di giudicare con pignoleria la vittima di una ingiustizia..egli perse i poteri in quanto lo spirito dell’angelo se ne era andato via dal rendere miracoloso il suo corpo…poiché il vero angelo aveva capito che Eugenio non era veramente un saggio…e non voleva più saperne di essere suo amico..

La settimana dopo Eugenio tornò a frequentare il liceo…e tutti capirono che il ragazzo nonostante avesse perduto i poteri era cambiato in positivo…ora aveva capito l’importanza di saper anche perdonare..e di andare d’accordo con i genitori riprendendo a frequentare la scuola…

Morale:

Eugenio non fu saggio nel giudicare, soprattutto nei riguardi di se stesso, infatti voleva abbandonare gli studi.. decise male, era questo un torto a suoi genitori e così i poteri dell’angelo in lui terminarono.

Chi non è abbastanza saggio e buono nel giudicare gli altri e se stesso, dovete saper che il suo spirito non avrà mai i poteri di un angelo.

Comunque bambini dovete sapere che solo nei sogni e nelle favole , i ragazzi riescono a volare..

Gli angeli Influenzano molto spesso i nostri sogni…ma non sono in grado di farci volare come loro…qualcuno dice di avvertire la loro presenza o di sentire il loro consiglio..ma distinguiamo bene la realtà dal bel sogno..e prestate soprattutto attenzione ai vostri figli, voi che abitate ai piani alti dei palazzi, prestate attenzione che non si buttino di sotto nel tentativo di volare..si farebbero del male di certo . .…”attenti ragazzi, il vostro volo sarà bello di certo, ma il vostro atterraggio sarà brutto di sicuro.”

fine

autore:Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2008)

giudizio: originale

voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: i due amici (per adulti)

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

I DUE AMICI

INTRODUZIONE: due amici credevano che era tutto uno scherzo, invece era una vera scommessa quella, come fare a fuggire dalle conseguenze di una promessa fatta per gioco…

INIZIO

Favola: I due amici..

Nel mondo delle favole, in una città del nord…situata in Lombardia.

Vivevano due amici che lavoravano nella stessa azienda e molto spesso trascorrevano il sabato sera insieme. Essi avevano caratteri differenti..uno di questi di nome Edoardo, si vantava di essere sempre di parola e di essere un uomo tutto di un pezzo e molti che lo conoscevano lodavano il suo essere integerrimo….l’altro di nome Elpidio invece era poco serio e scherzava sempre volentieri..chi lo conosceva lo considerava molto simpatico…era si allegro….ma sembrava un po’ vigliacco…non si prendeva a volte la responsabilità degli errori che commetteva.

Infatti il direttore dell’azienda a causa dei suoi divertimenti disordinati e poichè nonostante l’età era ancora scapolo, riteneva Elpidio un po’ matto.

Il direttore dava ugualmente del lavoro a Elpidio poiché era un direttore buono..ma non voleva di certo nominarlo capo ufficio, poiché non si fidava completamente del impegno lavorativo di Elpidio.

Invece per Edoardo il direttore aveva una infinita stima e creava intorno a lui, in quanto suo dipendente, una buona immagine di uomo serio  e per bene.

Un giorno il direttore disse: “Di te Edoardo sono contento e mi fido di te, poiché sei di parola e non rifiuti mai l’incarico che ti danno”.

“mentre di quel tale, di Elpidio, non mi fido e quindi non lo farò mai capo gruppo..lo farò restare subalterno soltanto…e quindi tieni questa busta è per te…Edoardo…. un aumento di stipendio per te….e non dire niente a Elpidio mi raccomando!” disse il direttore consegnando una busta con dentro del denaro a Edoardo.

I due colleghi restarono ugualmente amici poiché Elpidio non era invidioso della maggior fortuna lavorativa di Edoardo….dovete sapere che Elpidio come tutti i mediocri sapeva anche perdere. A causa del miglior stipendio un giorno Edoardo  conobbe una donna e andò a vivere con lei …era proprio una bella donna…degna di un uomo  vincente…mentre Elpidio intanto restava sempre solo eh si! era proprio uno sfigato.

CAP. 1° – il Luna Park

Dovete sapere che un giorno i due amici, che il caso e la coincidenza vollero che quel giorno uscissero insieme, decisero di trascorrere la serata andando al Luna Park che si trovava accampato alla periferia della città.

Il Luna Park era un luogo divertente e i due spesero tutto il loro denaro in bevande, cibarie e dolci e spesero molto denaro anche alle bancarelle dai vari giochi…e restarono quindi a tarda sera con solo un euro ciascuno..

Dovete sapere che tutti i giochi del Luna Park richiedevano per partecipare almeno due euro..

Così i due, non trovando come passare il resto del tempo, si misero a cercare qualcosa di economico, ad un tratto notarono nell’ombra, alle luci fioche del piazzale, una macchinetta illuminata in modo fluorescente, era una “slot machine” che richiedeva il prezzo di un euro solamente per partecipare al suo gioco elettronico.

Essa aveva una scritta sullo schermo, essa proponeva di fare un scommessa con la minima cifra di un euro, se i partecipanti avessero vinto avrebbero vinto duemila euro…

Elpidio e Edoardo dissero: ”é poco… ma é sempre vincere qualcosa..i soldi fanno sempre comodo!” pensarono i due amici, e così decisero di giocare entrambi con quella slot-machine.

Ma dovete sapere che la scritta sullo schermo luminoso continuava ..ma usava questa volta un linguaggio straniero ed avvisava di una cosa.. ma di cosa avvisava?…non si capiva….”non importa abbiamo solo un euro, siamo obbligati dal poco denaro a giocare con questa macchina!” si dissero i due amici probabilmente ubriachi..e pensarono di inserire senza paura il loro gettone nella macchinetta..

Una voce metallica intanto ripeteva: “Or you win, or you will finish like prigionier in planet alone”

I due amici erano ancora ubriachi e non capivano… loro non capivano quel linguaggio straniero…. e così per noia decisero di giocare e accettarono il gioco..vedendo la scritta che illuminava di seguito il numero 2000 euro, essa lampeggiava, era quello il premio che li invitava a rischiare…e quindi rischiarono..

Decise di giocare per prima Elpidio…lo schermo miscelò la giocata, i numeri girarono, ma Elpidio non vinse.

Giocò poi Edoardo lo schermo miscelò la giocata, i numeri girarono, ma non vinse nemmeno lui.

Entrambi persero un euro in quella macchina elettronica dalla voce metallica.

Intanto il tempo passò e l’ora diventò notte….la macchina all’improvviso si attivò diversamente e una voce metallica questa volta con una tonalità severa disse: “non avete vinto!..ci vediamo a casa vostra nel proseguire della notte!”

In quanto ubriaco, Elpidio non fece caso a questo ultimo messaggio..solo Edoardo era un po’ spaventato di averlo sentito, lui presagiva qualcosa di magico.

I due amici tornarono ognuno alle loro rispettive case per andare a dormire…si misero ognuno nel proprio letto e spensero la luce.

Arrivarono le quattro di notte..ed Elpidio fu svegliato da strani rumori e presagi …infatti nel suo giardino di casa, Elpidio vide una luce fluorescente illuminare dall’alto tutto quanto..essa proveniva dal cielo…

Nel cielo buio infatti un astronave extraterrestre, stava sospesa sul giardino di casa ed era tutta un lampeggiare di luci e stranamente da essa stavano scendendo nel giardino due extraterrestri, essi si avvicinarono ad Elpidio mentre era ancora insonnolito, Elpidio vide nel suo giardino un extraterrestre che gli parlava in perfetto italiano:

“Lei terrestre ha fatto una scommessa con noi….ricorda?…se lei perdeva la scommessa, avremmo portato il suo corpo su un lontano pianeta, per diventare forza lavoro ridotta in schiavitù, al comando del dittatore Burman..e ci risulta che lei ha perduto, caro umano eh! si” affermava l’extraterrestre.

“Su un lontano pianeta…io? a fare che?” rispose stupito l’assonnato Elpidio: ”io dovrei essere deportato su un lontano pianeta, come schiavo.. non ci credo di certo!” aggiunse Elpidio.

“No! Non voglio..ma che scherziamo!” disse Elpidio questa volta un po’ spaventato vedendo un atteggiamento serio negli occhi degli extraterrestri.

“Umano! Lei ha scommesso oppure no?..adesso deve accettare di pagare la scommessa poiché ha perso!” aggiunse l’extraterrestre.

“Non ha letto la scritta sulla macchinetta, mentre era con il suo amico al Luna Park ieri sera?” disse risoluto l’alieno.

“Ecco vede lassù..guardi lassù verso l’astronave, vede il suo amico Edoardo nelle nostre mani, come nostro prigioniero…il suo amico ha capito che è una cosa seria ..ed ha accettato di pagare!” disse l’alieno.

Elpidio credeva di sognare…guardò in alto e vide il collega Edoardo tenuto fermo e legato con delle catene ai polsi dagli alieni..e cominciò a causa di quella vista a preoccuparsi…adesso capiva che non era un gioco quella scommessa..”essa era una cosa vera e seria…quella macchinetta al Luna Park era una trappola!”.

Capì di essere in serio pericolo, Elpidio doveva affidarsi a tutta la sua inventiva e improvvisazione, per fuggire da quella situazione terribile..

pensava preoccupato: “vivere in schiavitù e su un altro pianeta…da dove non tornerò mai più…una terribile sciagura sta per capitarmi!”.

“Ascolta extraterrestre o qualunque cosa sei!” disse Elpidio ad un tratto…”è vero che ho giocato alla slot-machine..ma la scritta che avvisava del rischio era in una lingua straniera..quindi per me era incomprensibile…e dico che non vale per me!”

“Cosa dici umano? ..non vale per lei..cosa vuol dire che lei non é come gli altri..é forse lei un matto?” chiese l’extraterrestre.

Fu allora che Elpidio intuì una via di fuga e disse: “Si! Io mi dichiaro matto! e dico di non conoscere perfettamente nessun linguaggio straniero”.

“Il mio parere è di essere stato imbrogliato e per me è ancora tutto uno scherzo quello che sta capitando!”

“Dai! sei mascherato da marziano …dai! è tutto uno scherzo no!” rispose Elpidio rivolto allegramente all’uomo verde per far sembrare matto se stesso.

“Che scherzo! è una cosa seria questa, quindi lei è un umano senza onore, non si vuole di parola con noi!”….disse l’extra terrestre.

Mentre i due discutevano, fu così che intanto un altro extraterrestre si avvicinò a quello che sembrava il capo alieno e gli disse: “si! capo abbiamo saputo dal suo amico che il direttore che dà lavoro a questo umano e anche molti suoi colleghi lo ritengono matto, Elpidio è il suo nome e lo ritengono molti un matto, a questo umano danno lavoro solo per fare della carità, poiché in realtà non meriterebbe fiducia da nessuno..i terrestri lo pensano proprio matto le dico!”.

“Ah! è così…. deciderò per bene!” disse il capo degli alieni.

“ Umano!… di nome Elpidio!” (dovete sapere, cari lettori, che gli extraterrestri sanno tutto di tutti poichè sono telepatici nella mente), il capo degli extraterrestri quindi affermò:

”Umano siccome ritieni matto te stesso, e mi sa che lo sei davvero..non ci sarai di certo utile per i nostri progetti…forse non sei adatto come forza lavoro sul nostro pianeta… occorre per questo compito… gente sana di mente ed affidabile nel modo di reagire alle difficoltà..

Devi sapere che il difficile lavoro a cui ti vorremo obbligare, consiste nel lavorare nelle miniere infuocate ..situate a centinaia di metri sotto il suolo di un pianeta lontano.. e devi usare con abilità macchine computerizzate ed elettroniche e abbiamo capito che tu umano, poiché ti ritieni matto, non sarai in grado di eseguire questo difficile lavoro usando la logica del computer..” disse il capo alieno.

“Infatti la scommessa con la macchina non può valere per tutti..essa si rivolgeva solo ai sani di mente, a persone ritenute valide nell’intelletto!” aggiunse l’altro alieno.

“Vedi il tuo amico Edoardo, si vuole invece sano e integerrimo per continuare a stimarsi..e quindi per dimostrare questo… ha deciso di pagare la scommessa che ha perduto, e nell’Universo tutti lo sanno …se si sbaglia si paga! … quindi ci prendiamo prigioniero solo lui, Edoardo in quanto ha perso..ed ora egli pagherà mettendo a nostra disposizione la sua intelligenza, ed invece a lei, povero umano infermo, rendiamo l’euro e quindi la sua scommessa con noi non è più valida…quelli come lei non ci servono!” disse il capo degli alieni.

Presa questa decisione…gli alieni salirono sulla loro astronave rapidamente, gli sportelli della astronave si chiusero..e l’astronave volò via, tra le nuvole della notte, portando lontano il suo carico di prigionieri umani, vittime della scommessa con gli alieni e della loro solerzia ai doveri, e quindi anche l’amico Edoardo..

Fu così cari lettori, che Elpidio si salvò e restò sulla Terra, mentre Edoardo finì invece rapito dagli extraterrestri per compiti che non ci riguardano e offendono di certo la libertà dell’essere vivo.

Di lui, povero Edoardo, non si seppe più niente.

CAP. 2° – Ad Elpidio offrono il posto di Edoardo..

Qualche giorno dopo, Elpidio era tornato al suo lavoro di ufficio, tutto contento di averla fatta franca…l’organizzazione aziendale invece era tutta scombussolata poiché avevano tutti saputo della scomparsa del capo Edoardo..erano ormai giorni che il dipendente Edoardo non si faceva più vivo in azienda…fu avvisata la polizia, ma la polizia non sapeva come risolvere il caso, secondo la polizia quel tale Edoardo forse a causa di una demenza improvvisa, si era allontanato di casa per vagare per la città..forse vagava per tutto il paese sconvolto nella mente e senza una meta precisa..forse aveva perso la memoria…sta di fatto che non aveva lasciato nessun messaggio per giustificare la sua strana sparizione.

Elpidio decise di non dire niente a nessuno di quel che sapeva per non passare per scemo, era certo che non gli avrebbero creduto.

Dopo un mese, Il direttore dell’azienda vedendo che uno dei suoi lavoratori era fuggito ai suoi doveri..fu obbligato a nominare capo ufficio al suo posto un altro e necessariamente suo malgrado, decise per quel tale Elpidio suo collaboratore, nominò capo proprio Elpidio…ma di certo in prova… poiché non si fidava tanto ancora di lui.

CAP. 3° – Liliana va a trovare Elpidio a casa sua

Passarono i giorni, ed una donna di nome Liliana, che si trovava in uno stato di tristezza grave, bussò alla casa di Elpidio e chiese ad Elpidio se sapeva dove fosse finito Edoardo il suo compagno, in quanto Elpidio era conosciuto come un buon amico del convivente..ed tutti sapevano che Elpidio era stato l’ultimo a vederlo oltre lei…

Durante quella notte infatti Edoardo era rientrato dal Luna Park, ma dopo aver dormito qualche ora, Edoardo era uscito in strada mentre lei dormiva e da quel momento non si era saputo più niente di lui……

Anche alla convivente di Edoardo, per non passare per scemo, perché Elpidio in realtà riteneva se stesso un “finto matto” poiché era un furbo,  Elpidio quindi decise di non dire niente della verità imbarazzante che sapeva…”ma chi mi crederebbe, é meglio che mi sto zitto!” pensava Elpidio con furbizia..

Sentendo poi quella donna piangere e lamentarsi per la sua solitudine… Elpidio decise di aiutarla e si propose a lei come suo compagno di vita alternativo, un pò per consolarla, un po’ perché ella era una bella donna davvero e lui era scapolo.

Liliana accettò volentieri la sua compagnia… perché Elpidio era un tipo allegro e simpatico..ed anche perché Elpidio aveva ora un incarico lavorativo veramente rispettabile… era infatti stato nominato capo ufficio come sostituto di Edoardo lo scomparso…

Elpidio aveva ora un buon stipendio…fu così che Liliana si innamorò col tempo di Elpidio ed i due decisero di vivere felicemente insieme.

Accadde proprio così, come quella donna aveva finito per dimenticarsi dell’ingrato compagno fuggito da lei chissà con chi…anche l’intero mondo si dimenticò dell’integerrimo Edoardo.

Pensate nemmeno la polizia riuscì più a trovare il suo corpo..Edoardo era proprio scomparso ed il caso di sparizione fu archiviato…

Il suo caso fu dichiarato senza soluzione e successivamente dimenticato…il commissario di polizia affermò: “molta gente scompare nel nulla..non è strano che sia capitato anche a quel tale Edoardo!”..

CAP. 3° – Elpidio sposa Liliana

Elpidio che era un buon etero-sessuale, nonostante fosse un po’ un matto, ma in realtà era un “finto matto” ebbe fortuna anche nei sentimenti, ed ora che aveva un buon incarico lavorativo, era diventato anche un buon partito poichè benestante, potè così vivere felice con quella donna di nome Liliana e fu così che dopo qualche anno i due innamorati si sposarono..…

CAP. 4° – Cosa capitò all’integerrimo Edoardo?

L’amico Edoardo ormai era finito su un lontano pianeta..nelle miniere infuocate di Pandor, un pianeta distante anni luce dalla Terra, e governato dal dittatore Burman, mentre gli alieni lo sfruttavano come uno schiavo e lo incitavano a lavorare duramente, usando le loro macchine logiche e sofisticate, Edoardo l’integerrimo, mentre faticava, diceva a se stesso:

” Sono contento di me stesso, poiché nessuno nell’Universo mi pensa matto, quindi a mio modo, anche se fatico tutto il giorno in questa miniera, sto dando ragione allo scopo della mia vita..che é: non passare mai per “matto””… poi rattristato diceva: “vi prego ditemi che ho ragione!” diceva Edoardo a tutti gli umani presenti nella miniera resi schiavi dagli alieni, che loro malgrado condividevano il destino di Edoardo..

Edoardo mentre respirava l’aria calda della profonda miniera, e si asciugava il sudore del corpo unto della polvere di carbone o di qualcosa di simile…e mentre durante i brevi intervalli per il pranzo si nutriva di un frugale pasto a base di legumi…pensava per convincere se stesso di questo: ” l’importante è che non sarò ricordato come se fossi un matto..perchè nessuno può pensare di me questo…”

Morale: dovete sapere che l’uomo è sicuramente meno di un angelo e quindi può dire che ha scherzato e può ammettere di aver sbagliato, se qualcuno lo obbligherà in seguito all’aver fatto promesse di obbedire a doveri non vantaggiosi per lui, un giudice onesto lo capirà a causa di queste attenuanti ed in questo modo l’uomo riuscirà a sfuggire a conseguenze non adatte alla sua vera natura.

Molte volte l’individuo umano é ricattato ed obbligato a impegni poco onesti…impegni presi per un suo scherzare stupido, di cui un giorno di certo si pentirà..quindi é giusto che non abbiano valore certe promesse fatte dall’individuo umano in certi momenti.

Chiunque si faccia arbitro della questione, Santo oppure Angelo, essendo consapevole di questa attenuante, la vulnerabilità degli esseri umani, di certo non darà importanza a quelle promesse estorte all’uomo con il ricatto e l’inganno..soprattutto se sarà vero che esse non sono causa di vera felicità per l’uomo…l’arbitro della questione riterrà giusto quindi che l’uomo che le ha commesse sia libero di abiurarle.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Marzo 2013)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: il protettore della foresta misteriosa

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(racconto di tipo verde)

tempo teorico dedicato per la lettura circa 30  minuti..

FAVOLA DI EGIDIO..

IL PROTETTORE DELLA FORESTA MISTERIOSA..

INTRODUZIONE: Nella foresta i bracconieri comandati da un re-cacciatore si organizzavano spesso per catturare gli animali, occorreva che qualcuno prendesse le difese di quelle povere creature. .

Favola: il protettore della foresta misteriosa

Inizio

In una foresta misteriosa, nel paese delle favole, nel simil periodo del 1000 a.c., nel periodo delle invasioni barbariche vissuto della umanità, dei cacciatori di frodo stavano per catturare degli innocenti animali, quando all’improvviso da dietro degli alberi, in loro aiuto, arrivò un mostro altro più di due metri, egli era in parte uomo in parte scimmione e la sua pelle era tutta verde e la sua bocca era piena di denti aguzzi, l’essere parlava con una voce mostruosa ma capibile: “ lasciate subito liberi tutti gli animali catturati o vi prendo a pugni e poi vi percuoto con questo bastone!” ….

Alla vista del mostro tutti i ladri di animali scapparono spaventati…e così gli animali catturati tornarono liberi.

Il mostro dopo aver inseguito i ladri per farli allontanare, ritornò sui suoi passi per tornare nel suo territorio, nascosto tra gli alberi della foresta..

Ma questa storia non è terminata e infatti continua .

La foresta era abitata da molti animali, che vivevano in perfetto equilibrio tra loro e con essi la natura che li circondava.

Il Signore della foresta, creatore di tutti gli alberi, proteggeva gli animali nella buona salute e dal pericolo che qualche cacciatore di frodo li importunava e creava loro dei problemi.

Poche erano le vittime dei cacciatori, gli animali della foresta da qualche tempo avevano trovato un nuovo protettore…un mostro appartenente alla razza troll.

Il troll aveva avuto il compito di difendere la salute degli animali che abitavano in quel luogo e così per prima cosa chiese al Signore della foresta che lo proteggeva un desiderio:

Chiese al Signore creatore della foresta, di rendere verdeggiante con un miracolo una zona del bosco che era stata resa arida da un incendio precedente, e così fu per magia, in un giorno tutta la vegetazione bruciata rifiorì e le paludi sparirono in parte, rendendo salubre l’ambiente, creando un vero paradiso in quel luogo, ed il troll decise che quella parte della foresta sarebbe diventata la sua dimora, in quel luogo a causa della magia, la frutta era dolce e saporita, gli alberi erano pieni di foglie, il troll avrebbe costituito la sua dieta a base di frutta, ortaggi, miele e bacche selvatiche.

Dovete sapere che ai confini di questo immenso bosco, esisteva un regno governato da un vanitoso re di nome Kundor, questi era un re coraggioso ma purtroppo cacciatore di animali, era ambizioso e molte volte si vantava con i suoi cortigiani di essere riuscito a catturare i più feroci animali della foresta e di averli messi in gabbia nel suo zoo privato, tale zoo era costruito di fianco al suo castello, tramite questo luogo il re causava divertimento ai nobili di corte.

I suoi scienziati inoltre avevano il permesso di eseguire esperimenti scientifici sugli animali prigionieri.

In questo zoo, molte erano le gabbie che contenevano animali, esse contenevano: tigri, leoni, pantere, gorilla, cinghiali, cervi, lupi, uccelli rapaci.

Ogni tipo di animale vivente era custodito nello zoo di re Kundor, per suo divertimento e interesse scientifico, gli animali erano obbligati a vivere in piccole gabbie austere, prigionieri e contrariamente alla loro natura che li voleva liberi, essi pativano il poco spazio disponibile, per questo motivo gli animali diventavano tristi e soffrivano di depressione.

Ogni sera dopo avere cenato, il re cacciatore raccontava alle dame ed ai cavalieri della sua corte, le sue gesta coraggiose nel catturare vivi quei animali, ed ogni sera era un racconto nuovo.

Ma una sera, un ospite presente alle cena rispose al re: “mio re, di certo avete nel vostro giardino molti animali feroci, ma vi dico che è da qualche tempo che è diventato pericoloso per noi cacciatori aggirarsi nella foresta, io ho visto tra gli alberi del bosco un mostro, esso era in parte uomo ed in parte gorilla gigante, e si muoveva nella foresta come se fosse lui il padrone…“

“Dice la verità mio re, anch’io mentre ero a caccia di cervi nella foresta ho visto un mostro orrendo e sono scappato perché temevo che mi divorasse!” disse un altro cacciatore ospite anche lui a quella cena.

“Se dite la verità cari amici, io voglio che quel mostro sia catturato per il mio zoo, egli sarà la preda più importante del mio giardino..l’ho voglio questo mostro ibrido e che esso sia imprigionato subito!” disse il re Kundor e continuò:

“Giustiniano! Tu che sei il più forte dei miei cavalieri, organizza una spedizione per catturarlo, domani stesso dei miei soldati con al comando Giustiniano, partiranno per la foresta misteriosa” così comandò il re.

“Si maestà! Io Giustiniano e dieci tuoi cavalieri, partiremo per una missione di caccia domani, per catturare questo mostro..sarà fatto!” rispose al re il capo dei cavalieri.

“Sarà fatto maestà, obbediamo al tuo volere, domani partiremo per organizzare la cattura del mostro” dissero gli altri cavalieri di re Kundor…brindando con i loro boccali pieni di birra..

“Chi è questo mostro che sembra vivere nella foresta senza nemici, da dove arriva, forse é un pericoloso essere, bisogna catturarlo al più presto, sarà la sua cattura una ulteriore dimostrazione per miei soldati di essere abili cacciatori” pensava il re.

Il re Kundor non poteva partecipare alla missione di caccia, poichè doveva preoccuparsi di incontrare i suoi consiglieri, in quanto un altro problema attanagliava il suo paese, ai confini del regno infatti i barbari delle terre dell’est erano diventati minacciosi e il regno di Kundor era in pericolo.

Come deciso, all’alba, dieci cavalieri comandati da Giustiniano partirono sui loro cavalli in direzione della foresta misteriosa, con loro portavano diverse pale ed un carro che trasportava una grossa gabbia di legno spesso.

Si addentrarono nel bosco aprendosi una strada tra i rovi, tra gli arbusti, tra gli alberi, per raggiungere il luogo dove il mostro era stato visto l’ultima volta.

Chi aveva incontrato l’uomo-troll, aveva detto che il mostro era stato visto nutrirsi di ogni tipo di frutta, quella buona, quella dolce e nutriente.

Raggiunto quel luogo, subito scavarono una profonda buca nel terreno morbido e la ricoprirono di foglie e sul finto terreno posero come esca molte cose prelibate e profumate a base di frutta saporita e dolce.

Fatto questo i soldati si nascosero poco lontano e aspettarono pazienti che il mostro cadesse nella trappola.

Dopo qualche ora di attesa, lo videro, egli era un mostro in parte uomo in parte gorilla gigante, aveva un volto mostruoso con zanne e denti aguzzi..era ciò che chiameremo un troll dalla pelle verde , il mostro si avvicinò alla frutta tropicale per mangiarsela, come previsto il finto terreno per il peso all’improvviso crollò  e il gigantesco mostro cadde nella buca scavata in quel punto.

Subito Giustiniano ordinò:” bisogna catturarlo vivo!” e si avvicinò alla buca, scagliando con il suo arco una freccia avvelenata da un potente sonnifero, che rapidamente ferì il mostro ad un braccio, ed il mostro nonostante tentasse di uscire dalla buca scivolosa, fu presto vinto dal sonnifero che contaminava il suo sangue e l’uomo-troll finì con l’addormentarsi li nella buca.

I soldati prima si assicurarono che il mostro fosse addormentato e poi lo issarono dalla buca profonda e lo misero in una gabbia di legno spesso, il mostro adesso era catturato come aveva ordinato il re.

“Siamo stati dei bravi cacciatori!” si complimentarono fra loro i cavalieri di re Kundor.

Il carro con la gabbia con dentro il mostro era trainato da due cavalli e viaggiava per il sentiero creato dai soldati che avevano liberato dagli arbusti il percorso.

Tutti i cavalieri erano di scorta alla grossa gabbia, niente faceva temere quello che stava per accadere.

Dovete sapere che qualcosa di spirituale, che si muoveva tra gli alberi favolosi del bosco, non era d’accordo che quel mostro fosse catturato, il Signore della foresta che governava la vita di quel luogo alberato non era d’accordo sulla sua cattura.

Il Signore della foresta ordinò ai venti e alle nuvole di addensarsi nell’aria e di formare una tromba di aria potente, cosi potente da sradicare gli alberi e da far imbizzarrire i cavalli e con la forza del vento anche di far volare via i cavalieri nell’aria e portarli lontano, di far volare la gabbia di legno con loro, sollevandola e facendola roteare nell’aria, la gabbia dopo questo agire dei venti, ricadde al suolo e nel suo girarsi urtò il terreno in modo vorticoso e si ruppe in più parti..ed il mostro contemporaneamente si svegliò e tornò libero.

“Presto scappiamo il mostro si è liberato ed è pericoloso!” dissero i cavalieri sopravvissuti alla tempesta, mentre correvano a gambe levate per allontanarsi.

Il mostro era infuriato e prese un soldato per una gamba e lo fece roteare nell’aria, sbattendolo di qua e di la sul terreno, poi ne prese un altro per un braccio e lo lanciò lontano facendo sbattere sui tronchi degli alberi.

“Presto scappiamo il mostro è troppo forte, scappiamo oppure ci ucciderà tutti!”.

Il capo dei cavalieri di nome Giustiniano invece era intrappolato, a causa della tromba di aria il suo cavallo si era imbizzarrito e lui era stato disarcionato ed era finito rotolando sul terreno proprio sul ciglio di un burrone e stava per precipitare da una grande altezza, sarebbe morto se non fosse, che due forti braccia lo stavano prendendo per la sua armatura e lo issavano al sicuro, era il mostro, era il troll e stava salvando quel soldato da una morte sicura …”si é preoccupato per me!” pensò Giustiniano.

Il cavaliere ne era ugualmente impaurito: “ ma forse ora il mostro mi ucciderà!” pensava..invece il mostro si dimostrò tranquillo, non sembrava essere vendicativo, e sentite un pò sapeva anche parlare..infatti rivolto all’impaurito cavaliere disse:

“Cavaliere! mi vedi come un mostro adesso, cavaliere! ora sono mezzo uomo ed in parte gorilla gigante..ma devi sapere che una volta, anni fa, io ero un re in aspetto umano e mi chiamavo re Urlab!” affermò il mostro.

Intanto tutto il brutto tempo era passato in quel luogo, l’agire dei venti e tutto intorno era tornato calmo, fu così che il mostro, il troll, nonostante le sue orribili sembianze, potè raccontare in tutta calma la sua storia al cavaliere Giustiniano…che pieno di stupore si mise ad ascoltare incuriosito…..

Storia che io, il narratore, vi riassumo qui brevemente.

Dovete sapere che il mostro, tempo prima, aveva sembianze umane ed era un re del popolo barbaro servito dal suo popolo, ma un giorno stranamente prese il vizio di bere e cominciò per di più anche a tradire sua moglie la regina, la tradiva in tutte le maniere e sotto gli occhi di tutti, anche intrattenendosi con i servi e le servette, che pur essendo poco puliti in quanto ignoranti, lui re Urlab, li riteneva attraenti, essi erano inferiori a lui come ruolo e come doveri, ma a lui re Urlab piacevano ugualmente.

Tutti i soldati mormoravano con rimprovero tutto questo, ed immenso era il disonore per la regina a lui sposata…ella si vergognava molto di suo marito e non ci poteva fare niente…il suo onore di moglie ne soffriva.

La regina, che si chiamava Giuliana, si sentiva molto spesso umiliata dal comportamento adultero di suo marito e il dolore che provava era per lei causa di tristezza, la regina chiese giustizia al Signore della foresta contro il re, ma non ottenendo risposta, si rassegnò alla triste vita che doveva sopportare e fu quindi presa da una forte depressione e un giorno la regina decise di suicidarsi buttandosi da una alta rupe nel mare e ivi annegò.

Alla sua morte il Signore della foresta provò la sofferenza ed il dolore dell’anima di quella regina tradita e si incollerì con il suo marito adultero, e condannò per le conseguenze del suo tradire, re Urlab a mille tormenti.

Re Urlab fu punito mediante il tormento da spiriti erinni (spiriti che causano depressione, ansia e panico) e tremende crisi di coscienza, oltre con il dovere di subire molte malattie psico-somatiche tra le quali l’insonnia ed un  malessere continuo….

Stanco di tutti questi disturbi .. non riuscendo più a dormire, il re Urlab chiese di voler fare pace con il Signore della foresta, e si mise a pregare nel tempio sacro per ottenere il suo perdono…e quindi si pentì del suo comportamento immorale.

Il Signore della foresta, a causa delle implorazioni di re Urlab, cambiò atteggiamento ed ebbe pietà di quel re e volle calmare la cattiva salute di quel povero essere umano, ma poiché la tendenza al peccato era ritenuta impossibile da sanare, anche se re Urlab era pentito e non sopportava più l’ingiustizia che aveva causato a sua moglie, il Signore della foresta per aiutarlo a sopportare i dispiaceri, decise di trasformare re Urlab in un uomo-troll di colore verde..

Come per magia furono mutate le sembianze umane di re Urlab, che diventò un mostro alto più di due metri, accadde così che il ricordo dei suoi peccati diventò più sopportabile e la cattiva salute in quelle sembianze poté guarire…poiché un mostro a differenza di un re, si può comportare come un immorale…la logica della Natura poteva sopportare e comprendere questa situazione, ed il Signore della foresta smise di punirlo…poiché ciò che è simile ad un animale è da comprendere..

A causa di questo, cosa accadde nella casa reale del re Urlab?

Tutti i servi ed i soldati del regno spaventati per la presenza di un troll tra loro, si armarono e cacciarono il re-mostro via dalla dimora reale, in quanto non lo riconoscevano più loro re in quelle sembianze, pensavano che lui il mostro avesse ucciso il vero re, prendendo il suo posto in segreto.

E lui il re-mostro fu obbligato a fuggire ed a vagare per la Terra, senza amici ne casa, e finalmente un giorno trovò rifugio nella foresta misteriosa che si trovava vicino al regno di re Kundor.

Gli animali della foresta lo videro e siccome era in parte animale, sembrava un animale come loro, lo accettarono come capo e protettore di tutti gli animali, in quanto in quel luogo gli uomini trovavano divertente cacciare di frodo, occorreva quindi qualcuno che difendesse gli animali e doveva essere molto forte, qualcuno che incutesse timore all’uomo.

Urlab tramutato in mostro, promise al Signore della foresta di difendere gli animali della foresta e la loro libertà.

Urlab disse: “La natura consiglia gli animali a dare importanza solamente alla libertà ed alla salute, mentre qualcuno ugualmente si diverte a imprigionarli nel suo zoo, per mostrarli umiliati ai suoi amici, ma gli animali si preferiscono liberi anche se sanno sopportare la carestia, sanno comunque gioire dell’abbondanza …in quanto questa incoerenza è nella natura di ogni animale.

“Ed ora cavaliere, sai la mia storia ed hai davanti a te il protettore degli animali di questa foresta misteriosa!” disse il mostro alzandosi in piedi e picchiandosi il forte petto con i suoi pugni…dimostrando così la sua autorità..

Il capo dei cavalieri di nome Giustiniano sentì la storia e si impietosi, ma allo stesso tempo comprese il destino terribile di quell’uomo trasformato in mostro e decise di aiutarlo.

“Mostro! ….io ti ringrazio di avermi salvato la vita…e ti sono debitore e ti voglio aiutare!” affermò Giustiniano.

Giustiniano aggiunse: “per il motivo che tu mostro sai anche parlare e conversare, io ti condurrò da re Kundor, ed in questo modo potrai dichiarare le tue ragioni e quelli di tutti gli animali tuoi amici.”

“Mi seguirai al palazzo del re presso di lui ed i suoi cortigiani e cavalieri…davanti al re potrai pretendere i tuoi diritti e quelli di tutti gli animali…se il re Kundor ti ascolterà i tuoi problemi saranno risolti.”

Il mostro uomo-troll, fu condotto dal cavaliere Giustiniano alla corte di re Kundor..e dopo un lungo cammino, attraversando la foresta misteriosa, mentre si faceva sera, i due giunsero al castello del re.

Il mostro entrò nella corte reale, sotto gli occhi stupiti di tutti i presenti, facendo svenire le donne sensibili, poichè la sua mostruosa sembianza era straordinaria.

Il cavaliere Giustiniano entrò nella sala reale e raccontò al re tutta la storia che già sapete.

Fu così che alla fine del racconto del cavaliere, con lo stupore di tutti i presenti il mostro parlò e disse:

“Oh re! vi chiedo di liberare dalla prigionia tutti gli animali catturati in passato da voi e che ora si trovano nel vostro zoo, in modo da poter porre termine alla loro sofferenza.”

Disse ancora il troll: “L’uomo è paragonabile agli animali, in quanto è solo un uomo, egli infatti anche se é più intelligente e più bello degli animali, può diventare utile anche lui al mondo degli animali…quindi l’uomo deve compredere il loro volersi liberi.”

“Gli animali maestà, devono stare nella loro foresta liberi, e non vivere prigionieri o ridotti in schiavitù in uno stupido zoo, derisi e resi sofferenti da chi li ha imprigionati.”

Il re Kundor ascoltò stupito le parole del mostro..poi dimostrando molta collera urlò ai soldati: “ il mio parere che la storia che mi hai raccontato è totalmente falsa, e poi come osi tu, che sei simile ad un animale, voler consigliare un re!..”

“Sappi che le persone non sono paragonabili agli animali, tutto ciò che esiste è degli uomini e quindi del loro re..sia gli animali che gli uomini sono del re, ed il re può fare di loro quello che vuole.”

“Anche tu creatura mostruosa obbedirai a questa coerenza e devi ritenerti mio..e secondo me sei di certo malvagio viste le tue sembianze orrende…quindi vai imprigionato!.”

“Soldati! ….addormentatelo con il sonnifero, catturate questo mostro e mettetelo in una delle gabbie dello zoo, affinchè si possa contemplare il suo aspetto mostruoso stando al sicuro dalla sua forza.”

I soldati agli ordini del re, scagliarono all’improvviso frecce avvelenate e nonostante la natura combattiva dell’uomo-troll e la sua pelle resistente alcune frecce riuscirono a trafiggerlo, il mostro fu colpito e per l’effetto del veleno si addormentò prima che potesse fare danni, e fu catturato dai soldati che lo trascinarono subito via verso il giardino per rinchiuderlo in una gabbia circondata da sbarre di ferro.

“Mio re!” disse Giustiniano..”quel mostro è un essere buono..merita ascolto..mi ha salvato la vita..il dovere a cui ha deciso di obbedire, é un incarico giusto!”….disse Giustiniano parlando in favore dell’uomo-troll e degli animali.

Il re Kundor sentito dire queste parole si infuriò ulteriormente. “Guardie imprigionate anche Giustiniano! disse il re Kundor..”tu cavaliere mi hai tradito..hai messo a repentaglio la mia incolumità…portando da me libero questo pericoloso mostro…che Giustiniano sia quindi portato nelle prigioni ..guardie obbedite e imprigionatelo!” ordinò il re.

Il re Kundor, ancora incollerito con il suo miglior cavaliere continuò: “ma si! imprigionate Giustiniano è un traditore, in quanto si è messo a difendere gli animali, che vantaggio ne ha a far questo, lui che è umano…non sa che è la legge del più forte che comanda il mondo…noi umani siamo i padroni del mondo e loro gli animali invece devono finire in gabbia!” disse a tutti il re.

Il mostro fu imprigionato in una grossa gabbia, ma durante la notte il veleno svanì il suo effetto, ed il mostro si risvegliò, purtroppo era stato rinchiuso in una gabbia di ferro, si trovava lontano dalla foresta misteriosa.

Il Signore della foresta che lo proteggeva, in questo luogo lontano, in questo giardino, non poteva aiutarlo con le sue magie…poichè i suoi poteri diventavano deboli con il terminare degli alberi magici sempre verdi della foresta…

L’uomo troll era prigioniero in una gabbia, poteva vedere tanti animali sofferenti in quanto imprigionati anche loro, essi si lamentavano nelle loro gabbie della loro condizione disagiata da tempo…comunicando tra loro a loro modo e descrivendo la loro triste sorte, essi si lamentavano di quanto fosse cattivo l’essere umano.

Il mostro cercò di spezzare le sbarre della sua gabbia con le sue forti braccia, ma non ci riuscì, il ferro della gabbia era resistente.

Le ore passavano e il mostro sembrò desistere da iniziative, era vero che il Signore della foresta non poteva aiutarlo in quanto era lontano, ma poi si ricordò che forse nel giardino esistevano animali liberi, si ricordò che lui, il mostro, in quanto facente parte della natura degli animali, era telepatico anche con il mondo degli insetti, anche loro infatti gli insetti, erano animali, e si concentrò con la mente per chiedere aiuto a qualcuno di loro…si! gli insetti.

Dovete sapere che c’era infatti in quel giardino vicino ad una pietra, un piccolo scorpione delle pianure, era robusto e fornito di grosse chele, il troll imprigionato e il piccolo scorpione in libertà si intesero alla perfezione nella telepatia mentale che unisce tutti gli animali…e unisce anche chi si vuole simile agli animali.

Il mostro vide appoggiate poco distante, su una colonna delle mura del giardino, le chiavi della sua gabbia, e chiese in telepatia al piccolo scorpione se poteva prenderle e portarle a lui.

Lo scorpione era piccolo ma evidentemente forte, poiché si arrampicò per la colonna di pietra ruvida e raggiunse in questo modo il chiodo con le chiavi di ferro inserite, le prese con una delle sue chele e ne ridiscese senza far rumore, mentre i guardiani dello zoo, ancora dormivano, poiché era notte fonda.

Il piccolo scorpione con pazienza portò le chiavi fino alla gabbia di ferro, fino alle mani del mostro che sporgevano in attesa dalla gabbia. Il mostro prese le chiavi e aprì subito la sua prigione e fu quindi libero.

La prima cosa da fare era liberare tutti gli animali prigionieri soprattutto quelli feroci, i predatori, essi lo avrebbero aiutato, liberò quindi le tigri e comandò loro di fare il loro dovere di giustizieri, “Uccidete divorando il re Kundor , egli é causa della vostra sofferenza e prigionia” disse a loro il mostro.

Le tigri si incamminarono verso le stanze del palazzo, consigliate dal loro fiuto, sapevano riconoscere l’odore del loro aguzzino, capivano che il re Kundor era poco distante.

Intanto il mostro con due forti pugni stordiva i guardiani che si stavano svegliando per il rumore degli animali che scappavano dalle gabbie…e si impossessò delle chiavi delle prigioni dei sotterranei, che il troll trovò cercando in una tasca di una guardia stordita poco prima.

Fatto questo, fornito di altre chiavi, il mostro si diresse alle prigioni degli umani e ivi giunto, egli potè liberare anche Giustiniano il suo amico, e liberò anche altri umani prigionieri, contadini abitanti di un villaggio vicino, imprigionati in quanto colpevoli di evadere le tasse, si erano negati di versare i tributi pretesi dal re.

Intanto le due tigri raggiunsero la stanza del re consigliate dal loro super-odorato, ed entrarono dalla finestra aperta, il re Kundor urlò avvertendo il pericolo, ma fu troppo tardi, le due tigri con un salto azzannarono con il loro denti il corpo del re ed con i loro artigli lo uccisero dilaniandone il corpo e le sue carni…il re Kundor morì nel suo sangue sparso per tutta la stanza..

“Presto guardie accorrete, sciagura è stata, hanno ucciso il re Kundor, hanno ucciso il re Kundor!” gridavano i servi per tutto il castello..

“Gli animali sono scappati presto guardie accorrete!” gridavano le guardie dal giardino al di fuori del castello.

Le sentinelle ed i soldati del grande castello arrivarono al gridare di tutti..quando ecco che il cavaliere Giustiniano, che era considerato, vi ricordo, il più autorevole e forte tra tutti i cavalieri del regno disse: “Soldati! il re Kundor è ormai morto, e come tutti sapete, un pericolo nuovo ci minaccia, ai confini dell’est, le tribù barbare stanno per invaderci, occorre al più presto nominare un nuovo re, forse anche più giusto e più saggio di quello che abbiamo avuto finora, che non abbia ad esempio la ossessione di imprigionare animali, un nuovo re che ci guidi alla giusta battaglia che abbiamo da vincere..i nemici barbari.”

“Udite soldati, io chiedo a tutti voi di nominarmi vostro nuovo re, poiché il pericolo di una guerra necessaria incombe!” così parlò Giustiniano.

Ci fu un attimo di silenzio, poi fu presa una decisione, consigliata dalla praticità, bisognava infatti difendere dai barbari i villaggi dei contadini, giovani donne e bambini erano in pericolo, e così tutti dissero: “Sono state le tigri a uccidere il re Kundor, viva Giustiniano nostro nuovo re! Sia Giustiniano il nostro re egli ci guiderà in battaglia contro i veri nemici..i barbari!” dissero tutti.

Intanto alle esterno del castello, dovete sapere che tutti gli animali, una volta prigionieri, avevano adesso il tempo di scappare nella foresta, nessuno si curava più di loro e quindi riuscirono a fuggire verso la libertà.

Il mostro in parte uomo in parte troll consigliò gli animali a nascondersi, ed essi obbedendo a lui si nascosero nella foresta misteriosa, era necessario, c’era il rischio che gli uomini ci ripensassero.

Pochi giorni dopo, le tribù barbare dell’est tutte unite, arrivarono a minacciare le mura del castello e Giustiniano ordinò alla battaglia e con coraggio i suoi soldati affrontarono il nemico, ma i barbari erano troppi, la battaglia si dimostrava difficile .

Il troll di nome Urlab, avendo avuto la notizia che gli uomini stavano combattendo tra loro, prese una decisione e disse a tutti gli animali:”Se non possiamo vincere gli uomini poiché sono più numerosi di noi, facciamone diventare nostri amici una parte di essi, ed io so come fare!”.

Fu così che un inaspettato aiuto giunse al re Giustiniano, un aiuto arrivò dalla foresta, all’improvviso si vide un numeroso gruppo di animali, ma solo gli animali predatori e feroci, comandati dal troll Urlab, attaccare i barbari alle spalle, essi gli animali entrarono nel mezzo della battaglia per aiutare i soldati di Giustiniano….erano leoni, tigri, orsi, iene, lupi, pantere…ed erano molto pericolosi..

Erano tanti, erano furiosi ed erano animali feroci, e così le tribù barbare ostili al re Giustiniano, stupiti da questo nemico inaspettato, furono vinte e messe in fuga, e fu così che i villaggi abitati da donne e bambini non furono depredati e saccheggiati…

Il re Giustiniano amico del troll vinse la battaglia decisiva..

Il giorno dopo, avendo vinto la guerra e curati i feriti, tutti gli abitanti del regno promisero al re Giustiniano, che mai più, avrebbero cacciato gli animali della foresta per divertimento, poichè loro gli animali, li avevano aiutati a debellare il pericolo barbaro, gli animali rappresentavano ora una risorsa importante per la sicurezza del regno.

In seguito a questa promessa fatta dagli uomini, tornò la pace nella foresta misteriosa.

Tutti gli animali furono al sicuro…la vicinanza del paese degli uomini con la foresta, non era più un problema.

E tornò la pace anche in tutto il regno di re Giustiniano…poiché i barbari erano stati vinti e respinti oltre i confini del regno.

Il troll Urlab affermò: “ il mio scopo di vita è difendere la libertà dei miei amici animali, io stesso ho sofferto per essere stato imprigionato a causa della volontà di re Kundor, ma siccome non do importanza a tutto, dirò che la mia vita è ancora felice ed ora che sono da tempo un uomo-troll non soffrirò più per i miei errori!..” disse il troll Urlab.

Per l’abilità dimostrata dal mostro in questa avventura, il Signore della foresta permise ad Urlab di creare nel centro della foresta un oasi di pace, una pace protetta dalla selvaggia foresta, un insieme di numerosi alberi che circondava un paradiso verdeggiante..

E cosi l’uomo-troll in quei giorni diede pace al suo dolore di uomo e diventò il guardiano di quel paradiso.

Il mostro visse nella foresta per molti anni e nessuno umano o re, in quel periodo, più importunò gli animali liberi in quanto la foresta aveva un degno protettore…temuto da tutti..

il Signore della foresta adesso era contento di questa armonia che si era instaurata tra gli uomini e gli animali…l’uomo e gli animali ora potevano considerarsi quasi fratelli…

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Morale: non sempre le sembianze mostruose sono dimostrazione di anima malvagia, bensì è il comportamento giusto, oppure quello sbagliato, che distingue chi è buono da ciò che è cattivo.

Fine

autore: Egidio Zippone

(Milano, Luglio 2015)

Giudizio: interessante, avventuroso

voto (da 5 a 10): 9