Favole di Egidio: il selvaggio e lo Spirito della Praticità (per ragazzi)

42314769-i-genitori-di-dare-ai-bambini-piggyback-corsa-in-giardino

 

clouds and sky.

 

 

(racconto di tipo verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 30 minuti

FAVOLA DI EGIDIO..

IL SELVAGGIO  E LO SPIRITO DELLA PRATICITA’

INTRODUZIONE: quando il mondo delle persone è in guerra per il troppo credere in un idealismo, ecco che gli spiriti che possono portare pace, in quanto allontanati dal comportamento dell’umanità intollerante, decidono molto spesso di trovare rifugio nel mondo selvaggio, regalando poteri ad un umile vita e aspettando tempi migliori per ritornare nella civiltà..

Favola: il selvaggio e lo Spirito della Praticità..

Inizio

Dovete sapere che, nel mondo delle favole, molte sono le opinioni e le spiritualità che influenzano gli esseri viventi..

Tra queste entità, una tra le tante, ed é un essere influente delle decisioni umane è: “lo Spirito della Praticità”..

Dovete sapere che molti anni prima lo Spirito della Praticità aveva preferito trasferirsi in Afrolandia, continente che si trova nel sud del pianeta delle favole..poichè in Eurolandia continente a nord del pianeta era scoppiata una guerra e lui pacifico come è, era fuggito nei territori del sud..

Ma la guerra nel nord del pianeta per fortuna era terminata e fu così che la Praticità capì che quello era il momento giusto per tornare in Eurolandia, doveva ora tornare a vivere tra le persone istruite..le crudeltà della guerra appena vissuta avevano cambiato le intenzioni dei politici, ed ora convincere con la Praticità al sincero tollerare il differente era ritenuto necessario.

Il significato della parola Praticità, una volta messo in discussione, adesso poteva tornare ad essere preferito dai capi di stato, poichè tutti dovevano guadagnare qualcosa dalla pace: “ognuno a casa sua! stando attenti a non giudicare con pignoleria il prossimo..si doveva obbedire alle regole, ma sempre rispettando l’indole variante delle regole di ogni popolo, in quanto ogni forma di vita e la loro sovranità andavano rispettate!”.

Ma prima però lo Spirito della Praticità doveva ringraziare quel mite ed semplice umano selvaggio che lo aveva tenuto vivo in lui in tutti questi anni che lo spirito della praticità aveva vissuto in Afrolandia..

Dovete sapere che lo Spirito della Praticità si era consolato vivendo nel corpo di un selvaggio pigmeo.

Si era consolato dei momenti di frustrazione di non essere capito dal mondo civilizzato.

Lo Spirito della Praticità decise per questo che avrebbe fatto un dono a quell’essere umile così gentile che lo aveva ospitato, decise di dare a quello umano di pelle nera, che si chiamava Resperò, il potere di guarire i malati ed i feriti, sia che essi fossero persone, sia che essi fossero animali..era sufficiente che Resperò accarezzasse la parte ammalata o ferita con l’intenzione di guarire e l’individuo umano oppure l’individuo animale guarivano davvero…

Dopo aver dato questo potere a Resperò il selvaggio, lo Spirito della Praticità se ne andò da lui e tornò volando verso Eurolandia, verso il nord del pianeta per  obbedire alle richieste spirituali di una necessaria nuova saggezza da realizzare in quei luoghi ..poichè la guerra era terminata..e non gli importava chi aveva vinto..

Intanto lontano nella selvaggia Afrolandia cosa accadeva?

Il selvaggio di nome Resperò, non si rese conto subito del potere che avevano le sue mani..ma egli ora poteva guarire chiunque..bastava accarezzare un’ammalato..ed il sofferente guariva.

il selvaggio Resperò col tempo capì e poi imparò a guarire fratture e ferite da freccia o da taglio..semplicemente ponendo le sue mani sulla testa del malato o del ferito..dopo qualche attimo il malato guariva…il ferito guariva a causa del miracolo di Resperò, i malati di cui parlo però erano i semplici umani di pelle nera della sua tribù.

Si! la Praticità comandava la forza e gli elementi del corpo vivente a tornare sani..ed essi erano incoraggiati a guarire dalla malattia, la Praticità non poteva guarire lo spirito..ma poteva guarire il corpo vivente nel sangue e nei muscoli..ed in seguito la consapevolezza di essere guariti e tornati in buona salute, consolava gli ammalati delle loro colpe, se le avevano…ed i malati guarivano pian piano anche nello spirito..

Resperò aiutava anche chi non era umano, aiutò tutti gli animali a fuggire lontano quando arrivarono gli uomini bianchi malvagi e cacciatori di frodo ..ed un giorno vedendo uno scimpanzé ferito da una freccia ..egli intuì che se avrebbe accarezzato la ferita sanguinante, il fratello scimpanzè sarebbe stato guarito..poichè per chi vive in modo selvaggio gli scimpanzé sono da considerare fratelli per lui..e così Resperò si comportò in questo modo..pose le sue mani sulla ferita dello scimpanze…e la freccia uscì all’improvviso dalle carni..e subito dopo la ferita rimarginò…lo scimpanzé tornò rapidamente in forze..l’amico animale era guarito come per miracolo.

Furono causati molti miracoli come questo dal selvaggio di nome Resperò…

Passarono i mesi e molti facevano offerte al guaritore Resperò, poichè molti malati della sua tribù guarivano miracolosamente, la sua tribù era molta grata a Resperò, e la sua fama di guaritore si diffuse in tutto il sud di Afrolandia tra le genti..

“Ma tu hai dei poteri miracolosi” dicevano gli amici della tribù a Resperò, e poi dissero: “ con te caro Resperò faremo del bene a molti e riceveremo regali da molti..tu hai il potere di guarire il corpo ammalato caro amico, sei magico…” .

Da quel giorno il capo tribù che si chiamava Berengue, considerò il “selvaggio guaritore” con molto più attenzioni di prima..come un vero amico, come se Resperò fosse diventato una persona pari a lui.

Dovete sapere che i ragazzi del villaggio andavano dicendo a tutti in quella zona di Afrolandia che esisteva un guaritore tra loro e quindi la loro tribù seppur povera, doveva essere trattata con rispetto…

il selvaggio Resperò ottenne molti regali dalla sua gente per ringraziamento e potè smettere di vivere chiedendo la carità e gli fu donata dal capo Berenguè una ampia capanna nel villaggio…

I giorni passarono e la notizia che nella regione viveva un misterioso guaritore capace di molti miracoli si diffuse per tutta la popolazione del sud Afrolandia.

Dovete sapere infatti, che in quei giorni la figlia del governatore, tale Cristina Lilliams, si era ammalata gravemente di una malattia rara, tanto rara e tanto sconosciuta che nessuno la sapeva guarire, una vera malattia tropicale e così il nobile bianco Lilliams era disperato e molto triste nel vedere che la medicina del suo dottore di pelle bianca, che doveva essere il migliore in quei luoghi per questo motivo, non riusciva suo malgrado a guarire sua figlia.

Fu così che il governatore chiese ai suoi servi di colore di mandare alla sua casa i migliori dottori della regione vicina..ma essi ugualmente non erano in grado di guarire la sua bambina ed ella restò ammalata per molti giorni.

Dovete sapere che i consiglieri del governatore di quella regione, suggerirono ugualmente al governatore bianco, che governava la regione tale lord Lilliams, questo era il suo nome, di incontrare il capo tribù Berenguè ed il suo amico guaritore per complimentarsi e chiedere aiuto a loro

Lord Lilliams aveva saputo che esisteva nella parte della regione che amministrava, un guaritore ritenuto molto abile, ed aveva sentito dire che questi era un guaritore capace di molti miracoli..

Poiché il villaggio di cui si parlava, era residente in una zona della regione africana sotto il suo dominio, Lord Lilliams si era incuriosito  molto di questa strana notizia..le capacità miracolose di cui si parlava erano ritenute da tutti molto speciali..e così Lord Lilliams ascoltò il suggerimento e decise di voler conoscere di persona quel guaritore, ma il governatore non sapeva ancora che il vero guaritore era un giovane selvaggio ed ignorante….Lord Lilliams lo immaginava un uomo istruito e civilizzato ed educato dai bei modi…”forse é un negro va bene, ma è certamente un essere umano esperto in medicina!” pensava il Lord..

Dovete sapere che il governatore Lord Lilliams era razzista e difendeva un suo ideale personale, nonostante fosse per tutti una cattiveria la teoria per la quale l’uomo bianco è superiore all’uomo negro Lord Lilliams la riteneva cosa giusta con molto convincimento…

Infatti Lord Lilliams era un uomo bianco ed era stato nominato governatore in quanto era un giudice istruito…

Quando i dottori di colore, istruiti e preparati, si accorsero che l’unica speranza di guarigione era rivolta in un selvaggio ignorante di pelle nera, decisero ugualmente di portarlo dal padrone bianco, l’importante secondo loro era che qualcuno guarisse l’ammalata, il selvaggio Resperò quindi era ritenuto l’unica possibilità…e comandarono il capo tribù Berenguè a condurre il suo guaritore alla villa del governatore per dare aiuto alla figlia dell’uomo bianco che era ammalata gravemente da molti mesi…

Il governatore bianco  accettò il consiglio e si aspettava di incontrare un uomo di colore si!… ma almeno preparato e capace ..”nasconderò in nome di questa abilità riconosciuta da molti, il parere del mio convincimento razzista ..quello di cui parlano è di certo un dottore qualificato quindi merita rispetto anche lui!..”

Giunse finalmente il giorno che il guaritore fu portato dal capo tribù Berengué alla casa del governatore per sanargli la figlia.

Tutti i presenti si fecero largo davanti all’abitazione di Lord Lilliams per far passare il misterioso guaritore, facendo spazio nei corridoi per farlo giungere nella stanza dell’ammalata dove l’attendeva il governatore ed il suo medico bianco..

“Fate entrare il guaritore più famoso di Afrolandia, che egli salvi mia figlia!”..ordinò il nobile bianco ai servi battendo le mani due volte per attirare l’attenzione dei presenti.

Ed il misterioso guaritore entrò:

“E lei il famoso guaritore?” chiese Lord Lilliams ad un uomo di pelle nera si! ma ben vestito e con un atteggiamento istruito,

“No Sir! Il vero guaritore è questo selvaggio qui vicino a me!” rispose Berengué con sincerità indicando quello che stava dietro di lui.. “Si chiama Resperò!”.

Ma che stupore sconvolgente per il governatore bianco… che orrore per quell’uomo ordinato ed idealista della razza bianca, dovete sapere che nel vedere Resperò in casa sua, a Lord Lilliams il suo sangue nobile gli ribollì dentro….

Dovete sapere che il governatore bianco non appena vide che il guaritore portato dai consiglieri negri, era in realtà un vero selvaggio, mezzo nudo, a piedi nudi, vestito in parte di pelli di animale ed in parte di foglie di palma ..un essere probabilmente poco pulito ed ignorante, al parere del giudicare di un lord Resperò appariva come un individuo da ritenere poco più di un animale,  seppur il presunto guaritore era riverito e rispettato da un intero villaggio di negri, Lord Lilliams fu incredulo alla sua fama di medico ed affermò:

“Oh! Maledizione!.. é pur sempre un selvaggio ignorante! in quanto appare sporco di fango..ed è molto più simile ad un animale che ad una persona, probabilmente è privo anche di una vera educazione!” disse il nobile Lord Lilliams premendosi sul naso un fazzoletto a causa della presenza nella stanza di un selvaggio, un fazzoletto profumato preso da una sua tasca del vestito da nobile.

Non appena Lord Lilliams si rese conto di quanto fosse ridicola la situazione in cui si trovava, pensò dapprincipio ad uno scherzo e si alterò molto e rimproverò il capo tribù, poi rimproverò i suoi consiglieri di colore di essere stati poco riguardosi con lui ed aggiunse:

“Ma come vi siete permessi..portare qui un vero selvaggio vestito in questo modo strano, poco lavato e simile al mio parere più ad una scimmia che ad un umano…e poi qui in casa mia… e volete che io creda che questo individuo selvaggio sia in grado di fare miracoli?..mentitori ed ingrati che non siete altro!” urlò il governatore bianco a tutti i presenti.

Si! quel lord Lilliams era proprio un razzista e smise di nasconderlo, riteneva inferiori tutti i selvaggi e tutti gli umani non degni di rispetto e meritevoli di buoni paragoni.

“Mi avete portato un individuo sporco e mal vestito nella mia dimora ..cosa è questo?..é uno scherzo!”..

“Un essere impuro..uno sporco selvaggio qui in casa mia.. che potrebbe contaminare con qualche altro virus la mia dimora.. potrebbe contaminare mia figlia ed forse anche me, mia figlia vedete e già molto malata poiché qualcuno l’ha contagiata…forse questo pigmeo è pure un portatore sano di qualche malattia infettiva..la mia povera bambina dovete sapere è stata contaminata forse da un selvaggio, e costoro che fanno? me ne portano un altro!..terribile a pensarsi…ma che siete matti!..”

“Portate subito via dalla mia casa questo individuo simile ad animale sporco… non credo che questo selvaggio abbia il potere che raccontate..poichè il potere di guarire, sempre se il potere di guarire esiste davvero, c’è lo ha sicuramente una persona di bell’aspetto, sana di testa che dimostra vestendosi in modo serio di esserlo, una persona pulita ed istruita e certamente di razza bianca…

Certamente il guaritore che occorre a mia figlia è una persona dai capelli biondi, con gli occhi azzurri ed è alta di statura…

via tutti voi!  brutti negri ignoranti..voi volete imbrogliare un padre bianco che soffre!” urlò di nuovo il governatore mettendosi una mano sul torace per calmarsi a causa del turbamento causato dall’incomprensione dei presenti per suoi ideali pignoli nel giudicare le persone….

Tutti scapparono da quella casa impauriti..temevano che il governatore chiamasse i soldati o prendesse delle armi ..se lo faceva sarebbero stati guai per tutti.

Fu così che il capo tribù di nome Berenguè ed il selvaggio Resperò furono allontanati rapidamente e sgarbatamente da quel luogo.

Dovete sapere che i capi dei villaggio in quei giorni ricevettero l’ordine scritto dal governatore bianco di quella zona del Afrolandia, di allontanare dal villaggio, prima che potevano, il selvaggio stregato, in modo da sminuirne la suggestione creata intorno a Resperò, e di lasciarlo vivere libero si! ma in solitudine nella foresta per volontà della saggezza bianca…

Inoltre il governatore ordinò che “nessuno chieda aiuto, da questo giorno in poi, al potere anomalo e impuro di quell’umano selvaggio..al mio parere di certo esso é causato da una invenzione umana che si è convinta, per provocare,  in una natura distorta, decisa da parte di qualcuno e voluta senz’altro per deridere l’umanità civilizzata!”…

Tanto fece il nobile bianco, tanto disse, che voleva che nessuno fosse più aiutato dal selvaggio guaritore..facendo temere al villaggio di Berengue tremende rappresaglie mediante soldati armati, intimidazioni dovute all’accusa di voler fare un dispetto nei riguardi della vera saggezza umana…….

Dovete sapere che il selvaggio Resperò dovette fuggire nella foresta e tornò libero del tutto vivendo inizialmente in solitudine e si riabituò così alla vita selvaggia tra gli alberi, visse umilmente come fanno i selvaggi, tornò ad unirsi nel modo di vivere a quelli come lui…esseri sperduti tenuti in vita dalle risorse naturali della jungla e dei suoi alberi da frutto….

I giorni passarono e dovete sapere che nessun medico bianco e nessun negro istruito, riuscì a guarire la povera figlia del governatore Lilliams, la sua malattia era purtroppo molto grave e rara.. non si riusciva purtroppo a trovare una cura efficace per lei.

Fu così che la figlia del governatore a causa della sua malattia, si aggravò ulteriormente , la figlia Cristina si indebolì nella salute e morì prima della fine di quell’anno a causa di un forte attacco di asma..

L’incredulità di suo padre ne aveva causato la morte…poichè dovete sapere che interpretare la vita terrena con troppo idealismo, ad esempio in modo razzista, causa molte vittime in questo  mondo…sarebbe stata sufficiente una mentalità leggermente più pratica e si sarebbe salvata anche quella bambina..ma non fu così in quei luoghi, anche nel sud di Afrolandia a causa dell’uomo bianco, si era consigliati nelle decisioni da un testardo idealismo..in quei luoghi un padre preferì dare ascolto all’intolleranza.. .Resperò suo malgrado con dispiacere dovette obbedire alla volontà di quel padre, che tutti sanno ha più diritti degli estranei sul destino dei suoi figli..

Morale:

a volte le idee filosofiche che consigliano un interpretazione pratica della vita umana richiedono sacrifici e momenti di rinuncia..

ad esempio a volte occorre avere l’umiltà di dover paragonarsi ad un essere meno intelligente di noi…rinunciando alla furbizia del massimo profitto..

Ma poi il tutto è però seguito e premiato da un profonda soddisfazione per noi, poiché l’interpretare con Praticità e Bontà la speranza di vedere esaudite i nostri sogni, rendendo necessarie la tolleranza e l’amore tra le genti ci fa sentire virtuosi…quindi riteniamoci in nome della pace “seppur tutti differenti ugualmente tutti uguali”..e crediamo nell’amore e nella fraternità tra i popoli..

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Ottobre 2011)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favole da leggere: l’orco pentito che si voleva vegetariano

away-1356942_960_720

 

(racconto di tipo verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura 25 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

L’ORCO PENTITO CHE SI VOLEVA VEGETARIANO

INTRODUZIONE: un orco, non uguale agli altri orchi, decise di rimediare alle sue malefatte e rimediò davvero alle sue prepotenze..e decise che da quel giorno sarebbe diventato vegetariano…

Favola: L’orco pentito che si voleva vegetariano..

Inizio

C’erano una volta, nel mondo delle favole, nel simil periodo del 200 a.c., nel nord dell’Europa, gli orchi cattivi e malvagi, sia maschi che femmine essi erano molto crudeli…

Essi si divertivano a rapire i bambini degli uomini mettendoli nel loro sacco e poi se li portavano alle loro case e se li mangiavano ben cotti e cucinati..

Ogni tanto ad ogni fine del mese..il capo degli orchi di nome Vercingetorige diceva:

“amici che si fa?…che ne dite se andiamo tutti in paese oltre la foresta..spaventiamo tutti e sequestriamo ognuno un discendente in età di bambino dell’uomo..lo portiamo qua e ce lo mangiamo?

“Si! È una grande idea!” dissero tutti i cattivi orchi..”faremo così dai che ci divertiamo e ci saziamo..”.

Scesero tutti in paese e urlando e agitando dei bastoni, con la loro mostruosa sembianza, si misero a spaventare gli abitanti del paese, tutti scapparono nelle case e si chiusero dentro con il catenaccio, e quei bambini ritardatari che purtroppo restarono all’esterno e senza custodia per la confusione furono rapiti e zuff!, presi e messi nel sacco, in seguito il sacco posto sulle spalle degli orchi e subito tutti di ritorno nella foresta per un lungo sentiero fino al loro rifugio.

Gli orchi erano di ritorno alle loro case tutti contenti delle loro prede decisi a mettere i bambini catturati in pentola con le verdure e le patate al più presto…erano golosi e affamati…

I padri umani e le povere madri umane non potevano farci niente, gli orchi erano più forti e robusti dei loro uomini..ed i loro uomini temendo di essere uccisi e di conseguenza obbligati a lasciare orfani gli altri bambini della loro famiglia..decidevano di non reagire e di restare chiusi in casa..tanto di bambini c’e ne erano tanti in paese..così decidevano di subire il dramma che vivevano con rassegnata pazienza..

”che sfortuna! gli orchi ci hanno rapito il nostro bambino” dicevano i genitori avviliti, forse ne faremo nascere un altro…ma se poi ci mangiano anche quello…non ci voglio pensare e troppo orribile!” diceva una madre disperata..

Gli orchi intanto portavano nelle loro case i bambini rapiti e li mettevano in pentola senza badare ai loro piagnistei..e dopo una ora e mezza di cottura…gnam gnam… essi erano subito cotti e poi mangiati…dovete sapere che al parere degli orchi quei bambini erano così teneri e saporiti…proprio da leccarsi i baffi neri a punta, che tutti gli orchi hanno sotto il naso…..dicevano proprio così!.

Ma dovete sapere che tra questi orchi cattivi.. alcuni veramente crudeli..ce ne era invece uno, che dovete sapere si chiamava Torquato…che era buono di cuore e di indole gentile a differenza degli altri che invece erano antipatici, ma purtroppo ai suoi amici orchi, gli piacevano i bambini da mangiare, e Torquato non ci poteva fare niente..era stato obbligato a mangiare carne di bambino anche lui, ma dopo averli mangiati, a differenza degli altri orchi, questo orco di nome Torquato piangeva vere lacrime ed aveva una vera crisi di coscienza spirituale tutti i momenti..pensando a quello che aveva fatto e visto fare…Torquato piangeva per il danno commesso alla vita…..

E diceva: “ma cari amici orchi..forse facciamo un torto a quei genitori a cui rubiamo loro i figli..comportandoci così privi di ogni scrupolo!”

Ma gli altri orchi risoluti gli rispondevano:

“bisogna pur mangiare, le persone mangiano gli animali, e noi che siamo come i mostri, che siamo come gli animali feroci, mangiamo le persone, é giusto qualcosa dobbiamo pur mangiare anche noi!, quindi mangiamo i bambini che sono più facili da catturare, e poi è il dovere che ci fa comportare così, il dovere nei riguardi del personaggio delle favole che rappresentiamo…quindi non ti lamentare orco Torquato e mangia i bambini anche tu…. su mangia lo “spezzatino di carne di bambino” dai che si raffredda..su forza!”

“sarà ma secondo me… mi sembra che facciamo soffrire quelle povere mamme comportandoci così..siamo proprio cattivi….i bambini sono gentili e buoni e quindi non gli si fa del male!”

“ma spiegaci Torquato..tu perché lo hai fatto il carnivoro..poco fa ti sei mangiato carne di bambino anche tu..ti abbiamo visto…non dire di no!?” chiese l’orco Asdrubale seduto di fianco.

“lo faccio perché sono solo e voi siete il mio gruppo… e non ho nessuno al mondo…quindi vedendo voi lo faccio anch’io..forse lo faccio per avere degli amici…per non restare solo e mangio anch’io i bambini, poichè chi va con gli zoppi impara a zoppicare, però mi sembra cattivo quel che faccio..dovete sapere che quasi quasi divento vegetariano…vorrei diventare un vegetariano e nutrirmi solo di verdure e patate…” diceva Torquato agli altri orchi lamentandosi della vita che era obbligato a fare…..

“Un orco vegetariano..non si è mai visto..sei uscito pazzo..su smettila e finisci di mangiare!” diceva l’orco Sigismondo mentre si fumava la sua pipa.

Un orco deve essere un carnivoro…tu sei strano…su andiamo e finisci di mangiare la tua zuppa!” diceva un altro orco di nome Arcibaldo mentre attizzava il fuoco..

Quella notte nel suo letto l’orco Torquato soffrì di una tremenda crisi di coscienza che gli causò brutti sogni. “Ho un dolore di vita….Ah che dolore!… ah! come soffro! …soffro troppo!…ci ho il dolore di coscienza aaah!..vivo nell’errore! …ho tradito la bontà della saggia vita!..come soffro tanto!….non sono differente dagli altri…eppure io soffro!.” Diceva l’orco Torquato piangendo nel letto e rigirandosi di qua e di là sul letto di legno nell’angolo della sua capanna durante la notte..

Così una notte lo sentirono le fate del bosco, che avevano pietà delle lacrime di Torquato, parevano sincere a tutte loro, vedendolo nel tormento…decisero di aiutarlo.

Dovete sapere che qualche giorno dopo, all’orco Torquato apparve durante la notte una fata..proprio vicino al letto che gli disse:

“Torquato sei sveglio?..Sono la fata Paolina…orco Torquato brutto cattivo… se non rimedi alla malefatte che hai combinato..finirai nel tremendo inferno!.”

E subito la fata Paolina portò Torquato a immaginare con la mente quel luogo infernale che apparve fiammeggiante e arso da un incendio tutto intorno…il luogo era pieno di sensazioni di sofferenza in quel luogo tremendo tutti gli orchi era prigionieri e vivevano nel dispiacere in eterno..

Fu così che l’orco Torquato si spaventò molto, si inginocchio di fronte alla fata e chiese: “Come devo fare per rimediare..non voglio finire laggiù nel fuoco eterno..voglio rimediare… aiutami tu oh! fata del bosco…”

“Segui il mio consiglio” disse la fata Paolina. “Prima che giunga il tuo morire..vai nella miniera degli orchi..ed estrai dalla roccia una pepita di oro, ma bella grossa, dovrai estrarre una pepita per ogni bambino che ti sei mangiato.

Fatto questo pensa di pentirti dei tuoi peccati e dai in quel momento un bacio alla pepita di oro e poi buttala in terra..vedrai il miracolo che capiterà.

Se lo farai… sarai perdonato da tutte le fate del bosco ed io ti aiuterò personalmente…però prima avrai da faticare… molto da faticare..questa è la tua penitenza!”

E così l’orco Torquato, un mattino si mise di buona volontà ed andò nella miniera di oro degli orchi, che stava sotto la montagna, attrezzato di picconi e di carriole e con tutte le buone intenzioni cominciò a scavare ed ancora scavare..le dure pareti della miniera..

E si mise anche a lavorare di piccone estraendo terra di giorno e di notte, tanté che gli altri orchi nel vederlo gli chiesero: “ma orco Torquato….chi te lo fa fare di faticare tanto… sei già ricco… alla tua casa non manca niente!”

“Non voglio finire all’inferno, ecco perché fatico tanto tutto il giorno..devo fare penitenza..e quindi fatico..” l’orco pentito rispondeva così ai suoi simili

ed essi pensarono che Torquato era impazzito nuovamente…poichè lo vedevano strano davvero…..

Invece l’orco Torquato aveva un obiettivo… lavorò e faticò tanto di giorno e di notte come aveva chiesto a lui la fata Paolina, finchè egli riuscì a trovare ed a estrarre tante pepite di oro, tante pepite quanti bambini si era mangiato tempo prima.

Faceva quello che gli aveva consigliato la fata Paolina e cosa capitò, si pentì dei suoi peccati..baciò una pepita di oro e subito dopo.. lanciò la pietra dorata per aria e questa nel suo ricadere causò il rumore della pietra sul suolo, e causò l’alzarsi dal terreno di una nube rosa-dorata e allo svanire della nube rosa-dorata.. cosa capitò?, apparve in quel luogo un bambino smarrito che aveva in mano la grossa pepita di oro..mentre una voce di fata diceva:

se l’era mangiato e non c’era più, questo è brutto e triste,

però il miracolo più bello è questo,

l’orco pentito è perdonato e il bambino che non c’era più, di nuovo esiste

subito l’orco Torquato accompagnò il bambino tornato in vita nel paese degli uomini, il paese dei suoi genitori, dai quali fu perdonato in quanto erano felici di aver riavuto vivo e sano il loro figlio e per consolare i dispiaceri avuti dalla scomparsa del figlio, i genitori ebbero in regalo dall’orco Torquato una pepita di oro .

E fu così che l’orco Torquato, capì in che consisteva il miracolo voluto dalla fata del bosco e come promesso l’orco pentito agì in seguito con questo rituale anche con tutte le altre pepite ricavate dalla miniera..

Prima aveva un pensiero di pentimento, poi baciava le pepite e poi le lanciava in terra..apparivano infatti tanti bambini vicino a lui..tanti bambini vivi e sani e con in mano una pepita di oro…

Fu così che ad ogni casa e famiglia del paese che Torquato aveva fatto un danno..fu ridato loro il bambino rapito dall’orco anni prima, con l’aggiunta però di un dono, ogni bambino aveva una pepita di oro con se ..da portare alla sua famiglia…

L’orco Torquato si scusò con tutti i genitori togliendosi il cappello in loro presenza, dicendo parole degno di un pentito e tornò consolato dal perdono ricevuto dai genitori dei bambini nella sua casa nel bosco.

Intanto una voce di fata diceva a tutti :

se l’era mangiato e non c’era più, questo è brutto e triste,

però il miracolo più bello è questo,

l’orco pentito è perdonato e il bambino che non c’era più, di nuovo esiste

mentre i genitori gioivano nel riabbracciare il loro bambino ritrovato… ed erano tornati felici…L’orco Torquato tutte le volte tornava fischiettando alla sua casetta situata nella foresta magica dopo aver compiuto la buona azione…era contento Torquato poiché aveva rimediato a tutti i suoi errori..

Un giorno entrò in casa e promise a se stesso e alle fate del bosco di diventare finalmente vegetariano e questa volta per il resto della sua vita, e di non comportarsi più come gli altri orchi…e si nutrì da quel giorno in avanti solo di patate, zucchine, carote ed insalata..

Gli amici orchi erano ormai rassegnati al suo comportamento differente…ormai pensavano Torquato uno strano orco…per loro Torquato era un orco matto…. in quanto si voleva vegetariano…per un orco era strano questo volersi…molti sanno che gli orchi delle favole sono infatti animali carnivori..

Fu così che questo orco pentito, fu perdonato nonostante i suoi peccati e con l’aiuto delle sue amiche fate del bosco, potè vivere giustamente anche lui, dopo la morte, in un sogno di pace e di benessere….

morale:

Fate volentieri regali ai bambini ad ogni Natale…otterrete così molte volte il loro perdono e la loro amicizia..riceverete inoltre dai bambini in cambio del regalo un augurio di un Buon Natale per tutti voi.

Fine

Autore. Egidio Zippone

(Milano, Settembre 2009)

Giudizio: originale, interessante

voto (da 5 a 10): 9

 

 

Favole di Egidio: Sostento e l’amico Didin

 

33285118-vista-anteriore-e-posteriore-della-cabina-cavallo-fiaba-trasporto-isolato-sfondo-bianco-uso-per-la-d

(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLE DI EGIDIO

SOSTENTO E L’AMICO DIDIN
INTRODUZIONE: Ad un povero ragazzo morirono i genitori, ma egli non restò veramente solo, da quel momento una voce amica gli dava dei consigli utili alla sua ricerca della felicità….il ragazzo infatti ebbe un destino fortunato….
INIZIO
Favola: Sostento e l’amico Didin
A volte accadono nella realtà, cose non normali per la gente, cose che è meglio non raccontare, cose da tenere segrete, cose che se le raccontiamo rischiamo di essere giudicati dei visionari o passare per scemi, ma credo che queste cose impossibili possano essere comunque un buon soggetto per una fiaba, ed ecco per voi questa storia.
C’era una volta nel paese delle favole, ambientato nel 1820 d.c., un ragazzo di 21 anni, di nome Sostento.
Che passava il suo tempo a giocare a scacchi con gli amici, non era un campione a quel gioco però ci sapeva fare.
Ma la vita spensierata e felice non dura per sempre, ed a questo ragazzo un giorno morirono i genitori, in quanto una brutta epidemia colpì l’intero paese causando molte vittime tra gli abitanti anziani.
Restato solo, disperato e senza lavoro, e senza amici poiché qualcuno diceva che gli orfani portano sfortuna, a causa di questa sofferenza e della solitudine di quei giorni, Sostento si ammalò di un esaurimento nervoso, questa malattia dei nervi fece ammalare il suo metabolismo, i neuroni del cervello si alterarono e la sua mente all’improvviso dimostrò stranezze a lui finora sconosciute, e da quel giorno Sostento cominciò a sentire una voce telepatica che gli parlava nella testa.
Sostento pensava di essere malato, ma quella voce però diceva cose sensate e sembrava dimostrare saggezza, tantè che Sostento pensava, smettendo di avere paura di lei, “forse la voce non è sintomo di malattia, forse non sono malato, forse è un potere magico nuovo, che fortuna posso ricevere consigli, sono solo al mondo è vero, non ho più i genitori, ma non sono veramente solo, ho una voce amica dentro di me..ed è telepatica con me.”
Sostento decise di non rivelare a nessuno questa presenza amica, temeva che la gente lo prendesse per matto o che lo ritenesse un diverso da loro, che forse erano invece normali, temeva di diventare un fenomeno da baraccone vittima della curiosità del prossimo, Sostento voleva per se una vita normale, quindi mantenne segreto il potere magico che era in lui.
La voce amica si presentò:” io che ti parlo, sono uno spiritello con voce mentale umana e mi chiamo Didin, e sono uno spirito a cui i tuoi genitori, quando erano vivi, hanno dato il compito di aiutarti a essere felice..dimmi Sostento quali sono i tuoi sogni segreti?” chiese la voce amica.
Sostento non si scompose, ebbene si, anche lui aveva dei sogni segreti e quindi affermò: “ voglio sposare una bella ragazza e diventare un signore benestante e abitare in una grande villa…puoi tu aiutarmi…si! è questo il mio sogno segreto!”
“Tutto qui, Sostento” rispose il Didin, “sarà facile renderti felice….domani raccoglierai le tue cose in uno zaino e partiremo insieme in cerca della nostra fortuna…che ne dici?”
L’indomani Sostento prese il suo zaino e ci mise dentro poche cose, un panino e una borraccia di acqua, e partì in cerca della realizzazione dei suoi sogni.
Cammina e cammina, Sostento giunse in un piccolo paese in mezzo alla campagna, proprio nel giorno dove era di ricorrenza la festa patronale.
Camminando tra la gente che festeggiava e beveva vino rosso e mangiava polenta e carne alla brace, Sostento vide in un angolo della piazza una tenda, di fronte a questa tenda un imbonitore chiedeva alla gente di entrare .
Quello strano imbonitore vestito come un mago, diceva alla gente che passava di li, di partecipare alla lotteria, avrebbero vinto un premio da vero signore..ad esempio una carrozza, un cavallo, ed un bel vestito elegante.
Sostento decise di entrare in quella tenda e con i suoi pochi risparmi volle partecipare a quella lotteria.
All’interno della tenda c’era un grosso bancone, ed un incaricato aveva disposto sull’ampio tavolo…tante carte colorate..egli chiedeva a tutti di comperare una carta per soli due soldi, e quelli che lo facevano avrebbero in questo modo partecipato alla estrazione della lotteria.
Arrivò il turno di Sostento di scegliere le sue carte.
Sostento pensò: “Spiritello di nome Didin questa carta vince?..e una voce nella testa rispose:” No! Non vince.” Rispose lo spiritello . “E quindi io non la compro.” disse il ragazzo.
Sostento pensò indicando una altra carta:” Spiritello di nome Didin questa carta vince?..e una voce nella testa rispose:” No! Non vince!” E quindi io non la compro!” affermò di nuovo Sostento.
Così per molti minuti, in quella tenda, Sostento sceglieva le carte, ma di qualche carta Sostento fu dissuaso a comperare, e quindi il ragazzo era indeciso, tanto è che l’incaricato stava pensando di mandare via quel ragazzo troppo ritardatario….ma all’improvviso lo spirito parlando nella mente disse al ragazzo:” quella vince..si!…quella vince…quella che hai indicato… vince si… comperala subito …svelto! Disse la voce amica in modo telepatico.
“Prendo questa!”…disse il ragazzo all’incaricato che aspettava impaziente, Sostento indicando una carta che raffigurava sul retro un asso di denari e ripeté..”Prendo questa carta!”
“Finalmente ti sei deciso ragazzo..dammi due soldi ed eccoti la carta…complimenti partecipi alla estrazione” aggiunse l’incaricato.
Giunse la sera, ed arrivò l’ora della estrazione della carta vincente.
E cosa accadde? Pensate un pò, dopo un po’ di fervida attesa, dall’organizzazione della lotteria fu estratta proprio la carta di Sostento, il ragazzo vinse il primo premio, lo spiritello Didin aveva indovinato…la carta con l’asse di denari era la carta vincente …fu quella estratta.
Il giorno dopo, Sostento era proprietario legittimo di una bella carrozzella trainata da un cavallo e tutti potevano vedere che egli indossava un vestito elegante da vero signore.
Il cavallo trotterellava per la strada in fretta in fretta, Sostento che era un bel giovane ed ora aveva indosso un bel vestito, arrivò in città e parcheggiò la sua carrozza ed il cavallo nella piazza nel centro del paese e ne discese.
Proprio in quel momento per le via del centro stava passando una carrozza più grande della sua, una carrozza che senz’altro apparteneva ad un ricco signore e su quella carrozza Sostento potè vedere la donna dei suoi sogni..e subito si innamorò di lei… fu amore a prima vista …tanto è che Sostento chiese ad un commerciante che stava li vicino…”Ditemi chi è quella bella ragazza su quella carrozza che ora è ferma davanti al municipio?”
Il commerciante rispose: “ quella ragazza è la figlia di un ricco fattore, padrone di mandrie, di vigne e di cantine di vino, il padre si chiama Don Riccardo, come vedi è già in età da marito è molto bella eh! ragazzo, il suo nome è Valeria”.
Sostento pur essendo poco distante, la guardò negli occhi e subito provò un emozione per lei, si era già innamorato di quella ragazza…la ragazza lo vide e ricambiò con un sorriso il suo sguardo complimentoso.
Sostento decise che l’indomani sarebbe andato nella villa dove abitava don Riccardo per chiedere in sposa la mano di sua figlia, avrebbe fatto qualsiasi cosa per sposarla, poiché ne era veramente innamorato, eh si! l’amore è come una malattia, soprattutto quando si é giovani, quando ci si ammala di amore, bisogna farlo sfogare.
Dovete saper che Don Riccardo era si molto ricco, ma proprio per questo aveva problemi…aveva delle paure.
Questo ricco signore era tormentato da malavitosi, bracconieri, ladri di bestiame e vandali del raccolto…che durante l’assenza dei guardiani rubavano e danneggiavano le ricchezze delle sue ampie terre, causando un ricatto…
Dovete sapere che li vicino, si nascondeva nel bosco poco distante, un capo brigante, molto astuto e furbo che si chiamava Fra Ribaldo, era noto questo brigante per la sua cattiveria.
Egli minacciava di saccheggiare la proprietà di Don Riccardo e dovete sapere che nessuno gendarme o guardia era mai riuscito a catturarlo.
Sostento si presentò alla villa ed ottenne il permesso dal maggiordomo di incontrare Don Riccardo, quindi giunto in presenza del ricco signore, Sostento si tolse il cappello e fece un bell’inchino e vedendo di fianco a lui la bella figlia, sorrise anche a lei, con uno sguardo di amore intenso e le baciò la mano….la figlia che si chiamava Valeria in quel momento, ebbe l’impressione di sentire una voce nell’aria che le diceva: “Questo bel giovane è innamorato di te!” era la voce dello spiritello Didin che faceva da intrigante.
Subito dopo una voce nella mente di Sostento diceva: “ ragazzo la tua strategia in questo momento sarà di dire la verità, chi dice la verità vince sempre!”
“Oh! Don Riccardo..dovete sapere che io sono un povero ma onesto cittadino, ma lei gentile signore, deve anche sapere che ho incontrato in città vostra figlia e mi sono subito innamorato di lei, sono innamorato di vostra figlia Valeria, per averla in moglie farei qualsiasi cosa per lei, ma ho con me soltanto la mia onestà e la mia sincerità di bravo ragazzo”.
Don Riccardo restò a guardarlo sbigottito e poi sbottò, “caro ragazzo, non siete nobile l’ho capito, avete modi eleganti è vero, ma non siete ricco e volete fidanzarvi con mia figlia… ohibò!
E’ vero che siete un bel giovanotto, dai modi gentili ed educati, e sembrate sano di salute, ma lo sposo di mia figlia, deve dimostrare fortuna e doti al di sopra della norma, deve essere superiore a molti.
Mia figlia, per di più, come vedete è anche molto bella, avete coraggio ragazzo a chiederla in moglie visto che non siete nessuno in paese…ragazzo nonostante i bei vestiti.. siete una nullità.
Non mi sembra infatti che voi giovanotto abbiate poteri e qualità superiori a chiunque altro..ve lo farò dire da mia figlia..questo lo meritate per il coraggio e la sfrontatezza che state dimostrando..”
Don Riccardo si rivolse a sua figlia Valeria e le disse:
“Questo giovanotto mia cara è innamorato di voi, cosa ne pensate?
Vedendo che Sostento era un bel giovanotto e avendo intuito che era veramente innamorato di lei, la figlia Valeria ne fu compiaciuta e rispose:
“Padre mettetelo alla prova, mettete alla prova le sue doti morali e qualità intellettive!” disse la ragazza contenta per la richiesta.
Si sentì un colpo di tosse nella stanza, era il maggiordomo che aveva sentito tutto, e che attirava l’attenzione del padrone: “il Fra Ribaldo….” disse il maggiordomo…”il bandito che affligge la vostra proprietà ..Ribaldo è una continua minaccia per voi…potrebbe questo ragazzo essere la soluzione.”
“E’ vero!”.. disse ad un tratto Don Riccardo….”cosa abbiamo da perdere se mettiamo alla prova la volonterosa devozione di questo giovane per la nostra famiglia”.
“E’ vero, lei giovanotto ha detto che per farmi piacere farebbe qualunque cosa..ebbene…la metterò alla prova..metterò alla prova le sue capacità e la sua intelligenza.
Dovrete cercare di scoprire il nascondiglio dei briganti che tormentano la mia proprietà, dovrete incontrare il Fra Ribaldo e convincerlo a desistere dal minacciare le mie terre…non mi importa come farete, ne cosa direte….ma se ci riuscirete, ed i briganti se ne andranno dai nostri confini….e tutto ciò per vostro merito..se ci riuscirete giovanotto, avrete dimostrato di avere doni di intelligenza e di diplomazia superiori a tutti…e quindi é giusto che io, che so apprezzare questi doni, la premierò.
Se ci riuscirete le donerò la mano di mia figlia in sposa..che vedo tutta contenta di questo vostro amore, poiché lei appare come un bel giovanotto molto educato…e il vostro amore per Valeria è grande…e mia figlia lo ha capito.” Disse don Riccardo
“A vostro rischio e pericolo però..badate giovanotto che state rischiando la vostra vita, poiché si sà che Fra Ribaldo e molto permaloso e facilmente ordina ai suoi briganti di uccidere…egli secondo me è molto crudele.. ahimé! ragazzo rischiate la vostra vita per amore!.”
“Come ho detto gentile signore, io per vostra figlia farei qualsiasi cosa..e quindi non ho paura!”. Rispose Sostento.
Sostento l’indomani prese la carrozza e pur senza armi decise di avviarsi nel bosco alla ricerca del nascondiglio dei briganti….con le redini aizzò il cavallo e si incamminò per i sentieri bui del bosco…
Mentre Sostento si trovava nel centro del bosco, ecco che da dietro gli alberi uscirono all’improvviso tre brutti ceffi armati di schioppo tutti mascherati nel volto che gli intimarono: “altolà…mani in alto…sei vuoi salva la vita…alza le mani!”
“Chi sei tu che ti aggiri nel oscuro bosco come se niente fosse, non sai tu che questa è zona nostra… zona dei briganti…stai con le mani ben in alto… su!”
“Mi chiamo Sostento, sono disarmato, e voglio parlare con Fra Ribaldo il bandito, mi presento come ambasciatore di pace, mi manda don Riccardo…non sparate!” Affermò Sostento un po’ intimorito dalle armi che gli puntavano contro.
I tre banditi prima perquisirono Sostento, poi gli legarono le mani e gli bendarono gli occhi e lo portarono quindi all’accampamento di tutti i briganti.
Fra Ribaldo vide il giovanotto, ed ordinò di rubargli la carrozza ed il cavallo e poi disse: “mettetelo al sicuro ben legato nel capanno..in seguito lo interrogherò questo ragazzo, però ha del coraggio costui eh!”
Giunse la sera, ed i briganti presero Sostento e lo portarono nella ampia tenda dove si trovava Fra Ribaldo come da lui deciso.
Sostento stava improvvisando, non aveva un piano, decise quindi di utilizzare la strategia che più riesce facile ai principianti, dire la verità.
“Parla ragazzo che vuoi da me!” disse Fra Ribaldo pulendo il suo pugnale…che ti porta in questi luoghi sinistri a rischiare la tua vita!”
“Mi chiamo Sostento, sono un ragazzo povero, molto innamorato della figlia di don Riccardo, padrone di queste terre che voi conoscete bene.
Dovete sapere oh! grande capo dei briganti, che otterrò il permesso di sposare Valeria, solo se riuscirò a convincere voi ad andarsene da questa regione. “
“ah ah ah! ” il brigante Fra Ribaldo a sentire quella intenzione scoppiò in una sonora risata.
Dovete sapere cari lettori, che Fra Ribaldo non era crudele come diceva la sua fama, egli aveva origini umili e ricordava molto spesso con nostalgia la sua gioventù, e quindi provò commozione ad ascoltare il sogno di amore che aveva Sostento.
Così non obbedendo ai doveri di immagine di essere un capo severo, Fra Ribaldo confidò a Sostento, dopo aver ordinato al brigante di sentinella di uscire dalla tenda dove stavano, il suo parere se restare o andare via:
“Ragazzo devi sapere, ma è un segreto, che nemmeno io voglio restare a lungo nel bosco, fa freddo è umido qui, il giaciglio è duro da dormire, devi sapere che vorrei tanto ritirami a godermi il frutto delle mie ruberie, ma non posso purtroppo, i miei briganti sono avidi e vogliono ancora rubare e danneggiare, quindi non ti posso accontentare, non è che non voglio, non posso, come faccio a convincere i miei briganti che non è per paura che me ne vorrei andare da qui…ma solo perché sono vecchio e stanco..non so!”
“Però sarebbe bello ritirami e godermi la vita in altro luogo” disse Fra Ribaldo.
Fu allora che Sostento ebbe una idea, avendo capito che il capo dei briganti che gli stava di fronte non era così cattivo, il ragazzo disse: “Facciamo una scommessa, Fra Ribaldo, che gioco ti piace fare?”
“Bravo ragazzo, in questo bosco l’unico divertimento e mia distrazione, è di giocare a scacchi con i miei amici briganti..”
E così astutamente Sostento ebbe un idea:
“Decidiamo insieme di dare un opportunità anche a me, che sono così sincero, e facciamo una promessa solenne davanti a tutti i briganti dell’accampamento…si! una scommessa!”.
Sostento si avvicino con la sua testa alla testa del capo dei briganti e continuò parlando a bassa voce, fu cosi che poco dopo, i due uscirono dalla tenda, fra Ribaldo radunò tutti i briganti e disse loro:
“Compagni di avventura, miei briganti!
Come sapete io Fra Ribaldo vostro capo, sono un campione del gioco degli scacchi, il migliore di tutti voi, dovete sapere che questo ragazzo mi ha sfidato, ha osato sfidarmi ad una partita di scacchi, che non si dica che io ho paura di costui, ne va della mia fama di essere un bravo giocatore, ma tranquilli di certo costui non mi vincerà, e se il ragazzo perderà a scacchi, io stesso gli taglierò la testa. ..così ho deciso che non ho niente da perdere ad accettare la sfida richiesta..comunque dovete sapere che tanto ho deciso io e questo vi basti! .”
E qualcuno dei briganti chiese: “E se vince il ragazzo cosa succederà?”
“Ormai la scommessa è decisa, ma non accadrà che questo ragazzo avrà la fortuna di vincere me, se vincerà allora ci consoleremo così….. eh eh! …ce ne andremo tutti quanti dalla foresta.
Ma aspettate a lamentarvi, ho deciso che prima divideremo il bottino, si! compari!…ci divideremo il nostro cospicuo bottino e ce ne torneremo in altro luogo a casa nostra…ah ah ah! ma siccome questo ragazzo perderà di certo, ci divertiremo a torturarlo!.”
Poi Fra Ribaldo rivolto al ragazzo aggiunse: “Giochiamo a scacchi se vinci tu ragazzo tutti i miei briganti se andranno, ma se per caso vinco io la partita a scacchi, tu ragazzo sarai giustiziato e decapitato all’istante… zac!” disse il capo brigante facendo un gesto con la sua mano all’altezza del collo.
Sostento sapeva un poco giocare a scacchi, le regole del gioco le sapeva, ma non era un campione, vedendo quel gesto con la mano che imitava una spada tagliare la gola, si spaventò, ma una voce mentale in lui lo rassicurò, era la sua voce amica che gli disse in telepatia: ”Accetta la scommessa ragazzo, io ti aiuterò, io Didin sono un campione a quel gioco e poi mi pare che tu non hai altra scelta!.” disse la voce amica nella mente.
Il giorno dopo all’ora di pranzo la partita ebbe inizio.
Tutti i briganti erano nel centro del campo del loro rifugio..su un tavolo una scacchiera già pronta, e li vicino di fronte l’uno all’altro…Sostento l’innamorato e il capo brigante Fra Ribaldo, essi stavano per sfidarsi ad una partita a scacchi il cui risultato poteva avere conseguenze determinanti e drammatiche.
La partita ebbe inizio, cominciò fra Ribaldo, lui aveva gli scacchi bianchi, aprì di pedoni e successivamente mosse di cavallo.
Sostento, che aveva gli scacchi neri, si difese bene, nonostante fosse inesperto.
Didin intanto rivelava a Sostento le intenzioni del suo avversario: “Attento ragazzo vuole mangiarti la regina..ti avverto del pericolo!”
Sostento con una contro mossa, evitò la trappola dell’avversario.
La voce amica suggerì ancora a Sostento:
” Fra Ribaldo è più preparato di te a questo gioco, non ci resta che semplificare la partita facendo molti scambi ..si molti scambi di pezzi… però alla pari eh!..forza ragazzo..fai gli scambi tra i tuoi pezzi e i suoi..obbliga!”
Dopo qualche quarto d’ora, sulla scacchiera c’erano pochi pezzi… ma Sostento stava per perdere, il ragazzo ora si trovava in svantaggio.
Il ragazzo era in pericolo, il Didin decise una furbizia per aiutarlo: ”Devo barare e aiutarti in modo irregolare, disturberò la concentrazione del tuo avversario, lascia fare me è giusto..in palio c’é la tua vita ragazzo… eh si! devo barare a fin di bene!”.
Fu così come per magia, che dalla testa di Sostento uscì un ectoplasma invisibile di energia luminosa verde, questo vapore ecto-plasmico entrò nella testa di Fra Ribaldo e raggiunse il suo cervello.
Fra Ribaldo si sentì all’improvviso intontito, ma doveva giocare ugualmente, tutti lo stavano osservando, non poteva ritirarsi, i suoi pensieri erano diventati confusi, la sua memoria anche, fu così che il capo dei briganti in seguito all’intontimento sbagliò una mossa decisiva.
Sostento poté affermare a suo vantaggio: “pezzo toccato.. pezzo da muovere!” fra Ribaldo fu costretto a muovere la regina  poiché poco prima l’aveva presa in mano e cadde nella trappola di Sostento, che mosse l’alfiere e disse. “Ecco!… scacco matto!”
Sostento con abilità….era riuscito a fare scacco matto.
Il capo dei briganti si stropicciò gli occhi e le sue grosse sopracciglia si inarcarono…e guardò la scacchiera stupito…purtroppo era scacco matto…fra Ribaldo, con la sorpresa di tutti, aveva perso.
“Ho vinto!” dice il ragazzo..”tu brigante hai perso la scommessa, adesso tu e i tuoi briganti dovrete andarvene da qui, mi hai dato la tua parola di onorato capo-brigante..ricordi Fra Ribaldo?” affermò deciso Sostento.
Ci fu un momento di silenzio, fu così che dal gruppo dei briganti che si trovavano intorno ai giocatori qualcuno urlò: “Capo! io non me ne voglio andare da qui… uccidilo comunque questo ragazzo” disse un brigante..
“I ladri come noi non sono obbligati ad essere obbedienti alla parola data!” disse ancora lo stesso brigante.
“No! la parola mia e la parola di un capo, ed ha molto valore, anche Fra Ribaldo crede nell’onore”. Rispose il capo brigante mentre teneva la mano sulla pistola che stava nella cintura…
Intanto lo spiritello Didin ritornò, in forma di ecto-plasma di luce verde, traslando da un corpo all’altro, nella testa di Sostento.
“Questo ragazzo mi ha battuto come vedete quindi merita rispetto!” urlò fra Ribaldo..che adesso ragionava meglio.
“Uccidi comunque il ragazzo.. ma che hai paura di essere malvagio? Continuava a dire l’altro brigante.
“No!…Io Ribaldo .. non ho paura di essere cattivo…. infatti ucciderò te….aprì il grilletto della sua pistola, prese la mira rapidamente e con un sol colpo fra Ribaldo uccise il brigante che contestava le sue intenzioni…PUM!
Il brigante con su il volto una espressione di stupore..si mise le mani sul petto bagnato di sangue e cadde morto sul terreno.
“Che ce qualcun altro che vuole guai!…io ho una sola parola!….dividiamoci il bottino e andiamocene!…. torniamo a casa a goderci la vita… siamo ricchi. Questo rompiscatole adesso è morto… uno di meno con cui dividere il frutto delle nostre ruberie!”
Fu così che quel giorno, il gruppo dei briganti, dopo essersi diviso il loro tesoro accumulato rubando, salirono a cavallo e si dileguarono per i diversi sentieri del bosco… ognuno per la sua strada…
Fra Ribaldo allora, tenendo nella sua bisaccia la sua parte di bottino si avvicinò a Sostento, prese carta e penna e si mise a scrivere un messaggio:
“Don Riccardo, è per te questo scritto, noi siamo nemici, ed io non ho paura di te, ma è grazie a questo ragazzo innamorato di tua figlia, che le tue proprietà, che per lungo tempo ho depredato, ora avranno pace….firmato il bandito fra Ribaldo.
“Tieni questo messaggio ragazzo e consegnalo a don Riccardo, ritorna libero a casa tua anche te, e vivi felice… tu che hai incontrato l’amore.. e sei un ragazzo fortunato!” fu così che Fra Ribaldo colpendo con una sberla la groppa del cavallo imbrigliato alla carrozza di Sostento gli causò il mettersi al galoppo.
Il brigante ridendo… salutò il ragazzo da lontano… Sostento intanto tentava di controllare con difficoltà le redini, il cavallo imbizzarrito e la sua carrozza ora correvano in modo disordinato… Ma Sostento ci riuscì e finalmente se ne tornò verso la strada che portava all’uscita del bosco, finalmente verso la pianura
Quella stessa sera nella villa di don Riccardo.
Il ricco signore non poteva credere ai suoi occhi, il messaggio datogli da Sostento, diceva proprio questo, finalmente il brigante sanguinario che devastava le sue terre se ne era andato e tutto questo grazie a questo ragazzo.
“Bravo Sostento, tu hai dimostrato qualità superiori alla norma, io so riconoscere chi ha capacità, e quindi ti permetto di frequentare mia figlia Valeria.”
Passarono gli anni e fu così che Sostento, dopo due anni di fidanzamento con Valeria, ebbe il permesso finalmente di sposare la figlia di don Riccardo..i due erano molto innamorati, tutti lo avevano capito.
Sostento aveva dimostrato capacità superiori agli altri, Don Riccardo si sentiva onorato di imparentarsi con lui, pensate egli diceva ai paesani:
”Questo ragazzo da solo ha mandato via dalle mie terre, il crudele Fra Ribaldo, noto bandito, che spargeva il terrore in tutta la regione, sono felice di dargli in sposa mia figlia, poiché è un valoroso.”
Fu così che Sostento e la sua fidanzata Valeria sI sposarono, fu un bel giorno ci furono dei festeggiamenti, dopo qualche anno ai due innamorati nacquero due bambini…due bei gemelli.
Qualche anno dopo, purtroppo durante un viaggio in medio oriente per motivi commerciali, a causa della malaria morì per malattia don Riccardo, fu così che Sostento ereditò tutto il patrimonio di suo suocero e divenne di conseguenza molto ricco.
Sostento e Valeria vissero nel benessere economico e furono contenti poiché governarono i loro possedimenti ed educarono i loro figli al rispetto delle opinioni e del libero arbitrio.
Sostento non era solo in questo..nella sua mente viveva un segreto, lo spiritello Didin, che lo consigliava sempre, come una voce amica, suggerendo a lui il modo giusto di governare la proprietà ed il modo migliore di consigliare i figli.
Morale: noi non siamo veramente soli, molto spesso c’é qualcuno che ci consiglia, soltanto che non sempre ce ne rendiamo conto.
Abbiate in voi il coraggio di credere nei sogni che desiderate, abbiate fiducia in voi, perché molto spesso anche i sogni impossibili si realizzano.
Fine
Autore: Egidio Zippone
(Milano, Luglio 2015)
Giudizio: interessante, originale
voto (da 5 a 10): 9

 

 

Favole di Egidio: il ragazzo invisibile

cieli_nuvole_052

 

(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

IL RAGAZZO INVISIBILE..

INTRODUZIONE: ciò che è indescrivibile, poichè non esiste oppure perchè è invisibile, sarà sempre considerato migliore di ciò che è reale…. la sua immagine limpida, pura e sconosciuta…lo rendeva invisibile e pensato perfetto .ma..

INIZIO

Favola: Il ragazzo invisibile

C’era una volta, nel mondo delle favole, un giorno di sole che seguì ad una notte di pioggia, il sole e l’arcobaleno del cielo fecondarono l’acqua di un mare calmo con la loro luce, fu così che dalla sabbia bagnata dal mare illuminata dal sole, nacque un essere invisibile, che uscì dal mare e si incammino per la terra in cerca di uno scopo di vita.

Egli arrivò In un lontano paese, arrivò non si sa da dove, era un ragazzo che di certo non era come gli altri, forse era meglio… forse era peggio, non si poteva capire, egli era infatti un ragazzo invisibile.

Egli non lo si vedeva, egli non rifletteva la luce..ma lo si sentiva e gli si parlava..per questo chi aveva avuto a che fare con lui, lo riteneva molto bravo, lo riteneva pieno di giudizio e di rispetto.

Il ragazzo non aveva una casa, ne genitori, ma molti lo volevano tutto per loro, gli offrivano volentieri ospitalità.

La famiglia di Enrico, una famiglia rispettata in tutto il paese, fu ritenuta meritevole di questo e si offrì di ospitarlo..così il ragazzo andò a vivere in casa loro…ora aveva un posto definitivo dove stare.

Il ragazzo invisibile non aveva un nome, perché qualunque nome non sarebbe stato adatto a descriverlo, in quanto era invisibile, i suoi modi ed il suo parlare lo facevano pensare perfetto, in quanto invisibile non si poteva contraddire la suggestione di bellezza perfetta che scaturiva dal suo essere, un qualsiasi nome avrebbe danneggiato la sua suggestione, il suo vero essere sarebbe stato incrinato dai limiti dettati da un qualsiasi nome.

Il ragazzo fu abilitato a frequentare una scuola e subito dimostrò con il suo parlare e il ragionare, quanto fosse bravo, generoso..e aiutante di tutti, e dimostrò buona volontà.

Il ragazzo era simpatico..non era vanitoso aveva molte qualità ma non se ne vantava…i buoni giudizi di tutti, della preside e dell’insegnante erano giusti ..tutti i compagni di scuola ne parlavano bene..era così bravo e intelligente, ma nonostante ciò, non causava invidia negli altri…poichè era invisibile, non era come gli altri.

Enrico il ragazzo che lo ospitava era contento di averlo come amico, quasi un fratello in famiglia, compagno a scuola e compagno allegro durante i giochi.

Per individuarlo meglio e dare un orientamento al prossimo si decise che il ragazzo invisibile doveva essere vestito con pantaloni e camicia e un berretto colorato in testa, “ma il viso e le mani restano inevitabilmente invisibili..per quello non c’è niente da fare” disse il ragazzo.

Lo sapevano tutti che il ragazzo viveva una realtà particolare..ma la qualità e la sapienza del suo parlare, i consigli che dava agli altri, erano così precisi che tutti gli perdonavano il fatto di non essere uguale a loro.

Il ragazzo invisibile era la gioia di tutte le mamme ed i ragazzi del paese lo sapevano, ma non erano invidiosi di questo, lui si rendeva conto di ciò, ma era generoso e simpatico ugualmente..quindi anche per tutti i ragazzi era giusto così…che lui fosse ritenuto migliore di loro.

Il ragazzo invisibile durante il fine settimana passava molto spesso il pomeriggio con una ragazza di nome Manuela, che rimaneva molte volte da sola in casa, infatti i genitori erano in viaggio spesso per lavoro, per farle compagnia poiché lei aveva paura della gente malvagia e dei ladri..il ragazzo invisibile le faceva compagnia e gli raccontava storie meravigliose, gli recitava poesie piene di sentimento, la rallegrava tutta il giorno, tanto è che la ragazza si era innamorata di lui e diceva a tutti che il ragazzo invisibile era il compagno ideale per una ragazza come lei.

Nelle ore di ginnastica a scuola egli aveva dimostrato di saper giocare a calcio ed era giudicato bravissimo dall’allenatore, dribblava tutti e passava il pallone con abilità, e faceva molti gol… era il migliore in tutto, anche se era visibile solo nei pantaloncini e nella sua maglietta, egli però era un campione nato.

Allo stesso tempo era simpatico a tutti e se qualcuno lo prendeva in antipatia era subito consigliato a far pace dai suoi modi educati e persuasivi, il ragazzo invisibile dimostrava di essere un grande amico.

-La prima bugia

Ma la vita non è tutta rose e fiori, qualcuno aveva anche problemi in quel paese.

Un giorno la signora che gli fungeva da madre che lo aveva adottato, la madre di Enrico..si innamorò di un altra persona..e tradì il legittimo marito.

La donna ormai adultera, si confidava con il ragazzo invisibile e gli diceva: “non posso lasciare mio marito perché è molto ricco, perderei la tutela di mio figlio Enrico, quindi tu mi devi aiutare, devi dire a mio marito che ieri siamo stati insieme tutto il giorno, tu ed io a studiare, così lui non sospetterà che c’è un altro uomo nella mia vita..devi farmi da testimone, altrimenti mio marito chiederà il divorzio..e sarà la mia rovina economica”.

Il marito quella sera tornò dal lavoro tutto serio, qualcuno in paese gli aveva parlato di sua moglie in malo modo ed ora aveva dei brutti sospetti.

Fu così che il padre di Enrico dopo aver parlato a lungo con sua moglie, chiamò il ragazzo invisibile e gli chiese:” Mia moglie mi ha detto che ieri durante la mia assenza è stata sempre con te tutto il giorno ad aiutarti nello studio..è vero quel che dice?..in paese gira una brutta diceria.”

Il ragazzo invisibile sapeva tutto ma decise di mentire, si ricordò delle parole della madre adottiva ed tutti i favori che ella gli aveva fatto, e decise di dire una bugia al padre che lo ospitava e quindi rispose così dopo un po’:” Si! tua moglie è stata sempre con me tutto il giorno durante la tua assenza per aiutarmi a studiare!”

Il padre di Enrico respirava ora con sollievo.. poiché in paese la gente aveva mormorato cose malvagie…e lui si era alterato:.”in paese si mormora un brutto giudicare..che mia moglie mi tradisce, sappi che tu mi hai ridato la gioia di vivere caro ragazzo”

Ed i due coniugi si scambiarono un bacio in quel momento.. tornò l’armonia nella casa dell’amico Enrico.

Il ragazzo invisibile aveva avuto pietà della donna adultera in quanto ella era stata molto spesso buona con lui, lo aveva adottato e lo aveva accudito, quindi del suo vero amore che quella donna nutriva per il suo amante, il ragazzo mantenne il segreto, ed aveva anche deciso di mentire al padre che lo ospitava..commettendo però un ingiustizia nei suoi riguardi.

-Altra bugia del ragazzo

La settimana dopo a scuola stranamente non era presente in classe la sua compagna Manuela, ella aveva disobbedito ai genitori e non si era presentata a lezione, ella aveva preferito passare la giornata con le sue amiche al parco dei divertimenti, che si trovava alla periferia del paese..come dicevano i ragazzi nel loro linguaggio giovanile “Manuela ha bigiato la scuola!””.

Il padre di Manuela, quella sera sentì dire dalla figlia che a scuola c’era uno sciopero degli insegnanti e che lei era stata obbligata a stare all’aperto tutta la mattina in compagnia del ragazzo invisibile, che tutti conoscono in paese come ragazzo serio e bravo.

Il padre di Manuela allora chiese al ragazzo invisibile:” mia figlia è stata con te? è vero che c’era sciopero a scuola?, è vero che ieri la scuola era chiusa?”

Il ragazzo invisibile era combattuto nel dilemma di dover dire la verità e causare il rischio che l’amica fosse punita gravemente dal padre..oppure mentire e dare sollievo, scelse di mentire..decise quindi di aiutare per amicizia la ragazza e disse a suo padre:” Si! Manuela è stata con me quel giorno poiché la scuola era chiusa a tutti ed è questa la verità!”

Il padre di Manuela diede una carezza alla figlia e la riporto a casa…scusandosi per il sospetto avuto che la figlia fosse stata negligente.

Sono gia due volte che mento…pensò il ragazzo..a volte la dura realtà, mi consiglia anche se a fin di bene, a dire piccole bugie,.

-La gita in montagna

Enrico accompagnò il ragazzo invisibile ad una gita in montagna, il ragazzo invisibile si allontanò girovagando per il bosco, nel vedere la bellezza pura e limpida del creato che lo circondava, il ragazzo invisibile ebbe una crisi di coscienza, vedendo in contrasto la bellezza della natura e nel sentire quello che gli mormorava la sua coscienza…

L’aria era pura, il verde dei boschi aveva un bel colore..e lui invece no!…L’arcobaleno e il sole gli parlavano nel silenzio ..lo rimproveravano duramente e lui comprese che non era più perfetto al loro giudicare..a causa delle molte bugie dette nei giorni prima.

Ora il ragazzo invisibile era in piena crisi di coscienza, aveva detto bugie a due persone care che gli avevano riposto la loro fiducia, egli non si comprendeva più come prima..e doveva cambiare in qualcosa, se voleva ritrovare la vera pace interiore.

L’Arcobaleno lo punì e gli ritornò la rifrazione della luce e il Sole lo allontanò dai raggi che lo rendevano invisibile…essi volevano che il ragazzo ora rivelasse crudelmente la sua immagine alla gente, una immagine povera, il sole e l’arcobaleno fatti di idealismo e di purezza non volevano più essere complici della sua falsa perfezione, avevano saputo che il ragazzo era capace di mentire.

Il ragazzo piano piano diventò ben visibile alla gente che stava presso di lui.

Le sue mani, il suo volto le sue gambe, ora mostravano un ragazzo ben visibile e ora egli sapeva di avere un nome e diceva di chiamarsi…”Realismo”..diceva così a chi lo incontrava.

“Realismo è il mio nome… eccomi a voi, giudicatemi pure!” diceva il ragazzo.

La coscienza del ragazzo aveva una colpa pesante, egli aveva imbrogliato persone giuste..ed egli adesso era come tutti gli altri, non era più un essere perfetto agli occhi della natura..e decise di vivere comunque la sua nuova vita tra i mortali, in modo identico a loro.

Il ragazzo camminò per il paese..tra la gente …ora che era visibile…era giudicato da questo e da quello, chi con simpatia, chi con ironia, ognuno gli rivolgeva giudizi severi, egli subiva i rimproveri delle persone che  aveva deluso, in quanto una volta avevano fiducia in lui…”non è neppure bello e robusto come lo pensavamo!” dicevano le ragazze che ora lo potevano vedere e giudicare.

Era triste ma qualcosa lo salvò dalla disperazione, lo aiutò l’amore di una ragazza, Manuela che era innamorata di lui da sempre, lo incontrò e gli disse nel vederlo finalmente vero come gli altri ..”ti credevo e immaginavo più bello e più alto ed anche il tuo nome fa un po’ ridere a sentirlo…ti chiami Realismo…è un nome strano!.” poi vedendo il ragazzo diventare triste aggiunse “ma ti voglio bene lo stesso, sei il mio ragazzo preferito anche se la perfezione che rappresentavi, non esiste più in te, forse anche a causa mia, non sei perfetto ma ugualmente ho deciso di amarti!” ..e così i due ragazzi diventarono fidanzati e si promisero che un giorno si sarebbero sposati.

Realismo si trovò un lavoro, e nonostante il suo comportamento in paese non fosse compreso più da tutti come prima..poichè tutti avevano capito che il ragazzo aveva detto delle bugie e che fu complice di menzogneri…infatti la verità prima o poi diventa nota a tutti…diventato giudicabile, nonostante questo, Realismo ebbe coraggio di vivere….Realismo si inserì comunque in quel mondo..fatto di persone non tutte perfette moralmente, proprio come era lui adesso…ma erano persone da ritenere vere e reali proprio per questo motivo..

Morale:

il ragazzo era la perfezione del creato fatta persona….che nel mondo delle favole, nasce dal Sole e dall’Arcobaleno, esseri puri e limpidi per tutti noi, essi sono un simbolo di verità…

Come punizione per i suoi errori, il ragazzo decise di diventare giudicabile da tutti, proprio come gli altri ..egli trovò in questo modo la sua espiazione….adesso il ragazzo era come molti altri..non perfetto e lo si vedeva chiaramente, il preferire di immaginarlo un ragazzo perfetto non era più obbligatorio…anche perché non era più possibile..

La realtà non può tenere nascosti i suoi difetti..

Quando la perfezione obbedisce allo scambio di favori commettendo ingiustizia..smette di esistere..cambia nome e diventa realtà… realtà umana…e cioè l’individuo umano ritorna vulnerabile come essere…non è più perfetto…e non piace più a molti…

Fine

autore: Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2007)

Giudizio: Interessante, saggio

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: gli indovinelli di Abel

immersi-nella-vegetazione

 

(racconto di tipo nero e bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 30 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

GLI INDOVINELLI DI ABEL..

INTRODUZIONE: ravvedersi e poi tornare amici della gente per bene, è più vantaggioso per il nostro rendimento mentale, non farlo e sentire il dovere di litigare di continuo con il mondo perbenista, porterà Cain a rischiare di stare male nella salute..ma..

Favola: Gli indovinelli di Abel

Inizio

Questa è una storia che capitò nel mondo delle favole, in un paese lontano lontano tanti secoli fa.

In quel paese la gente era semplice come da noi…ma c’era comunque una differenza… in quel tempo governava un rispettato e onorato re… viveva laggiù un re molto saggio e comprensivo…ma questo sappiate non accade oggi in tutti i paesi del mondo.

La storia può incominciare..bisogna pensare di essere in un tempo storico un pò lontano..tra 1700 e il 1750 d.c.

Oltre la montagna c’era una pianura ed un paese non molto grande..intorno la campagna e nel mezzo della campagna un laghetto e sulla collina il palazzo di re Secondo..si chiamava così il re…nel palazzo del re abitava anche il ragazzo di nome Abel.

Il paese era governato dal re e amministrato dal comune..non c’era la polizia che tutelava l’ordine..si poteva fare giustizia da soli.. oppure chiedere consiglio al re unico giudice di tutto il paese..

In quel paese un dramma si stava compiendo…..stavano tentando di linciare….dico rimproverando con tremenda crudeltà..un peccatore un certo Cain….povera persona nulla-tenente e nulla-facente.

Abbandonato dalla madre Cain fu ricoverato in un collegio, dal quale cresciuto e diventato un ragazzo fuggì, poichè si stava male in quel luogo ed erano molto severi con lui, da allora Cain viveva come uno sbandato per le vie e le baracche del paese.

Egli aveva commesso molte malefatte …a volte rubava, a volte imbrogliava a volte diceva bugie…in quanto nessuno lo aiutava..così era obbligato ad aiutarsi da solo e pensava:

” cosi si risparmia… non ce bisogno di dover pagare l’aiuto di altri!” .

“Cain fa peccati e approfitta dell’altra gente… egli si da gioia e svago imbrogliando..”

diceva di lui la gente per bene del paese…”è un tipo strano quel Cain..non c’è da fidarsi!”

I suoi imbrogli non erano però molto abili e Cain era sempre scoperto….malamente viveva ..rincorso per le strade e maltrattato dalla gente…e quindi il povero Cain non stava bene….molti lo minacciavano di morte…e lui Cain aveva spesso sputato sulla porta e sul portone di qualche vicino..dicendo e urlando loro subito dopo: “non vi voglio come capo spirituale!” e poi scappava via..

A causa della fame e dei ripetuti linciaggi morali e fisici Cain non aveva più un lavoro…e senza lavoro ne donne ne soldi…nessuno lo aiutava a sopportare la povertà in quel paese.

Ma Cain nonostante il rubare ai commercianti, ugualmente era povero, poichè aveva il vizio del gioco d’azzardo…giocava ai dadi…perse tutto il suo denaro nelle osterie in questo modo sbadato…ed un giorno Monica una sua amica lo cacciò via di casa..ella disse a Cain:

“Non hai più soldi da darmi…non avrai favori da me!” Disse questo e chiuse la porta in faccia al povero Cain che si mise spaventato nuovamente a rubare ..per la fame.

Cain però aveva scoperto un modo molto furbo..per darsi un po’ di benessere e farsi tollerare….il modo consisteva in questo: dire continuamente a tutti..codeste parole:

”Si! signori ho sbagliato! ma c’è chi ha sbagliato come me.. e di più di me..c’è una graduatoria di merito!”

E faceva continuamente il nome di un altro dicendo inoltre che le colpe dell’altro erano più gravi..nel tentativo che i ben pensanti più arrabbiati si dimenticassero di lui…e se la prendessero invece con quello.

E la gente gli rispondeva..”e chi è costui? Diccelo così lo possiamo punire!”

Ed Cain rispondeva. “Si chiama Abel….ha tanto danneggiato il prossimo..ma vedete l’ingiustizia… ora egli vive come uno che merita  contento e protetto alla corte del re!” ..continuò Cain..”forse i miei peccati non sono gravi..oppure quel Abel ha la furbizia di circuire un ingenuo re..allora voi che sapete giudicare.. che dite?!

Nel palazzo del re intanto

Il gran consigliere del re…Pietro… mandò a chiamare Abel e gli disse:“In paese c’è qualcuno che parla male di te caro amico…sei usato per far passare per ingenua… l’indulgenza del nostro amato re!.”

Il gran consigliere Pietro aggiunse: ”tu sei stato perdonato di tutti i tuoi peccati tempo fa dal re in persona..eri colpevole lo so….ma il re ti ha protetto ugualmente….ma devi sapere che ora in paese c’è un peccatore incallito….che vive male e nel peccato e quando lo rimproverano in tanti…. fa il tuo nome di continuo ….sarà la sua disperazione del momento a obbligarlo a questo espediente.. non sappiamo…. Ma lui fa sempre il tuo nome…egli dice “Abel è come me!”..anzi dice : “Abel é peggiore di me!”….e dice anche “Abel ha commesso atti ingiusti.. ha rubato…..come mai a lui non fate niente?”

“In seguito a questa situazione antipatica tutta la gente del paese di conseguenza pensa te Abel con astio e qualcuno crede che il nostro amato re, sia un re ingenuo!.”

Il gran consigliere era affezionato ad Abel, il ragazzo quando viveva in paese era rimasto orfano e dopo aver sofferto molto, Abel a causa della cattiveria umana  e di alcuni ladri, aveva chiesto aiuto al re, ed il re che era un generoso lo aveva accolto presso la sua dimora, perdonandolo e proteggendolo.

Ma ora l’amicizia del re con Abel creava problemi all’immagine del re ed a tutti i suoi amici.

Diceva il gran consigliere Pietro ad Abel….“Quel peccatore quel Cain…fa il tuo nome in momenti di dissidio e tutto il rancore della gente del paese finisce nell’anima del nostro re e nella mia.. che sono vecchio….. deve avere saputo qualcosa di te Abel…. non so da chi…ma forse non sa che sei stato perdonato..bisogna dirglielo!.

” Il nobile Pietro continuò: “E’ deciso! Lo so che tornare in paese ti farà ritrovare vecchi traumi ma è necessario…Abel vai in paese e fai pentire quel Cain dei suoi peccati..in quanto non troverai la vera pace, finché quel peccatore non sarà perdonato come te dal re, fatto questo di conseguenza quel Cain, non avrà più bisogno di usare la tua identità come scusa per restare impunito…e il tuo nome tornerà fonte di gioia e di pace quale era una volta..e il nostro re buono e permissivo non avrà più problemi!”…. “Quindi Abel!” continuò il nobile Pietro…. “ti do un consiglio va in paese…e fai pentire Cain e portalo in questo palazzo con te… per sottoporlo al giudizio del nostro re!”.

Intanto nel paese

In paese Cain ormai correva un brutto rischio…Cain era rimproverato da tutti

Infatti quel giorno.. Cain stava scappando per le strade inseguito da un gruppo di ragazzi che lo avevano riconosciuto e gli lanciavano per questo delle pietre contro..ogni tanto Cain era colpito da qualche pietra e diceva: “ahi! la mia povera schiena..queste pietre dovete tirarle ad Abel che ha preso in giro il re..non a me…Ahi! Che male!” diceva così Cain a quelli che lo inseguivano.

“Te le tiro io le pietre, forza ragazzi!” diceva un ragazzo di nome Sergio armato di bastone, egli correva dietro a Cain..aizzandogli una mazza di legno con malvagità.. mentre tutti e due correvano evitando le masserizie sul percorso.

Mentre Cain inseguito correva per i vicoli e le strade del paese..tra insulti e pietre volanti…Cain urlò al suo inseguitore con il fiato che gli restava…..”anche tu non sei perfetto Sergio…come sei ingiusto ad arrabbiarti con me… non ti pare?”

rispondeva l’altro in modo deciso: ” è permessa la ingiustizia con quelli come te e tu lo sai bene..brutto imbroglione!”, e dai e ridai, tutto il gruppo a rincorrersi per le vie del paese.

“Ma che ingiusto e ingiusto!” rispondevano a Cain gli amici di Sergio..”Lascia che anche noi ci divertiamo un po’ con la tua schiena..lazzarone e fannullone di un Cain…te la insegniamo noi una lezione..così impari a imbrogliare la gente onesta…con te non importa se siamo nel giusto oppure no!.”

Fu in quel momento che un oste di nome Fauno..beone e facilone e sempre ubriaco, vedendo la scena dalla sua osteria decise di intervenire ed urlò a Cain:

“Diglielo tu Cain… che andrai all’inferno dopo la morte..la punizione è dopo la morte non prima..diglielo tu Cain …ti apprezzo Cain e ti incoraggio a fregartene della immagine seria che pretendono da te…ma non ti capisco quando metti di mezzo gli altri..corri da questa parte Cain..su presto..nasconditi qui!!”.

“Dammi retta Cain!” diceva l’oste vedendo il malcapitato che prendeva fiato appoggiato contro il muro della sua osteria..”Li ho seminati quegli iniqui ipocriti!” diceva Cain….

”Cain dammi retta… bevi mangia e dormi…… e vai a donne facili…..di pure le bugie…ruba pure a chiunque….e pensa solamente a divertiti….non dar importanza al parere degli altri lo fanno solo per minacciarti….. tacitarti con la loro iniquità….. e influenzare la tua libertà….noi siamo liberi..possiamo fare quello che vogliamo..la vita è divertimento…..dai su divertiti..nasconditi pure nella mia osteria e bevi un po’ di vino… entra e nasconditi…dai ragazzo!” diceva l’oste.

Ma Cain presagiva che qualcosa fosse ormai mutato per sempre..lo pensava mentre beveva il vino aspro donatagli dall’oste…”non era più possibile sfuggire alla giustizia dei perbenisti! .

Perfino la donna di nome Bruna una signora contabile del comune che viveva in paese..diceva che qualcuno doveva pur confortare gli spiriti inutili…”tu caro Cain hai sbagliato di certo quindi li tieni tu nella testa..gli spiriti matti…ci sei cascato …incoraggiato dai cattivi consigli di certe persone…e quindi ora sei giudicato un “matto”…gli spiriti folli quelli che fanno star male li devi tenere tu…i conti si fanno continuamente ..non solo alla fine!”.

Cain lacrimava e tossiva ed aveva una forte emicrania, la testa gli faceva male..non stava bene era posseduto da ogni tipo di spirito matto..mal-fisiologico..mal-mentale..troppo-impressionista…..non ne poteva più..in quanto voleva un pò dormire per guarire….ma gli spiriti matti comandati a restare in lui dalle maledizioni dei suoi nemici, lo possedevano e non gli conciliavano il sonno..”è una tortura continua!” diceva a se stesso…e Cain non stava più bene…”.troppo grande è il castigo!” si lamentava Cain..era diventato anche poco intelligente per poter lavorare ….in quanto completamente non comandava al meglio se stesso ed i suoi pensieri…ne i suoi nervi… ne il suo cervello…

“Devo pur difendermi ..e reagire alla mancanza di rispetto ed ai dispetti che mi fanno..e dava pugni contro il muro per dimostrare la sua cattiveria…”ahi! Però che male!”

Per questo ..nella disperazione..coinvolgeva un altro…..”Abel..si! è lui che dovete punire non me…ho saputo i peccati di Abel…gli spiriti mi dicono tutto..anche lui deve essere punito non si perdonano certe azioni, va bene perdonare questo…ma non quello..lo avete detto anche voi!”

Ma chi disse a Cain di Abel?

“Si! L’ho saputo da loro…dalla voce magica degli spiriti..me lo hanno detto per farmi soffrire e dimostrare l’iniquità della vita nei miei confronti e farmi capire che tutti c’è lo hanno con me ingiustamente!”..disse Cain mentre dava calci alle pietre e si faceva pure male al piede “ahi che male!…Ma io ho capito come utilizzare questa informazione a mio vantaggio..non mi avvilisco a saperlo..e reagisco con prontezza!”…e aggiunse: “la vera colpa è di Abel l’ipocrita…che non vuole essere punito per i suoi errori..ed con furbizia ha convinto il re a proteggerlo ed è riuscito a farla franca !”

Abel giunge in paese

Abel raggiunse in paese..e chiese di Cain….dove fosse finito..gli voleva parlare spiegarsi con lui..ma intanto pensava: “Con quali argomenti io Abel riuscirò a convincere Cain a pentirsi dei suoi molti peccati e ad consigliarlo di scegliere la conciliazione e la richiesta di aiuto al re..e quindi a vivere nella pace spirituale che causa il suo perdono …devo convincerlo …così finalmente potrò continuare a vivere ancora in pace io stesso nella mia suggestione di  Paradiso….devo convincere quel Cain al pentimento!.”

L’oste di nome Fauno sentitolo nominare Cain gli suggerì..”ho visto Cain fuggire inseguito dai bulli del paese in quella direzione…una strada che conduce fuori paese..cercalo li.”

Abel incontra Cain

Alle porte del paese finalmente Abel incontrò Cain e gli può quindi parlare.

Cain era seduto su un grosso tronco di legno intento a medicarsi le ferite causate dalle pietrate dei ragazzi bulli..ed a pulirsi gli abiti impolverati.

“Tu sei Cain?”

La persona seduta fece un segno di assenso con la testa.

Abel si fece coraggio si avvicinò al ragazzo e gli disse :

“Guardati Cain non sei stufo dell’ipocrisia dei ragionamenti fasulli che inventi per vivere..non vedi come ti hanno ridotto i consigli di certa gente!”.

“Cain hai commesso le azioni più terribili…sei di certo colpevole…hai mentito e rubato hai frodato il prossimo..e non vuoi più andare a scuola a imparare le buone maniere..

Ma fortuna vuole che questo sbagliare non ti è capitato in tutti i momenti della vita …..ogni tipo di peccato morale va bene….ma bisogna pentirsi prima o poi…e ricominciare a sperare nel perdono del nostro re!”.

“Si e così! ma tu chi sei?” Chiese Cain allo sconosciuto

“Sono Abel..colui che nomini sempre nei momenti di nervosismo e di astio!”

“Ah! eccolo qui! Abel l’ipocrita!…Colui che ha imbrogliato il re!” disse Cain mettendosi a ridere in modo sgarbato e continuò:

“I peccati che hai commesso tu…. sono come i miei..ed è giusto che non siano perdonati..sono troppo gravi… lo dice la gente non li senti?..quindi anche tu devi diventare come me…un disperato…che ha una battaglia da vincere ..e cioè sopravvivere alle cattiverie della vita tutto da solo!”.

Poi tristemente Cain aggiunse: ”Abel io sono stato solamente un avventuriero coraggioso, curioso di argomenti strani, e menefreghista delle conseguenze poiché incredulo della loro gravità!”…..e aggiunse Cain…..”Si! in effetti ho esagerato poichè non ho famiglia..ho frodato e trascurato la mia istruzione…ma alcuni tra la gente a volte capiscono il mio modo avventuroso di vivere….ma non sempre…ed eccomi qui…incompreso ..sono colpevole ma giustificato in ogni modo sono vivo…la mia vita è così…potrebbe essere la mia vera natura questa…chissà!”

“La situazione è diventata seria, quindi qualcosa deve cambiare”…affermò Abel mettendosi di fronte a lui con aria decisa… “Ci sono passato anch’io in questi problemi!”.

”Cain dammi retta ascolta il parere della gente sulla tua vita e restane deluso…non vedi ti danno tutti del matto…secondo me i consigli dei falsi-moderni che non si pentono mai…sono consigli bugiardi… incoraggiano solo la gente al peccato per far diventare matti più persone possibile, é questa la loro unica intenzione..diffondere la schiavitù del  peccato..in quanto se si incoraggiasse al solo peccato per far stare bene…..non si starebbe così male vivendo come un matto..non ti pare?, invece confusione e caos questo vogliono, vogliono solo la tua distruzione ed il caos…tu sei ricettivo a certi messaggi e li hai ascoltati….ma non potrai resistere a lungo..la tua è una battaglia destinata alla sconfitta!.”

“Inoltre Cain ti senti già vecchio a vent’anni…potresti dirlo a tutti che sei un fallito…. dai porta giudizio…non sei stufo del vivere senza uno scopo nobile……non hai capito che non ci si può più divertire come si vuole…..la gente è cambiata…il re vuole che le persone del paese si comportino bene….ma le persone non possono più aiutare come vogliono e chi vogliono…la gente è prigioniera di un potere magico….non è più come prima…non è più libera di tollerare!”…disse Abel sempre con tono deciso..”hai sentito anche tu..una voce molto diffusa tra la gente del paese, dice a tutti che è da stupidi tollerare ed aiutare chi non merita!”

Ed aggiunse commosso: “Io Abel ho pietà di te Cain per la tua condizione…..ma voglio che anche tu sia perdonato dal re..proprio come me..in quanto siamo stati tutti ragazzi maltrattati in questo paese….errare è umano…lo sappiamo ma qualcuno pensa invece che bisogna per forza castigare chi sbaglia..fortuna che il mio amato re non la pensa proprio così!”

“Ascoltami Cain la gente è cambiata nella testa”..continuò a dire Abel…”senza la complicità di qualcuno  non ci si può permettere di imbrogliare…devi cambiare!”……non ci si sente più abili nel mentire come prima..senza la complicità di altri non ci si riesce più ad arricchirsi commettendo reati!.”

Cain si alzò in piedi e gli rispose: …”hai ragione …vorrei mettere l’anima in pace…non commettere più azioni malvagie….mi pentirei volentieri ….ma qualcosa frena il mio pentimento formale..il mio smisurato orgoglio mi frena…forse se resisto tutto da solo a questo tormento è meglio…dove mai troverò il coraggio di pentirmi formalmente dei miei peccati davanti ad un re…che figura ci faccio con me stesso…se mi umilio davanti a lui..e se poi lui non mi perdona dopo che mi sono umiliato..e se mi chiede di fare una penitenza traumatica..sappi che io ho esagerato..forse è la mia natura questa..vivere nel peccato!”..poi sgomento..disse subito..”ma anche tu caro Abel sei colpevole come me… io lo so bene!”

Abel rispose:

“Ho chiesto di te in paese..vogliono rinchiuderti in un manicomio un luogo di disagiati gravi! conoscono la tua situazione quindi ti consiglio Cain al ravvedimento!” …

”io Abel ho pietà di te e ti chiedo di pentirti di fronte al re e di subire il suo giudizio saggio…..sarai sicuramente perdonato..proverai la pace del suo animo, re Secondo è comprensivo e vivrai nel suo palazzo come faccio io!.”

Abel disse inoltre: “Se prometti di mettere giudizio il re ti premierà con il permesso di vivere presso di lui .. infatti il re ha detto: “chi si pentirà e metterà giudizio…non sarà punito con la pazzia del nulla e del non essere….il re donerà a lui una nuova identità più positiva e più utile …..la sua anima pentita riporterà a noi ed anche a lui la pace….il buon re Secondo ci da in questo modo una speranza di pace spirituale e di serenità.” ….”Credimi Cain….Convinciti Cain.!”.

intanto in paese i benpensanti si stavano organizzando per catturare Cain..

diceva il sindaco del paese alle guardie:

“La gente deve pure sfogare con qualcuno il suo malumore…non si può salvare tutti dal linciaggio morale..Cain ha trascurato dei principi morali importanti e sarà punito…la gente lo ha saputo…è giusto che sia punito..ha pure sbagliato da sprovveduto e ci sono per questo prove dei suoi reati..!” il sindaco del paese commentava in questo modo a proposito di Cain..

Ma torniamo ai due ragazzi che si parlavano stando alle porte del paese.

Intanto alle porte del paese

Abel cercava di convincere l’antipatico Cain e diceva:….”tutti i peccati contro il Signore sono uguali nella gravità…gli disse…l’importante è non istigare anche gli altri al peccato che abbiamo commesso.”

“Molti vantano i propri peccati e contemporaneamente offendono quello degli altri…creando malumore…invece il peccato di un altro non guarisce il nostro!” disse Abel…è rivolto ad Cain.” vale anche per te Cain!” e aggiunse: “capito Cain… smetti subito di mettermi in mezzo alle tue questioni!”

Poi tristemente Abel comprese, egli voleva aiutare Cain perché in questo modo avrebbe aiutato anche se stesso a ritrovare la pace…ed un po’ anche perchè gli dispiaceva per la sorte di tutti i peccatori.

Abel chiese a Cain: “ti vuoi pentire Cain oppure no! Dai che non c’è tempo..stanno arrivando i tuoi nemici per imprigionarti e picchiarti…e metterti in un manicomio tra i veri disagiati”

“Non ho paura!..io vincerò i miei nemici!” Affermò Cain con coraggio.

“Ti senti tanto forte Cain..ti senti tanto intelligente?”

“Si! mi ritengo più intelligente di te che hai accettato la pace…ma ritengo che quella che hai scelto tu… è la pace di uno schiavo!” Gli rispose Cain con sfida.

I due rimasero in silenzio poi finalmente Abel ebbe un idea che poteva risolvere la situazione.

Vedendo che Cain non si voleva pentire e sapendo che solo da questo lui..anima perdonata.. avrebbe ottenuta la serenità desiderata..decise di proporgli un patto.

La scommessa di Cain e Abel e gli indovinelli

“Cain voglio fare una scommessa con te!” Disse Abel all’improvviso

“Hai appena detto che io sono stato uno stupido a pentirmi e che tu per il motivo che ti ritieni troppo intelligente e superiore rispetto a me..non ti vuoi pentire…allora vediamo chi tra noi è più intelligente..che si dimostri questo giudicare”

“Dai! Facciamo questa scommessa” disse Abel:

“Se tu Cain indovinerai almeno uno dei seguenti cinque enigmi… da me inventati adesso..prometto che resterò insieme a te a combattere e litigare con i perbenisti negli interessi della tua battaglia.. ed io Abel ripudierò il mio pentimento e diventerò come te Cain: un peccatore incallito!..che litiga  per tutto il paese difendendo ogni suo peccato come un cavaliere oscuro e lottando contro i perbenisti integerrimi del paese.”

“Ma se non ci riuscirai e perderai la scommessa, cioè non ne indovinerai neanche un indovinello…tu Cain sarai obbligato a sottometterti al cospetto del re ed al suo saggio giudizio.”concluse deciso Abel…

Cain per nulla preoccupato rispose: “Certo ti dimostrerò “schiavetto del re chiamato Abel” che Cain è restato intelligente nonostante i peccati che ha e quindi ti vincerò!” affermò Cain

“Se invece Cain non indovinerà nemmeno un enigma? Vorrà dire che Abel è più intelligente di Cain detto il fanfarone” ….aggiunse Abel.

“Se capiterà questo, Cain farà come dice Abel e si pentirà davanti al re e andrà con lui a vivere nel palazzo..” rispose Cain

“Cain accetta quindi di fare la scommessa con me?” Ripetendosi con chiarezza…”Accetti tu Cain di mettere alla prova la tua intelligenza contro la mia?” chiese Abel ancora una volta.

“Io Cain accetto!” rispose l’altro.

I due in piedi l’uno di fronte all’altro guardandosi con grinta…si sfidarono in questo modo…e si picchiarono il petto con un pugno ..entrambi in segno di impegno formale.

I due restarono a guardarsi entrambi con aria severa..entrambi pensavano finalmente che la situazione in un modo o nell’altro si sarebbe risolta per tutti e due..Abel aveva già delle idee.

“Bene! Cominciamo pure…” disse ad un tratto Abel.

Abel si allontanò da Cain e si mise a pensare..dopo dieci minuti…tornò vicino a lui e si rivolse a Cain:

“Ecco i miei cinque enigmi, sei pronto?” Chiese Abel

“Si! bello di mamma..dai provaci..ti vincerò!” rispose Cain

1)”indovina il primo enigma” disse Abel… “eccolo!”:

”non è giudizio che da esaltazione e non è giudizio che da tristezza

non è giudizio cattivo e non è giudizio troppo buono

non é il giudizio migliore ma ti senti intelligente ugualmente se lo dai o lo ricevi

dimmi tu cosa è?”

Cain non comprese l’indovinello…”dico un indovinello più serio… dico uno più attuale non c’è l’hai..dimmene un altro si fa prima.. questo non lo so…tanto l’importante è che io ne indovini almeno uno…e prima o poi l’indovinerò….sotto con il prossimo!”..rispose Cain

————————————————————————

2)”indovina il secondo enigma..allora!” disse Abel:..”eccolo!”

se ti capita non diventi ricco

ma se ti capita non diventi nemmeno povero

se prima che ti capitava ne sapevi poco

dopo che è ti é capitata ne sai meno di prima

se prima che ti capitava ti annoiavi

dopo che ti è capitata continuerai ad annoiarti lo stesso

molti si divertono ad immaginarla e poi non si sentono obbligati a realizzarla per davvero..

se prima che ti capitava eri giudicato pratico

dopo che ti è capitata hai bisogno di essere pratico ancor di più..

dimmi tu cosa è?

“Nooo! Ma che razza di indovinelli inventi..ma dai!….va bhe! anche su questo passiamo sopra..ma vedrai che il prossimo lo indovino”..rispose Cain..”dimmene un altro su Abel ..ti sfido!”

———————————————————————————-

3)”indovina il terzo enigma”..disse Abel sicuro di se..”eccolo!”:

ha commesso errori

quindi non é puro

ma disobbedendo a qualcuno

è riuscito a farsi capire da altri

pur avendo capito che ha errori

ritiene giusto che lo lascino in pace

non è un re e quindi non comanda

ma non è schiavo dei suoi errori ugualmente…

ma saranno indulgenti con lui per tutti questi motivi..

dimmi tu chi é?

“Ma è possibile che un enigma più serio non ci sia..oibhò!…ma dimmene un altro!”..disse Cain..questa volta un po’ triste.. poichè non riusciva a trovare una risposta era come bloccato nell’intuizione..

——————————————————————————————

4)”indovina il quarto enigma..vediamo se sei bravo.” disse Abel…”eccolo!”

può essere come uomo fisicamente, ma può anche essere donna nel corpo

può fare del bene, può fare del male, tutto può essere tranne che essere ignorante,

egli diventa ricco, con i sogni della gente, risolve più con le sue idee, che con la sua spada

descrive gli ideali del mondo, ma spesso li infrange, infatti non è un vero idealista

dimmi tu chi è?

“Questa la so..forse è un mago..no no!….aspetta! …uno stregone..no!..povero me..mi scoppia la testa a pensarci…non sono più abituato a riflettere…Va bhe!..dimmene un altro!”..sospirò Cain..ormai deluso di se.

——————————————————————————————

5)”indovina il quinto enigma”..disse raggiante Abel..”bada Cain questo indovinello è l’ultimo!”

Sono vivo, ma sono anche morto, Sono te.. ma sono anche un altro

Sono qui ma sono anche lontano, Dimmi tu chi sono?

“Dopo averci pensato un pò su….Cain disse seccato: “.ma vada via a quel paese… che ne so io!…non lo so..va bene mi arrendo! troppo difficili i tuoi indovinelli“ rispose deluso Cain

“Cain… non ne hai indovinato nemmeno uno..vergognati!” disse Abel

(per voi cari amici lettori…le risposte agli indovinelli sono alla fine della favola)

———————————————————————————————

Cain comprese a causa della sconfitta..che il suo intelletto era inferiore a quello di Abel..in quanto nel vivere litigando con tutti di continuo …si impara a non riflettere..e si diventa

impulsivi esagerati nel comportamento…si preferisce litigare invece che concentrarsi nella soluzione del problema..

E Cain pensò: “forse Abel ha ragione..dovrei imitarlo nel suo modo di reagire alle conseguenze del peccato…così mi mantengo più sano di cervello come lui..a quanto pare il suo espediente di vita è migliore del mio! ”

“Vedi Cain convinciti..che la mente diventa stupida se non si ha un amico saggio nel bene dalla nostra parte che ci protegge il buon umore!”..disse in modo calmo Abel vedendo confuso Cain.

“Bene Cain… io Abel ti ho dimostrato che sono più intelligente di te..non ne hai indovinato neanche uno dei miei indovinelli…ora devi mantenere la tua promessa!.” affermò con calma Abel

“Ma si è vero..i miei nemici sono tanti…essere servo di un bifolco qualunque non è vantaggioso nemmeno per me…è molto meglio servire un onesto ed educato re..si! è vero!..adesso capisco… nel palazzo del re continuerò la mia vita…vivrò in quel luogo dell’amicizia di una persona saggia e protettiva… che con il suo esempio mi darà una sicurezza di vita e molta serenità.” Così ragionò Cain dopo la sconfitta.

“Ma tu Abel sei sicuro che la logica della morale di re Secondo non è come quella degli uomini del paese..non è che dovrò pagarlo l’aiuto che mi darà..ad esempio con una penitenza?” Chiese Cain.

Abel gli rispose calmo ….”Il re ha dimostrato un buon senso tutto suo in questo….infatti può comandare per il tuo bene e ordinare gli altri di aiutarti…non perdere la speranza nella saggezza del tuo re!.”

I due si incamminarono in direzione del palazzo del re e continuarono a parlare tra loro.

“Sai Abel sono deluso ed offeso dalla prepotenza degli opportunisti nel dare il giudizio facile di matto a chi sbaglia…non voglio più vivere in un paese con troppa gente falsamente buona che invece si dimostra  pignola…hanno in molti un influenza dannosa su tutto cio’ che non comprendono…soprattutto se la soluzione è un suggerimento degli altri….forse perché hanno timore di ciò che non capiscono…

Cosi Cain trovò finalmente il coraggio e si penti dei suoi peccati e decise di seguire l’esempio di Abel..”ti seguirò nel palazzo del re come ho promesso……fammi strada!”

Abel condusse Cain per la strada giusta e insieme giunsero nel palazzo di re Secondo..

Abel gli disse: “su coraggio Cain parla al re!” …senza rendersene conto infatti i due si trovavano gia nella sala delle udienze del palazzo….

E Cain vide finalmente il re Secondo in piedi nella sala che lo stava aspettando …un bell’uomo di mezza età e di bell’aspetto..vestito di un abito verde e bianco con un mantello rosso…ed una corona dorata in testa…una figura nobile…

“Ecco Maestà! ve l’ho portato..e qui! disse Abel

Cain si inginocchio e chiese di parlare al re in privato.

Incoraggiato da Abel… il povero Cain trovò il coraggio di dire tutti i suoi peccati al suo re.. e di chiedere aiuto a Lui…e di avere pietà di un povero peccatore..

Ci volle tutto il pomeriggio per decidere se era giusto perdonarlo…i peccati erano tanti….ed il re ebbe ugualmente indulgenza nei riguardi di Cain… poiché il re Secondo come molte persone, si voleva Santo….ed il re perdonò Cain di tutti i suoi peccati.. anche di quelli che Cain non riteneva gravi …oppure di quei peccati che Cain non ricordava e che il giovanotto  riteneva che forse non erano peccati..ma che un giorno lo sarebbero diventati a causa del giudicare severo di altri..

Egli disse: “il mio nome é re Secondo…e ti prometto che rimedierò per te e consiglierò per il tuo bene, pagherò con il mio denaro i danni che tu hai combinato in paese, in quanto hai chiesto la mia protezione..e soprattutto ricorda che mi hai promesso che ti comporterai bene da ora in poi dimostrando ravvedimento…è questo il dovere ed il tuo sacrificio nel nostro accordo..che tu Cain non farai più le cose sbagliate che facevi!..”

Vivendo nella pace del palazzo..Cain trovò pace ed amicizia, buona salute e buoni consigli..ed Abel potè tornare ai suoi compiti soliti in compagnia del Gran Consigliere Pietro.

Il re affermò davanti a tutta la corte: “Ho anche questa volta rimediato al creato vulnerabile del Signore..che non sempre ha dato vita a creature sagge e sapienti, ma esse ugualmente vanno capite in quanto perfezione non esiste, poiché molti hanno commesso errori sulla Terra.”

“Si! mio sire!” disse il gran Consigliere: “Lo hai visto pentito e lo hai perdonato, gli hai offerto la tua protezione”..e continuò: “ saggio e pietoso è il modo di giudicare di re Secondo, egli ha capito che anche lui Cain è una vittima del bene e del male, energie da sempre padrone ed influenti delle anime dei mortali sulla Terra….e molto spesso esse sono in disaccordo tra loro causando pazzie agli esseri umani..

il re Secondo aveva capito che Cain era stato vittima delle influenze spirituali del mondo sull’individuo e della certa vulnerabilità dell’essere umano a queste forze spirituali…il re Secondo perdonando Cain ha posto davvero rimedio ancora una volta alla creazione iniziale voluta dal Signore al cominciare della vita sulla Terra.”

Morale:

Non bisogna usare la storia di vita degli altri, ne per migliorare la nostra, ne per rendere più grave la nostra situazione, non si deplorano gli altri e nemmeno si invidiano.

Se qualcuno ci dimostra che è più intelligente di noi..è giusto che seguiamo il suo esempio per risolvere i nostri problemi..

Molta gente istruita ritiene che la frase “errare è umano” sia una giusta affermazione, in quanto la loro esperienza li porta a pensare con indulgenza e saggezza l’esistenza umana.

Infatti chi vuole restare intelligente: ammetta i propri errori e si accontenti della sua vera natura..e speri ugualmente nella misericordia del Signore del Bene..

—————————————————————————————

Ah dimenticavo! le risposte agli enigmi di Abel eccole qua per voi:

1)IL GIUDIZIO SOSTANZIALE

2)LA PERDITA DI TEMPO

3)IL RAVVEDUTO

4)UN ARTISTA

5)UNO SPIRITO

———————————————————————————————–

avete indovinato anche voi le risposte’…

lo sapevo perchè sono indovinelli facili…..

vuol dire che sapete essere ancora intuitivi…..

significa che: nell’ipotesi che avete dei peccati… il vostro espediente di vita è molto valido…ed ha protetto le vostre capacità mentali..

e per questo la vostra abilità ed il pensiero libero non sono ancora danneggiati e sono ancora restati efficienti…

Fine

(Milano, Novembre 2007)

autore: Egidio Zippone..

Giudizio: saggio, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: Bruno lo spezza-briganti

15489427295_278fd810a0_b[1]

(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

BRUNO LO SPEZZA-BRIGANTI..

INTRODUZIONE: desideravano un bambino nella loro casa, ed è arrivato, ma da dove sarà giunto quello strano bambino, egli è diverso dagli altri nello aspetto, purtroppo la intolleranza da parte di qualche pignolo lo allontanerà dai suoi genitori adottivi, per portarlo a vivere nella foresta magica..le sue origini sono comunque un mistero.

Favola: Bruno lo spezza-briganti

INIZIO

In un paese lontano, nel mondo delle favole,

ad una coppia di anziani che voleva un figlio..la primavera portò nell’orto vicino casa, un bambino bello e intelligente, ma con una diversità il bambino aveva le gambe molto pelose…

La coppia di anziani che voleva da tempo un figlio accettò suo malgrado il dono del Caso e della Coincidenza alla loro casa e decisero di allevare quello strano bambino in segreto e lo chiamarono Bruno.

In ogni caso, per prudenza o per vergogna, obbligarono da principio Bruno a farsi depilare le gambe con degli adesivi, ma poi vedendo che i peli ricrescevano ci rinunciarono e proposero a Bruno un altra soluzione, tenere sempre in dosso un bel paio di pantaloni e gli dissero di non toglierseli mai e di non fare vedere le sue gambe molto pelose agli altri bambini in quanto non dovevano scoprire il suo segreto…lui era come una creatura magica e gli altri non lo dovevano sapere…

Bruno va a scuola

Passarono gli anni e Bruno crebbe sano e forte tanto che i vicini di quel paese abitato da contadini e allevatori, chiamato Casale, dissero ai due genitori: “vostro figlio è già grandicello sarebbe ora che andasse a scuola come tutti gli altri bambini del paese..non vi pare?”..i genitori risposero “si! lo manderemo a scuola, vogliamo che nostro figlio sia e cresca come tutti gli altri bambini.”

I genitori vestirono Bruno e lo accompagnarono loro malgrado alla scuola nel paese.

Bruno era uno studente bravo e intelligente diceva la maestra….ed i suoi genitori erano contenti di lui..era bravo in storia e matematica e geografia…non era pignolo con gli altri e faceva tutto da solo.

Un giorno Bruno chiese il permesso alla maestra di andare al bagno…mentre era in bagno ..si dimenticò le buone maniere e non chiuse bene la porta del bagno…e alcuni bambini non poterono fare a meno di spiarlo..e cosa videro mentre Bruno aveva i pantaloni abbassati?…sorpresa di tutti! Quel bambino aveva le gambe molto pelose ..e dicevano con sorpresa i compagni di scuola:”ma che ha le gambe molto più pelose del normale?”..

Subito gli spioni raccontarono a tutti i ragazzi della scuola quello che avevano scoperto..finchè un giorno Bruno entrò in classe e vide scritto sulla lavagna..la seguente frase: “BRUNO HA LE GAMBE MOLTO PELOSE COME QUELLE DI UN ANIMALE, QUINDI E’ UN MATTO”..e tutti ridevano di lui sfottendolo e prendendolo in giro gridando “BRUNO DALLE GAMBE PELOSE…..BRUNO DALLE GAMBE PELOSE” e la lezione era spesso interrotta per calmare gli scherzi e le risate nei riguardi di Bruno, che si rattristava ed a volte picchiava i compagni… tanto è che la direttrice dello istituto chiese ai suoi genitori di non mandarlo più a scuola perché la sua presenza disturbava la lezione e agitava gli altri bambini …bisognava pensare ai tanti ….dovete capire l’intera scuola..non solo Bruno..e così Bruno fu espulso dalla scuola.

“Mamma! Papa! mi hanno visto le gambe pelose e mi prendono in giro..non voglio più andare a scuola laggiù c’è gente cattiva” disse Bruno agitato ai suoi genitori adottivi….

”non voglio più andare a scuola!” diceva Bruno…”va bene!” risposero i genitori non ti mandiamo più scuola..”calmati!..peccato però.. eri il più bravo di tutta la classe!”…”non voglio più andare a scuola” ed i genitori acconsentirono alla sua volontà.

Purtroppo un giorno i ragazzi della scuola ..esagerarono per antipatia verso Bruno perché lui aveva reagito ai loro scherzi e li aveva picchiati…si avvicinarono alla sua casa di Bruno ed i due esagitati lanciarono una pietra contro la sua finestra ..dove era la sua camera rompendo il vetro..e bruciarono nella strada vicino un pupazzo a forma di scimmia con su scritto “BRUNO IL MATTO”….urlando dalla strada…”Vattene mostro non ti vogliamo ne come amico ne come paesano..non puoi essere una persona buona, sei diverso da noi!”.

Bruno ci restò male..avevano esagerato con lui.

I giorni passarono tristi e Bruno prese una decisione anche se era ancora un ragazzo…decise di andarsene di casa.

Bruno lascia la casa dove ha vissuto

“Devo proprio andarmene dal paese” disse un giorno il ragazzo diventato più grande..ai suoi genitori che piangendo capirono il suo dolore..e dove andrai?..chiesero..”ovunque ma non qui! “ rispose il ragazzo…”Bruno mise in uno zaino un po’ di vestiti e in un panno un po’ di pane e formaggio, baciò il padre e la madre adottivi e se andò a vivere nel bosco poco distante dal paese ..laggiù gli abitanti superstiziosi di Casale non si sarebbero avventurati mai a cercarlo..molti avevano paura di quel luogo..dicevano che c’erano gli spiriti magici della foresta laggiù…ed avevano molta paura..ma lui Bruno non aveva timore..gli spiriti della foresta erano ritenuti diversi dagli altri… erano come lui..non gli avrebbero fatto del male..almeno così sperava il ragazzo.

La foresta

La foresta era buia e fitta di alberi..il sole riusciva a malapena a filtrare tra i rami pieni di foglie..Bruno cominciò a sentirsi insicuro..sentiva strani rumori e strani versi di animali…ma decise di farcela lo stesso… “coraggio!” si disse….e continuò a camminare.

Cammina e cammina si addentrò nel bosco e vide ad un tratto uno spiazzo tra gli alberi e una fattoria con un camino da cui usciva del fumo e sentì un buon profumo di dolci..

Si chiese chi abitasse..laggiù..ed un merlo da un ramo con sua sorpresa gli rispose:

“In quella fattoria vive una donna sola, amica degli animali del bosco..quando un animale é ferito… va da lei e lei lo cura con abilità… si chiama Cecchina ed é una maga..”

Bruno si sorprese..”ma io capisco il tuo parlare?”..chiese al merlo…

”Si! Disse il merlo”…”Chi non ha paura di camminare nella foresta magica..diventa magico anche lui e capisce il parlare degli animali”

“Vai pure in quella casa e chiedi aiuto..e il merlo se ne andò in un volar di ali.”

Bruno si avvicinò dubbioso..e spiò dalle finestre per vedere l’interno della casa.

E vide una vecchina dai capelli neri e tutta vestita di nero..sembrava molto gentile..era intenta a cucinare in mezzo a delle pentole.. sembrava fabbricare elisir o medicinali.

La vecchina era sola e chi è solo spesso parla da solo e diceva “ Oh! che bello o che gioia questi dolci fanno tornar la voglia..questi elisir e questi medicinali guariscon tutti i mali.. tutti li compreranno giù in paese..e così che avrò il denaro per pagarmi le spese!”

“E tu!” Disse ad un tratto la donna senza girarsi ….”ragazzo che mi spii dalla finestra” disse all’improvviso…”entra pure che ci conosciamo, così mi dici come ti chiami!.”

Bruno sorpreso di essere stato visto…entrò nella casa e si avvicinò.

“Mi chiamo Bruno e chiedo a lei gentile signora… ospitalità.”

“Dimmi che ti è successo ragazzo?” chiese la vecchina…

E Bruno con molta tristezza ammise il suo dolore e raccontò tutta la sua disavventura e gli raccontò la sua triste storia e di come era dovuto scappare di casa a causa della intolleranza degli abitanti di Casale..e mostrò di conseguenza le sue gambe molto pelose…

La vecchina rispose a Bruno “non ti preoccupare tu sei solamente una creatura magica..tutto si risolverà con il tempo vedrai ed ora dammi una mano a cucinare.”

La vecchina decise di tenerlo con se, Bruno era simpatico ..

“Ti nutrirò con erbe medicinali a base di sostanze magiche per farti crescere sano forte e muscoloso..per le gambe molto pelose non c’e niente da fare.. inutile togliere i peli poichè ricrescono, te le devi tenere saranno quelle che renderanno forte e veloce le tue gambe nella corsa… sono la tua forza.”

E così fu… il ragazzo visse molto tempo in quella casa…Bruno diventò adulto e divenne molto forte, tanto che da solo riusciva a sollevare un cervo o un tronco di un albero intero oppure riusciva a sollevare una grossa pietra..senza difficoltà.

Un giorno affermò: “ora mia maga, sei al sicuro con me”.. gli disse Bruno… “sono molto forte …hai fatto bene a farmi restare”…e lei lo ricambiò cucinandogli da mangiare mentre Bruno intanto all’aperto preparava la legna da ardere per la cucina e andava a prendere l’acqua con i secchi al fiume lontano…che erano pesanti ma lui era forte…non aveva problemi a farlo.

Novità per Bruno

“Sai cosa è successo in paese?” disse un giorno la maga Cecchina a Bruno..”sono arrivati i briganti e hanno ridotto in schiavitù tutti paesani …compreso il sindaco e tutti gli abitanti..li sfruttano e li derubano dei loro denari e picchiano i loro bambini..cosa ne pensi?”

“Ben gli sta!” disse Bruno..”Casale è un paese abitato da persone cattive ed egoiste!”

“Invece Bruno devi sapere che questa è l’occasione che aspettavi per riscattarti..in quanto in quel paese c’è parte della tua vita ci hai abitato da piccolo e devi fare pace…faremo così sta a sentire…”….e la vecchina a bassa voce gli spiegò la strategia con la quale avrebbe aiutato Bruno.

La maga Cecchina preparò una pozione magica, migliore delle altre,  per rendere ancor più forte Bruno e gliela fece bere tutta di un fiato, il ragazzo bevutala tutta …fu poi comandato ad alzare un pietrone ed a lanciarlo …Bruno ci riuscì con facilità..”è vero sono molto più forte di prima!” affermò…

“Ora possiamo incamminarci per il paese” e partirono insieme per la avventura..ma Cecchina era stanca allora Bruno comprensivo la prese sulle sue spalle e così i due poterono avviarsi più in fretta verso il paese…

Bruno e Cecchina arrivano in paese

Giunto in paese Bruno lo trovò deserto..tutti erano nelle loro case terrorizzati ..

Sistemò Cecchina da una sua conoscente, da cui seppe che i suoi genitori adottivi erano deceduti per una malattia grave, dispiaciuto ma comunque deciso, si avviò nel paese in cerca dei cattivi briganti.

Bruno li trovò e disse loro “voglio parlare con il vostro capo..se non mi porterete da lui..vi spezzo in due come questo tronco di albero!”..e Bruno prese un tronco di albero e lo spezzò in due davanti ai sbigottiti briganti che spaventati dissero “Calmati straniero, presto portiamolo dal capo Cesare…ci penserà lui!”…” Straniero!” dissero..”Seguici!” e si incamminarono verso il centro del paese.

I briganti lo condussero nel municipio dove i banditi avevano preteso di soggiornare….arrivato dal capo Cesare…. Bruno si gonfiò il petto con un bel respiro e si presentò fiero e gli disse: “ora te ne devi andare da tutto il paese e devi restituire i soldi che ti sei preso alle famiglie e lasciare libero il sindaco subito..se non lo farai te la vedrai con me!”

Il capo dei briganti Cesare si alzò dalla sedia tutto arrabbiato… era alto e robusto anche lui..si guardarono con gesti di sfida, fu un attimo e i due cominciarono a lottare..ma Bruno dopo aver dato qualche sberlone deciso, cominciò ad avere la meglio sul brigante, dopo un po’ vedendosi perduto il capo capì che lo straniero era più forte di lui ..e chiese aiuto ai suoi amici…”A me briganti! ” Ordinò a voce alta e tutti i banditi si buttarono addosso a Bruno..ma lui prendendo con le mani un lungo tavolo di legno..lo picchio con forza sulla loro schiena, come con una mazza picchiò tutti i briganti che lo ostacolavano e anche il capo Cesare fu bastonato… furono tutti picchiati e bastonati da Bruno..tanto che essi appena poterono fuggirono nella strada per scappare a cavallo…Ma Bruno era proprio una furia e cominciò a inseguirli.

Bruno con le sue gambe forti e veloci a causa della pozione magica che aveva bevuto,  inseguì i briganti mentre scappavano a cavallo, li raggiunse li disarcionò e li picchiò nuovamente e li prese tutti prigionieri uno ad uno e li legò con delle corde..

Resi inoffensivi i briganti, Bruno li riportò in paese tutti legati su un carro, tristi mogi e bastonati e li sistemò nelle carceri del comune…tutti i paesani allora uscirono dalle case e applaudirono lo straniero..e Bruno divenne l’eroe di tutti gli abitanti di Casale..che riebbero in questo modo tutti i loro denari che erano stati nascosti nel municipio dal capo dei briganti.

Il paese di Casale festeggia Bruno come un eroe

Il sindaco finalmente liberato disse a Bruno facendosi sentire da tutti..”dicci coraggioso straniero cosa vuoi in premio per il tuo aiuto?”

Bruno allora disse e si rivelò a loro:”E’ tempo che mi riconosciate!”…Bruno si alzò i pantaloni sui polpacci e mostrò le gambe molto pelose a tutti..”mi riconoscete adesso?”

“ohhhh! disse la gente ha le gambe pelose come quelle di un animale, per questo è forte come un gorilla”..dissero gli abitanti

“ooohh! egli è una creatura magica della foresta!” Disse qualcuno

Poi si ricordarono di lui e dissero…”Ma tu sei Bruno!…”,

“Si! sono il ragazzo da voi insultato ingiustamente anni fa e siccome è passato molto tempo ed ho dimenticato, ugualmente chiedo a voi di poter restare a vivere in paese anche se i miei genitori adottivi ora sono morti da tempo e in cambio chiedo di diventare io il capo dei vostri soldati e potrò comandare i soldati del paese e quindi potrò proteggervi da altri briganti se torneranno… se avranno il coraggio di tornare…io vi proteggerò da loro!.”

Il sindaco preso da gratitudine allora disse a tutto il paese:

“Sappiamo che Bruno è un individuo adulto anche se un po’ diverso da noi. Ma siccome è molto più forte e più coraggioso di qualsiasi uomo del paese e lo ha dimostrato..resterà ad abitare da noi e ci aiuterà contro i briganti……ordinò delibero e voglio che tutti i paesani lo rispettino e gli vogliano bene..lui è il nostro eroe ed il nostro liberatore…Bruno sarà inserito nel paese con tutti i diritti di un amico e nostro protettore.”

”Evviva Bruno lo spezza-briganti!” disse il sindaco e tutti applaudirono.

E fu così che Bruno dalle gambe molto pelose…tornò a vivere in paese nonostante la sua diversità..che da difetto che era, gli causò invece una miglior capacità e maggior fortuna.

La maga Cecchina che intanto aveva venduto i suoi intrugli e medicinali ai suoi clienti che abitavano nel paese ed aveva guadagnato molto denaro…lo avvicinò e gli disse:

“Ora ti sei sistemato..io non posso vivere in paese con te..perderei i miei poteri in quanto è l’aria degli alberi della foresta che me li da..quindi ti saluto!”..si diedero un bacio di addio e la vecchina si allontanò da lui.

Tutto preso dal suo enorme successo Bruno era felice e salutò la maga che lo aveva aiutato..

Bruno ormai era ben inserito nel paese e non era più una creatura della foresta…aveva scelto di restare a vivere tra la gente e così non impedì alla maga Cecchina di andarsene.

Cosa dire di Bruno se era felice oppure no…..egli vestito con dei bei pantaloni e delle comode scarpe..così vestito egli sembrava in tutto uguale agli altri uomini..si capiva che era invece una creatura magica dal fatto che era più forte nella corsa e nel sollevare pesi..ed era per questo che tutti gli uomini del paese lo temevano e lo ringraziavano con il loro rispetto..

Bruno ebbe gloria da quei paesani e siccome la sua forza era super-umana fu felice poichè fu stimato da tutti…come dono del destino però non ebbe l’amore vero di una donna, ma ebbe la glorificazione di un intero paese….eh si! quelle gambe molto pelose che aveva non piacevano alle donne del paese..

La favola continua, in modo da rivelare le vere origini di Bruno..

– Il continuo di Bruno lo spezza-briganti (le vere origini)-

Cosa ne fu del personaggio chiamato Bruno che aveva le gambe più pelose del normale…ora potete saperlo leggendo questo mio continuo.

Il paese di Casale adesso era ben difeso.

Si diceva in giro che un uomo molto forte difendeva e proteggeva quel paese dai numerosi briganti che infestavano la regione…egli era chiamato: “Bruno lo spezza-briganti”

Il nostro amico Bruno pur essendo un diverso a causa delle sue gambe molto pelose, era adesso tollerato..egli era considerato un vincente nonostante la sua differenza genetica.

Dovete sapere che poi vestendosi con pantaloni e un paio di grosse scarpe, Bruno sembrava tale e quale ad un uomo normale e non sconvolgeva più nessuno con la sua presenza….

Il problema suo era questo… che nessuna donna di Casale lo voleva come fidanzato e di donne non pignole in quel paese non ce ne erano….quindi Bruno era un po’ triste…si sentiva un pò solo.

Intanto nella regione intorno al paese, i briganti si sentivano offesi da questo sentirsi al sicuro da parte dei paesani di Casale..e che loro invece erano costretti a vivere lontano..

Bruno era chiamato lo spezza-briganti e quella voce correva per tutta la regione e si raccontavano le sue gesta nelle taverne….

e cosi una notte i briganti indispettiti decisero di riunirsi tutti per attaccare il paese di Casale..”quella gente ci ha vinti e ci ricorda continuamente che siamo stati deboli..bisogna convincere tutti e di più… che siamo noi i più forti..bisogna vincere il loro eroe…altrimenti la nostra egemonia malvagia nella regione sarà smarrita”.

I briganti dissero:” Entriamo quindi in città a cavallo e bastoniamo tutto il paese..chiunque incontreremo noi lo bastoneremo, porteremo il terrore in quel luogo!”.

I paesani li videro arrivare da lontano, erano tanti i briganti e si avvicinavano minacciosi con il loro bastoni e fucili alle porte del paese correndo a cavallo…erano ben armati

Il sindaco impaurito comandò:” Presto chiamate Bruno… presto chiamate Bruno!”

Bruno arrivò e si mise da solo al centro della via che conduceva al paese…aspettando i briganti.

“Eccoli!” urlò qualcuno e tutti si rinchiusero nelle loro case…scappando e sbarrando porte e finestre..

I briganti videro Bruno e lo attaccarono correndogli incontro con le loro armi.. e l’eroe Bruno difese se stesso e tutto il paese, si difese con la sua agilità che gli permetteva di evitare i colpi di fucile, si difese con la sua forza armato di una clava… e prese i briganti a sberle tutti quanti…menandoli con il bastone e diede loro dei calci nel sedere con le sue grosse scarpe.

I briganti sembravano perdere inizialmente, ma essi questa volta erano più motivati, erano tanti..troppi i briganti.

Ed il capo dei briganti… che aveva una maschera sul viso….urlò:

” fate avanzare il brigante-gigante…che ci pensi lui a questo eroe nostro nemico!”.

Ed ecco che da dietro a tutti, un gigante vestito da brigante si fece avanti …egli entrò nella piazza e si mise a sfidare Bruno… “ fatti avanti scimmione!” disse il brigante alto come un gigante di tre metri.. …

i due combattenti prima si guardarono molto arrabbiati..poi i due forzuti si misero a lottare per le strade del paese.

Il gigante era forte quanto lui e Bruno sembrava perdere..il nemico era troppo forte..e dovete sapere che Bruno non beveva la sua pozione magica da molto tempo…la maga Cecchina era lontana..chi poteva aiutarlo?.

Il gigante vedendo l’avversario indebolito…continuò a picchiare e lottare con Bruno.

Tutto sembrava finire male per il nostro eroe.. ed i paesani erano preoccupati..il gigante sbatteva Bruno da ogni parte contro le mura bianche delle case stordendolo e creandogli dolore…ma Bruno resisteva..

Quando ad un tratto… nel cielo di Casale compare una cosa strana….da dietro le nuvole apparve un astronave..si! apparve una astronave aliena …nel cielo ..una nave spaziale che volava sopra le case.

L’astronave si piazzò sopra le case… tra lo stupore di tutti…dall’astronave uscì un raggio luminoso, che colpì il gigante amico dei briganti, stupito da questa apparizione il gigante appena colpito, subito si disintegrò in mille piccole particelle…e fu ridotto i cenere a causa di quel raggio luminoso.

Fu così, vedendo il brigante-gigante amico morire, che anche gli altri briganti furono spaventati dall’astronave, essa lanciava raggi laser verso di loro incenerendoli, fu così che i briganti fuggirono ancora una volta nelle campagne e il paese di Casale fu di nuovo salvo.

Tutti i briganti dissero urlando che non sarebbero più tornati a infastidire Casale, erano accadute troppe cose strane quando lo avevano fatto, prima lo spezza-briganti loro eroe ed adesso anche l’astronave che uccide con un raggio luminoso dal cielo..era troppo per loro…”mai più torneremo qui!” dissero facendo degli scongiuri…..

Dopo che tutto si fu calmato, ed i briganti allontanati dal paese, l’astronave finalmente atterrò nel centro della piazza poggiandosi su quattro gambe inclinate e dalla parte inferiore di essa si aprì una porta ed uscirono nella strada quattro extra terrestri..essi erano poco vestiti ed avevano un costume spaziale e tutti dissero stupiti vedendoli: “guardate hanno tutti le gambe molto pelose più del normale!”

Gli extra terrestri dissero a Bruno:” sei tu Bruno dalle gambe molto pelose?”

Bruno in tutta risposta e senza timore…si tolse i pantaloni e restando in mutande… e denudato così…. mostrò le sue gambe molto pelose simili a quelle che avevano gli alieni… per farsi riconoscere..

”Si! io sono come voi..ho anch’io le gambe molto pelose!” rispose Bruno.

“Si vedo hai le gambe pelose come noi , tu sei uno dei nostri..sei un alieno come noi anche tu!..seguici sull’astronave.” dissero gli alieni a Bruno.

Bruno intuì che il suo tempo sulla Terra era terminato si girò a guardare il sindaco e i paesani amici e li salutò con un gesto della mano..

Bruno salutò tutti i suoi amici ed a malincuore decise, intuendo in silenzio, di dover seguire gli alieni sulla loro astronave..Bruno capì che quello era il suo dovere…quello era il suo destino.

L’astronave con un forte getto di aria, che sollevò tutto in torno la polvere della strada…ripartì rapida verso l’alto e volò via nel cielo…verso un altro pianeta.

Sull’astronave gli alieni medicarono delle ferite Bruno e rivelarono a lui la verità sulle sue origini …sulla sua storia e sulla sua nascita… gli alieni gli spiegarono:

” tu Bruno sei il figlio del re del pianeta chiamato Diversità!”

Ed ora è tempo che tu ritorni, visto che la tua esperienza di vita sulla Terra è stata vincente..infatti sappiamo che sei considerato un eroe dai terrestri…abbiamo sentito parlare bene di te da loro…noi vogliamo Bruno che tu torni sul tuo pianeta nativo….

La tua esperienza di vita su un altro pianeta é terminata, essa è stata comandata dalla nostra tradizione e dalla nostra cultura, che vuole che ogni futuro re, faccia una esperienza avventurosa su altro pianeta, abitato da gente diversa..per dimostrare a tutti noi…che il nostro futuro re è un valoroso, un fortunato, e che custodisce molte risorse dentro di se…in grado di vincere i molti problemi che causa il vivere lontano da casa..

L’astronave viaggiò alla velocità della luce e dopo qualche settimana finalmente giunse sul suo pianeta di origine.

Raggiunto il pianeta Diversità..Bruno ebbe modo di conoscere il suo vero popolo.

Bruno incontrò la sua gente.. il suo vero popolo..su quel pianeta erano tutti come lui..avevano tutti le gambe molto pelose, sia i maschi che le femmine ed anche i bambini avevano le gambe molto pelose…era un bene questo, ora Bruno su quel pianeta non si sentiva più un diverso.

Erano tutti eguali a lui e pensate, fortuna vuole, che Bruno era anche il figlio legittimo del re di quel popolo… il governare quel pianeta un giorno sarebbe diventato un suo dovere…Bruno avrebbe ereditato il governo del pianeta..era lui il futuro re del pianeta Diversità..

Bruno conobbe i suoi genitori naturali che erano diventati ormai anziani e loro gli dissero :

“ Bruno hai diritto alla femmina dalle gambe pelose più bella del pianeta… ella sarà in età da marito e ti darà dei figli”.

Bruno scelse tra le più belle femmine presentate a lui…la propria moglie… ed ella diventò sua regina… la baciò, e la amò, e la domenica successiva ella diventò sua sposa e Bruno diventò contemporaneamente re del pianeta…in quanto i suoi veri genitori erano anziani ed erano intenzionati ad abdicare in suo favore…

Al matrimonio, la futura regina sua moglie, era vestita di un ampia gonna gonfia fino al pavimento, e Bruno aveva dei bei pantaloni e una giacca bianca con molte medaglie..sembravano molto anche simili agli umani..le parti strane e differenti le gambe erano nascoste…ma sappiamo erano alieni in realtà.

Dovete sapere, che ancora oggi, essi sono il re e la regina del pianeta degli uomini dalle gambe pelose..ed hanno anche degli eredi.

I due sposi, entrambi dalle gambe molto pelose durante questo tempo, hanno messo al mondo due bambini, anche loro dalle gambe pelose, e tutta la loro famiglia vive amata e rispettata da tutti su quel pianeta, vive per sempre felice e contenta.

Morale: il prossimo seppur diverso da noi ci completa nella vita…e si rende utile in quelle cose comuni dove noi non siamo capaci o siamo meno bravi di lui..

per cui anche se è diverso da noi nel pensare, quello che gli da forza potrebbe essere un giorno utile anche a noi tramite lui… non si sa mai, meglio tenercelo come amico non vi pare?

Tutti vogliamo vivere in un pianeta con tanta gente che ci comprende e ci permette di dare amore e riceverlo in quanto siamo uguali a loro….e il sogno di tutti coloro che vogliono vincere le difficoltà della propria vita,

ottenere auto-stima e rispetto con la vita che conduciamo è questo l’obbiettivo esistenziale migliore..

Bisogna sempre avere coraggio di vivere..sopportando la carestia e preferendo però di vivere nell’abbondanza…che un giorno arriverà ..perchè lo meritiamo…mai perdere l’ottimismo…

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Marzo 2013)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9