Favole di Egidio: la idea nuova

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(racconto di tipo bianco e verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura 20 minuti..

FAVOLA DI EGIDIO

LA IDEA NUOVA..

INTRODUZIONE: se il metodo filosofico che subite vi crea problemi, siete liberi di inventarne un altro e di convincervi diversamente..il Volersi Santo del Signore ci permette questa soluzione..

Favola: “la idea nuova”..(metodi nuovi)

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, un giorno che faceva molto caldo, e capitò che:

un uomo si perse sui sentieri nel percorrere le salite irte di un altipiano (vita confusa).

Esaurite le forze e pieno di stanchezza e con la gola asciutta….(vari errori morali)

Egli si trascinava penosamente sulle ghiaie roventi sulla salita e sotto il sole in quanto il prato erboso era terminato..(sopportare i rimproveri)

Improvvisamente vide un po’ lontano davanti a lui, cento metri circa distante ..un casolare …(qualcuno ha inventato per lui filosofie esistenziali nuove)

Ancora più sconfortato pensò: “quella casa è disabitata di certo chi verrebbe ad abitare qui..inutile arrivarci, non la raggiungerò per evitare la fatica di camminare ancora, ma mi fermerò invece qui sotto il sole e farò una sosta, a mio parere è inutile continuare .

Io vorrei credere che laggiù c’è qualcuno che mi può confortare e rifocillare meglio, ma forse questi sono i desideri profondi del mio subconscio e in quella casa in realtà non c’è nessuno…(non si fida al meglio delle idee nuove che sente consigliare).

Senza più speranza e con molto pessimismo, sentendosi molto stanco, pensando che quella casa che vede lontano non è di certo un rifugio per i viandanti di poca volontà come lui, l’uomo si sedette esanime al suolo e si mangiò tristemente il suo panino asciutto e bevve la sua acqua troppo tiepida dalla sua borraccia, mentre si nutriva malamente del poco cibo purtroppo sotto un sole cocente, ammise di essere un uomo sfortunato e disagiato …(non ha fede nei metodi nuovi e passa una giornata triste, vinto dalla sua logica ormai vecchia)

Poco tempo dopo poco prima del tramonto, discesero dalla direzione di quella casa due viandanti.

Il nostro poveretto ancora seduto sotto il sole, era pronto per tornare a valle anche lui ed era in viso tutto arrossato per il caldo, mentre i viandanti erano invece belli freschi e riposati, vedendolo così avvilito e sudato essi commentarono…(coloro che hanno avuto fede saranno più felici e vi giudicheranno)

“Ehi! ci capisci qualcosa tu?” disse il primo viandante

“quel tipo era così vicino al rifugio, con il ristorante a due passi e gli alberi e il prato erboso su cui farsi un pisolino e con i servizi ben organizzati per rinfrescarsi, ha preferito invece fare sosta qui su questa pietraia. Quello non ha capito che sforzandosi un po’ di più poteva passare meglio la sua giornata!”.

“Com’è possibile..sarà forse stupido? Disse l’altro scuotendo la testa e vedendo lo sfortunato riassettarsi lo zaino stancamente (sarete giudicati degli sprovveduti infatti credete ancora che ci siano limiti all’evoluzione delle idee).

Lo sperduto sentendoli così borbottare si avvicinò e disse in risposta: “forse sono stato un pò severo con me, ottuso, retrogrado e forse sono uno che non si sa aiutare da solo..però adesso vi chiedo, permettete che io vi segua e che io termini questa tremenda giornata. ”

E così tutti quanti i viandanti tornarono in paese…chi felice di avere passato una bella giornata e chi stufo di se stesso.

I viandanti giunsero in paese, e raccontarono a tutti quelli che incontrarono, che era vero che in cima alla strada in salita, c’era una casa-rifugio con all’interno tutte le comodità ed i vantaggi che pensava e sperava la gente..

“Quale è l’insegnamento di questa storia?”

MORALE

“Io lo so! Lo dico io!.” Disse un ragazzo alzandosi in piedi.

“Non considerare le nuove idee nella nostra vita è per noi come se ogni idea di altri, fosse solo un illusione, il non comprendere, significa per noi non avere o non trarre speranza dalla saggezza dell’esperienza di chi prima di noi ha vissuto il problema, che fu causato dalla non attualità delle idee esistenti.

La società da il privilegio ad ogni individuo di inventare filosofie ed ottenere da esse idee nuove per consolare al meglio le cose sbagliate di ogni vita.

Consigliando le genti con il suo spirito di solidarietà, la società ci dimostra che ci comprende volentieri….

“E per questo che la creazione libera e saggia di sapienze alternative intelligenti e valide, rende utile e pacifica la ricerca della felicità umana….occorre cercare ed inventare un metodo nuovo o più metodi nuovi”

Un metodo nuovo ad esempio è quello descritto nel Nuovo Testamento cioè il messaggio del Santo Vangelo e dei suoi avvertimenti, che dicono:..”.perdonatevi l’un l’altro i vostri inevitabili errori, ed aiutatevi l’un l’altro se ci sono dei problemi..”

Un altro metodo nuovo, questo più laico, ad esempio é il metodo Terzo, che dice che si è brave persone anche se si hanno commesso degli errori, in quanto i giorni senza errori son di più e se si é incensurati, per questo motivo si é considerati di buona volontà, anche perché si sta dimostrando  buon ravvedimento da molti anni..è il Terzo considerato un metodo laico, poichè non obbliga a frequentare ogni domenica luoghi religiosi..

Fine

Autore: Egidio Zippone

Milano, Marzo 2015

Giudizio: originale. saggio

voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: il giovane lupo avido (per ragazzi)

coppia di lupi

FOTO DI Faina

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volpe

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO

IL GIOVANE LUPO AVIDO

INTRODUZIONE: Nonostante sulla Terra capitano a volte ingiustizie, ugualmente ogni mattina sorge il sole..

Favola: il giovane lupo avido

PERSONAGGI..

Il giovane lupo di nome Jody

Mamma lupo

Papà lupo

Lo zio lupo

Il lupo malandrino

la voce del vento

la volpe

la donnola

l’orso onesto

la iena antipatica

le galline rubate

la pecora marrone rubata..

Il Signore della Natura

INIZIO

C’era una volta, nel mondo delle favole, molti anni fa, un bosco con vicino una fattoria con all’interno un grande pollaio..

Dovete sapere che un giorno due lupi entrarono nel pollaio e rubarono ben dieci galline tenere tenere..e con l’acquolina in bocca se le portarono via..

mentre i lupi scappavano per allontanarsi decisero tra loro: “le galline che abbiamo rubato sono tante, non c’è bisogno che le mangiamo tutte noi, qualcuna vendiamola al mercato nero degli animali,  così guadagniamo, ma prima nascondiamo le galline in questa caverna, sarà il nostro nascondiglio, poi un giorno torneremo e le venderemo a qualcuno..”

Dovete sapere che venne per caso a conoscenza del nascondiglio un giovane lupo, e si sa che i lupi sono tutti ladri, e non si sa perché, forse per avidità, forse per magia, qualcosa nel giovane lupo si alterò, ed il giovane lupo decise che: “di certo queste galline sono state messe in questa caverna per abbandonarle successivamente, mi sembra infatti un modo trascurato di allevarle, quindi é meglio che le galline me le prendo io…che le sò tenere con più abilità”..”eh si! io le ho trovate abbandonate..ed io me le tengo!” disse tra se e se il giovane lupo senza dare importanza a di chi quelle galline fossero davvero..

Il giovane lupo di nome Jody, prese tutte le galline che c’erano nella caverna dello zio lupo pensando che forse non erano dello zio lupo, prese le galline e se le portò via, pensando di nasconderle da un altra parte..pensando che le avrebbe custodite con più cura e abilità..

Passarono i giorni, e mamma lupa vide per caso il suo figlio lupo giocare con le galline, intuendo che le galline erano rubate, consigliò al figlio lupo: “ho capito che queste galline non sono state ottenute in modo onesto, le hai di certo rubato agli umani, é pericoloso che te li tieni tu, poichè c’è il rischio che i cacciatori lo vengano a sapere, vedono le galline rubate e poi ti sparano con il fucile, meglio che tu le regali a qualcuno queste galline!” poi parlò anche papà il lupo che disse al figlio Jody: “Figlio! invece di giocare con le galline, va a catturare un bel daino, che io lo preferisco da mangiare, e regala a qualcun’altro queste galline!” ed il giovane lupo ascoltò il consiglio di sua madre e di suo padre, comprese che non poteva riportare le galline dove le aveva trovate, poiché non sapeva di chi erano davvero le galline e poi riteneva che se faceva così, correva il rischio di essere visto e riconosciuto da qualcuno mentre le riponeva al loro posto e così decise che avrebbe dato le galline in regalo ai suoi amici del bosco..

Voleva infatti regalare le galline ad una volpe sua amica, che abitava li vicino..che dovete sapere che la volpe aveva sempre fame ed era un animale amica del giovane lupo..

Ma la volpe vedendo tutte quelle galline, disse al giovane lupo:” sono troppe queste galline per me, che vivo da sola, te ne restituisco ben otto,  ma però due galline me le terrò volentieri, perchè anch’io ho provato la fame e so cosa significa restare senza nulla da mangiare..”

Fu così che la volpe si tenne due galline, e restituì otto galline belle al giovane lupo..e promise che mai avrebbe fatto la spia ai cacciatori per non danneggiare il giovane lupo suo amico..

Il giovane lupo decise di regalare le altre galline ad un altro ad esempio alla sua amica donnola che rispose: ” sono troppe queste galline, me ne tengo una sola, e le altre sette te le restituisco..si! una é meglio che me la tengo… ho anch’io da saziare la fame!”

il giovane lupo decise quindi di regalare le galline che restavano ad un altro ad esempio ad un orso che disse: “galline!…sono di certo rubate..io le cose rubate non le voglio in casa mia..preferisco mangiare il miele… che mi danno le generose e altruiste api mie amiche!”

e così che il giovane lupo restò con sette galline ancora da regalare…mentre decideva a chi dare le galline..cosa accadde?

Dovete sapere che passava in quel momento una iena maschio affamata, che vedendo il giovane lupo indaffarato con le numerose galline disse: “lupo dammi almeno una gallina che ho fame pure io!”, ma il giovane lupo che aveva in antipatia quella iena perché era stata tempo fa, un falso amico, come sono tutte le iene secondo Jody, il lupo rispose: ” no! non te la dò..perchè mi sei antipatica..non te la meriti!”

Allora la iena capì, che il lupo era un egoista, e minaccio il giovane lupo di rivelare il suo segreto a tutti gli animali del bosco e soprattutto allo zio lupo..

Dovete sapere infatti che lo zio lupo andò al nascondiglio della caverna e vide che le sue dieci galline erano sparite..

Dovete sapere inoltre che il compagno malandrino, che era un lupo anche lui, rimproverò il suo complice lupo della sparizione e disse:” e stata tua la idea di nascondere qui, in questo luogo le nostre galline, adesso come facciamo a guadagnare, se le galline non ci sono più..dovevi intuire che questo nascondiglio non era sicuro..eh si!  compare lupo hai sbagliato!”

Fu così che nel pomeriggio, la voce del vento rivelò quello che era accaduto allo zio lupo, parlando nel rumore dei rami pieni di foglie degli alberi: ” io so chi ha rubato le tue galline..ti sembrerà strano…ma è stato tuo nipote il giovane lupo Jody..”

Fu così che lo zio lupo andò a trovare il nipote lupo per sapere se era vero, è risaputo infatti che tanti  avvertono i creduloni che la voce nel vento non sempre dice la verità, poichè dipende da come quel giorno al vento gli gira,  e per avere certezza di questo lo zio chiese al nipote: “giovane nipote… hai tu trovato delle galline?”..il giovane lupo capì che era ormai troppo tardi per restituirle quelle galline, poichè non le aveva più tutte e dieci le galline, ne mancavano infatti tre, e si vergognava, temendo rimproveri da parte dello zio, ed obbedendo alla sua natura di lupo, fu così che il nipote Jody rispose: ” no! caro zio..non le ho viste!”..

allora lo zio disse a lui: ” non fa niente..non importa ..risolverò la questione facendo un regalo al mio compare lupo che mi chiede di rimediare!” , e fu così che lo zio lupo si dimenticò di tutto…avendo deciso che la voce del vento forse gli aveva mentito….

Fu così che lo zio lupo, durante la notte, tutto da solo si recò ad un ovile che si trovava ai limiti del bosco, e di nascosto riuscì a rubare una grossa pecora..

il giorno dopo lo zio lupo andò a trovare il lupo compagno malandrino, e gli disse: ” compare lupo vorrei rimediare, devi sapere che la tua parte era di cinque galline, al parere dei lupi, una pecora vale cinque galline, e ti chiedo di accettare come mio rimedio questa bella pecora pasciuta!”

il lupo malandrino rispose: “va bene! compare lupo…siamo pari…hai pagato il tuo debito!” ed i due lupi restarono amici..

Dovete sapere che intanto nel bosco, la iena antipatica continuava a minacciare il giovane lupo di fare la spia anche ai cacciatori umani padroni del pollaio e delle galline rubate..e dovete sapere che per di più adesso gli umani erano tutti incavolati perché era sparita anche una pecora..

Fu così che il giovane lupo, adesso aveva davvero timore che per colpa del parlare male di lui da parte della iena sua nemica, si venisse a sapere che aveva lui preso le galline rubate, che a quanto sembrava al giovane lupo Jody tutti cercavano.

Dovete sapere che il giovane lupo aveva infatti ben sette  galline nascoste nella sua tana, rischiava quindi di essere punito mediante fucilazione dai cacciatori, ma siccome mancavano tre galline, non poteva rimediare restituendole al pollaio degli umani..come fare?

Fu così che il giovane lupo ebbe una idea: ” lascerò libere le sette galline che mi restano, esse ritorneranno selvatiche e vivranno senza nessun padrone..si! in una zona abbandonata… lontano io le libererò!”

Fu così che il giovane lupo, portò le sette galline in un luogo lontano ..dove non abitava nessuno, ne umani e nemmeno animali, e giunto in quel luogo abbandonò le galline rubate lasciandole libere di vivere in modo selvatico..

Ora il giovane lupo, a suo parere, non rischiava più niente, non rischiava più niente nonostante la pericolosa minaccia di fare la spia voluta da parte della iena sua nemica, anche se sarebbero arrivati i cacciatori con i loro cani al suo rifugio, il giovane lupo avrebbe potuto dire ai cacciatori che:” quelle galline che vi ha descritto la iena.. io giovane lupo.. non ne so niente…infatti come potete vedere io non le ho qui con me!”…se arriveranno i cacciatori alla mia tana risponderò alle loro accuse così: “probabilmente la iena vi ha mentito.. dovete sapere che abbiamo litigato tempo fa e per questo motivo essa è diventata mia nemica!”….infatti le iene ed i lupi da quel giorno non vanno d’accordo nelle mie favole….

Fu così che il giovane lupo disse al Signore della Natura durante la notte ululando alla luna piena:

“come a zio lupo non ha importato di aver capito che ha smarrito le sue galline..così anch’io ho dimostrato che si può regalare qualcosa che ci appartiene (smarrire e regalare per i lupi è la stessa cosa)…infatti ho dimostrato di saper regalare anch’io..offrendo in regalo all’affamata volpe ed alla mai sazia donnola, che sono mie amiche, ben tre galline nutrienti, anche se quelle galline ormai erano diventate mie..”

ed il Signore della Natura dopo aver pensato rispose parlando in sogno mentre il giovane lupo si era addormentato:

” Ti ho creato io lupo e sei scellerato come tutti i lupi, e questa è la tua natura spontanea, come obbedisce alla sua natura di lupo tuo zio, così obbedisci alla tua natura di animale selvatico anche tu!”

e poi il Signore della Natura aggiunse al suo dire:

“Qualcuno è lupo, qualcun’altro è pecora, qualcun’altro è gallina…come lo zio lupo ha deciso di dimenticare il danno subito e tu per questo adesso credi di essere capito da lui, così io allo stesso modo comprenderò sia lui che te, dimenticherò che anche tuo zio… è stato molte volte ladro anche lui con altri..infatti non è strano anche lui é un lupo…non c’è da stupirsi di questo!”

“la vita animale è costituita da molte creature varie e tutte sono speciali…e questo rende la vita sulla Terra più imprevedibile …a volte impulsiva…e quindi più divertente..e nonostante capita qualche ingiustizia é giusto che il sole ogni mattina sorge ancora per tutti voi mie creature…e tutti voi…. sia che siete ladri, sia che siete  onesti…. potete così gioire della Natura che io ho creato!”

“Ma devi sapere giovane lupo che: chi sà far comprendere dai suoi amici i suoi errori..trovando un valido motivo per averli commessi…avrà ragione di ogni discussione!”

Dopo che Jody si svegliò dal sonno, il giovane lupo si ricordò del consiglio del Signore della Natura, e decise di andare a trovare lo zio lupo..

Fu così che il giovane lupo rivelò a suo zio lupo, che lui era si! un giovane lupo affezionato, ma era avido, proprio come sono tutti i lupi, ” e per questo mi sono impadronito delle tue galline, in ogni caso zio, non te le posso restituire, poichè le ho lasciate da tempo libere di tornare selvatiche, e quindi che si fa?”

lo zio lupo rispose al nipote: ” dopo tutto questo tempo sei qui da me a dirmelo? quindi ti dico: adesso te le puoi tenere! ma siccome è normale che un lupo si comporti in modo disonesto, così saggiamente devo comprendere anche il tuo modo di essere lupo..e quindi non voglio crearti problemi, poichè di certo nipote, in quanto sei nato lupo, ti sarai fatto di sicuro dei nemici dichiarati anche tu come me, quindi hai di certo già troppi problemi!”

e fu così che il nipote ottenne in regalo le galline rubate e fu così che zio e nipote continuarono a vivere in amicizia..

Tutti gli animali del bosco avendo saputo questa storia avventurosa dissero che: ” chi è uno zio, è normale che prima o poi, ogni tanto regali qualcosa a suo nipote..la sua decisione quindi non è strana per noi!”

Dovete sapere che in paese il padrone del pollaio, notò che era sparita qualche gallina, ma vedendo che ne rimanevano ancora molte, decise di aver pazienza e si dimenticò del danno subito, e così decise anche il pastore a cui sparì una pecora, anche lui comprese che era normale che ogni tanto sarebbe sparita qualche pecora, poichè i lupi sono furbi ed è difficile catturarli..e la fame è cattiva consigliera per tutti..Dovete sapere che il padrone della pecora ed il padrone delle galline erano pensati ricchi e benestanti da tutto il paese, quindi fu ritenuto normale che rinunciassero a vendicarsi del danno causato dai lupi..poichè molte ricchezze in armenti ancora gli restavano….

Morale:

Anche se un regalo è ottenuto in modo un pò antipatico, un regalo è sempre un regalo, si! poichè fare un regalo significa anche perdere del denaro, infatti il giovane lupo riuscì ad ottenere un regalo dallo zio lupo..

Ma forse questa decisione è stata presa, poichè mentre scrivevo questa favola, tutti i lettori hanno insistito per risolvere con un regalo questa avventura…significa che molta gente ha in simpatia il vero lupo..e comprende la sua natura..

fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Gennaio 2022

giudizio: originale

voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: Tristano e Costanza (per ragazzi)

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(racconto di tipo nero e verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

TRISTANO E COSTANZA
INTRODUZIONE: due amici di infanzia, lui una volta innamorato di lei, divisi da una guerra fraticida, combattono ugualmente tra loro dimostrando il loro senso del dovere, sarà l’amore a consigliarli oppure il dovere di essere soldati avversari..
INIZIO
Favola: Tristano e Costanza
Nel mondo delle favole, durante il simil periodo storico del 1400 d.c., nelle terre d’Europa si combatteva una lunga guerra.
Mentre nella valle infuriava la battaglia, dopo aver lottato a lungo contro dei soldati a piedi, il cavaliere Tristano e il cavaliere Romeno che combattevano per il regno del Nord, si allontanarono coi loro cavalli, in cerca di un nuovo nemico, verso il bosco sul lato destro della valle, in cerca di cavalieri di valore da affrontare, “qui ormai ce la fanno da soli!” disse Romeno e aggiunse “andiamo a cercare battaglia da un’altra parte!”.
Erano ormai cinque anni che il regno del Nord e il regno del Sud…combattevano una guerra aspra e crudele.
Alla morte di Re Ferdinando…..gli eredi non si erano messi d’accordo tra loro sulla spartizione del territorio…la famiglia reale si era divisa in due parti..
Avevano prima litigato per reciproca avidità…ed organizzato delitti e intrighi in nome del potere…poi finalmente erano scesi in campo gli eserciti..ed era cominciata la vera guerra…
Questa guerra fratricida aveva portato solo dolore…e infatti molte erano le offese date ed avute, da lavare col sangue per ambo le parti..
Romeno e Tristano cavalcavano lentamente intorno alla zona della battaglia..molti erano i loro duelli gloriosi..erano due cavalieri valorosi..ammirati dagli amici e temuti dai nemici.
All’ improvviso si vide uscire da dietro un gruppo di alberi, un cavaliere dall’ armatura dorata del regno del Sud, subito Romeno si lanciò contro di lui col suo cavallo dicendo:” é ora di mostrare la nostra bravura!”, Romeno si lanciò contro quel cavaliere gridando: “a morte il nemico!”.
Il cavaliere dorato si fermò: “mai questo giorno e stato più fortunato, un cavaliere del regno del Nord che mi sfida!” affermò lo sconosciuto.
I due cavalieri combatterono senza risparmiarsi, con colpi di lancia all’inizio, lanciandosi più volte l’uno contro l’altro con i propri cavalli e dopo con spade e scudi, finché Romeno fu disarcionato da un colpo di spada che lo colpì alla testa e nel cadere trascinò al suolo il cavallo con sé.
IHHIHIHI si lamentò il cavallo nel cadere ….mentre Romeno finiva brutalmente al suolo…e perdeva l’elmo nel rotolare sul terreno.
Il cavaliere dorato a questo punto, scese subito da cavallo e avvicinandosi al disarcionato, velocemente estrasse il coltello e uccise Romeno ferendolo alla gola.
Poi urlando per la vittoria si tolse l’elmo e disse: ”Evviva!…così muoiono i miei nemici!.”
Tristano era fermo a circa 30 metri quando vide l’amico morire, e notò con stupore che il cavaliere dorato che si era tolto l’elmo era una donna.
Era una donna dai capelli neri e dai bei lineamenti, un’amazzone.

Stava anche Tristano per unirsi alla battaglia..
Ma osservando meglio lo avversario, guardando meglio quell’amazzone riconobbe in lei Costanza, l’amica di gioventù, a quei tempi i due regni erano uniti ed in pace e molte erano le amicizie tra i nobili del regno…
Dopo qualche minuto di silenzio, con la sua armatura nera e sullo scudo una croce bianca, Tristano si avvicino e girò il cavallo e si tolse l’elmo per farsi riconoscere e disse: “sono Tristano  oh! cavaliere e tu sei Costanza la mia compagna di gioventù..la mia amica di infanzia..ti ho riconosciuta…non ti ricordi di me?”.
Costanza lo guardò con stupore, ma non sembrava nostalgica della loro amicizia, anzi probabilmente si chiese come aveva fatto quel cavaliere a riconoscerla dopo tanto tempo, poi si ricordò che la battaglia continuava e che il nemico gli aveva ucciso crudelmente lo zio, che ella stimava tanto, violentemente ucciso sotto i suoi occhi…lo zio era il suo consigliere spirituale ed il suo viso si incupì.
Tristano disse: “la sorte ci é nemica e ci fa incontrare qui davanti ai miei soldati che mi giudicano… non potrei far altro che affrontarti, come vuole la guerra che oggi ci domina ed esige sangue eroico…poichè i bei tempi sembrano dimenticati…ma forse far questo non vorrei!”
La bellezza della donna che aveva di fronte, il ricordo di lei e il suo viso fiero sembravano convincere Tristano a pensare di cambiare avversario.
Quando qualcuno dal campo di battaglia vedendolo esitare gli urlò: “che hai forse paura di una donna, sei forse un vile…guardate compagni Tristano ha paura!”.
“Il cuore mi piange e preferisco di combattere con un altro!”, urlò in risposta il cavaliere fermando il cavallo ed evitando di lanciarsi contro il nemico.
Dopo qualche minuto Costanza si riprese dallo stupore di questo rinunciare e avendo sentito i soldati nemici, esclamò: “vile! vedo ancora il sangue del miei amati parenti, il sangue di mio zio sulle mie mani quando lo tenevo tra le braccia, lui cosi pieno di ideali e mio esempio di vita, lui mio consigliere!”.
“Vile codardo… come tutti quelli del tuo casato…affrontami!” disse Costanza in preda al rancore salendo in groppa al suo destriero..
“Il tuo orgoglio, sarà la tua rovina é meglio che questo combattimento non abbia mai luogo!” disse Tristano sicuro della sua forza….”ne ho uccisi molti oggi..e non vorrei che tu farai la stessa fine mia nemica!”.
“Per me siete tutti eguali, voi del regno del Nord, il mio odio per voi potrà placarsi solamente col vostro sangue, non ci sono più favoritismi e amicizie per me, anche tu verrai ucciso durante questa battaglia voluta per fare giustizia” affermò Costanza.
Il cavaliere Tristano si abbassò la visiera evidentemente risentito per gli insulti oltraggiosi, si era offeso… era pronto a combattere .
Mentre le urla dei feriti e le grida dei combattenti, mentre i rumori delle spade lo spezzarsi delle lance e il nitrire dei cavalli martoriati rompevano il silenzio della valle… i due cavalieri si prepararono a combattere.
Costanza era sul suo cavallo bianco e con l’armatura dorata, si rimise l’elmo sul capo e si abbassò la visiera sul volto, subito si lanciò al galoppo tenendo alta la lancia gridando minacce e sfidando a duello l’avversario.
Tristano da par suo tenendo alto lo scudo, imbizzarrì il suo cavallo nero e posizionò la lancia e si lanciò al galoppo…correndo incontro al cavaliere dorato suo avversario.
Il loro passato di amicizia era ormai dimenticato..l’orgoglio di essere dei cavalieri aveva preso il sopravvento sulla loro amicizia passata..il dovere di soldato comandava ora la loro mente.
Il primo scontro fu decisivo Costanza prese in pieno lo scudo di Tristano con la sua lancia e Tristano dovendo sbilanciarsi all’indietro, alzò il suo braccio ed infilò la lancia nella spalla di lei rompendo l’armatura, li dov’era l’ascella, tutti e due i cavalieri caddero entrambi a terra malamente per il duro scontro.
Il primo a rialzarsi dal terreno fu Tristano, che evidentemente desideroso di non continuare la battaglia, raccolse la spada e si avvicinò a Costanza e le disse: “questo mi basta..vedi mi sono rialzato prima io….in nome del nostro passato ti lascio vivere…purché tu Costanza ti arrendi!”.
Costanza si rialzò dolorante della botta sulla spalla, ma essa non sanguinava l’armatura aveva resistito, ma appena si rese conto che poteva continuare a combattere disse: “non mi arrendo guai a te!” e si lanciò contro Tristano, agitando la sua spada, “vendetta!” gridò la donna-cavaliere, “avete ucciso molti miei famigliari ingiustamente!” e brandendo la spada si lanciò e ferì l’avversario, ma solamente al braccio sinistro, in quanto con abilità Tristano aveva evitato il corpo mortale al collo muovendosi rapidamente di lato.
Ruotando velocemente su se stesso Tristano evitò il successivo colpo, ma non potè far a meno, in quanto dolorante per la ferita al braccio, di causare nel muoversi rapido col tagliente della sua spada il ferire il corpo di lei ferendola al fianco tra i legamenti dell’armatura.

Costanza si fermò stupita, poi dolorante si inginocchio e cadde a terra allargando le braccia.
Mentre la battaglia continuava, la tragedia stava per compiersi.
Tristano si tolse l’elmo vedendo il sangue di lei uscire copioso dal fianco dell’armatura dorata, la ferita era mortale vista la quantità di sangue che ne usciva…la spada aveva reciso in quel punto un’arteria.
“Costanza!”…. gridò Tristano evidentemente preoccupato, lei lo guardò e gli rispose con voce fievole: “finiscimi!……il destino mi è stato avverso..sarai proprio tu, caro amico, il mio carnefice!” disse lei ricordando ormai tardi la loro amicizia…

“Non posso ucciderti!” aggiunse Tristano, “ti medicheranno..ti porterò al campo”…disse lui vedendo il sangue di lei bagnare il prato erboso…
“Sto soffrendo!” disse Costanza….”lasciami morire..sento le forze che mi abbandonano!”.
Fu cosi che Tristano si ricordò che era pur sempre un soldato e alzando la spada a due mani verticalmente….pensò coraggiosamente di porre fine alla sofferenza dell’avversario.
Poi pensò che c’era ancora una speranza ed infilò la spada nel terreno, di fianco al corpo…decise di caricare Costanza sul suo cavallo e decise di correre nelle retrovie in cerca di un medico.
“Maledetta guerra!” affermò, Tristano mentre cavalcava per ore fino a raggiungere l’accampamento era ancora distante….trainando con se il cavallo del suo nemico, che trasportava sdraiato il corpo di Costanza..
Quando arrivò al campo trovò il medico, era ormai tarda sera, ed egli ebbe un presentimento, quando adagiò il corpo di lei sul tavolo dell’ infermeria, il corpo di Costanza era debole di vita, il medico gli confermò: “ ho medicato e cucita la ferita, ma bisogna aspettare che giunga il mattino per togliersi ogni timore, ma questa donna ha perso molto sangue… non è certo che si salverà!”.
Tristano aspettò il passare del tempo, quando giunse in fine l’alba, i dottori dissero a Tristano:”ella non è più, ha perso molto sangue e non c’è l’ha fatta a resistere!”
“Maledetta guerra!” disse Tristano guardando il corpo di lei senza vita, “Signora malvagia! hai preteso un altro tributo…quanti altri cavalieri dovranno morire….ma non dovevo essere proprio io il suo assassino..ingiusto destino…lei era la mia cara amica d’infanzia..non dovevo essere io a farla morire!” aggiunse triste.
Tristano richiamò il cavallo vicino a sé, e tornò sul campo di battaglia, il sole era alto e i soldati già combattevano sul campo. Tristano si gettò nella mischia a cercare sfogo per la sua delusione, come un soldato che cerca continuamente la morte pur di non pensare al presente, coraggio e ribellione si mescolarono in lui dandogli forza nel gesto di voler colpire il nemico.
Entrò nella mischia brandendo e trafiggendo con la spada i nemici sia a destra che a sinistra, facendosi strada nella mischia di fanti con la sua spada, in cerca della morte o della gloria, facendosi largo tra la massa di soldati che tentavano di difendersi dalla sua furia…ormai non gli importava più di niente.
Fin quando accortosi che nessuno più osava opporsi a lui e che la sua ira stava passando per far posto alla stanchezza, e rendendosi conto che la battaglia di oggi , questa battaglia, sarebbe finita con il regno del Nord vincitore, lanciò il cavallo verso una zona della valle dove non c’era nessuno e cavalcò libero per i campi desolati.
Mentre Tristano usciva dalla zona della battaglia, ebbe un presentimento, forse poteva salvare Costanza e la sua coscienza di bravo soldato.
Si ricordò che in quella parte del regno, abitava un famoso stregone-celtico, abile nella magia sia bianca che nera, forse lui poteva salvare la sua amata e farla forse risorgere dalla morte.
Tristano cavalcò e andò in direzione del suo accampamento, raggiunse la tenda dell’ospedale, il corpo della donna ormai morta era ancora li, Tristano mise il corpo della sua amata Costanza su un carro trainato da un cavallo e subito si diresse con il carro verso la casa di legno nella foresta dove abitava lo stregone, in fretta aizzando il cavallo a correre con più velocità possibile sul sentiero.
Lo stregone-celtico li stava aspettando, in un presagio lo stregone aveva già capito cosa voleva da lui quel cavaliere.
Tristano adagiò il corpo di Costanza su un lastrone di pietra situato nei pressi della abitazione e chiese quindi consiglio allo stregone: ”Aiutami! ti pagherò bene!”.
“Cavaliere entrò tre giorni possiamo ancora salvare questa donna, ma bisogna varcare la porta dell’Ade per farlo…ed è molto pericoloso…entro tre giorni cioè prima che la sua anima sia trasportata nel luogo del non ritorno, cioè dove gli inferi sono più profondi.
Devi sapere oh! cavaliere che sulla soglia della entrata dell’Ade, luogo che io ti indicherò, vive un drago con tre teste e tu cavaliere dovrai domarlo e incatenarlo…poiché esso non può morire in quanto è immortale, in seguito scendendo i gradini delle scale di pietra situate nella caverna, raggiungerai un lago dove sulla sua riva, le anime morte da poco si riuniscono e aspettano il loro tetro trasportatore..laggiù sulla riva di quel lago di certo troverai l’anima di questa donna e se farai in tempo, ed entrò tre giorni, la porterai da me, io potrò con la mia magia reincarnare la sua anima nel suo corpo ed aiutandomi con pozioni magiche lo farò tornare a vera vita”.
Lo stregone continuò a parlare a Tristano: “dopo che avrai raggiunto il luogo magico, dovrai spostare un grosso macigno che chiude la sua entrata, avrai bisogno di molta forza muscolare, ecco cavaliere bevi questa pozione magica che renderà molto forte il tuo corpo per un tempo sufficiente!” aggiunse lo stregone tenendo nelle mani una tazza di colore argento piena di liquido verde, “ la forza che ti darà questa pozione, ti permetterà di spostare il macigno e avrai anche energie per incatenare il drago guardiano comandato a custodire l’entrata dell’Ade”.
Doveva fare presto, Tristano raggiunse il punto indicato dalla mappa dello stregone, ed entrò nella buia caverna..vide il grosso macigno che chiudeva la porta e lo spostò, si stupì della forza delle sue braccia ed entrò deciso dalla porta, subito vide il drago e lo affrontò con coraggio, il drago era immortale ed aveva tre teste le cui bocche dentate volevano mordere, ma il nostro cavaliere riuscì ugualmente a ferirlo e dopo averlo spaventato ad incatenarlo alle pareti della caverna minacciandolo con la sua lancia e la sua spada…ora aveva abbastanza spazio per passare e poter raggiungere le scale di pietra situate in fondo alla caverna.
Doveva fare presto, Tristano scese velocemente i molti gradini di pietra delle scale e raggiunse la valle dove cominciava il lago dalla acqua scura…vide che sotto quell’acqua, strane presenze, probabilmente mostri marini, nuotavano a guardia dell’isola posta al centro del lago.
Sulla riva di quel lago, vide le anime dei defunti morti di recente che aspettavano un imbarcazione per essere trasportate su quell’isola…erano molte e tutte guardavano lontano in direzione dell’isola del “non ritorno”, che stava nel centro del lago…
Cercò con lo sguardo la sua amata e vide finalmente l’anima bianca della sua amica Costanza, ella era appariva seduta su una roccia mentre era circondata da due spiriti di energia ectoplasmica nera che sembravano tormentarla.
Tristano si arrabbiò vedendo la scena crudele ed ingiusta decise di affrontare i due spiriti neri, ma i colpi della sua spada attraversavano le loro figure spettrali senza ferirli..gli spiriti neri risero di lui sentendosi più forti..
Da lontano intanto si vedeva una imbarcazione di colore nero, arrivare dal centro del lago, guidata da un ombra dalle sembianze di scheletro dagli occhi di fuoco  avvolto in un saio nero, munito di un cappuccio nero sulla testa… la imbarcazione stava giungendo a riva e presto avrebbe portato via l’anima di Costanza.
Vedendosi impedito alla sua liberazione e capendo il dramma che stava per compiersi, Tristano si commosse, si sentiva colpevole di questa tragica situazione, vedendo l’anima pallida della sua amata Costanza tormentata dagli spiriti maligni, si commosse e pianse vere lacrime e pregò il suo Signore e disse: “ Signore aiutami!”
Le lacrime scorrendo sul suo viso giunsero sul terreno fatto di piccole pietre grigie e da queste pietre si vide scaturire come per miracolo una forte luce bianca che illuminò tutto intorno la riva, a vedere quella luce, tutte le anime nere si allontanarono come accecate, quella intensa luce illuminava tutto intorno disturbandole..Tristano doveva fare presto..
Approfittando del momento, Tristano accolse tra le braccia l’anima eterea di Costanza e si allontanò, subito risalì i numerosi gradini delle scale, si avvicinò alla porta dell’entrata degli inferi..si! ci era riuscito…raggiunse l’entrata e uscì dall’Ade, lasciò incustodita l’anima di Costanza dicendole di stare sul carro che stava all’esterno e subito tornò indietro e dopo avere liberato il drago dalle catene, ripose al suo posto il pesante macigno a chiusura dell’entrata dell’Ade, tutto era tornato come prima, ma ora l’anima di Costanza era libera di essere reincarnata nel suo corpo in attesa nella casa dello stregone-celtico..
Tristano portò l’anima della donna dallo stregone, il corpo di Costanza posto sulla lastra di pietra sembrava dormire, e dopo aver compiuto un rituale magico lo stregone comandò l’anima della donna a riconoscere se stessa e l’anima si reincarnò facendosi respirare dalle narici del corpo.
La donna chiamata Costanza all’improvviso con un nuovo e ampio respiro si risvegliò dal suo sonno di morte.
Subito lo stregone-celtico le fece bere una pozione magica di colore rosso dicendo: “Costanza questa medicina aumenterà la quantità del tuo sangue e ti sentirai in questo modo più in forze!”.
Costanza… dopo pochi minuti…riprese conoscenza completamente e guardò Tristano con occhi pieni di gratitudine.

I due restarono in silenzio a parlarsi..e quando la donna sembrò ricordare tutto..Tristano chiese a lei di esser perdonato.
“Costanza!” Disse Tristano “ho capito di amarti ancora come quando eravamo ragazzi.. ma tu mi ami?”
Costanza rimase in silenzio e poco dopo così rispose: “Tristano caro amico io ti sono grata..ma sappi che non sono degna del tuo amore..poiché amo in verità un altro..un nobile del mio casato..egli ha prigioniero il mio cuore ”.
“Non importa!” affermò deluso il cavaliere “ l’importante è che tu sei viva e non sei morta a causa mia!” rispose Tristano.
I due giovani ringraziarono e salutarono lo stregone, che si accontentò per l’aiuto dato di una borsa di monete d’oro, i due cavalieri ripartirono con il carro verso lo accampamento dei soldati…e laggiù Tristano lasciò Costanza all’attenzione delle guardie, infatti ella era ancora una nemica per i suoi soldati, era ritenuta una prigioniera di guerra.
Si! era così Costanza amava un altro e Tristano ormai lo aveva capito.
Tristano ritrovò il suo cavallo e si rimise in viaggio, ma era stressato per la fatica, notando che la sera ed il buio stavano arrivando ed il suo corpo era stanco, vedendo da lontano una taverna illuminata, Tristano decise di raggiungerla e fermarsi laggiù per una sosta.
Nel vedere entrare quel cavaliere sporco di sudore e di sangue la donna proprietaria della taverna urlò per la paura.
“Sono Tristano un cavaliere del regno del Nord” disse “non temere…ho solo bisogno di riposarmi!”.
La padrona della taverna..che si chiamava Silvia….si impietosì e decise di aiutare il cavaliere stremato…indicandogli un tavolo.
Tristano si sedette ad un tavolo della taverna e rimase silenzioso e non ordinò nulla all’oste, Tristano si sentiva stanco e deluso.
Rimase seduto su quella sedia di legno per ore, guardando nel vuoto era stremato e quando l’ultimo viandante se ne fu andato, ordinò finalmente anche lui da mangiare, gli fu offerto del vino e del cibo caldo.
Egli mangiò e bevve in silenzio…proprio così la donna che amava non lo ricambiava, inoltre Tristano aveva ucciso molti soldati e sentiva il peso di quelle morti causate da lui… quanta gente doveva ancora morire a causa della vanità che portava discordia tra i due re di quelle terre.
La donna gli si avvicinò, “ti meriti un bagno tiepido e profumato!” disse appoggiando le sue mani calde sulle spalle del cavaliere: “la battaglia é lontana da qui, cavaliere le tue gesta eroiche di oggi le racconteranno i poeti”.
La donna convinse il cavaliere a seguirlo e insieme salirono verso una stanza attigua che era la sua, la camera di Silvia.
La donna lo lavò, lo accudì e fu così che quella notte, dopo tanto odio, Tristano trovò anche il tempo per ricevere e provare un po’ di amore.
Tra le braccia di Silvia..sua consolazione…alla quale Tristano volle come richiesta di amore di farle dimenticare l’amica Costanza..ormai l’amica era lontana da lui come se non fosse più viva, ormai Costanza non era più innamorata di lui…ella era certo che amava un altro.
I due nuovi amanti invece… Tristano e Silvia si amarono tutta la notte, a quella donna erano sempre piaciuti i bei cavalieri..lui invece cercava in quella donna l’oblio della sua coscienza sofferente, voleva la pace….voleva dimenticare l’orrore della battaglia ..il dovere di soldato lo aveva obbligato ad uccidere…mai se lo sarebbe perdonato….forse sarebbe stato meglio se fosse stato lui a morire…ma il destino aveva deciso diversamente.
Il nuovo giorno sorse, arrivò l’alba..e illuminò tutto intorno con il sole sia il campo dei caduti in battaglia che la poco distante taverna.
Il sole del mattino, vide il cavaliere abbracciato ad una donna e dopo aver fatto colazione Tristano baciò la sua nuova amata Silvia..la salutò e tornò al suo dovere di soldato…doveva raggiungere l’accampamento del suo esercito.
Avvicinandosi al campo il cavaliere capì che la battaglia decisiva si era ormai conclusa…..il nemico era vinto..molti erano i morti nelle file del regno del Sud che aveva perso..
“La guerra ..questa maledetta guerra finalmente terminerà!” pensò Tristano.
I soldati lo videro, non appena lo riconobbero lo salutarono con un “evviva!..evviva Tristano” alzando le loro spade tutti insieme.
“Gioire per la vittoria è bello miei prodi!” urlò Tristano ……ma grande è stato il tributo di vite umane che ha causato questa battaglia..tante le vittime….ora bisogna seppellire i morti..essi erano tanti valorosi che hanno combattuto in nome del dovere di essere un bravo soldato”..
Tristano disse questo pensando con onore all’amico deceduto, il cavaliere Romeno.
Tristano si recò all’ospedale da campo…..e vide Costanza, ella era messa con altri prigionieri su un carro per esser portata ad un vicino campo di custodia…i suoi generali avrebbero chiesto un riscatto per lei ..era infatti figlia di una famiglia nobile ed influente, ella era cara al re del regno del Sud, e la sua vita valeva molto…forse ci sarebbe stato uno scambio di prigionieri tra le parti..
Come previsto da Tristano, il destino volle che fosse il regno del Nord a vincere la guerra, infatti quella settimana il regno del Nord vinse una battaglia decisiva e in quelle terre, dopo qualche mese finalmente tornò la pace.
Tristano potè così incontrare più di frequente l’amore di Silvia e divenne il suo amante segreto…e così Tristano dimenticò Costanza per sempre.


Morale: chi obbedisce al dovere quasi sempre si comporta in modo da rendersi infelice…dovrebbe comandare per noi il nostro cuore, invece molto spesso comanda il cervello, che ci obbliga a obbedire ad un ideale severo..questa purtroppo è la vita di chi é comandato dall’esigenza di essere un bravo soldato.
Fine
Autore. Egidio Zippone

Milano, Settembre 2011
Giudizio: Interessante, avventuroso
voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: permetto questo ma non quello! (per adulti)

 

Portrait of woman showing stop sign while standing by wall.

 

(racconto di tipo: nero, verde , bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura 25 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

PERMETTO QUESTO MA NON QUELLO..

INTRODUZIONE: sono solo un testimone che esiste ed é diffusa la iniquità nel giudicare come espediente dei numerosi peccatori, molti cristiani ed anche i pagani, non si vogliono credere veri matti e quindi usano degli espedienti per impedirlo..

TITOLO: Permetto questo ma non quello!

C’era una volta, nel mondo delle favole,  un re della Terra, in quel tempo governava re Antonio detto “l’iniquo assolutista”, ma siccome il suo metodo totalitario che pretendeva che tutti nel suo regno vietassero la stessa ed unica azione disobbediente, ed era un metodo che causava sofferenza e malumore sempre alle stesse persone, nel mondo delle favole, fu deciso di destituirlo e fu nominato un altro re che si chiamava Tommaso, ed era chiamato da molti re Tommaso “l’iniquo pluralista”, poiché consigliava anche lui come metodo l’iniquità di avere almeno un attenzione importante pur permettendo qualche disobbedienza,….ma in quanto pluralista e credente nel libero arbitrio, permetteva che ogni famiglia del regno vietasse a loro modo quel che voleva, in modo da dare pace e conforto ai tanti peccatori ed anche a se stesso… il re otteneva a causa di questa unica attenzione la fiducia di qualcuno..e permetteva a chi ascoltava i suoi consigli di non passare per vero matto al parere della intera umanità….così decise di permettere qualcosa..pur continuando a consigliare di vietare qualcosa d’altro..

Fu così che andò da re Tommaso un peccatore che disse:

“devi sapere oh re! che c’è un mago che permette questo ma non quello ed io ho commesso anche quello!”

ed il re rispose: “va a vivere da chi da lavoro e ti permetterà di sposarti, poiche’ permette questo e quello ma non quell’altro!”

Fu così che arrivò alla corte del re Tommaso un altro peccatore che disse:

“deve sapere sua eccellenza! che c’è uno stregone che permette questo, quello ma non quell’altro ed io ho commesso anche quell’altro!”

ed il re rispose: “va a vivere da chi da lavoro ed una moglie a chi permette questo, quello, quell’altro, ma non quell’altro ancora!”

Fu così che venne un altro peccatore al cospetto di re Tommaso:

“deve sapere maestà! che ce una strega che permette questo, quello, quell’altro ma non quell’altro ancora..ed io ho commesso anche quell’altro ancora..”

ed il buon re rispose:

“sta lontano da lei! e va a vivere da chi da lavoro ed una moglie a chi permette questo, quello, quell’altro, quell’altro ancora, ma vieta di aver commesso anche tutti gli errori possibili!”..

Tempo dopo la stanza diventò buia all’improvviso, ed arrivò nella stanza un uomo-toro in aspetto quasi animalesco che disse al re:

“io ho commesso anche tutti gli errori possibili! oh! re, che consiglio mi dà?”

ed allora lo scaltro re, temendo una cattiveria nei suoi confronti da parte della creatura, fu così che rispose:

“a lei che é troppo esagerato, le sia permesso di disobbedire come le pare alle regole, ma solo se però dimostra che è necessario..quindi lei dovrà fare capire al mondo che era necessario che il fatto impuro doveva capitare..che c’era un motivo valido in quel momento..per cui dovrà far diventare almeno una cosa sbagliata che ha commesso una cosa giusta….questa é la difficoltà che avrà da superare, e siccome a causa della sua furbizia, uno degli errori che ha commesso, diventerà cosa giusta per lei, non sarà ritenuto un vero matto nemmeno lei, e deve sapere lei che i giovani che convincerà a questa furbizia diventeranno suoi!”

Fu così che l’uomo con le corna di toro sulla testa descrisse le sue ragioni, per convincere re Tommaso a tenerlo presso di se, ma dopo aver ascoltato le furbizie della creatura, il re con pazienza rispose così usando questa volta un tono più confidenziale:

“Strana creatura! non mi hai convinto, le tue ragioni sono solo imbrogli, ed ora che tu mi hai dimostrato che sei un esagerato peccatore e che sei schiavo dei tuoi errori… dovrai stare lontano da me e governare su un lontano paese.. differente dal mio…poichè sul paese che governo io…occorre dimostrare di avere qualcosa di buono per ottenere fiducia, in modo da ottenere un lavoro ed una donna in sposa, sono queste cose che il mio popolo non é obbligato a dare a chiunque…sono cose che si decidono a simpatia..poichè secondo noi come si è stati bravi a rispettare la cosa più importante… si è pensati allo stesso modo bravi nel compiere il lavoro che ti daranno..comunque strana creatura io non ti comprendo, ma permetto ad altri re di darti ospitalità nella loro dimora ugualmente!..”

Tempo dopo, molto lontano, un’altro re della Terra, di nome Ferdinando, chiamato da molti Ferdinando “l’integerrimo”, essendo lui innamorato della moralità, avendo saputo l’utilizzo del metodo iniquo in uso in quel paese straniero…commentò con ironia la notizia di questo espediente: :

“comunque sappiate miei sudditi ..che secondo me é per il motivo che in quel paese lontano, si è deciso il permesso di paragonare l’essere umano con gli umili animali, che il loro re ha potuto concedere qualche disobbedienza al popolo e permettere almeno “questo”..(che è un peccato alle regole comunque)…quindi ho ragione io!… poiché ho dimostrato che gli uomini che governa quel re iniquo… sono uomini simili agli animali oppure sono poco di più degli animali… poiché in ogni caso permettono qualche disobbedienza alla morale…..

e poi il re Ferdinando continuò:

“Dovete sapere che si può anche perdonare la persona che chiede scusa per aver disobbedito, ma può farlo soltanto colui che ha una vita degna di un Santo..siccome la sua vita oltre che essere integerrima sa anche sopportare i tanti sacrifici, dovuti al suo perdonare ed al suo dimostrare Bontà, la sua vita giudicata di un Santo che vuole e può fare sacrifici, lo renderà degno di perdonare…”

MORALE:

Da quel giorno l’umanità pagana comprese che se si vieta il paragonarsi agli animali, non si ha più diritto alla furbizia del governare la vita spirituale con un metodo iniquo ed infedele alle regole perbeniste..

fine

autore: Egidio Zippone..

Milano, Gennaio 2022

giudizio: popolare, sperimentato da molti

voto: (da 5 a 10): 9