Favole di Egidio: l’eroe misterioso..

depositphotos_27012051-stock-photo-dragon-rider-with-moon-and

 

(racconto di tipo verde e nero)

FAVOLE DI EGIDIO..

L’EROE MISTERIOSO

INTRODUZIONE: un vero eroe, è quel valoroso, che rischia la sua vita per gli altri, restando anonimo e sconosciuto..

INIZIO

Favola: L’eroe misterioso

Nel mondo delle favole, dove la vita si conduce libera ed un sogno di ottimismo pervade l’anima, laggiù a volte arriva il malintenzionato a portare afflizione.

Quella che vi voglio raccontare è la storia di un paese situato nella penisola italica, la storia è ambiantata intorno al periodo simil-storico del 1600 d.c.

C’era una volta un paese dove la gente era consigliata da molta positività…erano molto altruisti e si aiutavano tra loro e se pure spesso erano differenti nelle loro opinioni, essi erano molto rispettosi di ognuno.

L’economia prosperava e si diffuse nel paese molta ricchezza per ogni abitante..ma tutti gli invidiosi dei paesi vicini ne vennero a conoscenza  e questo attirò l’avidità di un orda di briganti..gelosi del benessere di quella gente..che non faceva altro che lavorare e guadagnare…ed accumulare ricchezze..

I briganti durante la notte, entrarono in paese e vinta la resistenza delle poche guardie messe di sentinella, si appropriarono del castello..e della stazione dei gendarmi.

All’alba gli abitanti videro il loro paese occupato..i briganti erano numerosi li comandava un brigante tale Peppino U’ Scugnizzu …un capo brigante molto malvagio..egli ordinò il saccheggio e il vilipendio di ogni casa…i briganti chiesero un tributo ad ogni abitante..chiesero monete e gioielli con modi violenti e cattivi.

I briganti radunarono la popolazione impaurita nella piazza del paese e fu facile farlo poiché era gente mite e tranquilla ed ordinarono loro di consegnare i loro tesori privati e le loro ricchezze..chi si rifiutava era percosso e malmenato..e le donne schiaffeggiate e denudate per umiliarle davanti a tutti.

Si creò in quei giorni di occupazione un clima di persecuzione e si diffuse molto terrore tra la gente ..e tutti speravano in un eroe che però non arrivava ancora..chi mai ci salverà da questi villani ed aridi gaglioffi?

E così gli abitanti impauriti furono costretti a sottomettersi  ed a donare in cambio della vita, i loro averi..gioielli ed oro e giovani donne a quel gruppo di briganti malvagi e avidi…che tutte le sere si ubriacavano…e facevano orge..

Essi si erano impossessati del castello, una volta abitato dallo sceriffo e dal podestà ..e vi fecero li la loro dimora, da quel luogo comandavano le loro azioni malvagie nel paese… ed da quel luogo organizzavano razzie in tutta la regione…il paese era diventato un covo di briganti..

Dovete sapere che viveva in quel paese…un giovane tranquillo e idealista si chiamava Secondario Amilcare… era questi un giovane mago e anche scienziato…aveva un solo difetto, ma era un difetto fisico, era zoppo..zoppicava dalla gamba sinistra.

Egli era un uomo giusto e di origini nobili e siccome aveva viaggiato per tutto il mondo..egli conosceva l’arte della magia e dell’alchimia…viveva solo in quel paese… ma era ugualmente buono e gentile con tutti.

Durante la occupazione del paese da parte dei briganti, la chiesa e i sacerdoti consigliavano le genti alla pazienza ed a porgere l’altra guancia ed a volte ad accettare con spirito di martirio qualche umiliazione…mantenersi in vita era la cosa più importante…bisognava dare ragione ai briganti… loro erano più forti…

Lui invece Secondario Amilcare, pensava ad una soluzione che liberasse il paese dalla occupazione malvagia..ma temeva una ritorsione da parte dei briganti nei confronti dei suoi amici, e poi era zoppo come avrebbe potuto competere in battaglia con gente più sana e più forte di lui…quindi temeva che se lo avessero riconosciuto e notato sarebbero stati guai per tutti, temeva per la sua famiglia se lui si fosse reso protagonista di una ribellione…così decise di agire con furbizia.

Si ricordò che nei sotterranei della sua abitazione c’era un vecchio libro, che un suo antenato nobile aveva comprato nella lontana Asia probabilmente in India…o da quelle parti, e decise di leggerlo con attenzione..

Andò nei sotterranei e lesse questo libro con molto interesse e imparò da esso il potere paranormale della “ubiquità dello spirito” e la “trasmigrazione dell’anima”, oltre che “l’evocazione dello spirito degli antenati”.

Secondario Amilcare, di nascosto a quei malvagi briganti, col passare del tempo durante quelle notti, costruì una macchina che funzionava con un sorgente di energia generata da un composto chimico, che fermentando produceva energia elettrica e un vapore di tipo ecto-plasmico..

Amilcare mediante una cuffia di cuoio che si metteva sulla testa e che lo collegava alla macchina mediante fili di ferro e di rame, utilizzando energia magnetica il nostro  apprendista mago poté in questo modo incominciare lo esperimento.

Amilcare Secondario collegò il proprio cervello alla macchina e formulò le parole magiche del libro, pensando intensamente alla sua intenzione rivoluzionaria..ma una sonnolenza lo prese all’improvviso e si addormentò vicino al congegno..

Dovete sapere che  Amilcare aveva precedentemente inserito in una parte nella macchina una grossa lucertola verde e un pipistrello nero tutti e due ben vivi e arzilli..

Amilcare Secondario.. dopo che si era addormentato e  restando collegato alla macchina.. cosa accadde? come per magia dal suo corpo cominciò ad uscire una nube ecto-plasmica di colore nero..che prese pian piano la forma di un cavaliere con tanto di armatura e di spada…dal congegno elettro-chimico inserito nella macchina scaturì più in là…altrettanto ectoplasma nero, che prese invece forma di un drago nero molto grintoso e con le ali…il drago ecto-plasmico creato sapeva infatti volare e fluttuare nel cielo…

Dovete sapere che sia il drago che il cavaliere erano mossi e tenuti vivi nella realtà… dalle parti cerebrali del cervello di Amilcare Secondario rese forti dal congegno, ma egli era fisicamente in catalessi ed era semi addormentato….la volontà dell’eroe era pronta a fronteggiare i terribili briganti che infestavano il paese…un fantasma tutto nero adesso gli obbediva…il fantasma poteva anche diventare più denso o fluttuante, molti erano i suoi poteri che erano comuni a tutti i fantasmi…egli era “il cavaliere del drago” ed era questi un cavaliere suo antenato, il ricordo del quale viveva prigioniero nelle sue zon cerebrali..e fu da Secondario evocato e liberato mentre dormiva.

Era notte alta…alcuni briganti erano di sentinella….altri dormivano ubriachi nella stazione di polizia e altri ancora contavano nella taverna il tesoro in gioielli rubato al popolo.

Gli abitanti del paese in preda al clima di terrore dormivano prigionieri nelle loro case..era vietato uscire di casa a quell’ora…c’era il coprifuoco ..era il momento buono per agire pensò il “Cavaliere del Drago”

Il cavaliere armato di spada e di scudo eterei..salì sulla schiena del suo drago..e volando nell’aria e diventando meno denso nell’ecto-plasma, attraversò i muri della sua casa, vi ricordo che era come un fantasma quindi poteva passare attraverso le pareti, il fantasma raggiunse la piazza del paese in un istante.

La piazza era deserta..c’erano solo pochi briganti di sentinella vicino al palazzo comunale…armati di spade e di fucili.

Il fantasma si avvicinò ai briganti era invisibile e mentalmente rese visibile e reale e molto densa solo la spada e con un gesto punitivo li trafisse ad uno ad uno con essa..uno per uno tutte le sentinelle morirono senza capirne il perché…ne chi fosse stato il loro nemico.

Il giorno dopo il capo dei briganti..Peppino U’ Scugnizzu dovette rassegnarsi..qualcuno aveva ucciso parte dei suoi amici briganti…doveva scoprire chi era stato..ma ciò era strano… la popolazione era stata rinchiusa nelle loro case e c’era il coprifuoco nel paese…e poi si trattava di gente mite…quindi chi poteva essere stato?.

Intanto nei giorni successivi , il giovane Secondario Amilcare stava sempre nella sua casa e meditava sui poteri del fantasma evocato da lui, di cui lui era parte reale della mente cosciente che lo consigliava…i briganti perquisivano le case e nonostante i sospetti lo lasciavano in pace, poiché Secondario Amilcare aveva sempre pagato il tributo preteso da quei brutti ceffi e prepotenti..ed era pensato dai briganti una persona innocua alle loro intenzioni..poichè era anche invalido in quanto visibilmente malato ad una gamba….

Bisognava aspettare la notte per agire di nuovo …i poteri del “cavaliere del drago” erano tanti..egli poteva diventare invisibile…egli poteva attraversare i muri…egli poteva sollevare grossi pesi poiché era molto forte…egli poteva diventare un ectoplasma gigantesco…egli poteva volare nel cielo buio della notte molto velocemente.

La notte calò sul paese.. il nostro eroe Amilcare Secondario si collegò nuovamente alla macchina..ed il fantasma del cavaliere del drago..diventò di nuovo reale e ricomparve.

Il fantasma volò nel cielo del paese…questa volta la volontà del giovane dormiente decise di dirigerlo al castello occupato dai briganti…laggiù era custodito tutto il loro tesoro ottenuto con le ruberie e malvagità.

Vi entrò e sguainando la spada ma sempre restando invisibile…combattè ed uccise i briganti che si trovavano in quel luogo..essi non capivano cosa succedeva loro….. prendevano botte e sciabolate micidiali…ma non vedevano nessuno..il cavaliere scese dal drago e prese il sacco del bottino con dentro il tesoro sottratto agli abitanti..e si diresse verso la casa del sindaco e li davanti lasciò in terra il sacco e disse al sindaco con voce tenebrosa:

“sindaco! ritorna questo tesoro subito ad ogni abitante del paese!”..quindi tornando in groppa al drago volante, comandò il suo drago alle sue intenzioni e ne causò il ritorno nel suo rifugio.. che erano i sotterranei della casa del suo evocatore, il giovane Amilcare, suo discendente.

Non vi dico quale fu l’ira di Peppino O’ Scugnizzu, quando si vide derubato e capì che i suoi briganti non sapevano con chi prendersela…“Per tutti i demoni!” disse il capo dei briganti…”tutti i paesani sono tornati in possesso delle loro monete d’oro!” decise che ne avrebbe parlato al sindaco ed al prete del paese..tutto ciò era strano, i briganti sopravvissuti parlavano di una forza invisibile, di un fantasma che li aveva travolti e ucciso parte di loro.

Infatti essi subivano una suggestione, i briganti cominciarono a raccontare tra loro terrorizzati, forse nel paese c’era un fantasma sanguinario e crudele, ed era molto arrabbiato con i briganti. Questo fantasma agiva durante la notte proprio a mezzanotte ed era spietato con i nemici del suo paese…molti briganti volevano disertare abbandonare quel luogo..ma intimoriti e minacciati dal loro capo restarono al loro posto ugualmente.

Bisognava capire come mai molti briganti erano morti a causa di qualcosa di invisibile… forse la colpa era di un fantasma..essi avevano ora molto timore di lui…girava voce tra i briganti superstiziosi che il fantasma era in realtà il diavolo in persona..”brr!… che brividi di paura…forse chi è ucciso dalla sua spada finisce dritto all’inferno..è terribile!..dicevano tra loro i briganti”.

Il giorno dopo….il capo dei briganti Peppino U’ Scugnizzu decise di chiedere ancora spiegazioni al sindaco e al prete del paese…stavano succedendo cose strane di notte nelle strade del paese..i suoi briganti erano diventati superstiziosi ed avevano paura a sorvegliare ed a stare da soli di notte..

Il capo brigante avvertiva la paura dei suoi amici e voleva porvi rimedio…sapeva che i suoi uomini erano ignoranti, ma erano sempre gente crudele e cattiva, di conseguenza avrebbero vinto il loro nemico anche se era invisibile.

Il parere del prete della chiesa era che nel paese era arrivato lo spirito del diavolo…questo è capitato poiché gli abitanti del paese non pregavano i Santi più da molto, la gente viveva comprendendo l’ingiustizia voluta dai briganti e quindi i Santi avevano abbandonato il paese…questo avrebbe attirato il demonio in quel luogo.

Il parere del sindaco, che aveva visto di persona il fantasma del cavaliere del drago, era che il problema forse era dovuto ad un fantasma di un antenato di un nobile del paese, il quale aveva in passato fondato e costruito per primo le case del paese e che ora infastidito dalla occupazione illegittima, faceva giustizia dei briganti usurpatori…colpevoli di aver tolto la pace ai suoi cittadini ed ai suoi discendenti.

“Allora è un problema mistico..lo risolverò!” affermò il capo dei briganti.

Peppino U’ Scugnizzu come prima cosa decise e intimò alla popolazione terrorizzata dai suoi modi violenti di andare in chiesa e pregare che il diavolo se ne andasse via dal loro paese.

“E pregate con serietà ed impegno mi raccomando!” diceva loro il brigante.

Il capo dei briganti inoltre decise di tendere un agguato al fantasma o diavolo che sia..”egli se ne doveva andare!”..bisognava esorcizzare il paese, poiché in quel paese si stava bene, infatti la gente che ci abitava dava ragione sempre ai briganti..in quel paese tutti avevano paura di litigare con il capo brigante…quindi era vantaggioso per tutti loro restare li…nel vivere e godere di tutte le ricchezze della regione che da quella città si poteva controllare….

La gente del paese impaurita obbedì al capo dei briganti e mentre la popolazione era in chiesa a pregare i Santi, i briganti presero come ostaggio alcune donne e bambini, e per organizzare una trappola, li legarono nel centro della piazza, poi il capo brigante si nascose con molti dei suoi briganti dietro le colonne del porticato e aspettò..tra poco sarebbe scesa la notte sulla  città…il fantasma sarebbe comparso.

Dovete sapere che tutte le sere il giovane Secondario Amilcare scendeva nei sotterranei della sua casa e si collegava alla sua macchina magnetica la quale creava l’ectoplasma nero, egli cadeva in catalessi ed appariva non appena lui si era addormentato, il fantasma del “cavaliere del drago” prima appariva e poi il fantasma obbediva alla sua volontà di dormiente che lo comandava a essere eroe del paese.

Il fantasma uscì come le alte volte attraverso i muri dalla sua casa..il cavaliere del drago..si diresse verso la piazza, vide i prigionieri e diventò più denso e scese dal suo drago per liberare e sciogliere le funi che tenevano legati le donne ed i bambini…ma diventò per questo motivo visibile e potè così liberare i prigionieri….

I briganti e il loro capo finalmente lo videro..era uno spirito di luce nera e si lanciarono contro di lui armati di spade e fucili.

Il cavaliere del drago fece in tempo a liberare i prigionieri che scapparono tutti nelle loro case e poi con agire deciso… si girò e affrontò i briganti..

I briganti si stavano avvicinando sparando con i fucili, il cavaliere dall’elmo nero, dallo scudo e dal mantello nero, li aspettava indifferente alle pallottole, brandendo una lunga spada…egli variava la sua densità corporea ed evitava di essere ferito in questo modo dalle pallottole..

I briganti si avvicinarono minacciosi..e il cavaliere pur restando visibile..si fece forte dei suoi poteri ed ingigantì la sua figura di ben cinque volte ..diventò un gigante e con i suoi piedi giganteschi prese a calci i briganti..che spaventati scapparono via.

Visto che i briganti se ne erano andati..il cavaliere tornò a statura normale e sali in groppa al suo drago e tornò volando al suo rifugio segreto.

I briganti e il loro capo avevano perso come sempre…era proprio così la città sembrava protetta da una forza invisibile e magica…decisero quindi di fuggire ..ma prima bisognava riprendersi il tesoro dissero al loro capo..”tanto lavoro per niente..non va bene! Riprendiamoci almeno il tesoro!”

Il pomeriggio dopo, Peppino O’ Scugnizzu comandò di radunare tutta la popolazione nella piazza per fucilarla, se essi non ridavano il tesoro ai briganti, il capo di quei malfattori aveva bisogno di quel ricatto, egli voleva ricattare il sindaco e decise che avrebbe minacciato di morte l’intera popolazione se essi non lo accontentavano…”ridatemi il tesoro!”

Il brigante radunò tutta la popolazione del paese e la mise sotto il tiro dei fucili dei suoi uomini che gli restavano, essi erano ancora numerosi.

Peppino U’Scugnizzu intimò: “Se non mi ridate al più presto il tesoro che voglio… vi sparo a tutti quanti!”

Ci fu un gridare di stupore nella piazza..poiché nell’alto dei cieli del paese..tutti poterono vedere..un fantasma nero in groppa ad un drago nero..che brandeggiava la sua spada e diceva a tutti con voce tenebrosa:

“Gente del paese ascoltatemi!..ribellatevi alle maniere prepotenti e arroganti e opportuniste del capo dei briganti… ribellatevi a lui! E aggiunse: “Presto! su coraggio riscattate il vostro onore chiedendo libertà..diventate un popolo libero e fiero…combattete per i vostri figli ed il vostro futuro!”

Detto questo in tutti gli uomini presenti a sentire le parole del fantasma, si formò una intenzione coraggiosa..la popolazione del paese insorse e si gettò piena di ira e di rancore, per gli abusi subiti in quei giorni, contro quei malvagi briganti urlando:

“A morte gli usurpatori malvagi..a morte i briganti!”

Il malvagio Peppino U’ Scugnizzu, vedendo quella folla inferocita gettarsi contro di lui ordinò ai suoi briganti di sparare ..ma la folla non si fermò nonostante qualcuno di loro fosse colpito, allora il capo brigante tentò di fuggire, ma il cavaliere del drago.. lo vide dal cielo e lo riconobbe e capì che quel che era accaduto nel paese era dovuto alla avidità e crudeltà di quel capo brigante.

E così comandò il drago di cui era in groppa, a precipitarsi su quella persona crudele, volando come un rapace ed ordinò al suo drago di ghermirlo con le sue zampe artigliate.

In seguito il cavaliere comandò di nuovo il drago che teneva prigioniero il capo brigante con i suoi artigli, a volare nel cielo in alto..molto in alto.. e li sotto gli occhi di tutti, comandò il drago a lasciare cadere nel vuoto la preda terrorizzata e fu così che Peppino U’Scugnizzu precipitò urlante dal cielo e si sfracellò sul pavimento della piazza..e morì in un bagno di sangue.

I briganti furono affrontati e vinti dalla folla finalmente unita, che era insorta contro di loro, qualcuno tra loro se la diede a gambe e abbandonò il paese, chi correndo a piedi chi a cavallo ma quasi tutti furono presi prigionieri e giustiziati dalla folla..nessuno restò vivo avevano commesso troppe cattiverie…molti innocenti erano stati maltrattati ed umiliati..

Tutti rivolsero il loro sguardo nel cielo e videro il cavaliere in groppa al drago che li salutava con il braccio che alzava la sua spada era quello il saluto del cavaliere del drago agli abitanti tornati liberi e tutti ringraziarono il loro eroe per aver liberato il paese.

Nella casa di Secondario Amilcare la macchina resa magnetica in modo chimico si fermò, il ragazzo finalmente si svegliò dalla catalessi e raggiunse zoppicando anche lui la piazza e poté con il popolo festeggiare la liberazione del paese.

Tutti si chiesero nei giorni che seguirono..chi mai fosse e da dove fosse arrivato quel fantasma..ma nessuno degli abitanti ebbe  risposta certa…per questo motivo il cavaliere del drago diventò con il tempo una leggenda..

Dovete sapere che da quel giorno in quel paese della penisola italica si festeggia ogni anno il giorno del cavaliere nero e si brucia in piazza un fantoccio di paglia che raffigura il suo nemico malvagio Peppino U’Scugnizzu, mentre un paesano vestito da cavaliere, con dipinto un drago sul suo scudo, è comandato a dare fuoco quel fantoccio e tutta la gente presente applaude in ricordo del loro eroe, che nessuno scopri mai che nome avesse..

Ma noi sappiamo che lui era un eroe non ambizioso e sfuggiva ad ogni notorietà e suggestione di successo…non cercava gloria per se, voleva solo fare del bene al suo popolo…era solamente un altruista che difendeva la libertà di tutti.

—-

Morale: i migliori eroi della storia della umanità sono quelle persone che pur avendo fatto del bene..decidono di restare anonimi e segreti nella loro identità..gioendo solamente della felicità che gli eroi danno alla gente con le loro gesta e con il loro eroismo..ed questo il loro premio….

Essere un eroe migliore, vuol dire anche avere poche ambizioni di successo e scegliere anche di rimanere sconosciuto e di rimanere nell’ombra, un vero eroe non sente il bisogno di essere glorificato dalla storia del suo paese, egli rischia la vita solo a causa della sua indole altruistica….

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Ottobre 2010)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: i tre maialini solerti

depositphotos_45459971-stock-photo-young-pig-on-a-green

pig-wearing-suit-tie_922985-833

 

 

(racconto di tipo verde)

tempo dedicato per la lettura circa 25 minuti

FAVOLE DI EGIDIO..

I TRE MAIALINI SOLERTI

INTRODUZIONE: le buone intenzioni sono giuste ed importanti, ma interpretarle con solerzia a volte ci causano brutti scherzi, soprattutto se la nostra vera natura è quella di un maialino..

Favola: i tre maialini solerti

Inizio

Per rilassarvi un po’ e per farvi dimenticare i vecchi problemi di cui la nostra vita a volte é disturbata.

Vi voglio raccontare una favola ambientata in una fattoria della Emilia Romagna in Italia.

C’era una volta nel mondo delle favole, un cortile, in questo cortile era organizzata una fattoria con un fienile, c’era un carretto poco più in là una stalla con le mucche e nell’interno del cortile vivevano anche liberi e giocosi tre maialini piccoli e grassottelli.

Essi erano custoditi da una coppia di allevatori, entrambi contenti della loro casa, che con una veranda dava proprio sull’ ampio cortile…e dovete sapere che nelle favole gli animali, soprattutto quelli da cortile, hanno le stesse esigenze delle persone..parlano e sono anche intelligenti come loro.

L’allevatore che custodiva la fattoria non era sempre contento del comportamento dei suoi  tre maialini, perché trovava il suo cortile sempre in disordine a causa del fango sparso, delle briciole delle ghiande e della distruzione dei vasi di ortaggi e del giardinetto pieno di fiori del cortile…un giorno si stancò talmente di questo disordine, che rimproverò i tre maialini e disse loro:

“Sentite maialini sono veramente stufo di riordinare il mio cortile ogni volta….il mio cortile non è un porcile…bensì è un locale all’aperto di una fattoria…quindi deve restare ordinato!”

“Sapete cari maialini che è ora che facciate un fioretto, consigliato da una buona intenzione e mi dovete promettere di essere più ordinati da ora in poi!” aggiunse con fare deciso a quei tre il padrone della fattoria..

I tre maialini intimoriti dal vocione del fattore e temendo di essere cacciati dalla fattoria presero le seguenti decisioni:

Il primo maialino di nome Piggy che era un maialino tutto rosa con sul di dietro una codina tutta attorcigliata a forma di cavatappi, decise che avrebbe promesso di non rotolarsi più, dopo che aveva smesso di piovere, nelle pozzanghere di fango del cortile per non spargere il fango qua e là, e per dimostrare quanto era sincero si costruì un recinto per se stesso, un recinto fatto di foglie verdi, ma tante tutte insieme, e si mise subito dentro di esso e disse: “adesso che sono qui dentro non ne uscirò più, in questo modo il cortile resterà in ordine e il buon contadino sarà più contento di me!”.

Il secondo maialino di nome Scrofy che era una maialina rosa con delle macchie nere e  con sul sederino una codina rosa tutta attorcigliata come un nodo disse:

“io prometto che non mangerò più le ghiande nel cortile, così non farò più le briciole e così esse non sporcheranno lo spiazzo del cortile e come buon esempio voglio costruire un recinto in un angolo di esso costituito da rami intrecciati di legno e disse: “ adesso entrerò li dentro e non ne uscirò più, così il cortile resterà in ordine e il buon contadino sarà più contento di me!.”

Il terzo maialino di nome Gilly vedendo gli altri due così solerti, decise anche lui così e fu ancor più solerte di loro, egli era un maialino tutto peloso e marrone come un cinghiale e sul di dietro una codina corta a forma di fiocco e disse “invece io prometto che non distruggerò più il giardinetto con i fiori ed i vasi con ortaggi che ci sono nel cortile e per dimostrare la mia sincerità mi costruisco un recinto alto, fatto di cemento molto resistente e non uscirò più da lì, così il cortile resterà in ordine e il buon contadino sarà più contento di me!”

Fu così che i tre maialini dimostrando molta solertia nel buon comportamento, da quel giorno restarono tutti e tre nei loro recinti pieni di buone intenzioni più o meno sincere per giorni e giorni…..ma cosa accadde?

Passarono molti giorni ed iI contadino pensando al suo cortile, notò che nel cortile, con suo stupore, tutto era finalmente in ordine e affermò “che bello il cortile ora è più in ordine, ma un po’ mi dispiace nel vedere che i tre maialini giocherelloni non ci sono più, mi sono reso conto adesso che essi con la loro allegria mi distraevano dalla monotonia di tutti i giorni!.”

Gli rispose allora la moglie rivolgendosi al buon contadino suo marito “chissà come soffrono quei tre a stare chiusi in quei recinti, essi sembrano dei piccoli prigionieri..non dovevi rimproverarli con severità…. si saranno offesi..per obbligarsi ed essere diventati così solerti a questa obbedienza all’ordine …ora tutto il cortile è diventato più serio è vero… ma sembra molto triste e sempre uguale!”

E la moglie continuò “Devi sapere caro marito che a tutti i maialini piace giocare spensierati in quanto sono fatti così, loro vanno matti per giocare all’aria aperta, ad esempio nei cortili delle fattorie, divertendosi a rincorrersi ed a creare cianfrusaglie tutto intorno ..è questa la loro natura sono maialini infatti… non ti pare?..ma adesso purtroppo non possono più farlo!.”

Era vero il cortile era più ordinato ora…ma era effettivamente meno allegro, quei tre maialini con la loro presenza rendevano il cortile più gioioso e con il loro giocare burlesco divertivano i padroni che stavano a guardarli, erano quei maialini come i personaggi dei cartoni animati, distraevano dalla solitudine della vecchiaia i due contadini a causa degli imprevisti che capitavano di continuo a causa loro nel cortile della fattoria..

Dalla veranda pensando e guardando il suo cortile, il padrone della fattoria capì queste cose e decise di cambiare idea…avrebbe liberato i maialini…avrebbe comandato più permissività, per motivi di allegria, “ma si che fa! se il mio cortile subisce qualche disordinato maialino!.”

Anche i maialini nei loro recinti capirono che avevano preteso troppo dalla loro natura ribelle..

i maialini cominciarono così a disobbedire alle loro precedenti intenzioni, giudicandole poco appropriate e troppo serie e per tornare a essere più felici, essi decisero di rompere la loro promessa, essi intuirono ascoltando ciò che dicevano all’esterno il buon contadino e sua moglie, intuirono che i padroni avevano cambiato idea riguardo al cortile e non la pensavano più in modo severo come prima, e provarono contentezza nel saperlo.

Fu così che:

Piggy si mise a correre contro le pareti del recinto e ruppe facilmente il recinto in quanto era  fatto di foglie verdi  e tornò libero finalmente e potè quindi apprezzare la libertà ed uno spazio più ampio per giocare..

Scrofy invece ebbe qualche problema in più…ma con un furbo salto puntando contro l’angolo del recinto, distrusse con una testata la sua prigione fatta di rami di legno e tornò anche lui a respirare ed a correre libero per il cortile.

Il povero Gilly invece quando la natura lo chiamò al suo vero istinto, avendo intuito dal fragore al di fuori del suo recinto, che gli altri due avevano infranto la loro promessa, da buon maialino volle infrangerla anche lui e colpì inutilmente più volte la sua testa di maialino contro le pareti del suo recinto fatte di cemento, ma purtroppo nulla potè, il recinto che si era costruito da lui, era troppo resistente a qualsiasi iniziativa di romperlo e quindi Gilly rimase suo malgrado prigioniero della sua buona intenzione…ed allora massaggiandosi la testa dolorante disse a se stesso: “ma si! che fa! …forse il proprietario del cortile non è vero che ha cambiato idea, meglio così.. non vorrei causare problemi al padrone e decido quindi di restare ancora chiuso nel recinto, che in fondo non si sta male…e fu così che si dichiarò ugualmente contento delle buone intenzioni avute e il suo sgomento passò…il buon contadino non potè fare altro che versargli da mangiare da una finestrella del recinto ogni giorno e si assicurava così che ogni tanto Gilly stesse bene …

Il contadino potè rallegrarsi nel veder almeno due dei tre maialini correre liberi nel cortile come prima, ma quando tentò di liberare il terzo maialino, non potè far niente per lui, non riusciva infatti con il suo piccone a far crollare quelle robuste mura del recinto di cemento …e fu così che solo Gilly, il maialino marrone, visse rassegnato prigioniero delle sue buone ma antiquate intenzioni, ormai superate da nuove interpretazioni educative più moderne.

Gilly contrariamente alla sua natura allegra di maialino visse sempre nel suo recinto fatto di cemento, dicendo però a chi gli chiedeva come stava, che stava bene così.. chissà forse era vero che stava bene lo stesso..oppure Gilly mentiva per non farsi compatire…questo non lo sapremo mai.

La vita nella fattoria del contadino continuò come sempre varia e spensierata…e il sacrificio di Gilly restò come monito per tutti e questo fu l’insegnamento..”siccome siamo tutti un pò maialini é meglio che non prendiamo troppo la vita sul serio, diventando solerti esageratamente, eviteremo in questo modo di fare un grave torto a noi stessi ed alla nostra vera natura!”

Morale:

i tre recinti rappresentano la volontà di tre differenti buone intenzioni.

Nel caso invece che i tre maialini rappresentano tre vivaci ragazzini, qualcosa cambia, un consiglio ai genitori allora, se siete indecisi su come educare i figli, chiedete un parere ad educatori moderni e permissivi, in modo da rendere più felice l’indole vivace dei vostri figli, poichè curandoli in modo severo a volte i problemi dei figli peggiorano, meglio dimostrare con loro più pazienza..

se i vostri figli diventeranno dei peccatori quando saranno grandi, ugualmente ci sarà modo di perdonarli..poiché il Volersi Santo del Signore potrà essere indulgente con loro..

Fine

Autore: Egidio Zippone

Milano, Ottobre 2010

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

 

Favole di Egidio: chi ci ha reso più felici?

forest-475673_960_720

 

(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLE DI EGIDIO..

CHI CI HA RESO PIU’ FELICI?

INTRODUZIONE: chi rende più felice l’essere umano, la bellezza del suo corpo, la intelligenza del suo spirito, oppure l’amore della gente che lo accoglie?

INIZIO

Favola: Chi ci ha reso più felici?

Esistevano in un giorno lontano, nel mondo delle favole, tanto tempo fa, tre ragazzi molto amici tra loro…

Essi vivendo nella penisola italica erano sempre in armonia tra loro pur restando fieri di una amichevole competizione.

La penisola italica a quel tempo era poco evoluta e non organizzata come adesso.

Essi si chiedevano come dare un senso alla loro vita, “la vita deve avere uno scopo intelligente” dicevano.

E decisero che la intenzione della loro vita sarebbe stato apprendere i suoi molti segreti, essi volevano quindi imparare i segreti della vita e dello spirito che muovono l’umanità, volevano diventare apprendisti maghi.

Così un giorno decisero di partire per il mondo, per aumentare la loro conoscenza…sapendo però che un giorno si sarebbero ritrovati…promisero solennemente che si sarebbero incontrati di nuovo.

E non si seppe più niente di loro..essi erano ormai in viaggio per il mondo…ed il tempo intanto passava.

Il ritorno

Trascorsero molti anni da allora ed un giorno finalmente i tre amici ritornarono dal loro girovagare per la Terra.

Si ritrovarono come promesso e si raccontarono la loro avventura.

Essi avevano viaggiato in Asia Orientale, in Africa e nella stessa Europa, e nelle Americhe ed avevano potuto in quei luoghi consultare i più bravi stregoni e studiare ed apprendere i segreti della vita che essi custodivano.

Si ritrovarono dopo anni e si raccontarono ciò che avevano capito

Disse il primo amico: io ho imparato a creare da una cellula l’intero corpo di un animale o di una persona, in poco tempo

Disse il secondo amico: io ho imparato a incarnare un anima nel corpo ed a dargli una forza vitale

Disse il terzo amico: io ho imparato a farlo accettare dal mondo ed a farlo perdonare e ad insegnargli di amare il prossimo..io ho imparato a fargli provare amore sentimentale..

Chi fra noi è più importante e può dare felicità ad ogni vita?

Essi si chiesero: “la domanda è giusta, ma decidiamo con saggezza che: chi detiene il sapere più importante tra noi sarà capo di tutti e tre.”

I tre amici erano indecisi su chi fosse il più indispensabile tra loro e per capirlo andarono nella foresta per dimostrarlo.

Andarono tutti insieme nella foresta affidandosi al caso e presero delle iniziative.

Primo esperimento

I tre amici si recarono in una zona della penisola, mediante la loro magia trovarono scegliendo nell’acqua di un fiume che attraversava la foresta, una cellula umana appartenente una volta ad un corpo umano..li per caso in una goccia di acqua c’era questa cellula, con i loro strumenti magici raccolsero la cellula e la manipolarono.

Il primo mago estrasse i cromosomi dalla cellula e ricreò con l’aiuto di una magia il corpo già adulto dell’essere a cui appartenevano, in poco tempo ci riuscì, e si scoprì che esso era di un ragazzo.

Il secondo mago diede al corpo un anima e la forza vitale necessaria.

Il ragazzo crebbe ma si notò però nel suo fisico che era un ragazzo-diverso..era un ragazzo poco intelligente..

Il corpo creato era in salute, ma dimostrava una sindrome down (era mongolo)

Lo spirito incarnato nel ragazzo lo capì e rattristò il cervello, lo spirito si sentiva diverso dagli altri che apparivano a lui più sani…ed il ragazzo soffrì per la sua diversità.

Così il terzo mago per aiutarlo, inventò le opinioni filosofiche e il rispetto di ognuna di loro, equivalenti le une alle altre e ritenendole sapienze alternative e ugualmente valide le consigliò alla città in cui viveva il ragazzo creato..

Il terzo mago non fece solo questo, ma si prodigò per convertire il mondo ad accettare la giusta filosofia : la fraternità, ed il ragazzo diverso seppur meno intelligente fu accettato con pari diritti e dignità in ogni città e paese della penisola.

Di conseguenza il terzo mago causò con la sua opinione molto influente, l’inserimento nella società del paese del ragazzo down, egli seppur diverso, per merito del mago, ottenne aiuto e dignità dalla sua vita.

Tutti e tre i maghi chiesero quindi alla creatura realizzata:

chi di noi ti ha reso più felice?

“Io ti ho dato forma e aspetto al tuo corpo” disse il primo mago al ragazzo creato.

“Io invece ti ho dato la forza vitale necessaria a far funzionare il corpo”..disse il secondo mago

“Io invece ti ho dato l’amore della gente”..disse il terzo mago.

chi ritieni che tra noi sia stato più utile alla tua vita?

Ed il ragazzo down rispose:

“non fui contento del corpo poiché appaio diverso e un po’ stupido,

non fui contento dello spirito poiché egli dimostra di non riuscire a rimediare alle lacune ed ai difetti che il mio corpo presenta,

ringrazio il terzo mago però poiché ha convinto alla solidarietà e alla comprensione del diverso con pari diritti e la libertà di opinione filosofica che ne permette la vita in pace.

Ritengo quindi che è il terzo mago ad avermi dato più felicità dal giorno della mia creazione!”..rispose il ragazzo-down.

La loro creatura in quanto portatore di handycap, capì che il destino che aveva non era di certo dei migliori..ma ugualmente accettò la pace che gli forniva la solidarietà del mondo.

Tutti si congratularono con il terzo mago, ma dissero che era prematuro decidere che fosse lui il capo.

“Ma si!” dissero gli altri maghi: “la creatura (il ragazzo down) è stata creata per caso, ed è risultata differente fisicamente..forse la prova non ha valore poiché è stata incerta nel cominciare.

Creiamo invece la creatura perfetta..è verifichiamo con essa i nostri poteri.”

Secondo esperimento

I tre maghi restarono amici e decisero di andare in un’altra regione della penisola, in un paese vicino alla corte del re che governava quella città….laggiù era da poco deceduto un principe a causa di un incidente capitato durante l’andare a caccia…e si preparavano i suoi funerali.

I tre riuscirono a impadronirsi di qualche capello di quel principe, sottraendola al luogo dove egli giaceva per dormire, il principe era ritenuto perfetto e giudicato abile in ogni cosa.

Il primo mago estrasse una cellula dai capelli e ricreò il corpo già adulto e il principe fu ricreato così come era…

Il secondo mago diede al corpo un anima e la forza vitale necessaria ad una vita sana.

La creatura maschile era perfetta e pura e subito si accorse che egli era superiore ad ogni altro umano che incontrava.

Egli era superiore nel gioco delle armi e nei giochi di società era di bello aspetto e sapeva conversare e parlare con sapienza.

Lo spirito che lo guidava e lo custodiva era contento di se.

Ma accadde però che il corpo creato diventato superbo di se stesso, si comportasse con il prossimo con austerità e superiorità eccessiva, vedendo infatti quanto erano inferiori nelle capacità coloro che lo frequentavano..egli diventò arrogante in quanto lo infastidiva molte volte la inferiorità del prossimo che lo avvicinava.

Così si accorse che nessuno che frequentava gli piaceva davvero e di conseguenza egli si stancò di tutti, soprattutto egli non provava vero amore ne ammirazione per nessuno, questo perché notava quanto gli altri gli fossero inferiori nell’intelletto..

E così si sentiva solo e infelice..e pensava di partire e sparire da quel paese di ignoranti e gretti…..

Fu allora che il terzo mago insegnò a lui il perdono e la comprensione del diverso, parlando di opinioni filosofiche che consigliavano alla pazienza e all’accettazione dell’inferiore.

Convinto dall’abilità del terzo mago, il corpo nobile creato capì che perfezione pari a lui non esisteva ed allontanato finalmente da lui il dovere di essere pignolo, spontaneamente si convinse e cambiò in un atteggiamento più comprensivo per il prossimo..trovò pace e amore nel frequentare una bella ragazza, ed anche se ella si dimostrava a volte meno intelligente di lui..egli la tenne con se ugualmente e con saggezza visse sempre con lei non infastidito dal dovergli dare buoni consigli ogni tanto e dal dover decidere a volte per tutti e due a causa della sua superiore intelligenza.

Tutti e tre gli amici maghi chiesero quindi alla creatura realizzata:

“chi di noi tre ti ha reso più felice?”

“Io ti ho dato un fisico e aspetto superiori” disse il primo mago,

“io invece ti ho dato la forza vitale necessaria a rendere abile il corpo”..disse il secondo mago,

“io invece ti ho reso comprensivo e consigliato all’amore della gente per farti sentire meno solo!”..disse il terzo mago,

“chi ritieni tra noi, sia stato più utile alla tua vita?”

E la creatura rispose:

“Tu primo mago mi hai dato un bellissimo corpo.

Tu secondo mago mi hai dato uno spirito che lo sa apprezzare.

Ma è stato il terzo mago ha darmi la vera felicità..quando ho capito che anche vivendo della mia perfezione, se non si è capace anche di essere comprensivi con gli errori del prossimo e di amarlo, di certo ci ritroviamo soli.. è vivremo sempre nella solitudine, ma essendo stato consigliato a essere tollerante con gli altri, sono riuscito ad innamorarmi ed a ottenere amore sincero anche per me.”

I maghi restarono perplessi e fu così che i tre amici affermarono:

“ma forse la vera vita sulla Terra non è così integerrima, ma nemmeno è completamente negata alla perfezione.

Forse anche questo esperimento non rappresenta la maggior parte delle situazioni, quindi non ha valore..

Creiamo quindi la persona intermedia…la persona generica..molto esatta e poco in errore..vediamo chi la renderà più felice tra noi…essa deve essere un tipo di persona molto diffuso tra la popolazione…

Terzo esperimento

E così i tre amici si recarono tra la gente di un altra regione, in un altro paese e si procurarono una unghia appena tagliata da una mano di una persona ritenuta normale ma per questo molto comune, quella persona non aveva niente di speciale per davvero…

Il primo amico ne estrasse una cellula da quella unghia e ricreò il corpo già adulto e la persona comune fu ricreata come era.

Il secondo mago diede al corpo un anima e la forza vitale necessaria ad una vita normale.

La persona era intelligente ma non precisa di continuo e tendente a imparare dai suoi errori..infatti ogni tanto ne commetteva..ma si pentiva subito e si rimetteva sulla retta via dopo aver capito..aveva compreso e si accorse che egli non era migliore degli altri ma nemmeno si riteneva completamente sbagliato..in molte cose si riteneva un sapiente e lo aveva dimostrato…poichè molti erano i suoi giorni senza errore.

Un giorno però egli sbagliò gravemente, mentì infatti alla donna che amava..ed ella capì con certezza e con molto suo dispiacere che egli l’aveva tradita.

La persona creata normale e semplice, soffri anch’essa a causa del suo errore morale scoperto…temendo di perdere l’amore della sua amata…egli giudicò insopportabile la sua colpa..e fu così che egli pianse.

Così il terzo mago decise che era possibile convincerlo ad una Fede adatta per una persona generica, basata sul rispetto di ognuno e quindi anche del diverso, ritenuta una sapienza alternativa e ugualmente valida e consigliò a questa Fede tutta la città…e disse a tutti che é normale avere errori, poichè molti ne hanno e non bisogna dar retta ai pignoli ed agli iniqui nel dar giudizio…ma bisogna credere e dar ascolto al Volersi Santo del Signore ed al Suo amore per noi….

Il terzo amico non fece solo questo, ma si prodigò per convertire la gente frequentata dalla loro creatura ad accettare questi convincimenti e la persona normale, seppur meno integerrima, seppur ritenuta mediocre, fu accettata con pari diritti in ogni città e paese della penisola…e la sua donna fu compresa nel suo perdonarla…anch’essa aveva degli errori infatti…che gli fu detto che si potevano perdonare di conseguenza anche essi …ed ella potè ritrovare l’amore per il suo amato in quiete..nessuno che li conosceva era contrario che i due si comprendessero, si perdonassero e tornassero ad amarsi..

Tutti e tre i maghi chiesero quindi alla creatura realizzata:

chi di noi ti ha reso più felice?

“Io ti ho dato un fisico ed un aspetto normale!” disse il primo mago

“io invece ti ho dato la forza vitale necessaria a far funzionare il corpo ed un discreto intelletto”..disse il secondo mago.

“io invece ti ho dato l’amore della gente..e causato il tuo perdono quando hai sbagliato in modo grave convincendoti che il Signore si Vuole Santo e ci perdona per questo motivo”…disse il terzo mago.

chi ritieni tra noi che sia stato più utile alla tua vita?

“Tu primo mago mi hai dato un corpo normale..ma esso non è niente di speciale” disse la persona generica.

“Tu secondo mago mi hai dato uno spirito che lo sa apprezzare” rispose ancora

“Ma è stato il terzo mago a darmi la vera felicità..quando ho capito che anche la vita perfetta a volte è impossibile poichè di certo capiterà qualche errore.. se il prossimo non è comprensivo con i nostri errori e noi saremo ingiustamente pignoli con noi stessi..saremo obbligati alla disperazione..ma il terzo mago ha convinto le altre persone a tollerare i miei errori..ed a non essere pignoli nel giudicarmi ed ora mi sento perdonato..e riesco anche a stimarmi…ed è per questo che ho amici in simpatia.” Aggiunse sincero…”quindi ringrazio più di tutti lui..il terzo mago”.

Fu così che i tre maghi finalmente capirono e conclusero che l’uomo teme la solitudine e che sono solo l’amore e la comprensione a favorire la vera felicità…per questo motivo è giusto comprendere l’indulgenza che si riceve e che si dona agli altri…in quanto siamo tutti vulnerabili al senno di poi..

Creare un corpo e dargli vita, non vuole dire saper garantire e dare ad esso la vera felicità.

Conclusione

Fu così nominato capo dei tre amici..il terzo mago in quanto vinse tutte le gare..e tutti si congratularono con lui…fu lui a meritarsi il ruolo di capo-mago e lo aveva dimostrato ben tre volte, egli quindi aveva imparato ed insegnato la magia più utile all’umanità…l’amore…quel sentimento che ci permette e ottenere di fare solidarietà al prossimo in ogni cosa…anche se qualcuno non è d’accordo….quel sentimento che ci permette di non ascoltare l’opportunismo del massimo profitto..ma ci consiglia di decidere con il cuore..

Morale: sembra che non è colui che ci da la vita a renderci veramente felici…ma ci rende felici invece colui che ci fa sentire amati dall’intero mondo con il suo messaggio di solidarietà e di aiuto verso il prossimo…sia il perfetto essere o l’imperfetto essere hanno bisogno di accettare ed essere accettati, per non vivere nella solitudine…non basta esistere, bisogna ottenere amore dalla vita ed provare amore per qualcuno.

Fine

autore: Egidio Zippone

(MIlano Settembre 2009)

Giudizio: interessante, serio

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: Come vive chi non ha figli?

18460_raiatea_tamure

 

 

(racconto bianco e verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 25 minuti

FAVOLE DI EGIDIO..

COME VIVE CHI NON HA FIGLI?

INTRODUZIONE: come possono due persone che si amano, essere felici pur non avendo figli….Samori salì sulla montagna per chiederlo ad un eremita sapiente che si diceva fosse un veggente.. ….

Favola: Come vive chi non ha figli?

Inizio

In un lontano paese d’oriente…nel mondo delle favole…in un isola dell’oceano Pacifico viveva della gente molto povera ..ma erano ugualmente felici in quanto dicevano che lo scopo della vita è fare figli…e non gli interessava quindi accumulare il denaro.

Essi erano convinti di questo… si vantavano della loro prole….si incontravano per strada e parlavano dei loro figli..sempre e dovunque…e ringraziavano il Creatore della Natura per aver dato loro il miracolo di far nascere la vita.

Dovete sapere che in quel paese però viveva una coppia che non aveva figli…infatti esiste sempre l’eccezione…in tutte le cose.

La gente del villaggio un giorno se ne rese conto…come dicevano i benpensanti dell’isola..”sono venti anni che sono sposati e ancora a quelli non nascono figli…. come mai?”

Un giorno un vicino più scaltro degli altri, si fece coraggio e andò a chiederlo : “ma come mai voi, che siete sposati da venti anni non avete ancora figli..non vi sembra strano?”

Il marito senza alcun imbarazzo gli rispose: ”non è strano! il Signore della Natura non ci ha dato  questa gioia, anche se noi lo abbiamo tanto cercato il figlio, ma comunque noi accettiamo la volontà del Signore di mettere alla prova la nostra positività nel bene, nonostante la nostra sorte non sia la migliore, ugualmente pensiamo di ottenere felicità dalla vita… poichè sappiamo accontentarci!”.

”Ma come farà tua moglie essendo donna a provare la felicità nella vita, se non diventa madre e non farà figli come le altre?”

”Noi siamo per la parità tra uomini e donne…se io uomo riesco a essere normalmente felice, anche se non abbiamo figli, anche lei donna riuscirà a esserlo.”

Il vicino restò in silenzio.. ma il marito capì che per far tacere quell’intrigante, aveva bisogno di un aiuto.

I giorni passarono e la gente rideva della coppia che non aveva figli..fino ai limiti della cattiveria psichica, li consideravano ormai diversi…e portatori di vita sfortunata..

Il marito senza figli pensava “io non sono un re, non ho nessun obbligo verso il popolo a cui appartengo e poi permettere a mia moglie di tradirmi con un altro potrebbe si far nascere il figlio, ma potrebbe indebolire il sentimento del nostro matrimonio che ci rende amorosi l’uno dell’altro, il comportamento insolito potrebbe causare la nostra separazione, invece così senza figli siamo più veri e pur sempre uniti dalla fedeltà dei nostri sentimenti, nessuno si interpone tra noi con pretese intrapendenti!” questo pensava il marito.

Ma i commenti e il chiacchiericcio molesto dei vicini continuavano….e un giorno la moglie Bambasi, questo era il suo nome (che vuole dire “pianta senza fiori”) si mise a piangere per i commenti nel villaggio istigati da chi era invece madre facendola sentire una donna diversa dalle altre….cosi il marito commosso….si fece coraggio e andò sulla montagna a chiedere ad un eremita sapiente che abitava lassù, che si diceva essere un veggente, come fare a risolvere il loro problema…il pianto della moglie lo aveva sconfortato ed era diventato triste.

Il marito di nome Samori (che significa “pioggia nel deserto”) sali su un sentiero tortuoso e con pazienza raggiunse la cima,

vide una capanna di vimini e si inginocchio e chiese all’eremita della montagna, se dava gentilmente a lui consiglio su un problema che aveva la sua famiglia..

per molte ore restò in ginocchio e continuamente lo pregò:

”oh! Eremita sapiente della montagna, io mi chiamo Samori, io e mia moglie abbiamo accettato il destino che ci ha dato il Creatore della Natura…abbiamo accettato la sua volontà…..in quanto Lui comanda ogni vita umana..dicci quindi tu…. …….oh! veggente fonte di saggezza… come fare a risolvere questo problema…la gente dell’isola non ci comprende!.”

”Non abbiamo figli e mia moglie Bambasi ne soffre..come possiamo fare…. cosa dobbiamo pensare per essere felici?.”

E Samori continuò a pregare per ore lassù sulla montagna, stando al di fuori della capanna dove abitava l’eremita che lo ascoltava nell’ombra della sua umile dimora..

”Figliolo!” disse all’improvviso una voce proveniente dalla capanna a Samori… era la voce del veggente della montagna….

“lo scopo della vita è di essere utili a qualcuno parente o estraneo che sia.

Tu sposandoti e legandoti sentimentalmente in modo formale ad una donna e lei a te.. dimostrando che fin a quando sarete giovani, abili e coerenti nel far all’amore..e ricordando da anziano i bei momenti vissuti piacevolmente insieme a tua moglie..tu Samori hai già risolto l’obbiettivo della vita..che è di non rimanere soli…di dedicare la nostra vita a qualcuno….e di essere utile al prossimo.

Devi sapere che per tua moglie tu…. sei anche come un figlio e anzi vali come dieci figli..come impegno nell’accudirti e nell’amarti…come suo intrattenimento e come incarico utile della sua vita.

Quindi va da tua moglie..falla sentire sempre importante per te…e falle capire che lei è utile a te come tu a lei…abbi fiducia dei suoi consigli..falla sentire importante..

Poi a volte questo non basta agli uomini e alcuni hanno anche bisogno di avere figli …. invece voi per mia volontà dovrete fare di più….. dovrete frequentare di più i vostri famigliari ..dovrete fare banchetti e festicciole con loro, così non vi sentirete soli e vi divertirete…fate di più invitate della gente nella vostra casa… aiutate e fatevi aiutare ..conoscerete molti amici…loro saranno il vostro prossimo..vedrete che nella vostra vita non ci sarà solitudine…”

Samori ci pensò e disse: “ma io ho già tutte queste cose…e quindi mi posso accontentare della vita che ho!”

”Bravo figliolo le hai di già….. solamente che non ne eri consapevole..ora lo sei!” ..rispose la voce del veggente della montagna.

”Ora vai da tua moglie e di a lei, che lo scopo della vita non è fare figli, ma è di rendere la vostra vita in molti modi utile al prossimo….tu sei il prossimo di tua moglie e lei è il tuo…a molti questo però non basta e aumentano il numero dei loro famigliari…ma a voi, ed è questa la vostra prova di amore voluta dal Creatore della Natura in questa vita, deve bastare questa certezza ..sia nelle tentazioni della buona sorte e sia nei disagi della cattiva sorte.”

”Da molti anni imparo dalla natura umana…e l’uomo mi ha insegnato che l’importante é non restare soli nella vita..quindi renditi utile verso tua moglie e aiuta il prossimo.

Mi hai commosso Samori, ed io pregherò per te il Signore del Cielo di aiutarti, poiché io vivo in sacrificio di povertà, ma non sono solo nemmeno io, poichè intorno a me, a causa delle mie meditazioni, ho delle presenze spirituali positive e benigne, ed il Signore del Cielo è buono con me per questo motivo, vedrai che ti aiuterà!“

Samori comprese in quel momento quanto era felice..prima di parlare con il veggente, non se ne era reso conto…ringraziò il veggente..e tornò al paese per raccontare il lieto sapere alla moglie Bambasi…

Alla moglie Bambasi, Samori rilevò cosa l’eremita, che abitava sulla montagna, gli aveva fatto comprendere e fu così che da allora non furono più tristi…

Una forza spirituale aveva fatto capire alla moglie Bambasi che il loro amore sentimentale era valido …il dovere di essere un buon esempio di coerenza sessuale per gli altri era stato molte volte dimostrato, anche se infecondo, il loro comportamento sessuale era ancora un buon esempio per i giovani e tutta questa gioia carnale e sentimentale era ancora da vivere per molti anni da loro poiché non erano ancora in età anzianà……..e diventati un giorno anziani i loro ricordi piacevoli sarebbero stati ricordati volentieri da loro..

Bambasi comprese che il buon esempio di utilità si può dimostrare anche nell’aiutare i loro parenti ed amici…si può dimostrare con il loro lavoro quotidiano.. che li faceva sentire autosufficienti e causava loro autostima …

Tutte queste cose li facevano sentire utili alla vita…

di conseguenza anche la loro felicità era giustamente considerata una buona felicità…e chi è intelligente si sà, sceglie di essere contento e quindi riesce accontentandosi ed a provare anche lui gioia nella vita..

Da quel giorno le chiacchere della gente del villaggio smisero….quando la gente con figli incontrava Bambasi e Samori per strada …una “forza spirituale proveniente dal Cielo”…spiegava a loro…. nella mente…che anche quei due sapevano essere felici…..ed i cattivi commenti pignoli ed iniqui finivano ben presto.

Poiché l’attuale destino di Samori e Bambasi….aveva lo scopo di insegnare loro quali sono le vere gioie della esistenza umana…e se è vero che l’amore vince tutte le difficoltà..

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, 30 Ottobre 2008)

Giudizio: interessante, saggio

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: il venditore di suggestioni (per adulti)

25251522-bottiglie-di-spa-oli-essenziali-per-l-aromaterapia

(racconto di tipo nero e bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 30 minuti

FAVOLA DI EGIDIO

IL VENDITORE DI SUGGESTIONI

INTRODUZIONE: Occorreva una iniziativa per ottenere un guadagno, ad esempio con l’aiuto di un vecchio eremita, che gli insegnò i segreti dello spirito buono e di quello furbo, Giancarlo Bianchi riuscì ad avere successo per tutta la vita…

Favola: il venditore di suggestioni..

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, un tempo lontano esattamente nel 1600 d.c nella penisola italica, un venditore di ceramiche che non faceva però buoni affari ed era ormai ridotto in povertà..le ceramiche non piacevano più alla gente e gli affari andavano per lui male…era ormai proprio senza un soldo.

Egli si chiamava Giancarlo Bianchi aveva diciotto anni, era orfano e viveva con quel che gli aveva lasciato il padre defunto..una bancarella di oggetti di ceramica.

Un giorno mentre era per strada preso nei suoi pensieri..incontrò una vecchietta che spingeva un organetto su ruote a cui era legata una scimmietta che ballava al suono della musica..molti giovani erano intorno alla vecchina che era un indovina a quanto sembrava e comperavano da lei biglietti propiziatori..la donna anziana vedendolo triste si rivolse al ragazzo e disse:“ ragazzo per pochi soldi estrarrò per te da questo gruppo di fogli.. un biglietto dove ci sarà scritto il futuro che ti aspetta”

“va bene!” rispose Giancarlo e aggiunse “ormai sono rassegnato alla sfortuna cosa ho da perdere” diede l’ultimo soldo che aveva alla vecchietta ed ella girò l’organetto per qualche minuto..e la scimmietta estrasse un biglietto dal mazzetto e la donna anziana lo consegnò al giovane in cambio del soldo.

Egli tese la mano, prese il biglietto, e lesse il suo responso

Sul biglietto dell’ indovino c’era scritto:

“ Si! sei veramente povero e inguaiato..ma se camminerai verso est..arriverai in un luogo che sarà la tua fortuna e diventerai anche re di quel paese”

“Oh bene!…se è vero ciò che è scritto qui…ho una speranza”..ringraziò la vecchina ed il giovane decise per sé.

Il nostro Giancarlo stufo di non guadagnare niente con i vasi e le statuine..regalò ad un fruttivendolo tutta la bancarella di ceramiche in cambio di qualche mela e del pane..e si mise in viaggio in cerca di fortuna.

Giancarlo tutto contento decise di incamminarsi verso est..ma dove era questo Est..chiese quindi alla gente :

“Signori sapete dirmi dov’è l’est?”….“L’Est è dove sorge il sole… quindi laggiù!” gli risposero i presenti indicando con il braccio la direzione ..quindi il giovane si incamminò per quella strada con tanto ottimismo per il futuro..non aveva niente da perdere ormai…”sarà quel che sarà!” affermò.

Cammina e cammina in direzione dell’est, il giovane venditore incontrò un uomo anziano in difficoltà, egli stava portando sulle spalle un grande peso..l’uomo anziano gli chiese aiuto..”ragazzo aiutami che non c’è la faccio!..ho raccolto della legna per il camino e devo portarla alla mia casa lassù sulla collina..ma è molto pesante da portare”

Giancarlo decise di aiutarlo…prese sulle sue spalle il sacco del vecchio e lo accompagnò alla sua dimora.

Il vecchio era un eremita del luogo, molto stimato da tutti, si chiamava..Basilio..l’eremita Basilio lo ringraziò di cuore.

“Di niente!” disse il giovane “ho aiutato lei volentieri nonostante il peso a portare il suo fardello sulle spalle, poiché sono in cerca del mio buon destino..e facendo del bene prima o poi lo incontrerò”.

Giunsero entrambi nella casa dell’eremita e l’eremita offrì al giovane da bere del latte per dissetarsi..latte fresco munto dalle caprette che stavano nell’ovile dietro la casa e poi il vecchio eremita chiese al giovane come poteva sdebitarsi ulteriormente del favore ricevuto.

Fu così che Giancarlo potè raccontargli la triste storia di povera esistenza che conduceva e dei pochi affari che faceva con essa.

Il giovane si lamentò con l’eremita della sua povertà e del fatto che nessuno si convinceva a fare affari con lui..il giovane disse al vecchio tra le lacrime che era proprio un infelice.

L’eremita ascoltò il giovane con attenzione..e gli disse ad un tratto: “ io ti posso aiutare..io posso!”

Dovete sapere che l’eremita era in realtà, oltre che un guaritore miracoloso, era anche un pò scienziato e un bravo alchimista e conosceva inoltre il segreto dello “spirito obbediente” e dello “spirito disobbediente”.

“Io ti posso aiutare!” disse l’eremita al giovane:

“Devi sapere che qui nell’eremo nella mia solitudine io ho imparato il segreto dello “spirito” e dei “profumi” che lo coinvolgono e delle suggestioni ipnotiche che essi procurano”.

“Se mi prometti che manterrai il segreto io ti aiuterò!”.

Il vecchio eremita tornò dalla soffitta dove era andato a cercare e disse al giovane: “Ecco tieni!”

E l’eremita regalò al giovane una scatola con tanti piccoli flaconi di differente profumo e su ogni flacone c’era scritto un numero per distinguerli..poi aggiunse al regalo una pergamena dove erano spiegate le modalità dell’uso e la funzione di ogni flacone differente e disse: “impara giovane i segreti della suggestione dell’auto-convincimento”

“Ecco! bravo giovane, qui c’è scritto il segreto di ogni profumo..non devi fare altro che venderli alla gente e insegnarne loro l’uso..ed essi ti faranno guadagnare tanti soldi.”

“Sappi comunque” disse il vecchio “che ogni flacone risolve un problema grave della gente, grazie allo “spirito” che è ad esso abbinato quindi consiglia bene chi lo acquisterà, per far capitare il miracolo, bisogna ripetere almeno una volta il numero corrispondente che sta scritto sul flacone e dopo spruzzare il contenuto di una parte del flacone sui vestiti”.

Sappi che ogni tipo di profumo è abbinato ad uno spirito e ogni tipo di spirito ad un numero…capito caro amico?”

L’eremita vedendo confuso il giovane, si spiegò meglio, e decise di scrivere subito su un foglio il significato e l’utilità di ogni flacone..ogni numero aveva un significato ed uno spirito differente che obbediva al numero nominato.

Il giovane lesse gli appunti sulla pergamena e anche se non capiva perfettamente ancora a cosa servissero, lesse bene queste cose e le imparò:

Ecco rapidamente cosa c’era scritto in modo riassuntivo sulla pergamena:

SEQUENZA DEI CODICI NUMERICI DI OGNI CONVINCIMENTO CAUSATO DAI PROFUMI..

0) ZERO – per sembrare infermo mentale ..evitare di essere punito sembrando matto

1) UNO – la vanità di sembrare perfetti..come ottenere fiducia da sconosciuti dicendo che sono il migliore e tutti mi credono…

2) DUE – ottenere fiducia dicendo ho un lavoro serio e sicuro e mi sento una persona..

3) TRE – convincersi che il ravvedimento individuale dimostrato da benefici..ottenendo il rispetto dagli altri anche se si hanno errori..e tutti mi credono un bravo cittadino..

4) QUATTRO – il convincere a non fare la spia..

5) CINQUE – la serietà sessuale per essere complimentato dagli uomini

6) SEI – la voglia di fare del sesso ad ogni costo..ossessione sessuale

7) SETTE – sentirsi bravo nel lavoro

8) OTTO – il capo – il comando di decidere chi si deve tollerare e chi si deve discriminare, poter decidere io quale è l’importante da rispettare per il gruppo..

9) NOVE – la femminilità e l’amore ed i buoni sentimenti

10) DIECI – far apparire nobiltà, ad esempio la copia spirituale del re…sentirsi nobili..

11) UNDICI -ottenere permissività nel pluralismo sessuale

12) DODICI – far apparire copie spirituali di soldati, oppure rendere amici i soldati presenti

13) TREDICI – chiedere aiuto ai Santi..in modo da aiutare i ravveduti meritevoli..per migliorare le buone virtù che si hanno

14) QUATTORDICI – causar appetito e bisogno di bere

15) QUINDICI – sentirsi ragazzini per un momento.. sentirsi giovani ma per poco tempo…ad esempio per rendere più divertente il giocare

16) SEDICI – rendere effeminato una persona maschile

17) DICIASETTE – trovare il coraggio di piangersi addosso per fare pena.. lamentandosi di essere un disgraziato

18) DICIOTTO – far restare gravida di bambini belli le donne..migliorare la fertilità del seme e degli ovuli

19) DICIANNOVE – ottenere elogi per il buon profumo di pulito che abbiamo addosso e nella nostra casa

20) VENTI – restare allegri nonostante i problemi

il giovane Giancarlo imparò il tutto a memoria..e capì cosa diceva l’eremita, egli con una spruzzatina di profumo sui vestiti, poteva creare un illusione e migliorare la suggestione di chi gli chiedeva aiuto.

Il giovane ringraziò il vecchio eremita Basilio, prese con se ben venti scatole di ogni gruppo di flacone se le mise in un sacco e parti per il paese più vicino dove gli avrebbe venduti con l’intenzione di guadagnare dal buon commercio.

Giunto in paese si mise nel centro della piazza aprì il sacco e urlò in ogni direzione alla gente che passava: “profumi della felicità per tutti …ogni flacone al prezzo di 10 soldi cadauno..comperate comperate…la felicità al prezzo di 10 soldi”

“comprate! su comprate signori..profumi della felicità per tutti!”

Ma nessuno dei passanti si fidava dell’acquisto..erano tutti diffidenti temevano di essere imbrogliati, fu così che il giovane ebbe una buona idea e decise:

per diventare più bravo e convincente decise di spruzzarsi sul suo vestito un po’ del flacone n. 7 (la bravura nel lavoro) e un po’ di profumo n.1 (ottenere fiducia da sconosciuti facendo credere che sono il migliore) e come per miracolo da quel momento egli diventò molto più abile nella strategia di vendita e nelle parole usate per vendere…e la suggestione migliorò..

Fu un attimo..ascoltando la bravura del venditore e le belle parole convincenti..molti si avvicinarono e finalmente comperarono.

Il giovane quel giorno fino a sera li vendette tutti i 400 flaconi di profumo..nel vendere capì che la gente era anche triste e che aveva bisogno di aiuto per essere felice… il popolo ha bisogno di aiuto nel voler fortuna…ne vendette molti di flaconi di ogni cosa e tipo… a molta gente…tanti erano i bisognosi di una suggestione di felicità in quel paese..

A sera Giancarlo si congratulò con se stesso..aveva guadagnato molto e tutti si fidavano ormai di lui..era diventato famoso in paese..la gente a causa della suggestione dei flaconi, migliorava e viveva meglio i suoi problemi esistenziali.

Ma i flaconi terminarono e così Giancarlo decise di tornare all’eremo dal vecchio Basilio per farsene dare degli altri.

L’eremo era sulla collina e Giancarlo salutò il vecchio e gli chiese la cortesia di averne in dono delle altre scatole e disse:

“se vuoi oh! guaritore possiamo fare a metà del ricavato della vendita”

L’eremita Basilio spiegò al giovane premuroso…che lui era vecchio e voleva solo pace dalla vita..voleva rimanere sconosciuto e voleva dedicare la sua vita solo alla preghiera per il Signore….ma comunque disse al giovane: “ti aiuterò, ma tu mi devi promettere che non dirai a nessuno che sono io l’autore delle invenzioni che possono risolvere i problemi anche a chi non lo merita”

Ricevuto in dono altre scatole, Giancarlo promise che avrebbe mantenuto il segreto e decise di tornare con altre venti scatole nel paese per venderle, era tutto contento..

Ma questa volta il giovane trovò qualcuno ad aspettarlo..il paese era vittima di molta confusione.

In paese infatti il prevosto e il parroco della cattedrale e qualche frate si erano lamentati di Giancarlo, ed avevano chiamato le guardie del cardinale che chiedevano in giro per le strade del giovane per arrestarlo, in quanto accusato di essere un imbroglione ed anche un eretico..oltre che sospettato di essere un mago nemico della chiesa.

“Dovete sapere fedeli………. che la felicità sta nel pregare il Signore……non in questi flaconi morti..”…dicevano a tutti i fedeli gli uomini di chiesa del cardinale, rimproverando ovunque si trovavano i paesani che si dicevano interessati all’acquisto..

Eppure la gente rispondeva loro: “non è così!… questo giovane ha risolto dei gravi problemi, la merce che vende aiuta davvero..e i problemi risolti con i suoi flaconi di profumo, si vivono meglio e si superano prima..bisogna come dice: solo seguire le istruzioni scritte sulla pergamena e spruzzarsi un po’ di questo o quel profumo sui vestiti ogni tanto e tutto si risolve!” disse il falegname del paese che si era comperato tutta una scatola.

“Ecco sentite qui i problemi che ha risolto il giovane in paese a chi ha comperato da lui questi flaconi..questi sono fatti veramente capitati in questi giorni” disse il falegname.

Ecco qualche esempio di problemi risolti dai profumi miracolosi raccontati dalla gente del paese alle guardie del cardinale:

c’era un marito frigido che deludeva la moglie…con i profumi n.5..e n.6..ed il n.1 spruzzato sui vestiti ..il problema è stato superato

c’era una donna poco fertile che voleva bambini e non riusciva ad averne …con il profumo n.18 il problema è stato superato e restata gravida..

qualcuno subiva infastidito i giudizi del prossimo …il bisogno di omertà e la necessità di tenere nascosti i panni sporchi in famiglia era impedita…..con il profumo n.4 il problema è stato superato

qualcuno non trovava lavoro per una suggestione di poca bravura…con il profumo n.7 ci é riuscito ugualmente..ed il problema è stato superato

qualcuno non trovava ne moglie ne lavoro occorreva una buona suggestione per aiutarlo…con il profumo n.1 e n.5 il problema è stato superato

qualcuno era ritenuto matto a causa della impotenza dimostrata con una donna e con il profumo n.2 ha trovato consolazione anche lui….ed é diventato giusto che poteva  vantarsi di avere un lavoro serio e quindi non era vero che é matto..

qualcuno era pensato matto per davvero da degli sconosciuti ma con il profumo n.3 spruzzato sulle proprie vesti è riuscito a convincere gli estranei che in realtà lui è un “finto matto” poiché sta dimostrando buon ravvedimento da molto tempo..ed é riuscito a convincere la comunità che é ancora un bravo cittadino in quanto risulta incensurato.. così ha potuto ritrovare il giusto rispetto da parte del  vicinato..

“Credete a tutti noi! lasciate in pace il giovane é uno che vuole aiutare la gente!” dicevano tutti

“D’accordo fedeli!” ammise un frate: “sono capitati dei miracoli in paese..ma costui lo fa pur sempre per ottenere denaro… quindi è consigliato da intenzioni malvagie..che approfittano degli ingenui come voi… la sua è pura stregoneria e la stregoneria è reato… oltre che peccato!”…risoluto quindi il frate si rivolse ai soldati del cardinale presenti:

“Guardie! che gli siano al più presto requisiti denari e articoli a quel giovane e che sia condotto subito in prigione per interrogarlo..scopriremo così se le sue sono intenzioni malvagie oppure no”

“Noi uomini di chiesa siamo diffidenti, secondo noi la sua è una stregoneria furba consigliata da maghi nemici della chiesa….non si fa del bene per ottenere solamente soldi..dovete capire tutti che é questa la verità!” dicevano così gli uomini di chiesa convincendo tutti.

“Guardie! arrestate questo giovane mercante che sia messo in prigione per farglielo ammettere.. lo faremo parlare.. con i nostri metodi decisi dell’inquisizione…poi se si dimostrerà colpevole come io penso, egli sarà arso sulla pira in fiamme come tutti gli eretici e gli stregoni..dovete capire tutti che la felicità si ottiene con la fede nella sola preghiera e non con questi profumi!”

Tutti nella piazza rimasero in silenzio… Il giovane venditore era in pericolo…le guardie del cardinale stavano per arrestarlo..bisognava fare presto.. occorreva una idea che aiutasse Giancarlo ma quale?

“Ecco l’idea una spruzzatina del profumo giusto!” pensò il giovane con strategia

Il giovane aprì la scatola prese il flacone adatto e si spruzzò sulle vesti parte del contenuto.

Con il profumo numero 12 spruzzato sulle proprie vesti, tutte le guardie all’improvviso diventarono amiche e complici di Giancarlo, tutto intorno i soldati diventarono suoi amici e lo difesero ostacolando con la loro presenza le poche guardie rimaste fedeli al cardinale che volevano arrestarlo, esse furono spaventate da questo miracolo e si allontanarono.

“Ed ora un’altra iniziativa” pensò il giovane venditore.

Poi con il profumo n.10 spruzzato sulle vesti si vide comparire per magia niente-popo-dimeno che un sosia del re in persona che disse e ordinò a tutto il popolo il silenzio ..il popolo vedendolo si mise subito in ginocchio nonostante fosse un illusione…e poi fingendosi il vero re costui parlò: “lasciate in pace questo giovane venditore…. che i suoi nemici se ne vadano ..via gli obbedienti al cardinale..dovete sapere che questo giovane venditore rappresenta la ricerca scientifica ed il progresso..che sia lasciato in pace nel suo lavoro sperimentale”

Tutti applaudirono i consigli del re apparso e il giovane fu lasciato libero..nel vedere che tutta la gente era diventata tranquilla.. il sosia del re svanì all’improvviso come era apparso…così come per miracolo…

Fu allora che Giancarlo liberato dalla presenza delle guardie si avvicinò al frate che lo aveva in antipatia come per salutarlo e invece con furbizia e di nascosto, gli spruzzò sulle vesti un po’ del profumo n. 0 a quell’antipatico frate…e all’improvviso il frate cominciò a dire stupidate e cose strane e diceva:

“ Cra Cra..Sono un merlo..non sono più un frate…vedete ora sono un cane..Bau..Bau..ora invece sono un lupo…Grr..Grr.!”..e nonostante la veste seria che lo limitava nell’agire…il corpo del frate si metteva a imitare i movimenti strani degli animali…”coccodé coccodé sono una gallina!”… e si mise pure nonostante fosse una persona maschile… a imitare i movimenti sinuosi delle donne… in mezzo a tutti i presenti stupiti..mentre diceva ancheggiando: “vedete ora sono una bella donna..vi piaccio? ..sono bella?”

e tutti dicevano:” ma che è successo a quel frate… è forse impazzito?”

“ah imbecille!..ah matto!..ah maleducato!” dicevano tutti i presenti offesi dai gesti strani del frate sul palco nei loro riguardi…”ci fai pena..fatti curare!”

“Ve lo dicevo!” disse il falegname “che quel frate non è sano di testa, quindi date retta al re, lasciate in pace il giovane di fare il suo lavoro onesto”.

Tutti se ne andarono dalla piazza mentre gli uomini di chiesa portavano via preoccupati e vergognosi il frate visibilmente stranito al giudizio di tutti..il quale non era impazzito per davvero, ma si comportava così per effetto del profumo n.0…gli uomini di chiesa sistemarono in una carrozza il frate..che chiedeva a chi lo teneva fermo ” cosa è successo?..cosa ho fatto? qualcosa mi ha preso!” ..” la carrozza con tutti quanti dentro si allontanò al più presto dalla piazza.

Il giovane tutto contento…rimase libero di fare i suoi affari e di commerciare in piazza con la gente che voleva i suoi profumi..

e il nostro amico guadagnò molto anche stavolta..

il re vuole conoscere Giancarlo

Un giorno il re saputo delle gesta del ragazzo e dei poteri dimostrati dalle sue illusioni, volle tanto che egli vivesse alla sua corte per la gioia dei nobili..come artista e mago…voleva che la sua corte si giovasse di lui.

Il re aveva sentito dire che lui, il re, era apparso come per miracolo a molta gente, contento di questa magia, che lo aveva fatto apparire in più luoghi..si fece raccontare tutto dal giovane, non gli interessava il perché dei fatti ne il come..il giovane ci era riuscito e gli bastava sapere che egli ne era capace, le illusioni create dai profumi quindi continuavano, ma Giancarlo come promesso non disse mai niente al re dell’eremita che l’aiutava come il vecchio guaritore dell’eremo gli aveva chiesto.

Il re molto contento nominò il giovane venditore “mago di corte e artista della felicità” e tutto sembrò finire bene, in seguito ai grandi poteri ed alle illusioni che creavano i suoi flaconi di profumo..il re disse: “lo terrò a corte con me e gli darò lavoro per tutta la vita..a questo bravo giovane…e questo alla bella faccia del clero superstizioso!”

“Bravo maestà” dissero tutti..”aiuta tu quel giovane a diventare ricco e famoso… tu che puoi!”

“quel giovane con una illusione é riuscito a farmi apparire in pubblico..merita aiuto per i grandi poteri che ha dimostrato!” rispose loro il re e disse “alzo questa coppa e bevo questo vino ed invito tutti voi a brindare con me in onore del nostro ospite mago e artista Giancarlo Bianchi!”

Passarono i giorni a corte e il ragazzo visse nel lusso e mangiò e si nutrì e bevve cose molto buone e prelibate abitando alla corte del suo amico re..e divenne confidente di tutti..ed ogni tanto con i suoi flaconi dell’illusione egli risolveva problemi a tutti quanti.

Ogni tanto in segreto, Giancarlo si recava sull’eremo per farsi donare dal vecchio guaritore, altre scatole di flaconi..e Giancarlo prometteva all’eremita Basilio ogni volta che non avrebbe mai fatto il suo nome al re.

L’eremita gli disse:

”Puoi prenderti il merito dei miracoli che capiteranno tutti per te.. per me è sufficiente sapere che ti ho reso felice..in quanto hai sofferto in gioventù della povertà ed ora è il tuo turno di avere soddisfazione!”

Giancarlo baciò le mani al vecchio e tornò a servire alla corte del re in quanto si era meritato l’incarico di mago ed artista che aveva..

La figlia del re cerca marito

Un giorno la principessa Rosaria, figlia amata del re ..raggiunse la giusta età per maritarsi..ed il re decise di trovarle un fidanzato tra i suoi cortigiani e amici nobili

Allora il re invitò a corte tutti gli spasimanti principi del regno, affinché la principessa scegliesse con calma il suo bravo marito…i festeggiamenti sarebbero durati settimane..

Il giovane artista e mago illusionista decise anche lui di chiedere la mano della principessa, ma egli sapeva, non essendo nobile, di avere poche possibilità di riuscita ..la concorrenza era tanta e per conquistare la mano della principessa.. prima doveva togliere di mezzo i pretendenti nobili che le facevano la corte…poi doveva farla innamorare..

E così Giancarlo prese delle iniziative simpatiche e furbe per vincere i concorrenti:

Con l’aiuto del profumo n.16 spruzzato di nascosto sulle vesti di un piacente principe..il nostro Giancarlo lo rese effeminato nei modi e nella voce ..si! quel principe non sembrava per niente etero-uomo e la principessa ascoltando e vedendo la voce frivola che aveva nel parlare e le movenze strane, non lo volle più come fidanzato nonostante le belle sembianze e le eleganti vesti che aveva….

Ed ecco un’altra iniziativa di Giancarlo:

Con l’aiuto poi del profumo n.6 il giovane mago creò un illusione che fece invaghire stranamente un conte inglese di una donna certo, però ella era davvero molto anziana.. e la giovane principessa restò delusa nell’udire che un suo spasimante anche se piacente, aveva fatto commenti amorosi e sensuali ad alta voce nei riguardi della sua povera nonna di 80 anni..delusa ella non volle sapere più nemmeno di quel conte ritenendolo un ossesso e pervertito e ne rifiutò la corte..

Alla fine il ragazzo aiutò se stesso:

E poi finalmente con l’aiuto del profumo n.9 spruzzato questa volte sulle proprie vesti, il giovane creò una suggestione sentimentale di gioioso amore tutto intorno a lui e causò amore nella giovane principessa per lui.. che accettò la sua corte..

la principessa sentiva il suo cuore palpitare e nelle sue orecchie il cinguettare degli uccellini, ogni volta che il nostro giovane artista e mago le baciava la mano o la guardava negli occhi..”si! questo è amore” pensò di se la principessa..capendo nel provare queste emozioni di essere innamorata del mago e artista di corte chiamato Giancarlo e finalmente decise di scegliere lui come sposo anche se non era un nobile.. e così dopo qualche giorno i due giovani si fidanzarono.

Giancarlo sposa la principessa Rosaria

Passò poco tempo che il nostro giovane mago diventò principe del regno sposando la principessa con la benedizione del padre re.

E quando il re suo suocero, dopo qualche anno, per questioni di età si ammalò e morì..la profezia del biglietto dell’indovina si avverò interamente…fu infatti lui, quel povero venditore di un tempo a diventare re di quella città.

Il giovane venditore che una volta era povero, così completò il suo destino, ora aveva fortuna e diventò un re potente e rispettato..con l’aiuto della spruzzatina del profumo n.8 e del profumo n.10 egli governò e fu consigliato da spiriti saggi e abili e tutto il popolo ed i nobili erano contenti di lui..della sua saggezza e del suo buon governare.

Poi un giorno quando la principessa gli confidò che essi erano re e regina e che avevano dei doveri verso il loro popolo e che dovevano quindi dare un erede al paese …”dobbiamo fare un figlio!” gli disse Rosaria..Giancarlo Bianchi ebbe una idea.

Ecco la iniziativa usata e come Giancarlo si aiutò:

Il nostro giovane quella sera si spruzzò sulle vesti un bel po’ del profumo n. 18 e quella notte fu una notte di vero amore, pensate un po’ quella notte la principessa restò gravida e dopo nove mesi partorì un bel bambino biondo con gli occhi azzurri, e dopo tre anni, altra spruzzatina del profumo n.18 sulle vesti di Giancarlo e dopo altri nove mesi nacque una bella bambina castana con gli occhi marroni.

E tutti a corte furono entusiasti nel sapere che la famiglia reale aveva degli eredi sani….gli sposi vissero felici e contenti della loro vita riuscita.

I due sposi erano molto amati e onorati da tutti, ed educarono i loro figli al rispetto del libero arbitrio, in questo modo ebbero molti amici nel loro paese ed evitarono di far litigare i cortigiani..…

Morale: gestendosi con abilità nelle suggestioni, conoscendo e imparando le varie opinioni della vita che ci influenzano tutti, si otterrà di certo molta pace e fortuna accompagnata da molta saggezza..

Dimostrando inoltre abilità ed iniziative si raggiungerà di certo il successo nella vita..

Pace e soddisfazione nel mondo, grazie alla suggestione delle opinioni libere, che migliorano il nostro comportamento e ci rendono ottimisti a fin di bene.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Ottobre 2008)

Giudizio: Originale, interessante

voto (da 5 a 10): 9

 

 

 

Favole di Egidio: il popolo vivo ma invisibile

 

forest-3416908__340

OIP

 
(racconto di tipo verde)

tempo teorico dedicato per la lettura circa 25 minuti..

FAVOLA DI EGIDIO PER RAGAZZI

IL POPOLO VIVO MA INVISIBILE

INTRODUZIONE. esistono forme di vita intelligenti ma invisibili sulla Terra, ugualmente forse create dal Signore del Bene, Gerardo riuscirà a scoprire questo mistero tramite una macchina elettronica di sua invenzione, ma…

Favola: Il popolo vivo ma invisibile

Inizio

C’era una volta, oppure si potrebbe dire viveva qualche anno fa, ma probabilmente vive ancora adesso, ma solo nel mondo della fantasia, uno studente di un liceo scientifico ed abitante in un paesino della provincia di Bergamo.

Questo ragazzo di nome Gerardo, aveva un interesse scientifico molto forte per ciò che risultava invisibile all’occhio umano:

“Eppure esiste qualcosa di invisibile!” pensava Gerardo..”esiste qualcosa di etereo intorno a noi.”

Egli pensava che: “il Signore del Bene ha creato le creature visibili ma anche quelle invisibili….ed io in questo credo molto..di conseguenza secondo me esistono creature di energia intelligente..che vivono tra noi sulla Terra..però sono invisibili all’occhio umano”

“Voglio inventare una macchina..che permetta di vederli, di osservarli e di parlare a queste creature.” pensava il ragazzo.

“Studiando l’effetto della luce e dei colori dell’arcobaleno..riflessi da sensori a base di gas ionizzati…interposti a loro mediante doppie lenti e polarizzati elettronicamente..ci riuscirò!” diceva il ragazzo che si voleva scienziato da grande.

Il ragazzo si impegnò giorni e giorni ed anche mesi e finalmente ci riuscì!.

Dopo qualche mese infatti egli aveva inventato un congegno elettronico che permetteva di vedere l’invisibile..ciò che l’occhio umano non percepiva chiaramente ora poteva essere descritto vedendo attraverso il suo congegno.

Esso era come una macchina fotografica oppure mi spiego meglio era come una maschera da sommozzatore con installati obiettivi doppi pieni di gas inerte..che si metteva sul viso..e attraverso la loro trasparenza, si poteva vedere l’invisibile che ci circondava.

Il congegno dopo che si è messo davanti agli occhi e dopo aver schiacciato l’interruttore..permetteva di osservare tutto intorno la visione dell’ignoto…”eppure qualcosa di invisibile esiste ..se esiste lo vedrò!”. Affermò Gerardo tutto contento.

Ma occorreva un nome per il nuovo congegno… lo studente decise che avrebbe chiamato l’invenzione “MOM” (memoria oltre la mente)

Lo studente di nome Gerardo..adesso era pronto per perfezionare la sua macchina e si avviò nel bosco situato nelle vicinanze del paese si! proprio ai confini..per provare se funzionava..

“vediamo se nel bosco vivono creature invisibili!” diceva tra se e se mentre allegramente si avviava sul sentiero.

Nell’ombra del bosco..Gerardo si sistemò il congegno sul viso e come con una maschera da sub se lo legò dietro la nuca e osservando attraverso di essa, cercò di vedere oltre la realtà visibile…ciò che l’occhio umano non percepiva….

Così dopo ore di attesa.. Gerardo scopri in modo strabiliante…osservando tutto intorno ..che esistono in natura creature invisibili all’occhio nudo, poiché fatte di energia bio-ecto-plasmica..ma secondo lui comunque dal modo di muoversi e organizzarsi erano da considerare intelligenti anche loro…

Energia invisibile..tendente al colore verde..si una luce verde chiaro …essenza e vapore tipica della clorofilla che è un composto base delle piante..di cui essi si nutrivano e causava loro il colore verdino trasparente…erano molte quelle creature e il ragazzo cominciò ad osservarle con attenzione.

Gerardo riusciva a vederli questi esseri e decise di seguirli nel loro muoversi …erano rapidi e veloci..ma quando si fermavano essi potevano essere visti meglio e si poteva avvicinarli in quiete nel bosco..e seguendoli nel loro cammino sempre con la maschera sugli occhi …Gerardo arrivò in una città virtuale fatta di energia “quan”..come seppe dopo dialogando con loro… il “quan” era il loro costituente base.. il bosco era tutto abitato da questi esseri invisibili ma pieni di vita… che ora vi descrivo.

Essi apparivano a Gerardo come piccoli umanoidi intelligenti dotati di braccia e gambe e di una testa rotonda con una bocca..non erano molto alti..i più grossi avevano una altezza di circa cinquanta centimetri, ma la maggior parte erano più piccoli ed erano di circa dieci centimetri, erano leggermente più densi dell’aria, quindi molto leggeri, si potevano espandere ed al contrario diventare minuscoli. Sembravano parlare tra loro..ed avevano una forma di comunicazione semplice.. ma Gerardo non la percepiva ancora, non capiva ancora il loro modo di dialogare.

E fu così che Gerardo spazientito dal voler capire..tornò subito nel suo laboratorio situato nel garage e inventò tempo un giorno… un altro tipo di congegno ad onde magnetiche, fatto per sentire e capire cerebralmente i loro dialoghi e lo chiamò TRIM (trattamento idiomatico multiplo).

Dotato di MOM e di TRIM finalmente funzionanti..il nostro Gerardo si recò entusiasta di nuovo nel bosco sulla collina..ma sua madre preoccupata lo chiamò vedendolo andare via armato di strane attrezzature:

“Dove vai Gerardo a questa ora?” Chiese la madre dalla finestra

Doveva trovare una scusa al più presto..e su due piedi Gerardo rispose: “ vado a scuola per un corso di recupero, non mi aspettare..starò via tutto il giorno!”

Gerardo sapeva che un giorno si sarebbe pentito di aver preso in giro sua madre…ma a volte capitano cose che non si possono dire nemmeno ai propri genitori..sono cose troppo strane e si rischia di essere pensati scemi..

Gerardo alzò le spalle e il suo scrupolo fu subito dimenticato… poi camminando velocemente raggiunse il luogo dove era situata la città invisibile ed imparò..si egli imparò a comunicare telepaticamente e verbalmente con questi esseri ed a scoprire le seguenti cose da loro spiegate in telepatia..giorno dopo giorni egli imparò molto bene il loro linguaggio.

Gerardo impara dal popolo sun

Dovete sapere che la vita dei sun sulla Terra è derivata dopo tempo e con pazienza da piccoli organismi poco intelligenti mono-cellulari fatti di ecto-plasma..probabilmente secondo Gerardo forse creati dal Signore all’inizio del mondo…..

I “sun” (questo è il nome del popolo invisibile), i sun dicevo da piccoli esseri composti di energia infinitesima presente nell’aria che erano una volta …che loro chiamano “quan” ..essi dicevo si sono evoluti e ingranditi nutrendosi della energia del sole nei pressi delle piante, oltre che dall’energia dell’aria dovuta ai fulmini ed ai cationi causata dall’umidità presente nella aria vicino alle piante..esattamente sulla cima..essi si sono evoluti nutrendosi di questa energia e sono diventati individui intelligenti pensanti ..solamente sono invisibili..al parere di Gerardo il Signore del Bene creatore di tutte le cose visibili ed invisibili..ha deciso così per i sun..

Parlando con loro, Gerardo ha capito il loro nome essi si chiamano tra loro “sun” essi dicevano di tutti loro:

“noi siamo la popolazione degli individui “sun” ..siamo fatti di energia..e ci nutriamo di “quan”..piccoli organismi fatti di plasma ma poco intelligenti…infatti essi hanno un proverbio “il sun intelligente mangia quello più stupido e meno furbo chiamato quan ed è dovere del sun intelligente di mangiare tanti quan ”

Evidentemente erano diventati molto intelligenti poiché ce ne erano tanti…si erano moltiplicati: ”chi mangia tanto diventerà più grande e si rafforzerà!” si dicevano tra loro i sun.

“Fin da piccoli i sun erano evoluti e molto vitali” diceva a Gerardo il capo del popolo dei sun..che doveva essere molto longevo a giudicare dalla esperienza che dimostrava.

“nel tempo imparando dai nostri errori abbiamo capito come vivere in pace.. pur stando insieme..ci dividiamo i piccoli quan trovati, da buoni amici ce li dividiamo e andiamo quindi tutti d’accordo” confidò il capo dei sun al ragazzo.

“Io sono vostro amico”…spiegava loro Gerardo..”voglio solo conoscervi meglio per studiare come vivete e come siete organizzati!” spiegava Gerardo parlando ad alta voce inzialmente e poi continuando a comunicare in telepatia…

“Ma da quanto tempo vivete sulla Terra?” Chiese Gerardo in telepatia a quello che aveva individuato ormai come il capo dei sun e che gli stava davanti.

Loro gli spiegarono che essi esistevano da secoli ed erano divisi in maschi e femmine e si moltiplicavano in figli e li crescevano..

Il ragazzo capì che essi dandosi un semplice bacio univano tra loro la differente polarità energetica ..e dentro di loro subito si formava nel sun femmina adulto un piccolo sun affamato..

”semplice ed efficiente il nostro modo di riprodursi! Non ti pare?…Noi sun, non siamo complicati come la tua specie Gerardo, che sei una specie animale tipo scimmia umana”

“Noi i Sun… non ci facciamo la guerra come voi umani..infatti siamo generosi e molto amici tra noi!”.

Detto questo come a smentire le parole del capo dei sun..all’improvviso tutti cominciano a urlare spaventati..

”scappate!” dicevano tutti in linguaggio Sun..”sta arrivando il mostro nero..ci vuole mangiare!”

Fu così che Gerardo osservò con il suo congegno dove tutti indicavano impauriti e lo vide:

era una gigantesca forma ectno-plasmica mostruosa tendente al colore scuro…che avanzava dalla sua parte ondeggiando…e mentre avanzava muoveva quel che dovevano essere le sue braccia e arraffava i sun più lenti e se li mangiava…gnam gnam!

“Il mostro nero..attenti!” dicevano tutti” ci vuole mangiare tutti quanti, sta arrivando scappate!” si udiva gridare tutto intorno…

Tutti abbandonarono le loro case di energia e si nascosero nell’interno degli alberi..

ovunque in ogni direzione tutto un via vai di luci verdi..rapide e veloci..molti si nascondevano tra le foglie più alte degli alberi, altri tra le rocce sporgenti dal terreno.

“Aspettate! io voglio aiutarvi” disse Gerardo ad un tratto…”ma come posso fare?’..pensò il ragazzo.

Intanto il mostro nero si avvicinava e acchiappava i sun distratti più piccoli e deboli ed i loro quan e se li mangiava in un boccone…gnam-gnam! E poi continuava a inseguire tutti gli altri.

“Il mostro nero è fatto di energia ecto-palsmica negativa per questo è di colore scuro ..ma io vi posso aiutare!” disse lo studente

Gerardo prese dal suo zaino un congegno intuendo all’improvviso un modo..

”ecco! il mio carica batteria… lo sintonizzo sulla frequenza massima e lo orientò a polarità inversa collegandolo al mom…ora invece di attirare i raggi visivi e mostrarli a me, esso invece li assorbirà e li concentrerà e li spedirà in un punto ..proprio come se fosse un fucile laser…

Gerardo accese il mom..si senti il suo rumore e la vibrazione dello strumento e Gerardo lo imbracciò e puntò dalla parte del mostro..Gerardo non poteva più vederlo si era tolto la maschera-congegno..ma ugualmente tentò di intuire dove egli fosse situato.

Puntò lo strumento azionò l’interruttore e subito dal congegno mom unito al carica batteria, che prima assorbiva energia e la mostrava..ne uscì un raggio di energia a polarità inversa che colpì come un laser-plasmico il gigantesco mostro, che si fermò prima come stupito e poi si frantumò e si dissolse in piccole particelle di molecole nere… che si diffusero scomposte in ogni direzione…molecole nere che la brezza portò via rapidamente verso l’alto, verso il sole…e per molto tempo non si seppe più niente di lui.

I piccoli sun videro il potere di Gerardo..e presero fiducia e cominciarono a tornare piano piano all’aperto.

“Grazie!” disse il capo dei piccoli sun..”ci hai salvati”…

“Si! evviva! il nostro nemico se ne andato..l’umano ci ha salvati” dicevano tutti con un brusio di voci nella testa di Gerardo.

Tutti cominciarono a saltellare di gioia intorno al ragazzo che era per questo molto contento di se.

Gerardo prese dallo zaino ed aprì una tenda in terra proprio nel centro del bosco vicino al punto dove vivevano i sun…per studiarli e imparare il loro costumi e verificare la loro intelligenza invisibile

Decise per potere restare in quel luogo qualche giorno che a sua madre avrebbe raccontato una bugia, poi si procurò nel suo zaino dei panini e decise quindi di restare.

E così scoprì che essi, i sun , erano creature pacifiche e miti e molto amichevoli con chi era ritenuto un buono nel carattere.

Essi vivevano durante la notte nel vuoto degli alberi e si nutrivano dei quan prodotti dai raggi del sole con l’interagire dell’aria umida del mattino con le foglie..Gerardo provò ad assaggiare un “quan”..donatogli dal capo dei sun ..e disse “puah!” aveva lo stesso sapore mentale dello sciroppo per la tosse…pensò il ragazzo senza farsi capire da loro per non offendere i sun.

Eppure l’aria era molto piena di “quan” ad esempio dopo che era terminato un temporale, lampi e pioggia..alla fine di tutto ciò… in quel momento l’aria tutto intorno era piena di buona energia saporita..”buoni da mangiare davvero” diceva la figlia del capo..offrendo un quan con le sue mani a Gerardo..che rispose:” No! Grazie sono sazio” mentiva poichè in realtà erano più buoni i suoi panini…dovete sapere che Gerardo aveva sempre sul viso il congegno mom di sua invenzione…

E poteva studiare i sun con tranquillità…. essi erano composti di pura energia erano intelligenti ed evoluti..avevano nel loro corpo invisibile, anche un centro della intelligenza e un centro della sessualità..in punti differenti della loro forma ecto-plasmica il loro corpo era variamente denso, questo permetteva il comportamento ordinato del flusso di energia…questi punti importanti del loro corpo di energia, erano visibili guardandoli con attenzione..si accendevano e si spegnevano come piccole luci fosforescenti all’interno del loro corpo quando la energia li attraversava e loro compivano i movimenti necessari…

Gerardo stette con loro tre giorni..poi soddisfatto e imparato scoprì con dispiacere che i Sun ritenevano gli umani troppo litigiosi tra loro…e non volevano averci per niente a che fare…

Ma per Gerardo che gli aveva aiutati avevano fatto un eccezione e si erano confidati con lui.

Gerardo tornò in paese..e raccontò a sua madre di aver dormito da amici..ormai le bugie dette erano tante..e Gerardo capì che non era vero che esse fanno allungare il naso e accorciare le gambe a chi le dice..infatti il suo corpo umano era come prima…”sono bugie anche queste quindi, anche i genitori dicevano bugie a volte”…quindi non era ritenuto grave da lui…”a chi dice bugie si può raccontare frottole!”

Le invenzioni

Intanto nell’istituto in città..altri studenti brillanti inventavano congegni strani..era in corso infatti nella scuola una gara scientifica tra i giovani ricercatori..per vincere la borsa di studio di 200 mila euro messa in palio dagli imprenditori della città per la migliore invenzione iscritta al concorso cittadino.

E Gerardo aveva, geniale come era, il garage pieno di curiose invenzioni..era proprio un tipo creativo questo ragazzo…

Gerardo aveva deciso di mantenere il segreto del popolo sun quella era per lui una scoperta personale…aveva timore che la comunità di persone della sua città, li avrebbe perseguitati e sfruttati, gli innocui Sun non meritavano di essere usati a scopi di competitività… tipica delle intenzioni umane ..

Ora non era possibile disturbare la loro pace, poiché i sun erano invisibili agli occhi della gente, ma era possibile che questo nostro umano opportunismo egoista poteva in futuro creare problemi, infatti con il suo congegno elettronico i Sun erano a rischio, diventavano visibili e vulnerabili e con la scarica dissolvente tipo laser essi potevano essere resi in schiavitù…doveva decidere al riguardo..ma prima decise che doveva saperne di più su di loro…intanto non ne parlò ne con sua madre ne con gli amici…il ragazzo sapeva mantenere il segreto….

Tra coloro che invidiavano Gerardo c’era un ragazzo prepotente e ignorante e gretto di nome Beppe detto il “pancione”….

Egli non andava bene a scuola..era un somaro…ma siccome non voleva lavorare..aveva bisogno anche lui di vincere quel premio in denaro per continuare a restare in quella scuola.

“Chi non ha testa.. ha gambe!” gli dicevano i genitori e decise quindi non avendo “testa” di rubare e di appropriarsi di una delle invenzioni di Gerardo..studente modello che lui invidiava…e che spiava di nascosto.

Beppe chiamò i suoi amici per farsi aiutare..un gruppo di tre ragazzi bulli antipatici che non erano in grado di inventare e creare niente.. ma che avevano bisogno di soldi per pagarsi i loro vizi..e insieme a loro decise di rubare al più bravo della classe, il nostro Gerardo appunto era l’obbiettivo del furto, rubare una delle sue invenzioni..e di presentarsi al concorso con essa come se nulla fosse…se Gerardo non avrebbe accettato di collaborare con le buone..avrebbero usato con lui le maniere forti..lo avrebbero picchiato.

Il giorno della baruffa

Un giorno i quattro bulli, videro Gerardo uscire di casa..portando con se strani congegni elettronici..e lo seguirono.. era la occasione buona per derubarlo..per compiere la loro malvagia intenzione ai suoi danni…Gerardo aveva la sua invenzione con se ed era solo…ed ignaro fu seguito nel bosco da loro.

Essi avevano intenzione di seguire Gerardo ovunque, bisognava solo aspettare che Gerardo fosse da solo ed in un luogo isolato…

Notando che non c’era nessuno in giro..all’improvviso i quattro ragazzi si misero ad urlare spaventando Gerardo che inizio a correre con l’intenzione di fuggire, i quattro ragazzi cominciarono a rincorrerlo minacciosi per picchiarlo.

Gerardo era in pericolo…..erano in troppi..quattro contro uno e più grandi di lui.. infatti essi erano già ripetenti a scuola da più anni..e sembravano pure muscolosi.

“Fermati! dacci la tua invenzione con le buone e non ti faremo del male!”..urlavano i quattro malintenzionati al ragazzo …che però non si arrendeva e cominciò a correre per trovare un nascondiglio..

“nemmeno per un po’!” rispondeva Gerardo correndo.

Gerardo scappava a gambe levate..mentre quelli dietro lo inseguivano e lo minacciavano con brutte parole.

Ma Gerardo non era un bravo sportivo, in ginnastica non era un granchè e i malvagi ragazzi presero strada e lo raggiunsero in poco tempo.

Lo raggiunsero..e cominciarono a picchiarlo con calci e pugni..gli fecero lo sgambetto e Gerardo dovette cadere all’indietro e finì con le spalle in terra, picchiando il corpo sulle pietre che sporgevano dal terreno…e loro gli davano calci…

“Ci devi dare le tue invenzioni o ti picchiamo con questo!” e Beppe tirò fuori dalle sue tasche una catena di ferro di quelle che si usano di solito per legare la bicicletta ad un palo..e cominciò ad agitarla nell’aria per fare paura al ragazzo steso in terra…che chiuse gli occhi intimorito.

Gerardo era sanguinante dal labbro per i pugni..si stava arrendendo..aveva preso anche dei calci..e pensava di arrendersi e di consegnare loro il suo strumento elettronico.

Quando qualcosa tutto intorno stava per capitare.

Tutto intorno era un turbinare di luci verdi dalle forme poco visibili, come delle comete di energia molto rapide ma non pienamente nitide a vedersi…queste comete cominciarono a colpire i quattro bulli ed a roteare ovunque.. e tutte quante a turno colpivano il corpo e la testa dei quattro malvagi..

Erano i sun..i suoi amici invisibili..che si erano trasformati in sfere di energia per aiutarlo..infatti i sun avevano il potere di mutarsi in forme diverse diventando più densi..e lo stavano aiutando contro quei bulli malvagi..essi in forme sferoidali tipo sassi colpivano sul corpo i nemici del loro amico…che intanto era steso in terra dolorante.

“Ma cosa sono questi cosi che ci colpiscono?..Ahi! meteore piccole folgori..comete verdi con una scia luminosa..”ahi! fanno male..”dicevano i quattro bulli..proteggendosi con le mani il viso e gli occhi.

“ahi! che male, fanno proprio male!” disse uno di loro

Ad un tratto alcuni Sun diventati sfera decisero di entrare proprio in bocca al più grande dei quattro per creare problemi.

E questi cominciò a tossir a tossire..”augh augh coff coff …aiuto soffoco mi hanno preso la gola, cosa sono questi così!” chiedeva agli altri Beppe il pancione stupito e sofferente.

Ad un altro ragazzo-bullo..altri sun… prima uno e poi un altro invisibili ma pieni di energia neurale si misero furbescamente sugli occhi di uno dei ragazzi..come fette di pan carré gli chiusero la vista..al malintenzionato…

”aiuto! non ci vedo più che mi avete fatto” diceva il malcapitato

Ad un altro i Sun decisero di mettersi tra i capelli..

”Ahi! che mal di testa..mi fa male la testa..brucia e mi fa male!” disse ancora uno dei malvagi stringendosi con le mani la testa.

“Presto scappiamo..ci sono gli spiriti nel bosco e ce l’hanno con noi.. scappiamo… lasciamo l’imbranato qui da solo che se la prendano con lui!”…disse Beppe il pancione agli altri.

I quattro scapparono velocemente e spaventati decisero che non si sarebbero più avventurati nel centro del bosco..c’erano gli spiriti…ed erano cattivi..”mai più!” dicevano spaventati, dovete sapere che sono spaventati ancora adesso.

Gerardo si svegliò e sentiva che qualcosa di invisibile medicava il suo viso tumefatto e notò che la sue pelle ferita cominciava a guarire rapidamente e smetteva di far male..anche i dolori per aver subito i calci alla schiena stavano passando, qualcosa gli dava sollievo..i dolori erano sempre meno lancinanti.

Aveva capito finalmente ora ne era certo ..”ma che spiriti!…sono i miei amici sun!”

Infatti le creature ectno-plasmiche sapevano guarire le cellule nervose e rendere meno dolorose le ferite agli umani..in quanto la loro energia era guaritrice delle sensazioni nervose della cute..che sappiamo funzionano anch’esse con l’energia magnetica, ma del nostro cervello, che conduce dai nervi agli organi, portando le istruzioni occorrenti in forma di energia nervosa…tale energia nervina è molto simile a quella che da vita ai sun.

Gerardo..comprese tutte queste cose e finalmente guarito… si collegò al Mom (per fortuna non si era rotto) e ascoltando il Trim comunicò nuovamente con quel popolo invisibile.

Sentì i loro consigli e li ringraziò per l’aiuto, poi essi dissero:

“Caro amico Gerardo!”..disse il capo dei Sun…” non tornare più qui nel centro della bosco…il nostro popolo non è nemico degli umani, ma teme che la vostra cattiveria e la vostra irrequietezza ci danneggi la pace e ci coinvolga nelle vostre invidie e battaglie personali ..

noi Sun siamo pacifici e vogliamo continuare a vivere in pace e allevare i nostri figli in tutta tranquillità..tu ci hai salvati dal mostro nero..e noi ti abbiamo aiutato contro chi ti perseguitava..ora siamo pari…il nostro debito è pagato!.”

Il loro capo sun aggiunse: “Ma ora è importante che le creature visibili e quelle invisibili non vivano insieme..potrebbe essere pericoloso per la pace sul pianeta Terra!.”

Prometti di mantenere il segreto a costo di dire una bugia a chi ti è caro?

“Si ho capito non parlerò di nessuno di voi sun con altri”..disse Gerardo con serietà.

Gerardo sentì sulle guance una sensazione piacevole come di un bacio..e capì che era la figlia del capo dei sun che lo salutava così dolcemente…il suo profumo alla clorofilla era inconfondibile.

Gerardo rispondendo con il pensiero telepatico..li ringraziò tutti e promise loro solennemente di rispettare il segreto della loro esistenza..

I sun finalmente tranquillizzati lo lasciarono andare..ormai si fidavano di Gerardo..sembrava sincero quell’umano era considerato un bravo ragazzo da loro.

Finalmente a casa

Gerardo tornò a casa..nascose il congegno mom e il suo traduttore del dialogo trim e si disse che non li avrebbe più usati..li chiuse in un baule a chiave nel garage e se ne dimenticò.

Il giorno dopo Gerardo si presentò al concorso delle invenzioni che si organizzava nel suo istituto scolastico..con un nuova sua creazione molto strabiliante:

un robot cibernetico che imitava il vagito di un bambino e il suo comportamento infantile…che camminava sulle braccia e anche sulle gambe da solo e che diceva solamente due parole: “mamma e papà..ed era intelligente in modo simile ad un bambino”.

Gerardo convinse la giuria con la sua invenzione robotica e vinse il primo premio di ben 200 mila euro come miglior inventore dell’istituto scientifico della città di Bergamo.

Fu applaudito da tutta la giuria del concorso ed Gerardo ringraziò.

Il robot era infatti un esempio valido di interpretazione di intelligenza artificiale..tipo di intelligenza destinata a diventare molto utile in futuro all’umanità intera.

Gerardo ringraziò la giuria e incassò i soldi del premio..con i quali potè finanziare gli studi prima all’università di Milano e poi successivamente per uno stage all’estero…

Che ne fu dei quattro bulli?

Essi furono espulsi dall’istituto poiché non preparati abbastanza come studenti, quindi furono bocciati..pensate comunque contenti anche loro..poiché in seguito allo shock subito nel bosco essi andavano dicendo che nei dintorni di quel paese del bergamasco..c’erano gli spiriti maligni…ed erano felici di non abitare più vicino a quel bosco in quanto convinsero i genitori a trasferirsi con le loro famiglie in un altra regione..

Essi erano contenti di aver cambiato paese e anche i loro vicini ed i professori che li conoscevano bene erano più felici che loro finalmente cambiassero residenza ..quei ragazzi erano troppo irrequieti…ora sembravano pure impazziti..parlavano con ossessione di spiriti maligni..

Ma noi sappiamo che non era così, invece quei mascalzoni avevano incontrato il popolo invisibile dei sun..e che tale popolo pacifico, dovete sapere, intendeva essere gentile con i buoni ma anche cattivo con i malvagi…poichè quando ci vuole ci vuole…infatti con i cattivi a volte ci vogliono proprio le bastonate per convincerli a comportarsi ad obbedire ad una buona educazione..

Conclusione

Oggi il ragazzo inventore é diventato dottore in scienze.

Il dottor Gerardo è infatti assunto all’università di Milano nella cattedra di scienze elettroniche del paese delle favole, e compie il ruolo di ricercatore scientifico ..inventa e costruisce robot per progetti industriali e spaziali…”sappiate che i robot un giorno governeranno le astronavi e con essi l’uomo potrà volare nello spazio per molti anni…questo tipo di ricerca è quindi molto importante” diceva sempre molto convinto lo scienziato ai giornalisti per ottenere finanziamenti utili alle fondazioni scientifiche…

Il dottor Gerardo oggi è molto ricco e famoso…e come promise allora, non ha mai rilevato a nessuno il segreto che oltre la vita umana visibile, che tutti noi conosciamo, esistono anche sulle Terra e da secoli, forme di vita invisibili indipendenti e buone di indole…

Mai più Gerardo rivide e sentì i sun..

anche se ogni tanto stranamente Gerardo aveva l’impressione di sentire come un bacio gentile sulle guance..ed aveva qualche sospetto al riguardo..ma avendo deciso di non farci caso….aveva deciso di non preoccuparsi più dei sun..

Morale:

la conoscenza e la ricerca scientifica sono uno degli scopi della esistenza umana..svelare al nostro prossimo i misteri della creazione con quel che si è imparato nel tempo sui segreti dell’Universo …é cosa nobile e nostra buona intenzione e non offende la Sapienza..virtù che ha origine divina..

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2008)

Giudizio: interessante, originale

Voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: il gigante malvagio ed il ragazzo

forest-3416908__340

(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO (per mamme e bambini)

IL GIGANTE MALVAGIO ED IL RAGAZZO..

INTRODUZIONE: un ragazzo un po’ sprovveduto fa un piccolo torto ad un furbo gigante e questi ne approfitta subito obbligandolo ad un assurdo rimediare, come farà il ragazzo a tornare libero dalla sua famiglia?

INIZIO

Favola: Il gigante malvagio ed il ragazzo

C‘era una volta, nel mondo delle favole, in un paese lontano, una casa di campagna vicino ad una foresta.

In questa casa vivevano felici due genitori ed il loro figlio.

Un mattino la madre chiese al figlio: “ figlio caro! vammi a prendere delle more, delle fragole e dei mirtilli nella foresta, che devo preparare una torta ai frutti di bosco”.

Il ragazzo che si chiamava Mauro ed aveva 15 anni, obbedì a sua madre e andò per i sentieri nel bosco a cercare le more, qualche mirtillo e delle fragole tra gli arbusti e i cespugli della foresta poco distante dalla casa.

Purtroppo per il ragazzo, nel bosco era molto buio, in quanto gli alberi erano fitti fitti, ed a causa della poca luce, il ragazzo si perse per il sentiero..e smarrì la strada di casa.

Cammina e cammina in lungo e in largo per il bosco, alla ricerca di un sentiero conosciuto, il ragazzo diventò preoccupato, finché vide da lontano una casa nella foresta.

“Finalmente c’è qualcuno!” pensò il ragazzo, “ chiederò informazioni a chi vive in quella casa!” e così si diresse da quella parte tutto contento.

Il ragazzo chiese: “C’è nessuno qui?” ma nessuno rispose, il ragazzo allora decise di entrare nella casa, aprì la cigolante porta e vide l’interno dell’edificio disabitato.

Notò subito che il soffitto era molto alto e i mobili molto grandi..soprattutto i letti erano molto lunghi…ma non si preoccupò.

Intanto si era fatto mezzogiorno e il ragazzo aveva un po’ di fame…”come fare?”

Vide che c’era una cucina in quella casa, vi entrò e si mangiò della frutta che stava su un paniere e si bevve il latte fresco che stava in una caraffa sul tavolo…e si mangiò anche del pane.

Dopo aver mangiato, il ragazzo in quel momento, sentì un rumore pesante di passi e il ragazzo lo vide…vide entrare nella casa un gigante alto tre metri con i capelli lunghi irti e neri, le sopracciglia folte e nere ed aveva anche il naso rosso a peperone.

Il gigante vide l’intruso e capì che quel ragazzo lo aveva derubato del suo cibo..quindi per approfittare di lui, con la scusa di fare giustizia, il gigante decise di rimproverarlo:

“ chi sei tu che entri in casa mia e mi derubi del mio mangiare?” disse il gigante guardando il ragazzo con i suoi occhi severi.

“Sono un povero ragazzo, non è colpa mia ho solo fame! Abito con i miei genitori nella casa al di fuori della foresta.. ed ho smarrito il sentiero di casa!” rispose lo sperduto.

“ah! è così… mi hai derubato del mio cibo …adesso ti punirò…. perchè io…. gigante di nome Riesig… ritengo che chi ruba deve essere punito!” disse il gigante con la sua grossa voce…

“Ho deciso la punizione è questa…per 10 anni mi devi fare da sguattero, pulirmi la casa e cucinare per me..si proprio così…non vedrai per 10 lunghi anni i tuoi genitori” aggiunse risoluto il gigante Riesig….

“No! gigante..non mi punisca..sia gentile” disse il ragazzo piangendo.

Ma il gigante cattivo com’era non si impietosì… prese il ragazzo e lo chiuse in una stanza:

“Tanto so dove abiti ragazzo …io so tutto…. se scapperai da questa casa…farò del male alla tua famiglia..sappi che io picchio forte..i giganti sono più forti di tutti!” disse il gigante tutto arrabbiato.

Intanto nella casa in campagna fuori dalla foresta, la madre del ragazzo non vedeva tornare più suo figlio:” ma cosa sarà mai successo?”, era così preoccupata che la madre disse a suo marito: “marito… nostro figlio si è perso nel bosco, presto prova tu ad andarlo a cercare!”

Il padre che era un cacciatore abile, pensò preoccupato di prendere il suo fucile temendo una disgrazia: “non si sa mai!”, ed esperto cacciatore qual’era si mise a seguire le tracce del figlio che andavano verso il bosco..osservandole sul terreno con una lanterna , esse erano ben visibili.

Le tracce entravano nel bosco…e così il padre decise di rischiare e attraversò anche lui la foresta buia e cammina cammina, sempre seguendo le tracce … ad un tratto vide anche lui la casa del gigante.

Il gigante in quel momento era fuori dalla sua casa, in quanto si era allontanato per fare legna per il grosso camino della stanza principale.

Il padre raggiunse la casa e vide suo figlio che stava lavando i pavimenti..e subito capì che il figlio era tenuto prigioniero, approfittando dell’assenza del gigante e rendendosi conto della situazione…chiese al figlio di scappare da quella abitazione con lui.

E così i due scapparono rapidamente nella foresta per tornare alla loro casa finalmente liberi.

Il gigante dopo qualche ora ritornò alla sua casa nel bosco e scoprì che il ragazzo era fuggito: “allora quel ragazzo mi ha mentito.. non ha mantenuto la promessa di rimediare al suo rubare..presto presto lo punirò!” urlò il gigante tutto arrabbiato.

Così anche il gigante, al mattino, si mise a seguire le tracce..si vedevano bene le tracce dei due fuggiaschi, erano ben impresse nella torba intorno alle piante, padre e figlio intanto avevano raggiunto la loro casa che stava nella campagna ai confini della foresta.

Il gigante che camminava con le sue gambe lunghe…camminava veloce e giunse poco dopo anche lui alla loro casa.

Buttò giù la porta ed entrò all’improvviso nella casa del ragazzo, come un toro infuriato distrusse tutto il mobilio del salotto e non gli bastò ..tutto arrabbiato prese a bastonate i genitori del ragazzo per vendicarsi del presunto torto subito.

“Vostro figlio mi ha derubato deve quindi rimediare! Volenti o dolenti!”” urlò il gigante.

Poi con fare deciso prese il ragazzo..se lo mise in spalla come se fosse un sacco e se lo riportò con se alla sua casa nel bosco, mentre i genitori doloranti per le botte piangevano il figlio perduto dicendo: “Cara moglie per nostro figlio non c’è più niente da fare… ho provato a sparare al gigante con il fucile, ma siccome è una creatura magica i proiettili non gli fanno niente, non gli entrano nella pelle e quindi non ha paura del fucile…nostro figlio è perduto!” disse il padre tristemente.

Molti mesi passarono, forse un intero anno e il ragazzo rapito era sempre obbligato a servire come un cameriere quel gigante furbo e malvagio.

Lavora e lavora..pulisci e lava, rammenda e cucina.. ..un giorno il ragazzo, stanco di fare il servo, ebbe una idea improvvisa e pensò: “Ma questo gigante così forte, così grande, avrà pur paura di qualcosa anche lui..hanno tutti paura di qualcosa…devo scoprire di cosa ha paura questo gigante…avrà anche lui come tutti un punto debole!”.

E così una sera a cena il ragazzo, servì del vino dolce al gigante, fingendosi gentile, ne servi tanto… ma così tanto vino che il gigante si ubriacò e si addormentò.

Fu allora che il ragazzo si alzò dal suo giaciglio e si avvicinò alle grandi orecchie del gigante e gli chiese, mentre il gigante era ubriaco e semi addormentato sul pavimento:

“Gigante ..caro gigante…tu sei il più forte di tutti… sei il più forte di certo…ma dico io… avrai anche tu paura di qualcuno..tutti hanno paura di qualcosa… quindi dimmi di cosa hai paura tu?”

Il gigante era ubriaco ed il sonno lo ingentiliva… l’aver bevuto vino dolce lo faceva sorridere nel sonno, il gigante ubriaco rispose: “ io sono il più forte di tutti…io sono forte… ma ho anch’io paura di qualcuno..infatti ho paura dei gatti….si sono allergico al miagolio dei gatti..mi fanno starnutire..quindi ho paura di loro..e si mise a russare mentre dormiva…ronf ronf”

“ Perchè sei allergico ai gatti..tu che sei così forte e sano di salute?” chiese il ragazzo alle grandi orecchie del gigante dormiente: “ Sono allergico ai gatti… perché loro i gatti…hanno sette vite ed io una sola..quindi sono invidioso e la troppo invidia mi fa star male e mi rende allergico ai gatti!”

Fu così che il mattino dopo il gigante ignaro di avere descritto il suo punto debole nel sonno, andò a fare la legna per il camino..il ragazzo prese subito le sue cose e se ne scappò per tornare dalla sua famiglia…questa volta aveva una strategia.

I due genitori furono felici di vederlo tornare e nel vederlo sano e salvo…e lo abbracciarono.

Ma poi dopo aver festeggiato il suo ritorno diventarono preoccupati e dissero: ”ma se ora sei fuggito da quella casa, il gigante tornerà qui a cercarti….come faremo a difenderci da lui?”.

“Non abbiate paura cari genitori, io so di cosa ha paura il gigante!” disse il ragazzo.

Il ragazzo chiese a suo padre di portarlo al più presto in paese..e giunto li…il ragazzo comperò ben 10 gatti già adulti al mercato.

Poi chiese a tutti quelli che incontrava di aiutarlo a risolvere un problema che aveva la sua famiglia.

Nel pomeriggio il ragazzo portò i gatti alla sua casa dove li attendeva la madre e li mise in un recinto nella casa e tutti quanti si chiusero dentro la casa in attesa che il gigante malvagio arrivasse.

Giunse il pomeriggio e il gigante tornò nella sua casa grande che stava nel bosco, depose la legna per il camino e si accorse della sparizione del ragazzo e si infuriò ancora…”E’ fuggito di nuovo!..Lo punirò per bene quel ragazzo..doveva stare attento a non imbrogliarmi!” affermò il gigante: ” Chi imbroglia un gigante deve essere punito!” disse l’energumeno…

Il gigante prese il suo bastone e camminando con le sue lunghe gambe, si recò alla casa del ragazzo che si trovava fuori dalla foresta per distruggerla e questa volta voleva danneggiarla per bene, e con essa anche tutta la famiglia che ci abitava, pensava nella sua ira il gigante…”sfascerò tutto quanto!”…

Ma quando uscì dal bosco e fu lì per giungere sull’entrata della casa degli umani, cosa accadde?.

Da dietro gli alberi si vide uscire molta gente che aveva risposto per solidarietà all’appello del ragazzo, la gente diceva agitando bastoni:

“smettila cattivo gigante di approfittare e di perseguitare quel ragazzo e la sua famiglia..brutto manigoldo che non sei altro!”

il gigante allora disse: “ io sono più forte di tutti voi messi insieme..adesso vi picchierò tutti quanti… così imparate a difendere chi ha sbagliato nei miei confronti!” ed il gigante alzò il bastone era pronto a picchiare chiunque, quando all’improvviso dalla porta della casa del ragazzo che era li vicina, uscirono ben dieci gatti miagolanti..il gigante senti nelle orecchie un orribile per lui suono di miagolio continuato.. sempre più forte..sempre più forte.

Dovete sapere che i gatti ed i giganti non vanno d’accordo nelle mie favole…perché sono rivali nel volere essere i soli protagonisti della favola entrambi.

Il gigante all’improvviso preoccupato si fermò e tutti i gatti si misero a soffiare ed a miagolare non appena videro quel gigante avvicinarsi alla casa.

E così il gigante sentendo quel miagolare, si ricordò della sua paura di stare male e diventò allergico e quindi si spaventò per la sua salute e si mise a starnutire di continuo, per il tanto starnutire gli mancava il respiro a quel gigante e il suo respirare diventò asmatico e dovette allontanarsi e poi fuggire per guarire dalla sofferenza che subiva, e da allora nessuno seppe più niente di quel gigante malvagio…che per motivi di salute non si fece più vedere.

Il gigante malvagio restò sempre da solo nella buia foresta e mai più nessuno lo incontrò…eh! si aveva troppo paura di stare male nuovamente per colpa dei gatti del ragazzo…non si seppe più niente di lui..dovete sapere che quando un gigante ha paura..la sua é veramente paura.

Da quel giorno la famiglia di quel ragazzo tornò serena e tranquilla e da quel giorno tutti in paese allevavano gatti per proteggere le loro case ed i loro figli dai cattivi giganti che vivevano nella foresta.

Dovete sapere che il ragazzo mai più andò nel bosco a cercare more e mirtilli..e se si doveva allontanare da casa sua, aveva sempre un gatto in braccio con se… che gli faceva compagnia e gli portava fortuna.

——————————————————

Morale: non si approfitta di chi sbaglia..soprattutto non si esagera nel punirlo, non si chiede di rimediare ad un torto se esso non è grave.. se il torto non è grave..bastano le scuse di chi ha sbagliato..e si fa pace.

Di conseguenza se i motivi del vostro litigare sono motivi futili, smettete di chiedere giustizia e subito perdonate.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Giugno 2012)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

 

 

Favola di Egidio: il sogno di Eugenio

D-1058-bergstation-umlaufbahn-ulrich-seiser-alm

 

(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLA DI EGIDIO PER MAMME E BAMBINI

IL SOGNO DI EUGENIO

INTRODUZIONE: un ragazzo provava molta ammirazione per gli angeli, sognava spesso di volare nel cielo come loro, finchè questo capitò per davvero..ma…

INIZIO

Favola: il sogno di Eugenio

C’era una volta, nel mondo delle favole,

un ragazzo di nome Eugenio, molto bravo a scuola, era molto spesso lasciato solo dai suoi genitori ad accudire sua sorella più piccola..i genitori lavoravano in città..essi non avevano denaro per pagare una governante per i figli..così dicevano ad Eugenio: “bada a tua sorella e proteggila tu..noi torneremo stasera!.”

Un giorno Eugenio si recò nella libreria comunale del paese e noleggiò qualche libro per ingannare l’attesa..tra i quali uno soprattutto attirò la sua attenzione…un vecchio libro…dal titolo “IL LIBRO DEGLI ANGELI”

Eugenio portò tutti i libri nella sua cameretta e cominciò a leggerli..mentre la sorellina intanto giocava li vicino sul pavimento…i genitori come spesso capitava… erano fuori casa..

Nel libro si parlava e si descrivevano molti angeli ..ma forse si trattava di mitologia cristiana-ebraica. In ogni caso ad Eugenio sarebbe piaciuto di vederne uno, “come sarebbe bello pensava il ragazzo vedere un angelo”..tra i molti angeli descritti dal libro ad Eugenio rimasero impresse le storie dei seguenti angeli:

Angelo della solidarietà

Angelo della generosità

Angelo della saggezza

Angelo della consolazione

Angelo della bontà

Nel libro degli angeli c’erano anche delle belle figure e disegni di esseri eterei abbigliati di bianche vesti con delle ali piumate di cigno sulle spalle.

Eugenio lesse con attenzione tutto il libro ..molte erano le preghiere dedicate agli angeli…compresa una preghiera all’angelo custode ivi trascritta..Eugenio la lesse e ne fu entusiasta..e affermò: “come sarebbe bello se volassi come un angelo nel cielo anch’io..aiutando la gente in difficoltà!”

Gli angeli, diceva il libro, sono esseri alati che volano ed aiutano…Eugenio desiderò tanto nel suo sognare di farne parte, tanto lo desiderò che una notte finalmente sognò di essere un angelo anche lui e di volare…

“Che bello!” diceva nel sogno più volte “é stupendo volare come un angelo!” diceva così mentre si orientava con le braccia e si muoveva volando nel cielo..Poi si risvegliò e capì che era stato solamente un sogno, ma ugualmente ne fu compiaciuto, sembrava tutto vero.

Accadde un giorno

Qualche giorno dopo, durante una gita in montagna con i suoi compagni di classe, uno di loro si smarrì e si ritrovò in pericolo …egli nella confusione di essersi perso era infatti rotolato vicino ad un precipizio..era scivolato in basso e si tratteneva con le esili braccia ad un ripiano della roccia più sotto, attaccato ad un fragile alberino nano….tutti erano in apprensione per lui…da un momento all’altro l’alberino poteva rompersi…senza esitare… per necessità Eugenio capì che solo un angelo poteva salvarlo e intuitivamente desiderò di sollevarsi dal suolo per aiutarlo….e cosa accadde?… fu un miracolo si accorse di riuscirci!… si! proprio così!….come nel sogno egli riusciva a volare.. come nei sogni delle notti precedenti Eugenio scoprì di avere il potere di volare.. senza chiedersi perché e come mai..Eugenio decise che bisognava al più presto, prendere delle iniziative e salvare il compagno di scuola.

Volò in alto nel cielo… poi ridiscese verso il basso comandato dalla sua volontà..non aveva ali..ma volava ugualmente.

Discese lo strapiombo in poco tempo e sollevò con le sue braccia il bambino e subito lo portò verso l’alto..sull’altipiano e lo depositò sul terreno vicino agli insegnanti, i quali con tanta gioia applaudirono Eugenio

“Ma Eugenio tu puoi volare?”..gli chiese la sua insegnante: ”ma come fai?” Gli diceva la donna mentre altri consolavano il bambino spaventato.

“Non so!”…rispose “lo voglio e ci riesco..mi sembra di nuotare nell’aria..spinto dalla mia volontà..voglio volare e ci riesco non so altro”

“Tutto normale per te eh!” Chiese la insegnante

“ Si!” disse il ragazzo “semplice e normale!.”

Passò del tempo, il miracolo fu raccontato per tutto il paese, ed ormai in paese tutti se ne erano fatti una ragione a proposito di quel ragazzo, quel tale Eugenio era come un angelo volava sui tetti e tra le nubi del cielo, aveva i poteri degli angeli.

Tutti dicevano ormai che quel ragazzo era il super eroe del paese..era il loro porta fortuna…il loro angelo appunto.

Eugenio volava sulle acque del fiume, nel cielo tra le nuvole bianche…sui tetti delle case…tutti applaudivano quando lo vedevano volare guardando in alto verso il cielo.

Egli roteava evitando ostacoli con abilità, risaliva e poi riscendeva dal cielo fino a posarsi sul terreno presso gli amici.

Durante la estate..mentre Eugenio era al mare con la sua famiglia..senti all’improvviso chieder aiuto al largo, era un bagnante che era ancora in superficie ma lontano dalla riva, mentre il mare era mosso e le onde erano alte. Il bagnante in quanto sofferente di una crisi asmatica non ce la faceva più a mantenersi a galla ..chiedeva aiuto disperatamente a qualcuno sulla spiaggia agitando le braccia ..ma non c’erano adulti a sentirlo..e così Eugenio ricordandosi dei suoi poteri, volle aiutarlo …desiderò alzarsi in volo e ci riuscì e volo verso di lui sul mare ..lo raggiunse volando e con le braccia stranamente forzute lo estrasse dalle onde, lo sorresse lo rincuorò e lo riportò a riva prima che il mare impetuoso lo annegasse..il bagnante era in salvo.

Eugenio ricevette i complimenti della polizia portuale e da tutta la spiaggia..gli dissero: “OTTIMO LAVORO RAGAZZO!”

Nessuno si stupì che qualcuno tra loro avesse i poteri di un angelo, come sempre accade nelle favole i poteri magici non danno stupore…

Molti furono le occasioni in cui Eugenio dimostrò il suo potere di aiutare..ve ne racconto un’altra tra le tante.

Dovete sapere che la sorellina un giorno si smarrì nella campagna durante una gita e sua madre era molto in pena per lei e chiese a Eugenio “aiutala tu tua sorella…solo tu puoi farlo non è tornata a casa per tutto il pomeriggio..cosa gli sarà accaduto?”

Eugenio si levò in volo e come un angelo volò dappertutto alla ricerca della bambina..volò ovunque.

Volando sulla campagne, osservando le case e gli alberi vedendo e cercando dall’alto in ogni cosa…dopo qualche ora la vide, la bambina era rannicchiata sotto un albero e dormiva, mentre il sole intanto stava tramontando e la visibilità del giorno diminuiva.

“Appena in tempo, l’ho trovata!” disse Eugenio

Discese da cielo presso di lei e la consolò e la riaccompagnò a casa dai suoi genitori tenendola tra le braccia e così volarono insieme a lei verso il paese.

La madre ritrovò sua figlia e tornò la tranquillità in famiglia.

Il padre abbracciò il figlio e lo ringraziò ..”OTTIMO LAVORO FIGLIOLO” gli disse..vedendo finalmente madre e figlia abbracciati dopo che avevano tutti passato un brutto spavento.

Ormai Eugenio si comportava ed era considerato come un vero angelo e passava il tempo sul tetto dei palazzi a guardare dall’alto la gente che lavorava e viveva la vita di tutti i giorni e che ogni tanto lo salutava con un applauso..egli era sempre pronto ad aiutare chi gli chiedeva aiuto.

Ma con il passare dei giorni purtroppo le richieste di aiuto da parte della gente del paese diventarono sempre più numerose ed insistenti ed egli non aveva più tempo per studiare e andare a scuola..la sua vita di ragazzo si stava complicando.

La direttrice della scuola si lamentò con la famiglia di Eugenio della poca frequenza scolastica del figlio..egli risultava molte volte assente.

Il padre capì che con la scusa di essere un super eroe..il figlio Eugenio era diventato ormai un soccorritore di tutti..sembrava che tutti volessero sfruttare le sue capacità per loro.

Tutti pretendevano aiuto..tutti lo chiamavano anche per cose banali..ad esempio: ”ti prego salva il mio gattino sull’albero!” gli diceva una arzilla vecchietta con insistenza, ed Eugenio dovette esaudirla..”sennò chi la sente!” pensava il ragazzo.

La cosa non piaceva affatto a suo padre ed egli si lamentò con il figlio, dicendogli che il suo futuro programmato da ingegnere era compromesso..e che doveva decidere ora per sempre quale strada seguire d’ora in poi.

Eugenio ormai pensava di abbandonare gli studi e di diventare un super eroe..era contento del ruolo di eroe..ma questo per gli angeli era una decisione poco saggia..il destino stava per fargli un brutto scherzo.

Un giorno Eugenio commise un torto nei riguardi di un altro ragazzo..mal giudicò una questione tra ragazzi del paese.

Chiamato a dare un parere ad un litigio tra due ragazzi in piazza.

Eugenio dapprima li separò in malo modo..”tu stai li! e tu stai la!”..con uno spintone ad entrambi…fu maleducato visibilmente esasperato dai ragazzi, ma soprattutto era irritato dal suo litigio precedente con i suoi famigliari..e stufo di essere messo in mezzo dai problemi della gente, Eugenio infastidito da tutto questo, interferì con il suo parere sui fatti dando un consiglio errato alla questione.

Dovete sapere che uno dei ragazzi era accusato di aver rubato lo zaino all’altro..e i due stavano bisticciando dandosi spintoni e botte per davvero, per questo motivo la gente aveva chiesto ad Eugenio di pensarci lui a portare pace…”non sei forse un angelo tu? Vediamo quanto è abile la tua saggezza!” disse la gente presente.

Eugenio disse: “Chi ruba va punito e messo in prigione, abbiamo tutti il dovere di portare in prigione il colpevole..poiché commette un torto ad un’altra persona!”

Eugenio non fu un bravo giudice..dovete sapere che il ragazzo accusato non aveva davvero rubato..si! lo zainetto non era suo..ma in realtà era una situazione ingiusta..lo zainetto era infatti stato dato in prestito.. “Me lo ha prestato lo zainetto…in cambio dei fumetti e delle figurine” diceva l’accusato..”si è letto i miei fumetti portato via le figurine e non vuole più mantenere la promessa di prestarmi lo zainetto per due settimane..ed ora mi accusa di averglielo rubato quel furbo che non è altro!” diceva il ragazzo inquisito piangendo.

“Purtroppo la realtà è un altra!” disse Eugenio “non ci sono testimoni di tale promessa o accordo..e tu avevi sulle spalle lo zaino sparito..che tutti sanno che è di quello li!”

Ed Eugenio disse risoluto: “ portatelo dai carabinieri..subito..che sia punito!”. Invece di consigliare a perdonare il prossimo, Eugenio decise di ricorrere alla polizia, ed ingiustamente, erano quelli futili motivi, quel ragazzo non andava punito in modo traumatico…era da comprendere.

Quella notte Eugenio dormì male e visse un brutto sogno, egli nel sogno voleva volare come sempre ma mentre era in volo puntualmente precipitava al suolo e non riusciva più a rialzarsi..ci riprovava ma niente da fare non riusciva più a volare.

Di conseguenza al risveglio, decise di capire se era vero, preoccupato si recò in strada cercò di innalzarsi in volo per tranquillizzarsi, ma si accorse che non ci riusciva più i suoi poteri erano terminati, proprio come si erano mostrati mesi prima, ora erano terminati, la sua carriera di super eroe era finita..molti lo videro arrancare per davvero nell’aria con le braccia nel tentativo di volare..e risero divertiti di lui e lo fischiarono deridendolo.

Avvilito Eugenio rientrò a casa e si chiuse nella sua cameretta..sgomento.

Aveva capito, che si era comportato male, che non era stato un buon giudice con se stesso e con il prossimo….e quindi gli angeli gli avevano tolto il potere di volare.

Dovete sapere che il potere di volare gli era stato donato “dall’angelo della saggezza” suo protettore e spirito di forza, di cui Eugenio aveva letto la storia sul libro degli angeli e recitato la preghiera dedicata a Lui ..il libro ora sappiamo si era dimostrato un libro magico..era sufficiente leggere la preghiera agli angeli infatti e qualcosa di magico capitava in chi teneva il libro vicino al letto mentre dormiva..

Dovete sapere che se un angelo accetta la vostra amicizia..forse riuscirete un giorno a volare come lui.

Ma quando Eugenio commise l’errore di giudicare con pignoleria la vittima di una ingiustizia..egli perse i poteri in quanto lo spirito dell’angelo se ne era andato via dal rendere miracoloso il suo corpo…poiché il vero angelo aveva capito che Eugenio non era veramente un saggio…e non voleva più saperne di essere suo amico..

La settimana dopo Eugenio tornò a frequentare il liceo…e tutti capirono che il ragazzo nonostante avesse perduto i poteri era cambiato in positivo…ora aveva capito l’importanza di saper anche perdonare..e di andare d’accordo con i genitori riprendendo a frequentare la scuola…

Morale:

Eugenio non fu saggio nel giudicare, soprattutto nei riguardi di se stesso, infatti voleva abbandonare gli studi.. decise male, era questo un torto a suoi genitori e così i poteri dell’angelo in lui terminarono.

Chi non è abbastanza saggio e buono nel giudicare gli altri e se stesso, dovete saper che il suo spirito non avrà mai i poteri di un angelo.

Comunque bambini dovete sapere che solo nei sogni e nelle favole , i ragazzi riescono a volare..

Gli angeli Influenzano molto spesso i nostri sogni…ma non sono in grado di farci volare come loro…qualcuno dice di avvertire la loro presenza o di sentire il loro consiglio..ma distinguiamo bene la realtà dal bel sogno..e prestate soprattutto attenzione ai vostri figli, voi che abitate ai piani alti dei palazzi, prestate attenzione che non si buttino di sotto nel tentativo di volare..si farebbero del male di certo . .…”attenti ragazzi, il vostro volo sarà bello di certo, ma il vostro atterraggio sarà brutto di sicuro.”

fine

autore:Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2008)

giudizio: originale

voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: i due amici (per adulti)

78804943-sydney-17-maggio-lunar-park-il-17-maggio-2017-a-sydney-È-un-parco-di-divertimenti-situato-a-milsons-p

(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

I DUE AMICI

INTRODUZIONE: due amici credevano che era tutto uno scherzo, invece era una vera scommessa quella, come fare a fuggire dalle conseguenze di una promessa fatta per gioco…

INIZIO

Favola: I due amici..

Nel mondo delle favole, in una città del nord…situata in Lombardia.

Vivevano due amici che lavoravano nella stessa azienda e molto spesso trascorrevano il sabato sera insieme. Essi avevano caratteri differenti..uno di questi di nome Edoardo, si vantava di essere sempre di parola e di essere un uomo tutto di un pezzo e molti che lo conoscevano lodavano il suo essere integerrimo….l’altro di nome Elpidio invece era poco serio e scherzava sempre volentieri..chi lo conosceva lo considerava molto simpatico…era si allegro….ma sembrava un po’ vigliacco…non si prendeva a volte la responsabilità degli errori che commetteva.

Infatti il direttore dell’azienda a causa dei suoi divertimenti disordinati e poichè nonostante l’età era ancora scapolo, riteneva Elpidio un po’ matto.

Il direttore dava ugualmente del lavoro a Elpidio poiché era un direttore buono..ma non voleva di certo nominarlo capo ufficio, poiché non si fidava completamente del impegno lavorativo di Elpidio.

Invece per Edoardo il direttore aveva una infinita stima e creava intorno a lui, in quanto suo dipendente, una buona immagine di uomo serio  e per bene.

Un giorno il direttore disse: “Di te Edoardo sono contento e mi fido di te, poiché sei di parola e non rifiuti mai l’incarico che ti danno”.

“mentre di quel tale, di Elpidio, non mi fido e quindi non lo farò mai capo gruppo..lo farò restare subalterno soltanto…e quindi tieni questa busta è per te…Edoardo…. un aumento di stipendio per te….e non dire niente a Elpidio mi raccomando!” disse il direttore consegnando una busta con dentro del denaro a Edoardo.

I due colleghi restarono ugualmente amici poiché Elpidio non era invidioso della maggior fortuna lavorativa di Edoardo….dovete sapere che Elpidio come tutti i mediocri sapeva anche perdere. A causa del miglior stipendio un giorno Edoardo  conobbe una donna e andò a vivere con lei …era proprio una bella donna…degna di un uomo  vincente…mentre Elpidio intanto restava sempre solo eh si! era proprio uno sfigato.

CAP. 1° – il Luna Park

Dovete sapere che un giorno i due amici, che il caso e la coincidenza vollero che quel giorno uscissero insieme, decisero di trascorrere la serata andando al Luna Park che si trovava accampato alla periferia della città.

Il Luna Park era un luogo divertente e i due spesero tutto il loro denaro in bevande, cibarie e dolci e spesero molto denaro anche alle bancarelle dai vari giochi…e restarono quindi a tarda sera con solo un euro ciascuno..

Dovete sapere che tutti i giochi del Luna Park richiedevano per partecipare almeno due euro..

Così i due, non trovando come passare il resto del tempo, si misero a cercare qualcosa di economico, ad un tratto notarono nell’ombra, alle luci fioche del piazzale, una macchinetta illuminata in modo fluorescente, era una “slot machine” che richiedeva il prezzo di un euro solamente per partecipare al suo gioco elettronico.

Essa aveva una scritta sullo schermo, essa proponeva di fare un scommessa con la minima cifra di un euro, se i partecipanti avessero vinto avrebbero vinto duemila euro…

Elpidio e Edoardo dissero: ”é poco… ma é sempre vincere qualcosa..i soldi fanno sempre comodo!” pensarono i due amici, e così decisero di giocare entrambi con quella slot-machine.

Ma dovete sapere che la scritta sullo schermo luminoso continuava ..ma usava questa volta un linguaggio straniero ed avvisava di una cosa.. ma di cosa avvisava?…non si capiva….”non importa abbiamo solo un euro, siamo obbligati dal poco denaro a giocare con questa macchina!” si dissero i due amici probabilmente ubriachi..e pensarono di inserire senza paura il loro gettone nella macchinetta..

Una voce metallica intanto ripeteva: “Or you win, or you will finish like prigionier in planet alone”

I due amici erano ancora ubriachi e non capivano… loro non capivano quel linguaggio straniero…. e così per noia decisero di giocare e accettarono il gioco..vedendo la scritta che illuminava di seguito il numero 2000 euro, essa lampeggiava, era quello il premio che li invitava a rischiare…e quindi rischiarono..

Decise di giocare per prima Elpidio…lo schermo miscelò la giocata, i numeri girarono, ma Elpidio non vinse.

Giocò poi Edoardo lo schermo miscelò la giocata, i numeri girarono, ma non vinse nemmeno lui.

Entrambi persero un euro in quella macchina elettronica dalla voce metallica.

Intanto il tempo passò e l’ora diventò notte….la macchina all’improvviso si attivò diversamente e una voce metallica questa volta con una tonalità severa disse: “non avete vinto!..ci vediamo a casa vostra nel proseguire della notte!”

In quanto ubriaco, Elpidio non fece caso a questo ultimo messaggio..solo Edoardo era un po’ spaventato di averlo sentito, lui presagiva qualcosa di magico.

I due amici tornarono ognuno alle loro rispettive case per andare a dormire…si misero ognuno nel proprio letto e spensero la luce.

Arrivarono le quattro di notte..ed Elpidio fu svegliato da strani rumori e presagi …infatti nel suo giardino di casa, Elpidio vide una luce fluorescente illuminare dall’alto tutto quanto..essa proveniva dal cielo…

Nel cielo buio infatti un astronave extraterrestre, stava sospesa sul giardino di casa ed era tutta un lampeggiare di luci e stranamente da essa stavano scendendo nel giardino due extraterrestri, essi si avvicinarono ad Elpidio mentre era ancora insonnolito, Elpidio vide nel suo giardino un extraterrestre che gli parlava in perfetto italiano:

“Lei terrestre ha fatto una scommessa con noi….ricorda?…se lei perdeva la scommessa, avremmo portato il suo corpo su un lontano pianeta, per diventare forza lavoro ridotta in schiavitù, al comando del dittatore Burman..e ci risulta che lei ha perduto, caro umano eh! si” affermava l’extraterrestre.

“Su un lontano pianeta…io? a fare che?” rispose stupito l’assonnato Elpidio: ”io dovrei essere deportato su un lontano pianeta, come schiavo.. non ci credo di certo!” aggiunse Elpidio.

“No! Non voglio..ma che scherziamo!” disse Elpidio questa volta un po’ spaventato vedendo un atteggiamento serio negli occhi degli extraterrestri.

“Umano! Lei ha scommesso oppure no?..adesso deve accettare di pagare la scommessa poiché ha perso!” aggiunse l’extraterrestre.

“Non ha letto la scritta sulla macchinetta, mentre era con il suo amico al Luna Park ieri sera?” disse risoluto l’alieno.

“Ecco vede lassù..guardi lassù verso l’astronave, vede il suo amico Edoardo nelle nostre mani, come nostro prigioniero…il suo amico ha capito che è una cosa seria ..ed ha accettato di pagare!” disse l’alieno.

Elpidio credeva di sognare…guardò in alto e vide il collega Edoardo tenuto fermo e legato con delle catene ai polsi dagli alieni..e cominciò a causa di quella vista a preoccuparsi…adesso capiva che non era un gioco quella scommessa..”essa era una cosa vera e seria…quella macchinetta al Luna Park era una trappola!”.

Capì di essere in serio pericolo, Elpidio doveva affidarsi a tutta la sua inventiva e improvvisazione, per fuggire da quella situazione terribile..

pensava preoccupato: “vivere in schiavitù e su un altro pianeta…da dove non tornerò mai più…una terribile sciagura sta per capitarmi!”.

“Ascolta extraterrestre o qualunque cosa sei!” disse Elpidio ad un tratto…”è vero che ho giocato alla slot-machine..ma la scritta che avvisava del rischio era in una lingua straniera..quindi per me era incomprensibile…e dico che non vale per me!”

“Cosa dici umano? ..non vale per lei..cosa vuol dire che lei non é come gli altri..é forse lei un matto?” chiese l’extraterrestre.

Fu allora che Elpidio intuì una via di fuga e disse: “Si! Io mi dichiaro matto! e dico di non conoscere perfettamente nessun linguaggio straniero”.

“Il mio parere è di essere stato imbrogliato e per me è ancora tutto uno scherzo quello che sta capitando!”

“Dai! sei mascherato da marziano …dai! è tutto uno scherzo no!” rispose Elpidio rivolto allegramente all’uomo verde per far sembrare matto se stesso.

“Che scherzo! è una cosa seria questa, quindi lei è un umano senza onore, non si vuole di parola con noi!”….disse l’extra terrestre.

Mentre i due discutevano, fu così che intanto un altro extraterrestre si avvicinò a quello che sembrava il capo alieno e gli disse: “si! capo abbiamo saputo dal suo amico che il direttore che dà lavoro a questo umano e anche molti suoi colleghi lo ritengono matto, Elpidio è il suo nome e lo ritengono molti un matto, a questo umano danno lavoro solo per fare della carità, poiché in realtà non meriterebbe fiducia da nessuno..i terrestri lo pensano proprio matto le dico!”.

“Ah! è così…. deciderò per bene!” disse il capo degli alieni.

“ Umano!… di nome Elpidio!” (dovete sapere, cari lettori, che gli extraterrestri sanno tutto di tutti poichè sono telepatici nella mente), il capo degli extraterrestri quindi affermò:

”Umano siccome ritieni matto te stesso, e mi sa che lo sei davvero..non ci sarai di certo utile per i nostri progetti…forse non sei adatto come forza lavoro sul nostro pianeta… occorre per questo compito… gente sana di mente ed affidabile nel modo di reagire alle difficoltà..

Devi sapere che il difficile lavoro a cui ti vorremo obbligare, consiste nel lavorare nelle miniere infuocate ..situate a centinaia di metri sotto il suolo di un pianeta lontano.. e devi usare con abilità macchine computerizzate ed elettroniche e abbiamo capito che tu umano, poiché ti ritieni matto, non sarai in grado di eseguire questo difficile lavoro usando la logica del computer..” disse il capo alieno.

“Infatti la scommessa con la macchina non può valere per tutti..essa si rivolgeva solo ai sani di mente, a persone ritenute valide nell’intelletto!” aggiunse l’altro alieno.

“Vedi il tuo amico Edoardo, si vuole invece sano e integerrimo per continuare a stimarsi..e quindi per dimostrare questo… ha deciso di pagare la scommessa che ha perduto, e nell’Universo tutti lo sanno …se si sbaglia si paga! … quindi ci prendiamo prigioniero solo lui, Edoardo in quanto ha perso..ed ora egli pagherà mettendo a nostra disposizione la sua intelligenza, ed invece a lei, povero umano infermo, rendiamo l’euro e quindi la sua scommessa con noi non è più valida…quelli come lei non ci servono!” disse il capo degli alieni.

Presa questa decisione…gli alieni salirono sulla loro astronave rapidamente, gli sportelli della astronave si chiusero..e l’astronave volò via, tra le nuvole della notte, portando lontano il suo carico di prigionieri umani, vittime della scommessa con gli alieni e della loro solerzia ai doveri, e quindi anche l’amico Edoardo..

Fu così cari lettori, che Elpidio si salvò e restò sulla Terra, mentre Edoardo finì invece rapito dagli extraterrestri per compiti che non ci riguardano e offendono di certo la libertà dell’essere vivo.

Di lui, povero Edoardo, non si seppe più niente.

CAP. 2° – Ad Elpidio offrono il posto di Edoardo..

Qualche giorno dopo, Elpidio era tornato al suo lavoro di ufficio, tutto contento di averla fatta franca…l’organizzazione aziendale invece era tutta scombussolata poiché avevano tutti saputo della scomparsa del capo Edoardo..erano ormai giorni che il dipendente Edoardo non si faceva più vivo in azienda…fu avvisata la polizia, ma la polizia non sapeva come risolvere il caso, secondo la polizia quel tale Edoardo forse a causa di una demenza improvvisa, si era allontanato di casa per vagare per la città..forse vagava per tutto il paese sconvolto nella mente e senza una meta precisa..forse aveva perso la memoria…sta di fatto che non aveva lasciato nessun messaggio per giustificare la sua strana sparizione.

Elpidio decise di non dire niente a nessuno di quel che sapeva per non passare per scemo, era certo che non gli avrebbero creduto.

Dopo un mese, Il direttore dell’azienda vedendo che uno dei suoi lavoratori era fuggito ai suoi doveri..fu obbligato a nominare capo ufficio al suo posto un altro e necessariamente suo malgrado, decise per quel tale Elpidio suo collaboratore, nominò capo proprio Elpidio…ma di certo in prova… poiché non si fidava tanto ancora di lui.

CAP. 3° – Liliana va a trovare Elpidio a casa sua

Passarono i giorni, ed una donna di nome Liliana, che si trovava in uno stato di tristezza grave, bussò alla casa di Elpidio e chiese ad Elpidio se sapeva dove fosse finito Edoardo il suo compagno, in quanto Elpidio era conosciuto come un buon amico del convivente..ed tutti sapevano che Elpidio era stato l’ultimo a vederlo oltre lei…

Durante quella notte infatti Edoardo era rientrato dal Luna Park, ma dopo aver dormito qualche ora, Edoardo era uscito in strada mentre lei dormiva e da quel momento non si era saputo più niente di lui……

Anche alla convivente di Edoardo, per non passare per scemo, perché Elpidio in realtà riteneva se stesso un “finto matto” poiché era un furbo,  Elpidio quindi decise di non dire niente della verità imbarazzante che sapeva…”ma chi mi crederebbe, é meglio che mi sto zitto!” pensava Elpidio con furbizia..

Sentendo poi quella donna piangere e lamentarsi per la sua solitudine… Elpidio decise di aiutarla e si propose a lei come suo compagno di vita alternativo, un pò per consolarla, un po’ perché ella era una bella donna davvero e lui era scapolo.

Liliana accettò volentieri la sua compagnia… perché Elpidio era un tipo allegro e simpatico..ed anche perché Elpidio aveva ora un incarico lavorativo veramente rispettabile… era infatti stato nominato capo ufficio come sostituto di Edoardo lo scomparso…

Elpidio aveva ora un buon stipendio…fu così che Liliana si innamorò col tempo di Elpidio ed i due decisero di vivere felicemente insieme.

Accadde proprio così, come quella donna aveva finito per dimenticarsi dell’ingrato compagno fuggito da lei chissà con chi…anche l’intero mondo si dimenticò dell’integerrimo Edoardo.

Pensate nemmeno la polizia riuscì più a trovare il suo corpo..Edoardo era proprio scomparso ed il caso di sparizione fu archiviato…

Il suo caso fu dichiarato senza soluzione e successivamente dimenticato…il commissario di polizia affermò: “molta gente scompare nel nulla..non è strano che sia capitato anche a quel tale Edoardo!”..

CAP. 3° – Elpidio sposa Liliana

Elpidio che era un buon etero-sessuale, nonostante fosse un po’ un matto, ma in realtà era un “finto matto” ebbe fortuna anche nei sentimenti, ed ora che aveva un buon incarico lavorativo, era diventato anche un buon partito poichè benestante, potè così vivere felice con quella donna di nome Liliana e fu così che dopo qualche anno i due innamorati si sposarono..…

CAP. 4° – Cosa capitò all’integerrimo Edoardo?

L’amico Edoardo ormai era finito su un lontano pianeta..nelle miniere infuocate di Pandor, un pianeta distante anni luce dalla Terra, e governato dal dittatore Burman, mentre gli alieni lo sfruttavano come uno schiavo e lo incitavano a lavorare duramente, usando le loro macchine logiche e sofisticate, Edoardo l’integerrimo, mentre faticava, diceva a se stesso:

” Sono contento di me stesso, poiché nessuno nell’Universo mi pensa matto, quindi a mio modo, anche se fatico tutto il giorno in questa miniera, sto dando ragione allo scopo della mia vita..che é: non passare mai per “matto””… poi rattristato diceva: “vi prego ditemi che ho ragione!” diceva Edoardo a tutti gli umani presenti nella miniera resi schiavi dagli alieni, che loro malgrado condividevano il destino di Edoardo..

Edoardo mentre respirava l’aria calda della profonda miniera, e si asciugava il sudore del corpo unto della polvere di carbone o di qualcosa di simile…e mentre durante i brevi intervalli per il pranzo si nutriva di un frugale pasto a base di legumi…pensava per convincere se stesso di questo: ” l’importante è che non sarò ricordato come se fossi un matto..perchè nessuno può pensare di me questo…”

Morale: dovete sapere che l’uomo è sicuramente meno di un angelo e quindi può dire che ha scherzato e può ammettere di aver sbagliato, se qualcuno lo obbligherà in seguito all’aver fatto promesse di obbedire a doveri non vantaggiosi per lui, un giudice onesto lo capirà a causa di queste attenuanti ed in questo modo l’uomo riuscirà a sfuggire a conseguenze non adatte alla sua vera natura.

Molte volte l’individuo umano é ricattato ed obbligato a impegni poco onesti…impegni presi per un suo scherzare stupido, di cui un giorno di certo si pentirà..quindi é giusto che non abbiano valore certe promesse fatte dall’individuo umano in certi momenti.

Chiunque si faccia arbitro della questione, Santo oppure Angelo, essendo consapevole di questa attenuante, la vulnerabilità degli esseri umani, di certo non darà importanza a quelle promesse estorte all’uomo con il ricatto e l’inganno..soprattutto se sarà vero che esse non sono causa di vera felicità per l’uomo…l’arbitro della questione riterrà giusto quindi che l’uomo che le ha commesse sia libero di abiurarle.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Marzo 2013)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: il protettore della foresta misteriosa

lion-3317670_960_720

tigre 12

troll 1

 

(racconto di tipo verde)

tempo teorico dedicato per la lettura circa 30  minuti..

FAVOLA DI EGIDIO..

IL PROTETTORE DELLA FORESTA MISTERIOSA..

INTRODUZIONE: Nella foresta i bracconieri comandati da un re-cacciatore si organizzavano spesso per catturare gli animali, occorreva che qualcuno prendesse le difese di quelle povere creature. .

Favola: il protettore della foresta misteriosa

Inizio

In una foresta misteriosa, nel paese delle favole, nel simil periodo del 1000 a.c., nel periodo delle invasioni barbariche vissuto della umanità, dei cacciatori di frodo stavano per catturare degli innocenti animali, quando all’improvviso da dietro degli alberi, in loro aiuto, arrivò un mostro altro più di due metri, egli era in parte uomo in parte scimmione e la sua pelle era tutta verde e la sua bocca era piena di denti aguzzi, l’essere parlava con una voce mostruosa ma capibile: “ lasciate subito liberi tutti gli animali catturati o vi prendo a pugni e poi vi percuoto con questo bastone!” ….

Alla vista del mostro tutti i ladri di animali scapparono spaventati…e così gli animali catturati tornarono liberi.

Il mostro dopo aver inseguito i ladri per farli allontanare, ritornò sui suoi passi per tornare nel suo territorio, nascosto tra gli alberi della foresta..

Ma questa storia non è terminata e infatti continua .

La foresta era abitata da molti animali, che vivevano in perfetto equilibrio tra loro e con essi la natura che li circondava.

Il Signore della foresta, creatore di tutti gli alberi, proteggeva gli animali nella buona salute e dal pericolo che qualche cacciatore di frodo li importunava e creava loro dei problemi.

Poche erano le vittime dei cacciatori, gli animali della foresta da qualche tempo avevano trovato un nuovo protettore…un mostro appartenente alla razza troll.

Il troll aveva avuto il compito di difendere la salute degli animali che abitavano in quel luogo e così per prima cosa chiese al Signore della foresta che lo proteggeva un desiderio:

Chiese al Signore creatore della foresta, di rendere verdeggiante con un miracolo una zona del bosco che era stata resa arida da un incendio precedente, e così fu per magia, in un giorno tutta la vegetazione bruciata rifiorì e le paludi sparirono in parte, rendendo salubre l’ambiente, creando un vero paradiso in quel luogo, ed il troll decise che quella parte della foresta sarebbe diventata la sua dimora, in quel luogo a causa della magia, la frutta era dolce e saporita, gli alberi erano pieni di foglie, il troll avrebbe costituito la sua dieta a base di frutta, ortaggi, miele e bacche selvatiche.

Dovete sapere che ai confini di questo immenso bosco, esisteva un regno governato da un vanitoso re di nome Kundor, questi era un re coraggioso ma purtroppo cacciatore di animali, era ambizioso e molte volte si vantava con i suoi cortigiani di essere riuscito a catturare i più feroci animali della foresta e di averli messi in gabbia nel suo zoo privato, tale zoo era costruito di fianco al suo castello, tramite questo luogo il re causava divertimento ai nobili di corte.

I suoi scienziati inoltre avevano il permesso di eseguire esperimenti scientifici sugli animali prigionieri.

In questo zoo, molte erano le gabbie che contenevano animali, esse contenevano: tigri, leoni, pantere, gorilla, cinghiali, cervi, lupi, uccelli rapaci.

Ogni tipo di animale vivente era custodito nello zoo di re Kundor, per suo divertimento e interesse scientifico, gli animali erano obbligati a vivere in piccole gabbie austere, prigionieri e contrariamente alla loro natura che li voleva liberi, essi pativano il poco spazio disponibile, per questo motivo gli animali diventavano tristi e soffrivano di depressione.

Ogni sera dopo avere cenato, il re cacciatore raccontava alle dame ed ai cavalieri della sua corte, le sue gesta coraggiose nel catturare vivi quei animali, ed ogni sera era un racconto nuovo.

Ma una sera, un ospite presente alle cena rispose al re: “mio re, di certo avete nel vostro giardino molti animali feroci, ma vi dico che è da qualche tempo che è diventato pericoloso per noi cacciatori aggirarsi nella foresta, io ho visto tra gli alberi del bosco un mostro, esso era in parte uomo ed in parte gorilla gigante, e si muoveva nella foresta come se fosse lui il padrone…“

“Dice la verità mio re, anch’io mentre ero a caccia di cervi nella foresta ho visto un mostro orrendo e sono scappato perché temevo che mi divorasse!” disse un altro cacciatore ospite anche lui a quella cena.

“Se dite la verità cari amici, io voglio che quel mostro sia catturato per il mio zoo, egli sarà la preda più importante del mio giardino..l’ho voglio questo mostro ibrido e che esso sia imprigionato subito!” disse il re Kundor e continuò:

“Giustiniano! Tu che sei il più forte dei miei cavalieri, organizza una spedizione per catturarlo, domani stesso dei miei soldati con al comando Giustiniano, partiranno per la foresta misteriosa” così comandò il re.

“Si maestà! Io Giustiniano e dieci tuoi cavalieri, partiremo per una missione di caccia domani, per catturare questo mostro..sarà fatto!” rispose al re il capo dei cavalieri.

“Sarà fatto maestà, obbediamo al tuo volere, domani partiremo per organizzare la cattura del mostro” dissero gli altri cavalieri di re Kundor…brindando con i loro boccali pieni di birra..

“Chi è questo mostro che sembra vivere nella foresta senza nemici, da dove arriva, forse é un pericoloso essere, bisogna catturarlo al più presto, sarà la sua cattura una ulteriore dimostrazione per miei soldati di essere abili cacciatori” pensava il re.

Il re Kundor non poteva partecipare alla missione di caccia, poichè doveva preoccuparsi di incontrare i suoi consiglieri, in quanto un altro problema attanagliava il suo paese, ai confini del regno infatti i barbari delle terre dell’est erano diventati minacciosi e il regno di Kundor era in pericolo.

Come deciso, all’alba, dieci cavalieri comandati da Giustiniano partirono sui loro cavalli in direzione della foresta misteriosa, con loro portavano diverse pale ed un carro che trasportava una grossa gabbia di legno spesso.

Si addentrarono nel bosco aprendosi una strada tra i rovi, tra gli arbusti, tra gli alberi, per raggiungere il luogo dove il mostro era stato visto l’ultima volta.

Chi aveva incontrato l’uomo-troll, aveva detto che il mostro era stato visto nutrirsi di ogni tipo di frutta, quella buona, quella dolce e nutriente.

Raggiunto quel luogo, subito scavarono una profonda buca nel terreno morbido e la ricoprirono di foglie e sul finto terreno posero come esca molte cose prelibate e profumate a base di frutta saporita e dolce.

Fatto questo i soldati si nascosero poco lontano e aspettarono pazienti che il mostro cadesse nella trappola.

Dopo qualche ora di attesa, lo videro, egli era un mostro in parte uomo in parte gorilla gigante, aveva un volto mostruoso con zanne e denti aguzzi..era ciò che chiameremo un troll dalla pelle verde , il mostro si avvicinò alla frutta tropicale per mangiarsela, come previsto il finto terreno per il peso all’improvviso crollò  e il gigantesco mostro cadde nella buca scavata in quel punto.

Subito Giustiniano ordinò:” bisogna catturarlo vivo!” e si avvicinò alla buca, scagliando con il suo arco una freccia avvelenata da un potente sonnifero, che rapidamente ferì il mostro ad un braccio, ed il mostro nonostante tentasse di uscire dalla buca scivolosa, fu presto vinto dal sonnifero che contaminava il suo sangue e l’uomo-troll finì con l’addormentarsi li nella buca.

I soldati prima si assicurarono che il mostro fosse addormentato e poi lo issarono dalla buca profonda e lo misero in una gabbia di legno spesso, il mostro adesso era catturato come aveva ordinato il re.

“Siamo stati dei bravi cacciatori!” si complimentarono fra loro i cavalieri di re Kundor.

Il carro con la gabbia con dentro il mostro era trainato da due cavalli e viaggiava per il sentiero creato dai soldati che avevano liberato dagli arbusti il percorso.

Tutti i cavalieri erano di scorta alla grossa gabbia, niente faceva temere quello che stava per accadere.

Dovete sapere che qualcosa di spirituale, che si muoveva tra gli alberi favolosi del bosco, non era d’accordo che quel mostro fosse catturato, il Signore della foresta che governava la vita di quel luogo alberato non era d’accordo sulla sua cattura.

Il Signore della foresta ordinò ai venti e alle nuvole di addensarsi nell’aria e di formare una tromba di aria potente, cosi potente da sradicare gli alberi e da far imbizzarrire i cavalli e con la forza del vento anche di far volare via i cavalieri nell’aria e portarli lontano, di far volare la gabbia di legno con loro, sollevandola e facendola roteare nell’aria, la gabbia dopo questo agire dei venti, ricadde al suolo e nel suo girarsi urtò il terreno in modo vorticoso e si ruppe in più parti..ed il mostro contemporaneamente si svegliò e tornò libero.

“Presto scappiamo il mostro si è liberato ed è pericoloso!” dissero i cavalieri sopravvissuti alla tempesta, mentre correvano a gambe levate per allontanarsi.

Il mostro era infuriato e prese un soldato per una gamba e lo fece roteare nell’aria, sbattendolo di qua e di la sul terreno, poi ne prese un altro per un braccio e lo lanciò lontano facendo sbattere sui tronchi degli alberi.

“Presto scappiamo il mostro è troppo forte, scappiamo oppure ci ucciderà tutti!”.

Il capo dei cavalieri di nome Giustiniano invece era intrappolato, a causa della tromba di aria il suo cavallo si era imbizzarrito e lui era stato disarcionato ed era finito rotolando sul terreno proprio sul ciglio di un burrone e stava per precipitare da una grande altezza, sarebbe morto se non fosse, che due forti braccia lo stavano prendendo per la sua armatura e lo issavano al sicuro, era il mostro, era il troll e stava salvando quel soldato da una morte sicura …”si é preoccupato per me!” pensò Giustiniano.

Il cavaliere ne era ugualmente impaurito: “ ma forse ora il mostro mi ucciderà!” pensava..invece il mostro si dimostrò tranquillo, non sembrava essere vendicativo, e sentite un pò sapeva anche parlare..infatti rivolto all’impaurito cavaliere disse:

“Cavaliere! mi vedi come un mostro adesso, cavaliere! ora sono mezzo uomo ed in parte gorilla gigante..ma devi sapere che una volta, anni fa, io ero un re in aspetto umano e mi chiamavo re Urlab!” affermò il mostro.

Intanto tutto il brutto tempo era passato in quel luogo, l’agire dei venti e tutto intorno era tornato calmo, fu così che il mostro, il troll, nonostante le sue orribili sembianze, potè raccontare in tutta calma la sua storia al cavaliere Giustiniano…che pieno di stupore si mise ad ascoltare incuriosito…..

Storia che io, il narratore, vi riassumo qui brevemente.

Dovete sapere che il mostro, tempo prima, aveva sembianze umane ed era un re del popolo barbaro servito dal suo popolo, ma un giorno stranamente prese il vizio di bere e cominciò per di più anche a tradire sua moglie la regina, la tradiva in tutte le maniere e sotto gli occhi di tutti, anche intrattenendosi con i servi e le servette, che pur essendo poco puliti in quanto ignoranti, lui re Urlab, li riteneva attraenti, essi erano inferiori a lui come ruolo e come doveri, ma a lui re Urlab piacevano ugualmente.

Tutti i soldati mormoravano con rimprovero tutto questo, ed immenso era il disonore per la regina a lui sposata…ella si vergognava molto di suo marito e non ci poteva fare niente…il suo onore di moglie ne soffriva.

La regina, che si chiamava Giuliana, si sentiva molto spesso umiliata dal comportamento adultero di suo marito e il dolore che provava era per lei causa di tristezza, la regina chiese giustizia al Signore della foresta contro il re, ma non ottenendo risposta, si rassegnò alla triste vita che doveva sopportare e fu quindi presa da una forte depressione e un giorno la regina decise di suicidarsi buttandosi da una alta rupe nel mare e ivi annegò.

Alla sua morte il Signore della foresta provò la sofferenza ed il dolore dell’anima di quella regina tradita e si incollerì con il suo marito adultero, e condannò per le conseguenze del suo tradire, re Urlab a mille tormenti.

Re Urlab fu punito mediante il tormento da spiriti erinni (spiriti che causano depressione, ansia e panico) e tremende crisi di coscienza, oltre con il dovere di subire molte malattie psico-somatiche tra le quali l’insonnia ed un  malessere continuo….

Stanco di tutti questi disturbi .. non riuscendo più a dormire, il re Urlab chiese di voler fare pace con il Signore della foresta, e si mise a pregare nel tempio sacro per ottenere il suo perdono…e quindi si pentì del suo comportamento immorale.

Il Signore della foresta, a causa delle implorazioni di re Urlab, cambiò atteggiamento ed ebbe pietà di quel re e volle calmare la cattiva salute di quel povero essere umano, ma poiché la tendenza al peccato era ritenuta impossibile da sanare, anche se re Urlab era pentito e non sopportava più l’ingiustizia che aveva causato a sua moglie, il Signore della foresta per aiutarlo a sopportare i dispiaceri, decise di trasformare re Urlab in un uomo-troll di colore verde..

Come per magia furono mutate le sembianze umane di re Urlab, che diventò un mostro alto più di due metri, accadde così che il ricordo dei suoi peccati diventò più sopportabile e la cattiva salute in quelle sembianze poté guarire…poiché un mostro a differenza di un re, si può comportare come un immorale…la logica della Natura poteva sopportare e comprendere questa situazione, ed il Signore della foresta smise di punirlo…poiché ciò che è simile ad un animale è da comprendere..

A causa di questo, cosa accadde nella casa reale del re Urlab?

Tutti i servi ed i soldati del regno spaventati per la presenza di un troll tra loro, si armarono e cacciarono il re-mostro via dalla dimora reale, in quanto non lo riconoscevano più loro re in quelle sembianze, pensavano che lui il mostro avesse ucciso il vero re, prendendo il suo posto in segreto.

E lui il re-mostro fu obbligato a fuggire ed a vagare per la Terra, senza amici ne casa, e finalmente un giorno trovò rifugio nella foresta misteriosa che si trovava vicino al regno di re Kundor.

Gli animali della foresta lo videro e siccome era in parte animale, sembrava un animale come loro, lo accettarono come capo e protettore di tutti gli animali, in quanto in quel luogo gli uomini trovavano divertente cacciare di frodo, occorreva quindi qualcuno che difendesse gli animali e doveva essere molto forte, qualcuno che incutesse timore all’uomo.

Urlab tramutato in mostro, promise al Signore della foresta di difendere gli animali della foresta e la loro libertà.

Urlab disse: “La natura consiglia gli animali a dare importanza solamente alla libertà ed alla salute, mentre qualcuno ugualmente si diverte a imprigionarli nel suo zoo, per mostrarli umiliati ai suoi amici, ma gli animali si preferiscono liberi anche se sanno sopportare la carestia, sanno comunque gioire dell’abbondanza …in quanto questa incoerenza è nella natura di ogni animale.

“Ed ora cavaliere, sai la mia storia ed hai davanti a te il protettore degli animali di questa foresta misteriosa!” disse il mostro alzandosi in piedi e picchiandosi il forte petto con i suoi pugni…dimostrando così la sua autorità..

Il capo dei cavalieri di nome Giustiniano sentì la storia e si impietosi, ma allo stesso tempo comprese il destino terribile di quell’uomo trasformato in mostro e decise di aiutarlo.

“Mostro! ….io ti ringrazio di avermi salvato la vita…e ti sono debitore e ti voglio aiutare!” affermò Giustiniano.

Giustiniano aggiunse: “per il motivo che tu mostro sai anche parlare e conversare, io ti condurrò da re Kundor, ed in questo modo potrai dichiarare le tue ragioni e quelli di tutti gli animali tuoi amici.”

“Mi seguirai al palazzo del re presso di lui ed i suoi cortigiani e cavalieri…davanti al re potrai pretendere i tuoi diritti e quelli di tutti gli animali…se il re Kundor ti ascolterà i tuoi problemi saranno risolti.”

Il mostro uomo-troll, fu condotto dal cavaliere Giustiniano alla corte di re Kundor..e dopo un lungo cammino, attraversando la foresta misteriosa, mentre si faceva sera, i due giunsero al castello del re.

Il mostro entrò nella corte reale, sotto gli occhi stupiti di tutti i presenti, facendo svenire le donne sensibili, poichè la sua mostruosa sembianza era straordinaria.

Il cavaliere Giustiniano entrò nella sala reale e raccontò al re tutta la storia che già sapete.

Fu così che alla fine del racconto del cavaliere, con lo stupore di tutti i presenti il mostro parlò e disse:

“Oh re! vi chiedo di liberare dalla prigionia tutti gli animali catturati in passato da voi e che ora si trovano nel vostro zoo, in modo da poter porre termine alla loro sofferenza.”

Disse ancora il troll: “L’uomo è paragonabile agli animali, in quanto è solo un uomo, egli infatti anche se é più intelligente e più bello degli animali, può diventare utile anche lui al mondo degli animali…quindi l’uomo deve compredere il loro volersi liberi.”

“Gli animali maestà, devono stare nella loro foresta liberi, e non vivere prigionieri o ridotti in schiavitù in uno stupido zoo, derisi e resi sofferenti da chi li ha imprigionati.”

Il re Kundor ascoltò stupito le parole del mostro..poi dimostrando molta collera urlò ai soldati: “ il mio parere che la storia che mi hai raccontato è totalmente falsa, e poi come osi tu, che sei simile ad un animale, voler consigliare un re!..”

“Sappi che le persone non sono paragonabili agli animali, tutto ciò che esiste è degli uomini e quindi del loro re..sia gli animali che gli uomini sono del re, ed il re può fare di loro quello che vuole.”

“Anche tu creatura mostruosa obbedirai a questa coerenza e devi ritenerti mio..e secondo me sei di certo malvagio viste le tue sembianze orrende…quindi vai imprigionato!.”

“Soldati! ….addormentatelo con il sonnifero, catturate questo mostro e mettetelo in una delle gabbie dello zoo, affinchè si possa contemplare il suo aspetto mostruoso stando al sicuro dalla sua forza.”

I soldati agli ordini del re, scagliarono all’improvviso frecce avvelenate e nonostante la natura combattiva dell’uomo-troll e la sua pelle resistente alcune frecce riuscirono a trafiggerlo, il mostro fu colpito e per l’effetto del veleno si addormentò prima che potesse fare danni, e fu catturato dai soldati che lo trascinarono subito via verso il giardino per rinchiuderlo in una gabbia circondata da sbarre di ferro.

“Mio re!” disse Giustiniano..”quel mostro è un essere buono..merita ascolto..mi ha salvato la vita..il dovere a cui ha deciso di obbedire, é un incarico giusto!”….disse Giustiniano parlando in favore dell’uomo-troll e degli animali.

Il re Kundor sentito dire queste parole si infuriò ulteriormente. “Guardie imprigionate anche Giustiniano! disse il re Kundor..”tu cavaliere mi hai tradito..hai messo a repentaglio la mia incolumità…portando da me libero questo pericoloso mostro…che Giustiniano sia quindi portato nelle prigioni ..guardie obbedite e imprigionatelo!” ordinò il re.

Il re Kundor, ancora incollerito con il suo miglior cavaliere continuò: “ma si! imprigionate Giustiniano è un traditore, in quanto si è messo a difendere gli animali, che vantaggio ne ha a far questo, lui che è umano…non sa che è la legge del più forte che comanda il mondo…noi umani siamo i padroni del mondo e loro gli animali invece devono finire in gabbia!” disse a tutti il re.

Il mostro fu imprigionato in una grossa gabbia, ma durante la notte il veleno svanì il suo effetto, ed il mostro si risvegliò, purtroppo era stato rinchiuso in una gabbia di ferro, si trovava lontano dalla foresta misteriosa.

Il Signore della foresta che lo proteggeva, in questo luogo lontano, in questo giardino, non poteva aiutarlo con le sue magie…poichè i suoi poteri diventavano deboli con il terminare degli alberi magici sempre verdi della foresta…

L’uomo troll era prigioniero in una gabbia, poteva vedere tanti animali sofferenti in quanto imprigionati anche loro, essi si lamentavano nelle loro gabbie della loro condizione disagiata da tempo…comunicando tra loro a loro modo e descrivendo la loro triste sorte, essi si lamentavano di quanto fosse cattivo l’essere umano.

Il mostro cercò di spezzare le sbarre della sua gabbia con le sue forti braccia, ma non ci riuscì, il ferro della gabbia era resistente.

Le ore passavano e il mostro sembrò desistere da iniziative, era vero che il Signore della foresta non poteva aiutarlo in quanto era lontano, ma poi si ricordò che forse nel giardino esistevano animali liberi, si ricordò che lui, il mostro, in quanto facente parte della natura degli animali, era telepatico anche con il mondo degli insetti, anche loro infatti gli insetti, erano animali, e si concentrò con la mente per chiedere aiuto a qualcuno di loro…si! gli insetti.

Dovete sapere che c’era infatti in quel giardino vicino ad una pietra, un piccolo scorpione delle pianure, era robusto e fornito di grosse chele, il troll imprigionato e il piccolo scorpione in libertà si intesero alla perfezione nella telepatia mentale che unisce tutti gli animali…e unisce anche chi si vuole simile agli animali.

Il mostro vide appoggiate poco distante, su una colonna delle mura del giardino, le chiavi della sua gabbia, e chiese in telepatia al piccolo scorpione se poteva prenderle e portarle a lui.

Lo scorpione era piccolo ma evidentemente forte, poiché si arrampicò per la colonna di pietra ruvida e raggiunse in questo modo il chiodo con le chiavi di ferro inserite, le prese con una delle sue chele e ne ridiscese senza far rumore, mentre i guardiani dello zoo, ancora dormivano, poiché era notte fonda.

Il piccolo scorpione con pazienza portò le chiavi fino alla gabbia di ferro, fino alle mani del mostro che sporgevano in attesa dalla gabbia. Il mostro prese le chiavi e aprì subito la sua prigione e fu quindi libero.

La prima cosa da fare era liberare tutti gli animali prigionieri soprattutto quelli feroci, i predatori, essi lo avrebbero aiutato, liberò quindi le tigri e comandò loro di fare il loro dovere di giustizieri, “Uccidete divorando il re Kundor , egli é causa della vostra sofferenza e prigionia” disse a loro il mostro.

Le tigri si incamminarono verso le stanze del palazzo, consigliate dal loro fiuto, sapevano riconoscere l’odore del loro aguzzino, capivano che il re Kundor era poco distante.

Intanto il mostro con due forti pugni stordiva i guardiani che si stavano svegliando per il rumore degli animali che scappavano dalle gabbie…e si impossessò delle chiavi delle prigioni dei sotterranei, che il troll trovò cercando in una tasca di una guardia stordita poco prima.

Fatto questo, fornito di altre chiavi, il mostro si diresse alle prigioni degli umani e ivi giunto, egli potè liberare anche Giustiniano il suo amico, e liberò anche altri umani prigionieri, contadini abitanti di un villaggio vicino, imprigionati in quanto colpevoli di evadere le tasse, si erano negati di versare i tributi pretesi dal re.

Intanto le due tigri raggiunsero la stanza del re consigliate dal loro super-odorato, ed entrarono dalla finestra aperta, il re Kundor urlò avvertendo il pericolo, ma fu troppo tardi, le due tigri con un salto azzannarono con il loro denti il corpo del re ed con i loro artigli lo uccisero dilaniandone il corpo e le sue carni…il re Kundor morì nel suo sangue sparso per tutta la stanza..

“Presto guardie accorrete, sciagura è stata, hanno ucciso il re Kundor, hanno ucciso il re Kundor!” gridavano i servi per tutto il castello..

“Gli animali sono scappati presto guardie accorrete!” gridavano le guardie dal giardino al di fuori del castello.

Le sentinelle ed i soldati del grande castello arrivarono al gridare di tutti..quando ecco che il cavaliere Giustiniano, che era considerato, vi ricordo, il più autorevole e forte tra tutti i cavalieri del regno disse: “Soldati! il re Kundor è ormai morto, e come tutti sapete, un pericolo nuovo ci minaccia, ai confini dell’est, le tribù barbare stanno per invaderci, occorre al più presto nominare un nuovo re, forse anche più giusto e più saggio di quello che abbiamo avuto finora, che non abbia ad esempio la ossessione di imprigionare animali, un nuovo re che ci guidi alla giusta battaglia che abbiamo da vincere..i nemici barbari.”

“Udite soldati, io chiedo a tutti voi di nominarmi vostro nuovo re, poiché il pericolo di una guerra necessaria incombe!” così parlò Giustiniano.

Ci fu un attimo di silenzio, poi fu presa una decisione, consigliata dalla praticità, bisognava infatti difendere dai barbari i villaggi dei contadini, giovani donne e bambini erano in pericolo, e così tutti dissero: “Sono state le tigri a uccidere il re Kundor, viva Giustiniano nostro nuovo re! Sia Giustiniano il nostro re egli ci guiderà in battaglia contro i veri nemici..i barbari!” dissero tutti.

Intanto alle esterno del castello, dovete sapere che tutti gli animali, una volta prigionieri, avevano adesso il tempo di scappare nella foresta, nessuno si curava più di loro e quindi riuscirono a fuggire verso la libertà.

Il mostro in parte uomo in parte troll consigliò gli animali a nascondersi, ed essi obbedendo a lui si nascosero nella foresta misteriosa, era necessario, c’era il rischio che gli uomini ci ripensassero.

Pochi giorni dopo, le tribù barbare dell’est tutte unite, arrivarono a minacciare le mura del castello e Giustiniano ordinò alla battaglia e con coraggio i suoi soldati affrontarono il nemico, ma i barbari erano troppi, la battaglia si dimostrava difficile .

Il troll di nome Urlab, avendo avuto la notizia che gli uomini stavano combattendo tra loro, prese una decisione e disse a tutti gli animali:”Se non possiamo vincere gli uomini poiché sono più numerosi di noi, facciamone diventare nostri amici una parte di essi, ed io so come fare!”.

Fu così che un inaspettato aiuto giunse al re Giustiniano, un aiuto arrivò dalla foresta, all’improvviso si vide un numeroso gruppo di animali, ma solo gli animali predatori e feroci, comandati dal troll Urlab, attaccare i barbari alle spalle, essi gli animali entrarono nel mezzo della battaglia per aiutare i soldati di Giustiniano….erano leoni, tigri, orsi, iene, lupi, pantere…ed erano molto pericolosi..

Erano tanti, erano furiosi ed erano animali feroci, e così le tribù barbare ostili al re Giustiniano, stupiti da questo nemico inaspettato, furono vinte e messe in fuga, e fu così che i villaggi abitati da donne e bambini non furono depredati e saccheggiati…

Il re Giustiniano amico del troll vinse la battaglia decisiva..

Il giorno dopo, avendo vinto la guerra e curati i feriti, tutti gli abitanti del regno promisero al re Giustiniano, che mai più, avrebbero cacciato gli animali della foresta per divertimento, poichè loro gli animali, li avevano aiutati a debellare il pericolo barbaro, gli animali rappresentavano ora una risorsa importante per la sicurezza del regno.

In seguito a questa promessa fatta dagli uomini, tornò la pace nella foresta misteriosa.

Tutti gli animali furono al sicuro…la vicinanza del paese degli uomini con la foresta, non era più un problema.

E tornò la pace anche in tutto il regno di re Giustiniano…poiché i barbari erano stati vinti e respinti oltre i confini del regno.

Il troll Urlab affermò: “ il mio scopo di vita è difendere la libertà dei miei amici animali, io stesso ho sofferto per essere stato imprigionato a causa della volontà di re Kundor, ma siccome non do importanza a tutto, dirò che la mia vita è ancora felice ed ora che sono da tempo un uomo-troll non soffrirò più per i miei errori!..” disse il troll Urlab.

Per l’abilità dimostrata dal mostro in questa avventura, il Signore della foresta permise ad Urlab di creare nel centro della foresta un oasi di pace, una pace protetta dalla selvaggia foresta, un insieme di numerosi alberi che circondava un paradiso verdeggiante..

E cosi l’uomo-troll in quei giorni diede pace al suo dolore di uomo e diventò il guardiano di quel paradiso.

Il mostro visse nella foresta per molti anni e nessuno umano o re, in quel periodo, più importunò gli animali liberi in quanto la foresta aveva un degno protettore…temuto da tutti..

il Signore della foresta adesso era contento di questa armonia che si era instaurata tra gli uomini e gli animali…l’uomo e gli animali ora potevano considerarsi quasi fratelli…

————————-

Morale: non sempre le sembianze mostruose sono dimostrazione di anima malvagia, bensì è il comportamento giusto, oppure quello sbagliato, che distingue chi è buono da ciò che è cattivo.

Fine

autore: Egidio Zippone

(Milano, Luglio 2015)

Giudizio: interessante, avventuroso

voto (da 5 a 10): 9