Favole di Egidio: Piero ed il diritto di essere inutile (per adulti)

Juneau, AK.

 

(racconto di tipo verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 30 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

PIERO ED IL DIRITTO DI ESSERE INUTILE..

INTRODUZIONE: In un paese abitato da gente di buona volontà, esisteva un individuo che non serviva proprio a niente come esempio di vita per gli altri..era proprio inutile..ma..

Favola: Piero ed il diritto di essere inutile

Inizio

Nel mondo delle favole, c’era una volta un paese,

dove tutti erano obbligati ad avere uno scopo nella vita, essere utili al paese, essere un buon esempio per gli altri era sentito come un dovere.

Il re di questo paese, di nome re Util, decise per far sentire ancora più utile la gente volenterosa, che chi era utile nell’essere più ricco degli altri doveva pagare una tassa ulteriore al re, questo avrebbe fatto sentire ancor più utile quella persona, poiché causava ricchezza alle casse dello stato, questa legge aumentava la gioia del contribuente di essere utile al re ed alle sue finanze.

Tutti aderivano con letizia a questa iniziativa del re, capite quindi il tipo di solerzia che esisteva nella popolazione di questo paese..

Si! Gli abitanti erano piuttosto esagerati nel volersi utili, per loro sentirsi utili era una ragione di vita.

Vi parerà strano, ma esisteva in questo paese, un cittadino che non era utile proprio per niente al desiderio di grandezza e di perfezione del re..

Questo cittadino cercava di convincere i tanti sudditi che si lamentavano del lavoro che avevano in incarico, di smettere di lavorare, e di vivere invece liberamente oziando e vivendo alla giornata..al parere di questo individuo un essere umano per provare felicità doveva accontentare la naturale pigrizia che tutti hanno …soprattutto in età anziana..

La gente nelle osterie diceva:” siccome il Signore si vuole Buono e Santo con gli esseri viventi, forse permette anche a chi é inutile come esempio per gli altri, di vivere in pace anche lui..ma noi nonostante questa tolleranza divina, preferiamo in questo paese di voler essere utile all’immagine di perfezione e di serietà che vuole il re!”..

Ma nonostante il diffondersi di questa opinione seria, qualcuno nel paese pensava l’esistenza umana in modo differente, e diceva che l’essere umano ha il diritto di essere anche inutile come esempio di vita..questo qualcuno sapeva sopportare di essere inutile..

Egli si chiamava Piero e diceva a tutti: “ la gente ha diritto a essere inutile e di oziare oltre che a pensare solo a divertirsi, poiché il riposo e la pace sono lo scopo della vita, bisogna reagire ai problemi della vita in modo allegro, non bisogna avere responsabilità, non bisogna avere nessuna preoccupazione grave..nessuna competizione!”

In un paese dove tutti si volevano utili, esisteva quindi qualcuno che la pensava proprio diversamente.

Venne a sapere della esistenza di questo strano filosofo suo suddito, re Util, che ordinò alle guardie di arrestare quel cittadino disobbediente, in quanto consigliava la gente in modo contrario al volere del re..

Portato in un tribunale in presenza di re Util, il re disse a Piero: “se nessuno vorrà più lavorare come faremo a far restare la vita che conduciamo piena di benessere, se mancheranno i prodotti artigianali e le cibarie prelibate, poichè nessuno vuole provvedere a questo..come faremo? ”

“Scellerato di un suddito, datti subito dell’ “incapace” in mia presenza, se non lo farai ti farò bastonare dai miei soldati in quanto ti accuserò di rovinare la intenzione di migliorare la qualità della vita del mio popolo!”..

Piero si scusò, e rispose: “Il re Util non la pensa come me, forse il re é la nostra unica sapienza?, se é così… significa che io Piero sono un illuso, sono un incapace di intendere e di volere la realtà umana! ..

Fu allora che re Util si commosse nello udire queste parole di auto-critica e ordinò alle guardie:”avete sentito? si é giudicato da lui un incapace, che Piero sia liberato ..non è necessario bastonarlo…é solo un povero incapace..lo ha detto lui stesso..avendo detto così nessuno più crederà a quel che consiglia! Io il re per sentirmi utile anche a Piero, finanzierò un sussidio… si! un piccolo reddito mensile da elargire a chi vive in povertà..ed ora potete allontanare da me questo suddito inutile..l’argomento per me è chiuso!”

Fu così che Piero nel paese…non era più creduto sano di mente da nessuno.

Piero non riusciva proprio a essere utile, era infatti un pessimo esempio sia di uomo che di lavoratore, come persona era proprio un lavativo, non era nemmeno abile a badare agli animali…e durante il periodo scolastico era stato bocciato più volte…ma a lui non importava, si metteva nel suo letto e si faceva delle buone dormite, non aveva responsabilità, quindi il buon sonno gli era possibile e non gli mancava…

Era anche un pò imbranato con le donne, tanto che non aveva ne moglie ne fidanzata, e ormai aveva deciso di vivere da solo la sua esistenza inutile e solitaria.

Sarà perché Piero non aveva un lavoro e nemmeno vere iniziative di guadagnare e sapeva che le donne serie per questo motivo non lo cercavano e non lo volevano, ed era quindi contento di restare scapolo, anche perché a lui le donne troppe allegre non gli piacevano, erano troppo chiacchierate dalla gente e lui le riteneva ambiziose della sola vita nella ricchezza….

Tutti nel paese avevano delle regole di vita severe e si mantenevano perfetti ed integerrimi ad una idea, questo per restare utili agli altri come esempio di vita.

Piero che invece non aveva figli, e sopportava di avere errori, e sperava che il Volersi Santo del Signore gli permettesse ugualmente di vivere in questo modo facendolo restare in buona salute, anche se Piero risultava un pigro a chi lo conosceva… lui aveva questa speranza…al parere di Piero si viveva bene lo stesso se si giudicava noi stessi con bontà, Piero consigliava che non é necessario essere un esempio di vita per il prossimo.

Ed un giorno inventò il proverbio: “ chi vive solo per se stesso, se sbaglia è lo stesso!”

Egli diceva e aggiungeva: “ sono proprio inutile, ma mi piaccio ugualmente, vivo allegramente, al giudicare della gente sono indifferente!”.

I ragazzi del suo paese quando lo incontravano dicevano per prenderlo in giro: “Piero è inutile, Piero è inutile, non serve proprio a niente, forse non è intelligente!” e facevano sberleffi.. e Piero stufo di sopportare questa presa in giro, decise di andare a vivere in un casolare fuori dal paese, dove difficilmente avrebbe incontrato qualcuno che lo rimproverava.

Piero non conosceva nessun tipo di abilità lavorativa, e quindi viveva senza lavorare nutrendosi dei frutti degli alberi di un bosco che si trovava li vicino..della insalata spontanea tipo lattuga che cresceva nei prati..ogni tanto, se aveva fortuna, catturava qualche coniglio selvatico.. e se lo cucinava su un falò e se lo mangiava ben arrostito…oppure munito di una canna da pesca andava a pescare al fiume..viveva come un selvaggio, senza ambizione, ma era vero che non era mai stressato dall’avere responsabilità… e per questo motivo riusciva ad accontentare la sua indole pigra..

“Se tutti si comportassero come quel Piero, che ne sarebbe del buon governo del paese e della sua crescita economica..fortuna per noi benpensanti che Piero ha giudicato se stesso un incapace..ora non é più un problema!” diceva il re Util di quel suddito strano..

“In questo paese tutta la gente é di buona volontà, e il paese migliora per questo, e quel Piero non ha nessun merito di questo!” aggiunse un ministro.

In paese quindi si dimenticarono presto di lui…ed anche il re si dimenticò di quel “Piero detto lo inutile”..

Passarono gli anni, tutto sembrava funzionare secondo le intenzioni del re in quel regno, quando un giorno qualcosa cambiò.

Un giorno qualcosa apparve nel cielo, erano tante, nuvole nere arrivarono da un cielo lontano, spinte da un forte vento, sempre più numerose, e tutte le nuvole coprirono la luce del sole su tutto il regno di re Util.

Dovete sapere che un mago nero, soprannominato il “diavolo del ricatto”, voleva impadronirsi della volontà della gente e di tutto il paese, e così comandò gli spiriti del male, ad avvolgere in forma di nubi ecto-plasmiche nere, tutto il cielo sopra il paese.

Una nebbia nera e grigia riempì le città, e si diffuse nelle strade e nelle case, e tutti dovettero respirare l’aria resa malvagia dagli spiriti del male.

E cosa accadde?

Tutti i paesani cominciarono senza rendersi conto a subire le suggestioni del male e una volontà irrequieta li prese e commisero tutti infrazioni morali..diventarono tutti negligenti alla moralità ed ai loro buoni propositi di perfezione..erano come ipnotizzati..

Dopo qualche mese di questa brutta influenza spirituale, tutti in paese avevano ormai disobbedito alle regole del bene almeno una volta.

Dovete sapere che nessuno poteva ritenersi più un buon esempio di vita per gli altri, tutte le virtù nel paese erano state offese, non c’era più in paese un abitante con una vita perfetta.

Chi era stato un esempio di bontà commise cattiverie, chi era generoso dimostrò in certi momenti di essere tirchio, chi era ritenuto serio commise atti impuri..chi era sempre stato onesto invece commise un furto e rubò….chi era stato da sempre fedele al suo coniuge commise stranamente adulterio…e così via..

Le intenzioni del male agirono sulla psiche umana e sconvolsero le menti degli abitanti, e scoppiò nel paese la rivoluzione civile, re Util fu accusato di tirannia, fu aggredito nella piazza ed i suoi amici ministri bastonati dai ribelli… uno strano odio per le autorità si era diffuso nel paese… tutte quante le persone appartenenti al governo furono mandate in esilio in altre zone del continente oltre il mare… …gli abitanti avevano deciso che tutti dovevano diventare ricchi e sovrani di se stessi…ma le risorse del paese non erano sufficienti alla esigenze dei tanti, di conseguenza tutti compivano reati per diventare ricchi in poco tempo, a discapito del prossimo..

Il paese viveva un periodo di terrore, tutti si invidiavano e tutti volevano una vita piena di piaceri, nessuno in paese faceva più i necessari sacrifici…per questo molti litigarono e la pace sparì dal paese…

Fu così che il mago nero, soprannominato “il diavolo del ricatto”, giudicò che il maleficio da lui voluto, aveva già fatto il suo compito, aveva ottenuto l’effetto voluto, ed comandò alle nuvole nere che oscuravano il sole di andarsene, tornato luminoso il cielo, i paesani liberati dalle suggestioni del male poterono udire spontaneamente la loro coscienza che fu resa sincera da un onesto ritrovato senso di colpa e di auto-critica..

L’effetto sulla psiche degli abitanti fu il seguente: tutti si resero conto spontaneamente delle ingiustizia che avevano commesso e di avere infranto tutte le virtù del bene e tutti piansero la loro purezza perduta, influenzati da una profonda crisi di coscienza essi si vergognarono di se stessi…”chi ci darà fiducia adesso che siamo stati certamente negligenti al perbenismo..come farà la nostra immagine seria a sopportare la nostra vita impura?…non siamo più affidabili ormai!” dicevano gli abitanti del paese.

Fu così che il mago nero, soprannominato “il diavolo del ricatto”, si rivelò e decise di parlare al popolo tutto.

Il mago giunse in paese, scese nella piazza, sali su un palco e disse:

“Popolo avete tutti disobbedito alle buone regole morali, io lo so, dovete vergognarvi, meritate punizioni.

Ora dovete accettare che io vi comandi e vi governi. Non siete più degni di aver fiducia in voi. Non siete più degni ne dei Santi ne di re buoni, avete bisogno di un capo forte e deciso che vi governi, e nessuno di voi lo é!”.

Tutti infatti si sentivano apatici per quei motivi, stanchi, depressi, la loro immagine seria e perfetta era distrutta per sempre, non si stimavano più come prima, si sentivano falliti, non essendo più un esempio valido per il prossimo tutti soffrivano di un senso di apatia e non avevano più la forza di ribellarsi ai ragionamenti di quel mago opportunista…stavano per cedere alla volontà del mago, e di dichiarare re del paese, quel mago nero…occorreva un uomo determinato nel permesso di mentire..

Il mago continuò nel suo comizio, vedendo alcune perplessità in loro disse:

“Se voglio vi faccio soffrire facendo la spia a tutti voi, ed obbligandovi a ricordare ed ammettere le vostre incoerenze, dovete obbedirmi e nominarmi vostro re, per rendervi a me simpatici, poiché io posso ricordarvi i vostri errori… poiché io li conosco tutti…”

ed il mago continuò:

“Io se voglio vi umilio dicendo i vostri errori ai vostri vicini e parenti, e siccome esiste una competizione severa tra voi per ottenere lavoro, soffrirete uno per uno, e se voglio per mio capriccio, farò ritornare le nuvole nere del male, la vostra psiche di conseguenza vacillerà di nuovo, causandovi altro dolore, altri peccati, accettate quindi di diventare tutti miei servitori?

Ormai alla gente del paese non importava più di vivere, erano delusi di loro stessi, era vero che avevano commesso ingiustizie, si sentivano dei falliti, e stavano quindi per aderire alla proposta ricattatoria del mago nero….volevano farla finita con il dovere di avere una crisi di coscienza..e quello era un modo…sembrava loro la unica soluzione possibile..nominare capo del paese il più cattivo, il più determinato e malvagio di tutti..era la giusta punizione per loro..farsi rappresentare da un uomo malvagio..

Quando all’improvviso: da dietro le spalle del mago del ricatto, ad insaputa del mago, videro avvicinarsi a lui un individuo che portava con se una grossa pietra tra le mani, questi di nascosto al mago lo avvicinò alle spalle, sollevò la grossa pietra più in alto che potè, e stranamente con una forza e grinta che nessuno di loro aveva più ormai, colpì la testa del mago con la grossa pietra..più volte e più volte, e il mago si accasciò sulle ginocchia e subito morì nel suo sangue e poi successivamente, come per magia, il suo corpo morto scomparve in una nube grigia nell’aria, perché egli era ” lo spirito della discordia” fattosi persona….

Tutti videro scomparire il mago nero e poi si chiesero:

“Ma chi é stato a venire in nostro aiuto ed a commettere questo atto di coraggio e di forza?…

“Lo riconosco è Piero l’inutile….é stato Piero!” urlò qualcuno tra la gente.….

Si! Piero aveva sconfitto lo spirito della discordia…eliminando la persona malvagia che lo rappresentava, il mago nero che ricattava il popolo tutto.

Lui Piero l’inutile, a differenza di tutti gli altri, aveva ancora molta forza nel corpo e coraggio da dimostrare.

All’improvviso guardando il cielo limpido che sovrastava il paese, tutti capirono, che con la morte del mago nero, il maleficio nel paese era definitivamente scomparso, e tutti si sentirono un pò meglio…non c’era più pericolo di diventare schiavi di gente che non considerava valide le attenuanti, le nuvole strane erano sparite, il cielo era tornato sereno..

“Evviva Piero, il nostro liberatore!”. Dissero tutti gioendo dello scampato pericolo.

“Ma dicci, tu Piero, come mai a te, il ricatto del mago nero non ha avuto alcuno effetto, noi eravamo vinti e depressi, tutti noi eravamo rimasti senza forza ne carattere in quanto ci pensavamo dei falliti., invece tu no…tu hai avuto ancora forza per reagire e ribellarti all’ingiustizia rifiutando la punizione….spiegaci come mai?”

“Dovete sapere, che io Piero, sono abituato ad avere qualche errore nella vita da tempo, sono abituato ad avere una vita non perfetta, e pur se voi mi ritenete in paese tutti un incapace, so darmi forza ugualmente….so infatti sopportare di sentirmi inutile come esempio per gli altri..

La mia immagine di uomo serio nella vita da molti anni è mediocre, nonostante io in questi giorni, abbia commesso ulteriori azioni immorali a causa del maleficio che tutti noi abbiamo subito, ma per me poco è cambiato, infatti riavutomi dall’ipnosi sono restato forte e di carattere ugualmente, ed ho trovato il coraggio di vincere il mago nero, che ho capito essere l’autore del sortilegio malefico che ha colpito il paese…

Tutto si è risolto utilizzando la mia abitudine a sopportare senza problemi di essere considerato un mediocre per la gente, pur consapevole di questo, sono restato forte lo stesso, nonostante il vostro giudicare severo, ed ho avuto la forza di vincere il mago.”

Disse allora uno tra i paesani..:

”Tu Piero sei abituato a essere considerato inutile come esempio di vita, noi invece non siamo abituati a essere inutili alle regole ed alle virtù, per questo eravamo sconvolti dal nostro successivo ravvedimento spontaneo, eravamo diventati privi di forza psicologica, oltre che in preda all’apatia…fortuna che c’eri tu tra noi,…che ci hai aiutato!…”

Purtroppo dopo qualche settimana, qualcuno tra i paesani preferì ugualmente morire d’inedia a causa della depressione che lo prese, per quel senso di impurezza che dava il sentirsi un fallito nella vita dopo aver dimostrato poca forza morale, sentivano di aver deluso i loro antenati e non lo sopportavano, vivere senza vanità e superbia per loro era impossibile.

Ma molti altri invece, decisero di chiedere aiuto a Piero e al suo forte carattere, e da Piero l’inutile questa gente imparò poche regole per accettare la loro vita non perfetta…e accettarono di vivere aiutati dalla virtù di Piero, che era l’umiltà.

Nel suo esempio di voler accontentarsi di essere restato vivo, Piero diventò un eroe a suo modo.

Per aiutare la gente che voleva sopravvivere, pur essendo certi di avere deluso se stessi, e deluso anche il ricordo di re Util e del Signore del cielo, Piero decise di dare qualche consiglio ai suoi paesani..

1) Non programmate la vostra vita, non guardate troppo lontano nel futuro, vivete alla giornata, vivete nel presente, poichè guardando troppo lontano rischiate di immaginare la vostra morte e questo vi rattristerà….

2) non siate pignoli con voi stessi, ne con gli altri, e comprendetevi l’un l’altro.

3) sappiate accontentarvi del poco, chiedete per voi solo l’indispensabile.

4) non offendete chi non ha capacità ne fortuna nella vita, e nemmeno invidiate chi è più bravo di voi,

5) lo scopo della vita è vincere i problemi che si hanno, ma si può anche perdere, entrambe queste situazioni fanno parte del gioco dell’esistenza..

6) Non siate troppo ambiziosi e giudicatevi con umiltà..

Molti seguirono i consigli di Piero l’inutile, in quanto avevano capito che era onesto farlo per quelli come loro, quindi si sentivano uguali a Piero..

Solo Piero poteva comprendere e confortare la maggioranza degli abitanti del paese..a causa di questa consapevolezza , un giorno, dovendo nominare un re, e siccome nel paese tutti avevano errori al giudicarsi onestamente, e non si sentivano degni di diventare quindi un re, fu chiesto dal popolo in seguito ai migliori consigli dati ed al miglior modo di saper sopportare la sua vita inutile passata nella precarietà, fu chiesto dal popolo di nominare re proprio Piero l’inutile, che riteneva se stesso normale pur risultando un mediocre.

Ma il saggio Piero prima ringraziò i ministri e poi rifiutò l’offerta, in quanto preferiva vivere una vita basata sulla semplicità e senza grandi responsabilità, secondo lui questo tipo di vita lo rendeva più contento.

Piero l’inutile non diventò mai re, ma insegnò ugualmente a tutta la gente come sopravvivere anche se i vicini di confine ritenevano il loro paese precario nello organizzarsi ed inutile come esempio di perfezione..

Dovete sapere che Piero l’inutile non era ritenuto la causa del loro fallimento, ma diventò per tutti invece l’esempio di un modo coraggioso di resistere alle difficoltà della vita…un esempio di ritrovare la forza per ottenere la riabilitazione ed il riscatto di tutto il paese..

in seguito alla difficoltà per il popolo di trovare un re che li governasse, fu deciso dalla gente e dai ministri di abolire la monarchia e di far diventare il loro paese una repubblica..e fu eletto dal popolo un parlamento..che basava la sua saggezza sulla libertà di opinione..

Morale:

Sopportare anche di essere inutile nell’esempio di vita, è un modo di dimostrare forza e carattere ai nostri antenati….come ha errori molta gente, così anche noi ne possiamo avere..quindi non vergognatevi troppo di essere stati vulnerabili alla poca serietà ..è normale in questa umanità essere così…poiché la perfezione esiste solo nel Cielo….la perfezione é un dono posseduto solo dalle creature angeliche e dai Santi a causa della loro miglior Buona Volontà…

Sulla Terra molte cose che sono capitate sono state inutili, molte cose sono da ritenere superflue ed inutili al miglior profitto..quindi chi umilmente é sincero nel ritenere se stesso inutile come esempio di vita seria, nonostante la sua esistenza sia precaria, va compreso nel suo voler esistere ugualmente..

Fine

(Milano, Luglio 2015)

autore: Egidio Zippone

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

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Favole di Egidio: re Antonio l’iniquo assolutista

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(racconto nero e bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura circa 35 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

RE ANTONIO L’INIQUO ASSOLUTISTA

INTRODUZIONE: viveva una volta un re che inventò una regola ingiusta,” per far star bene i tanti, bisogna inventare un importante in modo da far soffrire solo pochi tra di noi”, le fate del bosco ammisero che era troppa la sofferenza che causava questo metodo, e così una fata si impegnò per risolvere il problema di quel paese e per questo aiutò un ragazzo……e vi spiego il motivo perchè la fata di nome Gelsomina volle così’…poiché l’importante per la gente per bene é di “Non offendere il Volersi Santo del Signore”..che è considerato uno dei validi motivi per cui il Signore del Bene può essere indulgente con noi e perdonare..

Favola: re Antonio l’iniquo assolutista

Inizio

Nel mondo delle favole, c’era una volta nel paese un re che predicava la purezza di vita e di non commettere peccato, di nome Roberto, tutti nel paese obbedivano a lui negandosi al peccato, poiché temevano forti crisi di coscienza in caso di disobbedienza…

Alla morte di questo buon re… arrivò nel paese un mago che consigliò invece ai piaceri della vita immorale tutta la gente dicendo:” si può disobbedire tranquillamente ai comandamenti religiosi in quanto non esiste ne il Paradiso ne l’Inferno!” di conseguenza tutti gli abitanti nel paese …in quanto deboli nella volontà… commisero molti peccati influenzati dai consigli di questo mago.

Fu nominato per dare coerenza ad un paese ormai abitato da peccatori…un re permissivo….fu nominato un re che aveva molti peccati….uno come loro….

Il nuovo re, che si chiamava Antonio, egli era di sangue nobile, ma aveva molti peccati commessi a causa della sua indole disobbediente, che lo aveva reso di poca volontà..diventato re..raggiunta la grandezza della nomina di essere un re…Antonio cominciò ad avere però qualche problema di coscienza.

Infatti un giorno sentì dire dai rappresentanti del suo popolo, che un re non può commettere errori, in quanto lui deve essere migliore di tutti..poiché lo errore di un re coinvolge la immagine di serietà di un intero popolo…quindi é piu’ grave…”noi invece il popolo in quanto siamo ignoranti possiamo avere sbagli ..lui il re.. invece no!…. deve essere un esempio per tutti noi e non può avere errori..deve essere il migliore!”…il re Antonio cominciò quindi ad avere qualche problemino di coscienza per davvero…esisteva il rischio che il re diventasse l’unico sofferente a causa di dover essere per forza il migliore..occorreva un espediente….occorreva un espediente per evitare questo..

Dopo giorni di conflitto spirituale….all’improvviso il re, mise fine alle sue crisi per la cattiva immagine che aveva, in quanto prese una decisione furba:

“Cari ministri, rappresentanti del popolo ascoltate!, invece di negare al re tutti i peccati, negate a lui un solo errore…bisogna evitare un solo peccato importante, questo é più vantaggioso per tutti voi…potremo così tornare a stimarci tutti quanti, riteniamo errore solo un tipo di comportamento umano…un solo errore esisterà per tutti noi….tutto il resto sarà capito!.”

Il re decise che avrebbe comandato di ritenere normali  molti peccati …tranne uno….chiaramente un peccato che non avevano commesso…ne lui, ne i suoi amici…ma tale peccato si doveva ancora decidere quale fosse.

E il suo nome per tutti diventò da quel giorno: “re Antonio l’iniquo assolutista”.

Egli avrebbe permesso di perdonare un tipo di peccato si!…ma non un altro ritenuto grave dall’assemblea , poichè si poteva avere molti peccati e molti errori ma non quello, quindi il suo comportamento poteva essere ritenuto quello di un giusto….mentre chi sbagliava in quello, diventava uno esagerato, diventava un espediente morale per tutti gli altri….diventava un “matto” da emarginare..

Questi pochi peccatori che avevano esagerato, diventarono dei veri prendi-schiaffi al posto di un altro e di un altro ancora..dei veri e propri parafulmini viventi del cattivo tempo…

Il re iniquo comandò: “sia perseguitato in tutto il regno ed in modo crudele, chi ha commesso questo: sia perseguitato ripeto, chi ha mangiato un cioccolatino ripieno di caffè con molto zucchero dentro, questa è l’unica cosa che si vieta di perdonare in questo paese!” e il re Antonio convinse tutti ad aderire a questo nuovo metodo iniquo assolutista di giudicare il comportamento umano e diventava possibile dare pace all’erroneità del popolo ed alla sua..

Volete sapere perché il re vietò solo questo?

Al parere di re Antonio, il cioccolatino al caffè doveva essere vietato e non si doveva mangiare e “soprattutto dovete stare attenti a non offrirlo agli altri, perché è una cosa abominevole!…non è possibile che due sapori diversi siano mescolati tra loro..il caffè è differente dal cioccolato…mangiarli  insieme é sintomo di certa pazzia..dirò di più porta sfortuna farlo..chi lo farà dovrà soffrire tanto per l’incoerenza commessa…potrebbe ad esempio ammalarsi di carie dentale e provare dolore ai denti di conseguenza…(e dovete sapere che l’anestesia da fornire durante la estrazione dei denti per non provare dolore, non era ancora stata inventata a quel tempo)..”

Il re Antonio l’iniquo sapeva che avrebbe trovato giovamento di certo da questa regola, poiché lui era stato attento a non infrangerla, e pretese che la regola doveva essere valida per tutti…non solo per lui..e per questo fu ritenuto un iniquo assolutista..

Molti sudditi astuti, capirono che sarebbero stati aiutati da questa furbizia, molti capirono l’opportunismo del re ed aderirono subito alla sua idea, un unico divieto esisteva ora, essi non avrebbero più subito il rancore dell’umanità se rispettavano la regola, e decisero di non importarsi di ciò che sarebbe capitato a chi aveva invece già disobbedito, essi pensavano ormai solo a se stessi…

“Ma di cosa vi preoccupate, di qualche sprovveduto, disobbediente in modo esagerato, ma gioite invece della pace che questa mia idea da a tutti voi!..punire i pochi… per dare pace ai tanti!”

“che vi importa di loro..dovevano stare attenti..non abbiate scrupoli ad aderire a questo unico dovere che ci fa distinguere da chi esagera!….”.

L’idea era vantaggiosa per molti, molti si perdonavano tutti gli atti impuri commessi, tranne una cosa, ma quella infrazione era capitata purtroppo a qualcuno, anche se era stata commessa molto tempo prima, …chi lo aveva già commesso, seppe della nuova regola ed ebbe molto dispiacere…

Il vantaggio di non far soffrire per gli errori aproffittando di pochi, facendo diventare però amici i tanti, era una situazione molto richiesta…”abbiamo sbagliato ma non nel modo vietato dal re..quindi siamo assolti…che soffra chi non è stato attento come noi…nessuna pietà per lui…quello é un esagerato!”.

E fu così che in quel paese praticamente molti peccati furono ritenuti normali e solo uno di essi era invece ritenuto causa di rimprovero e di sofferenza…ed era un peccato causato dalla golosità…

All’improvviso poiché un solo peccato era stato reso così grave dalla furba opinione dei tanti…in modo da dare sollievo allo stesso re ed ai suoi amici…a tutta la gente ormai non poteva importare nulla della sorte di chi invece lo aveva commesso…..il metodo era rapido e sbrigativo e il malumore accumulatosi nello spirito a causa delle cose fatte male, era subito sfogato sulla salute di poca gente…solo da quelli che erano stati visti mangiare un cioccolatino ripieno di caffé…

Dovete sapere che in quel regno, in realtà, solo uno degli abitanti aveva commesso quello che si vietava, egli si chiamava Andrea e da quel momento costui cominciò a soffrire..questi aveva più volte mangiato il cioccolatino ripieno di caffé, poiché lo riteneva molto buono, era l’unico nel paese ad aver commesso l’errore negato…purtroppo costui aveva infranto il divieto importante…la regola del re era stata disobbedita da lui….

Qualcuno aveva infatti visto Andrea commettere questa golosità in passato in pubblico e lo disse agli altri per fare giustizia….e fu così che la gente del paese quando incontrava quel ragazzo per le strade, gli lanciava pietre e insulti dicendo: “Vergogna! hai disobbedito al re..ora soffrirai perché ti sei comportato come pochi stolti..ti sei reso diverso da tutti noi..vergognati!”

Andrea si scusò con il re..ma non ottenne comprensione..in quanto il re aveva bisogno che qualcuno soffrisse davvero per aver disobbedito, per far capire agli altri di quanto si è invece fortunati ad aver obbedito ai consigli del loro re..aveva bisogno che si avesse paura psichica nel nutrirsi di un cioccolatino ripieno di caffè…ed il re negò quindi la pace di coscienza ad Andrea, anzi gli rispose aggravandogli la crisi:

“Stolto! dovevi stare attento a non commettere ciò che io ho vietato…. e adesso è giusto che sei perseguitato dallo opportunismo di tutti i paesani che credono in me..così impari..ora sei tu il matto che commette esagerazioni..io lo avevo detto di prestare attenzione..che si può fare questo ma non quello!”.

Dopo qualche anno.. piangendo e lamentandosi… poiché tutti lo trattavano male…il ragazzo pensava ormai di fuggire dal paese..ma temeva che ovunque andasse avrebbe incontrato lo stesso opportunismo e la stessa furbizia, questo tipo di mentalità iniqua dava molta soddisfazione ai tanti e si stava diffondendo in tutto il regno e anche nei paesi vicini…dove fuggire allora?

Andrea aveva l’impressione che ovunque andasse…tutti sapessero di lui e di quanto era stato disobbediente..e quindi cominciava a temere che non avrebbe mai più avuto pace per tutta la vita…

Andrea si ricordò di una leggenda che gli aveva raccontato suo padre defunto, si ricordò che esisteva nella foresta magica un albero, “il salice della saggezza”, che poteva risolvere tutti i problemi, ed alla quale in quel luogo si rivolgevano chiedendo aiuto le vite più disperate…le fate del bosco buone e generose volentieri esaudivano le richieste dei sofferenti..

Di nascosto a tutti, il ragazzo decise e si recò nella foresta magica…e si lamentò dei suoi problemi nel bosco ai piedi del salice della saggezza, che si trovava nei pressi di un lago, per ottenere un consiglio spirituale..pregò per molti giorni stando sempre in ginocchio….il Signore del Cielo provò commozione per lui…e vicino a quell’albero apparve una fata vestita di bianco ..che disse: “ sono la fata Gelsomina devi sapere che le fate del bosco mi hanno consigliato di aiutarti!”….si rivolse al ragazzo e gli disse:

” è falsità ritenere sbagliato solo una cosa, e ritenere invece cose giuste i molti peccati che restano….la purezza è una….come è una la verità… quindi le cose sbagliate sono tante!”

E la Fata Gelsomina continuò: “torna a casa tua e aspetta, convincerò io il re Antonio, detto l’iniquo, a cambiare idea sul modo di consigliare la moralità che deve governare la coscienza della gente del paese…non si può vietare di perdonare un azione che pur facendola non impedisce di elargire il perdonare i molti peccatori da parte del Signore del Bene..poiché il fatto che si chiede di perdonare non offende di certo il Volersi Santo del Signore….poichè chi chiede al Signore del Bene di perdonare lo rende contento di concedere misericordia!”

La fata Gelsomina decise per punire la furbizia del re, che al re Antonio sarebbe capitato di tutto..in modo da farlo rimproverare dalla sua stessa coscienza e dai suoi stessi antenati..e quel re avrebbe così capito , che sono le conseguenze di molti errori che fanno soffrire, e non è come dice lui….che dice invece che ciò che fa soffrire é solo la conseguenza di un solo tipo di peccato per giunta considerato veniale dalle fate…

La fata diventò invisibile e andò a vivere in segreto nella dimora del re Antonio..proprio vicino alla sua abitazione.

Con i suoi poteri di creatura miracolosa..e per fare giustizia di un tiranno, comandò uno spirito burlone a recare danni al re Antonio, creò delle vere e proprie distrazioni al re.

Il re Antonio fu distratto da questo spirito burlone e senza rendersi conto..sotto gli occhi dei cortigiani….un giorno il re si tolse un cappero dal naso senza usare il fazzoletto, e lo gettò sul pavimento usando le dita..e questo capitò al re più volte in differenti momenti della giornata, capitò anche se era in pubblico….sotto lo sguardo stupito di molti..

Le dame di corte videro il re mettersi le dita nel naso e farlo e dissero disgustate tra di loro:” Che vergogna il nostro re è un zozzone..un vero zozzone!”…lo dissero più volte.

Il re Antonio quando se ne rese conto di essere stato visto..fu troppo tardi…e molta fu la vergogna che provò per se stesso in quanto lui era un re..e quella notte sognò gli antenati che lo rimproveravano di essere un maleducato e non riuscì a prendere sonno tutta la notte per la paura della presenza di fantasmi incattiviti che lo tormentavano.

Al mattino il re disse a tutti: “Ho sbagliato ma l’importante è che io non mangi un cioccolatino ripieno di caffé! non vi pare? questi erano gli accordi! vi ricordate?”

Un giorno sui muri del paese apparve una scritta dove si accusava che il re Antonio tradiva sua moglie la regina…

La regina capì che il messaggio era sincero poiché aveva già dei sospetti, e si convinse che non amava più il marito, ne che il marito amava lei..rimproverò il re suo marito..e chiese di abiurare il matrimonio con lui…in quanto si sentiva disonorata.

Ad alta voce la regina disse nella sala delle feste di fronte a tutti i cortigiani: “Vergogna il vostro re è un traditore..mi tradisce con una amante..e lo sanno tutti!”

Il re Antonio quando si rese conto di quanto fosse adultero.. molta fu la vergogna che provò..e quella notte sognò gli antenati che lo rimproveravano di essere un traditore della fedeltà e non riuscì a prendere sonno tutta la notte per la paura della presenza di fantasmi che lo importunavano.

Al mattino il re disse a tutti: “Ho sbagliato ma l’importante è che io non mangi un cioccolatino ripieno di caffé! non vi pare?”

Un giorno dei servitori, trovarono dimenticati nelle tasche del vestito del re Antonio, dei gioielli appartenenti alla moglie del duca Anselmo nobile di corte….dovete sapere che il re Antonio e la moglie del duca Anselmo erano amanti e per questo capitò lo imprevisto..

“Vergognati oh re….sei stato ladro!”..dissero tutti i nobili al re Antonio..

Il re quando si rese conto di quanto fosse non obbediente alla morale ed ora era pensato anche cleptomane.. poiché non si era reso conto del fatto..molta fu la sua vergogna..e quella notte sognò gli antenati che lo rimproveravano di essere un disonesto e non riuscì a prendere sonno tutta la notte per la paura della presenza di fantasmi incattiviti dal suo comportamento non corretto.

Al mattino il re disse a tutti: “Ho sbagliato ma l’importante è che io non mangi un cioccolatino ripieno di caffé! non vi pare? ricordate la mia promessa fatta a tutti voi?”

Dovete sapere che un giorno, in quanto afflitto, il re Antonio fu sorpreso dai servi a fumare droga araba mediante un attrezzo orientale …senza preoccuparsi della sua salute.

“Vergogna!” gli disse il suo dottore…voi re siete la vergogna..di tutti i vostri antenati…siete stato poco attento alla salute maestà!” disse il medico.

Il re quando si rese conto che era vero che dimostrava  poco attenzione alla sua salute…molta fu la sua vergogna..e quella notte sognò gli antenati che lo rimproveravano di essere uno sprovveduto e non riuscì a prendere sonno tutta la notte per la paura della presenza di fantasmi incattiviti.

Al mattino il re disse a tutti: “Ho sbagliato ma l’importante è che io non mangi un cioccolatino ripieno di caffé! non vi pare?”

Molti sono le distrazioni più o meno involontarie che capitarono al re per volere delle fate del bosco..

Ed il re si giustificava sempre con tutti così: “Ho sbagliato ma l’importante è che io non mangi un cioccolatino ripieno di caffé! non vi pare?”

E quando il re Antonio un giorno mentì, e lo dimostrò a tutti i cortigiani …che quel che diceva era in disaccordo con quello che aveva affermato un giorno passato, il re diede in quel momento prova di essere un vero bugiardo…il re Antonio aveva detto una bugia a tutta la corte..si capì quindi che non era stato di parola….”

“Vergogna oh re!…voi siete un bugiardo…la settimana scorsa avevate detto proprio il contrario!” dissero i cortigiani.

Il re quando si rese conto di quanto fosse poco attento a nascondere le sue bugie …molta fu la sua vergogna..e quella notte sognò gli antenati che lo rimproveravano di essere un mentitore e non riuscì a prendere sonno tutta la notte per la paura della presenza di fantasmi incattiviti a causa del suo comportamento incoerente.

Al mattino il re disse a tutti: “Ho sbagliato ma l’importante è che io non mangi un cioccolatino al caffé! non vi pare? l’importante é che non commetto questo e non l’ho commesso!”

Fu così, giorno dopo giorno e notte insonne dopo notte, per i continui dispiaceri che il re dava alla sua immagine di monarca, che il re diventò nervoso e di conseguenza tentò di calmare il nervosismo che provava mangiando molto e ubriacandosi.

Dopo la ubriacatura, quel mattino il re disse a tutti: “Ho sbagliato ma l’importante è che io non mangi un cioccolatino ripieno di caffé! vi ricordate ..siate coerenti allora!?”

Dovete sapere che per le continue crisi dovute alla difficoltà di difendere la sua immagine di serio ed onesto monarca, per le continue crisi causate dal rimprovero dei fantasmi dei suoi antenati che gli disturbavano l’addormentarsi, il re Antonio capì che è un unica verità che comanda..che non si può inventare metodi iniqui e falsi per dare sollievo ai propri peccati…e quindi consapevole di avere molti errori e non trovando soluzione per calmare gli antenati, in piena frustrazione psichica il re Antonio smarrì il controllo dei suoi nervi in pubblico ed ulteriormente si comportò male…e forse poiché vittima di un esaurimento nervoso, si mise a fare imitazioni ridicole, forse credendo di fare il simpatico per i pochi amici che gli restavano..e questo senza un vero motivo e pur essendo in pubblico, nel salone delle feste egli si coprì di ridicolo imitando i movimenti sinuosi delle donne pur essendo lui un maschio…e facendo subito dopo imitazioni con il corpo di veri animali pur dovendo essere una persona seria…causando il ridere di lui di tutti i cortigiani presenti, per quanto si comportava in modo ridicolo…

E urlò al popolo dal terrazzo del suo palazzo, ormai esaurito nei nervi, come se fosse ubriaco e con voce frivola: “ L’importante è che il re non metta in bocca un cioccolatino ripieno di caffè! Non vi pare?”

tutti risero di lui per quanto era diventato matto e per i nobili di corte fu quella la goccia di olio che causò il traboccare  la giara… i ministri ed i consiglieri decisero di destituirlo..in quanto il re Antonio non fu ritenuto più affidabile nell’intelletto da loro…e si misero tutti insieme a cercare un nuovo re…furono quindi chieste le dimissioni al re Antonio. tramite un editto pubblico..

Fu così che il re Antonio dovette dimettersi perché ritenuto non serio e non più in grado di svolgere il ruolo saggio di essere un re…poiché la sua immagine di serietà era danneggiata da molti e continui errori…e fu messo in pensione con un vitalizio…il suo furbo metodo ed i suoi restanti amici non riuscirono a salvarlo…

Fu allora che la fata Gelsomina tornata visibile in nome della verità disse al re: “oh re! ti ho dimostrato che una sola regola, anche se furba, non basta a calmare il malumore di molti azioni errate!”

Diventato un cittadino normale Antonio incontrò successivamente il ragazzo Andrea e si scusò con lui per la iniquità dimostrata, e gli donò per farsi perdonare un regalo in denaro in segno di scuse… .

Ed il ragazzo capì che doveva fare qualcosa per quelli come lui che subivano l’opportunismo di servi spietati creato dalla furbizia umana..

il ragazzo si recò nella piazza e sali in piedi su una botte e iniziò un comizio parlando alle gente presente:

“La purezza è una e molti di noi hanno errori!” disse il ragazzo parlando ai presenti….”molti hanno errori anche io ne posso avere..poiché avere errori per un essere umano è normale!”

Capendo e intuendo che anche così, molti potevano ottenere in questo modo vera pace..i presenti decisero che questo era il metodo giusto per giudicare la gente…e dare pace in questo modo al problema esistenziale

“Questa nostra consapevolezza unita alla verità, che tutti gli atti impuri sono uguali nella gravità, calmerà la coscienza dell’umanità e tutti avremo pace!.”

Qualcuno dal popolo rispose rivolto al ragazzo..”ora che hai dimostrato e ricordato, che dobbiamo essere consapevoli di essere purtroppo tutti impuri e che questo è vantaggioso per la pace tra i peccatori..ma ora che siamo tutti impuri…come faremo a stimarci..?

Il ragazzo prese l’occasione al balzo..e disse: “decidete come me…io so giudicare in modo sostanziale..sono un buon giudice…io ho fede che il Signore è Buono e Si Vuole Santo.. poichè molte volte è stato misericordioso con l’umanità in quanto si ritiene Padre Buono e Santo di tutti noi…se tutti voi dimostrerete di avere vissuto molti giorni senza commettere errori..tutto questo vi permetterà di stimare nuovamente voi stessi..poiché non siete più pignoli con nessuno…..se il peccato che avete commesso non offende il Volersi Santo del Signore del Cielo.. se non avete mai offeso il suo concedere misericordia…il Signore potrà essere misericordioso con voi!”

Tutti restarono in silenzio presi dal meditare queste parole.

“Ma che diranno le fate del bosco da sempre protettrici del nostro paese..permetteranno di giudicarci tra noi in modo sostanziale..ad esempio come dici tu Andrea?”

Fu così che nella piazza ….accadde un miracolo: una fata vestita di bianco che risplendeva di una luce bianca…apparve nel centro della piazza e disse rivolta a tutti con voce ferma:

“Sono la fata Gelsomina e prometto che sarete perdonati dalle fate del bosco, che il Signore del Bene ha creato, se vorrete davvero la pace tra di voi nonostante avete peccati e se inoltre dimostrerete di sapere apprezzare ancora la gioia di vivere nel modo giusto la realtà umana…se farete così… avrete da me promessa di pace ed indulgenza….poiché il Signore è Buono con chi ammette i suoi peccati…ed é severo con chi cerca di fuggire dalla giustizia con la menzogna facendo opportunismo degli errori del prossimo…sappiate che tutta questa indulgenza è possibile poiché il Signore si vuole Santo!”.

La gente raccolta nella piazza vedendo la fata apparire, un apparizione celeste, si inginocchiò in segno di rispetto e poi disse: “questo ragazzo ha ragione…una “fata del bosco” ha detto le stesse cose che ha detto lui..quindi il ragazzo ha parlato nella verità..siamo testimoni del miracolo…noi dobbiamo credergli..anche la vita impura può essere perdonata, in nome dei giorni giusti e delle cose giuste che certamente tutti hanno…”

Avete udito le fate del bosco sono con Andrea!” dissero i ministri…

tutto il paese allora disse…”Viva Andrea “il sostanziale che non offende il Volersi Santo del Signore”….”

Molti tra il popolo chiedevano ai ministri  di nominare re…il consigliere  Andrea, in quanto disponeva della amicizia delle fate del bosco, ma Andrea rifiutò questo incarico in quanto comprese che non aveva usufruito nella vita di una educazione nobile, e quindi Andrea preferì restare una semplice persona dimostrando in questo modo la sua umiltà..

I ministri nominarono quindi loro re un altra persona..un tale di nome Tommaso che aveva invece origini aristocratiche..e dimostrava di aver imparato i modi educati consigliati dalla nobiltà….

Morale:

il Paradiso in Terra si ottiene se abbiamo almeno tre sole certezze:

1)che ci riteniamo tutti uguali nonostante gli atti impuri, le molte cose giuste ci rendono infatti tutti uguali

2)che sappiamo apprezzare le cose giuste nonostante gli errori, così le cose giuste accadranno nuovamente…

3)che perdonando noi stessi causiamo il perdono di molti, poichè il perdonare qualcuno renderà ingiusto il punire qualcun’altro…obbedendo così al consiglio del Signore di Volersi Santo..rispettando questa benefica volontà del Signore..

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Marzo 2013)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: Gideon Giulius e la poca ambizione

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(racconto di tipo verde)

tempo teorico dedicato per la lettura circa 30 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

GIDEON GIULIUS E LA POCA AMBIZIONE..

INTRODUZIONE: il nostro eroe a causa della sua bontà, vuole aiutare i suoi amici che non vogliono essere in disaccordo con le antiche regole nonostante i loro errori..così si è messo a pensare come giustificare chi ha fatto errori, senza però danneggiare la loro immagine di voler essere una brava persona…..probabilmente il Volersi Santo del Signore ci permette di non essere pignoli con l’erroneità dell’essere umano..

Favola: Gideon-Giulius e la poca ambizione

Inizio

Questo racconto è una provocazione contro il dovere di trovare sempre un valido motivo per giustificare i nostri errori.

Vi ricordate di Gideon-Giulius e del suo bel paese.

In quella regione della Terra, ma nel mondo delle favole, molta era la gente che commetteva errori, Gideon viveva in quel paese ed era un uomo attento… soltanto che per vivere faceva il contadino….di conseguenza era considerato un semplice..

Lo “spirito della pignoleria” e lo “spirito della logica” consigliati dalle preghiere del “mago della superbia”, erano infastiditi dal fatto che la gente che compiva errori e che sbagliava, utilizzasse come attenuanti il fatto che tutto ciò che era sbagliato era stato causato dalla Ignoranza e dalla Pazzia, poiché di conseguenza secondo i loro avversari di opinione, gli uomini che erano state vittime di queste forze spirituali, se avevano sbagliato dovevano essere perdonati, e questo buonismo al parere dei pignoli rendeva la vita umana apatica e pigra…

Desiderosi di vera giustizia, i due spiriti volarono per i cieli del paese per catturare e imprigionare con la loro forza magica, la Pazzia e la Ignoranza, e nascosero questi due spiriti in luoghi differenti e sicuri, in modo che le genti ne dimenticassero l’esistenza e fosse impedito di usare la loro presenza come attenuante.

E tutto questo causò con il tempo, una grave minaccia, la mentalità del modo di giudicare delle genti cambiò all’improvviso…il giudicare diventò più cinico e pignolo..

Le attenuanti della umanità erronea non erano più ascoltate, se essa si giustificava dicendo:” è stata solo una pazzia! non dateci importanza”, se questa era l’attenuante non era più credibile , non voleva dire niente per i giudici, pazzia e ignoranza non esistevano più e forse non erano mai esistite, quindi al parere loro l’errore era stato causato proprio da intenzioni negative e negligenti dell’individuo per la vita seria: “se gli uomini commettevano errori lo facevano perché erano negligenti volontariamente e quindi peccatori..per questo motivo dovevano pagare!” dicevano i giudici.

Così un giorno quei peccatori che erano stufi di essere consigliati a mentire, si riunirono in assemblea e chiesero a Gideon Giulius di aiutare tutti loro a risolvere questo problema.

Gideon già anni prima aveva vinto e guarito i problemi del suo paese…ma ora il problema che doveva affrontare era più difficile…doveva vincere la mentalità che vuole l’uomo vincente a tutti i costi e che vuole che nessuno essere umano abbia errori….

Gideon accettò l’incarico, assunse l’atteggiamento di un filosofo, e si recò come sempre dagli “angeli della saggezza” che vivevano sulla montagna per chiedere consiglio a loro..

Gli angeli viste le sue intenzioni di comprendere gli errori umani, anche quelli gravi, come ad esempio l’adulterio e la violenza sessuale, si rifiutarono di aiutarlo…secondo loro non c’era sufficiente saggezza in questo….poichè si rischiava di diffondere il peccato malvagio tra le genti..

Per questo motivo Gideon, ugualmente commosso per la sorte dei peccatori che gli avevano commessi in quanto essi soffrivano delle conseguenze del peccato e comprensivo con essi quando si volevano ravvedere per poter tornare a credere ancora nelle stesse buone regole che avevano prima di sbagliare, Gideon si prodigò e chiese al suo intuito qualche idea valida alla soluzione del problema esistenziale del paese…”gli angeli non vogliono aiutarmi..bene! farò da solo!” affermò e si mise a pensare come dialogando con se stesso.

Ora che gli spiriti della Ignoranza e della Pazzia erano stati tolti dalla possibilità di poter influenzare il prossimo e nessuno credeva più che esistevano…bisognava trovare un’altra scusa per giustificare il comportamento delle incoerenze umane e doveva essere un motivo credibile.

“L’uomo era ritenuto simile agli spiriti superiori, poiché creato da loro e non si doveva mai ammalare…e dover dimostrare di essere continuamente un super uomo cioè molto attento al suo comportamento..per l’uomo era obbligatorio!”…dicevano i maghi.

Bisognava dimostrare al parere di Gideon che però esistono forze a volte invisibili, che causano il peccato all’uomo anche se egli è ritenuto sano anche se l’uomo ha buone intenzioni…”infatti anche se non vogliamo: l’errore capita!”

“Se non sono più la Pazzia e l’Ignoranza a causare il comportamento errato nell’uomo, cosa lo causerà?” pensava Gideon..

E Gideon decise che il comportamento incoerente nell’uomo poteva essere causato dalla “Poca Ambizione” dal non volersi di alcuni per forza “Il migliore” tra i suoi simili….e dal non temere di vivere una vita in povertà..cioé l’erroneità degli uomini era consolata dal ritenersi in modo modesto….

Gideon decise di chiedere aiuto al mondo degli animali..da sempre considerato da lui originario suggeritore della vita umana e anche riferimento per le primitive debolezze morali dell’umanità..molto spesso infatti i peccatori umani erano paragonati agli animali.

Gideon andò nella foresta e chiese aiuto al grande orso, capo della foresta e di tutti gli animali, se egli intuiva qualcosa al riguardo, dovete sapere che nelle favole gli animali parlano, il grande orso sapeva di questo possibilità e poté rispondere a lui:

“Gli spiriti della “Poca Ambizione” e della “Modestia” sono nascosti nel corpo degli animali, ma non in tutti gli animali, li troverai se li cerchi, nascosti nel corpo degli asini..una volta dimostrata la loro esistenza …tutti comprenderanno che ci sono attenuanti valide alla erroneità umana..”.

“Come posso fare a liberare questi spiriti da dove stanno e dimostrare che esistono mostrandoli a tutti ?”..chiese Gideon.

“Non so, questo è affare tuo..ti ho aiutato fin troppo mi pare..la favola me lo ha permesso ma mi ha dato dei limiti!” rispose il grande orso brontolando di questo un pò.

Così Gideon giro per tutto il paese a cercare un asino e trovatolo in un recinto …si avvicinò all’asino…senza incutere timore si avvicinò all’orecchio dell’asino e gli disse bisbigliando delle parole con una poesia da lui inventata:

Asino, asino che sei povero

della scelta di essere modesti sei il ricovero

cosa nascondi nella mente

dentro di te c’è la “Poca Ambizione” certamente!

mostra questo tipo di spirito alla gente…

così che la Giustizia degli uomini deciderà in modo più indulgente..

L’asino che era debole nella volontà, come tutti gli asini d’altronde, in quanto era un povero animale, obbedì alle parole della poesia e Gideon potè vedere uscire dalle sue lunghe orecchie pelose una nube di energia ectoplasmica di colore verde…che prese forma e sembianze dello spirito della “Modestia” e che disse: “grazie Gideon per avermi liberato..ora puoi risolvere le tue difficoltà giustificandoti e dicendo che gli errori sono dovuti per il non temere di vivere con semplicità la realtà..non sei più obbligato a credere nella competizione tra gli uomini..ed a essere un vincente per forza…puoi vivere più rilassato..la povertà non ti farà più paura..poiché non pretendi ricchezza dalla tua esistenza!”

Subito dopo dalla bocca dell’asino..Gideon vide uscire un altro spirito.. una nube di energia ectoplasmica di colore bianco….era lo spirito della “Poca Ambizione”…

essa disse: “ora governerò io la tua vita!.. grazie Gideon per avermi liberato..ora puoi risolvere le tue difficoltà giustificandoti e dicendo che ti sei obbligato a credere solo nel poter partecipare alla vita e non a vincere per forza..accontentandoti di essere solo un bravo individuo, e dichiarando che non ci tieni a essere il migliore tra gli uomini e non ci tieni a occupare ruoli di prestigio in società!”

Gideon tenne presso di se i due spiriti respirandoli dal suo naso…e Gideon in questo modo poté tenerli incarnati entrambi nel suo corpo umano..in modo che essi lo seguissero ovunque andava…

Ma i problemi per Gideon non erano ancora finiti.

Infatti tornato in città, proprio alle porte della città…Gideon fu affrontato dallo spirito della Pignoleria che disse a lui pieno di rabbia:

“ l’umanità deve prestare attenzione, altrimenti il Signore del Bene che la protegge non si fiderà più di essa, quindi avere errori deve causare una crisi in ogni uomo, per rendere in questo modo più attento il suo prossimo!”

alchè Gideon rispose in modo deciso: “ Il Signore a parer mio è l’essere più sapiente che esiste, Egli si Vuole Buono e Santo con noi,..per questo motivo il Signore, per favorirci, ha scelto di essere un giudice sostanziale dell’umanità, poiché le tante cose giuste vissute dagli uomini, meritano un premio anche loro ed è questo: che la pignoleria nel giudicare non esista più!”

sentito questo dire e avvertita la Fede molto forte di Gideon nel Volersi Santo del Signore, la pignoleria si allontanò delusa da Lui e lo fece passare. Gideon entrò per la grande porta posta tra le mura della città..

Ma giunto in città, Gideon fu affrontato questa volta dallo spirito della Logica che disse a lui con cattiveria:

“l’umanità deve lavorare e nel lavoro non si devono commettere errori o prendere decisioni irrazionali, altrimenti chi è che darà lavoro all’uomo in futuro e avrà fiducia nell’uomo?”

alché Gideon rispose in modo deciso: “ la società ha imparato a distinguere i doveri nel lavoro, dai doveri del solo divertimento…nel lavoro quindi si otterrà fiducia anche se si hanno errori morali nel divertimento..poiché questi errori non sono errori di lavoro e non riguardano gli interessi di un altro, ma sono solo fatti del privato e poi l’uomo non è una macchina!”..

udita la fede di Gideon in questo distinguere, la Logica se ne andò e si limitò da quel giorno a consigliare i suoi doveri ad ingegneri ed dottori in medicina …e lasciò il giudicare la vita morale degli altri umani solamente dalla Fede in un Signore che si Vuole Santo nel giudicare i peccatori…

Fu così, che in città, non essendo più obbligati a vivere in modo vanitoso e non obbligati a desiderare più di avere ruoli importanti in società, che l’uomo ebbe il permesso di comportarsi in modo incoerente nell’interpretare la sessualità, e quindi per lui esisteva ora la possibilità di avere errori.

Non c’era più bisogno di inventare scuse faticose per giustificare i momenti di errore….essi erano capitati poiché le persone non ci tenevano più a essere giudicate il migliore tra la gente..

Bastava affermare che si era “poco ambiziosi” e non paurosi di giudicarsi con modestia, ed a causa di questa scelta la vita che si conduceva diventava coerente con la loro intenzione,…era normale avere qualche errore…era coerente con l’impegno preso…esisteva nel mondo uno spirito che ritiene normale la vita mediocre consigliata dalla poca ambizione…raggiungere il successo in società non era più obbligatorio..era diventato facoltativo..

Per colpa dei pignoli e dei raziocinanti come loro, era diventata limitata la inventiva e la creatività della umanità, ma il credere nelle belle favole ora tornava a essere permesso ed i pignoli di giudizio decisero di arrendersi al metodo di Gideon-Giulius..

Ritenere obbligatorio se stessi di essere un super uomo e sognare di diventare grandi persone in società sia ora considerato facoltativo.

Ritenere l’uomo una macchina non sempre aiuta il problema morale..ed a volte non aiuta nemmeno il lavoro..poiché l’errore di lavoro, ed è stato dimostrato, capita ugualmente anche se promettiamo al datore di lavoro che non faremo mai errori!”

Gideon viaggiò per tutto il paese..mostrando gli spiriti della Modestia e della Poca Ambizione al popolo tutto, chiedendo loro di apparire, e raccontò a tutti come e dove li aveva trovati…e tutti furono testimoni vedendoli e capendo che essi esistevano, che esisteva l’attenuante generico all’errore umano e che questi era compreso dalla coerenza della Sapienza poichè tutto questo era molto credibile…quindi le regole potevano restare quelle di prima..da quel giorno..Gideon Giulius aveva trovato un motivo razionale per comprendere il problema causato dall’erroneità umana..

non era più necessario cambiare le regole…poiché l’uomo anche se ci tiene a rispettare le regole dei Padri, ha sempre dimostrato di sbagliare ugualmente a causa della sua poca ambizione e del non temere di vivere privati della vanità.

La gente del paese trovò pace in questo modo, poiché adesso era permesso e coerente il suo ravvedimento serio senza timori di essere imprigionati,…tornò la vera gioia nel paese causata dal non essere schiavi dei propri errori e di poter far pace con i consigli degli antenati…senza dover ogni volta inventare regole nuove e fastidiose ..la cosa sbagliata restava sbagliata e la cosa giusta restava giusta.. “Oh finalmente!” affermò Gideon….”tutto si è risolto per il meglio!”…Gideon disse inoltre che:

” occorre che la gente creda nel buon giudizio sostanziale, che permette loro di far solidarietà ai peccatori, senza obbligarli per forza a punire con la galera, oppure con la disoccupazione..anche se l’uomo aveva commesso qualche errore, queste punizioni non erano più necessarie…

—–

Morale: avete commesso errori?

Non è un problema!, ma dovete sapere che non tutti i lavori disponibili in società sono da ritenere adatti per voi, in quanto avete scelto di essere consigliati dal ritenere modesti voi stessi e dall’avere poca ambizione…che sono indole accusati di rendere facilone l’uomo nelle decisioni che prende..

Credendo inoltre nel giudizio sostanziale si ottiene stima di noi stessi anche se qualche errore nella nostra vita capiterà…

ma in nome delle cose giuste che abbiamo, è dovere non crogiolarsi nel ricordare di continuo gli errori che si hanno…

gli errori sono già capitati esistono soltanto e stanno là…non saranno più ricordati…

in quanto a nessuno importa più di sapere che tipo di errori sono, tanto sono tutte incoerenze capitate nel privato, poiché si è stati poco ambiziosi in quel momento e quindi è coerente averli commessi…la vita mediocre e umile non spaventa più tutti gli uomini..

Gli errori possono restare cose sbagliate di conseguenza non serve farli diventare cose giuste, è diventato inutile raccontarli poiché si causerebbe solo un disturbo alla pace dei giusti…E’ un dovere per tutti i cristiani rispettare l’avvertimento del Santo Vangelo deciso dal Signore per i peccatori..

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Marzo 2013)

giudizio: interessante, buonista

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: i due regali

The portrait of Prince Charming

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

I DUE REGALI

INTRODUZIONE: tra due regali, non sempre il regalo più di valore è quello che darà più benefici a chi lo riceve..ma..

INIZIO

Favola: i due regali

In un paese lontano, nel mondo delle favole, nel 1815 o giù di lì…

Accadeva un piccolo imprevisto, un uomo anziano, bisognoso di aiuto, si ritrovò in panne con la sua carrozza in una strada di campagna poco frequentata..la carrozza era pesante da sollevare, si era spezzato il raggio di una ruota e il vecchio non sapeva come risolvere da solo l’incidente.

Visibilmente in difficoltà a causa dell’età che aveva…egli chiese aiuto a due giovani..che erano di passaggio in quel momento per quella strada isolata…promettendo loro di ricompensarli per il meglio, se risolvevano il suo problema.

I due ragazzi si guardarono dapprincipio sospettosi e riluttanti, poi uno dei due convinse l’altro a collaborare e decisero di aiutare il vecchio, pensando alla ricompensa che avrebbero ricevuto.

“Una bella pulita al perno portante e un sforzo per sollevare la carrozza ooh! issa una bella spinta..tutti insieme…e si riesce a togliere la ruota rotta”.

“La si ripara nel raggio con chiodi e pezzi di legno aggiunti come si può, ohh! issa e la si rimette al suo posto, avvitare per ben la ghiera del mozzo..e subito a spingere la carrozza tutti insieme.”

“Alè! La carrozza è pronta finalmente!”.

“Ed il vecchio uomo è subito aiutato!” dissero i ragazzi.

Il vecchio era molto grato ai due giovani e disse loro: ”come posso ricompensarvi? “.

Per ringraziarli il vecchio prese qualcosa dal carrro e mostrò loro nella mano destra un sacchetto con dentro un bel vestito principesco dal valore di 500 denari

E nella mano sinistra mostrò invece una scatoletta di ferro con dentro un piccolo anello di argento del valore di 50 denari

“Ecco ragazzi, io vi regalo queste due cose e voi da bravi dividetevi il premio da buoni amici” disse il vecchio ai ragazzi con un sorriso.

Giuseppe il più grande, prepotente come era, volle subito la fetta migliore e cioè il sacchetto con dentro il vestito degno di un nobile, aveva un valore in danaro maggiore e disse: “Sono il più bravo! e sarò io a scegliere per prima il regalo… è giusto così!

“Lo voglio io il vestito… e ciò che vale di più!” disse Giuseppe..

” Io sono meglio di te! Con questo vestito chissà quante belle ragazze conoscerò e mi vorranno!” ..e pretese quindi con modi maleducati il sacchetto di tela con dentro il vestito elegante..il vestito era di tessuto bianco e ricamato in oro…con giacca corta alla vita di colore panna ed una camicia con dei ricami sul davanti da vero principe e con dei pantaloni attillati color panna.

E così Eugenio, il più gentile, dovette accettare invece il vecchio e piccolo anello di argento di meno valore..era questa una normale consuetudine ormai…Eugenio infatti subiva spesso le prepotenze di Giuseppe ed anche questa volta le subì..

Eugenio disse: “….meglio che niente..me lo tengo io l’anello di argento..va bene!

“Sei sempre il solito Giuseppe, a volte un po’ di buona educazione, ci renderebbe più giusti ed educati nei modi…tienti pure il vestito dalla bella immagine, però che prepotente che sei!” disse Eugenio.

Il giovane gradasso di nome Giuseppe..tornò a casa e si vestì di tutto punto con il suo bel vestito, il suo parere era che il vestito gli stava a pennello…era domenica sera e Giuseppe subito si recò ad un albergo in centro, dove la cittadinanza organizzava quella sera un grande ballo in onore del nuovo sindaco, dove erano stati invitati tutti i giovani del paese..

Molte furono le ragazze che notarono Giuseppe, con il suo bel vestito da nobile..bianco e marrone chiaro..ma dopo un po’ essi percepirono che c’era qualcosa di strano, era troppo il contrasto che c’era tra i modi di quel ragazzo, che erano goffi, e quel che significava quel bel vestito..eh si! erano proprio notevoli le disparità….

I modi del ragazzo risultavano sgarbati e da ignorante….si grattava spesso la testa ..stava seduto scomposto, masticava e sputava tabacco nelle sputacchiere..e si puliva a volte il naso con le mani..le ragazze per bene, le più belle che notarono questo comportamento.. gli dissero..”ma dove lo hai rubato questo vestito?..di certo non è tuo!..non sei degno di cio’ che stai indossando!” e lo lasciarono da solo, infastidite dai suoi modi poco educati..

“Nemmeno sa conversare in modo istruito e con cognizione!” affermarono i genitori presenti…eh si! il vestito attirava l’attenzione di tutti i presenti su Giuseppe è vero…ma allo stesso modo faceva capire che quel ragazzo non era un vero nobile…

Il regalo che scelse Giuseppe, aveva infatti una magia, era quello “il vestito della coerenza” se la persona non era degna di indossarlo..se nella vita non era un idealista..esso evidenziava a causa della sua magia… le lacune e i difetti del carattere e la ignoranza…di chi lo indossava, costui rischiava grosso…

Infatti Giuseppe era per davvero ignorante e maldestro..e le ragazze lo capirono e si stufarono presto di lui..e nel sentirlo parlare con quel tono di voce arrogante e aspro..capirono cosa egli era veramente dentro ..”un prepotente maleducato!”.

Il ragazzo di nome Giuseppe avvertì tutto questo all’improvviso, vedendo le occhiate di rimprovero dei presenti, reso di malumore, decise di allontanarsi dalla festa.

Il giorno dopo Giuseppe prese in antipatia il vestito, e decise di cambiare al più presto il vestito da persona nobile da un rigattiere con 20 denari..e si comprò con quei soldi un panino al prosciutto e un bicchiere di vino…e non ne volle più sapere di tutta quella eleganza…

Invece il ragazzo pìù tranquillo, tale Eugenio, che aveva accettato malgrado tutto il piccolo anello di argento di poco valore..stava quel giorno contemplando il suo regalo.

Prese l’anello di argento e se lo mise al dito..e si accorse vedendo la sua mano così adornata, che qualcosa cambiava tutto intorno..qualcosa cambiava dentro di lui…la sua suggestione migliorava.

Il ragazzo Eugenio con l’anello al dito..diventava ogni giorno più padrone di se stesso.. come per magia.

Le sue opinioni, se dichiarate, non erano mai contestate e l’anello causava in lui una magia buona:..dovete sapere che il ragazzo era sempre stato trattato male dal prossimo che approfittava spesso di lui sia in famiglia che tra gli amici…ma da quando cominciò a portare al dito quell’anello qualcosa cambiò per Eugenio..quel che diceva sembrava avere più valore per gli altri…

Ad esempio il ragazzo affermò un giorno che la fidanzata di cui era innamorato, era la più bella del paese e nessuno dei presenti sentì il bisogno di dichiararsi contrario al suo parere… un po’ per una improvvisa intenzione che li prese di essere educati, ed un po’ forse perchè la ragazza era davvero bella… chissà!

Un altro esempio, il ragazzo un giorno per vivere da sposato con la sua futura moglie acquistò una casa…e decise l’arredamento senza sentire consigli…e poi affermò che essa era la casa più bella del paese..e nessuno infatti gli contestò ne il prezzo speso, ne la bellezza della casa comperata e arredata..un po’ per una improvvisa educazione che li prese, un po’ forse perché la casa era davvero bella..chissà!

Un altro esempio, conversando al pub con gli amici, bevendo birra, Eugenio affermò che si poteva mangiare e bere come si preferiva …vietando ugualmente però di nutrirsi di cose velenose e dannose alla salute, e nessuno infatti gli contestò ne la libertà che consigliava e nemmeno quello che vietava,..un po’ per una improvvisa educazione che li prese di farsi i fatti loro, un po’ forse perché ritenevano che era vero che a tavola si è liberi di mangiare quello che si vuole, e quindi era giusto così..chissà!

Tutto questo era invece causato da una magia, era la magia dell’anello che aveva al dito, pensava il ragazzo, esso aveva un potere.

Disse a se stesso “Di solito i miei amici non perdono mai una occasione per mettermi in difficoltà, mi sono sempre contro, ritengono facile comportarsi così con me, ma questa volta no…eh! si!” ora gli amici davano sempre ragione ad Eugenio..era lui il capo.

Infatti quello che aveva ricevuto in regalo Eugenio..era “l’anello del capo” la cui magia difendeva dalla contestazione altrui.

Il ragazzo Eugenio per mezzo di quell’anello di argento diventò finalmente padrone di sè stesso e visse felice e contento per il resto dei suoi giorni, tutti erano sempre d’accordo con lui, le sue opinioni non erano mai contestate…in quanto è “sentirsi liberi delle nostre opinioni” che ci rende felici..e “l’anello del capo” aveva questo potere da far provare a chi lo aveva al dito.

morale:

La vita dimostrò ai ragazzi che la vera felicità è quella che dura nel tempo non quella che deriva dalle cose materiali di più valore..e non sempre c’è bisogno di essere opportunisti per ottenere questa felicità..

L’anello di argento, aveva un valore materiale inferiore, ma aveva in lui però il potere di allontanare, da chi lo metteva al dito, “il disturbatore del libero arbitrio” …e rendeva di conseguenza contento il suo possessore..è questo un grande dono che vive in chi è protetto dalle fate delle favole.. .

Fine

autore: Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2007)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: Antonio l’egoista (per adulti)

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(racconto di tipo nero e bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 25 minuti

FAVOLE DI EGIDIO..

ANTONIO L’EGOISTA..

INTRODUZIONE: era egoista e pieno di orgoglio e consigliava la gente del paese a non aiutare i bisognosi, non riteneva giusto aiutare, poichè affermava che non era onesto vivere con l’aiuto degli altri…..ma..

Favola: Antonio l’egoista

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, un paese agricolo simile a quelli che si trovano in Lombardia, viveva in questo paese una persona molto egoista, così egoista che non voleva mai aiutare nessuno..perché diceva che la gente doveva saper badare a se stessa senza sperare nello aiuto di altri..”e la gente deve anche imparare a risolvere da sola i suoi problemi!” molto spesso sentirono Antonio dire questa frase.

Egli andava nei bar nelle osterie e nelle piazze e ripeteva le sue opinioni che difendevano chi non faceva solidarietà ai bisognosi..era conosciuto in paese come Antonio l’egoista..

“Sappiate che chi va con lo zoppo impara a zoppicare…che è un imparare che non serve a niente, anzi praticare la solidarietà al parere mio, che mi chiamo Antonio, offende l’essere sano della persona..si deve vergognare chi chiede aiuto!”..diceva Antonio l’egoista a tutti quanti.

“Sappiate che chi comprende l’aver errori nella vita e dice per ottenere aiuto:

“che si può anche avere errori… è dice che questo é comprensibile e normale…dice così perché tanto c’è chi vi aiuterà in caso di bisogno, ma questo dire causerà in voi un abbassamento del livello di attenzione, che vi causerà errori nel domani!”…così ribadiva Antonio mentre beveva il suo vino nella osteria circondato dai suoi paesani .

E così per tutta la città..tra la gente ascoltando le parole di Antonio, si diffusero ovunque istigazione all’egoismo e all’indifferenza dei problemi altrui…e tutti temevano che aiutare gli altri causasse sfortuna alle loro famiglie.

Persone sole ad esempio: donne nubili, uomini celibi, vedovi, disoccupati, adulteri, falliti e povera gente insomma…non erano più aiutati psicologicamente ne materialmente da nessuno..questo perché Antonio consigliava di non aiutarli per motivi magici e di superstizione e infatti aggiungeva: “chi aiuta le persone che hanno sbagliato..é obbligato ad aiutare nel far rimanere in vita il loro spirito erroneo… che di solito è depresso..e dove vivranno questi spiriti tristi?..vivranno in chi li ha aiutati..faranno la loro casa nella mente di chi li ha aiutati…infatti devono tenerli loro gli sfigati…quelli che dicono sempre di aiutare! .per il motivo che essi consigliano così devono quindi cominciare loro a dimostrare di far solidarietà spirituale e dar loro consolazione a quegli sfigati, non io che la penso diversamente….”

Antonio l’egoista continuò dimostrando ulteriore cattiveria: “Io invece non voglio fare questo sacrificio di far solidarietà a chi non merita..secondo me è da sprovveduti aiutare chi ha sbagliato…la gente deve essere ben motivata a prestare molta attenzione nella vita per la vecchiaia che vivranno….la gente deve temere di sbagliare, ad esempio un animale sperduto lo aiuterei, poichè non ha le capacità di badare a se stesso, ma aiutare un essere umano no! si deve pretendere di più dagli uomini!” diceva Antonio l’egoista a tutti..

E tutti si dimostravano convinti a considerare come consigliava l’Antonio:

“chi consiglia di portare un ombrello al braccio quando si cammina per il paese, causa il piovere su se stesso e su gli altri…ed è per questo che piove in paese..tanto c’è l’ombrello pronto..tanto c’è il rimedio.. per questo piove..infatti pensate..se l’ombrello non esisterebbe..forse non pioverebbe mai!”.

Per dar ragione ad Antonio, e c’è da ridere …tutti temevano di portarsi dietro il vero ombrello per prudenza.. perché temevano di essere accusati di essere stati loro la causa di un eventuale recente acquazzone oppure di una alluvione…ed avevano anche vergogna se qualcuno pensava questo di loro…

Gli amici di Antonio facevano comizi molto convincenti…ed ogni giorno qualcuno in più si univa al loro pensare.

E passarono i mesi e il nostro amico Antonio si sentiva forte e sicuro di se, talmente forte e sicuro di se che cominciò senza rendersene conto a rischiare..a prendere decisioni affrettate..

in quanto diceva a se stesso: “io non comprendo chi sbaglia, quindi secondo il mio ragionamento non mi possono capitare ne errori ne disgrazie… ne soffrirei troppo….é certo che è così…non comprendo lo sbagliare quindi è certo che non mi capiteranno errori..poichè gli errori capitano a chi li ha di già …secondo loro tanto esiste chi ti aiuterà.”

Dovete sapere che i capi religiosi del paese, vedendo la gente sempre pronta a discriminare e mai a far solidarietà nei riguardi di chi aveva commesso errori e si era impoverito …capirono la cattiva influenza sulle persone cristiane che quel tipo di nome Antonio causava..e nelle loro preghiere si lamentarono con il Signore.

Ma prima decisero di dare un avvertimento, un buon consiglio, una possibilità a quella persona egoista di nome Antonio..

E fu così che due persone sante, un frate ed una suora, andarono a trovarlo, per farlo pentire delle parole che diceva nelle osterie, e nei comizi urlati in piazza alla gente ai danni del metodo cristiano..

Essi chiesero ad Antonio: “Antonio diventa buono, non essere iniquo, permetti a chi vuole fare la carità di compiere buone azioni e non dire di vietare di dare aiuto a chi vuole aiutare i perdenti, i falliti, i poveri..poiché rischi di finire all’inferno alla fine del mondo se continui a dire queste parole!”

Ma Antonio si alzò dalla sedia ed adirato, rovesciò il tavolo di casa in preda alla rabbia nel sentire parole che lo rimproveravano e disse urlando: “Via da qui! Voi siete poco furbi! Io dico che non è giusto fare sacrifici per gli altri…la povertà e la sfortuna sono castighi divini..di conseguenza non bisogna fare solidarietà ai bisognosi..si commette un ingiustizia nei riguardi di chi ha deciso questo destino per loro!”

Spaventati e sgomenti il frate e la suora, si allontanarono dicendo di Antonio: “Che il Signore lo perdoni!”

Si ritrovarono poi tutti in chiesa per pregare per la conversione di quell’egoista e cattivo cristiano…..

“Ti preghiamo oh! Signore”..dicevano i religiosi…”possibile che quel tipo di nome Antonio con tutte le cattiverie che dice, stranamente non abbia mai avuto momenti di sfortuna…meriterebbe chissà quali malanni…in questo modo la gente capirebbe che le cose per chi è un egoista…finiscono male prima o poi.”

E così nelle chiese si pregava per la conversione di quel tale Antonio che disapprovava fare solidarietà ai poveri..tutti speravano che un miracolo lo facesse ragionare meglio..

Dovete sapere che esistono forze misteriose nell’universo..ad esempio il Caso e la Coincidenza…. essendo esse forze sperimentatrici ed incontrollabili, che molte volte si divertono a mettere in difficoltà la vita della gente, esse decisero  di voler capire cosa si prova a far sbagliare quel tipo lì..quell’egoista di nome Antonio….

Quel tale Antonio incuriosiva tali forze del destino… e così, quando Antonio un giorno disse per l’ennesima volta che:

“non bisogna perdonare chi sbaglia, poichè dicendo così, si commette una ingiustizia verso chi è stato attento!”…qualcosa deve essersi sconvolto nell’Universo astrologico poiché la fortuna cambiò all’improvviso percorso..

Dovete sapere che il nostro amico Antonio fu così preso dall’entusiasmo della sua teoria egoista, che decise nuovamente di continuare ad agire facendo cose azzardate di tipo commerciale..

Si sentiva così sicuro di se a causa della sua superbia, che ad esempio decise un investimento in banca rischioso, che dopo pochi giorni risultò però dannoso, dopo qualche settimana infatti da quell’ investimento, in tutta la nazione ci fu una recessione economica..che rovinò la banca milanese dove Antonio aveva investito il suo denaro..

E il nostro amico Antonio da ricco che era, diventò per questo più povero.

Accadde anche un problema nel lavoro, ad Antonio gli si ruppe il nuovo trattore che aveva comperato mediante internet a poco prezzo, lo aveva infatti comperato da una azienda che si trovava in Russia perché diceva: laggiù i macchinari costano molto meno..

sentirono dire Antonio che: ” io non comprendo che è facile fare errori e quindi non sbaglierò di certo nel prendere questa decisione!”

ed invece stranamente per lui, il trattore dopo qualche mese si ruppe nel motore e per aggiustarlo, si accorse troppo tardi, che costava di più che comprarne un altro, per motivi di contratto che però erano scritti in piccolo, risultava infatti che bisognava finanziare il trasporto del  trattore nella lontana Russia con il treno e questo non era vantaggioso al portafogli di Antonio..così il nostro Antonio buttò il trattore in una rottamazione…e le sue terre restarono non arate nel giusto modo e nel periodo climatico che era necessario…il successivo raccolto di quell’anno, per questo motivo, andò male e Antonio diventò ancora più povero.

Nei giorni a seguire al nostro Antonio ebbe un’altra sciagura, stranamente crollò la palazzina che il nostro amico si era fatto costruire anni prima per scelta in riva al mare nel sud di Italia, in una zona dal bel paesaggio marittimo, ma però Antonio non sapeva che quella zona era facile ai terremoti..ingenuamente si era fidato dell’ingegnere edile nominato da  soci sprovveduti

infatti l’ingegnere edile commise un errore organizzativo, non consultò un esperto geologo.. la casa fu costruita in prossimità di una falda sismica e tendente al bradisismo e questo errore di costruzione  causò ad Antonio un incidente che lo rovinò economicamente…la casa crollò per i difetti del terreno delle fondazioni e Antonio dovette pagare i danni…egli diventò per questo ancor più povero.

In seguito a queste sfortune che secondo Antonio capitavano senza motivo, ed era vero, ma secondo me c’era lo zampino del Caso e della Coincidenza, il nostro amico fu ridotto sul lastrico e con molti debiti da pagare.

Antonio resistette un anno..qualche altro mese…ma poi le difficoltà diventarono troppe ..ma fu di parola come aveva promesso a tutti…Antonio nonostante fosse impaurito per la sua salute a causa della povertà continuata e per lo stress conseguente…non chiese mai aiuto a nessuno….nemmeno allo stato…

Si dimostrò un vero uomo integerrimo, il nostro Antonio pur nella difficoltà non chiedeva aiuto a nessuno… e tutti quindi si complimentarono, ricordando quanto Antonio fosse coerente con i suoi modi egoisti e insolenti del passato nei riguardi di chi aveva dei problemi.

Antonio invece riteneva i suoi errori esatti, infatti per lui erano solo azioni non capite..decisioni sfortunate, ma i suoi vicini intanto si ricordavano di quel che diceva anni prima a tutti e infatti girava nel paese una voce che diceva :”Vedrete che pur soffrendo Antonio non chiederà mai aiuto a nessuno!”.

Per superare il freddo inverno infatti ad Antonio, poichè in povertà, capitò che non gli restava altro da fare che bruciare nel camino i mobili vecchi della sua casa.

Tutti ricordavano le sue parole dette al bar con cinismo: “ricordate egli diceva: se aiutiamo gli altri poi comprendiamo che c’è un rimedio al commettere errori e questo ci renderà faciloni e volentieri allo sbagliare nella vita, perché vivremo sapendo che si può vivere dell’aiuto di altri..e quindi per evitare questo vivere facile… non si deve aiutare chi ha problemi…” e così nessuno dei vicini, ricordando queste parole da lui dette, nessuno si offrì di aiutarlo..Antonio li aveva ormai convinti purtroppo a questa maniera..

Fu così che tutti per incoraggiarlo si congratulavano con lui del suo spirito di ostinazione ..che consigliava Antonio ad essere integerrimo nelle buone intenzioni di non chiedere mai aiuto a nessuno…”è proprio una persona di parola quell’Antonio…non chiederebbe aiuto gratis nemmeno ai dottori!”.

“Antonio… è strano che tu hai questi problemi..ma grazie al tuo soffrire per aver sbagliato, molti staranno più attenti nel domani… vedendo quanto soffri per la tua povertà… saranno tutti più prudenti nell’investire denaro e nel comperare case..quindi continua pure a soffrire che ci rendi attenti!”

“Caro Antonio con il tuo esempio di non chiedere aiuto mai a nessuno.. il prossimo non sarà obbligato a fare solidarietà..poichè come dicevi tu in passato..”è da sprovveduto fare solidarietà a chi ha dimostrato di non aver capacità”….ricordi Antonio dicevi così!” affermavano i paesani al mio parere per prenderlo in giro, dicevano così per scherzare..probabilmente ridevano della ostinazione e dell’orgoglio che Antonio stava dimostrando….

Passarono i giorni ed i mesi e nessuno si degnava di aiutare Antonio..anche perchè lui non chiedeva aiuto…e poi nessuno aiuta volentieri gli egoisti ed è così che chi ha predicato l’indifferenza al prossimo molte volte la subisce:…

“troppo comodo cambiare idea quando si è nel bisogno…e poi Antonio non ci chiede aiuto..meglio così per noi..risparmieremo risorse che saranno utili ai nostri figli!” dicevano così le autorità del paese.

Il povero Antonio a causa dell’arrivare di una altro inverno ancor più gelido, si ammalò di febbre poiché non aveva il denaro per finanziare il riscaldamento in casa e dopo tre mesi ..essendo solo nel suo letto e senza l’aiuto di una infermiera… tra un colpo di tosse e l’altro, stette male in modo grave finché morì di polmonite ..e le sue ultime parole furono in solitudine:” muoio! ma sono stato di parola non ho chiesto aiuto gratuito nemmeno al dottore!”.

Nessun paesano partecipò al suo funerale poiché era il funerale di un fallito..qualcuno tempo prima, aveva infatti convinto la gente che portava sfortuna partecipare a quel tipo di funerali..

Antonio fu seppellito con poca spesa poiché il comune finanziò, in quanto suo dovere civile, la sepoltura…..fu messa per lui una tomba con una lapide anonima e grigia… e nonostante il rispetto cristiano che si ha per i defunti…alla sua tomba fu dato un angolo remoto del cimitero del paese..in un luogo dove nessuno passava mai a portare dei fiori.

La gente che camminava per il cimitero ed incontrava casualmente la sua tomba… si ricordava di lui e diceva mentre osservava la sua lapide:

” Antonio è stato di parola fino all’ultimo.. ha dimostrato fino all’ultimo che non ha mai avuto bisogno dell’aiuto del prossimo!”…”Antonio poteva forse prolungare la sua vita, chiedendo aiuto a qualcuno, ma ha preferito obbedire al suo orgoglio e morire prima del tempo!”.

Passarono gli anni e tutto il paese si dimenticò finalmente di lui e di quel che consigliava…e

Le organizzazioni parrocchiali riuscivano meglio a  convincere i tanti di aiutare chi aveva problemi…rendendo molto contenti i bisognosi, forse perchè tutti pensavano che a comportarsi come suggeriva Antonio, si rendeva adirato il Signore del Cielo..poiché avevano capito che la fortuna molto spesso decide di aiutare solo chi è simpatico e chi è altruista..poichè bisogna fare del bene per avere fortuna…

Morale:

non è il dire che: “ errare nel lavoro é umano! tanto c’è la solidarietà cristiana che ci pensa!” non è questo che causerà il nostro sbagliare,

Dovete sapere invece che la mentalità di chi di solito crede nella Provvidenza e nell’aiutarsi l’un l’altro, è più facile all’ottimismo, per questo in un modo o nell’altro chi permette a se stesso di chiedere aiuto a qualcuno, raggiunge i suoi obbiettivi più facilmente…

solo costoro riusciranno a essere contenti nella loro vita…in quanto non avranno mai paura di viverla..

Pensiamo quindi che la sfortuna e la malattia sono forse causate dalla Casualità e dalla Coincidenza, non dalla nostra filosofia esistenziale, e nessuno può impedire, nonostante impegno e volontà..che capitino errori nel lavoro..

poichè l’essere umano, molte volte si è dimostrato vulnerabile nelle sue capacità..ed a volte la sola solidarietà del suo prossimo è l’unico modo per risolvere i suoi problemi..

Fine

(Milano Ottobre 2010)

Autore: Egidio Zippone

Giudizio: serio, interessante

voto (da 5 a 10): 9

 

 

Favole di Egidio: La maga Circe (per adulti)

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(racconto di tipo verde)

FAVOLA DI EGIDIO..

LA MAGA CIRCE

INTRODUZIONE: Una maga pensava che trasformare gli uomini peccatori in animali fosse necessario a farli restare vivi..ma il re e la chiesa erano contrari sembrava loro esagerato secondo loro era preferibile utilizzare altri metodi..

INIZIO

Favola: La maga Circe

C’era una volta, nel mondo delle favole, nel simil periodo storico chiamato medio-evo, una maga che viveva facendo stregonerie ed incantesimi..ed il suo nome era maga Circe…si diceva che la maga a causa della sua conoscenza magica, fosse viva da più di mille anni..ma la verità non la sapremo mai..

Una delle magie più riuscite della maga Circe, era quella di trasformare gli uomini in animali, la maga Circe riteneva questa stregoneria un modo per far restare vivo chi era odiato da tutti, questo capitava quando la persona si comportava in modo immorale, quindi era quello un modo di aiutare le cattive persone…….

Secondo la maga Circe, quando una persona era odiata dai suoi simili, doveva scegliere tra una condanna a morte mediante bevanda velenosa, oppure accettare la trasformazione in un animale mediante filtro magico, il parere della maga Circe era che l’importante era di sopravvivere e quindi molto spesso la maga consigliava al reo di accettare la trasformazione in un lupo oppure in un asino… chessò in un maiale…

La maga dicendo parole magiche e facendo bere dei filtri magici ai predestinati, riusciva a trasformare le persone cattive, che avevano sbagliato in modo grave, in cervi, asini e lupi…permettendo loro così di restare in vita ed spiritualmente in pace evitando i tormenti che hanno di solito le persone odiate dall’umanità…

Qualcuno tra la gente era contento di questa magia, le vittime della magia avevano ottenuto quel che si meritavano, ma altri temendo la diffusione nel mondo di tali espedienti e stregonerie, vollero dissuaderla, e così avvisarono il re e la chiesa, delle sue magie pericolose all’orgoglio umano di essere persona…

Il re comandò subito il suo arresto e la chiesa decise di farle subire un processo a porte aperte per darle una lezione…

I soldati comandati dal re, andarono al casolare di tale maga Circe, sfondarono la porta, e trascinarono la maga fino al luogo dove si sarebbe deciso il suo destino..

Dovete sapere che il re e tutti i nobili, ritenevano sbagliato paragonare l’essere umano agli animali, poichè gli animali erano sporchi e ignoranti e non comprendevano ne la bellezza ne la poesia.

Dovete sapere che anche la chiesa e tutto il clero ritenevano sbagliato paragonarsi agli animali, poichè gli animali sono disordinati e poco obbedienti alle regole del Signore..e quindi sono un pessimo esempio per tutta l’umanità che si vuole morigerata.

Molti sacerdoti vietavano anche loro di paragonare l’essere umano ad un animale..secondo loro era pericoloso alla intelligenza umana..aver come esempio la libertà che hanno gli animali di uccidersi e di divorarsi tra loro, era quella una libertà molto pericolosa..

Per questi motivi la chiesa ed i nobili, insieme, volevano condannare alla reclusione a vita la maga Circe, volevano imprigionarla in un’alta e fredda torre per tutta la sua vita..con l’accusa di essere una strega..ma vediamo cosa stava per decidere il tribunale sull’argomento..

Prima che fosse deciso il verdetto, la maga chiese all’assemblea riunita di parlare in sua difesa, ottenuto il permesso, così affermò:

“Cari Signori, la maggiorparte del popolo, secondo me, non ritiene pericoloso di paragonare l’essere umano ad un animale…poichè questa interpretazione umile della vita, permette al povero di farsi una ragione dei problemi che vive, permette di farsi una ragione dei suoi difetti e della sua vulnerabilità, e gli permette anche di dare valore alle libertà e di essere indifferenti alle incoerenze della sessualità, che tanto divertimento danno alla gente …sia ricca che povera..”

La maga Circe stando in piedi…aggiunse:

“Voi re quando con l’aiuto dell’esercito..imponete la vostra forza sui più deboli..quando rifiutate di fare solidarietà al povero ed al rifugiato, poiché temete di impoverirvi, e non volete rinunciare a parte delle vostre ricchezze per correre in loro aiuto..state utilizzando la saggezza del regno animale…che dice prima aiuto i miei figli e poi se ci sono risorse forse aiuto anche gli estranei..

Voi re, in quel momento vi state paragonando e imitate la furbizia di un animale..è state utilizzando una libertà che gli animali hanno..l’essere egoisti con il prossimo difendendo ad ogni costo la propria specie ed il proprio territorio…

Infatti l’atteggiamento che avete in quel momento é permesso dalle leggi della natura, che vogliono che il più forte sia indifferente alle difficoltà del più debole, il vantaggio é che in questo modo si ottiene una selezione più severa delle specie viventi, permettendo solo al più forte di vivere, tornando alla umanità in questo modo al parere dei forti si rafforza l’essere umano ricco causando invece la morte per fame di chi è povero..in quanto il povero dimostra di non avere capacità…quindi secondo la natura si compie una selezione naturale utile alla umanità”

La maga Circe si rivolse allora a tutti i presenti e continuò:

“Voi sacerdoti quando vi imponete come consigliere spirituale di chi ritenete più ignorante di voi, e fate anche l’esempio che la comunità cristiana è come un gregge di pecore e che voi siete di diritto l’unico pastore, voi in quel momento vi ritenete di essere gli unici buoni consiglieri del mondo cristiano, essendo comandati dal vostro Credo ad averne cura, in quel momento voi cari Sacerdoti paragonate l’intera comunità ad un gruppo di animali ignoranti e paurosi..

infatti molte volte avete detto che l’umanità che non obbedisce al Signore è pericolosa come un branco di lupi in inverno..mentre la gente che voi preferite é mite ed obbediente come sono infatti le buone pecorelle del gregge..”

La maga Circe per concludere disse:

“Ritengo quindi che il paragone dell’essere umano ad animali, sia utile agli argomenti di tutte le parti che compongono la società umana..e che il peccato di aver paragonato l’essere umano ad un animale sia un peccato non grave…poichè molto diffuso tra la gente..

Gli animali vogliono restare liberi, ed in buona salute, nonostante l’uomo approfitti della loro vita, infatti il cavallo ad esempio nasce libero in natura e si ribella alla sua cattura, lotta per restare libero…ma poi l’uomo disponendo di una forza maggiore lo addomestica usando le briglie, gli speroni e la frusta..ed il cavallo si rassegna ad aver perso la libertà..proprio come molte persone selvagge hanno fatto, psicologicamente rassegnate che sono state vittime obbligate dei consigli della chiesa e dell’aristocrazia..

Sia chi lotta per i suoi diritti..sia chi accetta di fare parte del sistema iniquo..ha un atteggiamento simile agli animali…l’umanità si divide in persone simili agli animali selvaggi e persone simili agli animali addomesticati.. la lotta per la sopravvivenza è comune a tutti..”

La maga Circe aggiunse:

“Di conseguenza cari Signori, io mi prendo la libertà di trasformare in animali chi voglio..e quando voglio… poichè non lo ritengo un danno ne una novità per gli scopi e le furbizie dell’umanità…

Detto questo, tutti i presenti restarono in silenzio in quanto perplessi, e la maga, approfittando di questo, facendo un gesto con le mani..scomparve..svanì all’improvviso in una nube grigio-verde..ella diventò all’improvviso simile ad un vortice di aria, ed uscì volando via da una finestra aperta della stanza..lasciando allibiti tutti i presenti……

Riavutasi dallo sgomento, l’assemblea, essendo scomparsa l’imputata, decise che il processo non si poteva più continuare e così l’inquisizione fu interrotta…ed la gente presente ancora stupita dagli eventi, fu invitata dai soldati a tornare a casa propria .

Ma qualcosa era cambiato nella mente e nei pensieri delle autorità di quella regione..

Il paragone dell’essere umano con gli animali era adesso stranamente capito da chi governava il potere degli eserciti e quello religioso….qualcosa cambiò nel modo di giudicare la vita della gente..

Dopo qualche mese il re dichiarò la sua intenzione di organizzare nel suo governo, una nuova assemblea di persone, che chiamò “l’assemblea degli animalisti”, dicendo che avrebbe accettato i loro consigli nel suo governare.

Il re aveva capito che effettivamente aveva dei vantaggi anche lui a paragonare l’essere umano agli animali, in questo modo era libero di governare senza scrupoli, e di sfruttare il popolo senza ritegno in ogni maniera….ma si! avrebbe anche pensato con più riguardo al problema ecologico e alla natura…….

I sacerdoti decisero che l’uomo ateo poteva ritenersi un animale se voleva..forse non tutti gli uomini erano stati creati dal Signore…forse una buona parte si è creata spontaneamente da sola quindi dalla Natura…si dicevano queste cose poichè i religiosi avevano capito che l’ateo non avrebbe mai accettato i loro consigli, che erano secondo i preti i consigli del Signore.

Questa novità permise alla Chiesa successivamente di inquisire più facilmente gli atei, resi meno potenti da quella suggestione, di interrogarli e di obbligarli con prepotenza alla moralizzazione di chi é considerato un selvaggio.. in modo da persuaderli ad educare i loro figli nella giusta maniera, si sarebbero così abituati con una persuasione severa al rispetto di ciò che era sacro per il mondo religioso..li avrebbero domati..

E alla maga Circe chiederete voi…cosa gli capitò?

Ella scomparve e non si seppe più niente di lei, dovete sapere che la maga Circe conosceva i segreti del restare viva e giovane nel tempo…chissà forse vive ancora adesso… ma nessuno sa dire dove…

Morale: siccome siamo solo uomini e donne ed è solo l’amicizia del Signore per noi che ci fa sentire esseri superiori, ed è dimostrato che abbiamo bisogno di avere nella vita un consigliere che ci aiuta nel momento di prendere decisioni..il paragone con gli animali diventa possibile…soprattutto con la pecora in quanto essa è un essere mite e volente una vita tranquilla, pur avendo la sembianza di un essere umano ugualmente bisogna cercare di restare umili nel giudicare noi stessi..poiché di certo non siamo sapienti come gli angeli..non siamo simili agli animali è vero, ma nemmeno siamo angeli..

L’importante per noi umili creature, che mai nessuno offenda il Volersi Santo del Signore, soprattutto nessuno deve dire le parole cattive che l’avvertimento delle Santo Vangelo dissuade…in questo modo la speranza di essere perdonati dei nostri peccati diventa possibile..e la pace spirituale che ne segue diventa nostra..

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Autore: Egidio Zippone

(Milano, Settembre 2016)

Giudizio: originale

voto (da 5 a 10): 9

 

 

Favole di Egidio: Baprettoscù e le fate

paesaggio

 

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(racconto di tipo verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 30 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

BAPRETTOSCU’  E LE FATE

INTRODUZIONE: Ogni destino è influenzato da doni e regali magici, che riceviamo da spiriti amici, Baprettoscù riuscirà a vincere le difficoltà che la vita gli porterà con l’aiuto di tali doni? Le fate esistono e lo aiuteranno nel suo destino…

Favola: Baprettoscù e le fate

Inizio

C’erano una volta, nel paese delle favole, molte creature magiche.

Essi si chiamavano: folletti, fatine, elfi dei fiori e tanti altri nomi, ma tutti differenti e distinguibili nell’aspetto tra loro.

Tra questi esseri magici esisteva anche uno spiritello che confondeva un po’ il tutto, egli aveva una aspetto di uno spiritello simile ad un elfo, però sembrava anche un folletto, era un misto di somiglianza, molti lo prendevano in giro perché non si capiva quello che fosse, “forse è un folletto con le ali!” diceva qualcuno, “forse è un elfo con il berretto!” diceva qualcun altro, questo piccolo essere però aveva un nome e si chiamava Baprettoscù, che nel linguaggio degli elfi significa “creatura carina”

A causa di questa confusione nel giudicarlo Baprettoscù aveva un desiderio molto forte, diventare bambino umano e appartenere alla realtà degli uomini, in questo modo sarebbe diventato finalmente una creatura vera…finalmente sarebbe stato credibile.

Fu così che per volere delle fate importanti e degli spiriti supremi, che una famiglia di contadini un giorno trovò davanti alla porta della loro casa, in un paniere, un neonato, felici lo accolsero con amore e dissero “finalmente abbiamo un figlio ed è maschio”.

La famiglia scelta dalle fate era una famiglia modesta e tranquilla, abitava in una casa di campagna, vicino ad una foresta ed avevano tutto quello che serve per allevare un bambino.

I due contadini adottivi del bambino, erano molto felici dello arrivo di un figlio maschio, e quando dovettero decidere come chiamarlo, pensarono ad un nome importante e decisero che quel nome doveva essere Baprettoscù, che coincidenza…probabilmente fu deciso così a causa di una magia delle fate.

Il padre di Baprettoscù, era un contadino buono, aiutava gli animali nella loro salute, curandoli con le erbe mediche del bosco, si preoccupava inoltre di allontanare i bracconieri e distruggeva loro le trappole, i bracconieri erano malvagi mettevano trappole sui sentieri per catturare gli animali, gli animali andavano aiutati.

Il padre di Baprettoscù era inoltre un marito fedele, ed anche obbediente suddito del re di quelle terre.

Il re di quelle terre, di nome Albino, aveva sempre problemi a causa dei popoli che abitavano ai confini del suo regno, i re di questi popoli erano molto ambiziosi e guerrafondai, molte volte il padre di Baprettoscù era stato chiamato alle armi per combattere in difesa della pace del regno.

Ma torniamo al nostro protagonista, il bambino Baprettoscù.

Al compimento del suo primo anno , Baprettoscù, forse perché il padre adottivo era un uomo stimato, oppure perché lo spirito del bambino era un’anima magica, sta di fatto che le fate del bosco, di loro iniziativa, tutte in fila ad una ad una, si avvicinarono durante la notte alla culla del bambino, quando i genitori dormivano nei loro letti ignari, per portare al bambino i loro doni fatati, questa era una tradizione voluta dai tempi e dalle fate e tramandata dagli elfi.

Esse erano fate benigne, il bambino aveva pure qualche mago per amico, quindi i loro doni, in nome di questa amicizia, erano certamente positivi.

La vita dei genitori adottivi del bambino e la origine magica che circondava Baprettoscù, suggerirono a queste fate i seguenti doni.

La fatina che era invisibile, di nome Aurelia donò al bambino:

uno scudo magico ed una spada e disse al bambino : “con queste armi ti difenderai nella tua battaglia per la vita, poiché tutti hanno una battaglia”.

La fatina che era invisibile, di nome Faunina, donò al bambino il potere sul mondo degli animali e disse a lui: “gli animali ti proteggeranno e ti aiuteranno con la loro praticità e la loro libertà”.

La fatina che era invisibile, di nome Terzella, gli dono la capacità di accontentarsi, di vedere e di trovare solo ciò che è buono in ogni giorno, in ogni cosa, in ogni persona, di conseguenza gli dono la felicità e gli disse: “ un giorno avrai una famiglia e questo dono ti servirà”.

Un mago che era invisibile anche lui, di nome Astrolabio, gli regalò “la soddisfazione di dare alle cose considerate inutili significato di utilità, e regalò a Baprettoscù, i diritti di proprietà su un pianeta, quello più lontano, il più piccolo del sistema solare, in quanto non sapeva a chi darlo.

Il mago spiegò che il pianeta, a causa della sua lontananza, appariva inutile alle funzioni astronomiche del sistema solare, esso era infatti il pianeta Plutone… il mago disse nei pressi della culla del bambino, con le fate che erano testimoni di questo dono:” sai bambino il pianeta Plutone è tuo…il suo nome significa “molto ricco” ci guadagnerai se saprai valorizzarlo, in quanto in questo momento esso non vale proprio niente è infatti inutile agli scopi terreni!” e disse inoltre alle fate che erano li… quasi a giustificarsi: “non sapevo a chi dare Plutone e così lo dono a questo bambino!” e detto questo se ne andò ridendo di tutto quel donare…chissà forse davvero Baprettoscù avrebbe trasformato ciò che è inutile adesso, in cosa utilissima domani, dando così valore a quello che aveva.

Infine Amorina la fata più bella, disse avvicinandosi alla culla del bambino:

io dono al bambino, la capacità di far innamorare le donne di lui, io ti dono bambino l’amore di una donna, una donna si innamorerà di te Baprettoscù….e il matrimonio con lei ti porterà felicità.

Detto questo tutti quanti se ne andarono velocemente in una folata di vento, uscendo dalla finestra aperta sul bosco.

Il bambino Baprettoscù crebbe e diventò adulto e subito si dimostrò migliore dei ragazzi suoi coetanei, soprattutto frequentando la scuola del villaggio vicino, Baprettoscù potè dimostrare quanto era intelligente..anche per merito dei doni delle fate.

Ma dopo qualche anno di felicità, arrivarono tempi cupi, nel paese scoppiò la guerra, i popoli vicini diventarono aggressivi ed i giovani di ogni famiglia, furono tutti chiamati all’arruolamento.

Baprettoscù….ritrovò il suo scudo e la sua spada nascosti sotto il letto, e fiero della sua uniforme partì per arruolarsi nell’esercito del re, con la benedizione di suo padre,…egli era orgoglioso di suo figlio ed ora anche il figlio avrebbe combatutto come lui in passato, per difendere la pace nel regno.

Baprettoscù in battaglia, dimostrò molta bravura con le armi e nel combattimento, e fu per questo nominato capitano di una legione dell’esercito del re Albino, in quanto Baprettoscù ne aveva le qualità.

Egli combatté molto bene in battaglia per il suo re, tanto è che lo nominarono capitano di armata sul campo.

Ma non sempre nelle guerre vincono i migliori, il nemico del re era più numeroso di soldati e l’esercito di Baprettoscù successivamente perse la battaglia più decisiva, in quanto Baprettoscù dovette arrendersi, i soldati nemici avevano infatti catturato il re Albino e lo minacciavano di morte, chiesero a tutti i soldati del re catturato, di abbassare le armi e di arrendersi.

Fu così che Baprettoscù diventò prigioniero del nemico insieme ai suoi soldati e fu custodito in un campo di prigionia in attesa di giudizio. Restò prigioniero del nemico per un mese.

Dovete sapere che Baprettoscù, dalla finestra della sua prigione, poteva vedere un cortile dove si trovava una stalla, nella quale si trovavano diversi animali.

Qualcosa nella mente di Baprettoscù si attivò, egli non sempre si ricordava dei doni ricevuti da bambino, ma Baprettoscù cercava una soluzione e chiese pregando le fate, che gli animali lo aiutassero a fuggire da quella triste situazione.

Quella notte, all’improviso dalla stalla, si vide uscire un toro inferocito che dopo una lunga rincorsa, incornò la porta di legno che chiudeva la prigione dove era rinchiuso Baprettoscù. La porta cedette e si frantumò e così tutti soldati prigionieri poterono fuggire, ma essi erano disarmati.

Fu così che tutti gli animali della stalla, buoi, cani, cavalli, galline e perfino capre, si misero a emettere versi ed a correre tutto intorno, essi agitavano con il loro correre creando scompiglio tra le guardie, che dovettero per forza distrarsi dal sorvegliare la prigione e anche dovettero fuggire in quanto le corna del toro inferocito facevano male ed anche le zoccolate dei cavalli imbizzarriti, esse colpivano sulla testa e sulla schiena.

A causa del disordine causato dagli animali, molti soldati prigionieri in questo modo poterono fuggire ed allontanarsi da quel luogo, e si nascosero tutti nella foresta per organizzare una rivolta, erano liberi.

Fuggiti nel bosco, Baprettoscù ed i suoi soldati, dopo aver camminato a lungo per il bosco, giunsero vicino ad una sorgente di acqua, incontrarono in quel luogo la figlia del re che si chiamava Angiolina, mandata incontro a loro per volontà di suo padre il re.

La principessa li condusse al nascondiglio di suo padre re Albino, che era anche lui riuscito a fuggire dal nemico grazie all’aiuto di qualche nobile devoto a lui.

In questo incontro, il re ottenne conforto dai suoi soldati.

In un discorso ai soldati rimanenti il re disse loro che occorreva denaro per organizzare un numeroso esercito e bisognava sperare in una rivincita.

Nel vivere tutto quel tempo nel bosco, capitò che intanto Baprettoscù ed la principessa Angiolina si innamorarono e si promisero in matrimonio.

Per sposare una principessa occorreva il permesso del padre re, ma questi era fortemente preso da un desiderio di rivincita, interpellato sul destino della figlia decise e promise che solo chi finanzierà il suo nuovo esercito potrà, se vorrà, sposarsi sua figlia ed ambire ad ereditare il suo titolo, e quindi negò il permesso agli innamorati.

Il re infatti era povero non aveva più un regno, ed era infelice per aver perso la guerra, aveva bisogno di denaro per armare un esercito e riprendersi il regno perduto, ora viveva fuggiasco nella foresta con i suoi servi, chi l’avrebbe aiutato?

Promettendo la sua bella figlia in matrimonio ad un altro re, forse re Albino ci sarebbe riuscito, con l’aiuto in cambio di un regalo prezioso da parte di questi, avrebbe potuto rinforzare il suo misero esercito.

Baprettoscù che si era molto innamorato di Angiolina, capì il problema, e si mise a pensare come fare ad aiutare lui il re, anche perché voleva lui sposare la figlia del re, ed anche la principessa Angiolina era innamorata di lui.

Dovete sapere che in quelle terre, esisteva una congregazione di maghi chiamata N.A.S.A., essa era da un po’ di tempo preoccupata da una cosa, tale organizzazione era preoccupata per una profezia avvertita dagli astrologhi, tale profezia era scritta nelle stelle, essa diceva che ci sarebbe stato sulla Terra un cataclisma astronomico tremendo.

L’unico modo per impedire la distruzione, l’unica speranza per l’umanità, era riposta in una magia, ma per ottenere questa magia, era necessaria una pietra nera, ed inoltre l’autore della magia doveva risultare proprietario di un pianeta lontano..

Per causare il buon effetto della magia era necessario procurarsi la pietra nera, ma era necessario anche che il pianeta nominato fosse di proprietà di un mago appartenente alla congregazione, occorreva onestà, era questo un capriccio dello spirito magico che circondava il Sole.

“La pietra nera ce l’abbiamo, ma come si chiama il pianeta magico di cui serve essere proprietari?” chiese il Druido, mago dei maghi, agli astrologhi presenti.

“Il pianeta è il pianeta Plutone e purtroppo, oh! grande mago, sappiamo che il pianeta Plutone non é più di proprietà di un mago, quindi la magia non si può più eseguire.” Risposero gli astrologhi.

I maghi affermarono che il Sole si sarebbe ingrandito per un capriccio magico della sua stella, con questo ingrandirsi il Sole avrebbe causato il bruciare di tutti i pianeti più prossimi del sistema solare.

“E’ necessario… bisogna diventare padroni di Plutone”, dissero i maghi…”abbiamo bisogno di essere considerati i padroni di Plutone per fare il miracolo che salverà il mondo”.

Fu così che il mago Astrolabio dovette ammettere con rammarico il suo errore, si ricordò che quel pianeta era stato regalato a Baprettoscù quando questi era un bambino, perché quel piccolo pianeta non lo voleva nessuno, era pensato inutile e aggiunse “così io lo regalai ad un figlio di contadini e chiedo scusa a tutti i maghi.”

Il capo dei maghi si alzò dalla sua sedia e disse: “presto andate da questo Baprettoscù e convincetelo a ridarci la padronanza del pianeta Plutone ad ogni costo.”

I maghi chiesero alla fontana della verità dove si trovava oggi tale Baprettoscù, e partirono per quel luogo.

Dopo avere volato nel cielo notturno, i maghi raggiunsero il bosco dove si nascondeva Baprettoscù.

I maghi avvicinarono il giovane durante la notte mentre tutti nello accampamento dormivano, e chiesero a lui cosa voleva per rinunciare alla podestà del pianeta Plutone e restituirlo a loro, e così Baprettoscù ebbe un idea, egli chiese in cambio della proprietà un forziere pieno di pepite di oro.

Ottenne la promessa di un accordo, e così Baprettoscù divenne improvvisamente ricco, poiché firmò il documento di cessione del pianeta Plutone e ricevette dai maghi in cambio l’oro promesso.

L’indomani Baprettoscù portò l’oro guadagnato al suo re, che potè così in poco tempo armare un esercito arruolando mercenari e con l’aiuto del capitano Baprettoscù lo addestrò.

Organizzato un buon esercito, dopo tre mesi, il re poté affrontare l’usurpatore nemico in guerra e questa volta Baprettoscù ed il re Albino vinsero la battaglia.

Il re Albino finalmente ritornò padrone del suo regno.

Il re mantenne la prommessa e Baprettoscù poté sposare la principessa di nome Angiolina, poichè era stato proprio Baprettoscù a causare la vittoria, finanziando il nuovo esercito.

Passò del tempo, ed il Sole dopo anni cominciò a causare esplosioni sempre più grandi, rispettando così la profezia malefica, e la Terra si trovò ad un tratto a rischiare di essere bruciata dei raggi fiammeggianti del Sole a causa delle esplosioni diffuse che capitavano sulla superficie solare.

Ma nessuno ebbe timore, sapevano che i maghi erano in grado di fare una magia benigna utilizzando la pietra nera, e siccome Plutone era di loro proprietà, la magia riuscì e calmò i capricci del Sole ed la stella che governa il sistema solare tornò saggia e mite e smise di essere pericolosa.

Il pianeta Terra si salvò dalla distruzione per volere e per la magia dei maghi.

Baprettoscù intanto ebbe da Angiolina due figli, uno maschio e una femmina, tutti a palazzo furono felici di questo.

Baprettoscù educò i suoi figli e sua moglie Angiolina ad accontentarsi consigliando loro di vedere nella gente e nelle cose solo il lato migliore…solo ciò che c’è di buono..

Questa educazione rese la sua famiglia ottimista, ed essendo rimproverato il giudicarsi l’un l’altro con pignoleria, essi vissero felici e contenti per sempre.

Passarono gli anni e il re Albino diventato anziano si ammalò e morì.

Baprettoscù in quanto sposo della figlia del re, diventò suo successore legittimo…

Baprettoscù diventò con il tempo un saggio e risoluto re e governò il suo regno con abilità, in quanto permise al popolo del suo regno di imparare dalla vita anche dagli errori, significava per lui imparare a non far capitare errori mai più e soprattutto a non diventarne schiavo, il suo regno era consigliato solo da cose giuste, fu chiamato per questo motivo dai posteri, “re Baprettoscù il saggio”.

Morale: esiste un destino per tutti noi, tutti hanno qualche spirito supremo che vuole il nostro bene e che ci protegge,

e con i suoi doni spirituali tutti noi affronteremo la nostra battaglia per dare felicità alla nostra vita.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Luglio 2015)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: Niccolò e la cetra magica

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

NICCOLO’ E LA CETRA MAGICA..

INTRODUZIONE: Un vagabondo ebbe fortuna e trovò il modo di fidanzarsi con una principessa, ma il suo passato di giramondo ne impedì il fortunato matrimonio..sarà la magia di una cetra a salvarlo..

INIZIO

Favola: Niccolò e la cetra magica

C’era una volta, nel mondo delle favole, un giovane vagabondo di nome Niccolò.

che se ne andava in giro per il mondo in cerca di fortuna….

Un giorno per una strada di un altipiano incontrò un vecchio mago tutto vestito di nero dalla lunga barba bianca, che gli disse:

“ehi tu! vagabondo vuoi guadagnarti una manciata di gemme preziose? Se mi farai un favore, te le farò guadagnare!”

Niccolò rispose : “Se dice il vero signore, mi farebbe comodo guadagnare di certo qualcosa.”

“Fa così allora!.”disse il mago a Niccolò.

“Tu che sei giovane..sali e cammina su quella fune sottile… che è stata tesa tra quei due strapiombi lontani tra loro… che vedi laggiù…io non posso farlo perché sono vecchio purtroppo..

Fatto questo, cammina su per altopiano che raggiungerai, poco distante vedrai una alta torre con una stanzetta in cima, arrampicati su per i mattoni sporgenti, scala la torre ed entra nella stanzetta da una finestra che sta da un lato in alto.

Ma attento, troverai all’interno della stanza un grosso e gigantesco lupo tutto di pelo nero, stai attento a non farti mangiare.

Ma non temere il lupo gigante …se suonerai questo fischietto di legno… che io ora ti darò…questo non capiterà, al suono del fischietto il lupo gigante resterà immobile come ipnotizzato e non ti farà niente.

Il lupo gigante è li per incutere timore ai visitatori sprovveduti, poiché custodisce un tesoro di gemme preziose..tu prendine quante ne vuoi… io ne ho tante…troverai in quel luogo invece una cetra di legno… quella la voglio… prendila di sicuro e portamela mettendola in un sacco.”

Il vagabondo Niccolò, con un po’ di fortuna e l’agilità di un giovanotto, si comportò come gli aveva detto il mago…prima camminò sulla fune tesa tra gli strapiombi…e poi salì su per le mura della torre scalandola.

Arrampicatosi sulla torre, arrivò in cima e riuscì ad entrare dalla finestra che stava di lato…

Niccolò vide il grosso lupo tutto nero… ne fu intimorito e mise subito fiato al fischietto magico datogli dal mago…secondo suo consiglio…suono poche note…

Il lupo che sembrava inizialmente aizzarsi contro Niccolò..per effetto del suono del fischietto…all’improvviso restò immobile..

Niccolò non più spaventato, prese la cetra che stava su una cassapanca..per portarla al mago… e la mise in un sacco..e per se stesso prese molte gemme che stavano all’interno del mobile e le mise invece nel suo largo cappello che aveva in testa.

Rifacendo il percorso al contrario, Niccolò tornò dal mago che lo aspettava dall’altra parte del precipizio.

Appena il mago vide Niccolò..gli corse incontro trafelato..ed esclamò: “presto vagabondo dammi la cetra!.”

“E perché tanta fretta di averla… spiegami signore!” disse Niccolò incuriosito dalla premura..”aspetta voglio provare prima a capire cosa succede a suonarla un po’..sarà come per il fischietto.. forse é magica?”..disse Niccolò intuendo qualcosa.

Il mago tutto vestito di nero non fece in tempo a impedirlo che già il vagabondo si era messo a suonare alcune note con la cetra di legno e cosa accadde?…. all’improvviso comparve in quel luogo il lupo nero gigante della torre…. grosso e minaccioso… che disse poiché sapeva anche parlare, mostrando la sua grandezza a chi suonava la cetra:

“Io obbedisco a chi ha la cetra magica…Comandami padrone!”

Allora Niccolò comprese perché quello strumento era così importante…aveva un potere grande…e furbescamente cominciò a temere che il mago facesse qualche scherzo contro di lui…”cosa farà con l’aiuto di quel lupo il mago ..se prima io gli dò la cetra… forse comanderà il lupo ..contro di me?” pensò il vagabondo..

Intanto il mago sembrò infuriarsi per la disobbedienza di quel vagabondo ingrato…e stava per formulare sue magie..

Niccolò un po’ per difendersi… un pò temendo una grave magia…visto che il lupo gigante obbediva a lui.. ed anche perché ormai il vagabondo e il mago avevano litigato, fu così che Niccolò ordinò al lupo gigante, che si era messo al suo servizio: “Lupo sono io che ho la cetra …divora questo mago!”… ed il mago tutto vestito di nero fu divorato dal lupo gigante in un sol boccone…le sue fauci di lupo diventarono molto grandi ed il corpo del mago ci finì dentro tutto intero.

Fu allora che il furbo Niccolò avendo capito tutto il suo potere ordinò: “Lupo adesso scompari!”.

E il lupo gigante scompari in quel luogo e tornò nella alta torre.

Ora Niccolò non era più povero, ora aveva per se gemme preziose ed anche una cetra magica ed un fischietto magico.

Niccolò felice e contento decise di andare alla taverna più vicina e ordinò da mangiare e da bere..ora si sentiva un vero signore e si comperò anche dei bei vestiti puliti e delle belle scarpe lucide scambiandoli con qualche gemma preziosa.

Mentre Niccolò era alla taverna e stava mangiando, senti dire dalla gente che il re di quelle terre aveva un problema e prometteva una ricca ricompensa a chi glielo risolveva.

Dovete sapere che un gruppo di banditi offendeva la pace del suo regno, saccheggiando e rubando le ricchezze del re, essi erano molto pericolosi, ed i soldati del re non riuscivano a sgominarli, essi si nascondevano nella foresta erano furbi, impossibile trovarli.

Niccolò vestito da ricco signore, decise di andare a colloquio dal re, per chiedere lui la ricompensa..aveva un idea… ora che era diventato un ricco signore, a suo parere lui Niccolò, meritava anche un ricco matrimonio, ad esempio con una bella principessa di sangue nobile.

Niccolò ottenne il permesso di essere ricevuto dal re..egli entrò nelle stanze del palazzo del re e si offri per risolvere il problema che riguardava la sicurezza del regno.

“Cosa vuoi come ricompensa se ci riuscirai?” chiese il re.

“Maestà! le devo dire la verità..Io Niccolò ero un vagabondo.. ma ora sono ricco…quindi ho un unico desiderio..voglio sposare la principessa tua figlia… che so essere molto bella per come la giudica la gente!” dichiarò Niccolò un pò sfrontato..

Il re ascoltò quelle parole con sgomento…dare la figlia ad un individuo poco educato che ha un passato di vagabondo…..giammai!”..pensò inizialmente.. poi ragionando meglio si rassicurò: “ come farà costui, che sembra una nullità, a vincere i pericolosi briganti..di certo morirà.. cosa ho da perdere?”…il re allora decise così..finse di acconsentire e con furbizia promise quindi la mano di sua figlia a Niccolò…

Il vagabondo Niccolò ottenuta la promessa, non si perse di animo…e si avviò per la foresta a cercare il rifugio dei banditi .

Restato solo nel bosco…Niccolò estrasse dal sacco la cetra magica..e la suonò…apparve così il lupo gigante che disse: “Ai tuoi ordini…comanda padrone!”

“Lupo! tu che sei mio servo ed hai potere..va per la foresta e cerca il rifugio dei briganti..e poi legali tutti quanti con una robusta fune, e poi portali quà, che io ti aspetto, che non te ne scappi nemmeno un brigante!” ordinò Niccolò.

Il lupo gigante che era magico.. vagò per la foresta…trovò l’accampamento dei briganti…essi dormivano…e in poco tempo con la sua magia, prima li spaventò e poi con un’altra magia li legò per bene con una robusta fune, e poi scomparve e riapparve con i briganti così legati vicino al castello del re, dove lo aspettava Niccolò.

Il lupo gigante tornò da Niccolò e disse: “fatto mio padrone! i banditi sono tutti prigionieri!”

“Bravo lupo nero..adesso scompari e torna sulla torre!” ordinò Niccolò.

Il vagabondo Niccolò, tutto contento, invece andò dal re a riferire che la sua missione era riuscita e terminata..mai più i banditi avrebbero causato problemi al regno, poiché erano tutti stati rinchiusi nelle prigioni del palazzo…

Niccolò disse:“oh re! Fidanzami ora a tua figlia… la principessa Rosaria… così un giorno ella sarà mia moglie!”

Ma il re fu preso di nuovo da sgomento, giudicando il fidanzamento di sua figlia con un vagabondo..un disonore troppo grande per la sua famiglia nobile e per i suoi antenati illustri.. e pensò: “ per adesso lo accontento..costui ha dimostrato forza ed abilità.. è quindi pericoloso contrariarlo..in seguito gli darò quel che merita veramente e cioè un sacco di legnate….questo vagabondo é un illuso ed è troppo ambizioso.. sarà punito… ma non adesso.”

“Guardie e nobili di corte! sappiate che costui può far compagnia e passeggiare nel parco con mia figlia la principessa, in quanto sono fidanzati!” disse il re a tutti i presenti..che non mancarono di borbottare alla strana notizia.

Mentre passeggiava…mano nella mano… con la principessa Rosaria… per il parco ed i giardini del palazzo del re…nel fare questo… Niccolò era felice.

Ma la principessa Rosaria, questo era il suo nome, si vergognava un po’, era stata ben istruita dal padre re e nonostante suo padre aveva in mente una sua furbizia, il suo turbamento era tanto.

Un giorno, mentre Niccolò la teneva per mano la principessa chiese: “mio futuro sposo, ma come hai fatto quel giorno a vincere e sgominare tutti quei pericolosi banditi e tutto da solo?”

Fu così che Niccolò reso ingenuo dall’amore, rivelò il suo segreto e raccontò della cetra magica che teneva in un sacco e del lupo gigante che stava nella torre.

Quella stessa notte. Rosaria raccontò tutto quello che aveva saputo a suo padre il re.

Il re diede ordine ai soldati di impadronirsi della cetra magica di Niccolò…..le guardie entrarono nella stanza di Nicolò…e subito le guardie si impadronirono della cetra..approffitando che Niccolò dormiva..

Fu così che un mattino, mentre i due fidanzati stavano conversando in giardino, il re si avvicinò a Niccolò suonando la cetra magica precedentemente rubata dal sacco del vagabondo, fu così che apparve in quel luogo il lupo gigante che disse:

“ io obbedisco a chi suona la mia cetra..comandami oh! re!”

Il re disse: “Lupo divora all’istante questo vagabondo ingiustamente ambizioso!”

Niccolò sembrava non avere scampo..ma si ricordò del piccolo fischietto di legno che aveva ancora nella tasca della giacca, lo prese subito e si mise a suonarlo.

A sentire quel famigliare suono…il lupo restò immobile come ipnotizzato con lo stupore del re..che vide la sua iniziativa fallire…subito Niccolò si avvicinò al re, che era reso stranito dall’imprevisto, e gli tolse con forza la cetra magica dalle mani…rimise nella giacca il fischietto e si mise invece lui a suonare la cetra magica..

Il lupo si risvegliò dal torpore e disse: “ comanda Niccolò ora sei tu il mio padrone!”

E Niccolò ordinò, deluso dalla principessa e dal re: “ lupo gigante portami via con te…lupo gigante tutto nero portami con te alla torre alta che sta sull’altipiano!”

il lupo gigante che era magico, mise Niccolò sulle spalle del suo corpo e insieme scomparirono alla vista di tutti in una nube verde-azzurra

I soldati chiamati dalle urla della principessa e del re che chiedevano aiuto, arrivarono ma non fecero in tempo a catturare Niccolò..

E così Niccolò poté fuggire incolume dalle frecce scagliate dagli archi dei soldati che stavano arrivando.

Il lupo e Niccolò apparvero dopo un attimo nella stanza della torre alta..dove tutto aveva avuto inizio…

Giunto sulla torre, Niccolò mise in un sacco altre gemme preziose….smeraldi, rubini, diamanti e zaffiri.

Suonò la cetra magica e ordinò al lupo:

“Lupo gigante tu che sei magico, portami in un luogo lontano dove i soldati del re non mi troveranno mai e dove io Niccolò potrò vivere indisturbato ed in pace.”

“Ai vostri ordini padrone!” rispose il lupo nero.

Con la sua magia il lupo gigante portò Niccolò lontano, nel lontano Oriente, in un luogo che si trovava tra la grande Cina e la misteriosa India e lo lasciò laggiù, proprio in un villaggio, e se ne tornò sulla torre alta.

Fu così che Niccolò potè fuggire via dai soldati del re… poichè decise di tornare a fare il giramondo… che era il suo naturale scopo nella vita… un ruolo a lui più adatto, poiché Niccolò aveva imparato che dei nobili e dei re… e questo lo aveva capito proprio bene….bisognava stare attenti e non ci si poteva fidare.

Niccolò visse spensierato e contento molto a lungo..in fondo aveva con se di che pagarsi ogni buona cosa: aveva da mangiare, da bere e da dormire e anche da spendere per vestiti e scarpe nuove, era diventato un ricco signore e quindi visse come voleva, provando felicità…..comandò la costruzione di un bel palazzo…pagò dei servi ..e visse per molto tempo così..

———

Morale:

Dice un proverbio: chi si accontenta vive felice!

Fine

Autore: Egidio Zippone

Milano Settembre 2016

Giudizio: interessante, divertente

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: il bar-panineria da Luciano

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Ready for business trip. Confident young man in formalwear adjusting his necktie while standing against mirror in hotel room.

 

(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

IL BAR-PANINERIA DA LUCIANO

INTRODUZIONE: la solita vita noiosa causa frustrazione a molti, come sarebbe bello però poter avere un aiuto disinteressato per   risolvere i nostri problemi, basterebbe uno specchio magico, ma sarà possibile?

INIZIO

Favola: Il bar-panineria da Luciano..

C’era una volta in un paese della Lombardia, il padrone di un bar-panineria, egli gestiva una paninoteca molto ordinata ed era sempre intento a guadagnare…sia di sabato che di domenica.

Egli dedicava molto del suo tempo al suo lavoro..ma spesso trascurava di conseguenza lo stare in famiglia. Luciano abitava in un palazzo di costruzione recente e signorile, in tre locali ben arredati e con tanto di portineria all’entrata dello stabile.

Ma un giorno la moglie di Luciano si lamentò della vita che conduceva in quella casa: “Caro marito sono stufa di pensarti sempre al bar-panineria a lavorare, ed io sempre in casa con i figli..sembra che i figli siano solo miei…tu non ci sei mai…giorno dopo giorno, sai che noia vivere così, sarebbe ora che ci prendiamo un po’ di ferie, non ti pare marito? Altrimenti mi verrà un esaurimento!”……

“Mia cara…” rispose Luciano.. “il bar è la nostra vita e poi ci sono i figli a cui badare per forza..è importante per la loro educazione…dai moglie, porta pazienza e sii obbediente ai tuoi doveri di madre”.

La moglie che si chiamava Ivana, si lamentava che non trovava abbastanza tempo per gestire con abilità tutti gli impegni della sua vita, ella voleva pensare un po’ anche a lei…al suo privato…una vita interamente dedicata solo ai figli non era per lei…non gli piaceva vietarsi le intenzioni turistiche e rinunciare alla curiosità di visitare il mondo.

Tanto fece, tanto disse, la moglie Ivana, che Luciano, così si chiamava il padrone del bar, decise di dare retta ai reclami di lei, e di promettere per il futuro un periodo di ferie, aveva ragione bisognava pensare anche alla salute della moglie Ivana, voleva che la moglie fosse contenta di lui, ma voleva anche che le sue responsabilità lavorative con il bar fossero appagate, anche gli amici dicevano che lui trascurava la salute della sua famiglia per il lavoro …ma come fare a esaudire le due cose insieme e con abilità?.

E così i due coniugi promisero che non appena avrebbero potuto, sarebbero andati in crociera nel mar dei Caraibi..ma a chi dare in affidamento i figli e la gestione del bar?.

Il bar-panineria “da Luciano” era sempre pieno di clienti, era questa la loro gioia ed stranamente il loro problema, occorreva qualcuno che li sostituisse nel loro lavoro quotidiano…ma Luciano non si fidava di nessuno, poiché nessuno era simile a lui..

“Cosa diranno i clienti se noi chiudiamo il bar-panineria e che ne sarà della merce nella dispensa, essa diventerà scaduta… in quanto sarà resa invenduta per molto tempo!”

Passarono i giorni e Luciano da quel giorno dovette sopportare le lamentele della moglie ogni sera, finchè un giorno arrivò un telegramma che cambiò parecchie cose e che diceva così: “dovete sapere che vostro zio Davide è deceduto in un incidente di macchina presto correte al suo funerale!” Luciano si ricordò che lo zio di Milano..era un noto avventuriero, era un discreto artista e nella vita aveva lavorato anche come prestigiatore, recitando la parte del mago di teatro in teatro…girando per il mondo….il telegramma diceva che era deceduto purtroppo..

Il notaio aveva trovato uno scritto autentico di qualche anno prima dello zio, dove egli diceva che lasciava in eredità al nipote Luciano il suo antico mobilio e gli ultimi denari che gli restavano nel conto corrente..

Luciano dopo il funerale andò a visitare la casa dove viveva lo zio e organizzò il trasloco, tra i mobili antichi, notò uno specchio da camera che lo incuriosì molto….

Sul retro dello specchio c’era infatti una scritta: “ guardati e contati..vedrai che adesso c’è uno in più… ed è simile a te!” e poi la scritta diceva altre cose, cosa volevano dire quelle parole? forse quello era uno specchio magico… forse esso era in grado di duplicare la persona che si rifletteva al suo interno…ciò era possibile, poiché lo zio era stato un mago e prestigiatore durante la sua vita…tutto questo incuriosì ulteriormente Luciano.

Luciano portò l’indomani lo specchio nella sua abitazione di residenza e lo mise in una camera…e mise in vendita poi gli altri mobili ad un antiquario..e con il poco denaro che ne ricavò comperò un regalo per sua moglie.

Tornando allo specchio: Luciano aveva intuito la magia di quello oggetto magico, lo specchio dello zio era infatti lo “specchio della duplicazione”, esso aveva il potere di duplicare usando delle particolari parole magiche chi si rifletteva nello specchio, il mobile che lo conteneva era alto due metri e largo un metro, le parole magiche erano scritte sul retro..lo specchio aveva il potere di creare una copia viva di chi voleva duplicarsi e solo di lui..leggendo le istruzioni sul retro dello specchio ciò era possibile a causa di una magia..

Luciano capì ogni cosa ..e così i due coniugi aspettarono quindi la mezzanotte per sperimentare la magia.

La mezzanotte arrivò, a mezzanotte in punto Luciano in presenza di sua moglie, decise di mettersi davanti a quello specchio, si mise per primo proprio davanti, prima mostrò allo specchio il davanti del corpo, poi il lato destro, poi il lato sinistro, e poi si mostrò di schiena, in quanto marito coraggioso, non ebbe timore a farlo e poi Luciano formulò le parole magiche che aveva letto in precedenza sul retro dello specchio:

“specchio specchio di un’altra dimensione

esegui presto la mia duplicazione

fai di me una copia e che sia obbediente

che sia essa precisa e che sia intelligente

la magia tutto il tempo durerà

finché la copia un giorno, la parete dello specchio bacerà!”

e cosa accadde nella stanza?

L’immagine dello specchio, che era proprio uguale a Luciano diventò all’improvviso viva all’interno dello specchio e con un lampo uscì dallo specchio e disse sorprendendo i presenti “ai vostri ordini padrone!” rivolgendosi a chi aveva proferito le parole magiche.

“Stupendo!” affermò Luciano nel vederla, essa era proprio vestita come lui ed era viva e parlava come lui, era proprio somigliante.

“Presto moglie: fai anche tu… la tua copia virtuale…presto moglie mettiti davanti allo specchio… fai come ho fatto io!”. disse Luciano.

Non appena la moglie si mise davanti allo specchio facendo riflettere la sua immagine, ella ripeté le parole magiche:

“specchio.. specchio di un’altra dimensione

esegui presto la mia duplicazione

fai di me una copia e che sia obbediente

che sia essa precisa e che sia intelligente

la magia tutto il tempo durerà

finché la copia un giorno, la parete dello specchio bacerà!”

ecco un lampo..e dallo specchio uscì una copia uguale alle sembianze della moglie che si era appena riflessa.

“Ai vostri ordini padrona!” disse la copia ..era proprio uguale alla moglie Ivana ..ora Luciano aveva due mogli e sua moglie Ivana aveva due mariti…e le loro copie sembravano capire tutto quello che gli si diceva.

Luciano capì subito la situazione e con opportunismo, ricordando i problemi causati dal suo impegnativo lavoro, decise per bene la soluzione e si rivolse ai duplicati dicendo:

“Nostre copie!..voi siete i nostri duplicati!..a voi ordiniamo di sostituirci nei nostri compiti lavorativi e di eseguire il compito di tutori dei nostri figli, e vi ricordo che dovete essere a noi obbedienti!”.

“Obbediamo! siete voi i nostri padroni e vi obbediamo in tutto!” risposero le copie..erano proprio uguali a quelli veri..e capivano ed intuivano quello che gli ordinavano..nessuno si sarebbe accorto del trucco.

A quelle copie Luciano e sua moglie diedero l’incarico di governare la loro famiglia ed il loro bar-panineria…le copie dovevano fingersi proprio quelli veri durante la loro assenza..

Eh si! Alle loro copie, Luciano e sua moglie, diedero il compito di gestire anche i clienti e i rapporti sociali con gli amici…le copie dovevano imitare e fingersi loro, proprio come se fossero quelli veri.

E così Luciano e sua moglie decentrate le responsabilità domestiche…poterono partire in ferie insieme..in una crociera, non di un mese..ma di ben due mesi… da trascorrere sulle spiagge del Brasile, in albergo serviti e riveriti, felici e contenti..e poi nel mare calmo dei Caraibi e sotto il bel sole dei Tropici…avevano intenzione di girare il mondo, svagandosi nel contemplarlo, pensando solo a godersi la vita spendendo i soldi guadagnati con il loro onesto lavoro.

Fu così che i due coniugi poterono dedicarsi ad un periodo prolungato di ferie di nascosto a tutti quanti ..proprio così..ferie segrete ma in piena libertà….mentre le loro copie virtuali badavano intanto al bar-panineria ed ai loro due figli.

I coniugi veri erano in ferie, mentre le loro copie virtuali restarono invece in Italia, gestendo il lavoro ed i doveri famigliari al posto loro.

Passarono i giorni e tutto sembrava andare per il meglio per le intenzioni furbe di Luciano.

Però tutti sanno che non essendo le copie, corpi originali, qualche errore e qualche guaio di certo lo combinano.

Infatti dopo aver trascorso e provato quasi per due settimane la vita “da copia di un altro” e aver dimostrato un comportamento valido ed esemplare per qualche settimana, all’improvviso cominciarono i problemi, anche la copia di Ivana cominciò a lamentarsi della vita noiosa che conduceva, proprio come aveva fatto l’originale, questo perché era proprio identica in tutto alla vera Ivana..quindi la copia del vero Luciano cominciò ad avere delle incomprensioni verso di lei…e quindi le due copie si stufarono di stare insieme…e per questo spesso litigavano.

Dapprincipio pensarono di usare la magia dello specchio anche loro, ma la copia virtuale non aveva il potere di duplicarsi, lo specchio magico non funzionava con loro, poiché lo specchio dava questo potere solo a chi era originale e vero….di conseguenza senza la speranza di aiuto dello specchio, questa volta non poterono fare a meno di  litigare aspramente…perché ciò che è identico nelle sembianze… non sempre è identico nello spirito.

Quindi annoiati l’uno dell’altro e non potendo anche loro utilizzare lo espediente dello specchio come deciso dagli originali, i due finti coniugi si demotivarono, diventarono negligenti nel compiere l’incarico avuto e reagirono litigando con tutti..soprattutto con i clienti del bar-panineria e litigarono anche con i veri amici…

Infatti la copia di Luciano si comportò in modo sgarbato nel bar mentre serviva dei affezionati clienti, alcuni clienti abituali ed influenti furono offesi dal barista. ..che in quel momento era di cattivo umore..

I clienti promisero che non sarebbero tornati mai più in quel bar..alla copia di Luciano non importò…e così si udì stranamente un barista mandare a quel paese i suoi clienti… e nel paese cominciò a girare la voce che il barman Luciano era impazzito..faceva dispetti ai clienti e trattava male chi si serviva del suo bar-paninoteca.

Intanto in casa, la copia di Ivana si annoiava a fare da madre a degli sconosciuti, infatti non erano veramente figli suoi quei due ragazzi brontoloni e capricciosi …e così ella più volte sgridava i due ragazzi e si rifiutava di cucinare la cena ed il pranzo per loro….i due figli delusi e spaventati..poiché pensavano che i loro genitori non li volessero più bene..decisero e si organizzarono per scappare via di casa.

La copia di Luciano litigò inoltre con i suoi amici per motivi di denaro in prestito…gli amici lo vedevano strano e si erano rifiutati quindi di prestargli dei soldi.

Dovete sapere che la copia di Ivana e Luciano volevano partire anche loro per le ferie..ma ognuno per conto proprio..perché si erano stufati di restare in città, ma avevano bisogno di denaro per farlo..ma non ne avevano abbastanza…praticamente tutta l’organizzazione sia della casa che del bar era nel caos…le copie proprio come i loro originali, si erano stufati di quella vita e anche loro avevano pensato di scappare lontano..ma questa volta non avevano abbastanza denaro… come fare?.

Nonostante queste difficoltà, il tempo in città passò ugualmente ed un giorno tornarono dalle ferie i veri Luciano e Ivana..questi trovarono nel quartiere una vera situazione catastrofica che li riguardava.

Tra situazioni ambigue in famiglia e litigi continui con i concittadini, sul lavoro a causa del modo con cui era stato gestito il bar-panineria, Luciano ormai era pensato matto, per i modi maleducati con cui aveva trattato i clienti.. il guadagno che il vero Luciano trovò nelle casse del bar era considerato scarso a causa dei pochi affari.

Tornati a casa il vero Luciano e la vera Ivana decisero di risolvere il problema causato dalle loro copie indisciplinate.

Le persone vere e le loro copie magiche a causa di questa situazione litigarono e per di più si facevano dispetti rincorrendosi per casa, il portinaio del palazzo sentendoli litigare, volle intervenire per aiutare, ma vedendo due persone identiche bisticciare nell’atrio dello stabile, credendo di vederci doppio, fu preso da una forte crisi, ritenne se stesso esaurito per le allucinazioni avute, e chiese all’ospedale di ricoverarlo in quanto secondo lui era veramente malato ed esaurito forse per colpa del suo bere troppo vino.

“Bisogna al più presto far tornare tutto come era prima, bisogna che facciamo rientrare le copie magiche di noi nello specchio magico da cui ne sono uscite” affermò il vero Luciano.

I due coniugi capirono che l’espediente di farsi sostituire da copie magiche, non aveva dato i risultati desiderati..le copie erano infatti identiche anche nelle lacune e nelle insoddisfazioni, anzi erano peggio di quelli veri..

Ma c’era un problema, le copie protestavano… volevano restare vive in questo mondo ugualmente..semplicemente volevano andare in ferie anche loro..e volevano per farlo anche in prestito del denaro dal vero Luciano..che però non aveva denaro…in quanto tutto era stato già speso per il viaggio recente.

Altra confusione e discussione per tutta la casa tra i quattro protagonisti…divisi in originali e copie..tutti a litigare ed a confrontarsi.

Fu così che Luciano si ricordò che era tutta colpa di una magia e che la magia aveva però delle regole da rispettare, le copie dovevano essere obbedienti ad essa per forza ..fu così che comandarono ad obbedire alle frasi magiche le loro copie ribelli in nome delle regole della magia dello specchio..ed ordinarono le copie a rientrare nello specchio..le copie dovettero obbedire al sortilegio che le comandava, poiché rischiavano di stare male fisicamente se non obbedivano….esse quindi controvoglia furono costrette a baciare lo specchio magico e lo specchio a causa del bacio sul vetro e del rispetto della formula magica dichiarata ..lo specchio dicevo, riassorbì le copie una ad una..riportandole in un altra dimensione creata nello spazio dello specchio dalla magia, proprio da dove erano uscite.

Sparite le copie..ora i due coniugi dovevano rimettere tutto a posto e riconciliare l’ambiente famigliare e lavorativo.

Il bar-paninoteca era chiuso e la casella-postale che li riguardava era piena di reclami ..i figli non si trovavano in casa da qualche giorno erano spariti..e gli amici facevano capire che Ivana e Luciano erano considerati impazziti da loro ed questo era il parere di tutto quanto il quartiere …quindi non li volevano frequentare ed aiutare più.

La vera Ivana andò quindi alla polizia per chieder loro di ricercare i suoi figli fuggiti di casa…era la loro vera madre…quindi era disperata…si sentiva in colpa..

Il vero Luciano per fare pace con i clienti del bar promise in regalo, omaggi di prosciutto e formaggio e rinfresco gratuito per tutti, a scopo pubblicitario, ed invitò gratis nel suo bar-paninoteca tutto gli abitanti della zona dove abitava…soprattutto le famiglie più influenti del paese ….scusandosi con loro con una lettera gentile piena di buoni propositi.

I due coniugi inoltre invitarono a cena in casa loro, i loro amici..e si scusarono anche con essi per le stranezze causate, dicendo che loro Ivana e Luciano stavano attraversando un periodo di esaurimento e crisi matrimoniale…e li convinsero ad avere pazienza…gli amici vedendoli pentiti, li perdonarono dei disguidi che avevano subito…situazioni molto imbarazzanti..” voi non potete immaginare…la confusione di questi giorni!” affermò Ivana.

“Raccontare la verità?” Luciano ed Ivana pensarono che nessuno avrebbe creduto alla vera versione dei fatti..erano già pensati sufficientemente  strani e così non raccontarono mai niente a nessuno dello specchio magico che avevano…non volevano rischiare di passare per scemi.

Il giorno dopo la polizia riportò a casa i loro figli..essi erano stati rintracciati alla stazione, mentre erano pronti a partire con un treno per Asterdam verso l’Olanda…la polizia li aveva presi in tempo…che fortuna per Ivana e Luciano..ritrovare i figli scomparsi fu una vera gioia.

Nemmeno ai due figli, i veri Luciano ed Ivana raccontarono il segreto..invece con le buone e promettendo regali e tante carezze..riuscirono in famiglia a far tornare la pace…ed a riconquistare l’amore dei due figli.

Tutto tornò in quella casa e nel quartiere  dove abitavano come era prima…

Solo che ora, Ivana e Luciano si amavano più di prima poiché avevano capito quanto fosse importante capirsi e rimanere uniti…si erano resi conto finalmente cosa rischiavano e cosa si sarebbero persi se si fossero lasciati, il loro sicuro amarsi…i loro bei ricordi da fidanzati…tante certezze sincere…che non andavano dimenticate..queste cose li rendevano originali e unici.

Da quel giorno Luciano promise di non dedicare tutto il suo tempo al lavoro ed assunse così un aiutante serio..un aiuto-barman, un ragazzo a cui comandò di preparare i panini… e decise che ogni tanto il bar sarebbe restato chiuso anche di sabato e di domenica, decisero che il lavoro ed il guadagnare non dovevano essere tutto nella vita.

Doveva pensare a rendere allegra sua moglie Ivana..e pensare ogni tanto al loro matrimonio e alla gioia del vivere in famiglia…doveva pensare alla educazione dei suoi figli.

I loro ragazzi capirono…che anche i grandi hanno momenti di malattia e di esaurimento…i due figli infatti non sospettarono mai niente..anche a loro quel periodo di magia fu tenuto nascosto.

Poi un bel giorno in casa suonò il campanello..Luciano andò ad aprire..e chi era? Pensate un po’ chi era?…..volete saperlo?…era lo zio di Luciano, egli era vivo e vegeto, si! lo zio Davide era vivo… e lo zio disse al nipote:

“ Luciano tu mi devi aiutare…sono tornato da un lungo viaggio…io non sono morto come puoi ben vedere ora..quello che è morto in un incidente, era la mia copia magica..ora tutti mi credono morto ed ho quindi dei problemi!”..

“Aah! è così zio..anche tu zio Davide.. hai usato lo specchio magico? Ora è tutto chiaro..capito!” rispose il nipote Luciano.

E così Luciano ospitò da quel giorno lo zio Davide nella sua casa, poiché lo zio non sapeva più dove andare, risultava morto per tutti infatti..invece avrete inteso, era morta in un incidente di auto solo la sua copia magica..la copia dello specchio…che lo zio aveva realizzato tempo prima, per darsi libertà nell’aver più tempo libero con le donne di ogni città…probabilmente lo zio aveva infatti più relazioni sentimentali da gestire..ed aveva usato la magia dello specchio per risolvere le difficoltà di una doppia relazione..

E così in quei giorni lo zio rispondendo alle curiosità di Luciano rivelò il suo segreto e disse dove aveva trovato lo specchio magico.

Dovete sapere che lo zio di Luciano, durante un suo viaggio all’estero, aveva partecipato  ad un giocare di un gruppo di amici indiani, questo capitò molti anni prima, lo zio aveva vinto una scommessa decisa con un anziano e molto ricco uomo  asiatico forse appartenente ad una setta di maghi di Nairobi, dovete sapere che lo zio Davide aveva vinto al gioco quello specchio magico, lo strano milionario indiano aveva il vizio del gioco d’azzardo e sfidò ad una gara lo zio Davide, e lo zio di Luciano vinse la scommessa con lui, e lo zio decise dopo averne capito i poteri, di usare lo specchio magico per scopi di svago e di piacere..inoltre molto spesso lo zio usava quello specchio nel suo lavoro di prestigiatore e di mago..lo portò in Italia ed il suo spettacolo di magia era pieno di trucchi divertenti e tutte quelle comparse che apparivano e sparivano dal palco del teatro, davano spettacolo e stupivano gli spettatori e facevano guadagnare molto denaro..

Dovete sapere che ogni tanto Luciano pensava scherzando con se stesso , ma era solo un sospetto il suo, che sua moglie non fosse quella vera e che quella vera, fosse invece finita nello specchio a causa di un funzionamento anomalo della magia..ma forse si sbagliava …forse era un timore infondato..chissà!

Luciano aveva anche dei dubbi sullo zio Davide, che forse lo individuo che viveva ora  nella sua casa e che gli aveva chiesto aiuto, forse non era il vero zio, ma una copia magica di lui, per dover sopportare tali dubbi, Luciano si diede ugualmente una ragione valida e pensò:

“…in ogni caso la realtà vera, obbliga a dei doveri seri queste due vite..quindi io Luciano decido di fidarmi di loro necessariamente..e decido in ogni caso di considerare come veri originali questi due!.”

Ma per ogni sicurezza, Luciano decise che lo specchio fosse ben imballato e ricoperto da lenzuoli, e messo in una soffitta e fosse impedito a tutti di avvicinarsi e per questo chiusero a chiave per bene la porta della soffitta ai loro ragazzi.

Morale: meglio adempiere di persona ai propri doveri senza incaricare altri..poiché se le cose non riescono come dovrebbero, la colpa sarà ugualmente ancora nostra e non di chi abbiamo chiesto aiuto…anche se egli è simile a noi nei modi, egli sarà ugualmente innocente ai fatti, poichè siamo stati noi che lo abbiamo istruito e scelto per i nostri obiettivi lavorativi……

Dovete sapere che solo la originalità e l’unicità rappresentano e sono padrone delle vere capacità di un individuo.

Siate quindi veri e spontanei e amici sinceri nel comportarsi con il vostro prossimo.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Giugno 2012)

giudizio: originale, divertente

voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: il drago e le galline

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO PER MAMME E BAMBINI

IL DRAGO E LE GALLINE

INTRODUZIONE: I draghi si sa, hanno sempre molta fame. Ma c’era un drago che soffriva di cattiva digestione, allora potranno gli animali stare tranquilli non li mangerà più? No! Poiché una strega che cura gli animali, ha inventato una magia per guarirlo..

INIZIO

Favola: il drago e le galline

C’era una volta, nel lontano medioevo, nel mondo delle favole,

un bosco dove abitava una strega vestita di nero e dai capelli neri di nome Morosina,

ella viveva nel bosco e si occupava di curare gli animali e di fare medicinali con le erbe…

Dovete sapere che viveva nel bosco anche un drago, che si distingueva dagli altri animali poiché aveva sempre molta fame, sempre molta fame, aveva un nome egli si chiamava Monbeppe..

Questo drago non volava, perché non aveva le ali, camminava e correva solamente, ma dalla sua bocca quando soffiava uscivano fiamme ardenti, quindi era pericoloso averci a che fare poiché era molto simile a qualunque drago, solo che Monbeppe molte volte soffriva di bruciori di stomaco a causa di una forma di allergia di cui era ammalato.

Il drago nero di nome Monbeppe aveva infatti un problema digestivo, era allergico a molti tipi di carni, non poteva mangiare qualunque tipo di carne, infatti se lo faceva, si riempiva di bollicine rosse su tutto il corpo e faceva indigestione, se per errore mangiava senza attenzione qualsiasi tipo di carne di animale oppure umana, gli faceva male la pancia, riusciva solamente a mangiare ed a digerire bene la carne di gallina..si! la carne bianca di gallina.

La strega Morosina voleva curarlo, poiché provava molta pena per la sorte di questo drago, che rischiava di morire di fame, poiché le galline selvatiche nel bosco stavano per finire.

Fu così che la strega del bosco, prima di partire per un lungo viaggio intorno al mondo, regalò al drago affamato un anello magico, un anello a forma di statuetta di gallina, era di vetro ed emetteva una luce verde fluorescente, la strega disse al drago:” con questo anello magico potrai trasformare tutti gli animali che vuoi in corpi di vera gallina e quindi tu sai che la carne di gallina è molto digeribile per te e così con questo espediente potrai mangiare tutto quello che vuoi, se solo prima l’avrai trasformato in una vera gallina”

dette queste parole la strega Morosina prese la sua scopa magica e se ne volò via per un lungo viaggio intorno al mondo…verso oriente verso le Indie..un Raja di quelle terre lontane l’aveva invitata nel suo palazzo…

Il drago nero restò solo con il suo problema, ci mise tempo ma capì la magia, e infilò il suo dito più piccolo della grossa mano di drago, proprio il mignolo, nel foro dell’anello a forma di gallina e disse guardando un cinghiale impaurito, illuminandolo con la luce verde dell’anello: “ trasformati in gallina!” ed il cinghiale per opera di una magia, si trasformò in una gallina…ed il drago gnam gnam…. subito se lo mangiò..

Fu così che il drago nero, che aveva sempre fame, si mise a cercare in giro per il bosco animali per saziarsi, poiché era da molto che non mangiava, e riuscì con il suo anello a trasformare tutti gli animali che incontrava in vere galline e poi se le mangiava, gnam..gnam..così poteva calmare la sua fame, per molti mesi il drago si comportò così, finchè nel bosco purtroppo non restò più nessun animale vivo per lui

E fu allora che il drago nero si interessò, a causa della molta fame che aveva, poiché le galline sono animali piccoli e non saziano, Monbeppe si interessò al villaggio degli uomini che si trovava poco distante, fuori dal bosco vicino al fiume, e lo attaccò con tutta la sua grinta di drago, poiché tanta era la fame da saziare che aveva in lui.

Raggiunse il villaggio, correndo e ruggendo e soffiando fiamme dalla bocca, correndo tra le capanne di legno, incendiò il villaggio e causò molto spavento in quel luogo, in poco tempo rese schiavi tutti gli abitanti del villaggio, sia umani che animali.

Di tutti quelli che si trovavano nel villaggio…pochi abitanti riuscirono a fuggire, tutti gli altri furono presi in ostaggio dal drago..

Fatto questo, gridando “ho vinto!”, il drago prese molti prigionieri e li mise tutti in un  recinto rinforzato, e disse:” ne mangerò uno di loro, a turno, ogni tanto!”.

Da quel giorno il drago Monbeppe, prendeva un abitante prigioniero a casaccio, lo metteva davanti a se, lo illuminava con il raggio di luce verde dell’anello magico che aveva al dito, e gli diceva con l’acqualina in bocca: ” trasformati in una gallina!”…fatto questo, ottenuta la magia, si mangiava il malcapitato trasformato in gallina, in un sol boccone..gnam gnam…

Dovete sapere che le galline sono piccole e per saziare un drago, bisogna mangiarne tante….gli abitanti erano molti, ma sarebbero terminati presto anche loro, la fame del drago era immensa, ma come tutti sanno nelle favole “chi troppo vuole, finirà che nulla otterrà”.

Venne infatti a sapere di questa ingiustizia che imperversava in quel villaggio, il cavaliere Nontemer detto anche Nontremar, i contadini di quella regione lo chiamavano così poichè quel cavaliere usava dire quando si trovava nelle osterie che la sua frase di forza era: “non temere e vedrai che non tremerai e non tremare così dimostrerai che non temi!” tutti lo pensavano quindi un eroe indiscusso e liberatore degli oppressi, combattente della tirannia e nemico di ogni abuso.

Il cavaliere affermò: “bisogna vincere il drago prima che esso si mangi l’intera umanità..ma come?

“Bisogna farlo comunque, questa ingiustizia deve terminare!” disse il cavaliere impietosito dalla sorte degli abitanti di quel villaggio.

“questo drago, a sentire i fuggiaschi, é forte e grintoso, soffia fuoco dalle fauci e poi ha infilato sul dito mignolo un anello magico dal potere tremendo!”.

Fu così che il cavaliere decise di chiedere aiuto ai maghi…dovevano smettere di aiutare quel drago goloso e malvagio, ed aiutare invece noi umani: “io si che lo merito l’aiuto della magia!” affermò il cavaliere.

I maghi si riunirono in un castello e decisero che era giunto il momento di porre termine alla magia della strega Morosina e diedero al cavaliere un oggetto magico per vincerla, un paio di pantaloni magici tenuti da una cintura anch’essa magica.

Il capo dei maghi disse al cavaliere Nontemer:” Oh Cavaliere! Quando il drago cercherà di trasformarti in una gallina con il suo anello magico, proprio in quel momento tu con un gesto rapido e deciso, alzati e riassettati i pantaloni, slacciando e riallacciando la cintura e subito con coraggio dichiara gridando:” sono un uomo!” e vedrai che la magia dell’anello non si realizzerà!”.

Fu così che il cavaliere Nontemer con molto coraggio, raggiunse il villaggio reso schiavo del drago, ed affrontò il drago con la sua lancia e la sua spada..proteggendosi dalle fiamme con un grande scudo.

Dopo aver molto combattuto, il drago ed il cavaliere erano alla pari, il drago nero pensò allora di trasformare quel cavaliere in una pacifica gallina illuminandolo con il suo anello, ma proprio un attimo prima che la luce sgorgata dalla anello illuminasse il cavaliere , questi si alzò all’improvviso i suoi pantaloni e disse urlando:”sono un uomo!”.

E con grande stupore del drago Monbeppe, a differenza degli altri umani, il corpo del cavaliere Nontemer detto Nontremar e vi ho già spiegato perchè lo chiamavano tutti così, non si tramutò in gallina come voleva il drago ma restò un uomo..

Il drago Monbeppe capì che aveva perso la complicità dei maghi, i maghi lo avevano tradito, forse a causa della sua golosità, un potere più grande del suo si era mostrato a lui, impaurito il drago vedendo poi le armi del cavaliere ferirlo decise di arrendersi.

Fu allora che il cavaliere Nontemer visto che il drago nero si era arreso, vedendolo quieto, tolse dalla mano unghiuta del drago il piccolo anello e se lo mise lui al dito e ordinò illuminando il drago:” Drago!… trasformati in una gallina! “ la luce verde dell’anello colpi il drago e questi si trasformò in una piccola gallina…ed il cavaliere prese la gallina con le mani, prima che essa potesse scappare e la mise in un pollaio, rendendola prigioniera.

Fatto questo il cavaliere liberò gli abitanti del villaggio e disse loro:” Siete liberi, non c’é più niente da temere, il drago è sconfitto!”

Tutti gli abitanti del villaggio urlarono: “viva il cavaliere Nontemer….. Viva il nostro liberatore!”.

Fu così che tutti vissero felici e contenti in quella regione, anche il drago visse felice, il drago ora viveva in forma di gallina, e dovete sapere che il drago trasformato in gallina ora trovava saporito cibarsi di insalata e di grano di mais e diceva mentre lo mangiava:”mi stupisco che sia così buono il mais, dovete sapere che digerisco molto bene questo tipo di cibo, meglio essere un vegetariano, resterò più in forma!”.

fine

autore: Egidio Zippone

(Milano, Luglio 2015)

Giudizio: interessante, originale, ironico

voto (da 5 a 10): 9