Favola di Egidio: Si voleva scrittore e lo diventò

 

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(racconto di tipo bianco e verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

SI VOLEVA SCRITTORE E LO DIVENTO’..
INTRODUZIONE. un giovane artista, molto bravo nello scrivere, si ritrova sfruttato purtroppo dalla furbizia di un ricco signore, fino a diventare suo prigioniero, solo la sua bravura di scrittore gli permetterà di sperare di avere giustizia ..e questa un giorno arriverà..
INIZIO
Favola: Si voleva scrittore e lo diventò
Nel mondo delle favole, tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, molta era la povertà in cui viveva parte della popolazione italiana, e così molte ragazze madri, abbandonavano i loro figli negli orfanotrofi, sperando che la società buona e ricca li aiutasse, in questo modo il loro povero figlio avrebbe ottenuto un istruzione e poteva sperare nell’adozione di una famiglia benestante.
Questa è la storia di Giancarlo un ragazzo di quei tempi, che fu abbandonato da sua madre quando aveva pochi mesi e portato in un collegio.
Giancarlo dopo avere sperato in un adozione che però non arrivava mai, si era ormai rassegnato a restare nell’orfanotrofio e aspettava la maggiore età per poter uscire finalmente dal quel collegio e godersi la libertà.
“Giancarlo è ormai maggiorenne possiamo dimetterlo dal nostro collegio per orfani!” disse un giorno il direttore dell’istituto.
Ma il giovane Giancarlo era disoccupato e si chiedeva come avrebbe fatto a vivere, la direzione del collegio grazie alla beneficenza di qualche filantropo gli aveva donato qualche soldo, ma Giancarlo sapeva che quel denaro non sarebbe durato per sempre.
Trovò una stanza in una vecchia pensione, con appartamenti di ringhiera e servizi esterni ..Giancarlo decise di aspettare in quel luogo che qualche idea gli passasse per la testa.
Passeggiando nel frattempo per le vie della Milano ambientate negli anni del primo novecento, attraversate dalle carrozze trainate da cavalli e dalle poche auto rumorose possedute solo da ricchi signori, il ragazzo di nome Giancarlo decise con i suoi ultimi risparmi di comperarsi un porta fortuna, occorreva qualcosa di originale e infatti vide su una bancarella del mercato vicino chiamato “il mercatino dei bei obei” qualcosa di interessante, ecco una statuina raffigurante una creatura angelica, si! era proprio una figura femminile con due ali di cigno sulla schiena, era di colore verde brillante,  la sollevò dalla bancarella per vederla più da vicino, e notò che sul fondo della statuina era stampata una scritta, che diceva: “chiedi aiuto alla Signora della Narrativa e vedrai che ogni tua fantasia diventerà positiva!” con entusiasmo Giancarlo ritenne simpatica la scritta e comprò la statuina che costava per sua fortuna pochi soldi.
Ispirato e consigliato dall’acquisto e da quella frase scritta, il ragazzo quella sera decise di scrivere una favola un po’ per distrarsi dai problemi, un po’ per dimostrare a se stesso abilità nel raccontare, egli decise di scrivere una favola ambientata nel passato, quella sera si sentiva più ispirato del solito e si impegnò molto nel suo proposito.
Si era fatta ormai mezzanotte, ma dopo qualche tentativo di inventare racconti piacevoli, ma tutti andati a vuoto, il ragazzo provò delusione di se stesso…era proprio difficile scrivere pensava.
Giancarlo però si ricordò ad un tratto della statuina raffigurante una donna vestita con abiti simili a quelli di una fatina alata e lesse di nuovo la frase sul fondo così evidenziata: “chiedi aiuto alla Signora della Narrativa e vedrai che ogni tua fantasia diventerà positiva!“, si rimise a scrivere di nuovo e dopo pochi minuti che Giancarlo aveva cominciato a scrivere, ecco che dalla statuina posta sulla scrivania, obbedendo agli sforzi concettuali e mentali del ragazzo, dalla statuina dicevo, cominciò a uscire un fluido verde che invase tutta la stanza, parte di questo ectoplasma verde si diffuse di fianco alla scrivania dando forma ad immagine femminile, mentre una altra parte dell’ectoplasma raggiunse il volto di Giancarlo facendosi respirare dal naso e sembrò per questo raggiungere il cervello del ragazzo…
La donna alata della apparizione sembrava un po’ commossa dai tentativi goffi di inventare trame letterarie dimostrati da quel ragazzo finora e quindi obbedendo ai suoi doveri di musa decise di aiutarlo, si! la “Signora della Narrativa” aveva deciso di aiutare quel giovane scrittore, e la mente del ragazzo pian piano cominciò ad intuire idee letterarie e artistiche mentre una voce telepatica gli raccontava storie fantastiche…
La musa della narrativa decise di aiutare Giancarlo ispirandolo nella trama e consigliandolo nella grammatica e il ragazzo notò all’improvviso che la sua abilità nello scrivere, inizialmente inesperta, diventava sempre più abile e il ragazzo cominciò a compiacersi di se stesso mentre scriveva.
Il ragazzo contento dell’aiuto magico di una fata che stava ricevendo, scrisse tutta la notte ed al mattino di conseguenza il racconto fu terminato.
Egli lo rilesse più volte e più volte ancora…. Si! il racconto era proprio un bel racconto…non bisognava di correzioni e il ragazzo mise le sue pagine sullo scrittoio in bell’ordine…lo avrebbe venduto a qualche bancarella od a qualche editore non appena lo avrebbe incontrato, oppure lo avrebbe stampato e ricopiato a sue spese in qualche stamperia di Milano.
Ma come farò a pubblicarlo in più copie ed a venderlo, il ragazzo non aveva il denaro necessario per stampare il suo libro e nessuno ancora credeva nella sua abilità…egli era un artista sconosciuto, nessuno editore gli avrebbe dato credito e speso soldi per lui.
Decise quindi di fare una passeggiata per la città per avere qualche idea dal girovagare a zonzo e avendo notato quanta gente distratta girava per le strade, decise facendosi coraggio che avrebbe trovato il denaro necessario rubando, si! avrebbe rubato a qualcuno, decise che avrebbe approfittato di qualche ingenuo passante, decise che avrebbe rubato un portafoglio a qualcuno, oppure una valigia, e che poi la avrebbe rivenduta ricavandone il denaro sufficiente per le sue intenzioni artistiche.
Per strada notò un gentile signore elegante, sembrava il tipo giusto “a giudicare da come è vestito egli deve essere di certo ricco!” pensò il ragazzo, subito dopo, approfittando di una distrazione di quel signore sconosciuto, il nostro ragazzo con furbizia riuscì a rubargli la borsa e mentre lo faceva il ragazzo pensava a quel signore in modo da vincere ogni suo scrupolo “tanto è un estraneo per me, quindi io posso danneggiarlo se voglio, ed è pure ricco quindi non ne soffrirà!” e il ragazzo dopo aver rubato la borsa, fuggi via subito di corsa con la refurtiva.
Ma sfortuna volle che quell’estraneo se ne accorse in tempo del furto e si arrabbiò, quel signore provando molto risentimento, riuscì a seguire il ragazzo per tutto il tragitto, a volte correndo, a volte camminando piano e purtroppo quel signore fu così astuto ma così astuto, che riuscì anche a trovare la casa dove il ragazzo abitava e così capì dove si nascondeva il ladro.
Ma stranamente quel signore non andò alla polizia, cosa aveva deciso?. Quel signore aveva capito che il ladro non era un vero ladro, ma era uno sprovveduto, e quindi senza timore, salì le scale del palazzo dove il ragazzo si nascondeva ed entrò nella stanza spalancando la porta con una spallata, il ragazzo lo vide entrare e si spaventò: “non ti spaventare!” disse il ricco signore “voglio solo conoscerti, sei un tipo strano ed io sappi sono un famoso scrittore..quelli come te mi incuriosiscono..i miei racconti sono pieni di personaggi simili a te..quindi non avere paura..voglio solo conoscerti” aggiunse il gentiluomo tranquillizzando Giancarlo..
Il ricco signore era entrato nella stanza e subito vide come viveva Giancarlo, era una stanza angusta e povera e vide ad un tratto i fogli del racconto scritto dal ragazzo sulla scrivania messo in bell’ordine e si interessò molto … lesse incuriosito qualche pagina, dopo un po’ intuendo che era un manoscritto molto valido, decise vista l’abilità che aveva dimostrato il ragazzo nello scrivere, di fare un accordo con quel giovane scrittore, anche se si era dimostrato un ladro, la abilità artistica merita sempre un premio pensò: “Se tu ragazzo mi donerai questo racconto, in cambio io non ti denuncerò alla polizia e sarò clemente per il danno morale e lo spavento che mi hai procurato” disse il ricco signore ora meno contrariato.
Dovete sapere che quel signore era un famoso scrittore lombardo, che in passato aveva avuto un discreto successo letterario, ma che ora stava vivendo un periodo di crisi in quanto viveva con la mente in un vuoto creativo molto grave….non aveva più la fantasia di una volta per rimanere uno scrittore di successo, ormai riteneva se stesso una stella consumata.
Il ragazzo rassegnato obbedì al ricatto, quel signore non sarebbe andato alla polizia, quindi Giancarlo ritenne vantaggioso quell’accordo, gli consegnò il manoscritto scritto da lui…tanto ne avrebbe scritto un altro…il signore perdonò Giancarlo del furto della borsa, riprese con se la sua borsa ci mise il manoscritto e poi se ne andò..
Lo scrittore portò il libro del ragazzo nella sua villa, dopo averlo letto ancora una volta e decise furbescamente di porvi la sua firma e lo portò alla stamperia, era un libro di favole entusiasmante che fu stampato nei mesi a seguire ed ebbe molto successo, “che fortuna pensò l’esperto scrittore..senza volere ho incontrato un vero genio della narrativa ed é pure sconosciuto!” e intanto pensava al denaro che avrebbe guadagnato con la vendita di quel libro trafugato.
Infatti il libro di favole inedite ebbe molto successo in tutta Italia e procurò rinnovata fama allo scrittore che si firmò “Ambrogio Vettieri” ed egli ritrovò il successo ed il suo splendore di artista della letteratura italiana.
Ma occorreva ancora aiuto per restare uno scrittore di successo, i lettori erano esigenti ed occorreva scrivere un libro ogni sei mesi, ma come fare?
Il gentiluomo Ambrogio Vettieri decise per bene, e tornò quindi in quel palazzo, da quel ragazzo, in quanto sapeva dove abitava e propose sempre in cambio della sua clemenza, per il torto subito mesi prima, un altro accordo:
”Senti caro ragazzo, so che te la passi male, ma se vorrai il mio aiuto, lo potrai avere, però dovrai seguirmi nella mia casa, ho una stanza per te e dovrai scrivere ogni mese una favola per me, ma non una favola comune, dovranno essere scritte ben 12 favole e dovranno essere tutte bellissime, ad ogni favola aggiungerai una morale alla fine, in cambio io non ti denuncerò e ti regalerò queste dieci monete oltre al vitto ed alle spese di alloggio, sono certo che di questo incarico ne sarai capace..su presto accetta l’accordo!” disse con modi decisi il gentiluomo. “Non ci pensare tanto, ricorda che io posso denunciarti se voglio e passerai dei guai di certo se lo faccio…potresti finire in galera per furto di una borsa di monete” aggiunse questa volta con tono più severo…”perché sai..la parola di un gentiluomo vale più di quella di un poveraccio come te”.
Il ragazzo un po’ spaventato un po’ rassegnato decise di accordarsi con quel prepotente, ormai non aveva niente da perdere, quel signore lo considerava un ladro preso, il ragazzo si sentiva ormai rassegnato ad avere doveri verso di lui e così obbedì all’ennesimo ricatto un po’ per ignoranza un po’ perché non aveva nessuno che lo potesse aiutare, così lo segui ed andò ad abitare nella casa di quel gentiluomo.
Gli fu data una camera con bagno nella villa, ma essa era situata sotto il tetto dell’abitazione, e il ragazzo depose nella stanza le sue povere cose e gli oggetti della sua scrivania tra i quali la statuina porta fortuna e sistemò alla meglio il suo bagaglio, ma restò dispiaciuto quando poco dopo sentì il signor Ambrogio chiudere a chiave la porta della stanza dietro le sue spalle, ora il ragazzo era prigioniero di quell’uomo, quel signore infatti voleva sfruttarlo, nessuno al mondo sapeva che lui Giancarlo era rinchiuso in quella stanza, ormai il suo benessere dipendeva da quel signore…” oh! povero me!” pensò Giancarlo..notando con le mani che la porta della stanza era chiusa per davvero.
Il ragazzo per dodici settimane continuate, riuscì a compiere la sua nuova impresa, egli riuscì a scrivere dodici nuovi racconti ed ottenne di riscontro qualche soldo ed i complimenti dell’estraneo, Ambrogio Vettieri era uno scrittore che si intendeva di libri di successo..”Si! questi racconti sono molto belli ed originali!” pensò lo scrittore nel leggerli, egli ci pose la sua firma e li portò al più presto dal suo amico editore .
Era una fortuna per quello scrittore, egli era un tempo abile nello scrivere, ma ora purtroppo soffriva di poca inventiva e molti erano stati i rimproveri da parte del suo editore, per quel signore quel ragazzo di nome Giancarlo era una miniera di oro, ma nessuno doveva sapere della sua esistenza, quel ragazzo non doveva fuggire ne parlare a nessuno, per fortuna che quel ragazzo era solo al mondo “ sfrutterò il suo genio letterario per benino, il ferro va battuto finchè è caldo!” disse Ambrogio Vettieri fumandosi un sigaro vicino al camino nel salotto della sua villa tutto contento di se.
Così passarono gli anni, il ragazzo Giancarlo scriveva durante la notte e anche di giorno, e vedeva e poteva parlare solo con il signor Ambrogio per tre volte al giorno. Ogni volta Ambrogio Vettieri gli portava via il suo recente manoscritto e aggiungeva dopo averlo letto la sua firma in fondo e poi lo consegnava al suo editore per la pubblicazione.
Il ragazzo Giancarlo otteneva da questo accordo però solo le briciole, mentre il signor Ambrogio guadagnava invece molto denaro e rinnovava ogni volta la fama di essere un bravo scrittore, scrittore stimato da tutta la Milano istruita..la Milano dei salotti e dei club-caffè per gentiluomini aveva dei buoni giudizi per il Signor Ambrogio scrittore..
La situazione era malsana, poiché consisteva nel fatto che praticamente il ragazzo Giancarlo viveva prigioniero nella casa di Ambrogio Vettieri, che lo sfruttava come una vera e propria risorsa artistica. Il ragazzo cominciò a provare un po’ di rancore per quel signore che lo ricattava tenendolo praticamente prigioniero…tutto questo gli sembrava esagerato.
Giancarlo non poteva frequentare amici, non aveva nessuno al mondo, era orfano e per questo pian piano dovette accontentarsi di quella vita e così gli bastava metter da parte quei pochi soldi che gli passava il signor Ambrogio, così il ragazzo lo chiamava “Signor Ambrogio”, egli era diventato il suo tutore e doveva fidarsi di lui, ormai Giancarlo scriveva anche di notte al lume di una debole lampada a olio e dormiva di giorno in quanto stanco…l’unico contatto con il mondo era quel signore di nome Ambrogio, anche se capiva che quel signore lo sfruttava senza riguardi, anche se provava un certo rancore per quel signore in quanto era praticamente suo prigioniero, Giancarlo aveva deciso di accettare quella vita non sana e di rassegnarsi al suo destino di perdente.
Giancarlo poteva bere e mangiare, era servito tre volte al giorno, ma dovendo vivere recluso e non potendo muoversi molto, finì con l’ammalarsi di depressione e diventò una persona triste: “ma la mia vita è tutta qui?” pensava il ragazzo ,” ma i miei sogni ormai sono proprio finiti?” pensava Giancarlo con rassegnazione ogni tanto.
I libri pubblicati da Ambrogio Vettieri avevano sempre più successo in Italia, lo scrittore divenne molto ricco ulteriormente, nei suoi libri si notava una genialità una scintilla artistica piacevole, chi gli aveva scritti si dimostrava un vero genio della narrativa, nessuno immaginava che l’autore dei libri era in realtà un altro.
Il tempo passava per tutti ed il ragazzo soffrendo ormai di insonnia, scriveva tutta la notte e inventava trame geniali,…il ragazzo viveva in quella camera sotto il tetto della villa e ormai quella era la sua vita, unica compagna sincera era la musa ispiratrice della Narrativa…ed unico suo diletto erano le sue fantasie letterarie e il divertimento di descriverle scrivendo..
Ogni volta Ambrogio Vettieri imprimeva la sua firma su quei manoscritti e si presentava dall’editore con essi, il quale si complimentava con lui per il ritrovato genio ispiratore e la sua vena letteraria che sembrava spenta, da un po’ di anni a questa parte era diventata eccellente.
Per il ragazzo Giancarlo invece solo poche lire, lui sapeva del successo dei suoi libri, ma non poteva dimostrare ai lettori ed ai critici di quel tempo, che erano in realtà suoi quei racconti ..e così doveva subire la avidità di quel furbo signore, lui non era nessuno e nessuno avrebbe creduto alla sua verità, anche perché gli era vietato e impedito di comunicare con il mondo, la finestra che dava sulla strada era infatti sbarrata e la porta della stanza era sempre chiusa a chiave…e nessuno oltre che il signor Ambrogio gli poteva parlare.
Ambrogio Vettieri decise di sfruttare quel ragazzo per benino per molti anni e anni ancora e ordinò al neo scrittore in cambio del suo perdono di gentiluomo, altre ancora e altre favole e racconti inediti, dicendogli che il mondo fuori è cattivo con chi sbaglia e solo per il motivo per cui era finito nelle mani di un buon uomo come lui, che Giancarlo in quanto ladro e testa matta, non era ancora finito in galera a causa da qualcuno.
Passarono gli anni ed il Caso e la Coincidenza veri padroni del tempo e del destino, ebbero pena del ragazzo di nome Giancarlo e decisero che era tempo di porre termine a quella ingiustizia che durava da troppo tempo.
Per quel ragazzo non era un bel vivere continuare l’esistenza in quella maniera, prigioniero in quella stanza, fu così che stranamente al signor Ambrogio Vettieri accade qualcosa, egli un giorno tossì ed ebbe un giramento di testa, nel tossire sputò rosso sangue sul pavimento. Si! il signor Ambrogio Vettieri si era ammalato e gli fu ordinato dal medico di riposare e di stare per un po’ in un letto.. al caldo.
Ma giorni dopo, ci fu ancora bisogno del medico, il medico e l’infermiera chiamati a soccorrerlo trovarono il signor Ambrogio un mattino con la febbre molto alta, la diagnosi era severa, il signor Ambrogio Vettieri si era ammalato di tumore ai polmoni, il tumore era in stato già avanzato ed era molto ampio e affaticava il corpo nel respirare, questa malattia gli era stata causata dal continuo fumare sigari e la pipa ad ogni ora.
Si! il tabacco faceva molto male alla salute, ma a quel tempo il fumare era molto diffuso tra la gente. Al signor Ambrogio Vettieri piaceva molto fumare tabacco, lo faceva sentire calmo, ma a causa di questo vizio al signor Ambrogio si ammalò e gli restavano pochi mesi di vita.
Mentre era nel letto malato, il signor Ambrogio si ricordò di quel ragazzo che viveva prigioniero nella sua casa , ora che lui era in fin di vita, si sentiva commosso per la sorte di quel povero genio sfruttato, quel ragazzo gli aveva fatto guadagnare molti soldi, era stato un giacimento di oro per lui e così diede l’incarico alla infermiera che lo accudiva, una giovane ragazza che studiava da poco medicina, di aiutarlo in quanto ammalato anche se si era dimostrato avido,
si! Ambrogio Vettieri chiese a lei in segreto di aiutarlo a rimediare e così disse:“ ascolti Teresa, mia infermiera, questa è la chiave di una porta che si trova al piano di sopra, dopo aver fatto le scale, vada su nel sottotetto e faccia scendere chi ci troverà e conduca qui la persona che si trova rinchiusa in quella stanza!” la ragazza obbedì.
La infermiera aveva capito che si trattava di una cosa grave, di un reato nei limiti della legge, così si comportò con solerzia e poco dopo il ragazzo Giancarlo si trovava al cospetto di Ambrogio, in piedi vicino al letto stupito della sua liberazione.
Giancarlo era indeciso, provava ancora rancore per quell’uomo ammalato nel letto, ma poi questo rancore si trasformò piano piano in rassegnazione mista a commozione vedendo che quel signore stava male davvero, così decise di ascoltare quel che il signor Ambrogio aveva da riferirgli.
Il signor Ambrogio certo ormai della sua morte, aveva deciso di rimediare agli errori della sua vita, e raccontò tutto al ragazzo e all’infermiera, raccontò del suo imbroglio e della sua avida furbizia, confidandosi in modo che l’infermiera facesse da testimone.
“Ti chiedo scusa ragazzo, ma l’avidità mi ha reso cieco e non mi sono reso conto di farti un torto grande rubandoti la libertà e il successo” disse il signor Ambrogio tra un colpo di tosse e l’altro.
“Ho deciso di nominarti mio unico erede, ed in cambio del tuo perdono, ti chiedo di accettare il mio cognome unito al tuo, da ora in poi sarai come un figlio per me, ma prima cara infermiera, mi faccia questa cortesia, chiami il mio editore e gli dica di venire qui nella mia casa per una cosa urgente”. disse il signor Ambrogio tossendo..
Intanto il ragazzo aveva smesso di provare indifferenza per quel signore che pareva a lui ora un debole ammalato bisognoso di aiuto, quel signore era inerme nel letto, ora provava solo pietà per lui.
Nel pomeriggio giunse nella casa di Ambrogio Vettieri l’editore suo amico: “Carissimo amico” disse Ambrogio con una debole voce tenendo strette le mani dell’editore, “come vedi io sono molto malato, come vedi io sto per morire, ma tu devi sapere una cosa grave, e mi scuso per aver imbrogliato anche te, ma devi sapere che tutti quei racconti che ci hanno fatto diventare ricchi entrambi, non sono frutto del mio cervello, ma li ha invece scritti per me questo caro e abile ragazzo che vedi qui in questa stanza, e solo suo il merito di questa mia ritrovata bravura letteraria” l’editore si girò a guardare Giancarlo e capì tutto quanto, Ambrogio continuò: “ora che hai capito, caro amico, ti chiedo di informare tu i giornalisti ed i critici letterari, e di essere testimone di questa verità e rendiamo insieme giustizia a chi veramente merita tutta questa fama e questa gloria e cioè a questo ragazzo che io ho deciso di adottare, ” farò come dici tu caro amico Ambrogio” rispose l’editore che si girò e si accinse a stringere la mano a Giancarlo in segno di scuse.
Nella stanza tutti restarono in silenzio per qualche minuto, le ultime volontà di Ambrogio erano di porre rimedio al suo imbrogliare e così avrebbero fatto, restarono a guardare il malato che aveva chiuso gli occhi, dopo pochi minuti Ambrogio con un ultimo colpo di tosse rauco e dicendo con voce esile “Signore! perdonami di aver approfittato di chi è povero e ingenuo!” dicendo questo morì nel suo letto, mentre tutti i presenti si erano visibilmente commossi per il suo confessarsi…ma prima di morire quell’uomo aveva rimediato, quindi meritava rispetto anche lui.
Tre giorni dopo furono svolti i suoi funerali a cui partecipò molta gente commossa.
La ragazza di nome Teresa, abile infermiera si dedicò con molte cure amorose alla guarigione di Giancarlo, infatti anche lui era sfinito e ammalato di astenia per il lungo tempo che il ragazzo aveva trascorso nella statica prigionia di quella piccola stanza nel sottotetto, senza mai prendere una boccata di aria fresca, egli era vissuto per molti anni impedito alla ginnastica e alla luce del sole, ma il suo corpo giovane aveva resistito e il giovane si riprese dalla depressione con l’aiuto di qualche medicina e guarì, l’amicizia di quella giovane infermiera di nome Teresa si era tramutata nel frattempo in un sincero sentimento per lui e tra i due ragazzi nacque così l’amore e si dichiararono innamorati l’uno all’altro.
Teresa poté raccontare a lui tutte le buone notizie e le novità che erano capitate nella società italiana in quegli anni, mentre Giancarlo era stato tenuto sequestrato…in seguito Giancarlo dedicò a Teresa bellissime poesie.
A causa dell’amore di quella ragazza, Giancarlo sentì risvegliarsi in lui sentimenti di orgoglio e dignità, comprese che aveva si! subito un torto anni prima, ma ora aveva ottenuto giustizia, quel signore che lo teneva una volta prigioniero, aveva anche rimediato donandogli in eredità la sua casa e il suo denaro…Giancarlo aveva inoltre accettato di aggiungere il suo cognome Vettieri al suo nome, come se lui quell’Ambrogio fosse stato veramente suo padre, ora il ragazzo si chiamava Giancarlo Vettieri, lo dicevano i documenti, ora era un uomo realizzato e sistemato…aveva si! passato tutta la sua gioventù in collegio, ma ora aveva finalmente una identità rispettata.
Fu così che il povero orfano dei tempi passati, potè realizzare il suo sogno di diventare un ricco e famoso scrittore, grazie alla sua musa ispiratrice, che come una madre premurosa lo aveva aiutato a diventare bravo nello scrivere, e finalmente era riuscito a diventare anche un famoso scrittore…
Giancarlo e Teresa si dedicarono ad una vita felice nel vivere insieme, si sposarono e da loro nacquero tre figli. I due sposi col tempo poterono gioire felicemente di una dolce vita e dello invecchiare insieme, vivendo una spensierata vita da pensionati ricchi.
Ora che era diventato ricco, il signor Giancarlo poteva usufruire di un buon vitalizio per tutto il resto della sua vita, in quanto aveva preso il cognome di Vettieri, aveva preso questa decisione in onore dell’uomo che aveva causato la sua sistemazione attuale e gli aveva donato una eredità per rimediare ai suoi sbagli, permettendogli una vita nel benessere.
Quel giorno a Milano era un freddo giorno di inverno, era ormai prossimo il Natale , qualcuno suonò alla porta della casa di Giancarlo Vettieri.
La porta fu aperta e sull’uscio apparve un povero ragazzo, vestito con abiti normali, si notava che aveva anche lui l’ambizione di diventare un giorno un famoso scrittore in quanto disse: “ scusi il disturbo caro signore, mi chiamo Egidio, sono uno scrittore inesperto non famoso ancora, e giro casa per casa a chieder poche lire, dando in cambio una copia del mio manoscritto..
sappia signore che l’ho scritto proprio io ed è originale davvero questo racconto…vorrebbe anche lei aiutarmi a passare bene questo inverno così freddo e lungo ” disse il ragazzo sulla porta.
Il ragazzo sull’entrata chiedeva una offerta in forma di denaro o di cibo e avrebbe ricambiato donando a chi gli offriva qualcosa, una copia di un suo libro scritto in precedenza.
Commosso Giancarlo si ricordò che anche lui era stato un povero scrittore e disse: “ attenda un momento! Torno subito” .
Giancarlo ormai era un ricco signore e consigliato da questo si recò nel suo studio e prese dalla sua scrivania un oggetto a lui caro, lo incartò nella carta natalizia e poi tornò subito alla porta dove lo attendeva il ragazzo povero, a lui avrebbe donato in regalo, insieme a qualche soldo, anche il pacchetto che aveva preparato, quel povero ragazzo sull’entrata chiedeva un offerta.. faceva pena..bisognava aiutarlo.
“Tenga bravo ragazzo che questo dono le porti fortuna” e aggiunse come deciso prima, dalla tasca della giacca, anche qualche soldo al regalo in quanto si avvicinava il Natale.
Il povero ragazzo di nome Egidio ringraziò e prese il pacchetto, mise il denaro in una borsa e poi si allontanò, in seguito per strada il ragazzo decise di aprire il dono, forse credeva di trovarci del cibo natalizio, ci trovò invece una statuina raffigurante una fatina, ma non si disperò di questo, in realtà stranamente quell’oggetto incartato rappresentava un statuina simpatica, raffigurava una donna vestita con abiti fantasiosi, sul fondo della statuina c’era una scritta che diceva: “chiedi aiuto alla Signora della Narrativa e vedrai che ogni tua fantasia diventerà positiva”
“Ecco cosa è!” disse il ragazzo “un porta fortuna!” ne fu contento e decise che lo avrebbe conservato come suo nella sua povera casa.
Fu così che Giancarlo ormai anziano, aveva pensato che quello spirito benefico avrebbe potuto insegnare anche a quel povero ragazzo a scrivere buone favole brevi o racconti di successo e in questo modo anche quel ragazzo avrebbe potuto avere la fortuna che tutti meritiamo.
Giancarlo non ne aveva più bisogno, aveva una moglie e tre figli ormai grandi e godeva di un vitalizio molto oneroso da parte di una banca, “ormai sono felice così, non mi manca niente, che abbiano anche gli altri …la desiderata fortuna!”, aveva pensato Giancarlo.
“Tre pasti al giorno e tanti amici, il tempo per scrivere qualche racconto, ed anche così si tira a campare aspettando il domani!” diceva il povero ragazzo di nome Egidio, mentre appoggiava la sua statuina avuta in regalo quel giorno sulla sua scrivania nella sua povera casa..e la storia così termina e così può ora ricominciare, anche se il protagonista avete capito sarà un altro.
Morale:
non perdete mai la speranza, poiché dovete sapere che verità e giustizia trionferanno sempre, dovete solo saper aspettare e questo accadrà..
Fine
Autore: Egidio Zippone
scritto (Milano, Settembre 2011)
Giudizio: originale, interessante
voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: Il foruncolo sul naso

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(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLE DI EGIDIO..(per mamme e bambini)

IL FORUNCOLO SUL NASO..
INTRODUZIONE: quando i bambini sono troppo curiosi, finiscono prima o poi con il subire i problemi che li hanno incuriositi..ma..
INIZIO
Fiaba: Il foruncolo sul naso
C’era una volta in un paesino di campagna un ragazzo di nome Vanesio…che riteneva se stesso molto bello.
Tutti gli facevano complimenti e lui era contento di essere un bello… era quella la sua vanità di vita
Un giorno però si guardò allo specchio…e cosa vide..sul suo bel naso si era formato un grosso e rosso foruncolo..e questo foruncolo faceva pure prurito..era molto fastidioso.
E così il ragazzo pensò come guarire da esso..aveva sentito dai suoi genitori..che esisteva una “fonte del miracolo” e decise di andare a quella fonte dove una volta si diceva in paese, era apparsa la fata Gelsomina, fata buona e amica di tutti, per guarire il naso con un suo miracolo…
Cammina e cammina il ragazzo arrivò al di là del bosco e trovò la fonte miracolosa.. se una persona si immergeva ed esprimeva un desiderio prima o poi esso si realizzava..così diceva una leggenda di paese.
Il ragazzo di nome Vanesio, si avvicinò alla fonte miracolosa e si immerse nella sua acqua.
Si immerse..e contemporaneamente desiderò tanto di guarire dal foruncolo che aveva sul naso.
Aspetta e aspetta ancora, passò di li un lupo che lo vide pensieroso e immerso nella fonte e gli chiese:
(dovete sapere che nelle fiabe gli animali possono parlare come le persone)
“Ragazzo che ci fai li!” domandò il lupo
“Aspetto che mi guarisca questo brutto foruncolo che ho sul naso”..rispose il ragazzo.
“Ah ah! come sei buffo con quel foruncolo sul naso…. sembri un pò stupido!” disse il lupo
E in quel momento come per miracolo il foruncolo guarì sul naso di Vanesio, ma diversamente andò a formarsi sul naso del lupo perchè era stato troppo curioso e sgarbato..
E così il ragazzo se ne tornò felice alla sua casa.
Il lupo senti allora un forte prurito sul naso e cominciò a lamentarsi e disse che voleva guarire anche lui da quel foruncolo.
E così il lupo cominciò a rotolarsi sull’erba ed a camminare sulle due zampe posteriori, poiché le anteriori gli servivano per grattarsi il naso…finchè uno scoiattolo da un albero lo guardò e disse:
“lupo che stai facendo?”
“Voglio guarire da questo foruncolo che ho sul naso”
“Come sei buffo con quel foruncolo.. sembri un pò imbranato” disse lo scoiattolo..
e in quel momento come per miracolo..il foruncolo sparì dal naso del lupo e si formò sulla faccia rossa dello scoiattolo che era stato curioso e sgarbato.
Lo scoiattolo avvertì il foruncolo e spaventato si mise a urlare perché il foruncolo faceva proprio prurito e lui non lo voleva sul suo naso..
Attirò con il suo grande squittire e lo agitarsi, l’attenzione di un gatto che passava di lì che gli disse:
“scoiattolo che fai?”
“Sto urlando perché voglio guarire da questo foruncolo”..
” Come fai ridere, con quel foruncolo sul naso, sei proprio ridicolo!” disse il gatto…
e subito in quel momento il foruncolo come per miracolo scomparve allo scoiattolo e apparve invece sul naso del gatto curioso..che spaventato scappò e tornò subito alla sua casa.
Dovete sapere che il gatto di cui stiamo parlando, era il gatto della strega Befana, che sapete di già, che durante la Epifania porta i regali ai bambini buoni, ella abitava in una casetta nel bosco ed era in attesa delle festività natalizie ..tale Befana vedendo tornare il suo gatto in tutta fretta e vedendolo intento a graffiarsi il naso di continuo, si incuriosì e gli disse:
“gatto che stai facendo? non fare il maldestro.. perchè così ti farai male al naso!”
La Befana non doveva fare quella domanda curiosa, in quanto il foruncolo sparì dal naso del gatto ed apparì sul naso della Befana perché non si era fatta i fatti suoi.
Ma cosa capitò diversamente? La Befana si guardò allo specchio e disse:
”però questo foruncolo mi piace, mi dona, mi fa sembrare più simpatica e più strega!” e decise quindi di tenerselo quel foruncolo….
infatti la Befana dell’Epifania, può avere anche i foruncoli sul naso…che c’è di strano é anziana… e poi la Befana non ci tiene a essere alla moda e quindi anche se ha un foruncolo sul viso è contenta lo stesso.
Morale: chi è curioso dei fatti degli altri..diventa partecipe dei problemi che evidenzia, soprattutto se lo fa con domande sgarbate ..e rischia che i rimproveri che ha fatto, poi li fanno anche a lui così impara.
mai essere troppo curiosi, un po’ di curiosità va bene…ma non deve essere mai troppa.
Fine
autore: Egidio Zippone

(Milano, Ottobre 2010)
Giudizio: divertente
voto (da 5 a 10) : 9

 

Favola di Egidio: l’Eremita, gli animali e l’albero

 

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(racconto di tipo verde)

tempo teorico dedicato per la lettura 25 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

L’EREMITA, GLI ANIMALI E L’ALBERO..

INTRODUZIONE: un albero dai frutti magici, deve essere tutelato dai ladri di frutti, ma un eremita non può farlo poiché ha bisogno del suo tempo per pregare, ma non tutti gli esseri sono adatti a questa tutela..

Favola: l’Eremita , gli animali e l’albero

Inizio

Ambientazione luogo della favola…..nel mondo delle favole in Asia, in un altipiano asiatico,

Esisteva una volta, nella lontana Asia, di preciso nella terra di chissà dove, un eremita animista di nome Lin-Chan.

Egli era padrone di un albero i cui frutti mangiandoli davano i benefici del saper comprendere la disobbedienza e l’obbedienza, essi erano molto importanti..con tale comprensione si poteva dare consigli per vincere le frustrazioni causate dai problemi della vita.

l’eremita era padrone dell’albero dai magici frutti…ma aveva un timore..temeva che altri si nutrissero di quei frutti rubandoli e facendone un uso errato….in quanto i benefici del far giustizia e del far ingiustizia considerati insieme, erano pericolosi per chi aveva tendenza ad esagerare.

Un giorno infatti l’eremita passeggiando per il suo giardino vide che sull’albero c’era un uomo che si chiamava Kentoci (l’ingratitudine)..che gli stava rubando i frutti del pluralismo…si arrabbiò molto ed in preda al rancore lo cacciò via..

Di conseguenza disse: “bisogna difendere l’albero …ma io non posso star qui a far da guardia all’albero tutto il giorno e la notte..devo pregare le Forze del Bene, molte volte al giorno come fanno tutti gli eremita per portare fortuna alla Natura..quindi non mi posso allontanare.”

Lin-Chan decise di dare questo compito a qualcun altro….ma forse decise con troppa premura…decise di chiedere aiuto al panda nano Trifù (la pazienza) che era suo amico devoto.

In cambio del suo servizio ..(dovete sapere che una volta i panda erano piccoli di statura e molto smemorati) l’eremita Lin-Chan gli promise che gli avrebbe donato il miracolo di dargli una buona memoria e un corpo più grande, “così potrai competere nella forza e nell’intelligenza con gli altri animali della Terra”.

Il panda accettò l’incarico..e per tutta la notte ed il giorno Trifù “il panda nano” camminò in torno all’albero per ore e ore…di giorno e di notte..avanti e indietro intorno all’albero, finchè nel pieno della notte putroppo stanco si addormentò..li vicino all’albero…

Nel proseguimento della notte arrivò Kentoci l’uomo, che vedendo il piccolo panda addormentato..rubò tranquillamente parte dei frutti dall’albero..e se ne andò indisturbato…per vendere i frutti magici al mercato del villaggio.

Al mattino si scoprì il furto… ed il panda fu rattristato….”che stupido sono proprio un incapace..dovevo chiedere aiuto a qualcuno anch’io, non c’è la faccio da solo a fare la guardia all’albero!” disse Trifù.

Il panda decise di chiedere aiuto all’amica capra chiamata Semù (la fertilità) e gli disse:”fai la guardia tu Semù..se vedi qualcuno che ruba svegliami che corro ad acchiappare il ladro”….gli disse così…ma la capra di far la guardia durante il giorno va bene…ma durante la notte..con tutto quel buio..i gufi…i pipistrelli..i ruggiti lontani degli animali feroci e per la paura tanta che aveva nella testa….per non provare piu’ paura terrorizzata come era…si mise un sacchetto di stoffa sulla testa, per i molti pericoli che avvertiva in torno a lei, in quanto era molto paurosa…

Durante la notte arrivò Kentoci l’uomo..che vedendo la capra con il sacchetto di stoffa sulla testa, e quindi pensandola innocua, decise di rubare ancora i frutti dell’albero, si comportò così e se ne andò indisturbato.

Al mattino si scoprì il furto e il panda disse “che stupido che imbecille che sono, ho chiesto aiuto a quello sbagliato..è colpa mia..dovevo chiedere aiuto ad un altro!”

Allora il panda dovendo assolvere il compito..chiese aiuto all’orso ..”fai tu la guardia orso Mangù (la forza)… appena arriva il ladro chiamami!”…l’orso accettò l’incarico..

Di giorno far la guardia va bene..ma la notte : ”però che sonno!” diceva l’orso …gli prese un sonno infatti… poiché si annoiava a stare da solo giocherellone come era..e si addormentò anche lui… li vicino all’albero..

Durante la notte arrivò Kentoci l’uomo, che vedendo l’orso addormentato..decise di rubare anche questa volta i frutti dell’albero, si comportò così e se ne andò indisturbato.

Passarono i giorni e finalmente l’eremita Lin-Chan andò sotto l’albero per controllare se tutto andava bene e vide che i frutti erano molto diminuiti nella quantità rispetto a quanto ricordava… si irritò molto e rimproverò così duramente il panda..”Sei proprio un buono a niente Trifù, non dovevo fidarmi di te!” gli disse….

“Come fare?” pensò l’eremita….così decise di chiedere aiuto ad un altro..”Chiederò aiuto alla grù di nome Manù (la furbizia)..sarà lei a far la guardia all’albero!”..in cambio dell’aiuto l’eremita gli avrebbe fatto dono con il miracolo di diventare simpatica e di diventare allegra (le grù una volta erano tristi e antipatiche)…con tali doni sarebbe diventata diversamente e si sarebbe fatta più amici.

La grù accettò l’incarico e si mise subito al lavoro…comprese subito dalle tracce sul terreno, che il ladro era un uomo ..e sapendo che era difficile vincerlo..decise di andare nella giungla per chiedere aiuto alla tigre Zemira (la cattiveria)…promettendogli…”Ti darò da mangiare carne umana di cui tu.. tigre… sei molto ghiotta, ti potrai nutrire mangiandoti un uomo, sarà così se tu tigre sarai capace di acchiapparlo!”… “e dove lo trovo un uomo indifeso?” rispose la tigre…”io che sono una grù, sò dove l’uomo si reca tutte le notti a rubare..devi solo aspettare e nasconderti!”.

Durante la notte l’uomo Kentoci si avvicinò all’albero per rubare e vedendo la grù, ormai stanca, che dormiva li vicino…decise di salire sull’albero dove però incontrò per sua disdetta la tigre che se lo mangiò subito in un boccone..gnam gnam!

Il mese dopo l’eremita animista tornò a vedere cosa succedeva al suo albero..e scopri che tutti i frutti c’erano ancora..e fu molto contento di questo.

Come promesso dall’eremita, subito premiò con un suo miracolo la grù Manù, che diventò all’improvviso allegra e simpatica.

La grù era felice ma si accorse che qualcuno non lo era e per consolarlo disse..”Ora che sono stata resa allegra e per fare la simpatica ti prego oh! eremita, di una cosa ti prego…premia anche il panda Trifù che si è molto impegnato nel suo lavoro e che sta ora piangendo per la sfortuna vissuta”…

Era vero il panda stava piangendo ed l’eremita vedendo il panda piangente, diventò commosso dalle sue lacrime ..ma intuendo che chi era stato migliore, la grù, lo permetteva e non si sentiva offesa da questo, decise di donare un miracolo anche a lui, nonostante non lo meritasse …e lo rese più forte, più grande e con una buona memoria ..

Le paure dell’eremita erano finite, l’albero magico era al sicuro, poiché il ladro era sparito, e tutti poterono continuare a vivere felici e contenti.

Dovete sapere che solo l’eremita si nutriva dei frutti dell’albero, essi erano frutti magici.. l’albero aveva tanti nomi ed era anche chiamato “l’albero del far giustizia e del permettere l’ingiustizia”…questa incoerenza era possibile averla mangiando solo i suoi frutti….tale potere permise all’eremita di premiare senza problemi anche chi non meritava (il panda)..comprendendo ugualmente chi invece meritava il premio (la grù)..

A causa del potere dei frutti magici….Lin-Chan non si sentiva in contraddizione nell’aver deciso in questo modo….

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Morale: Per chi potrebbe piacere il simbolismo di questa favola, un breve riassunto:

In quel tempo, dove fallì la “pazienza”, a causa “dell’ingratitudine” dell’uomo, la “furbizia” delle Forze del Bene, invece ne uscì vittoriosa…ed il destino dell’umanità fu migliorato…

Nonostante Lin-Chan era un buon eremita, e probabilmente perchè gli era permesso di nutrirsi dei frutti del far giustizia e del permettere l’ingiustizia, egli potè compiacersi ugualmente di aver commesso ingiusta bontà, permettendo un premio anche a chi non lo meritava….gli fu possibile così di agire a fin di bene perdonando…evitando la sofferenza eterna di qualcuno a causa della pietà che provava per lui..

Non ci resta quindi che essere noi stessi, affidandoci alla più esperta saggezza di chi è un buono nel giudicare….

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Per i più piccoli:

Sappiate cari amici, che a causa dei miracoli di Lin-Chan, da quel giorno tutte le grù sono allegre e simpatiche e i panda sono più grandi (panda gigante) e hanno una buona memoria..

e si dice che se perdoni un panda per la sua vita disordinata, esso ti sarà grato per tutta la vita…poiché non può dimenticare il tuo perdono a causa della buona memoria che ha.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano Novembre 2007)

Giudizio: interessante, divertente

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: La principessa Manuela

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(racconto di tipo verde e bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura 25 minuti..

FAVOLA DI EGIDIO..

LA PRINCIPESSA MANUELA..

INTRODUZIONE: una principessa credeva nell’amore puro e sincero che non si inventa scuse ne falsità, molti principi la volevano in moglie, ma lei era indecisa…

INIZIO

Favola: La principessa Manuela

Viveva in un regno lontano .…ma è meglio dire nel fantasioso mondo delle favole una principessa..

C’era una volta infatti un facoltoso re, egli cercava un marito per sua figlia che si chiamava Manuela..poiché voleva da lei un erede.

Ma la figlia Manuela era negligente al riguardo e non voleva sposarsi, nonostante fosse molto bella ed gli spasimanti numerosi, ella era diffidente.

“Senti papà secondo me..essi vogliono solo i miei soldi e parte del tuo regno…che avranno sposandomi un giorno!”..disse la figlia a suo padre il re.

“Io non voglio sposare una persona che non mi ama!” aggiunse la principessa

Ma il padre insisteva ..”devi rischiare…figlia mia..è tempo che mi dai un erede”

Così un giorno viste le insistenze del padre..la figlia cedette alla sua volontà..e accettò di prendere marito

“Mi sposerò padre..ma sarò io a decidere con quale criterio sceglierò il mio futuro marito questa è la mia condizione!” affermò risoluta la principessa

Il re vedendo la figlia così decisa..acconsentì al suo capriccio.

“Va bene sceglierai tu il criterio con il quale lo sposo ti piacerà” disse il re.

La settimana dopo furono invitati tutti i pretendenti alla sua mano

I pretendenti furono presentati alla principessa ed a ognuno di loro la principessa consegnò l’occorrente obbligatorio dicendo:

“Ecco un quaderno di pagine bianche, una boccetta di inchiostro e una penna e dovete usare solo queste tre cose per partire tutti alla pari…il vostro amore per me, farà la differenza.

Se mi amate scrivete con queste tre cose e solo con queste tre cose molte “poesie di amore” per me..

Tornate tutti tra una settimana ..colui che ha scritto la poesia che mi piacerà di più….sarà mio marito” disse la principessa.

Dopo una settimana, essi tornarono a corte..portando con se i quaderni utili alla selezione…tra loro c’era un principe, il più giovane, di nome Enrico..che poveretto non aveva scritto nemmeno una poesia…ma che strano.

Il principe aveva tentato più volte di scrivere una poesia con quell’inchiostro…ma secondo lui l’inchiostro che gli avevano dato…causava nello scrivere sul quaderno la scomparsa delle parole scritte..le parole svanivano evaporavano tutto ad un tratto

Così il principe Enrico era li per consegnare un quaderno bianco purtroppo.

Con stupore notò che gli altri principi portavano con loro invece, quaderni con molte pagine scritte..ed erano sorridenti e soddisfatti.

Giunse il suo turno e senza vergogna, il giovane principe Enrico, consegnò alla principessa Manuela ugualmente il suo quaderno di pagine bianche.

Quel giorno la principessa lesse tutte le poesie..dedicate a lei..alcune molto belle e altre no…e poi decise, la principessa Manuela dopo aver letto le numerose poesie di amore..si avvicinò al giovane principe di nome Enrico..e scelse lui come sposo.

“Ecco questo è il mio sposo..scelgo lui il principe Enrico!” disse al padre.

Dovete sapere che la principessa aveva consegnato furbescamente a tutti i pretendenti un finto inchiostro che sbiadiva appena appoggiato sulla pagina.

A questo punto il re, non sapendo della furbizia della figlia, chiese alla principessa di leggere la poesia che le aveva consigliato il principe Enrico, di certo il suo amore descritto nella poesia, era molto grande, lo aveva reso superiore a tutti gli altri pretendenti.

Manuela invece rispose: “io padre sposerò il più sincero tra questi principi..infatti questo giovane principe…non potendo scrivere poesie per mia colpa ..mi ha consegnato ugualmente un quaderno vuoto..la poesia più bella è questa papà… la sua sincerità e la sua spontaneità dimostrata…questo principe sarà mio marito… il suo coraggio sincero é per me vero amore..

Un amore che non si abbellisce con falsità e cose inutili..ma che si presenta nudo e crudo alla sua essenza di sentimento puro… così come è, sincero e pronto ad ogni giudizio”.

Manuela si avvicinò al principe e chiese ad Enrico: “ Tu mi ami?” ed il principe rispose:

“ Si! mia principessa, mi piaci e ti amo!”,

“Sono certa che sei un principe sincero…e che mi hai detto la verità…non mi vuoi sposare per solo interesse…quindi accetto di maritarmi con te!”… disse Manuela tutta contenta.

I due principi Enrico e Manuela si sposarono e vissero felici e contenti…e fu felice anche il re quando diventò nonno in quanto ebbe finalmente dei nipoti dalla figlia…

Morale:

Anche la vita a volte ….non ci dona capacità e fortuna..con la quale avremmo potuto dimostrare bravura al prossimo ed al mondo..ugualmente però molti hanno saputo apprezzare il nostro coraggio di provarci…

Voi vi chiederete come mai certe donne amano uomini che non si sanno ne abbellire ne rendersi migliore di quel che sono?

Probabilmente perchè se l’abbellimento o il vantarsi sono eccessivi, risulta falso il consiglio che le donne ricevono, sicuramente il soggetto che si vanta ingiustamente, sarà tentato di mentire in futuro su cose molto importanti per il loro amor proprio e questo per alcune donne è insopportabile.

Comunque alcuni uomini semplici, preferiscono avere per moglie una donna più pratica e meno idealista di Manuela…

Manuela é comunque una principessa di sangue nobile quindi è da capire il suo desiderio di vita ideale..

fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2008)

Giudizio: interessante, saggio

voto (da 5 a 10): 9

 

Favola di Egidio: L’orsetto Timmy

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO PER MAMME E BAMBINI

L’ORSETTO TIMMY

INTRODUZIONE: un figlio adottato va aiutato nel suo inserimento in famiglia, soprattutto se è un figlio speciale e differente dagli altri figli che si hanno di già..ma..

INIZIO

Fiaba: L’orsetto Timmy

Nelle favole, l’unica regola é che non ci sono regole, e quindi gli animali delle favole parlano proprio come le vere persone.

In una foresta del centro Europa, viveva un orsa di taglia grossa, tutta di pelo di colore bruno

Un giorno questa orsa incontrò un orso vagabondo i due si innamorarono e l’orsa in primavera ebbe un figlio.. un orsetto di nome Timmy.

Questa è la sua storia..e ve la voglio raccontare.

Mamma orsa e l’orsetto Timmy vivevano felici nella foresta..giocavano e si nutrivano del miele della api, di fragole e di mirtilli…e rincorrevano per divertimento le farfalle del bosco che volteggiavano tra i fiori.

Dovete sapere che la felicità esiste ma non dura all’infinito….un giorno arrivò in quella parte della foresta un gruppo di cacciatori..motivati da cattive intenzioni …uomini..brutti e cattivi

I due orsi li guardarono da lontano..si chiedevano cosa volessero gli uomini così lontani dalla città

“Non se ne potevano stare a casa loro?” disse mamma orsa.

Mamma orsa tentò inutilmente di nascondersi….gli uomini volevano catturali…tesero agli orsi una trappola…con del cibo molto nutriente e profumato messo in una scatola…gli uomini riuscirono a rapire Timmy con una rete..la vita spensierata per Timmy terminò quando lo catturarono,.

Mamma orsa cercò Timmy per tutta la foresta..in lungo ed in largo.. e mai più lo trovò…un giorno si rassegnò e disse: “farò nascere un altro orsetto in primavera…addio Timmy!…”

Cominciò l’incubo per Timmy….egli era rinchiuso in un borsone ed era tutto sballottato da ogni parte..non capiva niente… cosa stava succedendo?…L’orsetto Timmy era ormai prigioniero in un sacco e posto in un bauletto di un camioncino, diretto chissà dove forse in città.

Il furgone raggiunse una casa dove abitava un veterinario che apri il sacco e visitò l’orsetto,..Timmy tento di morderlo ma fu inutile l’uomo era più forte di lui e lo teneva fermo..

Timmy era sano..disse il medico: ” é un orsetto sano e robusto!..sarà dato in adozione alla famiglia che ne ha comandato la cattura”.

Essa era una famiglia ricca che aveva pagato molto bene i cacciatori..tale famiglia voleva che nel loro parco privato..vivesse un orsetto per far giocare e divertire i tre bambini che avevano…i bambini avevano visto in un film gli orsi ed ora ne volevano uno tutto per loro..e inoltre la famiglia voleva che l’orsetto abbellisse la loro villa rendendola curiosa ai visitatori con i suoi modi da giocherellone…

L’orsetto Timmy fu consegnato ai possessori di quella villa, come si farebbe con un pacco postale, chiuso in uno scatolone con i buchi per respirare.

La mamma umana che abitava in quella casa accettò l’orsetto e gli disse:” Timmy fai compagnia ai tre bambini…. falli divertire con i tuoi modi buffi e goffi da orsetto..ti terrò con me come un figlio mio”..e gli diede un biscotto.

All’inizio i bambini della villa erano incuriositi da Timmy, e giocavano con lui, ma un giorno gli stessi bambini umani non ne volevano sapere più dell’orsetto..essi lo avevano osservato con curiosità per un po’, divertiti dal suo aspetto, era proprio un orsetto bruno come quello del film..ma dopo avere capito tutto di lui..dopo qualche giorno si stufarono e lasciarono l’orsetto veramente solo…

Infatti quando ci fu ora di pranzo dissero a Timmy con tono capriccioso …”tu non sei un bambino come noi…non devi fare colazione con noi e devi mangiare da solo in disparte..fai il bravo orso!” e lo spinsero via con uno spintone e tolsero per dispetto il suo sgabello dal loro tavolo affinché l’orsetto non avesse da sedersi.

Timmy si arrabbiò molto e voleva che tutti quei bambini diventassero orsi come lui..ma come fare…”questo é impossibile!” disse la mamma umana….”è vero sono un po’ vanitosi…ma devi abituarti a loro..”

Timmy si mise a piangere come farebbe un orso….emettendo mugolii tristi…”ma come faccio ad abituarmi a loro sono cattivi!”..faceva capire l’orso..e saltò in braccio alla mamma in cerca di protezione.

Così la mamma umana capi il problema del “figlio adottivo” e quale torto aveva fatto alla sua natura selvatica….gli animali devono vivere liberi..non in casa degli umani…ma ormai era tardi per Timmy la sua vera mamma lo aveva dimenticato.. ormai l’orsetto sapeva di profumo umano…

La nuova mamma decise di rimediare e consigliò a Timmy di seguirla in una pasticceria..dove i due comprarono molti dolci e gelati….Timmy scelse da lui i dolci..aveva capito la strategia della mamma umana..era una buona idea…”sono tanti i gelati.. ne servono tanti” disse la nuova mamma.

Finiti gli acquisti i due tornarono a casa e la mamma disse a Timmy di regalare ciò che avevano comprato, disse: “ offri i gelati ed i pasticcini a tutti i bambini..dai..fai il bravo orsetto!”

Così l’orsetto Timmy andò vicino al loro tavolo dove i bambini giocavano e offrì loro i dolci comperati.

Ci fu un attimo di silenzio e di imbarazzo..i bambini videro i dolci….ma erano diffidenti…ma poi il più grande dopo averci pensato su affermò:

“io dico che questi dolci sono buoni!” e ne afferrò uno subito..e subito gli altri… anche gli altri bambini fecero altrettanto…”si! sono buoni e ne presero una manciata anche loro…“…gnam gnam” “facevano così i bambini con la bocca piena di dolci e si misero a mangiarne a non finire..ed anche Timmy ne mangiava con loro poiché era lui che gli offriva i dolci quindi poteva partecipare all’abbuffata”.

Tutti felici i bambini gustarono i dolcetti e tutti fecero complimenti a Timmy che aveva saputo scegliere per loro quei buoni sapori…facendo lui molte carezze..

Timmy finalmente fu accolto da tutti i nuovi amici..e insieme ai bambini visse momenti di felicità e di gioia…ma sappiate che Timmy riuscì a convincere anche gli altri bambini a portare i pasticcini ogni tanto e si!..e così altri bambini portarono pasticcini…e altri bambini ancora, anch’essi ne portarono…per molti giorni tutti i pomeriggio i bambini mangiarono pasticcini in quella villa….sappiamo che era la mamma che finanziava l’acquisto..ma il gusto ed il tipo di ogni dolce lo sceglievano i bambini..

E Timmy fu finalmente accettato dal gruppo..con piena soddisfazione della nuova mamma.

Morale del racconto:

ci sentiamo tutti un po’ come l’orsetto Timmy ogni tanto o forse lo siamo stati, strappati alla nostra vera natura individuale, educati…moralizzati…convertiti e obbligati all’integralismo della interpretazione della vita pensata da altri per noi….e poi forse inseriti in un mondo che non ci vuole lo stesso.

Consiglio a chi si sente speciale “un orsetto Timmy” in mezzo agli altri ancora adesso, di non isolarsi e di fare invece favori e regali al suo prossimo, fate regali a chi volete che così scelga di diventare vostro amico…per far tollerare da loro, la vostra diversa interpretazione della vita.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2007)

Giudizio: divertente, educativo

voto: (da 5 a 10): 9

 

Favola di Egidio: La pecora giudiziosa

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(racconto di tipo bianco e verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

LA PECORA GIUDIZIOSA..

INTRODUZIONE:

Nelle favole fantasiose si sa, le persone e gli animali hanno le stesse opportunità, forse sono persone e forse no, ugualmente di scrivere questa poesia io potrò….

non sempre è possibile tenere nascosti i nostri peccati ai nostri avversari…ma esiste un modo per ottenere pace ugualmente..

INIZIO

Fiaba: la pecora giudiziosa (che giudica in modo onesto)

Un giorno un lupo era affamato e così si mise in cerca per il bosco di una pecorella lontana dal suo ovile.

Finalmente il lupo incontrò una pecorella che stava da sola e si avvicinò a lei e gli disse:

“Cara pecorella così buona e gentile, proprio perché sei buona.. dai fatti mangiare da me!”

e la pecora rispose:

“No! perché mi vuoi mangiare? non sai che io sono di indole mite e pacifica, non mi sembra giusto che tra i tanti devi mangiare proprio me!”

Fu così che il lupo capì che per convincere la pecora ad accettare di morire doveva fare il furbo e così disse:

“Cara pecora devi sapere che io so tutti gli errori che hai commesso e quindi se non vuoi soffrire a sentirteli dire.. fatti mangiare e non proverai più dispiacere nel ricordarli, mi nutrirai, diventerai come me,  e quindi come pecora sarai morta!”

e la pecora rispose tranquilla e calma:

“No! Brutto lupo, devi sapere, che si! è vero che ho commesso degli errori, ma è anche vero che il Buon Pastore mi ha perdonato, e quindi io voglio e posso scegliere di vivere a modo mio”

ed il lupo disse continuando a fare il furbo:

“come fai a essere sicura che pur avendo peccato il tuo Pastore ti ha perdonato davvero…hai tu rimediato ai danni causati dai tuoi peccati?”

“Si! ho rimediato a tutti i miei peccati, ed ho molta Fede in questo, infatti ho rimediato in un modo che commuove il Buon Pastore e ho capito questo dal fatto che quando ero in pericolo ed ho chiesto aiuto a Lui, il Buon Pastore, pur avendo io commesso errori, mi ha salvato ed ha comandato di curarmi, ed ora sono quindi certa che il Buon Pastore mi ha perdonato dei miei errori e che il mio rimediare è stato utile alla mia salvezza!”

la pecora giudiziosa aggiunse risoluta:

“ed ora brutto lupo, vattene via! Altrimenti chiamo il Buon Pastore che di certo vorrà  proteggermi dai predatori come te e ti bastonerà!”

Fu così che anche quella volta il cattivo lupo, temendo che i pastori arrivassero in aiuto della pecora, si arrese nelle sue intenzioni e se ne andò in tutta fretta restando senza mangiare.

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Autore Egidio Zippone

(Settembre 2018)

Giudizio: saggio

Voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: Voler diventare un eroe

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(racconto di tipo nero e bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura 30 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

VOLER DIVENTARE UN EROE

INTRODUZIONE: si vergognava di essere stato un vile in passato, ed invece il destino di diventare un eroe in lui si realizzò ugualmente, poiché non temeva più di morire a causa di una profezia….

Favola: voler diventare un eroe

Inizio

C’era una volta, nella città di Milano un ragazzo volonteroso .

Era un ragazzo di vent’anni di nome Walter, che da bambino fu abbandonato in un collegio per orfani, in quanto i suoi genitori erano morti in un incidente di auto, egli ne uscì salvo da quello incidente, ma da quel momento fu solo al mondo e per questo la città di Milano lo aiutò dandogli un rifugio e da mangiare sistemandolo in un orfanotrofio situato in città…

Walter fu sempre grato alla città di Milano per averlo aiutato, in quei giorni era disoccupato e povero, ed ora la città di Milano in quanto generosa lo aiutava anche con un sussidio.

Vivendo con il sussidio del comune e la vendita di qualche libro di poesie…. il protagonista di questa favola tirava a campare…ma il suo sogno non era di diventare artista… ma di essere un eroe per la sua città…così avrebbe ripagato il debito con la sua gente.

Durante questi giorni, nella sua solitudine, Walter suonava uno strumento, una piccola fisarmonica, agli angoli delle vie del centro..e qualche passante rallegrato e commosso dalla sua musica gli regalava a volte dei soldi…era anche questo un modo di arrangiarsi.

Dovete sapere che Walter era tormentato da un brutto ricordo che risaliva a qualche anno prima,,…da ragazzo aveva visto maltrattare da un gruppo di malavitosi una donna, la donna chiedeva aiuto urlando, e lui non aveva risposto alle richieste di soccorso di lei..ed era fuggito spaventato..e si chiedeva sempre come mai si era comportato così?

Il mondo lo aveva aiutato da bambino con la sua solidarietà, ed ora che aveva avuto occasione e poteva ricambiare l’aiuto ricevuto, lui non lo aveva fatto… aveva avuto paura…come mai?…

La donna in questione era solo una donna estranea per lui e non era la sua ragazza, infatti si chiedeva: “come mai sono in crisi per una donna estranea.. allora?”.

Come mai sentiva il bisogno di dover rischiare la vita per lei?..

Walter ripeteva a se stesso da sempre, che non aveva capito quello che stava per capitare a quella donna quel giorno..ma un sospetto lo preoccupava “sono forse un vigliacco?” pensava di se stesso il ragazzo diventando triste…il dovere di sentirsi un uomo coraggioso in lui brontolava…e Walter provava molta vergogna per l’indifferenza dimostrata da lui in quel momento.

In quei giorni, leggendo i giornali, ebbe conferma della notizia e si rattristò davvero, quando lesse dai giornali che quella donna, in quella strada, era stata addirittura violentata, seviziata ed uccisa barbaramente da un gruppo di delinquenti…si sentì veramente in colpa come uomo..lui era li in quel momento e l’avrebbe potuta aiutare…promise quindi che un giorno se ricapitava un occasione identica, si sarebbe comportato diversamente, si sarebbe comportato da vero eroe…ed avrebbe finalmente ricambiato quell’aiuto che la solidarietà del mondo aveva dato a lui.

Questi pensieri gli tormentavano la notte, Walter prendeva la sua fisarmonica e con la malinconia che li percuoteva l’anima a causa del suo senso di colpa, inventava ed suonava musiche tristi e commoventi per calmare la sua coscienza…il ragazzo componeva musiche durante la notte.

Walter viveva da solo in una casa di ringhiera nella zona periferica di Milano…ma era contento, anche se povero, di essere ancora vivo..egli credeva nella verità..vissuta con saggezza e secondo lui le buone intenzioni di vita servivano solo a sbagliare poco, le buone intenzioni non servono a provocare la persecuzione di chi ha commesso errori..ma servono a incoraggiare un minimo di attenzione nella vita, in questo modo Walter dava pace alla sua coscienza di ragazzo…il ricordo di non avere aiutato quella donna e di essere fuggito lo tormentava ancora..ma in fin dei conti egli si diceva consolandosi: “quel momento di vigliaccheria é solo un episodio raro nella mia vita….non va considerato!”..

Walter diventato adulto, crebbe da uomo libero e descriveva nelle sue poesie le bellezze della vita libera e anche se essa era disordinata e povera, egli riteneva la sua vita in armonia con lo spirito che guidava la evoluzione umana…lo spirito che permette di imparare dagli errori.

Tutto questo gli ispirava dei brani musicali piacevoli e con la musica della sua fisarmonica, egli riusciva rallegrare i cuori degli innamorati..ma in realtà la sua musa ispiratrice nasceva dal dolore di sospettarsi un fallito come cavaliere ed eroe, questo lo faceva soffrire ma rendeva allo stesso tempo geniale la sua arte musicale..e così Walter riusciva guadagnare un po’ di denaro dal vendere le sue composizioni ai musicisti esperti e più famosi.

Una notte, la notte del suo compleanno, Walter come al solito non aveva sonno e decise per questo di passare il tempo a dipingere un quadro che raffigurava uno spettro nell’oscurità e poi esaltato dalla suggestione del quadro, decise di scrivere anche una poesia dedicata a esso, accese la lampada sul tavolo.. prese una penna e cominciò.

Egli scrisse una poesia sull’aldilà e sulla morte..ne era così compiaciuto, che volle inventare anche una musica commovente ispirata da quel dipinto e la cantò insieme alla sua poesia.

L’artista rilesse più volte le parole..e le cantò più volte e non si rese conto che si era già fatto tardi..per effetto delle parole scritte della poesia e di quella sua musica dolce, l’adilà si mosse nella sua energia ed apparve davanti al lui..un fantasma…una nube grigia si era formata davanti a lui nel buio e una voce telepatica cominciò a parlargli…ella disse di chiamarsi “il Mago degli Spiriti”.

Lo spirito grigio continuò a parlare e gli disse: ”mortale! devi sapere che mi sono commosso nell’ascoltare le parole e la musica di questa tua dolce poesia in rima…e anche nel vedere il dipinto realistico che raffigura un essere simile a me.

Devi sapere che difficilmente io riesco a provare commozione per cose create dalla vita terrena..e così sono contento di aver provato queste dolci emozioni a causa tua e della tua arte..per ringraziarti, ragazzo, decido di prometterti un regalo!”.

Lo spirito grigio rimase per un po’ in silenzio e poi continuò:

“ebbene ragazzo ho deciso che esaudirò ben tre tuoi desideri per ringraziarti di tre cose: della poesia inventata da te, della buona musica creata da te e della suggestione del quadro che hai dipinto, tutte queste cose parlano della mia aldilà, dove io medito ed esisto, un argomento che mi riguarda..e tutto queste opere, mi hanno molto commosso…bravo ragazzo!”.

Walter non era spaventato, perché quello spirito mentre gli parlava lo comandava a restare calmo e così il ragazzo un po’ contento, un po’ stupito dell’apparizione, decise per se il desiderio da chiedere, era stata la sua creatività a dargli questa possibilità..e pensò tra se e se:” qual’è la mia preoccupazione?… quale è la mia paura?”..si! era quella la sua paura…Walter aveva paura di morire troppo giovane e di ammalarsi..Walter voleva una vita lunga e sana quindi rispose a quel fantasma:

“questo è il mio desiderio.. oh! spirito mago: voglio vivere a lungo e quindi voglio sapere tante cose, ad esempio prima di tutto voglio sapere la data del giorno di quando io morirò..poi voglio sapere se mai mi ammalerò gravemente e poi voglio sapere se incontrerò nella vita una donna che amerà solo me…”

Tu “Mago degli spiriti” che sembri sapere ogni cosa di tutto, di certo saprai queste tre cose ..e quindi sono queste le mie richieste che ti faccio e ti chiedo!” rispose Walter con decisione guardando lo spirito apparso nel buio.

Lo spirito era diventato più evanescente, e sembrava riflettere sulle cose dette dal giovane artista.

Lo spirito rimase in silenzio qualche minuto..poi si rivolse al giovane e gli disse: “tu ragazzo un giorno morirai ..pochi giorni dopo che avrai compiuto l’età di 101 anni…ti ammalerai comunque…. ma di certo guarirai sempre… e solo una donna si innamorerà di te e avrai figli da lei”

Il ragazzo fu contento di queste rivelazioni e decise che quella saputa era l’età giusta per morire..fu contento di sapere che sarebbe sempre guarito da ogni malattia o incidente ..e fu felice nel sapere che avrebbe incontrato il vero amore…non rimase stupito per il fatto che avrebbe fatto figli…pieno di contentezza prese tutto a memoria e siccome si era fatto tardi si addormentò così come era..rimanendo vestito..compiacendosi che il suo futuro era fortunato e la sua vita longeva, non avrebbe più avuto paura di morire, poteva rischiare la sua vita per gli altri, la sua ora in cui sarebbe morto, era di certo lontana …e sapeva che un giorno avrebbe anche incontrato il vero amore, il ragazzo reso ottimista si addormentò e sognò di essere un eroe, si addormentò con un sorriso…mentre lo spirito mago che gli aveva parlato svaniva nel buio .

Passarono i giorni e Walter, aveva trovato un lavoro come impiegato, dopo qualche mese decise di concedersi una vacanza, aveva anche guadagnato un po’ di denaro vendendo la sua musica e le sue poesie.. aveva deciso quindi di visitare la città di Roma..essa distava bene sei ore di treno da Milano e quindi decise di partire da casa sua per dirigersi alla stazione e salire su un treno.

Mentre viaggiava su quel treno… a causa della troppa velocità, proprio in una parte ricurva dei binari, quel treno deragliò dalle rotaie e continuando la sua corsa finì cadendo da un alto viadotto nel fiume sottostante, Walter fu l’unico a salvarsi, fu l’unico superstite, tutti gli altri passeggeri morirono nell’incidente, in quanto l’incidente fu molto grave, il treno si sfasciò del tutto e i suoi scompartimenti si riempirono di acqua facendo annegare i passeggeri all’interno, ma solamente Walter si salvò, si svegliò al pronto soccorso mentre lo stavano visitando ..e il dottore vedendolo svegliarsi gli disse:

“ ragazzo! probabilmente non è oggi la tua ora di morire, sappi che sei l’unico passeggero del treno che si è salvato… sei proprio fortunato!”

Il ragazzo si ricordò in quel momento di quel che aveva detto la apparizione notturna mesi prima e cominciò a credere che tutto era vero, che quelle rivelazioni erano sincere e che era proprio il “mago degli spiriti” quel fantasma che gli aveva parlato quella notte ed aveva riferito a lui del domani.

Tornò a casa e tutti gli amici del bar si complimentarono per la sua fortuna, era stato un vero miracolo, il ragazzo quella notte ci pensò a lungo e decise che sarebbe diventato un eroe, ormai si era convinto che tutto era vero, il ragazzo aveva deciso per questo di diventare un eroe e di aiutare in quel modo il prossimo approfittando della sua certezza che il giorno della sua morte era lontano e difficile da capitare ..egli non poteva morire adesso… quindi ora poteva rischiare la vita per aiutare gli altri, di certo nel farlo non sarebbe morto…

Walter decise di combattere il crimine che disturbava la sicurezza della sua città, molte donne, molta gente pacifica era in pericolo, e lui voleva aiutarla…aveva un debito con la società altruista, la società solidale con i poveri.

Si iscrisse così con l’aiuto dei suoi risparmi, ad una palestra di karatè e juji-tzu, arti marziali orientali, e diventò molto bravo..uno dei più bravi della palestra..dopo qualche anno era pronto, ora aveva le basi per diventare un eroe…il suo sogno era diventare l’eroe della città.

Passarono i giorni e durante la notte vestito in abiti normali ed indossando una felpa con un cappuccio che gli copriva il capo, il ragazzo di nome Walter, si recava cercando il pericolo nelle zone malfamate della città, egli camminava, sostenuto dal suo sogno di essere un eroe, nelle zone più deserte e buie della città, dove agivano i malintenzionati più crudeli, dove la gente per bene aveva paura di circolare, in cerca di atti di eroismo Walter camminava per quelle strade, ormai era convinto che avrebbe vinto la triste realtà di essere un nessuno per la gente.

Ed un giorno capitò la sua vera occasione, in una zona della città, dei malviventi avevano fermato nella strada un auto con a bordo una intera famiglia, essi spaventavano quelle care persone con armi e coltelli urlando e minacciando di uccidere.

Walter non si perse di animo e mentre la famiglia gridava aiuto nell’auto, ma nessuno però accorreva, e mentre i vicini spaventati incuranti delle urla avevano tutti chiuse le loro porte e finestre e fatto scendere le tapparelle in segno di paura, in quanto non volevano essere testimoni di qualche reato senza volere, era infatti quella una banda vendicativa che riteneva quella zona cosa loro, lui Walter incurante del pericolo, diversamente decise di correre in loro aiuto, il ragazzo sapeva che non sarebbe morto e non si preoccupò, Walter si lanciò contro uno dei banditi che era armato di un grosso coltello e gli sferrò un pugnò in faccia: “ tho! ecco un eroe, mi stupisco!” disse il capo dei delinquenti…” adesso lo uccido io questo rompiballe!” aggiunse il teppista minaccioso e così premette il grilletto della sua pistola puntando l’arma contro Walter, il colpo partì, non si sa se il proiettile o più proiettili colpirono il ragazzo, ma si sa che il ragazzo ebbe ugualmente la forza di avvicinarsi al bandito e di colpire il bandito con un colpo di karaté alla gola e il criminale per il colpo marziale alla gola svenne nella strada picchiando la testa sull’asfalto.

Intanto nell’auto la famiglia era terrorizzata ed urlavano tutti quanti, i delinquenti erano ammutoliti stupiti da questo inatteso nemico: ”adesso ci penso io! a questo eroe!” disse un altro teppista in preda all’ira.

Gli altri banditi intanto riuscirono ad estrarre dall’auto, aprendo con forza la portiera e strattonando, una ragazza, la figlia più grande: “No! Lasciate mia figlia!“ urlò la madre spaventata mentre era seduta nel sedile anteriore dell’auto… i banditi intanto avevano preso in ostaggio la ragazza minacciando di ucciderla, Walter era indeciso, era a rischio la vita della ragazza, ma non c’era tempo da perdere e di istinto si lanciò contro il delinquente che la teneva prigioniera e gli sferrò un pugno contro il volto, intanto un altro bandito da dietro colpì la schiena di Walter con un coltello ..ma il ragazzo niente.. non sentì alcun male…quel teppista fu spaventato da quel ragazzo coraggioso e così si mise a scappare… ma Walter lo inseguì e lo immobilizzò con una mossa di judo…intanto si sentivano le sirene della polizia risuonare nella notte, qualcuno dei vicini, più coraggioso degli altri, aveva infatti chiamato la polizia.

Ecco arrivare la polizia e arrestare tutta la banda, Walter sanguinante dalla schiena e dal petto ..era ancora in piedi …e non sentiva alcun male…. fu ugualmente messo in una ambulanza e portato al pronto soccorso…aveva infatti tutta la camicia insanguinata. Walter nell’ambulanza per le ferite riportate ebbe uno svenimento, mentre lo curavano e nel suo delirio la sua mente ripeteva ossessionata…”devo salvare una persona..salvare la gente..devo diventare un eroe..non devo essere più una nullità!”.

Il ragazzo era stato ferito gravemente, ma i medici erano tutti stupiti per la sua rapida guarigione..era come un miracolo..avevano estratto dal corpo del ragazzo due colpi di pistola, inoltre la sua schiena era stata ferita da tagli di coltello… ma nonostante avesse perduto molto sangue, il ragazzo non era ancora morto e stava guarendo. Walter si svegliò in una stanza di ospedale, vicino a lui il volto di una bella ragazza, la riconobbe era la ragazza che aveva salvato dai banditi, più in là i suoi genitori e il suo fratellino più piccolo.

Lei era bella, pensò Walter mentre la osservava, veramente una bella ragazza, e la ragazza disse a lui:” sei un eroe, sei il mio eroe, non siamo niente per te.. eppure tu hai rischiato la tua vita per tutti noi”.

“Complimenti ragazzo! bel lavoro” disse il capo della polizia a Walter mentre era li vicino nella stanza dell’ospedale.

Dovete sapere che la ragazza tutti i giorni andò a trovare il suo eroe in ospedale, per fargli sentire la sua gratitudine e i due ragazzi dicendosi delle belle parole finirono per innamorarsi.

I giorni passarono e Walter finalmente guarì dalle ferite…e fu dimesso dall’ospedale..

Aveva deciso di sposare Sonia, la ragazza che aveva salvato dai banditi, ed ora Walter aveva bisogno di un lavoro vero con il quale avrebbe guadagnato di più, completamente guarito il nostro Walter si arruolò quindi nella polizia e diventò un vero poliziotto, visto le referenze che aveva non sembrò strano, lo aveva raccomandato direttamente il capo della polizia della città di Milano, quindi nessuno dopo qualche anno si oppose alla sua nomina di commissario.

Era lei la donna della sua vita, Sonia, essi si sposarono ed ebbero dei bambini..e vissero felici nonostante la vita rischiosa che conduceva Walter a causa del suo lavoro.

Passarono gli anni ed ora Walter non era più solo…aveva una casa… una moglie… dei figli ed anche un lavoro dignitoso…il suo sogno si era realizzato.

Ritenuto un eroe da tutto il corpo di polizia, in quanto le sue azioni eroiche contro la malavita che infestava la città non si contavano, tanto erano numerose, ma soprattutto la opinione della gente era piena di gratitudine per lui, Walter aveva fatto finire in prigione molti criminali e risolto molti casi di omicidio, l’amore per lui da parte della famiglia di sua moglie era sincero, e lui ricambiava questo affetto restando fedele a Sonia.

Walter visse con coraggio rischiando molte volte la sua vita per gli altri, era quello il suo lavoro, infatti il nostro eroe vinse molte battaglie dichiarandosi nemico della malavita, e diventò giorno dopo giorno l’eroe della intera città come aveva sempre sognato…

La città di Milano lo aveva aiutato quando morirono i suoi genitori nell’incidente..ed ora lui Walter aveva ricambiato il debito compiendo azioni di eroismo per difendere la pace di quei cittadini che lo avevano aiutato, lottando per essi contro la malavita che li affliggeva.

il futuro ed il domani

Sono passati molti anni, siamo nel futuro, nelle favole il tempo non è sovrano, siamo nel 2060 sempre nella città di Milano.

Walter é ormai vecchio e stanco della sua vita di anziano, per la minor salute che ha il suo corpo , ora è solo in quanto sua moglie é morta qualche anno prima, sta pensando che ormai può smettere di vivere anche lui.

E’ felice e contento in quanto i suoi figli sono ormai sposati e diventati genitori, Walter decide che ormai può abbandonare la vita terrena, ed andare a cercare pace nell’aldilà, ormai Walter aspetta la morte come una destinazione obbligata.

Walter si ricorda che la sua vita é ormai alla fine, ricorda all’improvviso, quello che gli aveva detto lo spirito dell’apparizione, vedendo il calendario, Walter capisce che la data della sua morte é ormai vicina, ma non si oppone a questo, é stanco di vivere, é troppo anziano, tra poco Walter compirà 101 anni e la morte sembra a Walter la giusta soluzione al suo corpo invecchiato, comprende che per lui é giunta l’ora di morire..

Nell’aria il ricordo delle parole della sua poesia triste, e con il suo strumento la fisarmonica, Walter ripete un’ultima volta le note della sua musica piena di malinconia, egli é stanco ma felice delle soddisfazioni che la vita gli ha dato, e finalmente le porte dell’Adilà si aprono oltre le pareti della casa….egli vede finalmente la luce…e Walter in quel momento smette quindi di suonare la sua fisarmonica e anche di vivere…

Tre giorno dopo Walter é seppellito nel cimitero Monumentale di Milano, ed i figli ed i suoi nipoti già grandi piangono presso la sua tomba, per la sua scomparsa.

Dopo qualche anno dalla sua morte, ed obbedendo ad un destino comune…complice il giudizio del Signore…in quanto Walter é ritenuto un eroe da tutte le genti, gli angeli tutti decidono e permettono al nostro eroe di reincarnare il proprio spirito in un bambino appena nato sulla Terra, in quanto la reincarnazione è meritata solamente dalle anime di quelli che sono stati ritenuti veri eroi dall’umanità.

Morale: chi non teme di morire, può diventare un eroe, in quanto rischiare la sua vita è normale per lui..egli compirà la buona azione di fare giustizia dei malvagi…rischiando la sua vita ed obbedendo al suo destino che si ripeterà nel tempo..in quanto il mondo ha bisogno di eroi ancora adesso……

Fine

autore: Egidio Zippone.

(Milano Giugno 2012)

giudizio: interessante, avvincente

voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: Ernesto ed il brigante (per adulti)

ciconte_briganti

 

(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO

ERNESTO ED IL BRIGANTE (per adulti)

INTRODUZIONE: Come si può fare quello che si vuole nella vita? Sembra impossibile perchè molti impongono le loro regole opportunistiche. .…

Lo scellerato Ernesto lo sapeva bene poiché da ragazzo aveva subito molte delusioni ed anche qualche imbroglio durante la sua vita, e riteneva ormai che il mondo fosse in mano ai furbi, fu così che anche lui inventò un modo furbo per poter creare intorno a se stesso una suggestione favorevole a poter fare quello che voleva, ed a suo modo sembrava che tutto diventava facile alle sue intenzioni..ma..

INIZIO

Favola: Ernesto ed il brigante (per adulti)

C’era una volta, nel 1710 d.c., nel mondo delle favole, un uomo di venticinque anni di età di nome Ernesto, che da un pò di tempo aveva deciso di fare nella vita quel che voleva e non temeva più di disobbedire alle regole dei perbenisti.

Un giorno Ernesto fu visto a rubare, e mentre si era fermato a valutare il valore di ciò che aveva rubato, una borsa piena di monete, gli fu chiesto questo da due ragazzi che lo avevano visto rubare: “ma tu Ernesto come fai a trovare il coraggio di rubare, non temi di essere punito dalla giustizia degli uomini?

“No! io non temo di essere punito, in quanto ho per amico un brigante, che se viene a sapere che qualcuno mi impedisce di fare quello che voglio, questo qualcuno se la vedrà con lui, e badate il brigante si chiama Fra Scorpione ed è molto cattivo, lo chiamano con questo soprannome, perché è velenoso e spietato come uno scorpione!.”

“Se è così ti lasciamo fare quello che vuoi, poiché lo sappiamo… i briganti esistono, conosciamo la loro fama di feroci banditi!” e poi dissero…

“Per carità, presto facciamoci i fatti nostri… non vogliamo sapere altro!.” aggiunsero i ragazzi

Dopo che i ragazzi se ne furono andati Ernesto pensò :“Che creduloni non sanno che questo espediente di essere amico di un brigante l’ho inventato io ed è solo una suggestione” pensò lo scellerato ridendo di loro.

Un giorno Ernesto fu visto in una locanda, vestito di abiti variopinti, dai molti colori, era vestito di rosso, di verde, di azzurro, e di giallo…contemporaneamente vestito così…era vestito proprio a casaccio….

Lo vide un soldato che gli chiese:

“Ma tu Ernesto non sai che il re di questo regno, ha consigliato ai suoi sudditi di vestirsi con abiti dal colore serio, a parere del re bisogna vestirsi tutti di abiti di colore nero oppure di colore blù… poiché è di cattivo gusto fare diversamente se siamo uomini … essere vestiti in un modo dai colori troppo vivaci dimostra di non avere uno stile maschile, se si é veri uomini occorre seguire uno stile serio nel vestirsi..non ti pare?”

“Lo so, ma io non ci tengo ad obbedire al re!” rispose Ernesto ”io non temo di essere rimproverato dal re..poiché sono amico di un brigante che ha il corpo molto muscoloso, ha due pugnali nella fodera… un mantello nero sulle spalle…ed una spada….egli ha pure sulla sua testa un grosso cappellaccio nero….sappiate che il suo nome è Fra Scorpione..ed è un bandito cattivo lo si capisce questo dal soprannome con cui lo chiamano.”

“ Si! esistono i briganti, lo sò!” affermò il soldato

“Si! certo che esiste un brigante con questo nome ed è mio amico, sappia lei… che è anche malvagio e gli piace molto torturare il corpo di chi si ritiene un soldato obbediente del re!” rispose Ernesto…

“Non voglio sapere altro!” disse il soldato e se ne andò e lo lasciò conversare nella locanda anche se Ernesto era vestito in modo stravagante..il soldato decise stranamente di restare indifferente..

“Che credulone quel soldato, non sà che la mia amicizia con quel bandito non esiste e che è soltanto una mia invenzione!” pensò Ernesto.

Un altro giorno Ernesto si vantò nella osteria, di essersi portato a letto la moglie di un altro.

Glielo senti dire un sacerdote che chiese a lui:” non sai Ernesto che l’uomo non deve desiderare la donna di altri?”

“Lo so..ma non mi importa..” rispose Ernesto..”perchè io faccio quello che voglio nella vita…io posso fare quello che voglio… perché ho per amico un bandito…che mi difende dai mariti gelosi..infatti la donna sposata che mi sono portato a letto… non era contenta del proprio marito..ed io l’ho resa ugualmente felice…il brigante che mi protegge dovete sapere si chiama Fra Scorpione!”

“Si! Lo sappiamo anche noi preti che i briganti esistono… e che non hanno timore della legge decisa per gli uomini!” disse il sacerdote

“Certo che esistono!…ed uno di loro è mio amico….e sappiate che si compiace di questo, di saper far paura a tutti anche ai preti perbenisti ..poichè non ha paura di finire all’inferno!” aggiunse Ernesto..

“Non voglio sapere altro..vai pure per la tua strada..quelli come te non mi servono!” rispose subito il sacerdote e se ne andò.

“Che credulone quel prete, non ha capito che l’amicizia con il brigante di cui si è parlato è una mia invenzione!” disse nuovamente lo scellerato Ernesto…

Un giorno Ernesto incontrò per strada un delinquente… si! un pregiudicato, che gli chiese:

“Ehi! tu Ernesto, in quanto tu hai un attività, e siccome questa zona del paese é zona mia, hai il dovere di pagare una tassa sull’essere ladro al protettore della via, che sono io, tassa che io so che è da molto che non paghi…Attento Ernesto che chiamerò i miei complici, che sono tutti malfattori come me, e ti farò bastonare da loro se non paghi subito il pizzo che ti spetta da pagare in seguito alle tue ruberie!” disse il pregiudicato….

ed Ernesto rispose per nulla impaurito certo del suo espediente:

“Attento tu!…cattivo compare!..non sai che io sono amico di un brigante più forte e più cattivo di te..lo sanno tutti questo e tu non lo sai ancora!…devi sapere che io sono amico del famoso brigante Fra Scorpione, che comanda i briganti della foresta, e che potrebbe punire con la sua maggiore cattiveria chi mi minaccia?

“Tu Ernesto sei amico di Fra Scorpione, che è un brigante?…non vorrei che é vero…io ho figli e una moglie e non vorrei che mancando di rispetto a te, in quanto dici che quel brigante é tuo amico…che lui si metta contro di me e metta contro di me tutti briganti che comanda…forse tu Ernesto non sei una vera risorsa per me… in fondo il denaro che mi devi è poca cosa…..ecco vedi…sto per andarmene..non ti chiedo più niente!” ed il pregiudicato si girò per allontanarsi poichè aveva paura di Fra Scorpione.

“Ma Ernesto gli gridò ancora, mentre il pregiudicato era pronto ad andarsene…” Si! certo che esistono i briganti della foresta… ed uno di loro é mio amico, devi sapere… che è anche più forte e cattivo di te, brutto pregiudicato che non sei altro… e usa molte volte la sua forza contro i miei nemici!” aggiunse Ernesto con tono spavaldo..

“Per la feccia di tutte le prigioni! ..non voglio sapere altro!” disse il pregiudicato e decise di allontanarsi in fretta in fretta e si mise anche a correre per allontanarsi prima..

Un giorno Ernesto fu visto in una locanda, bere della birra sul pesce fritto e salato, beveva un buon boccale di birra fresca e assaggiava il pesce fritto,…aveva deciso proprio a casaccio la bevanda….ma proprio sul pesce beveva la birra..oibhò! ciò era strano per molti presenti..

Lo vide un aristocratico che gli chiese:

“Ma tu Ernesto non sai che il re di questo paese, ha consigliato di bere solo vino sulle portate di pesce, a parere del re bisogna dimostrare del buon gusto a tavola… poiché si da un cattivo consiglio.. se siamo noi gentiluomini educati…a non stare attenti a ciò che si beve e si mangia..”

“Lo so, ma io non ci tengo a quel che pensa il re, questo già doveste saperlo!” rispose Ernesto  mentre mangiava il pesce e beveva la birra subito dopo ed aggiunse…

”io non temo di essere rimproverato dal re..poiché sono amico di un brigante che ha il corpo muscoloso, nella fodera ha due pugnali, un mantello nero sulle spalle, un cappellaccio nero sulla testa, e nella cintura ha una spada.”

“ Si! i briganti esistono lo sò e sono molto decisi…sono crudeli!” affermò l’aristocratico..

“Si! certo che esistono i briganti ed uno é mio amico, sappia lei… che è anche cattivo e gli piace molto assassinare i vanitosi aristocratici obbedienti al re, ed il nome di questo brigante è Fra Scorpione!” rispose Ernesto…

“Non voglio sapere altro!” e l’aristocratico se ne andò e lo lasciò cenare in pace nella locanda, anche se Ernesto beveva birra sul pesce..il nobile decise che era meglio restare indifferente..

“Che credulone quell’aristocratico, non sà che la mia amicizia con il brigante non è vera ed è soltanto una mia invenzione!” pensò Ernesto tutto compiaciuto dello stratagemma…….

Fu così che il nostro amico Ernesto, riusciva molto spesso a fare nella vita quello che voleva, ed a chi gli faceva delle obiezioni, diceva che lui era amico di un brigante molto cattivo che non temeva le regole degli uomini ..e tutti lo lasciavano quindi in pace….per la paura di averci a che fare….solo a sentire il soprannome con cui chiamavano quel brigante, scappavano via intimoriti..

Cammina e cammina… un giorno mentre Ernesto era in giro per i sentieri della foresta cosa capitò?

Capitò che il nostro personaggio incontrò proprio il brigante Fra Scorpione in persona e questi era, tutto muscoloso, aveva sulla testa un cappellaccio nero, sulle spalle un mantello nero, nelle fodere due pugnali, ed aveva nella cintura una grossa spada…

Il brigante Fra Scorpione vide Ernesto gli si avvicinò e gli disse: “Sappi uomo, che io sono un vero brigante, e mi chiamo Fra Scorpione, ho molto potere nella foresta poichè comando molti banditi, e so tutto di tutti poiché ho degli informatori, e so che tu sei Ernesto, sei quel tale che va in giro per il paese a dire che sei mio amico e che io… Fra Scorpione… dovrei essere tuo complice nelle tue malefatte, sappi che per tutto c’è un prezzo, se è vero che io ti aiuto a fare quello che vuoi, il mio aiuto va pagato!” affermò il brigante…

Ernesto aveva paura del brigante, poiché Fra Scorpione era molto muscoloso, ma Ernesto non lo faceva capire, poiché era furbo e pensò: “Allora esiste davvero il bandito Fra Scorpione, credevo che era solo una leggenda inventata nelle osterie!”…e furbescamente aggiunse:

“io sono Ernesto e non ho paura di nessuno..è vero che vado in giro per il paese a dire che io ed il brigante Fra Scorpione siamo amici, lo so che questo non è vero, ma devi sapere che c’è dell’altro e questo non l’ho mai detto a nessuno, perchè sono un furbo, in quanto l’aiuto che ricevo da te caro Fra Scorpione, non è un vero aiuto, ma io utilizzo solo la tua suggestione di esistere, con la quale tengo lontano da me chi non si fa i fatti suoi..capito brigante?… è solo una suggestione il tuo aiuto!.” rispose Ernesto al capo dei briganti..

Fu così che il nostro personaggio di nome Ernesto ed il brigante Fra Scorpione restarono soli nel bosco a parlarsi tutto il pomeriggio..

Dopo avere smesso di discutere, il capo dei briganti disse a Ernesto:

” Suggestione o non suggestione….. l’aiuto a te, io comunque in qualche modo te l’ho dato, quindi mi devi pagare quel che mi devi, poichè tutti sanno che non si ruba al bandito Fra Scorpione, puoi rubare a chiunque, ma non a Fra Scorpione!…”

La situazione era diventata pericolosa, Ernesto rischiava di finire sotto tortura o forse assassinato, ma Ernesto sappiamo che era un furbo ed ebbe quindi un idea…

Fu così che Ernesto con molta furbizia disse al bandito Fra Scorpione:

“Adesso vedo che hai capito oh! brigante!…che il tuo aiuto è stato per me solo una suggestione.. ma tu vuoi essere pagato?..va bene! però io ti pagherò secondo questa coerenza!”

Fu così che Ernesto prese dalla sua borsa il sacchetto pieno di monete e cominciò a versare il suo contenuto su una grossa pietra che stava li vicino..

Tin Tin ….Tin Tin…facevano le monete cadendo dal sacchetto e tintinnando sulla dura pietra…Tin Tin..

“Eccoti pagato oh! brigante!…con una sola suggestione di amicizia tu mi hai aiutato, ed io per essere di parola con te… con il solo suono di queste monete ti ripago..la tua suggestione di esistere ho usato e con una suggestione ti ho ricompensato..” disse il furbo Ernesto e poi aggiunse:

“Hai tu… capo brigante… ascoltato con piacere il suono del Tin Tin delle mie monete che tintinnavano sulla pietra?…ritieniti allora pagato con questa suggestione….era piacevole quel suono vero?, per te brigante che sei certamente un avido!.

Il brigante Fra Scorpione intuendo l’intenzione furba dell’uomo Ernesto disse ridendo: ” Ho sentito si, il tintinnare delle monete sulla pietra e mi è piaciuto ..perchè è vero che sono avido..pensò ridendo della strategia di Ernesto..è stata una bella suggestione davvero…ahhaha! ahaha!…. sei furbo tu Ernesto!…per questo mi sei simpatico compare!”…e diede una forte manata con la sua mano sulle spalle di Ernesto, e poi il brigante aggiunse: “ma come tutti i furbi si sà…prima o poi finirai all’ìnferno anche tu!…proprio come tutti noi briganti!” rispose il brigante Fra Scorpione divertito dall’invenzione furba di Ernesto, poiché il bandito aveva capito che il furbacchione Ernesto  non voleva perdere le sue monete….

Detto questo il brigante…senza mostrare permalosità..in quanto sapeva apprezzare l’aver astuzia e l’imbrogliare anche negli altri..detto questo il brigante pensando:…”Tanto sono già molto ricco, che me ne faccio di altri soldi!”…si allontanò ridendo tra se e se e questo per un po’ di tempo, mentre si incamminava per un sentiero della foresta…

Era tardi si stava facendo sera… ed Ernesto restò solo nel bosco…

Fu così che Ernesto raccolse le sue monete da in terra e le rimise nel sacchetto…contento di non averle perdute…

Cammina e cammina, si inoltrò nel bosco, finchè giunse nei pressi di una locanda, entrò all’interno di essa e si sedette ad un tavolo, ordinò subito da bere un boccale di birra fresca e pensò mentre se lo beveva:

”La vita è bella davvero!.. ed ho ancora molti anni da vivere… fatta la regola… gabbato lo brigante!…”

Pensava così di se allegramente lo scellerato ma furbo Ernesto  mentre beveva nell’osteria….e poi pensò:

“Oramai il brigante Frà Scorpione, non mi aiuterà più, dovrò escogitare un altro espediente, per fare quello che voglio nella vita, mi fingerò un soldato, si! un cavaliere, avrò una armatura ed una spada, mi presenterò  come un valoroso e bravo combattente e tutti mi temeranno e mi rispetteranno..si farò così!”

“Quanto a quello che succederà il giorno del giudizio a chi ha preferito nella vita essere più furbo che onesto…sarà quel che sarà!…ora non me ne voglio preoccupare!” ed Ernesto ordinò all’oste anche da mangiare del buon cibo, poiché pensava: “Ho capito e sono convinto che nonostante molti umani sono rimproverati per la loro furbizia dagli onesti perbenisti, i furbi troveranno forse sempre il modo di godere delle gioie della vita..poiché il mondo al parere di quelli come me, è nelle mani di chi sa essere furbo!…alla salute di tutti voi!” disse brindando Ernesto alzando il suo boccale di birra…e continuò a bere ed a mangiare tutto contento..

(il continuo di questa favola si intitola: IL CAVALIERE RAVVEDUTO)

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Morale: per ottenere dalla vita quel che si vuole, è sufficiente mantenersi furbi e avere molta fantasia nel trovare soluzioni, ma si sa che nella vita occorre anche avere un pò di fortuna..

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Settembre 2016)

Giudizio: interessante, avventuroso

voto (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: il buon vigile

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(racconto bianco e verde)
tempo teorico da dedicare per la lettura circa 15 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..
IL BUON VIGILE

INTRODUZIONE: A volte è meglio voler bene di più alle persone, che amare le severe regole anche se queste sono necessarie..

Favola: il buon vigile
Inizio
C’era una volta, nel mondo delle favole. in un periodo del calendario vicino alle festività del Natale, un vigile urbano… fermo vicino ad un incrocio con un semaforo, dovete sapere che era un vigile ritenuto onesto dai suoi colleghi….
Molti automobilisti transitavano per quello incrocio rispettando i colori del semaforo, il verde, il giallo, ed il rosso..
Ma ogni tanto qualcuno infrangeva le buone regole dell’educazione stradale..
Ad esempio un giorno capitò un uomo, che transito con la sua auto, per quell’incrocio mentre il semaforo dava il segnale di rosso..
Il vigile che era lì di servizio, testimone dell’infrazione dell’autista, fischio subito e chiese di fermare l’automezzo..
Il vigile disse all’autista mentre questi abbassava il finestrino: “Lo sa lei, che é vietato passare con il rosso, lei è in contravvenzione?”
“Si lo so,” rispose l’autista, “ma io mi permetto molte infrazioni ugualmente, ma vieto per furbizia, per non sembrare matto, vieto soltanto di transitare quando sulla strada c’è il segnale di senso unico, quindi io in nome del libero arbitrio non voglio pagare la multa, poiché quello che ho fatto non è vietato dalle mie regole, poiché io vieto un altra cosa..”
Detto questo l’autista disobbediente accelerò il motore dell’auto e scappò via..
Il vigile costernato e stupito, prese subito il numero di targa e affermò: “a quell’uomo iniquo che è scappato via, domani gli manderò la polizia stradale al suo indirizzo che troverò tramite il numero di targa, per autorizzare il ritiro del suo automezzo..
e fu così che questo capitò..


.Dopo qualche ora allo stesso incrocio giunse un altra auto, questa volta alla guida c’era un individuo umano, che decise di passare con l’auto mentre il semaforo era sul rosso..
Anche questa volta, Il vigile che era li, certo dell’infrazione dell’autista, fischiò subito e chiese di fermare l’automezzo..
Il vigile disse all’autista mentre questi abbassava il finestrino: “Lo sa lei, che é vietato passare con il rosso ed siccome lo ha fatto ha quindi disobbedito alle regole della educazione stradale?
“Si lo so!”, rispose l’autista, “ha ragione signor vigile, anche io ritengo che passare con il rosso sia vietato, in quanto l’infrazione giusta non esiste nemmeno per me, mi voglio scusare con lei, per aver commesso certamente un errore, ma sappia che io le prometto di non farlo più e di prestare più attenzione in futuro, e signor vigile mi appello alla sua bontà, poiché preferirei non pagare la multa, in quanto sono disoccupato e non ho un lavoro e non ho quindi uno stipendio, la prego signor vigile mi giudichi con tutta la sua bontà possibile, non fu infatti la gioia di disobbedire alle sue regole a farmi commettere l’errore, ma bensì a farmi disobbedire fu la mia natura mediocre e la poca determinazione in quel momento…”
Il vigile a queste parole avvertendo che il reo della infrazione era sincero nel dargli ragione , decise individualmente che era giusto essere indulgente con quel disoccupato, e lo lascio quindi andare per la sua strada, senza pretendere da lui il pagamento della multa….

Dopo qualche ora allo stesso incrocio…giunse un altra auto che accelerò e decise di passare con il semaforo rosso..
Il vigile che era lì di servizio, testimone dell’infrazione dell’automezzo, solerte e obbediente alle regole come sempre .. fischio subito e chiese di fermare l’auto..
Il vigile disse all’autista mentre questi abbassava il finestrino: “Lo sa lei, che é vietato passare con il rosso, lei è in contravvenzione!”
ed il conducente rispose:
“Collega! Non riconosci l’auto della polizia stradale…che noi siamo….siamo tuoi colleghi!…e nel dire così l’autista con un braccio fuori dal finestrino aperto…lestamente mise un lampeggiante acceso calamitato sul tetto della sua auto…e poi disse: ” non vedi che sul tetto della nostra auto..ci sta ora un lampeggiante… e se vuoi sentire il suono della sirena..te lo facciamo sentire…AEEEEEEEEEH!…si senti subito infatti un suono dopo che l’autista stando in auto…aveva premuto un pulsante facendo funzionare la urlante sirena..
fu così che il buon vigile aggiunse:
“Scusate colleghi..non vi avevo riconosciuto..forse ero un po’ stanco..dovete capire…tutto il giorno stando in piedi vicino al semaforo… lo so anche io che l’autista dell’auto della polizia che transita in segreto…può disobbedire alle regole della educazione stradale..e passare con il rosso e pur commettendo incoerenza alle regole non sarà punito il suo autista” ed aggiunse subito: “…circolare circolare !….”
e l’auto della polizia, anche se era in “contumacia”  se ne partì senza prendere la multa!..

FINE

Autore: Egidio Zippone
Milano, Gennaio 2020
Giudizio: racconto saggio, e istruttivo
voto:(da 5 a 10): 9

 

 

 

 

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Favola di Egidio: Il ragazzo che aveva una W sulla fronte

 

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(racconto di tipo nero e bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura 25 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

Favola: il ragazzo che aveva una W sulla fronte..

INTRODUZIONE: Un ragazzo scoprì che essere diversi dagli altri ugualmente non impedisce di rendere felice la vita..ma prima un pò di problemi da sopportare..

Favola: Il ragazzo dalla W sulla fronte

Inizio

C’era una volta nel mondo delle favole, nel simil periodo del 1998 d.c.,

una scuola di un lontano paese composta di una unica classe di 25 alunni…i ragazzi erano tutti vispi e allegri

Un ragazzo della classe di nome Gigi, un giorno non si presentò alle lezioni scolastiche…

Quel giorno il ragazzo preferì andare in gelateria..per mangiar dolci e giocare nella sala giochi….infischiandosene del consiglio avuto dai genitori di andare a scuola come sempre..capriccioso com’era, decise di marinare la scuola.

Nel pomeriggio tornò a casa..e alla domanda dei genitori “Gigi..caro figliolo! come è andata oggi la scuola?” egli rispose: “bene…abbiamo fatto un compito in classe..tutto bene!”

Menti spudoratamente…poiché pensava “che fa… se dico una piccola bugia..nessuno lo saprà!.”

Tutto questo ebbe una conseguenza sulla sua vita spirituale..ed il giudizio delle Fate del bosco che aiutano i bambini, il loro giudicare fu severo con lui, infatti dopo qualche giorno, a quel ragazzo. il più invidiato dai compagni per il suo rendimento scolastico..accadde una cosa strana.

Era giunto finalmente il giorno di Natale..ed il ragazzo come tanti altri si alzò di buon mattino per veder quali regali gli aveva portato Babbo Natale.

Si avvicinò sotto l’albero..e vide una scatola rossa con un fiocco azzurro con su il suo nome..la aprì e vide il regalo…una saponetta profumata..con su stampato nel sapone una W maiuscola e grande..

“Che delusione una saponetta..come regalo solo una saponetta..che delusione?” Disse il ragazzo ai presenti ed ai genitori poichè era deluso…

“Va bhe!” pensò tra se e se “alle cose regalate nessun rimprovero. Ma per dispetto nei riguardi del volersi sincero, visto che non ho ricevuto vera bontà, pur essendo oggi il giorno di Natale, continuerò a dire bugie!” pensò il ragazzo con cattiveria..

Finirono i giorni delle festività ..e il mattino seguente prima di andare a scuola il ragazzo decise di lavarsi con la saponetta donatagli da Babbo Natale.

Si insaponò le mani ed il viso e la fronte con molto sapone e dopo un pò si risciacquò con l’acqua del lavandino…

Gigi non lo sapeva, ma dovete sapere che la saponetta che stava usando e ricevuta in regalo a Natale era magica..però era benefica solamente se il ragazzo che la usava era onesto e sincero..e Gigi lo avete già capito trovava divertente dire bugie..

Gigi si lavò e si asciugo..si vestì in fretta…..e partì per andare a scuola.

Entrò in classe come tutte le mattine, salutò tutti i compagni di scuola e si tolse il suo berretto dalla testa come di solito.

Si girò sulla sedia per parlare con i suoi compagni di classe, in attesa che iniziasse la lezione di matematica..e all’improvviso..si accorse che tutti cominciavano a ridere di lui..

“Guardate!….Gigi ha una W di colore nero sulla fronte”..disse il suo amico..”non scherzo guardate ha una W sulla fronte!” disse un altro subito dopo..”sembra impossibile ma Gigi ha proprio una W sulla fronte!”

I compagni di classe cominciarono a ridere..a ridere di lui:

”finalmente possiamo prenderlo in giro quel secchione vanitoso!” affermò un suo compagno di classe che non era di certo un vero amico..

Gigi non aveva difetti fisici ed era pure il migliore nello studiare..i suoi amici invidiosi non sapevano come renderlo ridicolo e prenderlo in giro… fino a quel giorno..ora essi potevano discriminarlo per qualcosa di valido..il ragazzo aveva una grossa W sulla fronte…che gli altri non avevano….il ragazzo non era più uguale agli altri…era da ritenere un diverso..

Da quel momento…chi lo giudicava una testa matta…chi gli dava del maledetto…chi gli dava dello stregato..nessuno aveva per Gigi parole di conforto per la sua situazione di diversità..il ragazzo si sentiva solo nella scuola..e dovete sapere che anche il più grande amico di sempre gli volgeva le spalle ingrato.

Tanto fecero quei ragazzi cattivi nel prendere in giro il loro compagno.. che i genitori del nostro amico, a causa del consiglio degli insegnanti,  vedendo lo scompiglio che causava la sua presenza in classe..preferirono toglierlo dalla scuola per qualche giorno… per prudenza…poiché Gigi dava scandalo..

I genitori di Gigi, pensavano che la simil-lettera nera sulla fronte, era forse causata da un disturbo venoso, oppure causata da uno strano effetto del pigmento epidermico..ma noi sappiamo che non era per questo…Gigi era stato punito dalle Fate del bosco perchè aveva mentito ai genitori..qualcuna di loro voleva dargli una lezione severa..

Il ragazzo dapprima sopportò la sua diversità..poi comincio a soffrirne ..per strada un gruppo di ragazzi gli aveva anche scagliato una pietra…”va via di qui! indiavolato!”..gli dissero gettandogliela contro…”hai il segno di una maledizione sulla fronte..hai un segno magico sulla fronte come fu per Caino…che tutti sanno era un bugiardo..infatti Caino menti al Padre-Eterno su quel che aveva fatto ad Abele suo fratello!.”

E fu così che il ragazzo quella sera, si trovò nel suo letto a riflettere sul da farsi..pensò di scappare di casa..di tenersi sempre un berretto sulla testa anche di estate …ne pensò tante e poi tante..finché una notte..pieno di sconforto.. si mise a piangere poiché si sentiva veramente solo nella sua diversità, e tanto pianse al pensiero di dover tornare a scuola che commosse in questo modo la sua mamma..

La mamma di Gigi pregò gli Angeli tutti di aiutare suo figlio… giudicato un diverso ormai…poichè era ritenuto un bugiardo dalle fate..” ma in fondo é un bravo figlio!” diceva la madre..e così sua madre decise di perdonarlo di tutte le bugie che gli aveva sentito dire poiché ora vedendolo piangere ne aveva davvero pena..e cosa accadde?

Fu così che quella notte gli “Angeli della Giustizia” andarono nelle case di ogni bambino di quel paese e agirono sulle loro fronti mentre i bambini dormivano…facendo un segno con le loro mani magiche sulle loro fronti…causarono l’apparire di una lettera di colore nero, in modo che sulla pelle bianca fosse più visibile, in quanto quei bambini erano stati colpevoli di aver discriminato con cattiveria un ragazzo obbligato ad essere diverso dalla  loro volontà…un ragazzo reso diverso su richiesta delle fate..e il non considerare da parte dei compagni di scuola questa attenuante era sbagliato..infatti solo gli Angeli hanno il diritto di punire..ma la maggior parte delle persone in quanto hanno errori, non è giusto che puniscono anche loro..

Arrivò il giorno dopo ed il ragazzo si svegliò, vide la sua W sulla fronte che gli era diventata ormai famigliare..sbuffò nel vederla quella solita e strana W e rassegnato si avviò per andare a scuola, era pronto a subire con coraggio tutte le prese in giro che subiva dai suoi compagni..il ragazzo si stava abituando ormai..

Entrò in classe e si sedette nel suo banco..e si tolse il berretto pronto a tutto ed a rispondere per le rime a chi lo avrebbe deriso…”guai però a chi esagera nel prendermi in giro!” affermò.

Cosa strana nella classe quella mattina nessuno fiatava..Gigi si era tolto il berretto che lo proteggeva dagli sguardi la fronte e nessuno però diceva le solite battute cattive sulla sua situazione frontale…era  strano anche questo…

“Forse hanno capito che la mia diversità non è grave!” pensò… Si giro sulla sedia per guardare gli altri..lui era in prima fila, il posto dei più bravi come sempre…e cosa notò guardando tutta la classe in silenzio?

“Si! evviva!”….vide compiaciuto e consolato anche lui…. che sulla fronte degli altri 24 allievi della sua classe, su ognuna delle loro fronti dicevo c’era una lettera magica stampigliata ben leggibile..si è così!.. ognuno dei ragazzi aveva una lettera stampigliata sulla sua fronte..ma non era uguale alla sua..era una lettera differente… era un’altra lettera dell’alfabeto ..ma sempre una lettera era…”sono diventati strani anche loro come me!” pensò contento Gigi, poi si giro guardando verso la maestra….e cosa vide…anche la maestra aveva una lettera sulla fronte, ma differente dalla sua..ma si! aveva una lettera anche lei..ma é possibile questo…fu cosi contento che scoppiò a ridere di quel che accadeva in classe e pensò:..”finalmente un miracolo voluto dagli Angeli che mi aiuta a sopportare quel che mi é capitato!”.. pensò con gioia il ragazzo che da quel momento poteva mostrare  tranquillamente la sua bella fronte agli altri senza vergognarsi..

Dovete sapere che Gigi da quel giorno mai più si vergognò della sua bella W sulla fronte che lo distingueva dagli altri e allo stesso tempo lo rendeva normale….cioè differente e speciale come però adesso erano diventati tutti gli altri ragazzi della scuola..

I ragazzi tutti ridevano divertiti di quella cosa strana, guardando la loro fronte davanti allo specchio, …erano tutti diventati magici…e nessuno quindi ne soffriva..

Dovete sapere cari lettori, che il Natale successivo, in quella città, tutti i 25 ragazzi compresa la maestra, ricevettero come regalo di Natale, proprio da Babbo Natale, una saponetta magica, questa volta però senza nessuna lettera stampigliata nel sapone…la saponetta era completamente bianca..

I ragazzi inconsapevoli accettarono il regalo, il giorno dopo usarono tutti le saponette, come tutte le mattine insaponandosi e lavandosi per bene e dovete sapere che a causa della schiuma magica della saponetta che bagnava il viso, le lettere magiche dalla loro fronte svanirono, come erano apparse, si! esse scomparvero…poiché la punizione voluta dalle fate del bosco era terminata..”in fondo non era stata una punizione traumatica!” dissero gli abitanti di quella città..i ragazzi capirono la lezione avuta tramite quella magia e dal quel giorno smisero di discriminare i peccatori che incontravano, avevano capito che il dovere di non prendere in giro i diversi da loro, era una volontà voluta dagli Angeli….

Anche perchè dovete sapere che le Fate del bosco avevano sentito e captato dalle coscienze degli alunni, che per quell’anno nessun ragazzo e nemmeno la maestra avevano detto vere bugie, così le Fate del bosco decisero di mettere fine alla magia che puniva quella scuola..e tutto tornò come era prima..per la gioia dei genitori e dei loro ragazzi…

Morale:

come vedete gli “Angeli della Giustizia” non scrissero la stessa lettera sulla fronte di tutti..essi potevano… ma non lo fecero..ma scrissero semplicemente una lettera diversa ad ognuno.

Dovete sapere che ognuno aveva infatti una storia di vita differente e quindi era giusto che avesse una lettera differente sulla fronte..ed in questo essere differenti erano tutti uguali… Adesso il ragazzo che aveva vissuto questa avventura, quello dalla W sulla fronte, poteva dire di aver compreso che era come gli altri…poiché anche agli altri era capitato qualcosa di magico..

Forse il Signore del Cielo vuole che l’umanità impari ad amare anche il diverso..facendo comprendere in questo modo la natura umana, per avere creato qualcuno differente dagli altri.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Settembre 2009)

Giudizio: originale, magico

voto: (da 5 a 10): 9