Favola: il bambino che permetteva di copiare da lui..

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(racconto di tipo bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura 15 minuti..


FAVOLA DI EGIDIO..
Favola: il bambino che permetteva di copiare da lui..


INTRODUZIONE: Le regole dicono cose giuste è vero, ma a volte la felicità delle persone é più importante..
INIZIO
Favola: il bambino che permetteva di copiare da lui..
C’era una volta nel mondo delle favole, nel simil periodo del 1965 d.c. un bambino di nome Giovanni, che era molto bravo a scuola ed era considerato da tutti gli insegnanti un bravo studente..
Dovete sapere che non tutti i compagni di scuola di Giovanni erano bravi studenti come lui, soprattutto non era un bravo studente un tale Leonardo , che prendeva spesso brutti voti ed i genitori quando capitava questo al loro figlio, lo mettevano in castigo e dovete sapere che a volte purtroppo il papà di Leonardo lo picchiava con la cintura sulle gambe..per punirlo del brutto voto..
Lo studente Giovanni sapeva di questo punire ed era molto dispiaciuto, il suo amico Leonardo glielo aveva confidato…mostrando i segni ed i lividi delle cinghiate sulle gambe..
Fu così che un giorno durante un compito in classe, decisivo per la promozione all’anno successivo, dovete sapere che Giovanni come sempre aveva già risolto i tre problemi di matematica prima degli altri studenti, e si accorse che il suo amico Leonardo era invece triste in quanto il suo foglio era ancora in bianco, fu così che Giovanni prese una decisione coraggiosa, e di nascosto all’insegnante  riuscì sotto banco a far giungere al suo amico Leonardo il suo foglio di svolgimento  con su scritte, anche se con qualche scarabocchio, le tre soluzioni dei problemi..
Leonardo guardò Giovanni con uno sguardo di gratitudine, e si impadronì rapidamente del foglietto e lo comprese..
Dovete sapere che i due ragazzi consegnarono insieme il compito di matematica, sia Giovanni che Leonardo prima uno e poi l’altro lo consegnarono sulla scrivania della professoressa, e dopo un pò l’insegnante chiamò Giovanni vicino a lei e gli disse a bassa voce: “Giovanni, qui nessuno è un ingenuo, la regola dice che non si fa copiare gli altri ed infatti non si copia!”
“e’ vero!” rispose Giovanni “la regola è giusta, non si fa copiare agli altri e non si copia!”
“ma deve sapere signora professoressa che bisogna amare più le persone che le regole, poichè le persone esistevano già da prima delle regole ed infatti le regole  sono state decise dopo, e poi chi si vuole  virtuoso nella Bontà è giusto che dimostri di amare più le persone che le regole, permettendo il provare gioia anche a chi non lo merita!”
la professoressa restò in silenzio e stava con severità per decidere di punire i due studenti, quando una voce telepatica di uno Spirito angelico parlò all’insegnante nella mente e gli suggerì di non essere pignola con i due ragazzi e fu così che la professoressa  avendo capito meglio a causa delle parole buone di Giovanni e consigliata dall’angelo della Bontà ..così rispose:
“va bene! se tu Giovanni, che sei il più bravo della scuola, non ti sentirai offeso di questa mia ingiustizia, sappi che farò promuovere anche Leonardo alla fine dell’anno scolastico…ma dipende anche da te..poichè caro allievo la buona regola che non ho voluto ascoltare tutela sia te ed anche quelli come te..tutela infatti  chi è innocente..ma tu Giovanni mi consigli a fin di bene di disobbedire alla buona regola e così farò!
Dovete sapere che la professoressa diede un bel voto anche a Leonardo ed i due ragazzi furono entrambi promossi..
Giovanni fu promosso con il giudizio di “ottimo”..e Leonardo fu promosso anche lui, ma con il solo giudizio di “sufficiente”..tutti sanno che nelle scuole italiane.. la sola sufficienza permette ugualmente la promozione..

I genitori di Leonardo furono sorpresi della promozione del figlio che consideravano ormai un lazzarone, una pecora nera, ma probabilmente furono felici anche loro, quando seppero della promozione, poichè un giorno di estate tutti nel quartiere vennero a sapere che i genitori avevano finalmente regalato al povero figlio una bella bicicletta..e poterono quindi vedere il bambino  Leonardo correre pedalando contento su una bella bicicletta di colore verde tutta nuova..

Morale:
se i più bravi permetteranno un premio anche a chi ha commesso errori, non sarà per le autorità una ingiustizia aver deciso di premiare anche chi non merita..


fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Maggio 2022

giudizio: buono e saggio

voto (da 5 a 10): 9

Storiella: la moglie di Edoardo..

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO.

LA MOGLIE DI EDOARDO..

INTRODUZIONE: La comprensione tra i mariti e le mogli é molto diffusa nelle coppie sposate con matrimonio religioso..

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, una moglie chiamata da tutto il condominio, la moglie di Edoardo.

Che siccome non era felice del matrimonio con Edoardo ..in quanto si sentiva molto nervosa per motivi di gelosia..

Così si comportò dopo che si aggravò nel nervosismo:

Un giorno dopo una ennesima discussione, in presenza del marito, la moglie di Edoardo apri la cristalleria, e spaccò sul pavimento lanciando contro il marito tutti i piatti, i bicchieri, le tazze da caffé’, il marito cercava come un disperato di non essere colpito dagli stessi, causando confusione in tutta la casa dove abitavano..

Allora il marito vedendo che volavano dei suppellettili per casa.

Si chiese se era possibile continuare a convivere oppure no..

Secondo voi é possibile, che due persone sposate, dopo questa scenata di gelosia esagerata come quella avuta da parte della moglie di Edoardo, restino insieme nella stessa casa?

Si! Poiché’ una crisi di nervi può capitare a chiunque .

E fu così che nessuno dei due sposi chiese il divorzio, e vissero felici e contenti comprendendo la loro vulnerabilità ed i difetti del loro carattere…ed Edoardo decise ugualmente di restare in quella casa e con quella donna per sempre..

Nessuno dica di separare chi e’ stato unito in matrimonio da un comandamento religioso..

Dice anche un proverbio conosciuto in tutta Europa: “tra moglie e marito non mettere il dito!” .

Fine

Autore: Egidio Zippone..

Milano, Aprile 2022

giudizio: ironico, pratico

voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: la regina Aurelia ed il suo cavaliere (per ragazzi)

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(racconto di tipo nero e bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura 20 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

FAVOLA: LA REGINA AURELIA ED IL SUO CAVALIERE..

INTRODUZIONE: chi offende la integerrimità  della sua Lealtà di solito soffre, in quanto si sente disonorato, ma esiste un modo per guadagnarsi di nuovo la fiducia di chi abbiamo deluso..

INIZIO

Favola: la regina Aurelia ed il suo cavaliere

Nel mondo delle favole, nel simil periodo del 1400 d.c.

Un semplice soldato riuscì a far innamorare di lui una regina, che si chiamava Aurelia, e ricevette la nomina dalla regina di essere suo cavaliere..

La regina nominò suo cavaliere il soldato davanti a tutti i cortigiani, il soldato da allora prese il nome di cavalier Umberto…

Ma destino volle che il cavaliere Umberto un giorno commise offesa alla virtù della Lealtà e commise in nome della sola passione una fornicazione facendo sesso “fisioterapico” (cioé non era innamorato)  con una maga..che probabilmente era molto abile a fare massaggi rilassanti..il cavaliere non sbagliò per amore…ma disobbedì alla promessa solo per motivi di passione..dovete sapere che il cavalier Umberto non riteneva quella disobbedienza un vero tradimento di amore..

La regina venne a sapere della disobbedienza di Umberto dai suoi cortigiani, che erano dei sensitivi e riuscivano a intuire tutti i segreti, e avendo saputo che la regina Aurelia era stata tradita, la informarono, ed infatti la regina Aurelia rimase molto delusa di quel suo cavaliere a cui aveva donato il suo cuore di innamorata..

“Dammi solo un modo per rimediare!” disse il cavaliere avendo capito la sua colpa..quando ebbe certezza che Aurelia era dispiaciuta di lui..

“affinché tu regina Aurelia, potrai tornare a fidarti di me..e della mia devozione!”

Fu così che la regina Aurelia comandò il suo cavaliere che voleva rimediare e gli disse: “Vai nella regione ai confini del mio regno, oltre le montagne, e sconfiggi il drago… che molesta i villaggi di quelle terre lontane..esso distrugge le fattorie e divora gli indifesi armenti…in questo modo, gli abitanti di quei villaggi, se vincerai il tremendo drago, mi saranno grati per sempre..si! mio cavaliere! dovrai rischiare la tua vita per me..ed io in cambio se vorrò… mi riterrò di nuovo la tua regina..”

“Si! mia regina, vedrai riscatterò il mio onore perduto!..” rispose il cavaliere Umberto..

Fu così che, avendo saputo la prova da superare, che anche la maga si sentiva colpevole di aver causato problemi al suo amico cavaliere, e la maga Morgana ebbe pietà della sofferenza del cavaliere Umberto, e gli regalò in segreto per aiutarlo un elmo magico, si! un elmo magico con su infilate due grosse corna magiche, un elmo simile a quello di un soldato vichingo ..

“che poteri ha questo elmo, stai dicendo che è magico?” chiese il cavalier Umberto..

la maga Morgana rispose: ” cavaliere! indossalo poco prima di affrontare il drago e lo scoprirai!”

Fu così che il cavaliere parti con il suo cavallo nero per questa avventura..

Giunto nelle terre lontane, nei pressi del drago, il cavaliere vide che il drago era molto più alto e più  grande di lui, il cavaliere così decise: prima si mise lo elmo magico con le corna in testa e si accorse di diventare come per magia sempre più grande e gigantesco ancor di più del drago che doveva affrontare..e poi si avvicinò al grosso drago..

Con molto audacia il cavaliere Umberto sfidò il drago urlando a lui frasi minacciose e poi correndo verso di lui affrontò il drago con altrettanto coraggio, il cavaliere riuscì con le sue forti braccia di uomo gigante a bloccarlo ed a strangolare il drago per il collo di rettile, forse ci riuscì perchè il drago in quel momento era sazio di aver mangiato abbondante bestiame quel giorno, era infatti il drago in quel momento reso pigro dalla disestione, e fu più facile per il cavaliere Umberto uccidere il drago strangolandolo….

il cavaliere disse “Evviva! ho vinto il drago!” e si tolse l’elmo magico dalla testa, ed il corpo del cavaliere Umberto tornò pian piano nelle sue sembianze umane normali..

Alla morte del drago, tutti gli abitanti dei villaggi, esultarono di gioia e ringraziarono mediante  portatori di messaggi la regina Aurelia, per il suo aiuto, per aver comandato a quella missione eroica il suo cavaliere..

Molti furono i ringraziamenti ricevuti, ed avendo provato la gratitudine dei suoi sudditi,  la regina Aurelia ritenne giusto tornare orgogliosa del suo cavaliere e riuscì a provare nuovamente amore per lui..e tornarono ad essere felici e contenti..

Fu così che tutti a corte, nonostante sapevano che il cavaliere Umberto aveva tradito la sua promessa di innamorato, sapevano anche che lo aveva fatto poche volte, aveva tradito infatti la promessa di fedeltà in una quantità molto inferiore a settanta volte, aveva si! disobbedito alla promessa fatta, ma nella tolleranza decisa dalla regina Aurelia stessa..molti anni prima, poichè la regina riteneva che chi ama può anche perdonare….si! ma non più di settanta volte..

Dovete sapere che la regina Aurelia aveva deciso e convinto a questa miglior tolleranza anni prima tutto il regno con un suo proclama scritto e diffuso dagli araldi nelle piazze.

Dovete sapere che la regina Aurelia lo aveva fatto questo editto, per far comprendere dai perbenisti che la decisione di perdonare i mariti da parte di tutte le mogli indulgenti del regno, era una decisione saggia, poichè molte donne tradite dal marito  ritenevano giusto non lasciare il marito correndo il rischio di restare sole, poichè le donne del regno ritenevano che un uomo é  facilmente vittima delle tentazioni della passione….ed occorreva quindi una migliore tolleranza per giudicarlo..

La regina Aurelia temeva che la donna che si sentisse obbligata dal suo orgoglio, a ripudiare il matrimonio con il marito a causa dei consigli severi degli educatori dell’Amore..fosse sospettata dagli altri uomini di essere uno scarto coniugale di un altro… in quanto era stata causa di malcontento coniugale al suo uomo, rischiando così di non poter trovare un altro nuovo marito..per evitare questa ingiustizia sociale… la regina decise una tolleranza più ampia al perdonare..in modo da salvare più matrimoni possibili nel suo regno..e decise così: “si può perdonare il marito che tradisce si!, ma non di più di settanta volte..”..

La regina Aurelia aveva capito che chi accontenta più persone, decidendo di utilizzare una tolleranza più ampia, ottiene la maggioranza dei consensi, e governa più facilmente, e quindi decise per i suoi sudditi una tolleranza al perdonare l’adulterio di ben 70 volte.. ma disse: “non di più!”..

Fù così che a causa di questo suo “editto” che la regina Aurelia fu coerente nei tempi successivi nella decisione presa, e poté anche lei perdonare formalmente il suo cavaliere..e tutti compresero che la sua indulgenza ed il suo amore ritrovato per il cavalier Umberto erano coerenti con le leggi del suo regno..

le educatrici dell’amore a causa di questa legge furono obbligate a convincersi: “che obbligare a perdonare ad esempio: solo un unica disobbedienza, non era utile  all’amore e che se una moglie tradita preferiva perdonare molto di più il marito… era libera di farlo!”

Nei mesi seguenti i due innamorati si sposarono con il benestare di tutti i cortigiani, ed il cavalier Umberto divenne re di quella città con tutti i diritti..

 

Morale:

Questa favola, vuole solo rimproverare chi si ritiene (chissà perché) un educatore dell’amore in modo severo, consigliando oppure obbligando le coppie sposate a divorziare al primo errore commesso dal partner..l’obbligo di divorziare é stato causa molto spesso di problemi economici e sentimentali alla società di fede cristiana e non cristiana..e quindi non é un buon consiglio..

i draghi nelle mie favole rappresentano le tentazioni che l’uomo subisce nella vita, tentazioni che però non sempre vincono per lungo tempo la serietà, poiché molte volte la buona volontà e le buone virtù, che sono da sempre dei “cavalieri spirituali”, consigliano di   ritrovare il buon senso agli uomini ed essi si ravvedono..la consapevolezza di perdere qualcosa di prezioso consigliano i mariti di non prendere il vizio di continuare a commettere l’adulterio..

Le donne che sono d’accordo con la miglior tolleranza voluta dalla regina Aurelia vanno quindi comprese..poiché risolvono un problema esistenziale umano..

 

Fine

Autore: Egidio Zippone

Milano, Maggio 2022

giudizio: avventuroso, sentimentale

voto (da 5 a 10): 9

FAVOLE DI EGIDIO: il gigante malvagio ed il ragazzo (per ragazzi)

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

IL GIGANTE MALVAGIO ED IL RAGAZZO..

INTRODUZIONE: un ragazzo un po’ sprovveduto fa un piccolo torto ad un furbo gigante e questi ne approfitta subito obbligandolo ad un assurdo rimediare, come farà il ragazzo a tornare libero dalla sua famiglia?

INIZIO

Favola: Il gigante malvagio ed il ragazzo

C‘era una volta, nel mondo delle favole, in un paese lontano, una casa di campagna vicino ad una foresta.

In questa casa vivevano felici due genitori ed il loro figlio.

Un mattino la madre chiese al figlio: “ figlio caro! vammi a prendere delle more, delle fragole e dei mirtilli nella foresta, che devo preparare una torta ai frutti di bosco”.

Il ragazzo che si chiamava Mauro ed aveva 15 anni, obbedì a sua madre e andò per i sentieri nel bosco a cercare le more, qualche mirtillo e delle fragole tra gli arbusti e i cespugli della foresta poco distante dalla casa.

Purtroppo per il ragazzo, nel bosco a causa dei molti alberi cresciuti gli uni molto vicino agli altri c’era poca luce per distinguere il sentiero giusto, in quanto gli alberi erano davvero numerosi, ed a causa della poca luce, il ragazzo si perse per il sentiero..e smarrì la strada di casa.

Cammina e cammina in lungo e in largo per il bosco, alla ricerca di un sentiero conosciuto, il ragazzo diventò preoccupato, finché vide da lontano una casa nella foresta.

“Finalmente c’è qualcuno!” pensò il ragazzo, “ chiederò informazioni a chi vive in quella casa!” e così si diresse da quella parte tutto contento.

Il ragazzo chiese: “C’è nessuno qui?” ma nessuno rispose, il ragazzo allora decise di entrare nella casa, aprì la cigolante porta e vide l’interno dell’edificio disabitato.

Notò subito che il soffitto era molto alto e i mobili molto grandi..soprattutto i letti erano molto lunghi…ma non si preoccupò.

Intanto si era fatto tardi e il ragazzo aveva un po’ di fame…”come fare?”

Vide che c’era una cucina in quella casa, vi entrò e si mangiò della frutta che stava su un paniere e si bevve il latte fresco che stava in una caraffa sul tavolo…e si mangiò anche del pane.

Dopo aver mangiato, il ragazzo in quel momento, sentì un rumore pesante di passi e il ragazzo lo vide…vide entrare nella casa un gigante alto tre metri con i capelli lunghi irti e neri, le sopracciglia folte e nere ed aveva anche il naso rosso a peperone.

Il gigante vide l’intruso e capì che quel ragazzo lo aveva derubato del suo cibo..quindi per approfittare di lui, con la scusa di fare giustizia, il gigante decise di rimproverarlo:

“ chi sei tu che entri in casa mia e mi derubi del mio mangiare?” disse il gigante guardando il ragazzo con i suoi occhi severi.

“Sono un povero ragazzo, non è colpa mia ho solo fame! Abito con i miei genitori nella casa al di fuori della foresta.. ed ho smarrito il sentiero di casa!” rispose lo sperduto.

“ah! è così… mi hai derubato del mio cibo …adesso ti punirò…. perchè io…. gigante di nome Riesig… ritengo che chi ruba deve essere punito!” disse il gigante con la sua grossa voce…

“Ho deciso la punizione è questa…per 10 anni mi devi fare da sguattero, pulirmi la casa e cucinare per me..si proprio così…non vedrai per 10 lunghi anni i tuoi genitori” aggiunse risoluto il gigante Riesig….

“No! gigante..non mi punisca..sia gentile” disse il ragazzo piangendo.

Ma il gigante cattivo com’era non si impietosì… prese il ragazzo e lo chiuse in una stanza:

“Tanto so dove abiti ragazzo …io so tutto…. se scapperai da questa casa…farò del male alla tua famiglia..sappi che io picchio forte..i giganti sono più forti di tutti!” disse il gigante tutto arrabbiato.

Intanto nella casa in campagna fuori dalla foresta, la madre del ragazzo non vedeva tornare più suo figlio:” ma cosa sarà mai successo?”, era così preoccupata che la madre disse a suo marito: “marito… nostro figlio si è perso nel bosco, presto prova tu ad andarlo a cercare!”

Il padre che era un cacciatore abile, pensò preoccupato di prendere il suo fucile temendo una disgrazia: “non si sa mai!”, ed esperto cacciatore qual’era si mise a seguire le tracce del figlio che andavano verso il bosco..osservandole sul terreno con una lanterna , esse erano ben visibili.

Le tracce entravano nel bosco…e così il padre decise di rischiare e attraversò anche lui la foresta buia e cammina cammina, sempre seguendo le tracce … ad un tratto vide anche lui la casa del gigante.

Il gigante in quel momento era fuori dalla sua casa, in quanto si era allontanato per fare legna per il grosso camino della stanza principale.

Il padre raggiunse la casa e vide suo figlio che stava lavando i pavimenti..e subito capì che il figlio era tenuto prigioniero, approfittando dell’assenza del gigante e rendendosi conto della situazione…chiese al figlio di scappare da quella abitazione con lui.

E così i due scapparono rapidamente nella foresta per tornare alla loro casa finalmente liberi.

Il gigante dopo qualche ora ritornò alla sua casa nel bosco e scoprì che il ragazzo era fuggito: “allora quel ragazzo mi ha mentito.. non ha mantenuto la promessa di rimediare al suo rubare..presto presto lo punirò!” urlò il gigante tutto arrabbiato.

Così anche il gigante, al mattino, si mise a seguire le tracce..si vedevano bene le tracce dei due fuggiaschi, erano ben impresse nella torba intorno alle piante, padre e figlio intanto avevano raggiunto da tempo la loro casa che stava all’inizio della campagna che circondava la foresta.

Il gigante che camminava con le sue gambe lunghe…camminava veloce e giunse poco dopo anche lui alla loro casa.

Buttò giù la porta ed entrò all’improvviso nella casa del ragazzo, come un toro infuriato distrusse tutto il mobilio del salotto e non gli bastò ..tutto arrabbiato prese a bastonate i genitori del ragazzo per vendicarsi del presunto torto subito.

“Vostro figlio mi ha derubato deve quindi rimediare! Volenti o dolenti!”” urlò il gigante.

Poi con fare deciso prese il ragazzo..se lo mise in spalla come se fosse un sacco e se lo riportò con se alla sua casa nel bosco, mentre i genitori doloranti per le botte piangevano il figlio perduto dicendo: “Cara moglie per nostro figlio non c’è più niente da fare… ho provato a sparare al gigante con il fucile, ma siccome è una creatura magica i proiettili non gli fanno niente, non gli entrano nella pelle e quindi non ha paura del fucile…nostro figlio è perduto!” disse il padre tristemente.

Molti mesi passarono, forse un intero anno e il ragazzo rapito era sempre obbligato a servire come un cameriere quel gigante furbo e malvagio.

Lavora e lavora..pulisci e lava, rammenda e cucina.. ..un giorno il ragazzo, stanco di fare il servo, ebbe una idea improvvisa e pensò: “Ma questo gigante così forte, così grande, avrà pur paura di qualcosa anche lui..hanno tutti paura di qualcosa…devo scoprire di cosa ha paura questo gigante…avrà anche lui come tutti un punto debole!”.

E così una sera a cena il ragazzo, servì del vino dolce al gigante, fingendosi gentile, ne servi tanto… ma così tanto vino che il gigante si ubriacò e si addormentò.

Fu allora che il ragazzo si alzò dal suo giaciglio e si avvicinò alle grandi orecchie del gigante e gli chiese, mentre il gigante era ubriaco e semi addormentato sul pavimento:

“Gigante ..caro gigante…tu sei il più forte di tutti… sei il più forte di certo…ma dico io… avrai anche tu paura di qualcuno..tutti hanno paura di qualcosa… quindi dimmi di cosa hai paura tu?”

Il gigante era ubriaco ed il sonno lo ingentiliva… l’aver bevuto vino dolce lo faceva sorridere nel sonno, il gigante ubriaco rispose: “ io sono il più forte di tutti…io sono forte… ma ho anch’io paura di qualcuno..infatti ho paura dei gatti….si sono allergico al miagolio dei gatti..mi fanno starnutire..quindi ho paura di loro..e si mise a russare mentre dormiva…ronf ronf”

“ Perchè sei allergico ai gatti..tu che sei così forte e sano di salute?” chiese il ragazzo alle grandi orecchie del gigante dormiente: “ Sono allergico ai gatti… perché loro i gatti…hanno nove vite ed io una sola..quindi sono invidioso di loro e la troppo invidia mi fa star male e mi rende allergico ai gatti!”

Fu così che il mattino dopo il gigante ignaro di avere descritto il suo punto debole nel sonno, andò a fare la legna per il camino..il ragazzo prese subito le sue cose e se ne scappò per tornare dalla sua famiglia…questa volta aveva una strategia.

I due genitori furono felici di vederlo tornare e nel vederlo sano e salvo…e lo abbracciarono.

Ma poi dopo aver festeggiato il suo ritorno diventarono preoccupati e dissero: ”ma se ora sei fuggito da quella casa, il gigante tornerà qui a cercarti….come faremo a difenderci da lui?”.

“Non abbiate paura cari genitori, io so di cosa ha paura il gigante!” disse il ragazzo.

Il ragazzo chiese a suo padre di portarlo al più presto in paese..e giunto li…il ragazzo comperò ben 10 gatti già adulti al mercato…costavano poco..

Poi chiese a tutti quelli che incontrava di aiutarlo a risolvere un problema che aveva la sua famiglia.

Nel pomeriggio il ragazzo portò i gatti alla sua casa dove li attendeva la madre e li mise in un recinto nella casa e tutti quanti si chiusero dentro la casa in attesa che il gigante malvagio arrivasse.

Giunse il pomeriggio e il gigante tornò nella sua casa grande che stava nel bosco, depose la legna per il camino e si accorse della sparizione del ragazzo e si infuriò ancora…”E’ fuggito di nuovo!..Lo punirò per bene quel ragazzo..doveva stare attento a non imbrogliarmi!” affermò il gigante: ” Chi imbroglia un gigante deve essere punito!” disse l’energumeno…

Il gigante prese il suo bastone e camminando con le sue lunghe gambe, si recò alla casa del ragazzo che si trovava fuori dalla foresta per distruggerla e questa volta voleva danneggiarla per bene, e con essa anche tutta la famiglia che ci abitava, pensava nella sua ira il gigante…”sfascerò tutto quanto!”…

Ma quando uscì dal bosco e fu lì per giungere sull’entrata della casa degli umani, cosa accadde?.

Da dietro gli alberi si vide uscire molta gente che aveva risposto per solidarietà all’appello del ragazzo, la gente diceva agitando bastoni:

“smettila cattivo gigante di approfittare e di perseguitare quel ragazzo e la sua famiglia..brutto manigoldo che non sei altro!”

il gigante allora disse: “ io sono più forte di tutti voi messi insieme..adesso vi picchierò tutti quanti… così imparate a difendere chi ha sbagliato nei miei confronti!” ed il gigante alzò il bastone era pronto a picchiare chiunque, quando all’improvviso dalla porta della casa del ragazzo che era li vicina, uscirono ben dieci gatti miagolanti..il gigante senti nelle orecchie un orribile per lui suono di miagolio continuato.. sempre più forte..sempre più forte.

Dovete sapere che i gatti ed i giganti non vanno d’accordo nelle mie favole…perché sono rivali nel volere essere i soli protagonisti della favola entrambi.

Il gigante all’improvviso preoccupato si fermò e tutti i gatti si misero a soffiare ed a miagolare non appena videro quel gigante avvicinarsi alla casa.

E così il gigante sentendo quel miagolare, si ricordò della sua paura di stare male e diventò allergico stando male e quindi si spaventò per la sua salute e si mise a starnutire di continuo, per il tanto starnutire gli mancava il respiro a quel gigante e il suo respirare diventò asmatico e dovette allontanarsi e poi fuggire per guarire dalla sofferenza che subiva, e da allora nessuno seppe più niente di quel gigante malvagio…che per motivi di salute non si fece più vedere.

Il gigante malvagio da quel giorno, restò sempre da solo nella buia foresta e mai più nessuno lo incontrò…eh! si aveva troppo paura di stare male nuovamente per colpa dei gatti di quel ragazzo…non si seppe più niente di lui..dovete sapere che quando un gigante ha paura..la sua é veramente paura.

Fu così che la famiglia di quel ragazzo di nome Mauro tornò serena e tranquilla e da quel giorno tutti in paese allevavano gatti per proteggere le loro case ed i loro figli dai cattivi giganti che vivevano nella foresta.

Dovete sapere che il ragazzo mai più andò nel bosco a cercare more e mirtilli..e se si doveva allontanare da casa sua, aveva sempre un gatto in braccio con se… che gli faceva compagnia e gli portava fortuna.

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Morale: non si approfitta di chi sbaglia..soprattutto non si esagera nel punirlo, non si chiede di rimediare ad un torto se esso non è grave.. se il torto non è grave..bastano le scuse di chi ha sbagliato..e si fa pace.

Di conseguenza se i motivi del vostro litigare sono motivi futili, smettete di chiedere giustizia e subito perdonate.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Giugno 2012)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: i numeri che apparvero in cielo (per ragazzi)

 

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(racconto di tipo verde)

tempo teorico dedicato per la lettura circa 20 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

I NUMERI CHE APPARVERO IN CIELO

INTRODUZIONE: A volte la Fantasia ci invita ad inventare, ad esempio per giustificare i fenomeni paranormali accaduti a qualcuno, ad inventare strane storie..

Favola: i numeri che apparvero in cielo..

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, nel simil periodo del 2008 d.c., un gruppo di anime felici ed alcune un pò meno, che passeggiavano sul lungo mare..

qualcuna di loro conversava in amicizia con il Signore della Natura..come fanno a volte i discepoli con il loro maestro

e Lui, il Creatore di ogni cosa, dava consigli e faceva miracoli.. così per rilassarsi e rallegrare..e così gioire della

bella giornata

estiva..

quando ad un certo punto, un anima più intransigente delle altre, chiese un favore al Signore della Natura,:

“tu Signore che hai creato il Cielo ed il Mare, potresti fare apparire all’Orizzonte lontano un gigantesco numero due..dando dimostrazione della Tua certa Onnipotenza?

il Signore della Natura decise per bene..e così fu..nel Cielo azzurro apparve un gigantesco numero a forma di numero due, creato con l’ecto-plasma di luce bianca..e tutti i presenti applaudirono al miracolo..

e l’anima che aveva chiesto il miracolo felice di questo aggiunse: “dovete sapere che il numero due, rappresenta la Solidarietà ed il Giudicare in modo Sostanziale ed Onesto gli esseri umani…sono contento che il Signore abbia condiviso, il numero due, in amicizia con tutti noi!”

A questo punto tra i tanti si fece largo tra i discepoli, un altra anima, che era un anima di un ex detenuto, si! un pregiudicato, questi chiese anche lui un favore al Signore della Natura:

“ti prego Signore, per favore, ti imploro, fai apparire nel lontano orizzonte, dove il Mare termina e comincia il Cielo, anche il numero quattro!”

preso da pietà per quella anima, che fu punita con la galera durante la vita, il Signore della Natura, decise di assecondare anche lei con un miracolo, e tutti poterono vedere comparire nel cielo azzurro un gigantesco numero quattro, costituito da un ecto-plasma di luce bianca ..e tutti i presenti applaudirono al miracolo..

Fu così che l’anima che si esaltava e si compiaceva con il numero due..obiettò con stupore a questo miracolo aggiunto:

“ma come Signore! hai fatto apparire anche il numero quattro? forse non sai che il numero quattro rappresenta la prepotenza e la cattiveria causata agli uomini da un lungo periodo di detenzione che li ha obbligati a stare rinchiusi in una prigione..forse non sai che l’opinionista del numero quattro e l’opinionista del numero due, la pensano diversamente e sono avversari sul modo di aiutare la gente e su come interpretare la esistenza umana?

ed il Signore della Natura Creatore di tutte le cose rispose con molta tranquillità:

“Sono queste opinioni solo invenzioni umane, e poi secondo Me le cifre numeriche sono solo numeri..sono semplici numeri..e quindi Io che sono il Padre di tutti, in quanto vostro Creatore, non ho problemi a fare apparire nel Cielo qualunque numero..e poi Io sono Onnipotente e posso decidere a fin di Bene come voglio e dare gioia come Mi pare!”

e fu così che tutti i discepoli presenti tornarono a giocare felici sulla riva del mare…qualcuno però era più felice degli altri, poichè aveva finalmente capito che non bisogna essere servi spietati con gli altri peccatori..e bisogna evitare di mettere il Signore della Natura, Creatore di ogni cosa, contro qualcuno, ad esempio per favorire le nostre iniziative terrene….

Fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Aprile 2022

giudizio: fantasioso

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: Gideon G. ed il mago di nome Dhai-Ahi-Dubi (per ragazzi)

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(racconto di tipo verde e bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura circa 25 minuti–

FAVOLE DI EGIDIO

GIDEON G.  ED IL MAGO DI NOME DHAI-AHI-DUBI..

INTRODUZIONE: Solo chi trae forza dalla suggestione di essere integerrimo deve temere la cattiva salute causata dalla poca memoria, che gli causa avere dei dubbi, sulla  sua vita ed sul suo convincimento necessario, che deve avere per davvero..per diventare forte..

Favola: Gideon G. ed il mago di nome Dhai-Ahi-Dubi

Inizio

Vi ricordate di Gideon Giulius, protagonista di molte avventure e di molte mie favole?

Ecco per voi un altro mio racconto..

Nel mondo delle favole, nel paese di Gideon Giulius, tutti erano felici e vivevano in pace, poichè sapevano di meritare tutto questo..

ma un giorno arrivò in paese un avversario della loro auto-stima ..che aveva il potere di causare dei dubbi sulla loro certezza di meritare felicità dalla vita..

Egli era vestito di nero con un mantello nero sulle spalle..

e lo chiamavano tutti il mago di nome Dhai-Ahi-Dubi..

in quanto questo mago conosceva una magia con cui avvilire ed indebolire le certezze di cui bisognano gli esseri umani..

Infatti in paese da quel giorno a causa di questa magia…tutti gli abitanti.. non erano più certi di meritare la pace e la gioia di vita..poichè pensavano a causa dei dubbi che gli avevano presi all’improvviso, di non meritare queste belle cose..

chiesero per questo motivo aiuto al “cavaliere della integerrimità..” che era un soldato vestito di bianco..

che si vantava da anni di non avere errori..nessun tipo di errore..

il cavaliere della integerrimità, ascoltò le loro richieste, ed  andò incontro al mago nero che disturbava la buona salute mentale degli abitanti..e disse:

“adesso te la vedrai con me..cattivo mago…se non la smetti di avvilire la memoria dei miei amici!”

ma il mago dei dubbi lo sentì e non si spaventò e si limitò ad  escogitare una magia contro quel cavaliere..

il mago disse formulando parole strane..e comandò lo spirito della  smemoratezza, di accoppiarsi con la memoria del cavaliere della integerrimità.. per indebolire in lui il convincimento contenuto nelle zone cerebrali….

e il cavaliere senti dire dal mago all’improvviso: “non è vero che non hai errori!..tu ne hai e più di uno..e devi sapere che l’errore giusto non esiste e nemmeno lo sporco pulito..cerca di ricordare!”

il cavaliere della integerrimità, reagì all’ipnosi del mago, cercando di trarre forza dai suoi ricordi di vita, ma la buona memoria per effetto della magia sembrava averlo  abbandonato, e non aveva quindi più certezza spirituale  di niente…un forte dubbio prese il cavaliere… che forse aveva errori anche lui e quindi la sua integerrimità che era il motivo della sua forza…diventò per lui una falsa verità..un convincimento errato..e siccome il cavaliere obbligava da tempo a ritenere che non si poteva avere errori nei suoi consigli….all’improvviso la sua suggestione di forza lo abbandonò, poichè si accorse che aveva dei dubbi al riguardo e di non essere infallibile come lo pensavano gli spiriti supremi, e come da anni si vantava in preghiera agli angeli..vantandosi di queste cose per essere giudicato migliore in confronto ad  altri esseri umani….

a causa di questa insicurezza improvvisa.. il cavaliere della integerrimità diventò molto debole nella psiche  e nel coraggio e fuggì via dalla città per la vergogna..

ed allora il mago dei dubbi…urlò:

“il paese è mio!..le ricchezze del paese sono mie!…nessuno più mi vincerà!”

gli abitanti del paese vedendo il loro difensore fuggire impallidirono spaventati..tutto sembrava ormai perduto..

ma all’improvviso videro all’orizzonte arrivare da lontano un altro cavaliere…era un cavaliere con il mantello verde e con l’armatura argentata..

si! era lui ..era proprio Gideon Giulius…da tutti chiamato..il “cavaliere della sostanzialità”:

“Forse abbiamo ancora una speranza!”..pensarono gli abitanti del paese..vedendo Gideon molto deciso alla battaglia..

Gideon urlò rivolto al mago..

“Vattene!..mago malvagio..tu danneggi la buona salute degli esseri umani..ed i ricordi che causano loro auto-stima..”

“Chi sei tu che mi sfidi?”  chiese il mago..

“Sono il “cavaliere della sostanzialità” e la mia forza si ottiene dalla verità causata dal non temere l’auto critica onesta..”

Fu così che anche contro Gideon… il mago dei dubbi escogitò una magia, e comandò la cattiva salute che rendeva smemorati gli esseri umani..ad influenzare la memoria del povero  Gideon Giulius..

Vedendosi in pericolo Gideon chiese forza al suo “elmo magico” della buona  Fede (che era un elmo con su in cima una piccola croce) e chiese aiuto alla sua  buona volontà nella sostanzialità..e urlò:

“le cose giuste son di più, perfido nemico mio, quindi resto  forte ancora io!”

il mago dei dubbi….allora dichiarò le sue menzogne per causare dei dubbi e poi aggiunse:

“non è vero che i giorni giusti son di più.. quindi perderai anche tu!”

e poi ordinò agli spiriti magici suoi complici: ” che la forza della buona memoria del cavaliere gli sia allontanata dal corpo!”..

Gideon  avvertì come una sonnolenza prendere il cervello  all’improvviso..le palpebre diventarono pesanti..era la magia del mago dei dubbi che tentava di renderlo meno concentrato..per poter danneggiare in questo modo in lui la buona memoria..

e Gideon chiese aiuto nuovamente al suo “elmo della Fede”..e riuscì a convincersi che:” il Signore del Cielo è buono con me poichè Si Vuole Santo ed è indulgente!” ..e quindi affermò:

“il Signore mi permette la buona salute, poichè sa che la merito, a causa della mia poca superbia!” e la buona salute obbligò la buona memoria a restare affidabile e Gideon tornò sveglio e disse:

“Forse qualche giorno senza errori a causa dei dubbi che mi hai inculcato nella memoria con la tua magia, é diventato stranamente forse un giorno sbagliato..ma la buona salute voluta dal buon Signore per me, mi fa restare forte nel resto della buona memoria..e ricordo bene ..sono nel giusto e dico la verità che il margine dei giorni giusti e ancora maggiore di quei giorni in cui forse ho sbagliato..questa certezza è forte in me..poichè gli errori sono certamente pochi..ed i giorni giusti tanti..e questo lo ricordo bene..nonostante la magia del furbo mago..

e quindi la frase di forza che mi rende efficiente e la suggestione che mi causano forza muscolare restano verità..e comandano ancora la mia abilità..”

“e quindi dico: i giorni giusti son di più e crudele nemico mio…resto forte nonostante i tuoi dubbi, ancora io!”..

fu così che Gideon Giulius tornò forte e coraggioso e si avvicinò al mago..

A questo punto Gideon Giulius, usando la spada della “imprevedibilità” che gli ricordava..”che se hai commesso errori nel passato ugualmente non avrai conseguenze nel presente, quindi non sei schiavo dei tuoi errori, quindi fai il tuo dovere!”..fu così che Gideon vinse i molti dubbi che gli causava la magia del mago di nome “Dhai-Ahi-Dubi”..e  si avvicinò al mago..e Gideon con forza trafisse con la sua spada il perfido mago…ed il mago dei dubbi  scomparve in una  nuvola grigia che volò via lontano ..poichè era un fantasma..

All’improvviso tutti gli abitanti del paese cominciarono a stare meglio…in tutti loro sparirono i dubbi che erano capitati giorni prima..

e tornarono forti in loro le certezze da sempre avute..

tutti in paese gridavano nelle strade pieni di gioia:

“Evviva Gideon Giulius!….. il cavaliere che crede nel dovere di essere giudici sostanziali di noi stessi e degli altri..”

altri dissero:

“Grazie a lui..Gideon..siamo certi di meritare gioia dalla vita, possiamo pretendere di avere pace e tranquillità dalla nostra vita… doni da sempre causati dall’amicizia e dall’aiuto degli angeli amici di Gideon..

MORALE:

Bisogna avere Fede che il Signore non è pignolo nel giudicare gli esseri umani..

in quanto se ci giudicheremo con umiltà e praticità..meriteremo la sua indulgenza..

a nulla serviranno le furbizie umane…le invenzioni umane..il giudicare dipenderà dalla simpatia del Signore per noi poveri individui umani..e giudicandoci con umiltà..portando rispetto a Lui (almeno la maggior-parte delle volte poichè lo sappiamo le buone regole a volte sono difficili da rispettare).. ma se rispetteremo almeno il Suo Volersi Santo ..diventeremo a Lui più simpatici e non saremo considerati, mai da Lui, suoi avversari..

Fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Aprile 2022

giudizio: saggio, filosofico

voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: il re Amilcare che sentiva parlare le voci ed i fantasmi.. (per adulti)

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(racconto di tipo verde e nero)

tempo teorico da dedicare per la lettura 30 minuti


IL RE  AMILCARE  CHE SENTIVA PARLARE LE VOCI ED I FANTASMI..


INTRODUZIONE: Sembra che sono esistiti dei re..che sentivano nell’aria..voci di fantasmi parlare..ed i pensieri irriverenti del popolo…erano a loro rivelati ed avvertiti e meditati..


Favola: il re Amilcare che sentiva parlare le voci ed i fantasmi..
Inizio
C’era una volta, nel simil periodo del 1925 d.c., nel mondo delle favole, un uomo povero di nome Osvaldo, e per questo aveva in antipatia la famiglia reale, accusandoli di essere loro il motivo della sua povertà, questo povero uomo un giorno per sfogare il suo malumore, scrisse una frase ingiuriosa su una banconota e la mise in circolazione pubblica smerciandola, la frase scritta offendeva il re..
La “voce del vento” prese forma di un fantasma e rivelò al re, di quel tempo, che si chiamava.. re Amilcare, questo dispetto da parte di qualche suddito, dovete sapere che il fantasma spione si comportò così poiché al suo parere di fantasma, qualunque re é libero di decidere di impoverire chiunque ed anche perchè  secondo lui il povero Osvaldo non doveva osare di punire un vero re proprio come ha fatto,  fu così che il re venne a sapere di questa banconota, e chiamò le guardie e ordinò:” andate da questo suddito dispettoso di nome Osvaldo, e chiedete a lui se é vera questa disobbedienza, nel caso perquisite anche la sua casa e tornate a riferire in quanto sto cercando delle prove certe di  un reato che sospetto!”
Le guardie andarono in quella casa obbedendo al re, ma il suddito Osvaldo negò ogni accusa, le guardie allora misero a soqquadro tutta la casa di Osvaldo per ispezionarla, ma non trovarono nessuna prova..e tornarono dal re Amilcare a riferire..
“Non avete trovate prove ai miei sospetti? ” chiese il re… e quindi decise di fare un bando, un editto, gli araldi del re Amilcare furono comandati ad informare la popolazione in tutte le piazze del regno e dissero a tutti che re Amilcare aveva  promesso a colui che avrebbe portato al re quella banconota con su la scritta volgare che lo riguardava, una ricompensa onerosa, il re avrebbe dato in cambio della banconota pasticciata, denaro per ben 10 volte il valore della banconota stessa..dovete sapere che il re voleva impedire elargendo quella ricompensa, che i nobili del paese leggessero prima o poi quelle parole nefande su quella banconota, poiche’ temeva che le avrebbero credute sincere quelle parole e di conseguenza credessero il re un  matto per davvero..
Tutti i cittadini in paese si misero a cercare quella banconota tanto cara al re, per avere la ricompensa, ma nonostante lo impegno di molte persone nel cercare, ugualmente nessuno la trovò, e così nessuno ebbe la ricompensa e il re con il passare del tempo si dimenticò delle sue paure, poiché sperava che qualcuno, forse per difendere l’onore del re, avesse in precedenza distrutto la banconota strappandola in tanti pezzettini mantenendo per educazione il segreto che era esistita, di conseguenza il re si rallegrò del momento fortunato che aveva, poiché aveva anche risparmiato il suo denaro non elargendo ricompensa a nessuno…poichè la strana banconota proprio non si trovava..
Il primo ministro chiese al re: “Maestà! ma lei come ha fatto a sapere dell’esistenza di quella banconota pasticciata?
il re Amilcare rispose: “Forse ho poteri paranormali..poiché parlo ai fantasmi spioni….l’ho saputo dal parlare della “voce del vento”..che mi ha rivelato questo comportamento strano di un mio suddito!”
“maestà! ma lei quanti anni ha? …il re rispose: “64 anni!”..
ed il primo ministro aggiunse: “lei ha 64 anni e crede ancora alle voci ed ai fantasmi…lei ha 64 anni e non sa che il parlare della “voce del vento” oppure dei fantasmi, lei non sà dicevo che quel parlare strano é ritenuto da molti psicologi ed investigatori  un parlare bugiardo?”..
“Maestà! lei ci ha fatto perdere troppo tempo..ordinando a tutti noi… di cercare una banconota..che probabilmente nemmeno esiste..Maestà! non dia più retta alle voci dei fantasmi che sente!”
il primo ministro si confidò con il capo delle guardie ed il capo delle guardie se ne andò dal palazzo brontolando, anche lui pensando in segreto che forse il re era malato nella mente davvero..e dovete sapere che le guardie del re mai più cercarono di trovare quella banconota …
Fu così che in quel regno…nessuno dei sudditi del re fu punito..e tutti poterono vivere felici e contenti..
Quando durante la notte il re Amilcare di questa favola avvertì e risentì la voce del fantasma spione..ritenendo di essere stato preso in giro da uno spirito burlone..e per questo in collera con quel fantasma ….il re disse al fantasma spione: “visto che mi ubbidisci e mi vuoi fare sempre contento, facendomi complimenti..caro fantasma diventa piccolo piccolo ed entra in questa bottiglia di argento…te lo ordino!” il fantasma ingenuo ed obbediente entrò nella bottiglia di argento ed il re Amilcare subito mise un tappo, anch’esso di argento, sulla bottiglia e poi affermò risoluto: “così siano puniti tutti gli spioni soprattutto se sono fantasmi! e strinse per bene il tappo che chiudeva la bottiglia…..e mise la bottiglia con dentro il fantasma in un armadio segreto..dove nessuno poteva trovarla..e decise di dimenticarsi al più presto di questa ridicola faccenda..
Dovete sapere che da quel giorno si racconta nelle osterie di quel paese..di un re che ascoltava ingenuamente “il parlare della voce del vento”…il tutto diventò con il passare del tempo una storiella comica raccontata nelle osterie forse da qualche invidioso della ricchezza del re….si! alcuni sudditi con ironia raccontavano di quella banconota pasticciata che però non si trovava mai, tra un bicchiere di vino e l’altro…per far ridere gli ascoltatori alle spalle del re, descrivendo in allegria i personaggi nella storia contenuti..

Morale:
Secondo voi un re, che dice a tutti di sentire parlare le “voci del vento” ed i fantasmi oppure altre tipi di voci..e le sente parlare anche quando non sta dormendo, secondo voi questo re é da ritenere sano di mente?


Fine


Autore: Egidio Zippone
Milano, Aprile 2011
giudizio: ironico, burlone
voto: (da 5 a 10) : 9

Favole di Egidio: la storia di Armando (per adulti)

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(racconto di tipo verde e bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura 35 minuti

FAVOLE DI EGIDIO..

LA STORIA DI ARMANDO..

INTRODUZIONE: Se si hanno crisi di coscienza in quanto si è commesso degli errori..non resta altro da fare che chiedere di essere messi alla prova offrendosi di superare difficoltà decise da un giudice supremo…dimostrando nel riuscire che abbiamo fortuna..e vogliamo con lo aiuto divino ritrovare l’onore perduto..

Favole: la storia di Armando…..

INIZIO

Dovete sapere che Colui che Si Vuole Virtuoso è convinto dalla necessità che la vita umana sia consigliata dalle seguenti virtù e buone volontà:

PER AVERE UNA VITA ONORATA OCCORRE:

-CORAGGIO.

-SERIETA’

-ONESTÀ.

-RISPETTO DEL LIBERO ARBITRIO.

-COMPASSIONE.

-CREDERE NELL’AMORE

-TEMPERANZA

-LEALTÀ E SINCERITA’

C’erano una volta nel simil-periodo del 1400 d.c., nel mondo delle favole,  due fratelli…uno era il fratello maggiore e si chiamava Armando, l’altro era più giovane e si chiamava Annibale..

Il fratello maggiore di nome Armando, era invidioso dell’altro, poichè il fratello più giovane Annibale era ritenuto più bravo e abile di lui nel lavoro..a causa del giudicare del loro padre..

Dovete sapere che un giorno, mentre i due fratelli erano sull’altipiano, Armando esasperato da questa gelosia per il fratello, durante una discussione tra loro, spinse con un gesto delle braccia il corpo del fratello minore lontano da lui, e questi dovette indietreggiare e dovendo fare  pochi passi all’indietro, Annibale involontariamente si ritrovò sull’orlo di un precipizio, non si sa come, forse per il peso del suo corpo, sta di fatto che il terreno sotto i piedi di Annibale cedette e si formò una frana, che trascinò giù per il burrone tutta la superficie in cima e con esso il corpo di Annibale che rotolando tra le pietre della frana morì in fondo al baratro….

La sera stessa, il loro padre, vedendo il figlio più giovane morto tragicamente, ingiustamente  accusò  Armando  di aver tutta la colpa di questa disgrazia, di aver causato la morte del figlio prediletto, in seguito il padre vinto dal dolore per la morte di uno dei figli, anche perché Annibale era il  suo figlio preferito, di conseguenza si ammalò e dopo pochi giorni il padre di Armando morì di malattia..

Quando Armando si rese conto della tragedia che aveva causato alla sua famiglia, anche se involontariamente,  fu tanta la sofferenza che provò per le accuse fatte dal padre prima di morire, malumore e crisi di coscienza  lo tormentavano e non stava più bene..

Fu così che restato solo al mondo, e disperato, non sapendo a chi rivolgersi, Armando chiese aiuto al Signore della Natura, implorando la divinità con delle preghiere, per chiedere di sapere come poteva fare per calmare i suoi dispiaceri inconsci..ed  il Signore della Natura gli rispose in sogno:

“C’è un modo per darti pace, vai al castello di re Ferdinando, e chiedi di metterti al suo servizio ed obbedisci ai suoi comandi..diventa suo servo..lui è saggio e ti darà consiglio..”

—-

Quello stesso giorno, Armando si mise in cammino e si recò al castello di re Ferdinando…e chiese al re, se lui Armando poteva essere assunto come servo..ed il re accettò la sua richiesta..e gli permise di vivere nel suo castello..tra i servi..

Il Signore della Natura durante la notte parlò in sogno a re Ferdinando..

Re Ferdinando venne a sapere i problemi di coscienza che assillavano Armando, e dopo aver pensato disse:

“Colui che Si Vuole Virtuoso nella vita  mi ha parlato.. e vuole che tu Armando..devi essere messo alla prova più volte, ognuna delle prove che dovrai superare sarà consigliata da una delle sue virtù..se supererai  tutte le difficoltà decise per te.. sarai credibile nel ritenerti sano di mente e potrai dire alla gente che incontrerai che hai  riscattato il tuo onore!..”

Fu così che il re un giorno chiamò il suo servo Armando per metterlo alla prova comandando una fatica da compiere.

LA VIRTU’ DEL CORAGGIO

Ed il re Ferdinando disse ad Armando:” devi sapere che in una regione poco distante dal mio regno, c’è un villaggio abitato da contadini ed allevatori, laggiù un grave pericolo disturba la loro tranquillità, devi sapere che sono spariti dei bambini e qualche giovane donna, i loro vestiti strappati  sono stati ritrovati coperti di sangue, tutti gli abitanti sono terrorizzati, probabilmente tutti pensano che un mostro feroce si aggira in quelle terre..vai laggiù é risolvi il problema..affronta il mostro dimostrando il tuo coraggio!..”

Fu così che Armando si recò in quel  villaggio, e venne a sapere dai contadini che forse il nascondiglio del mostro che Armando cercava si trovava nella foresta.. poco distante dal villaggio..

Armando non si perse di animo, entrò con coraggio nel centro della foresta e scavò in un luogo adatto una trappola, aiutandosi con una pala, scavò con abilità  una grande e profonda buca, poi la ricoprì di rami e foglie verdi e mise un pò di terra sopra, e gli pose in superficie come esca una capra viva dopo averla legata ad un paletto per impedire che fuggiva, senza paura e dimostrando coraggio, Armando si nascose tra gli alberi, . e attese per ore, aveva infatti notato  delle tracce recenti sul terreno, il mostro sarebbe passato da li, ma bisognava  aspettare..

Durante la notte si sentì un muoversi di arbusti e un rumore come di un grugnito misto ad un ruggito, era il mostro stava arrivando, la capra si mise subito a belare spaventata, ed all’improvviso con un balzo un ombra nera uscì dai cespugli, e saltò addosso alla capra e la aggredì , subito la trappola di Armando si attuò, il finto pavimento cedette all’improvviso per il peso, ed il mostro e la capra precipitarono nella profonda buca..

Armando si avvicinò e lo vide: si! era un mostro. era una chimera..un animale ibrido, con lo aspetto di più specie di animali tutte insieme, era metà leone, metà toro e forse in parte rettile.. Armando armato di un arco con frecce intrise di un forte veleno..dall’alto scagliò più di una freccia contro il mostro per ferirlo, mentre questi era intrappolato nella buca…il veleno entrò nel sangue della chimera e il mostro dopo pochi minuti morì..

Armando..prese il corpo morto della chimera… lo mise su un carro e lo portò da re Ferdinando..per mostrarlo a lui..

Tornato da re Ferdinando,  il re disse ad Armando: “Bravo! hai superato una delle prove che ho deciso per te..Colui che Si Vuole Virtuoso.. è contento di te…hai dimostrato superando questa prova molto coraggio e fortuna..ma altre prove seguiranno..e dovrai risolvere anche quelle difficoltà!” ….

—-

I giorni passarono , e fu così che re Ferdinando chiamò nuovamente il suo servo ..per metterlo alla prova nuovamente..

LA VIRTU’ DELLA SERIETA’

re Ferdinando chiese ad Armando, di dimostrare abilità in un’altra prova da lui decisa:

“Armando! ..vai al palazzo di uno sceicco mio amico e recati nel suo harem, dovrai custodire e proteggere le sue mogli per trenta giorni, poichè lo sceicco deve partire per un viaggio di lavoro, vai da lui ed aiutalo… poichè lo sceicco è geloso delle sue mogli e mi ha chiesto di consigliarli una persona fidata..per risolvere la difficoltà di dover stare lontano da casa sua..e lasciare quindi da sole le sue donne!”

Armando.. si reco nel palazzo dello sceicco come aveva comandato il re, e venne a sapere che lo sceicco e padrone del palazzo, era partito da poco tempo e quindi disse rivolto a tutti i presenti nell’harem, che si trovava in un ampia sala ben arredata,..che lui Armando aveva ricevuto dal re …in accordo del loro marito sceicco…l’incarico di custodire le venti mogli dell’harem..

Dovete sapere..che si trovava in quella sala..un enuco…costui dopo aver sentito Armando parlare si preoccupò temendo di essere licenziato..si avvicinò a Armando e disse: “ci sono già io qui!.. io svolgo questo compito nobile di custode dell’harem da anni!” ma sentendosi ugualmente non considerato da Armando, lo enuco cambiò atteggiamento e cercò di sedurre Armando,  in quanto l’enuco era un vero omosessuale, ma Armando infastidito da lui lo allontanò, dicendo:” io sono un uomo serio, e sono anche onesto nel comportamento, obbedisco solo alle giuste regole!” allora giunsero vicino a Armando due donne , erano entrambe mogli dello sceicco, erano donne poco vestite e cercarono anche loro di sedurlo, con i loro corpi femminili e con i loro movimenti sensuali e provocatori, ma Armando  che aveva intuito la trappola e sapeva cosa rischiava se avesse disobbedito al comportamento serio,  pur continuando a restare nella stanza dell’harem, e vicino alle venti mogli dello sceicco, ugualmente si rifiutò di partecipare alle loro orge e giochi erotici, dovete sapere che le tentazioni erotiche durarono tutto il mese, ogni notte le mogli dello sceicco cercarono di sedurlo in qualche modo, poichè Armando era un bell’uomo, ma Armando  resisteva ogni volta alle tentazioni, finchè finalmente.. tutto il mese passò e tornò lo sceicco dal suo viaggio, il quale sentì dire dalle sue mogli che l’incaricato del re si era comportato con serietà,  e lo sceicco ringraziò Armando per la sua obbedienza nel compiere il suo dovere.. l’incarico ricevuto dal re era stato svolto con serietà e buona volontà,  Armando aveva  potuto resistere alle tentazioni  erotiche dell’harem poichè era un uomo serio..

Tornato da re Ferdinando, qualche giorno dopo, il re disse ad Armando:” bravo! hai superato un altra prova, Colui che Si Vuole Virtuoso è contento di te…hai dimostrato di essere una persona seria..”

I giorni passarono, e fu così che re Ferdinando tornò a chiamare il suo servo ..per comandarlo ad un altra prova..doveva risolvere un altra fatica..

LA VIRTU’ DELLA ONESTA’

Re Ferdinando disse ad Armando: “mio servo! devi sapere che nella baia del mare poco distante, in fondo al mare é affondato tempo fa un veliero appartenente ad un mio amico armatore di navi, vai in quel  punto del mare, e riporta alla luce il tesoro chiuso in un  forziere che si trova all’interno del veliero affondato!”

Armando prese in prestito una barca a remi, raggiunse il punto del mare indicato, si immerse nel mare ed aiutandosi con delle corde e delle boe di pelle di animale riempite di aria, riuscì a far risalire in superficie non il veliero, ma solo il forziere con il tesoro..portato a riva restituì la barca presa in prestito..e decise di aprire il forziere..

Armando aprì il forziere, scardinando la serratura, e vide che all’interno c’era veramente un tesoro, e si accorse che era pure di molto valore, dapprincipio fu tentato di tenerlo per se, ma poi temendo di subire rimproveri e rimorsi di coscienza decise diversamente .

Armando mise infatti il forziere su un carro trainato da un cavallo..ed invece di tenere per se il tesoro e l’oro contenuto..decise obbedendo alla virtù della Onestà, anche se era stato lui a ritrovare il tesoro, nonostante questo, decise che era giusto consegnare il tesoro al legittimo proprietario..

Armando raggiunse la abitazione della villa dell’armatore, padrone del veliero affondato, e con immensa gioia del proprietario consegnò il forziere a lui dicendo: “tenga eccellenza!  è suo questo tesoro..non è onesto che lo tenga io..non mi appartiene!”

Tornato da re Ferdinando,  il re disse ad Armando: “hai superato un’altra delle prove decise per te..Colui che Si Vuole Virtuoso.. è contento di te…hai dimostrato superando questa prova di essere onesto..ma devi sapere che altre prove seguiranno..e dovrai risolvere anche quelle difficoltà..”

—–

I giorni passarono, e fu così che re Ferdinando tornò nuovamente a chiamare il suo servo..

LA VIRTU’ DEL RISPETTARE  LE OPINIONI ALTRUI

Il Re Ferdinando  un giorno disse ad Armando: “mio servo! è giunto il momento di un’altra prova, mettiti in cammino verso Nord, e vivi le avventure che ti capiteranno..”

Armando si mise in cammino verso Nord, come aveva detto il re, e giunse in una locanda, entrò nella locanda e chiese da mangiare..

Dovete sapere che al tavolo di fronte a lui, un gruppo di persone cominciò a osservarlo, finchè all’improvviso uno di loro disse rivolto a lui con tono antipatico: “ti riconosco! tu sei Armando, sei quello che ha causato la morte di suo fratello e provocato anche la malattia e poi il decesso  per dispiacere di suo padre…il mio parere è che tu non meriti di vivere per  il danno alla vita delle persone che hai commesso, tu Armando   meriteresti di subire punizioni severe, il re farebbe bene a punirti dicendo ai suoi soldati di tagliarti la testa!”

Armando restò calmo e poi rispose: “forse avete ragione voi a dire così, forse invece di essere aiutato da un re, meriterei di essere punito per le mie colpe, ma vi faccio presente, che ci sono dei motivi e delle attenuanti al mio comportamento, ma voi pensatela come volete, poichè io credo nel libero arbitrio, e rispetto le opinioni di tutti, anche se qualcuno a volte vuole la mia morte..pazienza!”

e così non ci fu lite nonostante le offese..e nella locanda restarono tutti tranquilli..pur essendo di pareri differenti..ugualmente tutto si risolse con solo occhiate di rimprovero tra i presenti..

il re Ferdinando quando venne a sapere dal padrone della osteria che il suo servo Armando   aveva rispettato le opinioni di altri anche se erano sfavorevoli alla sua esistenza..così commentò:  “Colui che Si Vuole Virtuoso..é contento di te..Armando hai dimostrato che sai portare rispetto ..anche a persone che ti stanno danneggiando mettendoti contro la gente a causa della loro iniquità..nonostante questo hai però ugualmente rispettato le loro opinioni..hai superato anche questa prova..ma altre difficoltà ancora ci saranno..”

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I mesi passarono, e fu così che re Ferdinando tornò nuovamente a chiamare il suo servo..per metterlo nuovamente di fronte ad un altra fatica da compiere..

LA VIRTU’ DELLA COMPASSIONE E DEL SAPER  AVER PIETA’

il re Ferdinando disse ad Armando: “ecco un altra prova per te, mettiti in cammino verso Ovest, e vivi e risolvi l’avventura che ti capiterà..”

Armando si incamminò lungo una strada che portava verso Ovest, e nel suo camminare dopo mezza giornata di cammino, vide un gruppo di persone ferme sulla strada, poco distante da loro, era sdraiato un uomo ferito e sanguinante, qualcuno lo aveva percosso e malmenato, e poi lo aveva lasciato sofferente sul ciglio di quella strada, la gente che passava da quel luogo, lo aveva riconosciuto e pur notando che soffriva, non faceva niente per lui, Armando invece si incuriosì per questo strano comportamento dei presenti e chiese spiegazioni: “non vedete che quell’uomo sta male…aiutatelo..presto!”

“fermati! non lo aiutare!” rispose qualcuno:..” quello li che vedi ferito e sofferente… é ancora colpevole di molti peccati, e non ha nemmeno rimediato a nessuno di essi, lo hanno picchiato e linciato per fare giustizia di lui, ed ora stiamo aspettando che muoia!..”

il peccatore che era stato linciato sanguinava infatti dalla bocca e ed aveva ferite sul corpo, con atteggiamento supplicante, chiedeva aiuto a chi poteva, chiedeva da tempo un pò di acqua da bere, ma nessuno dei presenti ascoltava le sue implorazioni, Armando preso da sentimenti di pietà per quel disgraziato, si avvicinò disobbedendo ai presenti, che probabilmente erano stati loro i suoi aguzzini..e si mise indifferente ad aiutare l’uomo ferito, medicandolo come poteva ..poi fattosi forza mise il suo corpo sofferente sulle sue spalle e dimostrando prestanza fisica,  si incamminò e portò il ferito al castello di re Ferdinando, giunto al palazzo del re…il servo Armando raccontò tutto, e chiese al re di comandare qualcuno di curare lo sfortunato individuo che aveva incontrato, poichè aveva pena di quella persona ferita, poichè lui povero servo non aveva abbastanza risorse, allora il re ordinò ai dottori di corte di curare l’ammalato e prestargli le cure adeguate..

Dopo qualche giorno il re disse ad Armando, hai superato un’altra prova, hai dimostrato che sai provare compassione per chi soffre, Colui che si Vuole Virtuoso..è contento di te..ma ci sono altre prove da superare..

—–

I mesi passarono, e fu così che re Ferdinando tornò nuovamente a chiamare il suo servo..

LA VIRTU’ DELL’ AMORE E DELLA GENTILEZZA..

Il re Ferdinando chiese ad Armando: ” riconosco che sei coraggioso e forte, ma sai tu anche dimostrare animo gentile e un atteggiamento romantico a tutti noi?…”

“prendi allora questo strumento musicale a corde..e intona con la tua voce..una canzone di amore alle donne qui presenti..vediamo se saprai farci provare emozioni gentili e sentimenti di sensazioni simili all’innamoramento!”

Armando senza timori ne vergogna,  prese il mandolino tra le mani, ci pensò e si ricordò, che da ragazzo ogni tanto suonava una arpa, e si ricordò qualcosa di altro e decise di improvvisare parole di amore ed una musica gentile e così si esibì cantando:

CANZONE MELODICA DI  ARMANDO AI NOBILI ED AL SUO RE….

E’ giusto essere seri, integerrimi e puri

poichè nella vita di avere virtù ci vogliamo sicuri

ma se insieme a queste nostre buone volontà

non si aggiungono anche la carità e la pietà

se non si permette agli uomini di perdonare…

diventa inutile il nostro moralizzare

l’amore ne soffre e non apre le porte

e la nostra integerrimità sarà solo causa di morte!..

vuole l’amato esser nel letto con la legittima  amante

egli si vuole innamorato e prestante

raggiunge finalmente la soddisfazione e poi si riposa

sognando l’amore e la sua bella sposa..

ma diventerà solo perfetto il loro amore

se sapranno perdonare ed ascoltare il loro cuore..

restando così per sempre insieme

il loro amore pur nelle difficoltà nulla teme..

tutti applaudirono la canzone di Armando e la sua musica… le parole secondo loro descrivevano bene i sentimenti di amore..

fu così che re Ferdinando disse:

“nonostante sei considerato un burbero, hai saputo darmi un emozione, ho provato per merito tuo, un momento di romanticismo e di gentilezza tutto insieme, ascoltando la tua musica e le belle parole della tua poesia ho ricordato bei momenti di gioventù..bravo!”

“Colui che si Vuole Virtuoso é contento di te..ma ancora ci sono prove da superare..”

……

Le settimane passarono, e fu così che re Ferdinando tornò nuovamente a chiamare il suo servo..per metterlo alla prova..

LA TEMPERANZA (moderazione)

il re Ferdinando disse un giorno ad Armando: “entra in quella stanza del mio palazzo, perchè so che sei stufo di mangiare le stesse cose, e vuoi assaporare nuovi cibi, troverai del buon cibo e buone bevande, che ogni servo desidera, così proverai soddisfazione!”

Armando entrò nella stanza e vide una ampia tavola imbandita di molte cose buone, bevve e mangiò, si nutrì, ma nel farlo comprese una cosa, che mangiando troppo e bevendo tanto, avrebbe rischiato di ammalarsi, poichè nel soddisfare la golosità in modo esagerato, si può causare problemi di salute al fegato, al cuore ed al sangue..

Fu così che moderò le sue intenzioni, si accontentò dello indispensabile ed uscì dalla stanza con ancora un pò di appetito.. va bene!..ma avendo il vantaggio di sentirsi leggero e sano nel benessere..quindi era contento di se..

il re venne a sapere di quanto il suo servo era stato moderato nel suo desiderare una delle gioie della vita, il buon mangiare ed il buon bere, poichè aveva saputo ascoltare la virtù della Temperanza..

e quindi rivolto al servo disse:

“Colui che si Vuole Virtuoso é contento di te..ma ancora ci sono prove da superare..”

——

i giorni passarono, e fu così che re Ferdinando tornò nuovamente a chiamare il suo servo..Armando doveva risolvere un’altra prova..

LA VIRTU’ DI ESSERE LEALE E MANTENERE LA PAROLA DATA..

Il re Ferdinando disse ad Armando:

“incamminati verso Sud..dovrai portare questo messaggio che ti consegnerò..ad un nobile che vive laggiù..e potrai vivere e risolvere l’avventura che ti capiterà su quella strada!”

Armando si mise in viaggio e cammina e cammina verso Sud…presso un bivio incontrò una persona..era un allevatrice di cavalli..che lo vide così forte e prestante fisicamente, e lo ritenne adatto a chiedere a lui un favore in quanto era disperata:

“uomo…buon uomo…mio marito è in viaggio e non può aiutarmi…devi sapere che la mia famiglia si guadagna da vivere allevando una mandria di cavalli..devi sapere che a causa del brutto tempo di questa settimana..c’è stata una tempesta..tutti i miei cavalli impauriti dai fulmini sono fuggiti dal recinto della mia fattoria e si sono dispersi nella ampia pianura..io da sola non sono in grado di riunirli tutti e ritrovarli..puoi tu… buon uomo farmi il favore..di riportarmeli?”

Armando comprese che quella era la ennesima prova che doveva superare..ed anche se sapeva che gli sarebbe costata fatica..decise di provare a superarla e così disse:

“donna!..ora non posso farti il favore di aiutarti…ti chiedo di aspettare.. poichè ho un impegno importante da svolgere…devo recarmi da un amico del re per portare a lui.. un messaggio del mio re…ma ti faccio ugualmente questa promessa… perchè è giusto che qualcuno ti aiuta..ti prometto che domani al mio ritorno da questa commissione … al sorgere del sole..andrò nella pianura e riunirò tutti i tuoi cavalli dispersi..e li porterò al tuo recinto..”

“grazie buon uomo!..spero proprio che tu sia leale con me e quindi ti sentirai in dovere di essere sincero e di mantenere la parola che mi hai dato..perché sai.. da qui non passa mai nessuno… e tu sei l’unico che può aiutarmi..spero in te!”

Armando raggiunse la dimora della casa dell’amico del re…consegnò l’importante messaggio..e mentre tornava per la stessa strada..si ricordò che aveva una promessa da mantenere..e che nonostante era stanco…..sentiva il bisogno ugualmente di essere leale con quella donna..

Armando quella mattina andò nella pianura..prima riuscì a domare un cavallo..e poi servendosi di lui come cavalcatura…ed utilizzando delle funi che aveva con se..riunì tutta la mandria di cavalli..ben venti cavalli..e riuscì a portarla al recinto della fattoria..chiudendoli all’interno del recinto..poi disse alla donna che lo aspettava: “ecco donna!…anche se mi è costata fatica… ho mantenuto la promessa fatta a te!”

la donna rispose : “sei un brav’uomo e sai essere leale..se non c’eri tu..non avrei saputo come risolvere il problema!”

il re Ferdinando venne a sapere di tutto questo

e disse ad Armando, quando il suo servo tornò a palazzo..”bravo Armando! sei stato leale e sincero!”  devi sapere che Colui che si Vuole Virtuoso è molto contento di te..ed ha deciso di premiarti..”

L’ONORE PERDUTO ORA E’ STATO RISCATTATO

Dovete sapere che alla fine di ogni fatica, Armando aveva dimostrato buona volontà, poichè tutte le molte prove erano state superate, ottenne la libertà e di non essere più un servo del re..ed ottenne il giudizio di essere un uomo onorato e libero..

Fu così che il re Ferdinando ritenne giusto difendere l’immagine di Armando di essere un bravo uomo, lo liberò dal dovere di sentirsi in colpa per la disgrazia che aveva colpito la sua famiglia, dicendogli: ” hai dimostrato buon ravvedimento e spirito di sacrificio..e quindi un giorno dando importanza e valorizzando questa avventura che hai vissuto, raccontando un giorno tutte queste fatiche che hai superato, potrai ottenere consolazione e vivere in pace per il resto dei tuoi giorni!..”

” avendo superato queste difficoltà decise dal Signore della Natura per te!”

“tu Armando hai risolto il tuo problema esistenziale, ..poichè hai ritrovato il tuo onore perduto!”

Dovete sapere che da quel giorno Armando viaggiò per strade lontane e per la campagna finalmente libero, provando dentro di se pace e tranquillità di animo, in quanto aveva dato sollievo al problema di coscienza che aveva…

Fu così che Armando, su richiesta del Signore della Natura, che gli parlò in sogno, si trasferì in altri paesi, in quanto dove si trovava  adesso esistevano delle persone contrarie alla sua felicità, gli fu consigliato di recarsi in un paese dove nessuno lo conosceva in questo modo sarebbe stato più facile dimenticare i suoi errori..

il Signore della Natura, comprese che i peccati di Armando, erano colpe difficili da sopportare per un essere umano, e con spirito di sacrificio degno di un Essere Supremo, decise di aiutare ulteriormente Armando, con i suoi miracoli spirituali..ma questa é un altra storia, che un  giorno vi racconterò..

il Signore della Natura per giustificare la decisione di aiutare un peccatore..disse in sogno a re Ferdinando: “Poichè io ho creato tutto ciò che esiste in questo mondo.. ho quindi il dovere di collaborare a confortare anche il peccatore Armando..”

morale:

il passare del tempo, fa dimenticare la intensità dei problemi, e riusciremo a dare sollievo ad ogni nostro dispiacere, se impareremo a non diventare schiavi dei nostri errori..avendo avuto la soddisfazione personale di aver dimostrato  ravvedimento..

fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Aprile 2022

giudizio: avventuroso, ottimista

voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: la botte piena di benessere (per ragazzi)

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(racconto di tipo verde e bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura 20 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

LA BOTTE PIENA DI BENESSERE..

INTRODUZIONE: molte volte i peccatori finiscono in luoghi di sofferenza da dove é  difficile uscire, questa è la storia di Claudio che riuscì a liberare suo fratello da un luogo di sofferenza e riuscì anche a guarirlo..

Favola: la botte piena di benessere

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, due fratelli uno si chiamava Claudio e l’altro Adriano..i due giovani erano restati orfani dei genitori…poichè una pandemia che aveva colpito la città in cui abitavano..aveva fatto morire i loro genitori molti anni prima..

Il  fratello più grande di nome Adriano, era un tipo irrequieto e facilone, ed un giorno disse a Claudio:…”fratello! sono stufo della vita che conduco qui vicino a te, ho deciso di partire e di andarmene lontano in cerca di avventure..!

Fu così che Adriano si prese la sua parte di denaro e se ne partì, lasciando solo Claudio, che si rassegnò, ed  anche se era affezionato al fratello maggiore, decise di rispettare questa decisione..

Passarono gli anni e del fratello Adriano non si seppe più nulla….

Ma una notte Claudio visse un sogno mentre dormiva, sognò il fratello che gli diceva piangendo: “Claudio aiutami sono prigioniero, sono chiuso in un luogo di sofferenza e vivo tormentato..presto fai qualcosa!”

Claudio si svegliò dal sogno all’improvviso, e il suo intuito di fratello ed il richiamo dello stesso sangue gli facevano capire che il sogno era veritiero….e che doveva fare qualcosa…doveva aiutare suo fratello Adriano in qualche modo..ma come?

il giorno dopo Claudio, mise in un panno, del pane e del formaggio, e si incamminò per il mondo per andare in cerca del fratello che a quanto pare gli chiedeva aiuto…era quello diventato il suo scopo di vita ormai..

Cammina e cammina, lungo la strada Claudio incontrò una donna anziana, che portava sulla schiena un carico pesante, dei rami di legno per il camino, sembrava molto  affaticata, e si rivolse al giovane Claudio dicendo: “Giovanotto, puoi tu aiutarmi a portare questa legna alla mia casa che sta sulla collina, se lo farai riceverai una ricompensa!”….Claudio rispose. ” si! cara vecchina lo farò…farò del bene..così  meriterò di avere fortuna per il resto della mia vita!” e così Claudio si mise sulle spalle il peso della legna aiutando la donna anziana nel suo camminare..

I due giunsero ad una casetta  dove abitava quella donna ed era tarda sera..

Claudio raccontò alla donna anziana, che sembrava molto buona e generosa, mentre bevevano del latte stando in casa,  quale era la sua missione di vita, e cioè salvare suo fratello Adriano..

Fu così che la donna anziana disse a Claudio: ” devi sapere giovanotto che io sono anche una indovina..e mi chiamano Fata Gelsomina ed ho capito cosa é accaduto a tuo fratello!”

la donna anziana continuò: “Tuo fratello Adriano ha tentato di rapire una principessa, di cui lui si era innamorato follemente, ma devi sapere che il padre re, non era d’accordo al loro fidanzamento, il padre che era geloso di sua figlia, si accorse delle intenzioni sgarbate di Adriano, ed ordinò quindi ai suoi soldati di arrestarlo, e poi arbitrariamente condannò tuo fratello, in quanto lo accusò di essere colpevole  di tentato rapimento, lo condannò a restare chiuso e prigioniero in una grossa botte magica di legno piena di ricordi strani, ricordi di fustrazioni , ricordi di malumore, ricordi di dispiacere, appartenenti e  causati dall’umanità peccatrice, e disse inoltre ad un gigante alto tre metri di custodire quella ” botte del dispiacere” per impedire che qualcuno liberasse tuo fratello, e quindi  tuo fratello in quanto ormai  è da tempo prigioniero in quel  luogo di penitenza è diventato un povero peccatore ed è diventato proprio un essere pieno di malumore..ma io posso ancora  aiutarti e forse posso guarire tuo fratello!”

“e come potrai farlo?” chiese Claudio

“in cambio del tuo aiuto Claudio, ti avevo promesso una ricompensa…quindi ti aiuterò..ecco quello che dovrai  fare..per salvare tuo fratello..ascolta il mio consiglio..vai al palazzo del re…e raggiungi i sotterranei del palazzo….”

“tieni questo fiore che io ho reso magico bagnandolo con le lacrime di un peccatore pentito, ti servirà…ti dovrai avvicinare al gigante, e colpire il suo corpo con questo fiore magico che io ti ho dato e dirai così: “Gigante! la punizione non deve durare per molto..diventa un piccolo omino…e permetti che mio fratello dalla botte sia tolto!”

“fatto questo… vedrai il gigante diventare un nano molto piccolo, e non sarà più un problema per te averci a che fare, apri il coperchio della botte e libera tuo fratello e portalo al più presto da me!”

Claudio ringraziò la donna anziana, comprese che era una vera indovina e quindi decise di ascoltare i suoi  consigli..

Partì al mattino e si incamminò per il palazzo del re che non era molto lontano, raggiunto quel luogo.. capì subito come organizzarsi..e con furbizia si inoltrò per le lunghe scale che scendevano nei sotterranei del palazzo e vide il gigante guardiano, e fingendosi un cameriere che portava al gigante  del cibo..si avvicinò al gigante alto tre metri e lo colpì subito e rapido con il fiore magico che aveva con se, e Claudio urlò le parole magiche: ” Gigante! ..la punizione non deve durare per molto..diventa un piccolo omino..e permetti  che mio fratello dalla botte sia tolto!”

il gigante all’improvviso diventò un piccolo nano inoffensivo e Claudio potè legarlo facilmente  con una fune,  poi Claudio aiutandosi con una scala salì in cima alla “botte del dispiacere” e riuscì ad aprire il grosso coperchio di legno..e vide all’interno della botte suo fratello Adriano che piangeva..e lo liberò aiutandosi con una scala di legno che stava li vicino….

Claudio insieme a suo fratello fuggirono dal palazzo del re malvagio..allontanandosi  velocemente..

Verso sera, Claudio e suo fratello Adriano, raggiunsero la casa della donna anziana che si era dimostrata  una  vera fata..

“cara amica, Fata Gelsomina, ho fatto quello che mi hai consigliato..ti ho portato mio fratello Adriano affinchè tu lo possa guarire come hai promesso..” disse Claudio…”mio fratello molto piange e solo a stargli vicino..si prova la sensazione di dispiacere e di malumore che si sono radicati dentro di lui..puoi tu fare qualcosa per guarirlo?”

la donna anziana condusse i due fratelli nelle cantine della sua casa.. dove si trovava un altra botte di legno, anche questa era magica, ma questa era una botte differente, poichè era piena di ricordi di felicità, di benessere, di piacere e disse a Claudio:

“presto! fai entrare tuo fratello Adriano all’interno di questa botte magica. devi sapere che questa è la ” botte del benessere e della felicità”…”

Claudio convinse il fratello piangente e sofferente ad entrare in quella botte magica…all’interno della botte  lasciarono  Adriano per molti giorni … e poi la donna anziana disse: ” ora Claudio possiamo vedere se tuo fratello è guarito… poichè in quella botte magica tuo fratello per molti giorni ha potuto vivere e provare i ricordi di felicità e di benessere appartenenti alle persone  giuste e per questo benestanti  dell’umanità ..ed ora è diventato sano di salute!”

Dovete sapere che Claudio vide uscire dalla botte suo fratello e questi era tutto sorridente e felice e Claudio si accorse che bastava stare vicino a lui per avvertire sensazioni di benessere e sentimenti di gioia..

i due fratelli ringraziarono per il suo aiuto la loro amica..

che disse in risposta ai ringraziamenti: “Claudio..ti avevo promesso una ricompensa per la tua buona azione..e l’hai avuta!”

i due fratelli poterono tornare così alla loro casa, ed Adriano promise al fratello Claudio che sarebbe cambiato in meglio e mai più avrebbe desiderato di rischiare cercando l’avventura…poichè imparò il proverbio: “chi lascia la vecchia strada per la nuova, sa forse cosa perde..ma non saprà mai cosa trova!”

Fu così che la Fata Gelsomina, decise di spiegare ai mortali, poichè esistono le due botti magiche e sono differenti tra loro..

disse la Fata Gelsomina: “dovete sapere che la povera gente, gli ammalati, i perseguitati, hanno diritto a gioire dei poteri della “botte della felicità e del benessere” poichè le divinità dell’Universo sono del parere che bisogna compensare il dispiacere provato nella vita facendo loro provare anche  le delizie del Paradiso..hanno deciso questo per rimediare al destino infelice che ha vissuto qualche persona..”

Morale:

se non esistesse la “fantasia” non sapremo mai come giustificare gli effetti paranormali e le molte cose strane vissute dalla gente durante la vita…di conseguenza c’è bisogno di inventare..

Fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Marzo 2022

giudizio: avventuroso, saggio

voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: il cavallo bianco e l’asino nero (per ragazzi)

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(racconto di tipo verde e bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura 15 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

IL CAVALLO BIANCO E L’ASINO NERO..

INTRODUZIONE: chi tra i due litiganti si ritiene più intelligente dell’altro dimostri più comprensione e proponga un compromesso..

Favola: il cavallo bianco e l’asino nero..

Inizio

C’era una volta nel mondo delle favole, un cavallo dal manto bianco ed un asino dal manto nero..

Questi due, entrambi animali, ugualmente a volte discutevano ..ovunque si trovassero..

Ad esempio un giorno discutevano su questo: “se il tempo era più bello in estate oppure il tempo era più bello in inverno..”

Al parere dell’asino nero il tempo era più bello in inverno e meno bello in estate..poiché in inverno si dorme meglio, perchè non fa caldo e c’è più acqua da bere nei fiumi poichè non c’è siccità

Al parere del cavallo bianco invece il tempo era più bello in estate..poichè in estate il tempo è sempre sereno e non fa mai freddo..

e così per tutto il giorno a litigare su questo argomento, e poi ancora per un’altra settimana e così ogni volta che il cavallo bianco e l’asino nero si incontravano era sempre un discutere…. finchè all’improvviso il cavallo bianco stufo di questo litigare affermò:

“va bene hai ragione tu asino! il tempo è più bello in inverno..e meno bello in estate!”

Sentito dire queste parole che gli davano ragione, l’asino nero trionfante provò soddisfazione di se stesso e se ne andò tutto contento da quel luogo..lasciando solo il cavallo bianco in pace..

Dovete sapere che da sopra un albero aveva visto e sentito tutto un gufo…che stupito di ciò che aveva sentito dire chiese al cavallo bianco: “Come?… compare cavallo, avevi ragione tu sulla questione, ed hai dato ragione all’asino?”

rispose con calma il cavallo bianco: “Si compare gufo, sapevo di aver ragione io, infatti tutti sanno che il tempo in estate è più bello che d’inverno, poichè in estate piove di meno e fa più caldo, ma siccome ero infastidito dalla prolungata discussione avuta su questo argomento banale, ho preferito mentire ugualmente e dare ragione all’asino nero, poichè devi sapere compare gufo, che tra i due litiganti, uno cavallo ed uno asino, certamente quello più intelligente é il cavallo , e quindi sono io che devo comprendere più dell’asino la vita in serenità ed in tranquillità, evitando così di disturbare la pace di molti con inutili discussioni..decidendo in questo modo ho ritenuto vantaggioso dover porre fine al litigio ed ho dato ragione all’asino…facendo questo, di dare ragione ad un altro, non rischio di certo di morire non ti pare?, quindi il buon fine di favorire la mia pace giustifica il mezzo ed per questo capito!”..

Morale:

coloro che troveranno motivi per porre fine ai litigi, alle guerre, alle discussioni, saranno dai posteri ritenuti e ricordati più Sapienti degli altri…poichè è per merito loro…. che la pace ha potuto governare per molto tempo..occorre solo per avere pace dimostrare un pò di praticità nelle intenzioni..

Dice una profezia: “coloro che sono di indole mite, i tranquilli ed i calmi erediteranno il governo del pianeta Terra!”

fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Marzo 2022

giudizio: saggio, provocatorio

voto: (da 5 a 10): 9