FAVOLA DI EGIDIO: il mulo bianco ed il cavallo nero (per ragazzi)

cavallo nero

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(racconto di tipo verde e bianco)
tempo teorico per la lettura circa 25 minuti

FAVOLE DI EGIDIO..
IL MULO BIANCO ED IL CAVALLO NERO

INTRODUZIONE: pur dimostrando capacità superiori alla norma, ugualmente é consigliabile rispettare per educazione chi sembra mediocre in confronto a noi,…tutte le forme di vita vanno rispettate e mai discriminate…

Favola: Il mulo bianco ed il cavallo nero..
Inizio
Esistono nel mondo due categorie di persone, i mediocri ed i migliori.
Gli intelligenti di solito quando si rendono conto di essere più dotati intellettualmente tendono a prendere il sopravvento su chi ritengono stupido, senza sapere che chi pretende tanto dalla vita dovrà pagare un giorno un prezzo più alto se si sarà comportato male…
Si sa che nelle favole gli animali parlano e condividono le difficoltà della vita proprio come le vere persone..quindi cominci pure la favola..

C’era una volta, nel mondo delle favole, una fattoria con tanti animali, in essa vivevano anche un mulo ed un cavallo dal manto di colore nero…
I due erano trattati alla pari dal padrone..ma il cavallo non era contento di questa parità..si credeva fatto di qualità migliori e brontolava di questo.
Il cavallo stufo di sentirsi un mediocre uguale agli altri, poichè era più vanitoso, un giorno disse al mulo:
“La classe non è acqua..io sono più bello, sono più alto e muscoloso e quindi voglio essere trattato meglio di te..siccome geneticamente ho migliori qualità ..il mio avere qualità fisiche migliori.. deve anche essere pari al mio vivere più comodo in confronto a te..capito tu stupido mulo che sei simile ad un asino!”.
Ed il cavallo nero aggiunse:”Io sono perfetto nel galoppare, nel tirare la carrozza e sono più veloce nella corsa di chiunque animale della fattoria, quindi le mie capacità sono certe e migliori delle tue..e quindi è giusto che io mi senta superiore a te..è una questione di competizione e di meritocrazia..è giusto che io siccome sono più rapido nel correre..sia considerato meglio di te..capito stupido mulo..devi sapere che sei pure infertile in quanto sei un ibrido, poichè sei un incrocio tra un bel cavallo ed un brutto asino! ”.
“Anche perché l’errore più grande che possa fare un essere intelligente nella vita è di comportarsi come un asino..e cioè quello che sei tu!”
Rispose il mulo: “sei tu che ci tieni di più a sentirti superiore di me, siccome sei fatto così… fa come ti pare!” rispose il mulo indifferente.
Ma il cavallo nero tutti i giorni continuava a brontolare:
“Asino sei… e vuol dire che lo sei… ed é per questo che commetti troppo errori..mi sei inferiore.. sei troppo uguale alla specie asino..convinciti subito!” affermò il cavallo nero..
“Si è come dici tu!”..ammise il mite mulo…”sono un asino..un semplice asino..tutto qui! ma anche tu fai arrabbiare ogni tanto il padrone..infatti conosci anche tu il frustino.”.
Ma non contento ancora, il cavallo nero pieno di superbia continuò:
“Vedi io che sono un cavallo sano, sono stato creato senza avere difetti fisici e più intelligente, ed anche a difendere i miei momenti di vita con furbizia e sagacia..quindi sono io che devo mangiare per primo il fieno migliore e bere per primo l’acqua nella vasca più pulita..non ti pare?”
“Il mio padrone è infatti un nobile istruito” aggiunse il cavallo nero “egli é padrone della fattoria in cui siamo..ed io sono usato per il giorno della domenica, quando il padrone si veste elegante e va in paese e si fa un grande con i paesani”.
Poi il cavallo nero girandosi verso il mulo si rivolse con opportunismo:” il tuo padrone stupido mulo è invece il servo del mio e cioè un contadino ignorante!”,
“Si! è come dici tu!”..rispose rassegnato il mulo al suo dire..
”ma quando la smetti..vedi ti do ragione…. sperando che tu la finisca con questi modi insolenti e così ottengo finalmente un po’ di pace..mangia prima tu e bevi prima tu..se è questo che vuoi..se ti fa contento!” rispose il mulo.
Ma al cavallo nero non gli bastò e aggiunse, mentre mangiava e beveva:
“Il segreto della vita è di non avere errori nel fisico e neppure nel comportamento e di essere fertile, ad esempio quelle brutte orecchie lunghe e pelose di asino sono certamente un errore di forma e di aspetto, ed infatti come vedi io non c’è l’ho, le mie orecchie sono più belle e lisce, la mia criniera è più folta ed elegante della tua!” aggiunse il cavallo mentre con vanità si guardava il corpo riflesso nella vasca della fonte da cui stava bevendo…mentre il mulo invece aspettava il suo turno di bere con pazienza.
E così il mulo per vivere in pace e non sentire sempre cattivi giudizi sul suo essere modesto, dovette per giorni e giorni..non per colpa sua..ma per colpa del cavallo, subire in silenzio i suoi paragoni opportunistici, poiché il cavallo si dava troppe arie ed era anche un arrogante esagerato…e dovette il mulo nella sua vita rassegnarsi di permettere agli umani…di considerare di più il cavallo rispetto a lui.
Passarono gli anni e la natura comandò di invecchiare a tutti e due gli animali e la buona salute cominciò loro a mancare.
Un giorno come natura vuole entrambi morirono…ma stranamente contemporaneamente…
Tutti è due avevano commesso errori..del tipo di disobbedire al loro padrone nei momenti di lavoro nella fattoria..erano stati testardi e ignoranti …ed anche perchè la perfezione difficilmente esiste per qualcuno sulla Terra…infatti molte loro disobbedienze avevano causato l’arrabbiarsi del loro padrone diretto…quindi per gli Angeli entrambi avevano commesso errori di certo.
Giunse il loro momento e gli Angeli portarono tutte e due le loro anime ad un sogno dove sarebbero state giudicate in modo onesto, proprio come sarà per tutti gli esseri viventi, e sapete come è? seppur un sogno tutto questo sembrava realtà…
“Noi sappiamo!” dissero gli Angeli ai due animali che stavano inginocchiati chiedendo clemenza….”Noi conosciamo tutti i segreti della vostra vita, sia nel comportamento privato più nascosto che nel comportamento in pubblico”
“A noi non si può mentire..è inutile mentire al nostro cospetto..è inutile negare l’evidenza..per noi la giustizia è una!”
“Dimmi tu mulo sono certo che hai commesso errori, ma perché hai sbagliato?”
Dopo un pò di silenzio il mulo rispose:”Ho sbagliato perché sono molto simile ad un asino..sono nato da asina e quindi per questo ho sbagliato..non sono ambizioso poichè rassegnato alla mia modesta natura”.
“E’ stato il Signore della Natura che ti ha creato e voluto simile ad un asino, piccolo di statura e un po’ stupido, quindi è giusto che ti perdoniamo, che tu sia perdonato, e ti mettiamo in un luogo di pace per l’eternità dove sarai aiutato nella tua vecchiaia.”
Risposero gli Angeli commossi dalla sua umiltà.. dimostrando in questo modo quanto Essi siano giusti e saggi nel giudicare…
“Dimmi tu cavallo nero perché hai sbagliato? Dissero rivolti all’altro animale.
Il cavallo nero subito rispose:” io non ho sbagliato e quindi nego di avere errori, anzi ritengo che i miei errori siano invece cose giuste ancora, semmai sono solo delle invenzioni che evolvono la vita e sono dovuti alla mia tanta intelligenza e curiosità..quel che voi Angeli chiamate errori… non sono errori per me, ma libere scelte.”
Gli Angeli rimasero in silenzio un po’ perplessi nel sentire tanta vanità in un animale ..poi dissero:
“La tua risposta cavallo offende i saggi consigli che il Signore della Natura ha dato al mondo durante la creazione e ti mette contro le sue regole benigne.”
Fu così che il cavallo nero vedendosi perduto e temendo di essere castigato…ricordando quello che era stato detto al mulo poco prima, cambiò atteggiamento e rispose con più furbizia ..fingendosi triste:
“ Si! ho peccato di vanità e opportunismo..pretendendo privilegi rispetto alle altre creature..ma è stato il Signore della Natura che mi ha creato bello e intelligente e quindi di indole vanitosa e anche il mio brutto carattere è dovuto alla creazione voluta dal Signore, infatti sempre pensavo che la competizione tra diversi animali fosse normale..se il Signore della Natura mi ha creato diverso dagli altri animali è giusto che anch’io sia perdonato..il mio peccato è dovuto alla mia creazione particolare..non vi pare cari Angeli?
Gli Angeli restarono ancor più perplessi a sentire quelle parole furbe dette dal cavallo nero e dopo un attimo di silenzio affermarono severi:
“Tu potevi utilizzare la tua creazione migliore in modo da comportarti meglio con il prossimo, invece hai scelto di essere antipatico e di dare troppo importanza ai beni genetici e materiali obbedendo alla sola competizione tra le specie.”
“Devi sapere che la parte spirituale del corpo non può essere distrutta..in qualche sogno vivo deve necessariamente andare a stare..non può finire nel nulla.. neanche volendo…. ” affermò una creatura angelica..
“Quindi ti puniamo cavallo nero e ti condanniamo a stare in un luogo di tormento..che è un mondo dove tutte le creature sono continuamente in lite..dove il debole e l’anziano non sono difesi dai giovani opportunisti e furbi..dove si premia la legge del più forte solamente!”.
“Tu cavallo nero sei diventato ormai anziano..quindi per te in quel luogo subirai molti problemi , e nel sogno tutto sembrerà realtà, ed in quanto credi che approfittare dei più deboli sia normale, ti ritieni una creatura forte..quindi ti mandiamo laggiù.”
“Il mondo dove noi ti mandiamo è un deserto senza ombra e senza acqua dove solo i più forti sopportano la vita che si conduce..la solidarietà con il più debole in difesa dagli abusi del più forte non è capita..laggiù si vive soffrendo in eterno del poco aiuto che si riceve!”.
E gli Angeli eseguirono le istruzioni…l’umile mulo fu condotto a passare la sua esistenza eterna in un luogo di pace abitato da spiriti buoni e altruisti,
invece il cavallo nero al contrario, fu mandato, anche se anziano, per l’eternità in un mondo in continua battaglia per la sopravvivenza… dove non esiste pace e solidarietà per i vinti…dove gli spiriti malvagi comandavano ed il rispetto per gli anziani non era obbligatorio.
E fu così che il mulo andò in luogo di beatitudini e il cavallo nero fu mandato in luogo di tormento.
Gli Angeli decisero in questo modo, in quanto il cavallo nero, aveva già vissuto il dolce premio di una vita senza sacrifici durante la sua esistenza, e quindi dopo la morte, non era giusto premiarlo di nuovo..

Morale:
Questi due personaggi da me inventati non sono animali veri, ma sono atteggiamenti che hanno a volte gli esseri umani…immagini della psiche e della furbizia umana.. sincera indole di ogni persona vivente… starà a voi giudicare cari lettori quale filosofia merita il Paradiso oppur l’Inferno…la prima filosofia oppure la seconda filosofia…
Il consiglio che posso dare é: “seppur vi ritenete molto intelligenti, ugualmente trattate con bontà e indulgenza chi in confronto a voi si é dimostrato invece più stupido, poichè non è colpa sua, ma è colpa del Caso e della Coincidenza…che sono forze severe, inesorabili ed imprevedibili che comandano l’Universo ed i doni genetici tra i quali la fertilità!”…
Il paragone della psiche umana con gli animali è ritrovato molte volte nella narrativa ed è molto istruttivo poiché semplifica la conoscenza nei riguardi dell’esistenzialismo umano…consigliando la visione della vita dell’essere umano ad una comprensione più semplice…

Fine

Autore: Egidio Zippone
(Milano, Ottobre 2010)
Giudizio: interessante, serio
voto (da 5 a 10): 9

 

 

FAVOLE DI EGIDIO: il Laureato ed il Didone (per adulti)

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(racconto di tipo verde e nero)
tempo teorico da dedicare per la lettura circa 30 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..
IL LAUREATO ED IL DIDONE..

INTRODUZIONE: Molto spesso i genitori si aspettano tanta vanità dalla vita dei figli, ma a volte restano delusi, in quanto essi non sono sempre geniali, poichè l’umanità è fatta anche di persone normali, l’importante però é migliorarsi….

Favola: Il Laureato ed il didone
Inizio
Ci sono cose della realtà che andrebbero tenute segrete, ma comunque io ritengo ugualmente questi argomenti validi per uno scrittore di fiabe, ed ecco per voi questa storia, ma mi raccomando sappiate che si tratta soltanto di una favola.
C’era una volta, nel 1960 d.c., un bambino di nome Alberto che viveva in una bella casa con suo padre e sua madre.
Questi due genitori erano contenti di avere un figlio maschio e si aspettavano da lui grandi cose.
Il bambino cresceva sano e felice, la sua infanzia era svagata e fatta di momenti di gioco, era una vita molto spensierata.
Ma un giorno il padre del bambino affermò:
“i figli dei miei amici dimostrano tutti quanti di avere capacità e delle qualità speciali, voglio che anche mio figlio sia ricordato come un bambino prodigio!”.
“Certo marito, tuo figlio sarà un grande uomo, lo mandiamo subito a scuola di musica e di apprendistato rapido, per renderlo colto ed istruito, poi chiederemo agli insegnanti quali doti particolari ha il nostro ragazzo, così lo sapremo…” disse la madre.
E così per il povero bambino di nome Alberto, i momenti di gioco e di relax terminarono e cominciò per lui il lento stillicidio dello studiare cose noiose e pesanti, esse erano molte, tante e per niente divertenti.
Alberto a nove anni, doveva perfino suonare un pianoforte, comprato apposta per lui e messo in salotto.
Tutto per il bambino, all’improvviso, era diventata una realtà basata sul dovere, come se fosse diventato un lavoro il suo vivere.
Tutta la vita di Alberto aveva il solo scopo di appagare l’ambizione vanitosa dei suoi genitori, infatti l’intenzione famigliare era di far gioire il competere tra i suoi genitori ed i genitori dei suoi amici.
Alberto si intratteneva nello studiare come se stesse compiendo un lavoro, per molte ore al giorno, ma tutto era troppo faticoso per uno della sua età.
Alla fine del corso per bambini prodigio, i genitori di Alberto chiesero agli insegnanti, sia di musica, sia di scienze e sia di letteratura, dove il loro figlio, che senz’altro per i suoi genitori era un genio, avesse dimostrato più attitudine.
Purtroppo gli insegnanti, pur usando parole gentili, risposero che il loro figlio, pur essendo un bravo ed onesto ragazzo, non presentava eccellenze proprio in niente, anzi il loro figlio era secondo loro, proprio normale come bambino, dissero di più, era ciò che si diceva un bambino non adatto a continuare gli studi rapidi, il tipo di bambino più diffuso nel mondo, ma comunque Alberto non aveva doti particolari in lui.
I genitori risposero in modo sgarbato agli insegnanti che:” voi insegnanti dovete capire meglio..nostro figlio è certamente un genio..siete voi che non siete capaci di valorizzare le sue capacità!”.
I giorni passarono ed il padre del ragazzo una sera all’improvviso dopo aver letto una notizia sul giornale…si diede una manata sulla gamba ed all’improvviso esclamò: “Moglie! forse gli insegnanti hanno ragione, ma secondo me nostro figlio è intelligente lo stesso, ma forse non riesce a dimostrarlo come vorrebbe, secondo me ha un problema di tipo spirituale non mentale, dobbiamo andare da un mago-psicologo e chiedere a lui un parere, ci sarà un motivo per il quale nostro figlio non riesce a dimostrare le qualità che di certo nasconde…ecco qui l’indirizzo sul giornale!”
Fu così che il padre e la madre di Alberto portarono il loro figlio ad incontrare un mago che faceva anche da psicologo, egli era un dottore molto famoso.
Il mago si intrattenne e parlò con Alberto per una buona mezz’ora, poi chiamò i genitori e disse loro:
“Cari genitori, vostro figlio è normale, ma ha solo una lacuna, non ha nessun aiuto interiore, gli manca nella mente un aiuto spirituale, uno spirito benevolo che lo consiglia quando non sa le cose, gli manca quel che si dice. il Didone.”
“E cosa sarebbe il Didone?” Chiese la madre
Il mago continuò: “Il Didone sarebbe lo spirito di un altro, di solito lo spirito di una persona veramente brava e sapiente, che si incarna nella testa del vostro ragazzo e lo rende abile ed esperto, come se egli avesse a disposizione un suggeritore, tutti i ragazzi prodigio ne hanno uno, dovete sapere che questo è il loro segreto, essi hanno attitudini vere, vere capacità, ma molto spesso sono aiutati da un Didone…è il loro vantaggio sugli altri….con il Didone incarnato essi diventano perfetti e vincenti.”
“E come si fa ad avere questo vantaggio sugli altri?” Chiese il padre di Alberto.
“Ci penserò io… cari amici!” disse il mago..e si alzò dalla scrivania per tornare poco dopo…ecco qui per voi cinque oggetti, che io ho precedentemente preso di nascosto ad un ragazzo prodigio per farne un uso spirituale…ma questa è un altra storia..
Questi cinque oggetti dicevo appartengono ad un vero genio…egli é bravo in tutto, adesso egli è un grande uomo veramente affermato in società, chi li possiede subirà la sua incarnazione spirituale, in quanti il derubato da tempo cerca questi oggetti, ed è proprio arrabbiato con chi li ha rubati.
Vostro figlio dovrà tenere nella sua tasca questi cinque oggetti e manipolandoli ogni tanto, diventerà lui il ladro cercato, causando così la incarnazione dello spirito del padrone-genio in lui, che si comporterà come un suggeritore involontariamente, poichè da quel momento vivrà i problemi di vostro figlio come se fossero i suoi, si formerà nella mente di vostro figlio un spirito Didone a causa di questo comportamento dello spirito.”
I genitori capirono, e pagarono lo psicologo, poi se ne andarono dallo studio medico insieme al figlio Alberto…
Fu così che i genitori ricevettero in consegna i cinque oggetti, essi erano:
un soldatino di gomma tutto colorato, due dadi bianchi da gioco, un porta-chiavi di acciaio grigio, una bustina trasparente con dentro un francobollo…ed infine un portafoglio vuoto di colore nero..usato per contenere tutti gli oggetti regalati..
Il mago aveva detto il giorno prima ai genitori di Alberto:
“Date questi oggetti a vostro figlio e vedrete che la sua intelligenza ed abilità miglioreranno di certo, fino a farlo diventare un vero genio, proprio come è stato un sapiente nella vita il padrone vero di questi oggetti.”
I due genitori vinsero i timori ed i dubbi e quella sera e subito diedero al figlio Alberto i cinque oggetti, come se gli stessi fossero un regalo, in realtà erano oggetti rubati a qualcuno ed avevano un compito spirituale ben preciso.
Il giorno dopo Alberto teneva in mano i cinque oggetti saltuariamente e poi li riponeva nella tasca della giacca, ed dopo qualche giorno di questa manipolazione, cominciò a sentire una voce nella testa che diceva: “Queste cinque cose sono mie, e chi me le ha rubate diventerà me! Questo è il castigo!.” Disse la voce nella mente…che era uno spirito di ectoplasma nero..
Fu così che Alberto da quel giorno, ebbe a disposizione lo spirito di un altro, cioè il suo cervello da quel giorno avrebbe funzionato con l’aiuto di due spiriti, uno era il Didone (suggeritore) e l’altro era lui (il consigliato).
Alberto terminate le medie inferiori con un buon risultato, si iscrisse poi al liceo scientifico più vicino…i genitori erano ottimisti sul suo proseguimento da studente.
Fu ritenuto dagli insegnanti un bravo studente, e superò molti esami, per forza lo aiutava il Didone.
Quando Alberto era insicuro sulle risposte, una voce mentale gli suggeriva le soluzioni rendendolo abile nei risultati…e tutti facevano dei complimenti al ragazzo..
Fu così che Alberto riuscì a diplomarsi al liceo, e conseguì un buon esame di maturità, ottenne il massimo dei voti e cioè ottenne..60/60…tutti 10….
Gli insegnanti consigliarono ai genitori il proseguimento degli studi, ed Alberto si iscrisse di conseguenza all’Università, alla facoltà di Fisica, voleva diventare esperto in fisica…cosi consigliava il Didone..
Dopo cinque lunghi anni, sempre consigliato dal Didone che era un spirito ed abile suggeritore e migliorava molto spesso l’uso della memoria, Alberto ottenne buoni risultati e si laureò infatti con 110 e lode….tutti 10….
I genitori organizzarono una festa tra amici e parenti, erano molto orgogliosi del loro figlio…bisognava festeggìare e molti furono i complimenti ad Alberto..
Giorni dopo, il dottor Alberto rispose ad un annuncio di lavoro su un giornale:
Alberto fu assunto da un azienda internazionale residente a Milano, specializzata nel progettare macchine utensili.
Da principio Alberto, ebbe molto successo come progettista e tecnologo, tutti i suoi colleghi forse suggestionati dal buon risultato universitario che aveva conseguito ebbero di conseguenza buona stima di lui.
Col passare degli anni, gli incarichi divennero sempre più difficili, ed un giorno, l’azienda ebbe necessità di progettare un impianto industriale, per soddisfare esigenze di mercato, occorreva una macchina con funzioni tecnologiche nuove e recenti, doveva essere molto costosa ed i dirigenti dell’azienda diedero l’incarico a lui…si proprio al Dott. Alberto Mann…
Occorreva inventare e progettare una macchina che avrebbe fatto funzionare un intero impianto industriale situato nel Lazio…nella zona vicina al mare…
Alberto confidava nel suo Didone, ma il Didone in realtà sapeva solo quel che sanno i libri universitari, i manuali, il Didone aveva una buona memoria dei testi scolastici studiati all’Università, era cioè un copiatore di nozioni molto ordinato, ma ora si trattava di inventare macchine mai create prima e mai sperimentate, c’era un rischio latente di sbagliare il progetto, dovuto alla inesperienza della sua azienda in quel tipo di tecnologia, ma occorreva sperimentare nonostante il rischio economico..bisognava arrivare all’obbiettivo prima della concorrenza…
Il Dott. Alberto Mann capì che il Didone non poteva aiutarlo in tutto, Alberto doveva confidare solamente sulla sua attitudine a quel lavoro e doveva ugualmente inventare un progetto e doveva fare presto, se sarebbe andato tutto a buon fine, avrebbe fatto carriera in quella azienda in modo rapido e sarebbe diventato direttore di ufficio tecnico e sarebbe stato pagato con un notevole stipendio tutti i mesi.
Dopo un periodo di indecisione progettuale, il Dott. Alberto rischiò e propose finalmente un suo progetto al datore di lavoro.
Il datore di lavoro ambizioso ed avido come era, consigliato dalla buona valutazione della Università nei riguardi del progettista, decise di costruire ed investì molto denaro in quel progetto, le credenziali del Dott. Alberto Mann erano ottime.
La macchina utensile fu costruita è messa in funzione in un impianto industriale situato nel Lazio,
Dopo un anno che i macchinari erano in funzione, dovete sapere che qualcosa si mise a funzionare male, purtroppo si ruppe la parte più importante della macchina, il perno della biella-manovella, la bussola corrispondente si fuse per la troppa frizione causata da un cattivo dimensionamento del perno e la macchina creata in quel punto si surriscaldò e prese fuoco il liquido oleodinamico, poichè la guarnizione scelta dal datore di lavoro era debole, le fiamme raggiunsero il serbatoio li vicino, e di conseguenza scoppiò un incendio nell’impianto, a causa di questo incendio, furono coinvolte delle persone e morirono purtroppo cinque operai.
il Dottor Mann fu accusato dal datore di lavoro di aver fatto delle modifiche al progetto originale, ma le modifiche erano pertinenti e non erano state la causa del danno al macchinario..
Fu un grave danno di immagine per l’azienda progettista, aggiunto al dolore per i parenti delle vittime, ne parlò la televisione e tutto il mondo del lavoro, fu aperta un inchiesta dalla procura, di conseguenza ll titolare dell’azienda dovette dare furbescamente la colpa a qualcuno, il responsabile dell’azienda scaricò barile e quindi fu incolpato il Dott.. Alberto Mann che risultava essere il progettista della macchina simile ad una pressa idraulica..
Molta fu la delusione, sia tra i colleghi di lavoro che tra i suoi famigliari per la notizia..
Il Dott. Alberto fu preso di conseguenza da una forte depressione ed ebbe un esaurimento psico-fisico a causa della pesante responsabilità morale datogli dal suo datore di lavoro, che coinvolse tutta la sua vita negativamente..
Durante la malattia il Dott. Alberto venne a sapere che l’azienda aveva pagato tutti i danni ai macchinari e rimborsato i famigliari delle vittime. si trattava di un caso di omicidio colposo, morti bianche, e per questo nessuno finì in prigione…
Dopo un periodo di malattia ai nervi, Alberto tornò al lavoro ma dopo un mese, i colleghi giustamente non si fidavano più di lui, ormai le sue capacità tecniche erano in dubbio..tutti sapevano che si era anche ammalato di un esaurimento nervoso..qualcuno pensava che forse era da ritenere pazzo anche per questo….
il Dottor Alberto non aveva più una buona fama di tecnologo, forse la sua buona laurea universitaria era un falso…era diffuso questo sospetto, come voce antipatica, tra i colleghi, questo sospetto era un infamia, per l’azienda Il Dott. Alberto era diventato un argomento che faceva vergognare…era diventato scandaloso come immagine….
Il Didone come si comportò nella mente del consigliato?
Il Didone Invece di aiutare psicologicamente Alberto, diventò ad un tratto malvagio e cinico e quindi affermò con voce spirituale:
“Io non ho mai sbagliato!, morte a chi commette errori nel lavoro, secondo me Alberto non è più affidabile come lavoratore… poiché chi sbaglia è un matto… chi sbaglia quindi va licenziato!”
Alberto capì, che il Didone nonostante vivesse in lui, si era scorporato psicologicamente, forse per non soffrire della brutta figura, all’improvviso si era messo contro il consigliato, accentuando le frustrazioni di Alberto.
Il Dott. Alberto ebbe una ennesima crisi di coscienza, che lo portò a diventare quasi schizofrenico, Alberto sembrava ormai litigare mentalmente con una parte di se, il Didone chiese ai veggenti, che erano spiriti supremi e giudici meritocratici della vita, di poter abbandonare il corpo di Alberto, Il Didone se ne voleva fuggire da quella realtà umana certamente da ritenere perdente e fallita, ed Alberto ne soffrì molto poichè considerava il Didone come se fosse un suo padre spirituale, Alberto era ormai deluso da ogni cosa….e diede quindi le dimissioni a quel posto di lavoro..
Alberto in un momento di crisi profonda, mentre si trovava sul ponte di un fiume che attraversava la città, pur trovandosi pieno di sgomento, decise di reagire con praticità, ed infatti non si suicidò, Alberto prese i cinque oggetti che custodiva segretamente nella giacca, quelli dati dai genitori a lui, che teneva sempre in una tasca della giacca, e sentendosi tradito da loro, buttò il portafogli nero con dentro gli oggetti nel fiume, lanciandoli da un ponte nel fiume dicendo: “Via! Sparite da me! queste cinque cose portano sfortuna!”
Alberto lanciò i cinque oggetti, che aveva sempre in tasca, di cui mai prima si era separato, nel fiume sottostante, il più lontano possibile da lui, e si sentì finalmente libero dai doveri di essere un carrierista ..
Quella stessa sera Alberto andò a trovare i suoi genitori e disse loro: “voglio cambiare lavoro, voglio cambiare vita, lavorare in una grande azienda mi causa stress, l’ambiente lavorativo non é più amichevole con me, ho capito che ascoltare certe ambizioni é dannoso alla salute!”..
il padre e la madre risposero: “figliolo!, caro Alberto, la vita è la tua, fa quello che vuoi di te, noi abbiamo capito che un figlio é sempre un figlio nonostante la vita che sopporta!”
Ciò che aveva resi esigenti Alberto ed i suoi genitori, col passare del tempo, sparì da loro a causa di questa decisione…ed infatti Alberto cominciò ad avvertire un senso di liberazione privato di quei cinque oggetti che lui riteneva maledetti..
Passarono molti anni, Alberto non voleva più fare il progettista come lavoro, e non si propose più come progettista a nessuno, diceva agli amici ed ai parenti che non gli piaceva più l’ambiente aziendale…lui avvertiva troppa competizione e rivalità con chi svolgeva quel tipo di lavoro.
Alberto di conseguenza cambiò il suo modo di vivere e le sue amicizie e si circondò di persone semplici e di gente poco ambiziosa.
Dopo molti giorni Alberto incontrò una donna che faceva la portinaia di un condominio in centro, si sentì compreso da lei, nel volere una vita con meno responsabilità, si innamorò di lei, di Giulia, e se la sposò.
Alberto e Giulia andarono ad abitare in un appartamento adibito a immobile per custodi di portineria, ebbero dall’amministratore l’incarico di portinai e vissero felici e contenti nella semplicità di una vita con poche responsabilità, dove era permesso darsi pace con praticità e con permissività, avendo anche la speranza in una vita che poteva credere nel ritenersi gente umile..
Dovete sapere che Giulia ed Alberto ebbero due figli, due figli normali senz’altro, essi non presentavano genialità, ma soprattutto il loro padre Alberto grazie a questa scelta poco ambiziosa, ebbe finalmente una vita da persona normale, e disse un giorno pieno di speranza: “la felicità la proverò nelle cose di tutti i giorni, nelle cose più semplici..la mia famiglia!….ho una moglie che mi ama ed ho due figli sani…sono fortunato!”

Morale: I genitori che si aspettano tanto dai figli molto spesso sono destinati a essere delusi, la troppa ambizione desiderata da una vita vincente dei propri figli é causa invece di infelicità per loro, soprattutto se essa è motivata da sentimenti di competizione eccessiva…
L’unico dovere di ognuno di noi è accettare se stessi, sia nei pregi che nei difetti…infatti l’importante nella vita é partecipare…e se il posto in prima fila qualcuno dirà che non lo meritiamo..non importa..
e necessario che impariamo ad accontentarci di un ruolo secondario in società…così avremo di certo pace per il resto della vita..

Fine

Autore: Egidio Zippone
Milano, Luglio 2015
Giudizio: interessante, saggio
voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: il fauno dell’amore..di nome Faunetto (per adulti)

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(racconto di tipo verde)
tempo teorico dedicato per la lettura 30 minuti

FAVOLA DI EGIDIO..(per adulti)
IL FAUNO DELL’AMORE..FAUNETTO

INTRODUZIONE: Dicono le leggende pagane che esistono esseri magici in grado di completare e riempire il vuoto causato dalla Natura creata selvaggia..questi esseri magici in nome dell’amore riescono a far comprendere il pluralismo..
Favola: il fauno dell’Amore..di nome Faunetto
Inizio
In un sogno, nel mondo delle favole, un uomo faunesco con due cornette caprine sulla fronte
si innamorò della fata dell’amore, una donna molto bella.
La fata dell’amore ricambiò il suo sentimento e si amarono abbracciandosi al chiarore della Luna..in una notte dal cielo sereno con molte stelle luminose..
Dall’ unione magica del “Fauno della Passione e con la “Fata dell’Amore”, nacquero due figli, dal loro amore fatato, nacque la “Fata della Comprensione” che diceva a tutti che l’importante é:” usare la intelligenza per comprendersi l’un l’altro..quindi nacque l’Onniscienza”.. e poco tempo dopo nascerà dal sentimento di amore di questi sposi magici un altro figlio, un figlio che chiamarono di nome: Faunetto, che l’umanità ricorderà per sempre come il “Fauno dell’Amore”..
Dovete sapere che questa favola è dedicata a lui, a Faunetto, creatura magica che la natura della Terra accolse volentieri, in quanto con la sua presenza completava il vuoto spirituale che avevano alcuni abitanti del pianeta causato dalla troppa coerenza, ed inoltre con il suo convincimento non faceva litigare i numerosi peccatori a causa della sua permissività onesta..
Il bambino Faunetto crebbe felice, nelle sue sembianze faunesche simili a quelle di suo padre Fauno..
infatti aveva anche lui delle piccole corna di capretto insieme al corpo di un bel bambino umano e sano..
Si! Faunetto aveva proprio un bel viso di bambino gentile…ma purtroppo aveva una sembianza strana..per questo la sua sembianza fu giudicata animalesca……
Diventato grande Faunetto, cominciò la sua avventura di viaggiare in torno per il mondo, curioso come era di diffondere l’amore e il gioire con i suoi poteri di fauno..
Nel suo viaggiare per la Terra, il nostro amico, il fauno dello amore,
incontrò un uomo dai capelli neri, che confidò al ragazzino faunesco che non provava più amore per nessuno, avendo capito questo suo limite l’uomo era diventato triste, reso ormai consapevole di questo vuoto di emozioni..si sentiva solo..
Fu allora che Faunetto si impietosi della sua sorte differente dai tanti, e per lui recitò le parole magiche
“non ci sia più solitudine
si ponga fine a questa inquietudine
sia permesso l’amore strano
sia permesso l’amor profano
sia permessa l’incoerenza
che del provare amore la gente non sia mai senza
anche se nessuno ti capirà
questo individuo provar amore potrà..”
Fu così che dopo aver sentito queste parole magiche,
che l’uomo notò che nel giardino della sua villa c’era una statua che raffigurava una donna, era una statua di marmo bianco, ora l’uomo vedeva quella statua e gli pareva una donna bellissima e subito provò amore per lei..si avvicinò alla statua e la abbracciò e la baciò
poichè nel suo sogno vedeva una principessa molto bella e la sentiva anche parlare e quindi la accarezzo dolcemente..
e dal quel giorno quell’uomo fu chiamato “mago Artistabile” a causa del suo amore strano al parere di tutti..”anche così si provano le gioie dell’amore…provare amore per un opera d’arte ci da una emozione molto bella!” ammise Faunetto..
Viaggiando nel mondo Faunetto, continuò la sua avventura, curioso come era di diffondere l’amore e il gioire con i suoi poteri di fauno..
Fu così che incontrò una donna, che gli confidò che nessun uomo si innamorava di lei e che lei non provava amore per nessuno, voleva donare amore, aveva tanto amore da dare a qualcuno, ma nessuno la assecondava in questo..
Allora Faunetto si impietosi della sua triste storia
e recitò le parole magiche per lei..
“non ci sia più solitudine
si ponga fine a questa inquietudine
sia permesso l’amore strano
sia permesso l’amor profano
sia permessa l’incoerenza
che la gente del provare amore non sia mai senza
anche se nessuno ti capirà
questo individuo provar amore potrà..”
Fu così che la ragazza si accorse che vicino a lei c’era un bell’albero di olivo, e provò amore per esso e provò anche desiderio di baciarlo, si avvicinò e baciò con le labbra il tronco liscio e profumato dell’albero..
e cosa capitò?
nel suo sogno di amore, quell’albero era diventato un giovane principe dal bell’aspetto, e la ragazza non si sentì più sola e si innamorò per sempre più di lui..
e dal quel giorno quella ragazza fu chiamata “fata Florina..” a causa del suo sogno di amore strano che tutti avevano capito..”anche questo é provare amore..dimostrare di avere cura di una pianta è provare amore!” disse Faunetto..
Faunetto continuò nel suo viaggiare per la Terra, il fauno dell’amore incontrò questa volta una donna dai capelli neri..
che gli disse che nessuno purtroppo si innamorava di lei e che lei non provava amore per nessuno, nessuno si degnava di darle amore..
Fu così che Faunetto si impietosì del suo triste destino, e recitò le parole magiche anche per lei
“non ci sia più solitudine
si ponga fine a questa inquietudine
sia permesso l’amore strano
sia permesso l’amor profano
sia permessa l’incoerenza
che la gente del provare amore non sia mai senza
anche se nessuno ti capirà
questo individuo provar amore potrà..”
Fu così che la ragazza si accorse che poco distante da lei, c’era un bel cane dal pelo color marrone e nel guardarlo provò amore per esso, si avvicinò e il cane stranamente si faceva accarezzare docilmente dalla ragazza..
e la ragazza baciò il cane sulla bocca, ed il cane reagì alle carezze leccando il palmo della mano della ragazza e la ragazza provò molto benessere da questo agire gentile e provò molta gratitudine per la bellissima sensazione che stava provando ..era simile alle sensazioni di amore..
Nel suo sogno di amore quel cane era un giovane principe dal bell’aspetto e la ragazza non si sentì più sola e si innamorò sempre più di lui….
e dal quel giorno quella ragazza fu chiamata “fata Faunina…” a causa del suo sogno di amore strano..che tutti in paese avevano intuito….”é amore..dimostrare ed impegnarsi nell’avere cura di un animale…é amore per gli animali..è provare amore!” disse Faunetto..
Faunetto continuò nel suo viaggiare per la Terra, Il nostro simpatico Fauno dell’amore questa volta incontrò un ragazzo, che gli disse che non provava niente per le donne, nessuna emozione e si sentiva strano in loro presenza, e si era ormai rassegnato a restare solo tutta la vita..
Fu allora che Faunetto si impietosì del triste destino che aveva quel ragazzo..e recitò le parole magiche necessarie a migliorare la sua vita….
“non ci sia più solitudine
si ponga fine a questa inquietudine
sia permesso l’amore strano
sia permesso l’amor profano
sia permessa l’incoerenza
che la gente del provare amore non sia mai senza
anche se nessuno ti capirà
questo individuo provar amore potrà..”
Fu così che il ragazzo si accorse all’improvviso
che poco distante da lui c’era un bel ragazzo biondo, con coraggio, si avvicinò a lui e gentilmente gli dichiarò il suo amore, i due restarono a guardarsi ed il ragazzo gli sorrise e ricambiò il suo desiderio..
si abbracciarono e si baciarono e danzarono insieme tutta la notte dando prova di amore..
e dal quel giorno quel ragazzo fu chiamato “mago Gioiosetto..”….molti compresero il suo provare amore ritrovato..”anche questo é provare amore..è amore per l’amicizia!” disse Faunetto..
Fu così che Faunetto, nel suo viaggiare per la Terra,
il nostro simpatico “fauno dell’amore” comprese che era diventato ormai adulto e che era tempo di fidanzarsi, come lo fu per i suoi genitori..
Quel giorno incontrò per caso una brava ragazza che faceva i lavori domestici, che si diceva di lei che sapeva parlare di amore molto bene, e che era perfetta nell’interpretare l’amore..ma era ugualmente ancora sola…
Il nostro Faunetto, che era un tipo imprevedibile, e decideva sempre con la sua testa, sulla quale aveva vi ricordo due belle cornette di capretto, e quindi era permesso a lui a causa di questa sembianza in parte animalesca comprendere l’incoerenza..si innamorò di lei..
Fu così che Faunetto recitò, le parole magiche per farla innamorare di lui..era necessario..lui ci teneva tanto..
“non ci sia più solitudine
si ponga fine a questa inquietudine
sia permesso l’amore strano
sia permesso l’amor profano
sia permessa l’incoerenza
che la gente del provare amore non sia mai senza
anche se nessuno ti capirà
questo individuo provar amore potrà..”
e così la donna pur avendo notato le sembianze strane del fauno dell’amore (le cornette caprine)
per effetto delle parole magiche.. ugualmente si innamorò di lui..
Nei giorni successivi, tra lavori domestici ed altre incombenze, nel saper provare gioia di avere una casa tutta per loro, di essersi sistemati e si era certi di essere felici di questo..
ogni tanto i due innamorati parlavano di amore, dicendosi parole molto belle, la donna era felice di poter parlare di amore finalmente con qualcuno, il fauno dello amore si intratteneva suonando l’arpa e la sua fidanzata provando contentezza lo ascoltava innamorata..
e così felici di completarsi l’un l’altro, poichè lui rappresentava la “educazione permissiva” e lei rappresentava la “spensierata semplicità”, i due innamorati decisero di restare insieme per sempre e vissero felici e contenti..”anche questo é provare amore!” dissero entrambi..
Da quel giorno la fidanzata di Faunetto fu chiamata “fata Semplicità” a causa dell’amore insolito che provava per un fauno..
i due innamorati vissero nella loro bella casa, che fu chiamata da quel giorno “la casa dell’amore imprevedibile..”
Fu chiamata così poiché in paese non tutti comprendevano come era possibile che un fauno ed una donna si volessero bene così tanto come quei due, ma dovete sapere che “il fauno dell’amore” ha questo potere, sa fare innamorare..
Erano d’accordo con Faunetto, alcuni amici molto simpatici ad esempio: il mago “Testa di Gatto”, ed il suo amico fauno “Testa di Lupo” ed il satiro “Testa di Mulo” che dicevano a tutti quelli che incontravano: “come sbagliano le persone possono sbagliare anche gli animali!” ..
ed insieme a Faunetto i suoi amici, organizzavano dei gioiosi festini per le strade del paese..rendendo allegri e spensierati tutta la gente che li aveva compresi e capiti….
Durante uno di questi festini, accadde una cosa insolita, Faunetto che era molto voglioso per sua natura, si intrattenne affettuosamente con una donna più grande di lui, pensate era più grande di lui di ben 20 anni, si chiamava Praticità ed era ancora una donna molto bella.
“Anche la gioia di aver vissuto quest’avventura per me è stato provare amore!” disse Faunetto a se stesso, che già sapeva comprendere le incoerenze causate dall’amore e dalla passione, poiché al parere di Faunetto queste due emozioni erano compatibili tra loro..e per questo motivo Faunetto era simpatico a molta gente..
Ma dovete sapere che Faunetto era ancora innamorato di “fata della Semplicità” sua fidanzata, per lui la relazione con Praticità fu per lui solo un esercizio fisioterapico..solo ginnastica, anche se per Faunetto rappresentò per sempre un bel ricordo..
Faunetto tornò da Semplicità, e le disse che era lei che amava davvero..e per farla restare innamorata ancora di lui, così Faunetto recitò le parole magiche:
“non ci sia più solitudine
si ponga fine a questa inquietudine
sia permesso l’amore strano
sia permesso l’amor profano
sia permessa l’incoerenza
che la gente del provare amore non sia mai senza
anche se nessuno ti capirà
questo individuo provar amore potrà..”
Semplicità avvertì e comprese che il Fauno dell’Amore era ancora innamorato di lei..
e poi Faunetto aggiunse le seguenti parole:
l’ho lavato
l’ho asciugato
sembra mai adoperato
e di te sono ancora innamorato..poiché con i sentimenti non ho sbagliato
dai decidi con questa semplicità…e resteremo insieme provando felicità
La fata della Semplicità rispose allor al suo amato: “l’importante é che Faunetto e fata Semplicità si amano ancora!” poiché anche questo modo di risolvere i problemi sentimentali è prova di amore”.. ed i due innamorati decisero di restare insieme..
Ma la felicità, anche nelle favole, non dura per sempre, dovete sapere che l’esistenza gioiosa di questi due innamorati incoerenti, fu rivelata dal soffiare del vento della notte a vere persone invidiose, che erano persone sempre cupe e seriose e facevano sempre rimproveri, essi erano chiamati la bugiarda “strega Quaccherequà” che diceva: “se per gli altri sono errori, tenete nascosta la verità!” e poi l’antipatico ed imbroglione il ” mago Iniquitello”.. che diceva sempre “permetto questo ma non quello!”..a costoro si aggiunse anche il furbo “mago Opportuno” che suggeriva che:” bisogna sempre approfittare degli errori di qualcuno!”..
Queste persone non erano contente che esistessero amori imprevedibili sulla Terra, amori non basati sulla coerenza, si dichiararono di loro molto contrariati, e promisero che un giorno avrebbero causato seri problemi a quei due ed ai loro amici, in quanto avevano dimostrato che erano disobbedienti alle severe regole della serietà ..si! un giorno promisero che avrebbero fatto loro dispetti…”ma non adesso..non è il momento!” …
Ma questa cari amici, è un altra favola, un altra avventura di Faunetto “il Fauno dell’Amore”..volete sapere come andrà a finire la sua storia? lo saprete un altra volta poiché non tutto si può sapere subito…un giorno se mi va..io che sono il narratore delle tavole, lo racconterò volentieri..
Dovete sapere intanto che la dea dell’Amore, Afrodite (Venere), quando venne a conoscenza delle avventure di Faunetto, insegnante esperta dell’amore quale é.. così commentò:
“La fidanzata di Faunetto, tale fata Semplicità che ha interpretato secondo me il sentimento dell’amore in modo perfetto, in quanto sa anche perdonare, avrà da me un bel voto nell’idealismo dell’amore: voto 10…ottimo..”
e poi aggiunse con più severità ma sempre con saggezza:
“Faunetto invece che ha scelto di farsi consigliare da fata Praticità, ma ugualmente dimostra di amare Fata Semplicità, poichè non vuole lasciarla, avrà da me un voto di consolazione nel suo interpretare l’amore: voto 6..la sufficienza..”
In quel tempo la dea Afrodite disse a tutta la umanità: “ho deciso di promuovere entrambi gli innamorati e permetto ugualmente i benefici dell’amore ai due fidanzati!”..e fu così che augurò loro tanta felicità..

Morale della favola:
Provare amore, fa stare bene l’anima e non è ancora fornicare…ci rendiamo conto di provare amore per qualcosa, per qualcuno, quando diventiamo consapevoli che ci appartengono, e per questo che proviamo felicità ed anche gelosia, tutto questo è provare amore..
la vita diventa triste se non si prova amore per qualcuno..

Fine

Autore: Egidio Zippone
Milano, Dicembre 2021
Giudizio: onesto, fantasioso
voto: (da 5 a 10): 9

 

Favola di Egidio: il leone bugiardo ed il cervo egoista (per ragazzi)

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leone


(racconto di tipo verde)

tempo teorico dedicato per la lettura 25 minuti..

FAVOLA DI EGIDIO..

IL LEONE BUGIARDO ED IL CERVO EGOISTA..

Favola: il leone bugiardo ed il cervo egoista..

INTRODUZIONE: le leggi della Natura e il modo con cui è stata creata quindi selvaggia, sono state spesso causa di ingiustizie e sofferenze per chi tutti i giorni lotta per sopravvivere..che sia egli predatore oppure erbivoro..

INIZIO

Nel mondo delle favole, tutto è permesso, c’era una volta nel mondo della fantasia..

il Signore della Natura..

Un tempo lontano il Signore della Natura aveva detto:..

“al leone ho dato la forza necessaria a procurarsi il nutrimento e la grinta necessaria a compiere questa cattiveria ed alcuni privilegi utili a farlo sentire superbo!”

“al cervo ho dato l’agilità e le puntute corna e l’intelligenza del pluralismo che dissuadono alcune iniquità..ed anche l’accontentarsi di nutrirsi di s9ola vegetazione..ma anche gli ho dato uno spirito di sacrificio utile al destino degli  animali erbivori, che sono  animali molto spesso divorati dai predatori'”

Fu così che il leone in quel tempo, inseguiva e impauriva il giovane cervo per tutta la savana per nutrirsi delle energie del cervo..

e le leonesse sue complici si compiacevano di questo fuggire e rincorrersi e soprattutto della supremazia dimostrata dal leone in questa guerra..

Ma nonostante le difficoltà, il giovane cervo riuscì a restare vivo e la natura rese forti le belle corna che aveva sulla testa..e agili le sue zampe..

In quei giorni il leone e le leonesse avevano  fame ed erano sempre bisognosi di forza vitale da rubare, per nutrire il suo corpo famelico il leone era sempre affamato per rendere forte se stesso ed i suoi seguaci, occorreva dimostrare  ogni giorno cattiveria..

Il leone aveva capito che il giovane cervo non voleva collaborare con sacrificio al suo nutrimento famelico..il giovane cervo non voleva donare al leone le sue carni..

Fu così che il leone cambiò strategia e causò un ricatto psicologico, minacciando il cervo di ricordargli i suoi peccati commessi (tutti gli animali ne hanno qualcuno)…aggiungendo con furbizia, che al parere severo dei leoni … gli animali erbivori della savana non possono avere certi errori, commettere dei peccati esagerati, era secondo il leone un privilegio dei solo cattivi animali carnivori… quali ad esempio il leone…..e suggeriva quindi al cervo: ” cervo fatti mangiare da me!, così morirai e smetterai di soffrire nel sentire descrivere i tuoi peccati strani e nel dovere ammettere a tutti gli erbivori di averli commessi!..”

Il cervo che fino a quel momento pensava che gli animali potevano avere oltre alle cose giuste anche qualche errore nella loro storia di vita..si spaventò molto di questo convincimento iniquo del leone.. e pensò che doveva pur reagire in qualche modo..

Fu così che il cervo diventato adulto, abbandonò ogni forma di dialogo e compromesso, avendo capito l’inutilità del metodo pacifico suggerito dal Signore della Natura, e quindi del sacrificio di fare patti non vantaggiosi per la salute con animali cattivi..ed utilizzò quindi le corna puntute per poter ferire sia il leone che le sue leonesse complici ..e lottò con coraggio gareggiando con loro…utilizzò le sue agili zampe per fuggire quando era necessario, esse erano agili e forti e resistenti nel correre..e ferì molte volte colpendo con le corna le leonesse ed il leone..

Fu così che in un ennesimo inseguimento a rischio di morte nella savana, che accadde qualcosa di insolito… il vecchio leone per il troppo sforzo continuato nel correre dietro ad un giovane cervo….si mise a tossire e stette male…si accasciò al suolo e mori tutto ad un tratto di infarto..

Le leonesse vedendo il vecchio leone morire di mal di cuore…furono prese dalla paura..poichè ritenevano il loro capo..il leone..un essere superiore.. impaurite…stupite della fortuna del cervo e rese superstiziose dalla malattia del leone..che secondo loro forse era stata causata da una magia dello stesso cervo..le leonesse fuggirono via..

Tutti videro così il furbo cervo fingere di vantarsi che la morte del leone era stata causata da lui..da una sua abilità..in modo da creare una suggestione magica nella foresta che dissuadeva gli altri predatori ad affliggerlo….e poi disse tra sè e sè: “che credulone quelle leonesse non sanno che non c’è nessuna magia..e la loro paura è causata dalla loro ignoranza…poichè io c’ero quel giorno e solo io so che il capo dei leoni è morto si! ma a causa di circostanze naturali!”

Fu così che nei giorni seguenti, morto il capo dei leoni, il cervo potè vivere in pace e nella tranquillità per molto tempo..

e passarono anni felici per il cervo ed tutti gli erbivori…le leonesse si dispersero in quanto erano diventate  prive di un organizzazione valida..

Ma un triste giorno dalle montagne arrivò un falco che volando in compagnia di un’aquila entrambi raggiunsero il cervo e gli  dissero:

“ci hanno detto che tu cervo, hai ferito e poi fatto morire il leone, tu cervo hai pure danneggiato le leonesse in quanto erano sue complici nel bisogno di nutrirsi in quanto era questa la loro natura..ora nella savana non c’è più un re, adesso non c’è più un capo, ora non c’è più un equilibrio, tu cervo devi pagare per questo danno alla natura e devi rimediare al fatto che non si sa più chi comanda nella savana..”

Il cervo stupito che il falco e l’aquila non comprendessero il suo buon istinto alla sopravvivenza, intenzione necessaria al sopravvivere alle difficoltà della savana.. urlò in sua difesa alle loro accuse:

“che sia il Signore della Natura a consigliare il modo di rimediare..e che sia il Signore della Natura a dire se questo rimediare è necessario.. e non quello che pretendete voi.. a cui io non mi sento obbligato!

il Signore della Natura fu consultato e così rispose:

“che ogni specie ed ogni idea filosofica obbedisca alla sua natura, che io sò di aver creato..e che tra loro abbia ragione solo chi sa farsi capire nella sua diversità!”

il cervo allora per giustificarsi aggiunse:

“non si può amare chi ci affligge…non si può amare chi ci causa sofferenza e vuol renderci schiavo.. e quindi nemmeno i suoi complici indifferenti a questa ingiustizia..e giusto che ogni specie si difenda con coraggio e come può, secondo i doni ricevuti dal Signore della Natura Creatore di tutti noi..!”

Fu così che il falco e l’aquila avendo intuito che il coraggioso cervo era riuscito a farsi capire dal Signore della Natura, intuirono che quella era la vera natura del cervo voluta dalla creazione..il cervo si era dimostrato un egoista in quanto non voleva contribuire a nutrire i leoni dimostrando sacrificio, come fanno tutti gli erbivori e decisero di lasciarlo vivere finalmente tranquillo..

ed infine giunse in quel luogo volando una allodola celeste…

che si aggiunse al dibattito, in quanto esperta del dover rimediare ai danni commessi,  l’allodola celeste diede ragione  al volersi furbo ed egoista del cervo, al parere della allodola non era giusto insistere e rimproverare il cervo del suo volere sopravvivere…e spiegò il saggio motivo che l’aveva convinta a questo:

“come fu tollerato dal Signore della Natura.. quel lungo periodo di abusi da parte dei predatori carnivori nei riguardi del povero cervo… abusi che furono voluti ed istigati e causati dalla natura del leone..

ora allo stesso modo è giusto e saggio che noi tutti tolleriamo e comprendiamo il comportamento egoista del cervo in quanto si è dimostrata sua natura rifiutare di essere sacrificato …e quindi vi chiedo di rendere libero il cervo dal dover rimediare, anche se é colpevole di aver causato la morte del leone ed aver danneggiato le  leonesse  rendendo non più possibile aiutarle..”

E fu così, che anche per consiglio della allodola celeste, che il cervo fu capito da tutto il mondo degli animali, sia carnivori che erbivori,  nel suo non sentire al dovere di rimediare…e nel suo non volere essere sacrificato..

Gli animali carnivori, che furono complici dei leoni..e che speravano nella giustizia del Creatore  della Natura ad esempio le iene..restarono quindi delusi a causa della comprensione diffusa di una miglior Sapienza e Saggezza che da quel giorno consigliò le regole della vita animale nella savana..fu deciso che gli animali erbivori avevano il diritto di lottare per sopravvivere, ed fu così che agli animali carnivori furono tolti tutti i privilegi..

Fu quindi detto a tutti gli animali complici del leone..

” è inutile che vi lamentate che non avete più un capo…dovevate stare attenti a non rendervi complici di un iniquo leone..avete sbagliato poichè avete per anni compreso questa furbizia .. e ora é giusto che allo stesso modo dovete ora comprendere la natura furba ed egoista del cervo..e la sua decisione di voler sopravvivere..

MORALE:

Molti individui umani hanno commesso errori…in quanto esseri che sono poco di più  degli animali questo é  comprensibile, il problema é causato da alcune persone che sono proprio “Quaccherequa” e si sono convinte ugualmente alla superbia, cioè ad un modo non adatto e falso alla loro intera vita, questo convincimento bugiardo li rende vuoti nello spirito ed affamati predatori del benessere degli altri..obbligando loro a chiedere ingiustamente continui  privilegi..

Ma ogni vita umana va quindi accettata nella sua esistenza, e nel far questo non bisogna pretendere troppo da essa, in quanto l’individuo umano è un essere umile ha origini povere, e sicuramente non é  una creatura angelica..

Fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Novembre 2021

giudizio: istruttivo, fantasioso

voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: la iena furba e la vendetta del cervo (per ragazzi)

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(racconto di tipo nero e verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 20 minuti..

FAVOLE  DI EGIDIO..

Favola: la iena furba e la vendetta del cervo..

INTRODUZIONE: a volte certi peccatori per fuggire alle loro punizioni e rimproveri..inventano ragionamenti che coinvolgono la vita di altri causando disagio..

Favola: la iena furba e la vendetta del cervo..

Inizio

Nel mondo delle favole, dal punto di vista geografico la natura è simile ma non identica a quella della realtà, in ogni caso, nel mondo della fantasia accadde che un giorno:

una iena disprezzata dagli altri animali per il suo brutto aspetto e per il suo stile di vita ed il suo disgustoso modo di nutrirsi, poichè viveva rubando gli avanzi di animali catturati ed uccisi da altri predatori…. incontrò il Signore della Natura e temendo di essere punita a causa dell’antipatia per lei che avevano gli altri animali che si ritenevano più sani di lei e più puliti, così consigliò al Signore della Natura avendolo incontrato:

“mio Signore comprendi e tollera i peccati delle iene che rubano come me ..ma é giusto che qualcosa rimproveri..ascolta il mio consiglio allora……invece di punire i molti peccati che commettono gli animali..rimprovera e causa molta sofferenza ad una sola diversità commessa dagli animali…. noi iene sappiamo ad esempio di un cervo che non ha duplicato i suoi geni e forse mai lo farà.. cioè non ha figli oppure non ne vuole…io iena invece ho fatto figli..non punire quindi me …ed invece punisci con la depressione solo quel cervo.. che sta disobbedendo al tuo consiglio di vivere sulla Terra obbedendo al dovere di moltiplicarsi nella sua specie..”

il Signore della Natura ascoltò le ragioni della iena… e rimproverò anche Lui la iena per aver rinunciato a nutrirsi andando a caccia di animali vivi come facevano gli altri predatori, invece di scegliere per sola pigrizia di cibarsi rubando resti di animali già morti da giorni come faceva.

Il Signore della Natura intuì che i rimproveri della iena erano invece causati dalla sola furbizia escogitata in modo da poter approfittare anche lei dei problemi di qualcuno tra gli animali..e poi rispose:

“non è un problema per la vita del mondo degli animali che qualche animale non avrà figli…poiché è la moltitudine della quantità degli animali e non la qualità degli animali a garantire il proseguimento della vita animale sul pianeta ..e quindi sarà la moltitudine del branco a impedire la estinzione di qualunque specie..”

e poi il Signore della Natura continuò:

“tanto ho capito che tu iena sei una furba..e insisti a pretendere da me rimproveri ad altri.. per evitare che sei tu ad essere rimproverata..ed ottenere in questo modo il permesso iniquo di poter approfittare del benessere di altri animali e dando in cambio la tristezza causata dai rimproveri che ricevete voi iene per il vostro rubare..

Il Signore della Natura mai e poi mai..ha deciso che sarà un giudice iniquo della vita..e quindi ti disapprovo e ti ordino di allontanarti da me cattiva consigliera..”

Fu così che il Signore della Natura negò l’aver fortuna alla iena per punirla della sua intenzione iniqua..di far soffrire sempre gli stessi..

Fu così che un giorno il cervo avendo saputo da un’aquila sua amica.. che una iena aveva parlato in malo modo di lui al Signore della Vita e della Natura…obbedendo alla sua natura di animale… il cervo di questa favola..decise di vendicarsi…poiché dovete sapere che per quel cervo l’importante, da non disobbedire mai, non era di fare figli, ma era di non farsi catturare dagli esseri umani restando sempre libero..facendo restare in questo modo numeroso il branco di cervi a cui apparteneva..

Fu così che un giorno il cervo si recò nella tana di una tigre ..durante l’assenza dell’animale più feroce di tutti..e scrisse sulla parete della grotta della tana (dovete sapere nelle mie favole gli animali oltre che parlare sanno anche scrivere e leggere) il cervo si mise quindi a scrivere sulle pareti della caverna, dove la tigre trascorreva la notte e si nascondeva durante le giornate di pioggia..sulle pareti il cervo scrisse con dei legnetti carbonizzati un segreto della iena con parole che suggerivano dove si nascondeva una cicciottella e gustosa iena dalla carne tenera tenera e saporita al palato di una tigre feroce..e poi furbescamente se ne andò..

La tigre tornò nella sua tana nel pomeriggio ..lesse il messaggio anonimo scritto sulle pareti rocciose della tana..e non seppe mai chi ne fu l’autore..

La tigre feroce il giorno dopo seguendo le istruzioni delle parole scritte, si recò in quel luogo…trovò e vide la indifesa iena mentre dormiva..e gli si lanciò contro e la divorò in poco tempo…gnam gnam..

Giorni dopo il cervo avendo capito che la iena sua nemica era finalmente morta…disse compiaciuto tra se e se:

“Saggio è il Signore della Natura nel giudicare la vita degli animali ed Onnisciente e giusto nel comprendere che in ogni specie di animale ci sono  tanti modi di vivere..impedendo così all’iniquità crudele ed assolutista di qualcuno (la iena) di diffondersi nel mondo..”

MORALE:

Il Signore della Natura comprese il sentimento di vendetta che fu appagato dal cervo..poiché il disagio che rischiava il cervo di subire era considerato da Lui e dal cervo troppo grande..si! vivere provando molto spesso depressione ..a causa del dovere di ritenere se stesso il solo animale anomalo… e quindi di essere l’unico animale dannoso come esempio alla vita degli altri..

Fortuna per il cervo fu… che il Signore della Natura si rifiutò di assecondare la furbizia della iena ..

Fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Novembre 2021

giudizio: istruttivo, fantasioso

voto: (da 5 a 10): 9

 

 

 

Favole di Egidio: il centauro amico..

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(racconto di tipo verde)
tempo teorico da dedicare per la lettura 25 minuti
FAVOLE DI EGIDIO..
Favola: il centauro amico..
Introduzione: quando la pignola logica dell’uomo civilizzato non vi comprende…in quel momento é possibile che giunga a voi l’aiuto delle leggende pagane e delle loro creature ad aiutare spiritualmente chi è in difficoltà..questo nelle favole è possibile..
Inizio
C’era una volta, nel mondo delle favole,
un individuo che per motivi di voler fare turismo, ed in quanto annoiato dalla vita che conduceva, aveva deciso di girare il mondo e si era messo in viaggio..
Cammina e cammina sotto il sole cocente ed a volte sotto la pioggia..l’individuo umano si rese conto di quanto era buona la sua resistenza fisica e si vantava tra se e se di quanto era forte nel camminare..
Ma durante il cammino, mentre si trovava per una strada in salita, fu avvicinato da uno spettro che disse:
“sono lo spettro della logica degli uomini e della loro coerenza e so che tu hai disobbedito alla Sapienza dell’Uomo..devi sapere che la forza umana di cui ti vanti non la meriti..”
Lo spettro con tono severo ordinò quindi: “che la forza spirituale dell’Uomo, che per sua volontà si vuole essere integerrimo, abbandoni questo viandante ….in quanto ritengo che non é degno del suo aiuto!..”
Fu così che quel viandante in quel momento avvertì le forze muscolari e spirituali abbandonarlo ..e cominciò a sentirsi molto debole e stanco..sia fisicamente che mentalmente ed utilizzando le ultime forze indebolite che gli restarono…. fu così che urlò:
“in questo momento troppo grave è il disagio che avete comandato!”
Fu così che a sentire quelle parole disperate.. una voce nell’aria unita ad il soffiare di un vento freddo, si senti dire rivolgendosi all’individuo umano che era in difficoltà:
“Io Creatore di ogni cosa sulla Terra…ho capito che per il motivo che i tuoi simili umani, non si sentono obbligati a darti lo aiuto spirituale necessario…ho deciso che Io… ho il dovere di confortarti chiedendo ad un mia creatura pagana di darti forza..poiché a chi è stato impedito l’aiuto dell’uomo.. secondo me ha diritto all’aiuto dei mostri..poichè è questa una bontà che dimostra la mia Giustizia Divina..
Fu cosi che di fianco al viandante indebolito apparve all’improvviso un centauro bianco si! apparve un sagittario….un individuo faunesco..
Al solo vederlo l’individuo umano si sentì meglio nel fisico poiché il viandante aveva capito che quel mostro pagano era giunto a lui per aiutarlo con la sua forte energia spirituale in lui contenuta.. e cosa accadde?
L’individuo umano e l’individuo faunesco si legarono spiritualmente nella forza..poiché dal centauro bianco scaturì un fluido ecto-plasmico di luce bianca che si impossessò del corpo dell’individuo umano..rendendolo forte nell’energia muscolare..
Fu così che a quel viandante fu permesso di ritrovare le forze necessarie a proseguire il viaggio a piedi..superando le difficoltà che incontrava durante il suo viaggiare..
Il viandante girò il mondo e non ebbe nessun problema, poichè fu aiutato dalla forza spirituale che utilizzano i mostri pagani che è simile a quella disponibile dagli esseri umani..quindi è compatibile..
Morale:
sembra basandosi su questo racconto che l’individuo umano…quindi l’uomo sospettato di essere incoerente alle regole, abbia diritto nell’Universo anche lui all’aiuto di esseri soprannaturali che lo proteggono dalle difficoltà che incontra e lo confortano anche portandogli fortuna..quando si chiude una porta è doveroso che se ne apre un altra..
Definizione di mostro: individuo faunesco che dispone di una minor bellezza nella sembianza rispetto all’individuo umano..cioé l’uomo..ma che è in grado di confortare ugualmente anche lui chi gli chiede aiuto..
fine
autore: Egidio Zippone
Milano, Gennaio 2021
giudizio: fantasioso, originale
voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: Gigi ed i tre oggetti

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UNSPECIFIED - CIRCA 2002: Ceramics - 18th century. Germany, Meissen porcelain. Snuffbox. Watteau inspired fêtes galantes design, 1760-70. (Photo By DEA / A. DAGLI ORTI/De Agostini/Getty Images)

 

(racconto di tipo bianco e nero)

FAVOLE DI EGIDIO..

GIGI ED I TRE OGGETTI

INTRODUZIONE: tre oggetti ereditati non volentieri da Gigi, porteranno invece molta fortuna al nostro protagonista..che vivrà una bella avventura…ma..

INIZIO

Favola: Gigi e i tre oggetti

In un paese lontano ..nel mondo delle favole, nel Sud di Italia, non importa quale paese esso sia in particolare, nell’anno 1740 d.c., viveva una famiglia composta da un padre e tre figli.

Il più piccolo si chiamava Gigi e studiava andando a scuola..mentre gli altri due fratelli aiutavano il padre nell’accudire la fattoria e i vigneti..in quanto non volevano saperne di studiare.

I due fratelli e il padre, tornavano stanchi a casa la sera e Gigi comandava la cameriera di casa a servire la cena per tutti….”bravo Gigi sempre fresco e riposato…lui non fatica nei campi come noi eh! dicono che é più piccolo!” dicevano ridendo di lui i suoi fratelli.

Il padre prima di sposarsi aveva girato il mondo in lungo e in largo..era stato in Cina..in India, nella Penisola Arabica e in Africa..aveva portato in Italia molti ricordi dei suoi numerosi viaggi .

Poi un giorno, tutto ad un tratto, aveva comperato le masserie agricole e si era finalmente sposato con una bella moglie, ed in seguito aveva messo al mondo tre figli maschi..Saverio, Vincenzo, e Gigi il più piccolo…e viveva in pace governando le sue terre.

La famiglia aveva vissuto così in pace per molti anni. Ma la fortuna non sempre è continuativa a questo mondo, un giorno sfortunato la moglie si ammalò e morì.. e lui dovette educare i tre figli da solo..

Il padre si organizzò così: per accudire le sue molte terre e le masserie..decise di contare sui figli più grandi: Saverio il più grande e l’altro Vincenzo, che lo aiutavano nel lavoro dei campi … mentre a Gigi il più piccolo…diede il compito di accudire la casa ed i servi che ci lavoravano e diede a lui il dovere di comandare di far cucinare per tutti…come farebbe una brava governante di casa..

Passarono molti anni ancora e dopo giorni fortunati, arrivarono giorni miseri, nel paese si propagò una grande epidemia causata da una lunga carestia.

Durante questa epidemia sconosciuta, che ammalava per tutto il paese persone e animali , il loro padre diventò infermo anche lui …

I medici dissero ai tre figli che non c’era più niente da fare per lui..infatti il padre dopo qualche giorno morì nel suo letto e Gigi pianse molto per la sua scomparsa.

CAP. 1° – L’eredità da dividere

Dopo che i giorni del funerale furono passati….. il notaio chiamò tutti i figli nel suo ufficio in paese..

E lesse loro il testamento del loro padre defunto.

In esso c’era scritto che lasciava tutti i possedimenti ai suoi eredi legittimi e lasciava inoltre loro alcuni ricordi dei suoi viaggi intorno al mondo tra i quali: un vecchio cappotto…un bastone….e una piccola tabacchiera di ferro…dicendo che i tre figli dovevano avere molta cura di quei tre oggetti per lui cari e dovevano dividersi inoltre la proprietà in tutta pace e giustizia.

Essi dovevano anche dimostrare di andare d’accordo per tutta la vita futura..

Ma non fu così facile assecondare il desiderio del padre…i tre fratelli erano egoisti e avidi e litigarono per molti giorni..non volevano fare in parti uguali la proprietà come dovuto .

Fu così che i due più grandi si divisero la terra e le masserie e al piccolo Gigi..non fu lasciato proprio niente…perché secondo loro la terra non era abbastanza per tre persone.

Gigi inutilmente disse agli altri: “Ma non mi lasciate niente ..proprio niente?”

Il più grande Saverio gli disse: “Senti fratellino io e tuo fratello siamo stati noi.. che per molti anni abbiamo aiutato il nostro papà nelle campagne mentre tu andavi a scuola soltanto e non facevi lavori di fatica come noi..quindi spetta a noi la parte migliore della eredità… giusto!?”

“Ma non mi date proprio niente di ciò che ha lasciato nostro padre?” chiese Gigi tristemente.

“Ahh Ahh! risero i due fratelli più grandi..che ti diamo?..serve tutto a noi..la terra non si può dividere!…tieni va! qualcosa ti diamo, queste tre cose ricordo di nostro padre..egli ha voluto che qualcuno ne debba aver cura…oibho! secondo noi servono a niente..tieni ecco..abbine cura tu..qualcuno li deve pur prendere con se queste cose:

esse erano tre cose che apparivano inutili a chi le giudicava:

ecco un cappotto vecchio e nero che non si usava più

ecco un bastone per camminare quando ti fanno male i piedi

ecco una piccola tabacchiera di ferro dorato con delle figure su dipinte..

sono questi un ricordo del nostro caro padre e li diamo a te..prendili!..è importante devi averne molta cura..AH AH AH!”…dissero i fratelli ridendo di Gigi

“ed ora vattene che sei di troppo qui e trovati un lavoro e non ci disturbare più!” gli dissero i fratelli tutti insieme..”hai tempo tre giorni per fare le valige!.”

Gigi prese le tre cose..le guardò con riluttanza. Per strada affermò: “ma mio padre doveva essere proprio un tipo curioso per mettere nel testamento queste tre cose inutili..i miei fratelli hanno approfittato di me..e d’ora che me ne faccio…che posso fare?.”

Gigi era rimasto senza niente, aveva solo quelle tre cose ereditate e gli abiti che aveva indosso.

“Potrei rivendere queste tre cose ad un rigattiere..e guadagnarci qualche soldo..” pensava il ragazzo.

Gigi prese le sue cose le mise in una valigia e parti per la città più vicina poiché nel lavoro nei campi non era abituato..”farò il cameriere in città…è meglio!.” si disse.

Ma per andare in città c’era molta strada da fare..e ci volevano soldi per la corriera coi cavalli..e Gigi non ne aveva.

Così sconfortato si sedette su una pietra vicino ad una strada..e disse:”Adesso mi fumo un sigaretta con il tabacco lasciato da papà..così mi rilasso un pò.”

Apri la tabacchiera e non trovò tabacco..era quasi vuota…trovò invece all’interno un soldo…”tho! che fortuna un soldo!” se lo prese e se lo mise in tasca..poi rinchiuse la tabacchiera…mentre riponeva in tasca la tabacchiera, senti un suono metallico provenire dall’interno dell’oggetto..un tintinnio..ebbe una premonizione: “vuoi vedere che è come un salvadanaio…?”

Riaprì subito la tabacchiera..e trovò infatti un altro soldo nel suo interno..”evviva ho capito grazie papà!” disse felice il ragazzo…

Richiuse la tabacchiera una altra volta e la riaprì e infatti come intuito da Gigi anche questa volta all’interno c’era ancora un altro soldo..”evviva grazie papà!” disse di nuovo Gigi..e capì finalmente che l’oggetto ereditato aveva una magia….così aprendo e chiudendo la tabacchiera più volte Gigi ottenne i soldi che occorrevano, era quella infatti la “tabacchiera del risparmiatore”.

Ora Gigi con i soldi ricavati in quel modo, poteva organizzarsi per fare il viaggio..e per pagarsi la carrozza per raggiungere Napoli.

CAP. 2° – Gigi arriva nella città di Napoli

Napoli nel 1750 d.c. non era molto grande come città..si entrava nel borgo circondato dalle mura…. lontano si vedeva il palazzo del re di Napoli..infine verso il mare il porto con le barche.. e nel centro della città il teatro partenopeo…e tutto intorno molti mercati con commercianti affaccendati a vendere le loro masserizie…poco lontano le case dei pescatori.

Camminando per la città….Gigi vide su un albero incollato un cartello con un annuncio così scritto:

“Attenzione!  a tutta la popolazione: a causa del dover trovare un marito alla bella figlia del re..il re di Napoli  Ferdinando organizza una pranzo eccezionale con molti ospiti principi e nobili..e chiede alla popolazione che cerca lavoro di presentarsi presso il palazzo del re per offrirsi come cuochi e camerieri.”

“E’ questa l’occasione che aspettavo!” disse Gigi..”mi farò assumere dal re…come cameriere per tre giorni, a tempo limitato…e conoscerò la principessa di persona…e vedrò se è bella come dicono!”…e pieno di ambizione ..aggiunse: “ora troverò un lavoro serio per qualche giorno!.”

CAP. 3° – La figlia del re di Napoli si deve sposare

Al banchetto parteciparono ricche persone e nobili..oltre al re e la regina e ovviamente la principessa Giuseppina.

Tutti i pretendenti videro la principessa e la principessa conobbe i suoi spasimanti..

Ma essi o erano poco ricchi o non erano di bell’aspetto oppure erano anziani.-..troppo vecchi per lei.

Così il matrimonio quel giorno non si decise, per il brontolare del padre re..la principessa non trovò fidanzato e suo padre non trovò un genero ricco a sufficienza per lui.

Gigi che era stato assunto come cameriere vide tutto..osservò tutto..capì tutto, comprese i modi eleganti che i nobili avevano nel comunicare tra loro e capì che la principessa era molto bella e che lui la voleva..se ne era già innamorato..solo a vederla.

Tornato senza lavoro, ora Gigi era libero di agire..

Con i soldi ottenuti con la magia della tabacchiera, poteva diventare ricco quanto bastava e comperandosi un bel vestito e indossandolo avrebbe potuto pretendere in sposa la bella principessa…e pensò.” sposerò la principessa!”.

CAP. 4° – La bella principessa Giuseppina… e Gigi la vuole sposare..

Sposare la principessa e diventare principe anche lui..era ormai una decisione presa..questo era l’obbiettivo di Gigi..ma tutti sanno..che un cameriere non può sposare una principessa.. occorreva ricorrere alla magia della tabacchiera..e comperarsi con il denaro ricavato quel che occorreva per sembrare molto ricco ed una persona per bene..

Restato solo ebbe una intuizione e si chiese: “non vorrei che forse anche gli altri oggetti di mio padre sono magici!.”

Così si guardò in torno e vide che proprio nessuno passava per di là..la strada era deserta ..e prese l’altro dono del padre..il bastone…lo prese in una mano e si mise a pensare

“Quale sarà la magia di questo altro oggetto?” Si chiese Gigi

Dapprincipio lo roteò nell’aria..poi lo tenne con due mani..ma non accadeva nessuna magia..fu così che Gigi si accorse che sul legno del bastone c’era una scritta:”Soldati a me!” ma Gigi non capiva cosa volesse dire.

“Ma quale sarà la magia allora!” Disse spazientito Gigi e così ripete con la voce la frase scritta:

“ Soldati a me!” Ma vedendo che non accadeva niente.. si spazientì e per questo con forza picchiò il bastone sul terreno …e cosa accadde come per magia?  per effetto del suono del colpo di bastone sul terreno… apparve all’improvviso ..poco più in là, una persona vestita in uniforme ..che disse:

“ Ai vostri ordini signore!” stupito il ragazzo, non ci pensò su molto e ci provò ancora e picchiò nuovamente il bastone sul terreno con forza e disse le parole magiche ancora una volta …ed anche questa volta per magia apparve all’improvviso un’ altro soldato che disse “ ai vostri ordini comandi!”..

“ed ora sono due i servi!”.. disse contento Gigi.

Ecco quale era la magia del bastone, esso faceva apparire a chi diceva la frase magica “Soldati a me!” e poi picchiava il bastone in terra, faceva apparire soldati obbedienti..

Chi aveva quel bastone poteva disporre di soldati ai suoi ordini quanti  ne voleva…era infatti quello che aveva Gigi “il bastone del potere”.

Ora Gigi aveva tutto per andare dal re di Napoli e chiedere la mano di sua figlia Giuseppina.

Aprendo e chiudendo la tabacchiera tutto il giorno, ottenne molti soldi e picchiando per terra il bastone ottenne servi e soldati obbedienti a lui.

Gigi con il denaro ottenuto con la magia, si recò da un artigiano orefice e comperò molti gioielli, tanti da riempire tre cofanetti..poi da un banchiere cambiò il suo denaro con delle monete d’oro tante da riempire altri tre cofanetti.

Ora era pronto… doveva solo sembrare ricco e nobile indossando un bel vestito adatto a un principe.

Si comperò quindi una bella carrozza e altri vestiti nuovi degni di un nobile, avendo ori e gioielli poteva fare ora doni superbi al re Ferdinando, ed ebbe anche per mezzo della magia al suo servizio cocchieri e soldati di scorta alla carrozza che camminavano a piedi dietro la carrozza..

E con tutto questo..degno ora di un vero principe, Gigi si recò verso il palazzo di re Ferdinando.

Attraversò tutta Napoli con la carrozza trainata da due cavalli e arrivò nei pressi del palazzo del Re…ai soldati del re..fu detto che il principe di Albania voleva conoscere la principessa Giuseppina per chieder la sua mano al suo onorato padre e quindi il principe chiedeva gentilmente di entrare a palazzo.

I servi del re..vedendo il ricco seguito e gli abiti preziosi che vestivano il giovane lo fecero passare subito.

CAP. 5° – Gigi decide di portare ricchi doni ai nobili

Il re Ferdinando vide dalla finestra la carrozza con i soldati di scorta e notò i bei vestiti che indossava il giovane..e disse anch’esso ai paggi…”presto fate presto!…. fate entrare quel ricco signore accompagnatelo nella sala delle udienze!”

Il re, la regina e sua figlia aspettavano il giovane sconosciuto seduti sui loro troni nel centro della ampia sala…il giovane entrò seguito dai suoi servi, essi portavano doni meravigliosi alla famiglia reale.

“Luigi principe di Albania mi chiamo.. o maestoso  re…e giungo da molto lontano per conoscere vostra figlia di cui ho sentito parlare molto in riguardo alla sua bellezza e gentilezza”..e detto questo Gigi fece con eleganza il rituale inchino come aveva visto fare da altri alla festa del banchetto…e restò in attesa.

Dopo qualche minuto di silenzio e notando i regali che i servi del giovane avevano con se..la regina parlò per prima.

“Oh! che bei modi educati!” disse la regina

”Questo giovane è proprio degno di te Giuseppina!”..disse alla figlia…mentre il re era molto intento nel contare le monete d’oro avute in regalo..”Tutto qui?” disse il re.

Gigi subito con un gesto, ordinò ai servi di portare altri doni al re e di mettere ai suoi piedi tutti i cofanetti contenenti altro oro e anche i gioielli preziosi.

“Ora si che questi doni sono graditi e degni di un re!”…disse il re di Napoli contemplandoli e aprendo gli altri tre scrigni pieni di pietre preziose e monete d’oro.

“Maestà! tutto ciò è un mio regalo di fidanzamento e sarà vostro e di vostra figlia Giuseppina se il matrimonio che voglio si compirà al più presto” disse serio il nostro Gigi.

“Sia detto alla conoscenza di tutti! Questo giovane può frequentare mia figlia Giuseppina e rimanere qui a palazzo nostro invitato per tutto il tempo che vorrà!” disse entusiasta dei doni il monarca.

“Grazie per la fiducia oh! Re onorato”….disse Gigi avvicinandosi alla principessa e baciandole le mani con galanteria…”vogliamo fare una passeggiata in giardino mia cara?”

CAP. 6°- Gigi e la principessa Giuseppina

Erano passati tre giorni e i due giovani passeggiavano ormai amici sull’ampio terrazzo del palazzo reale dopo la solita gustosa cena in compagnia di tutta la corte.

“Come sei bella Giuseppina!” disse Gigi..baciandole prima la mano e poi le guance rosa.

“Tu mi incuriosisci molto mio amico principe” disse Giuseppina..”ma dimmi parlami del tuo paese lontano”

“Il mio paese è bello come il sole e limpido come il cielo..pieno di fiori e di frutti buoni…ed è situato oltre il mare”…. Disse Gigi facendo appello a tutta la sua fantasia.

“Dimmi o giovane nobile e come fa una persona così giovane  a essere così ricca e così potente alla sua età?”

“E’ un mio segreto..ma se tu bella principessa accetterai di diventare mia moglie..te lo rivelerò volentieri!”..rispose l’ingenuo Gigi innamorato di lei.

“Si! Io Giuseppina ti prometto che ti sposerò se mio padre acconsentirà al nostro matrimonio.”

“Se è così allora te lo posso dire!”..disse felice Gigi.

E Gigi senza preoccuparsi di nulla..accecato dall’amore per lei, raccontò tutto ma proprio tutto alla furba e bella principessa..in quanto doveva diventare sua sposa e lui voleva essere sincero con lei…tra innamorati bisogna dirsi tutto.

La principessa restò allibita..Gigi non era un nobile era un semplice contadino.

La principessa saputo che il suo pretendente non era veramente un nobile..si irritò molto e senza farlo capire con una scusa..si allontanò e decise di dire tutto a suo padre il re.

Nella stanza del padre la principessa si confidò piangendo.

“Ah! e così..vile ingannatore”..disse il re..”Egli non è nobile.. è solamente un volgare contadino che imbroglia ..costui va punito all’istante!”

“Sai cosa faremo?” disse la regina al marito..” in quanto tu suo re, sei stato vittima del suo imbroglio..li confischiamo tutto ..oggetti magici e soldi..e anche il bastone del potere..gli togliamo tutto…e lo mandiamo via tra la gente uguale a lui.”

“Guardie a me!” Disse il re…”L’ospite è un imbroglione..requisitegli tutto quello che ha..ricchi vestiti e soprattutto gli oggetti che ha con se e portatemeli ..e poi buttatelo fuori… egli voleva ingannare il vostro re..ma il vostro re non è un fesso!”

Subito le guardie del re presero il giovane e lo spogliarono di tutto….e lo accompagnarono suo malgrado fuori dal palazzo.

“E ringrazia il Signore che ti lascio la vita!”…gli disse il re dall’alto della sua terrazza….”fa freddo qui fuori!” rispose Gigi..”potrei almeno avere qualcosa per coprirmi?”

“eh sia! guardie dategli pure questo suo vecchio cappotto sgualcito ..non ho bisogno di indumenti poveri…io sono il re!”…disse e il re richiuse le finestre del palazzo

“Tieni giovanotto imbroglione!” dissero i suoi soldati che ora obbedivano al re in quanto era il re che aveva il bastone del potere ora ..”l’unica cosa che ti resta è questo cappotto con le toppe….adesso vattene!”

Gigi si ritrovò…sperduto nella strada in mutande e camicia..a piedi nudi..e con in mano solo il cappotto dono di suo padre defunto.

“Oh disdetta! La principessa mi ha tradito, ha detto tutto a suo padre..ed ora sono più povero di prima…come farò?!”

E così dicendo senza pensare si mise il cappotto sulle spalle in quanto faceva freddo.

E si mise a camminare per il paese a piedi nudi e con il cappotto in dosso e cosa accadde?

Cammina e cammina, Gigi si accorse di una cosa, la gente che incontrava non lo vedeva per niente e come mai…semplice il cappotto che indossava lo rendeva invisibile agli occhi della gente….e così anche questa volta Gigi capì che questo oggetto era la terza magia dei regali del padre..era quello un cappotto magico, era quello “il cappotto della invisibilità”.

Gigi infatti potè ora mangiare indisturbato e rubare scarpe e vestiti senza essere visto dai negozianti era proprio invisibile del tutto…infatti è vero che chi è trattato ingiustamente può essere ingiusto anche lui con gli altri…ma Gigi volle comunque essere migliore degli altri ..e pur nel rubare pensava facendosi scrupolo:  “quando tornerò ricco come prima manderò un servo a pagarvi e vi pagherò il doppio di quel che vale questa roba che ora vi ho rubato…ma ora non posso farlo ne dirvelo…tanto non mi vedete!” disse Gigi ridendo di questo.

CAP. 7° – Gigi si riprende i suoi doni

Ma come fare..doveva essere furbo.. e poi doveva fare giustizia.. il re non poteva farla franca sempre..un nobile comportarsi così..decise  Gigi con coraggio: “devo riprendermi tutto ciò che mi hanno tolto..è mio dovere!.”

Si mise il cappotto sulle spalle e si diresse al palazzo del re pronto a tutto.

Era l’alba..di mattino presto..la servitù e anche i cortigiani del palazzo si erano appena svegliati….

Mentre le guardie parlavano davanti all’entrata..lui invisibile come era… si infilò nel portone del palazzo del re e salì le lunghe scale.

Camminò tra gli ignari paggi e nobili presenti che non lo vedevano in quanto invisibile e si diresse verso la stanza del re Ferdinando.

La trovò quella stanza..conosceva bene quel palazzo, ci aveva lavorato come cameriere ed era stato anche loro ospite.

Entrò nella stanza del re, il re Ferdinando non c’era e cercò i suoi oggetti magici..e li trovò posti su una scrivania, prese subito il bastone del potere..e si mise la tabacchiera magica in tasca…ora era pronto…si tolse il cappotto magico  ora non serviva più…e tenendo il bastone in mano.. e ordinò “Soldati a me!.. ” e picchio in terra il bastone due volte, subito apparirono due soldati..che dissero:” ai vostri ordini padrone!”

In quel momento entrò nella stanza il re che lo vide e disse :” Ancora tu! Guardie arrestate il ladro!” vedendo i soldati presenti..”mi dispiace sire.. ma il bastone c’è lo in mano io e le guardie obbediscono a me..” disse Gigi con ironia.

“Guardie presto legate ed imbavagliate il re!” ..disse allora Gigi agitando il bastone con tono autoritario, e le guardie obbedirono e immobilizzarono il re…sentiti il vociare ed i lamenti del re…la regina ed la principessa..entrarono nella stanza anche loro…”aah! ancora lui..il falso principe!”..dissero irritate…

ma Gigi non si perse di animo e disse: ”Guardie presto legate ed imbavagliate anche la regina e la principessa!” ordinò Gigi e le guardie immobilizzarono anche la regina e la principessa.. oltre al re …usando le corde delle tende alle finestre..

Gigi ridendo usci dalla stanza e si diresse alla carrozza.

Raggiunse il cortile e vide le guardie fedeli al re minacciose andargli incontro per fermarlo.

All’istante dicendo le parole magiche di nuovo Gigi sbattè la punta del bastone in terra cinque volte e ordinò ai soldati che apparivano..”Presto soldati affrontate e immobilizzate le guardie fedeli al re!” e i soldati magici affrontarono le guardie immediatamente …impedendo loro qualsiasi iniziativa.

Gigi raggiunse la sua carrozza seguito dai soldati che portavano il suo tesoro: “Servi!  ho io il bastone del potere!”..disse Gigi mostrandolo ai soldati..”andate nel cortile…prendete il mio tesoro..e mettetelo nella carrozza.. è questo un ordine… obbedite  presto!. E tu cocchiere preparati a partire!”.

I soldati creati dalla magia del bastone obbedirono..e subito lo scaltro Gigi..entrò nella carrozza e comandò i cocchieri ad allontanarsi dal palazzo al più presto in direzione della piazza poco distante .

E così Gigi tornò padrone della carrozza e del suo tesoro..togliendoli all’ingrato re e alla perfida principessa che glielo avevano rubato….ma lui si era ripreso tutto quanto..si era fatto giustizia..

Correva la carrozza per la strada…bisognava fuggire da Napoli..il re si sarebbe ripreso dallo stupore…e avrebbe ordinato di arrestarlo..ma il re non conosceva il suo vero nome, ne sapeva dove stesse andando Gigi in quel momento.

Ma prima Gigi doveva rimediare come promesso a qualcosa…comandò quindi un servo di andare nel paese e di pagare i debiti che Gigi aveva contratto nel suo momento di povertà…diede a lui le indicazioni necessarie ed i molti soldi in monete di oro, sufficienti a pagare tutti i suoi debiti e di più…fatto questo… tutti insieme partirono.

CAP. 8° – Fuggire da Napoli

Correva la carrozza verso il paese natio del ragazzo dove tutta la avventura era cominciata, correva la carrozza con a bordo Gigi ed i suoi servi..per la strada di campagna guidata dai cocchieri— l’intrepido Gigi nel suo interno era contento di se…Gigi era felice si congratulava con se stesso per la ritrovata ricchezza e il coraggio dimostrato:

“A mai più Napoli ti rivedrò!”…disse salutando la città con la mano.

Dopo qualche giorno..Gigi tornò al suo paese vincitore, questa volta appariva ricco e con servi al suo servizio.

Ma poco prima del paese Gigi fermò la carrozza ed avendo capito che ormai tutto era diventato tranquillo.. nessuno lo inseguiva..ordinò quindi ai soldati di sparire nel nulla..”Soldati svanite!” ed essi obbedirono e svanirono come erano apparsi.

Gigi pensò…”ho i soldi..ho dei bei vestiti.. assumerò per mezzo del denaro dei veri servi e li comanderò a custodire gli armenti che comprerò al mercato del bestiame ed li comanderò a coltivare le terre che acquisterò con il mio tesoro.”

“Cosa mi manca? una moglie certo. ..mi manca solo una devota moglie.”

“Devo solo trovarmi una bella donna che mi ama e me la sposerò!”…di sposarsi una donna nobile Gigi non ne voleva più sapere..era troppo pericoloso.. lo avrebbe saputo il re…”sposare io una donna nobile..non ci penso nemmeno!” pensò e decise quindi che si sarebbe scelto una semplice contadina del paese, lei sarebbe stata devota a lui..lui le avrebbe consigliato come comportarsi, sarebbe stata una buona moglie pur se poco istruita.

Come promesso con i soldi del suo tesoro ottenuto con la tabacchiera magica..Gigi si comprò una fattoria con i terreni attigui..ora aveva oliveti e vigne..assunse al suo servizio dei contadini che abitavano nel vicino paese e ordinò loro di coltivarla e gestirla per lui.

CAP. 9° – Gigi si sposa

Un giorno sulla strada per la campagna mentre Gigi viaggiava in carrozza, Gigi incontrò una bella ragazza ..mora di capelli dal bel viso e tutta formosetta…che portava il paniere della frutta sulla testa e camminava allegramente lungo la strada…

Vedendola giovane e bella..Gigi offrì a lei un passaggio in carrozza con lui..i due si presero in simpatia e quell’incontro causò in loro l’amore.

Si innamorarono subito uno dell’altro…la ragazza era si poco istruita ..ma sapeva cucinare e accudire una casa molto bene..come tutte le donne del suo paese..”mogli e buoi dei paesi tuoi!” disse un giorno baciando la sua  fidanzata…”è proprio vero il proverbio!”.

I due innamorati decisero di sposarsi subito…Gigi era ricco e lei era bella…si completavano a vicenda…lei femminile e lui maschile.. per giunta lui ricco..padrone di masserie e con tanti soldi…

Alla bella contadina, ora sua moglie, il fortunato Gigi diede il compito di accudire la grande casa che aveva comperato e che aveva restaurato con i soldi ottenuti con il denaro del suo tesoro.

E lui felice e contento per tutto il tempo andava a passeggio con la sua carrozza e per le campagne e per le strade del paese come un ricco signore che contemplava i suoi possedimenti…e tutti in paese lo salutavano togliendosi il cappello quando lo incontravano..

Perfino i due fratelli con cui in passato aveva litigato, ebbero parole di ammirazione per lui, e lui decise di fare pace con loro, in fondo anche loro senza volere.. erano stati complici del suo successo nella vita.

Decise che il segreto dei suoi oggetti magici..non dovesse essere mai rivelato a nessuno…memore della esperienza avuta in precedenza con la principessa..e così fu ..mai disse a nessuno come era diventato ricco….e Gigi nascose i tre oggetti in una cassapanca nella soffitta..

CAP. 10° – La storia può terminare

La moglie di Gigi con il passare del tempo, partorì tre figli maschi..e lui passò il tempo ad educarli ed a insegnarli le bellezze della vita…

E tutti vissero felici e contenti anche se mai seppero come il loro padre fosse diventato così ricco all’improvviso, egli non ne parlava mai volentieri.

Un giorno lontano nel tempo quando Gigi morì, i figli ereditarono quei tre oggetti, il padre Gigi nel testamento aveva chiesto agli eredi di averne cura, poichè per lui erano oggetti molto cari, ma i tre figli non si accorsero mai del potere magico che avevano..poichè si accontentarono della ricca eredità avuta insieme agli oggetti..ed i tre oggetti rimasero sempre nascosti in una soffitta..

Morale: è dalle piccole cose che si può ottenere la vera felicità..bisogna avere fiducia in quel che si ha…un po’ per volta…senza fretta..e non importa se la qualità di quel che abbiamo non è la migliore e come è capitato al personaggio di questa favola, bisogna solamente dimostrare ottimismo…e tutto finirà bene…dice il proverbio: chi si accontenta di quel che ha gioisce e dimostra in questo modo  intelligenza.

Fine

autore: Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2007)

Giudizio: interessante, ottimista

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: il Padre buono

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(racconto di tipo bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura 30 minuti..


FAVOLA DI EGIDIO
IL PADRE BUONO


INTRODUZIONE: solo se vi giudicherete umilmente e offenderete la vostra superbia, potrete ottenere aiuto e perdono da chi vive nella serietà la sua vita per bene, questa è la storia di un disobbediente che fu aiutato con un miracolo…

Favola : Il Padre buono
Inizio
In una città dell’Italia del nord, nella Lombardia del 1650 d.c. viveva un padre con tre figli, che avevano questi nomi: Leandro, Angelo ed Vincenzo.
Questo padre era un Sant’uomo e faceva il guaritore ed era chiamato dai suoi amici “il Santo della guarigione”
Il Santo della guarigione ogni settimana andava nel centro del villaggio dove si trovava un circolo, nel cui interno era organizzato un ricovero per ospitare gli ammalati gravi, quelli senza speranza, in quel luogo il Santo si prodigava per farli guarire…e li consolava pregando per loro.
Il Santo della guarigione dopo qualche anno aveva imparato a guarire i malati gravi e aveva insegnato ai suoi figli i molti segreti degli unguenti ricavati dalle erbe medicinali…
Nella loro casa, la vita famigliare passava tranquilla, nella pace, il Santo ed i suoi figli vivevano nel benessere senza problemi di economia….
Ma in ogni famiglia, c’è qualcosa che non va per il verso giusto, dovete sapere che uno dei figli a causa della sua indole irrequieta e disobbediente, con il passare degli anni, dimostrò che era davvero di natura un po’ inquieta e quindi si lamentava spesso della vita che conduceva, riteneva quella vita noiosa e poco avventurosa per lui..”sempre a pregare…sempre a pregare …sempre ad aiutare gli ammalati,,,,sai che noia…mi sento un prigioniero a vivere così..desidero per me una vita più avventurosa!” pensava il figlio ingrato.
Per questi motivi, questo figlio di nome Leandro un giorno disse al padre:
“Padre ti devo parlare, ho un problema, mi annoio a vivere con te, voglio realizzare le mie ambizioni di una vita avventurosa e quindi ascoltami:
Dammi tutto quello che mi spetta perché vivere con te mi fa sentire un debole.,,e me ne voglio andare..
Dammi tutto quello che mi spetta perché darti retta mi rende infelice”.
Il padre soffrì molto a sentire quelle parole, in quanto era un padre buono e onesto, fu così che il padre veramente deluso dal dire del figlio di nome Leandro consegnò a lui la sua parte di eredità e quello che gli spettava e gli disse:” adesso vattene oh! figlio ingrato..hai avuto quel che volevi…ora vattene… che tu negligente figlio te ne vada pure.. ecco ti ho dato quello che ti spetta!”.
Il figlio prese parte dei suoi bagagli e il denaro dato dal padre e senza salutare, salendo in groppa al suo cavallo partì per un’altra città..
Li giunto affittò una casa e si comperò da mangiare.
Passarono gli anni ed Leandro viveva spensierato la sua nuova vita, viveva divertendosi è vero, ma dilapidava gli averi donati dal Padre, spendendoli a donnacce e senza mai cercare un lavoro poiché era orgoglioso e gli sembrava chiedere la carità farlo, ogni giorno molti soldi erano persi senza produrre guadagno…ed inoltre molte volte nella taverna perdeva soldi al gioco di azzardo dei dadi..
I mesi passarono e il denaro di Leandro come spesso accade, cominciò a terminare.
Con il passare degli anni, Leandro si causò molti debiti per pagarsi la casa e il vettovagliamento necessario per vivere in questa maniera.
Erano passati dodici anni da quando Leandro viveva lontano dalla casa di suo padre, un giorno i creditori capirono che lui non aveva più soldi per pagare i debiti fatti in quei mesi…e forse mai li avrebbe pagati..e si arrabbiarono molto con lui.
Fu così che Leandro rubò, commise furti ed imbrogli truffando la gente onesta per poter pagare i creditori più esigenti…
Fu così che Leandro diventato ormai povero e pieno di debiti, fu accusato di truffa aggravata e fu condannato e perse quindi la libertà.
Fu condannato a lavorare in modo forzato come uno schiavo in una miniera di zolfo in una zona del nord Italia, miniera dai vapori dannosi alla salute e dalle gallerie sotterranee mal areate…
I molti creditori ritenevano Leandro un ladro..un ingrato che chiedeva sempre soldi in prestito e mai li rendeva…e dicevano “Hanno fatto bene a punirlo, ha avuto quel che si merita!”.
Dopo qualche mese di quel lavoro, frustato e umiliato, Leandro cominciò anche a soffrire nella coscienza per quello che aveva commesso, a causa di queste crisi esistenziali, ebbe problemi di salute di natura psicosomatica, stranamente cominciò anche a soffrire di forti dolori al fianco, dolori lancinanti e forti che gli toglievano il sonno, per molti giorni Leandro soffri tanto, ed a volte per il suo soffrire urlava nella notte per il dolore, camminando avanti e indietro nel cortile e bevendo vino aspro per darsi sollievo.
Vedendolo ormai incapace di lavorare, fu così che i padroni bresciani  della miniera di zolfo stufi di vederlo sofferente e pensando che quella persona era ormai senza speranza e che forse quelli erano sintomi di un castigo divino..molto diffusa era la superstizione tra la gente in quegli anni, i padroni della miniera decisero di portare Leandro, svenuto per il dolore, in un villaggio vicino e giunti in quel luogo lo misero sdraiato a giacere nel cortile circondato da mura di case, mentre lui era svenuto, egli fu sdraiato in mezzo a tutti i tipi di malati, sia malati gravi, che malati di colera ed altri malati ancora …e fu lasciato laggiù al suo destino di moribondo.
Leandro si svegliò e restò sdraiato sul lenzuolo nel cortile guardando il cielo, diventò cosciente di quel che gli stava capitando…ed i suoi occhi lacrimarono, una triste consapevolezza gli pervadeva l’anima e sempre soffrendo sentendosi povero e sperduto, vestito delle sue povere vesti ormai sporche, Leandro decise di aspettare in preda ai dolori la morte liberatrice.
Dovete sapere che quel giorno, passò da quell’ospedale un guaritore, ogni tanto quel Santo passava dai lazzaretti del ducato, quando era di turno nel fare volontariato, a quel tempo non c’erano veri pronto soccorso e chi si ammalava era affidato alla carità della chiesa e dei volonterosi, uno di questi volontari era chiamato “il Santo della guarigione” egli intendeva fare carità ai poveri malati e dar loro una speranza di perdono religioso e forse anche di guarirli dalla loro malattia.
Il “Santo della guarigione” in compagnia dei suoi figli girava a piedi nel cortile del ricovero tra gli ammalati ed ogni tanto faceva del bene a loro..dando conforto e porgendo qualche cura…chiedendo solo all’ammalato di pregare insieme a Lui..
Il Santo per fare del bene, da tempo, si prodigava nei molti siti per ammalati gravi dell’intero ducato, per aiutare lavando e medicando con i suoi unguenti ogni tipo di ammalato.
Mentre porgeva aiuto ai tanti ammalati del ricovero, fu così che il Santo della guarigione si avvicinò ad un ammalato che stava sdraiato tra gli altri.. e il malato era Leandro che giaceva sofferente su dei panni in terra.
Leandro seppur malato lo riconobbe, quel guaritore era suo padre, ma non si fece accorgere e cercò di non far capire di essere lui, poiché si vergognava, egli pensava:” se mi riconosce di certo non mi guarisce…forse mi rimprovera pure poiché i miei peccati sono tanti!” così rimase in silenzio.
Fu così che vedendolo così mal sdraiato e notando la sua sofferenza, vedendolo così addolorato, il “ Santo della guarigione” disse rivolto ai presenti: “Cosa ha questa persona così malata e così sofferente?
“Fermati non lo medicare!” gli disse qualcuno “questo malato finirà all’inferno…stiamo aspettando che muoia e lasci il posto ad un altro..”
“Egli deve espiare!” diceva qualcuno altro presente, forse subisce un castigo divino, sta di fatto che ora stò sventurato sta male, subisce la malattia che meritano gli imbroglioni, abbiamo saputo che questo ammalato, quando era in salute ha abbandonato il Padre e la sua famiglia per una vita avventurosa ed ora ha trovato quello che si merita..la grave malattia”.
Dovete sapere che il Santo della guarigione non la pensava allo stesso modo nell’aiutare e nel far carità ai bisognosi, era differente da tanta gente egoista…poiché era molto buono con chi soffriva anche se non lo meritavano..era strano che quel giorno si trovassero nello stesso luogo, ma il Caso e la Coincidenza vollero così.
“Hai capito Santo!…questo infermo è stato un peccatore ed ha litigato anche con il suo povero Padre e anche in modo cattivo e devi sapere che il Padre ha sofferto molto per le cose cattive che ha sentito dire dal figlio..” disse il sorvegliante del ricovero.
“Devi sapere che questo peccatore è vissuto di gioco d’azzardo e di donne facili ed ha dilapidato tutti i suoi averi a prostitute e inoltre più di una volta lo hanno sentito maledire in pubblico la sua famiglia dicendo che essa é una famiglia troppo all’antica e retrograda…e questo molte volte all’osteria..quindi dai retta a me oh! Santo.. non lo aiutare, lascia che egli muoia poiché sappiamo tutti che è di certo un ingrato..e sia fatta in questo modo giustizia!” disse qualcuno che era li vicino.
Il Santo della guarigione si mostrò infastidito dalla poca pietà per quell’infermo…sapendo che il Signore non è vendicativo e lento all’ira..certo di non disobbedire al Santo Vangelo..si rivolse quindi ad Leandro:
“Cosa hai da dire tu.. malato grave.. hai davvero commesso tutti questi peccati..cosa hai da dire..questi rimproveri sono accuse vere?”.
Deluso e amareggiato per la rivelazione crudele che aveva sentito dire dal prossimo riguardo a lui, vergognandosi e pieno di pentimento, Leandro rispose facendosi forza con le ultime energie che aveva nel suo corpo malato:
“Padre Santo, io sono tuo figlio Leandro .. in questi giorni ho scoperto che la visione della vita che avevo era sbagliata…ho capito che sono in torto con te…mi sono pentito del modo con cui mi sono comportato..mi sono comportato come un ingrato a dirti quelle cose cattive che tu sai….ritienimi un povero peccatore e ti prego scegli di essere Santo con me.….abbi pietà di me e guariscimi tu che puoi come hai guarito gli altri ammalati!.”.
Ed il figlio pentito aggiunse “Ritengo io di aver torto..non penso più quelle cose cattive che ti ho detto!…” ed il Padre rispose dimostrando comprensione: “vuol dire che le punizioni che hanno deciso per te i tuoi creditori non hanno valore.. poiché il peccato commesso é stato causato non da un valido buon ragionamento, ma solo dalla mediocrità umana comune a tanti..non eri sano in quel momento, non eri giusto nella testa..infatti anche il cervello umano come gli altri organi del corpo a volte si ammala.
E mi dici anche che le cosa cattive che mi hai detto…non le pensavi davvero, lo dimostra il fatto che ora ti ritieni un povero peccatore privo di vanità di fronte a me..hai quindi capito che sbagliavi come fanno i peccatori certe volte” disse il Padre al figlio.
Fu così che il Santo prese una decisione e con tutta la sua autorità di medico rispettato dai cristiani si girò verso i presenti e disse rivolto a loro:
“Andate via tutti! Brutti malvagi…costui ha sbagliato proprio come avete fatto voi, che molte volte avete disobbedito alle autorità del ducato… nello stesso modo mio figlio ha disobbedito a voi…ora andate via…la punizione di chi favorisce l’imbroglio e di restare imbrogliato a sua volta..quindi ora andate via!”.
E rivolto ai suoi figli che erano li con Lui quindi chiese: “Allontanateli! ..mandateli via da questo luogo..solo la gente che sa aver pietà di chi soffre e crede nella carità può restare qui..!”
Il Santo guaritore aggiunse: “portate via questa gente malvagia, oltre che disonesta, portatela via da questo ospedale, affinché io possa guarire in santa pace gli ammalati che si trovano in questo luogo”.
I figli del Santo afferrarono con decisione le larghe vesti delle persone presenti contrarie al dovere di fare solidarietà, e le spintonarono accompagnandole fuori dalle mura del ricovero..
Detto questo il Santo guaritore si avvicinò guardando meglio all’ammalato e disse alla persona sdraiata con tono commosso:” ….Si! Sei proprio mio figlio…sei mio figlio Leandro..nonostante la barba che hai ora e i poveri indumenti che hai indosso…ti riconosco sei proprio tu mio figlio..anche se è passato molto tempo da quando sei andato via…ti credevo morto!”.
“Presto! è mio figlio Leandro .. ed è anche vostro fratello.. e mi sta dando ragione..su quel che è accaduto tra di noi… mi sta pure chiedendo aiuto…finalmente l’ho ritrovato….presto figli preghiamo e facciamo in modo che guarisca subito dalla sua malattia!”.
Dovete sapere che l’amore famigliare tra un padre e un figlio è capace di grandi cose, è questo un amore grande capace di fare miracoli.
Agendo con le sue mani sante e dicendo salmi religiosi e preghiere sacre, il Santo della guarigione pose le sue mani sul fianco dolorante di Leandro..li dove al figlio faceva male e cosa accadde? …
Le preghiere di un Padre per i suoi figli molto spesso hanno commosso il Signore..ed anche questa volta fu così:
In quel momento dalle mani del Santo ..un fluido di energia bianca lasciò le sue mani per incarnarsi nel corpo del figlio ammalato..proprio dove gli faceva male …quell’energia benefica portò pace ai nervi doloranti di quella parte del corpo.
In questo modo il figlio Leandro sentì calmare il suo dolore sul fianco..dopo qualche minuto il Santo disse all’ammalato:
“Ora massaggiati con le tue mani..massaggia bene la parte che ti faceva male”.
E così il figlio Leandro ubbidì..e il dolore al fianco passò del tutto come per miracolo.
Il Santo spalmò in seguito un unguento sulle escoriazioni della pelle del corpo dell’ammalato causate dal mal nutrimento, e come per miracolo Leandro in pochi minuti guarì anche di esse e le sue ferite sparirono all’improvviso..
“Ora miei figli, portate vostro fratello ormai guarito nella nostra casa e consigliate a vostra madre di cucinare per lui un pranzo molto ricco che voglio festeggiare la nostra riconciliazione con lui” disse il Santo guaritore ai suoi figli.
Fu così che il figlio Leandro ritornò a vivere nella casa di suo Padre.
Il Padre Santo ogni tanto ricordava al figlio il suo certo perdono, vincendo le crisi di coscienza del figlio ravveduto causate da frequenti dubbi e dovute anche dalle frasi scherzose dei fratelli integerrimi, risolti questi problemi fu così che la felicità potè ritornare per sempre in quella famiglia adesso riunita..
I suoi fratelli furono educati a rispettare Leandro, egli era il fratello ravveduto, anche se lui in passato era stato un ingrato ed un disonesto con i famigliari, Leandro era pur sempre sangue del loro sangue e tutti compresero che era giusto che fosse perdonato anche da loro.
Morale: la riconciliazione con il Signore in punto di morte, ottiene la promessa del Paradiso, se la causa della disobbedienza, é stata dovuta ad una semplice pazzia momentanea causata dalle cattive compagnie spirituali, di certo considerando questa attenuante, in quel momento sarà concesso il perdono al pentito…poiché il Signore non è mai vendicativo e sa anche perdonare..è questo è possibile se non avete mai offeso il Suo Concedere Misericordia..


FINE


Milano Ottobre 2012
Autore: Egidio Zippone
Giudizio: saggio, buono, virtù della Fede
voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: Indaco: permettere di comprendere il differente da noi..(per ragazzi)

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(racconto di tipo viola e bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura 30 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

INDACO..PERMETTERE DI COMPRENDERE IL DIFFERENTE DA NOI..

INTRODUZIONE: Ogni nuova vita insegna qualcosa a tutti, così fu per Indaco..che fu un bambino speciale.

Favola: Indaco…permettere di comprendere il differente da noi..

INIZIO.

Vi voglio raccontare cosa accadde nel mondo delle favole e della fantasia, in questo mondo tutto è permesso è sufficiente immaginare e capita…. infatti:

Al tramonto..il sole aveva ancora un po’ di forza

Un cavolo rosso e una cicogna blù crearono un figlio

concepirono un figlio nuovo..mai vissuto un bambino simile ed il color del suo corpo appena nato era bluetto-viola..cioè color indaco.

Lo chiameremo “Indaco” disse il papà cavolo alla mamma cicogna “per l’aspetto che ha..e questo in onore del sole al tramonto..l’ultimo nato in quel giorno”

“Egli si nutrirà di pensieri nuovi e apprenderà da essi ciò che gli servirà per la vita successiva….Gli altri bambini assomigliavano tutti ai loro genitori ed hanno questo dovere…lui invece no!……il bambino Indaco assomiglia solo a se stesso..non è rosso e non è neanche blù!.”

Ormai grande Indaco apprese da suo padre il cavolo che lui era differente dagli altri bambini..forse aveva altri doveri..era un bambino speciale…Indaco aveva capito che gli altri bambini della sua età..erano prigionieri dell’idea di dover imitare la vita dei loro genitori..lui Indaco invece capì che non aveva questo dovere..non sentiva il bisogno di essere come i suoi genitori…e poi i suoi genitori non insistevano..

Incontrò il bambino “verde” che aveva il dovere di imitare i genitori nel rendere tutta uguale la gente: ognuno doveva diventare ed essere uguale all’altro..era per questo che i bambini verdi erano felici, essi si ritenevano tutti uguali gli uni agli altri e si assomigliavano in tutto.

Incontrò il bambino “bianco” che aveva il seguente dovere: come del resto i suoi genitori, di essere mite e calmo e convincere le genti alla pazienza e alla vita tranquilla….

Incontrò il bambino “nero”..che aveva invece il dovere di convincere la gente a impossessarsi della fetta migliore della vita e vivendo obbedendo al necessario per lui opportunismo, aveva il dovere di diventare il più forte ed il “vincente”…in questo modo doveva riuscire a vivere nel miglior benessere possibile….l’importante che lui “bambino nero” diventi il migliore degli altri e per farlo deve imparare a saper tenere nascosti tutti gli errori che aveva commesso…

Incontrò il bambino “rosso” che ha il dovere di convincere le genti alla rivoluzione e alla pretesa che tutte le ingiustizie sociali siano tolte dal mondo..il dovere che si abbia un impegno politico nella vita per cambiare il mondo..un dovere spirituale che possibilmente é dedicato alla difesa del popolo….il dovere di essere anche eroi….e bisognava dimostrare intelligenza dimostrando di avere un buon posto di lavoro..

Dopo avere compreso i doveri degli altri…Indaco si chiese quale era il suo “dovere di vita”, così chiese consiglio ai genitori, per avere qualche idea di spiegargli quale era il dovere loro..in modo che lui potesse obbedire a qualcosa di utile, e la cicogna sua madre gli rispose che il loro dovere era di mettere al mondo figli e tanti e di donarli al destino che vorrà per loro il “Signore della vita”..

quindi Indaco se vuoi saperlo potresti chiedere ad esempio a Babbo Natale che sta sulla montagna piena di neve, quale è il tuo destino e dovere in questa vita…..

Indaco decise di scrivere una bella letterina a Babbo Natale…e la spedì “Caro Babbo Natale spiegami questa vita nuova che ho!”, scriveva indaco.. “quale destino e quale dovere mi danno?..infatti i miei genitori mi hanno lasciato decidere per mio conto..mi hanno dato il potere del libero arbitrio…non ci tengono che io sia per forza uguale a loro..quindi chiedo consiglio a te quale è il mio dovere di vita?’” e Babbo Natale gli rispose in sogno e gli disse:

“il tuo destino è scoprire cose nuove e insegnarle a me..in seguito consigliato da te evolverò le mie intenzioni, nel comprendere ciò che è meglio di ogni cosa, per consigliare il mondo moderno con più saggezza..”

“Questo imparare sperimentando è il tuo incarico, e ti permetterà di vivere a lungo e di non desiderare la morte nemmeno da anziano..in quanto il tuo imparare anche dagli errori è capito anche da me..…infatti sei tu una vita nuova e non hai ancora un esperienza di vita collaudata che ti protegge e ti consiglia..”

Indaco si svegliò e capito questo incarico spirituale, Indaco diventato un giovanotto, decise di girare il mondo e scoprire cosa fa litigare la gente e cosa la fa innamorare e riferire quindi alla fine del suo girovagare al Babbo Natale quello che avrà imparato dal mondo..come fu deciso nel sogno e fu comandato a questo dovere in precedenza.

Indaco andò a ovest e poi ad est nel mondo..viaggiò verso sud e verso nord sulla Terra come il suo intuito lo comandava….interpretò e sperimentò le differenti verità del mondo..e studio le molte filosofie esistenti.

“Ricordati Indaco che puoi sbagliare ..in quanto per te il mondo è visto con occhi nuovi..e la prima volta che tu vivi sulla Terra..e quindi tutti i tuoi errori saranno giustificati dalla tua inesperienza di vita e dal bisogno di capire i segreti di essa!”..gli ricordava in sogno Babbo Natale quando Indaco diventato adulto cominciò a subire i rimproveri degli altri individui umani… infatti a causa del suo sperimentare egli si comportò in modo incoerente ai convincimenti degli uomini integerrimi…

In seguito quando morirai come tutti e risorgerai come i tanti…ciò che hai imparato in questa vita ti guiderà e consiglierà per le vite successive che avrai….con idee e metodi nuovi da te vissuti e sperimentati.

Passarono gli anni e l’imparare di Indaco fu questo:_

egli lo meditò a lungo ciò che imparò..e quindi Indaco si mise a scrivere un’altra lettera a Babbo Natale e la spedì per riferire:

“Caro Babbo Natale… sulla Terra gli uomini….si vogliono tutti uguali tra loro..vogliono unirsi in qualcosa di uguale e di unico e non ci riescono senza far soffrire qualcuno altro!”…

“Questo ultimo, questo qualcuno molto spesso é escluso e discriminato, umiliato dai loro giudizi, dalle loro scelte e opportuniste e furbe, si sente obbligato a sobillare la loro pace e vuole anche lui imporre per diritto la sua esistenza ed a volte lo fa con cattiveria….poichè è un disperato..forse troppo è il peso ed il malumore che lui deve sopportare!”

Io Indaco ho quindi capito che è impossibile con precisione, rendere uguali il prossimo ad un altro..gli uni agli altri..poichè ci saranno sempre delle differenze…nel mondo quindi non ci sarà mai pace se le cose continueranno così…e cioè se si vorranno tutti uguali per forza…poichè esistono sulla Terra ben sei tipi di razza umana differente..

questo Indaco riferì a Babbo Natale dopo che gli ebbe scritto..e continuò:

“Che se il mondo e le genti per come é stato creato, debbono essere per loro destino tutti differenti…

poichè a causa delle origini diverse e complicate che hanno avuto devono essere differenti per forza ..

per le diverse necessità di organizzazione la vita che hanno gli umani..devono essere differenti per forza..

per i molti peccati commessi e che capitano sulla Terra devono essere gli umani differenti per forza…

occorre che nel mondo quindi ci sia molto più sentimento di amore e tolleranza tra le varie sapienze che comandano la vita..e che nessuno debba considerare invalida ed inferiore l’altra, ogni idea e filosofia deve essere in parità e nessuna discriminata…questo in nome della pace tra i popoli.

Ma purtroppo questa volontà sulla Terra non esiste ancora poiché si vogliono tutti uguali e molti non ci riescono a esserlo..”

Dovete sapere che Babbo Natale tenne conto dei consigli di Indaco, e li meditò.

“Caro indaco”, disse in sogno Babbo Natale, “per merito tuo il mondo è diventato consapevole che è totalmente fatto di esseri differenti e motivazioni differenti, ci sarà quindi un cambiamento, l’umanità dovrà diventare comprensiva del rispetto e del tollerare l’opinione libera di ognuno e di ogni natura anche se essa é diversa dalla maggioranza..di conseguenza il dovere di essere tutti uguali non ci sarà più, che la fratellanza e l’amore tra i differenti consigli da ora in poi l’umanità a non discriminare le minoranze..”

Passarono gli anni sulla Terra

Ora che il mondo per merito di Indaco è quindi certo che nessuno approfitterà più di chi incontrerà, ma che tutti si doneranno gli uni agli altri per completarsi a vicenda con le differenti capacità e abilità che proteggono.

Adesso che il mondo si è convinto di questo .. Indaco l’anima nuova creata dal Signore della vita, può provare molto compiacimento…egli è diventato quindi un essere angelico.

Nel mondo tra le varie sapienze che gestiscono la vita..che smetteranno finalmente di offendersi tra loro……regnerà la pace per sempre….grazie alle intenzioni di Indaco.. “lo spirito nuovo”…che si incarna nelle persone che vogliono veramente la pace.

Da allora si dice che se il bambino in questione vuole bene anche a chi è differente da lui, quel bambino é un bambino di tipo “indaco”..il bambino tipo indaco infatti permette di dare amore anche a chi si è reso differente in qualcosa..l’importante è però che chi ha peccato nella sua vita non abbia mai contestato il Volersi Santo del Signore…poiché da questo dipende il perdono di tutti i peccatori..e dal loro poter vivere in pace…dipende dal Suo Volersi Santo con noi..sue povere creature vulnerabili agli errori..

Fine

Autore: Egidio Zippone

Milano, Febbraio 2007

Giudizio: Interessante, originale

voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: il giornalista Nicola del quotidiano “la mille lire”

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(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLE DI EGIDIO..

IL GIORNALISTA NICOLA DEL QUOTIDIANO “LA MILLE LIRE”
(N.B.: ogni riferimento a persone o cose esistenti in questa favola é puramente casuale e non é nell’intenzione dell’autore)
INTRODUZIONE: una magia dello spirito permetterà ad un giornalista inesperto di fare carriera, sembra che solo la verità privata della furbizia, può stupire i lettori e causare molto successo ad un qualsiasi giornalista che ne viene a conoscenza..
INIZIO
Favola: il giornalista Nicola del quotidiano “la mille lire”
Cera una volta, nel mondo delle favole, un paese ne bello ne brutto, ..e qualcuno ogni tanto pensa e dice che forse questo paese non esiste davvero…c’era una volta in questo paese, in un tempo relativo simile al 1990 d.c., un certo Nicola, un semplice giornalista non molto ambizioso.
Questo Nicola ..era veramente stato assunto come giornalista, dal quotidiano “la mille lire” ma il suo lavoro gli rendeva poco denaro e stima, nonostante fosse un bravo letterato.
Costui era tanto sfortunato nella carriera e poco seguito nelle sue idee lavorative, che la sua emittente e testata giornalistica lo voleva licenziare al più presto..
”Caro Nicola gli argomenti delle sue interviste non hanno mordente, essi sono troppo moderati..sono poco cattivi, gli ascoltatori si annoiano nel leggerle e sentirle, sembrano conversazioni noiose prive di verità, a parere mio i loro contenuti sembrano solo povere conversazioni.”
Gli diceva molto spesso il direttore della testata giornalistica dopo aver letto i suoi articoli:
”lei Nicola non è un bravo giornalista!”
e Nicola pensava:” ma si! che fa… se subisco qualche rimprovero, l’importante è che io non perda il posto di lavoro…secondo me il vero successo nel lavoro non è obbligatorio..bisogna accontentarsi!”.
Dovete sapere che Nicola aveva problemi economici, aveva qualche debito, si era indebitato con la banca per comperarsi la sua attuale abitazione, il suo stipendio quindi non gli bastava e molti erano i suoi creditori.
Ogni giorno riceveva posta ed erano spesso fatture, bollette e mutui da pagare..Nicola pensava ormai di ipotecare la casa in cui abitava per poter pagare i debiti, ora capite che era diventato importante che lui non perdesse il posto di lavoro.
A causa di queste preoccupazioni Nicola, ormai era esaurito, soffriva molto spesso di insonnia, come soluzione Nicola prendeva tutte le sere un tranquillante per dormire e così poteva sognare momenti felici e consolare così la sua vita con il benessere degli psicofarmaci.
Mentre dormiva, cosa sognava il nostro amico?
Nicola sognava di essere ricco, di essere considerato un bravo giornalista dal suo datore di lavoro e di avere tante ma tante donne disponibili, che gli chiedevano di sposarlo.
Ma al risveglio la dura realtà… i soliti debiti e la solita solitudine.
Un giorno il direttore del giornale “la mille lire” lo chiamò nel suo ufficio e con determinazione gli propose il licenziamento, poi vedendo Nicola diventare triste, moderò l’intenzione e decise di offrire in cambio una conciliazione in denaro, disse a Nicola : “le daremo un aiutino nel riuscire a cambiare tipo di lavoro!”, volevano licenziare Nicola in quanto il suo rendimento e la sua collaborazione nella azienda editoriale erano ritenuti scarsi.
Nicola deluso da questa notizia tornò a casa e si sfogò…pianse vere lacrime piene di tristezza su un cuscino ..era rovinato, ora come avrebbe fatto a pagare i debiti.
Nicola mise su un comodino la sua attrezzatura da giornalista…il microfono con l’antenna e la base magnetica per registrare e tra le lacrime prese uno psicofarmaco e si addormentò, e fu così che durante il sonno qualcosa accadde, apparve in sogno a lui il suo caro padre da tanti anni defunto.
“Nicola..sono tuo padre… che fai piangi? Io posso aiutarti, vedi questo microfono non ti ha portato fortuna…ho il permesso dal Signore di farti un regalo, benedirò questo tuo microfono così diventerà particolare, questo microfono da ora in avanti avrà un potere magico, obbligherà chi ci parla sopra ad una magia, obbligherà chiunque a dire la verità, se intervisterai un personaggio importante della società attraverso questo microfono, chiunque egli sia, egli parlerà con verità e senza inibizioni, senza che lui tema conseguenze….sarà un miracolo a farlo comportare così..anche se l’intervistato non vorrà!” gli disse il padre in sogno parlandogli gentilmente e consolandolo…e Nicola nel sogno mentre dormiva, pieno di speranza, ritrovò l’ottimismo.
Al risveglio Nicola si ricordò con stupore del sogno e sul suo comodino..vide il vero microfono e pensò: “ forse è diventato magico a causa di una magia, guardò il microfono con curiosità, era tutto nero con un antenna, aveva una batteria incorporata, doveva solo ricaricarla ed esso collegato alla base emittente via radio.. avrebbe registrato ogni parola detta da chi era intervistato..ma il microfono sembrava tanto normale..decise quindi di fare una prova.
Nicola tentò di parlare attraverso quel microfono, e qualcosa di magico lo prese…ed ecco egli disse queste parole:
“mi chiamo Nicola sono povero, sono pieno di debiti e tutti mi ritengono un po’ imbranato, ma forse ho una speranza..ho mio padre che mi aiuta dal Paradiso!”.
Stupito da ciò che aveva detto senza volere in quanto estraniato dalla magia, Nicola affermò:” questo è un potere utile al mio lavoro di giornalista!”.. rendendosi conto di aver detto, senza intenzione, la verità cruda e aspra anche se faceva male a sentirla ..Nicola pensò: “vedrò subito come usarlo per mio conto, innanzitutto devo riottenere il mio lavoro al più presto…dirò che ora ho un aiuto determinante..e che ho delle idee vantaggiose e fortunate”.
Il giorno dopo, fattosi coraggio, Nicola tornò alla sede del giornale e chiese al direttore una altra opportunità..
Il direttore ascoltò in quali guai economici Nicola si trovava, si commosse per il suo ex dipendente e vincendo il suo egoismo solito, permise a Nicola un nuovo incarico lavorativo…e lo riassunse…..ma sarebbe stata un ultima volta…se falliva anche questa volta era meglio che Nicola non si faceva più vedere da lui….
Tra gli incarichi ricevuti da Nicola era stato deciso la seguente opportunità:
Nicola doveva intervistare con un microfono ed una video camera, facendo tutto da solo, un noto personaggio politico.
Si trattava del famoso politico Giorgio Dernabei, noto personaggio della politica del paese, pur sospettato da tempo di essere un politico corrotto e marito libertino…questo personaggio della politica della nazione svolgeva il compito di nuovo sindaco della sua città.
Tutto contento Nicola si recò nella villa dove abitava il sindaco, per l’intervista e tutto era pronto, ed aveva portato con se il microfono reso magico dal miracolo…
Entrato nella villa del personaggio famoso, l’intervista cominciò:
“Mi dica signor sindaco quali sono gli ideali ed i propositi della sua nuova politica comunale? Cosa intende fare per migliorare il suo paese?
Il politico sentì la domanda, si avvicinò al microfono e disse:
“Caro giornalista… sono Giorgio Dernabei, sarò pratico e semplice allo stesso tempo!”
il sindaco parlando al microfono di Nicola aggiunse:
“ io sono stato nominato ed eletto con il voto dai miei elettori ed il mio compito è di aiutare i miei elettori nei loro problemi economici e nella loro ambizione di benefici iniqui nel loro luogo di residenza, ma siccome le risorse del comune sono poche.. posso aiutare solo coloro che mi hanno votato ..io li conosco bene i miei elettori, essi vogliono essere solo aiutati nel nascondere concussioni, ricatti e inciuci, ed imbrogli fiscali, oltre che ottenere sconti in denaro dal fisco, essi vogliono permessi di ricusazione di multe stradali ed erariali ed inoltre il mio favoreggiamento di amico ai loro appalti edilizi tutto a loro vantaggio..inoltre vogliono che io raccomandi i loro figli ai datori di lavoro del paese…per dare loro un posto di lavoro sicuro…che devo fare?..io li accontenterò e li favorirò rispetto agli altri..questo vogliono da me i miei elettori e questo avranno da me..perché hanno votato me ed é giusto che io li aiuti senza alcuno scrupolo, non le pare caro giornalista che faccio bene ad essere grato solo a loro e non a tutti?” affermò il politico un po’ stupito di se stesso.
E Nicola aggiunse: “si! certo sindaco, ma i principi democratici della costituzione e la para-condicio e la parità dei diritti e delle opportunità, che molto spesso lei ha promesso di difendere a tutti i cittadini, anche se in minoranza, come esempio del suo più volte nominato spirito etico e democratico dove sono finite, queste cose sono state dichiarate durante la propaganda elettorale… cosa ci porteranno?”
“Mi spiace caro giornalista, ma queste cose sono specchi per le allodole, sono solo propaganda, nel nostro paese per avere successo bisogna solo promettere, più prometti più ottieni voti..solo così si vincono le elezioni…gli italiani vogliono sogni, ma i soldi per tutti questi sogni però non ci sono…ma ugualmente io li faccio sognare, promettendo favori legislativi, l’importante è vincere le elezioni con ogni trucco, in seguito dopo che ho raggiunto il potere e la poltrona desiderata, a causa della mia vittoria elettorale, vedrò quanto denaro è rimasto nella casse regionali e poi deciderò secondo coscienza cosa farne, e così che farò del bene…in questo modo: questo a me..questo ai miei amici, e se resta qualcosa ai disagiati ed ai poveri…ma non resterà niente lo so già..i miei amici sono gente esigente ed avida” affermò il politico un po’ allarmato e nuovamente stupito dalle sue parole.
Nicola invece contento e compiaciuto dai poteri del microfono reso magico, registrò tutto e ottenne l’autorizzazione a documentare l’intervista..
L’intervistato mentre parlava in quel momento, era come ipnotizzato e non si rendeva conto di danneggiare se stesso e la propria immagine dicendo la verità.
Nicola terminata l’intervista subito corse dal direttore del suo giornale con la registrazione nella borsa.
Il direttore del giornale fu entusiasta del coraggio del politico intervistato e dalla bravura di Nicola di ottenere verità sconvolgenti da lui, Nicola infatti lo aveva reso sincero con le sue domande ed il personaggio politico ci era cascato, ottenendo così una intervista verità, utile al suo lavoro, il direttore subito pubblicò in prima pagina il testo dell’intervista sul suo giornale e con il nome di Nicola l’intervistatore, ben in calce alla fine del testo.
Fu un successo giornalistico internazionale, l’esclusiva procurò guadagno per mesi e nuovi abbonamenti al giornale..e Nicola poté riottenere la sua scrivania di giornalista con i complimenti dei colleghi e del suo direttore.
Quel sindaco ebbe gravi problemi di immagine..ma ebbe quel che si meritava in quanto in politica è la verità della coerenza con le proprie intenzioni decise durante la propaganda, che rende migliori i partecipanti.
Vista la bravura di Nicola, il direttore lo comandò ad altre interviste, ed eccone un’altra:
Nicola dovette intervistare, niente popo-dimeno che un noto presentatore della tv di stato, tale Giuseppe Darulli, il quale rilasciò la seguente intervista:
“Le parlerò del mio lavoro caro giornalista, deve sapere che io sono un fasullo nella immagine che offro di me, sembro gentile in realtà odio e disprezzo i telespettatori, questa gente presente oltre la telecamera è sempre curiosa, sempre fastidiosa, sempre pignola con noi presentatori, che fa dico io.. che un presentatore si comporta come un marito adultero e tradisce sua moglie, che fa dico io, se io Giuseppe Darulli quando sono triste faccio uso di cocaina e partecipo a droga-party in compagnia di donne a pagamento, come mai io devo essere considerato un santo per forza nel mio privato ed i telespettatori invece no..loro sono liberi, ma vada a quel paese l’etica e la serietà, io non voglio essere di nessun esempio per nessuno ed anche se entriamo nelle case di questi spettatori zotici e ignoranti, noi non ci dobbiamo vergognare dei nostri vizi e dei nostri divertimenti strani..si! io Giuseppe Darulli tradisco la madre dei miei figli e me ne frego di tutti gli spettatori perbenisti, in quanto li ritengo dei moralisti impiccioni…io sono un tipo gioioso e voglio solo provare il piacere e aver felicità dalla vita, prenda nota caro giornalista che la vita privata di noi show-man non deve interessare a nessuno!.”
Il presentatore televisivo affermò queste parole cattive senza rendersi conto delle conseguenze, era come ipnotizzato dalla magia del microfono e diceva la sua verità senza alcuna furbizia ne riguardo per la sua carriera.
Nicola registrò tutto, autenticò la intervista e corse dal suo direttore di giornale con l’esclusiva.
Il direttore si congratulò con il suo giornalista, ed anche questa volta furono soldi a palate per il giornale che la pubblicò.
Dovete sapere che quel presentatore ebbe problemi, il gradimento del suo show fu un disastro..egli smise di fare televisione nei giorni successivi e passò a presentare solo televendite su emittenti poco diffuse…ebbe quel che si meritava..poiché è la persona vera nell’immagine che offre ai telespettatori , che ha più gradimento nel mezzo televisivo..tutti gli spettatori capirono che quel presentatore era proprio un falso e non lo vollero più aiutare nel svolgere il suo lavoro con successo.
Vista la bravura di Nicola, il direttore lo comandò ad altre interviste, ed eccone un’altra per voi:
Abitava in quella città: Federica Lelloni, attrice brava e famosa del cinema.
Intervistata con il microfono magico di Nicola, ella dichiarò:
“Si! per fare carriera nel cinema come attrice, molte volte ho finto di essere innamorata di molti registi famosi, e sono stata a letto con loro, tradendo la educazione moralista dei miei genitori, questi intrallazzi poco seri e promiscui ad ogni modo mi hanno permesso di recitare e ottenere contratti per molti film, si! la fortuna ed il successo vanno aiutati, ottenuto il successo, mi sono poi sposata solo per bisogno di denaro con un ricco imprenditore, che io non amo davvero in quanto è anziano…ed ora che sono diventata ricca.. devo solo stare attenta a non divorziare da lui, in questo modo otterrò in eredità il suo patrimonio prima o poi..che si deve fare per vivere..prima o poi essendo mio marito vecchio morirà..ed io…erediterò tutti i suoi soldi…e sarò felicemente ricca e libera”
“Strabilianti queste dichiarazioni!” disse il direttore del giornale quando potè ascoltare la registrazione, subito pubblicò in prima pagina il testo dell’intervista alla attrice, e furono soldi a palate per il giornale di Nicola.
Quell’attrice da quel giorno ebbe problemi di immagine e suo marito chiese al più presto il divorzio deluso dai suoi falsi sentimenti.
Ormai la bravura del fare il giornalista era certa e così il direttore contento di Nicola lo comandò ad altre interviste, ed eccone un’altra per voi:
Questa volta si trattava di Sergio Middi..allenatore della nazionale del paese, che affermò per effetto della magia del microfono magico queste parole:
“Si! è vero molte volte sono stato poco onesto nel nominare e scegliere i calciatori della nazionale per il nostro paese, l’ho fatto per obbedire ad un conflitto di interessi che io ho con importanti squadre di club, per favorire questo o quel calciatore di alcune squadre di calcio sul mercato sportivo..ho dato dei giudizi falsi sull’abilità dei calciatori ai giornalisti. Si! in questo modo, il valore sul mercato del calciatore si è triplicato e la squadra proprietaria del cartellino del giocatore si arricchita con la sua vendita, si! è vero non sempre selezionavo per la nazionale i migliori calciatori del campionato, ma molte volte obbedivo a interessi economici per favorire amicizie private..così anche loro guadagnavano qualche cosa a causa della mia influenza sul mercato e campionato e io in cambio ho potuto ottenere la loro protezione…i favori si sà, si ricevono e si ridanno.
“Strabilianti queste dichiarazioni!” affermò il direttore del giornale, quando potè ascoltare la registrazione dell’intervista, subito il direttore pubblicò in prima pagina il testo dell’intervista di quell’allenatore, e furono ancora soldi a palate per il giornale di Nicola.
Quell’allenatore fu dimesso dall’incarico con la nazionale dopo pochi mesi dalla pubblicazione delle sue dichiarazioni ..ed ebbe in seguito solo occasione di allenare squadre di club di paesi arabi od orientali e cioè di quei paesi dove l’organizzazione calcistica era ancora immatura quindi poca pignola nell’immagine dei protagonisti..
Ormai la bravura del suo migliore giornalista era certa e così il direttore del giornale, comandò Nicola ad altre interviste, ed eccone un’altra per voi:
questa volta Nicola intervistò un noto presidente di una famosa squadra di club di calcio del nord del paese tale Franco Gommi che disse:
“Si! ho corrotto e pagato arbitri per favorire durante il campionato la mia amata squadra, chi non lo farebbe per far gioire se stesso e i propri tifosi, con un po’ di denaro ti rendi amico un arbitro e dopo molti aiuti di questo tipo, si vince anche il campionato, si guadagnano in questo modo soldi e ti rifai delle spese …il potere del denaro è immenso, dovete sapere che ogni persona ha un suo prezzo….scommettendo inoltre sulle partite truccate in questo modo si ottengono molti guadagni” .
“Strabilianti queste dichiarazioni!” affermò il direttore del giornale quando potè ascoltare la registrazione dell’intervista di quel presidente di club, subito il direttore pubblicò in prima pagina il testo dell’intervista al presidente, e furono ancora soldi a palate per il giornale di Nicola…ormai i lettori erano entusiasti e si complimentavano con il giornale per la sua abilità nel far dichiarare verità sconvolgenti ai tanti personaggi fasulli della società.
Quel presidente di una squadra di calcio, fu obbligato a dare le dimissioni e fu esonerato per sempre da incarichi lavorativi della lega calcio.
Tutte queste interviste furono di un enorme successo giornalistico e tanti furono i guadagni del giornale.
Tutti gli intervistati non potevano fare a meno di dire la verità a causa della magia del microfono e furono quindi smascherati della loro immagine di falsità da quel bravo giornalista Nicola che quell’anno vinse il premio “penna di oro” per il giornalismo.
Gli intervistati di solito parlavano inibiti dalla loro furbizia e opportunismo durante le interviste, riuscivano così a imbrogliare i lettori, ma questa volta a causa del parlare ad un microfono magico, si erano lasciati andare a commenti sconcertanti poco diplomatici ed ingenui, oltre che poco furbi sulla propria vita privata ed il loro lavoro..e siccome tutto fu registrato da Nicola, gli intervistati finirono esonerati dai loro incarichi con tanto di prove, molti di loro ebbero guai seri e odiarono Nicola e lo minacciarono, Nicola rispose a loro:
“E’ giusto che la falsa superbia che vi ha portati al successo, sia stata punita dall’opinione pubblica dell’intero paese che io invece amo..è giusta che la parte seria e perbenista della società vi abbia punito!”.
Un giorno alcune di queste interviste furono trasmesse anche dalla tv di stato in quanto usufruivano anche di registrazioni video…
Fu un successo di gradimento per il pubblico televisivo, consapevole ma già sospettoso per gli atteggiamenti falsi di alcuni personaggi, dovete sapere che la gente i sospetti li aveva già da parecchio tempo, su quei ambigui personaggi, ma non c’era certezza di questo ne prove documentate e tutti quindi si complimentarono con il bravo giornalista Nicola, che aveva finalmente fatto luce sulla loro vita, Nicola ricevette un aumento di stipendio e i complimenti dal suo direttore.
Ma le molte persone intervistate ritendendosi danneggiate, si arrabbiarono molto e così anche i loro amici che erano molto influenti, presi alla sprovvista e incoraggiati dalle loro amicizie potenti, accusarono il giornale di calunnie e di interviste estorte con l’inganno oppure causate da fotomontaggi e registrazioni truccate, essi dissero: “ non date retta a quelle interviste è tutta immondizia di giornalisti disonesti, quelle interviste sono un trucco televisivo, un inganno, queste immagini sono di certo un trucco cinematografico non date retta a ciò che è scritto sul quel giornale poichè è stato scritto con penne sporche”
..Ma ugualmente troppa era la loro vergogna per quello che avevano dichiarato al giornalista Nicola come se fossero ipnotizzati in quel momento..e decisero di proseguire per vie legali contro il giornale che le aveva pubblicate per far credere in questo modo che quelle interviste erano menzogne..ma lui Nicola diventava sempre più famoso e il suo giornale con lui…i lettori e la pubblica opinione erano infatti dalla parte del giornalista.
Nicola diventato ricco, pagò tutti i suoi debiti e andò ad abitare in una appartamento più grande in centro città, ora era molto agiato e considerato famoso dai media.
I personaggi intervistati obbligati a negare la evidenza delle documentazioni, a causa delle loro dichiarazioni sconcertanti, avevano denunciato quindi Nicola per calunnia e falso intenzioni nell’informare le masse, oltre che di poco rispetto per le autorità e l’immagine del paese…”te la faremo pagare!” dissero tutti quanti a Nicola…”ci vedremo in tribunale!”
Ci fu quindi una denuncia ed un processo e la questione diventò rischiosa per Nicola che fu accusato in prima persona e con lui il suo giornale “la mille lire”.
Il direttore rispose che loro come testata giornalistica non centravano..semmai era solo colpa del loro giornalista incaricato, Nicola ebbe molta paura di questo rispondere…fu lasciato da solo in preda al malumore dei suoi nemici..
Il processo continuò per molte settimane e furono venduti molti giornali e furono altri guadagni per tutti… nessuno si lamentava della notorietà della argomento…Nicola partecipò a trasmissioni di dibattito in televisione e si difese con buone argomentazioni.
Nicola durante il processo ebbe una idea, con l’aiuto del suo avvocato a cui aveva raccontato tutto, in quanto era un suo amico fidato, scelto per lui in suo aiuto dal suo direttore, Nicola poté sostituire il microfono regolare situato sul tavolo del tribunale, dove di solito si sedeva il testimone interrogato dalla difesa o dall’accusa e lo sostituì con il suo microfono magico, si proprio quello magico che usava lui nelle interviste , proprio quello benedetto magicamente dal padre defunto, e lo regolò sulla frequenza audio adatta, con furbizia causò questa sostituzione e restò in attesa aspettando il giorno dopo…che qualcuno parlandoci attivasse la magia.
Il giorno dopo cosa accadde?
Tutti gli interrogati e accusatori, durante il processo contro Nicola, furono costretti una alla volta a fare dichiarazioni a quel microfono, essi quindi a causa della influente magia del microfono dissero nuovamente la verità, in quanto resi privi di furbizia dal microfono di Nicola, essi confermarono tutto quello che avevano dichiarato nelle interviste precedenti e questo senza rendersi conto e proprio davanti al giudice, che fu quindi testimone del loro confermare che le interviste rilasciate tempo addietro erano regolari e veritiere.
Nicola e il suo giornale furono così assolti dalle accuse, la violazione della privacy era stata legittima poiché veritierà, non erano calunnie quelle parole scritte sui giornali, riguardavano fatti e azioni che la pubblica opinione doveva sapere e così il dovere di informazione di quel giornalista aveva causato la pubblicazione della verità, sconvolgenti verità si! ma sempre verità erano, Nicola aveva fatto solo il suo dovere di giornalista…era un dovere a cui lo obbligava il suo lavoro e la sua onestà di lavoratore..
Fu così che Nicola a fine anno fu nominato ancora vincitore e vinse un altro premio a causa del sincero contenuto delle sue interviste “ il premio verità” e molti furono i guadagni causati dalle polemiche sulla sua carriera..furono venduti infatti giornali su giornali..i lettori sembravano gradire la battaglia di quel giornalista nello smascherare la disonestà che conduceva la vita di certe persone di successo della società di oggi.
Nicola diventò ricco e famoso e con il suo microfono magico, causò altre vittime a causa del dire la verità privata dalla furbizia, le vittime furono molti rampolli illustri appartenenti alle famiglie benestanti del paese…e molti imprenditori legati alle massonerie..
Da quel giorno nel paese tutti trovavano divertente dire la verità, e fu instaurato “ il giorno della sincerità” giorno in cui tutti dicevano solo la verità e soltanto la verità, non importandosi delle conseguenze.
A sera Nicola ebbe un pensiero di gratitudine per il suo caro padre che con quella benedizione magica lo aveva aiutato molto..
Passarono gli anni, cosa ne fu del microfono magico con il passare degli anni..esso smise di essere magico all’improvviso proprio come lo era diventato, si! la magia che aveva il microfono sparì da sola in quanto il suo compito era terminato,
il figlio Nicola aveva risolto i suoi problemi.,,adesso era benestante anche lui.. tutti in quel paese vissero felici e contenti… in quanto fu fatta giustizia in nome della verità…..qualcuno restò in libertà in quanto onesto, qualcuno finì in prigione in quanto disonesto…ormai in quel paese comandava la sola verità e la giustizia…Nicola il giornalista con il suo lavoro, aveva dato una sana lezione a tutto il paese…tutti erano contenti del suo metodo e nessuno più temeva il parlare con sincerità…era diventata proprio di moda parlarsi addosso..dire la verità ….per fare giustizia…
Morale: se vi ostinate a mentire prima o poi cadrete in contraddizione e farete un brutta figura, e se poi sarete confrontati con i personaggi nobili e Santi del vostro paese, soffrirete poiché tutti capiranno quanto siete fasulli..
oggi avete detto una cosa e domani ne avete detto un’altra..questo non capita mai a chi dice sempre la verità e offre consigli sinceri al suo prossimo.
Fine

autore: Egidio Zippone
(Milano, Giugno 2012)
Giudizio: originale, interessante
voto (da 5 a 10): 9