Favola di Egidio: la ragione non sa perdonare (per adulti)

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(racconto di tipo nero e verde)
FAVOLA DI EGIDIO..
LA RAGIONE NON SA PERDONARE..
INTRODUZIONE: esistono donne che non amano davvero il marito, quando scoprono che il marito l’ha tradita, obbediscono all’orgoglio e prendono subito l’occasione ed il pretesto per divorziare..
INIZIO
Favola: La ragione non sa perdonare..
Nel mondo delle favole, ma forse anche nella realtà,
viveva una donna chiamata Severina…..
Aveva un problema era indecisa su chi sposare, era innamorata di due amici…uno si chiamava Peccatore e l’altro si chiamava Integerrimo.
Vedendola indecisa..il buon Integerrimo disse: “ scegli Peccatore..lui ha bisogno di te più di quanto ne abbia bisogno io…e poi io amo un’altra donna, ella si chiama Perfezione…..quindi puoi amare e sposare Peccatore se lo vuoi!”…quale errore avesse commesso Severina per dissuadere Integerrimo a sposarla, lo lascerò decidere a voi lettori..
E così fu…. Severina decise di sposare Peccatore ed i due andarono a vivere insieme in una bella casetta ai confini nel bosco lontano.
La coppia di sposini viveva felice ….lui era un bell’uomo e lei una donna molto precisa, era anche una donna carina..
Severina e Peccatore…stavano bene insieme…il loro era un amore pieno di certezze e di gentilezze.
Un mattino la moglie Severina disse:…..”caro marito va a caccia di fagiani o di galline selvatiche, che mi servono per preparare il pranzo di domani…e l’uomo andò per il bosco…..pieno di spirito di avventura.”
Mentre l’uomo andava a caccia nel bosco..si inoltrò nella selva buia e cammina e cammina incontrò una vecchia strega dai capelli neri….che volle apparire all’uomo come una donna bella e giovane…..magia fu decisa dalla strega…. ed ella diventò una bella donna…l’uomo infatti si invaghì in preda alla magia di lei e si eccitò…..e la strega disse all’uomo: …..”bell’uomo hai sete? …dai bevi questo vino chiamato “desiderio”…l’uomo incoraggiato bevve quel gustoso nettare…e si dimenticò all’improvviso di essere sposato….la strega lo convinse a tradire con lei e lui tradì……poi esausto….l’uomo si addormentò nel prato..sotto l’albero dell’oblio.
Quando l’uomo rinsavì si rese conto troppo tardi di aver danneggiato la fedeltà coniugale e la considerazione di se come bravo marito…..aveva molta sete… la gola era arsa qualcosa gli bruciava dentro……e si chinò per bere alla sorgente della “verità”…..quando si accorse vedendosi riflesso nelle acque…..che la sua immagine era cambiata…dopo che aveva copulato con la strega e tradito quindi la moglie, dovete sapere che il suo corpo si era trasformato in un brutto demone…in un essere metà uomo e metà animale….l’uomo si spaventò…ebbe orrore di se…….e disse a se stesso:”con quale coraggio torno da mia moglie…in così fatte sembianze?”.
Ma dovette tornare……non sapeva dove andare…….e tornò dalla moglie….
bussò alla porta della casa dove abitavano..la porta si aprì..ed apparve sulla entrata Severina che però era diventata brutta anche lei poiché aveva sulla testa due grosse corna di mucca..
Severina vide e provò una grande sorpresa nel vedere il marito trasformato in un fauno orrendo…e finalmente comprese quello che era successo..
Il marito all’inizio non voleva parlare..si vergognava troppo…poi obbligato dalla situazione raccontò tutto.
“Non dire altro, non dire più niente…tu sei diventato un fauno ed io ho sulla fronte due corna…come dare significato a questa magia che stiamo vivendo, significa che é vero che tu Peccatore mi hai tradito con una prostituta..devi sapere che io Severina credo nell’onore e voglio essere orgogliosa di me stessa…quindi sento il peso delle corna sulla testa…e provo dispiacere!”
L’uomo chiese perdono alla moglie di averla tradita e di essere stato infedele alla promessa….ma inutilmente..
poichè la moglie disse: “tieni i tuoi bagagli Peccatore..ed ora ti caccio via..via da casa mia..perché mi hai tradito..la casa me la tengo io…come consolazione ed ora vattene!”.
E fu un miracolo …a volte anche le cose impossibili accadono…..le corna dalla testa di Severina stranamente sparirono..
Dovete sapere che Peccatore restò per sempre invece un fauno..metà umano e metà animale… .
Peccatore visse da solo il resto della vita..come un vagabondo vivendo sotto i ponti per ripararsi dalla pioggia..rinnegato da tutti…con la sola amicizia degli animali..
Avete capito che la Severina di questa favola non amava davvero con il cuore suo marito..Severina pensava soltanto al suo orgoglio..e non perdonò il marito Peccatore e fu così che il marito restò un essere dalla brutta figura per sempre…il perdono di sua moglie poteva guarirlo ma il marito non riuscì ad ottenerlo…il marito non fu abile nel farsi capire..il perdono di una moglie in questi casi fa tornare belli nella figura sia il marito che la moglie..
Morale
Molta gente non sa perdonare..e per questo le storie di amore finiscono in questo modo..
Perché c’è qualcuno tra la gente che insiste nel consigliare pignoleria nel giudicare e tendenza a condannare in eterno chi ha sbagliato……. .
Molta gente ritiene impossibile che una donna fedele al marito accetti di convivere con un marito-peccatore, eppure capita, poiché non è solo l’adulterio che rende impura la vita di una persona…di conseguenza il problema interpretato anche con l’aiuto della praticità appare risolvibile..
.
fine
Milano, Aprile 2023
Autore: Egidio Zippone
Giudizio: Originale, interessante, cinico
Voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: la principessa Cristina (per adulti)

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(racconto di tipo verde e nero)

tempo teorico da dedicare per la lettura 25 minuti..

FAVOLA DI EGIDIO..

LA PRINCIPESSA CRISTINA..

INTRODUZIONE: una principessa credeva nell’amore che migliora se stesso, che cambia le regole per vincere, molti principi la volevano in moglie, ma lei era indecisa…

INIZIO

Favola: La principessa Cristina

In un regno lontano .…ma è meglio dire nel fantasioso mondo delle favole,

C’era una volta una facoltosa regina, che cercava un marito per sua figlia che si chiamava Cristina..poiché voleva da lei un erede.

Ma la figlia Cristina era negligente al riguardo e non voleva sposarsi, nonostante fosse molto bella ed gli spasimanti numerosi, ella era sempre indecisa.

“Sentite madre, secondo me..essi non mi meritano..non è giusto che abbiano i miei soldi e parte del tuo regno…che avranno sposandomi un giorno!”..disse la figlia a sua madre la regina…

“Io non voglio sposare una persona qualsiasi, una persona comune!” aggiunse la principessa

Ma la madre regina insisteva ..”devi rischiare…figlia mia..è tempo che mi dai un erede!”

Così un giorno viste le insistenze della madre..la figlia cedette alla sua volontà..e accettò di prendere marito..

“Mi sposerò cara madre..ma sarò io a decidere con quale criterio sceglierò il mio futuro marito.. questa è la mia condizione!” affermò risoluta la principessa

La regina vedendo la figlia così decisa..acconsentì al suo capriccio.

“Va bene sceglierai tu il criterio con il quale lo sposo ti piacerà!” disse la regina madre…

La settimana dopo furono invitati tutti i pretendenti alla sua mano

I pretendenti furono presentati alla principessa ed a ognuno di loro la principessa consegnò l’occorrente obbligatorio per partecipare alla competizione dicendo:

“Ecco una tela bianca, e molte boccette di colore differente e una matita e dovete usare solo queste tre cose per partire tutti alla pari…il vostro amore per me, farà la differenza.

Se mi amate dipingete utilizzando queste tre cose e solo con queste tre cose un dipinto un quadro che rappresenta l’amore!” fatelo per me… per piacermi, dipingetelo per me..

Tornate tutti tra una settimana ..colui che ha dipinto il quadro che mi piacerà di più….sarà mio marito!” disse la principessa Cristina.

Dopo una settimana, essi tornarono a corte..portando con se i dipinti utili alla selezione…tra loro c’era un principe, il più giovane, di nome Sergio..che aveva dimostrato più abilità degli altri dipingendo infatti un bel quadro molto colorato..…ma che strano gli altri principi avevano invece tutti un quadro senza colori e completamente bianco..con solo dei tratti di matita..

Dovete sapere che il principe Sergio aveva tentato più volte di dipingere con i colori consegnati a lui dalla principessa.. …ma secondo lui i colori che gli avevano dato erano difettosi…causavano nel dipingere su quella tela…la scomparsa delle parti colorate..il dipinto svaniva evaporando tutto ad un tratto..

Così il principe Sergio per non consegnare una tela tutta bianca..che a lui dispiaceva farlo..era secondo lui da perdente farlo….aveva deciso di disobbedire alle regole..ed aveva quindi cambiato le boccette dei colori..tutte le boccette di colori aveva cambiato per vincere….e per questo il principe Sergio riuscì a dipingere un bel quadro che rappresentava “l’angelo dello amore..”

Con stupore Sergio notò che gli altri principi portavano con loro invece, dipinti tutti bianchi..solo tratteggi fatti a matita..ed erano tristi ed insoddisfatti per il loro lavoro… dispiaciuti per aver deciso di obbedire alle regole..

Giunse il suo turno e con coraggio, il principe Sergio, consegnò alla principessa Cristina ugualmente il suo bel dipinto tutto colorato…

Quel giorno la principessa scelse tra i quadri portati a lei il più bello ..il quadro più bello dedicato a lei era quello del principe Sergio..…non c’erano dubbi al riguardo e quindi decise in questo modo, la principessa Cristina dopo aver giudicato le numerose opere ricevute..si avvicino al giovane principe di nome Sergio..e scelse lui come sposo.

“Ecco questo è il mio sposo..scelgo lui il principe Sergio!” disse alla regina sua madre.

Dovete sapere che la principessa Cristina aveva consegnato furbescamente a tutti i pretendenti dei finti colori, che sbiadivano appena appoggiati sulla tela del quadro…lo aveva fatto per capire come i principi pretendenti alla sua mano, avrebbero reagito a tale difficoltà..

A questo punto la regina, non sapendo nulla della furbizia della figlia, chiese alla principessa di giustificare questa scelta che le aveva consigliato di sposare il principe Sergio, di certo la interpretazione dell’amore raffigurata sul quadro di quel principe, era molto più abile di quella degli altri, in quanto lo aveva reso superiore a tutti gli altri pretendenti.

Cristina invece rispose: “io cara madre, sposerò il più intelligente tra questi principi..infatti questo giovane principe di nome Sergio…non potendo disegnare e nemmeno dipingere per mia colpa ed intenzione ..mi ha consegnato ugualmente un bel dipinto..il quadro più bello è questo cara madre… la sua furbizia ha vinto il mio stratagemma ed il suo dovere di migliorare la realtà mi ha affascinato…questo principe sarà mio marito… il suo coraggio di cambiare le regole dimostra che ci tiene a me più degli altri, che invece mi hanno consegnato un quadro in bianco con solo dei tratti a matita..devi sapere cara madre che per me, il vero amore è questo, aver capito che è necessario migliorare se stessi..per piacere a chi si ama..ed a chi si vuole sposare..

Un amore che non si arrende ai motivi infantili della sincerità, sà tenere nascosti i suoi segreti, e vuole vincere…migliorando se stesso continuamente, per ottenere il miglior giudizio, in quanto é così che l’innamorato dimostra che la donna che ama è per lui importante!”.

Cristina si avvicinò al principe e chiese a Sergio: “ Tu mi ami?” ed il principe rispose:

“ Si! mia principessa, mi piaci e ti amo, ho dovuto agire furbescamente per averti..perchè ci tengo tanto ad amarti…poiché sono veramente innamorato!”,

“Sono certa che sei un principe più innamorato di me degli altri…non mi vuoi sposare per solo interesse…per questo ti sei impegnato…quindi accetto di maritarmi con te!”… disse Cristina contenta.

I due principi Sergio e Cristina si sposarono e vissero felici e contenti…e fu felice anche la regina, quando diventò nonna in quanto ebbe finalmente dei nipoti dalla figlia…

Morale:

Anche la vita a volte è severa ….se non ci dona capacità e fortuna..con la quale avremmo potuto dimostrare bravura al prossimo ed al mondo..ugualmente però molti sanno apprezzare il coraggio di cambiare le regole del gioco..il buon fine giustifica il mezzo…e qualcuno tra questi coraggiosi ha raggiunto l’obbiettivo desiderato..

Questa favola dimostra come alcuni uomini semplici, preferiscono avere per moglie una donna più pratica e quindi meno idealista…allo scopo di essere capiti se dovessero un giorno essere obbligati a cambiare le regole per evitare punizioni severe..

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Marzo 2023)

Giudizio: interessante, furbo

voto (da 5 a 10): 9

 

FAVOLE DI EGIDIO: L’Essere puro e l’essere impuro (il matto)

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(racconto di tipo verde e bianco)

tempo teorico per la lettura 20 minuti

FAVOLE DI EGIDIO..

L’ESSERE PURO E L’ESSERE IMPURO

Introduzione: anche chi non merita può ricevere aiuto dall’Essere puro…occorre però che qualcuno interceda per lui..

Inizio

Personaggi

-il Signore della Natura

-l’Essere puro

-l’essere impuro (il matto)

-il sommozzatore

-i compagni della barca

-lo Spirito dell’Uomo

INIZIO

C’era una volta, nel mondo delle favole, un individuo umano che si annoiava..

questa persona era un peccatore, poiché era sospettato di incoerenze sessuali e molti lo pensavano matto come uomo..

questo peccatore si annoiava dicevo, ed un giorno per passare il tempo decise di partecipare ad una gita su una barca in mare, che comprendeva un immersione con le bombole nelle profondità del mare vicino ad una isola sommersa..

il nostro amico si iscrisse alla gita per fare delle foto sotto il mare e il mattino dopo parti con la barca per il mare per una località marittima che si diceva nascondeva sotto la superficie del mare una ambiente marino molto bello..abitato da molte creature marine e con molti coralli..

ma mentre era sulla barca insieme agli altri sommozzatori, poco prima di giungere a destinazione, lo Spirito dell’Uomo Integerrimo ..parlò nella mente a tutto lo equipaggio della barca e disse: “l’unico uomo non integerrimo é lui, quindi è lui che deve tenere nella mente l’essere impuro, “il matto”…tutti gli altri partecipanti alla gita vedendo vantaggiosa questa decisione diedero parere favorevole, ed il nostro amico non poté impedire che l’essere impuro si incarnasse in lui, quindi diventò l’individuo posseduto da uno spirito matto..

tutti i partecipanti alla gita subacquea si misero le bombole e si tuffarono in mare, ed il nostro amico suo malgrado anche lui si tuffò in acqua con la sua macchina fotografica subacquea pronta all’uso..

ma mentre il nostro amico si trovava sotto acqua si sentiva strano: la gola gli diventò ad un tratto molto asciutta e le labbra diventarono secche, si sentiva nervoso ed aveva difficoltà ad immergersi..oltre che provava un forte mal di testa..e lo prese una spiacevole paura..

e pensò: “provo queste cose poichè sto facendo la immersione subacquea posseduto da uno spirito matto, oh! povero me! come farò a provare la legittima gioia di nuotare sotto acqua, se non posso essere a mio agio fisicamente e spiritualmente?..”

il Signore della Natura, lo udì e pensò provando pietà per lui: “costui sta male e siccome anche lui é una mia creatura lo aiuterò a stare meglio! Spiriti del Cielo, vi comando, dategli un Essere puro, che sia tolto lo spirito matto e subito incarnato in quello individuo che si trova ora in mare un Essere puro, in questo modo la mia creatura starà meglio nella salute, poichè fare le cose posseduto da uno Spirito matto è pericoloso!”

Intanto sotto l’acqua del mare, lo spirito matto diceva in telepatia al sommozzatore che possedeva: ” visto che hai le labbra secche e la gola arsa..perchè non bevi l’acqua del mare ti rinfrescherà la gola di certo!”

“oh! povero me! disse il sommozzatore guarda che consiglio strambo mi ha dato è proprio matto!”

ed il sommozzatore tornò in superficie stufo di nuotare in quel modo..stufo di quella possessione dannosa..

quando di improvviso un essere luminoso di ectoplasma di luce bianca, usci dalle nuvole del cielo e velocemente raggiunse la testa ed il corpo del sommozzatore ed ordinò allo spirito matto di andarsene e liberato finalmente il corpo del sommozzatore si incarnò Lui nell’individuo umano..

cosa accadde al sommozzatore?

all’improvviso il sommozzatore sentì in tutto il suo corpo un senso di benessere e si calmò..in quanto si era incarnato l’Essere puro in lui…ed aveva capito che ora sarebbe stato meglio..il sommozzatore lo aveva intuito..ed il sommozzatore decise di immergersi di nuovo e di continuare a nuotare sotto acqua..

il nostro amico si sentiva finalmente bene…tutta la natura gli era diventata amica..il sommozzatore provava una bellissima sensazione armoniosa con il creato e con il mare e le creature marine non fuggivano quando lo incontravano..ed il nostro amico poteva accarezzarle e fotografarle..perfino gli squali di solito aggressivi….adesso non sembravano più un pericolo per lui..il sommozzatore dava loro da mangiare del pesce e poi faceva loro delle foto…laggiù una tartaruga marina..poco distante una manta dal dorso nero nuotava vicino a lui…il sommozzatore era felice finalmente.. gli pareva di essere in un luogo simile al Paradiso..luogo spirituale dove non esiste nessuna pazzia e governa soltanto l’armonia tra le creature..il sommozzatore riuscì a fare molte foto..

Dopo una ora di questa sensazione di armonia.. costituita da buone sensazioni.. il sommozzatore tornò in superficie e sali sulla barca…era stanco ma contento… aveva finalmente trascorso una bella giornata.. come non gli capitava da tempo..

La barca tornò in porto…non ci furono incidenti e nessuno tra i partecipanti stette male..

tornato a casa il nostro amico, che riteneva la sua anima un individuo umano, tornò se stesso spiritualmente, poichè ormai era al sicuro..ed il Signore della Natura si riprese il suo Angelo..e lo riportò in cielo..

Morale:

molte persone che chiedono aiuto forse non meritano di essere aiutati…ma il Signore della Natura può decidere in modo straordinario, una saggezza divina lo consiglia, e così è possibile che capitano miracoli che aiutano anche i peccatori..

Fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Marzo 2023

giudizio: originale, serio

voto: (da 5a 10): 9

Favola di Egidio: il cinghiale (per ragazzi)

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(racconto di tipo verde e nero)
FAVOLE DI EGIDIO..
Favola: Il cinghiale..
Introduzione: chi ama davvero non deve trovare utile di mettere alla prova gli altri..

C’era una volta, nel mondo delle favole, il Signore della Natura, creatore di tutte le creature abitanti sul pianeta Terra..
il Signore della Natura in quel tempo, si complimentava con se stesso per aver creato il cinghiale, si sentiva contento di aver creato un animale seppur selvaggio, ugualmente prolifico e premuroso con la sua prole oltre che obbediente alla coerenza ed alla serietà delle regole naturali da Lui decise..
Questo complimentarsi della creazione del cinghiale da parte del Signore della Natura fu avvertito in tutto l’Universo e fu sentito da un altra divinità che si chiamava il Signore della Notte e della Oscurità  che viveva nella parte tenebrosa  dell’Universo…essendo questa divinità di indole più severa e pignola nel giudicare, e per questo motivo diventato testimone spirituale di molti abusi ed errori…egli disse: “secondo me ti contenti troppo di aver creato quel cinghiale, devi solo mettere alla prova la sua obbedienza a te che l’hai creato e vedrai che resterai deluso, scommettiamo che ho ragione io?
Le due divinità dialogarono per molte ore sulla devozione delle creature per il loro creatore e fu così che il Signore della Natura dimostrando molta fede nel suo creato permise al Signore della Oscurità di scendere sulla Terra e di mettere alla prova il povero cinghiale..
ed imitando la voce spirituale del Signore della Natura..fu così che il Signore della Oscurità con furbizia disse al cinghiale parlandogli nella mente mentre l’animale dormiva :
“cinghiale! io ti ho creato, e mi devi obbedienza, devi sapere che un uomo che fa il cacciatore, mi ha pregato di fargli incontrare, oggi mentre va a caccia nel bosco, una gustosa preda, in modo da poter sfamare la sua famiglia numerosa..quindi fammi fare bella figura..vagli incontro mentre é a caccia e fatti trafiggere dalle frecce del suo arco, morirai si! ma il tuo sacrificio sarà utile a soddisfare la fame di una famiglia umana, sappi che morirai si! ma a fin di bene! affinchè si dica su tutta la Terra che io Signore della Natura porto benefici a chi mi prega ed a chi mi obbedisce….”
il cinghiale al mattino, si svegliò dal sonno all’improvviso tutto preoccupato in quanto si ricordava dell’ordine ricevuto mentre dormiva, ma era perplesso e pensava: ” come? se il dovere di ogni vita é sopravvivere, come mai io che preferisco vivere…devo morire prima che giunga la mia ora? non è meglio che disobbedisco a questa richiesta ingiusta, anche perchè a mio parere.. gli esseri umani non meritano il sacrificio che mi chiedono…secondo me gli esseri umani sono peccatori e quindi non meritano nessun sacrificio..” così pensava il cinghiale in preda alle sue paure..
Fu così che il cinghiale si allontanò dal bosco e non ci pensò nemmeno un pò a sacrificarsi, non ci pensò nemmeno un pò di andare incontro alla morte anche se facendolo avrebbe dimostrato però obbedienza e solerzia al creatore di tutto quanto, ma noi giudici di questa favola… sappiamo che il sogno che ebbe il cinghiale era tutto un trucco escogitato dalle tenebre..
Fu così che il cinghiale fuggi via e non si seppe più niente di lui..
il Signore della Oscurità allora disse rivolto al Signore della Natura: “te l’ho dimostrato, le tue creature, finché va tutto bene e non ci sono sacrifici gravi a cui obbedire restano devote ed obbedienti…ma quando il momento fortunato smette di esistere tutto cambia per loro, infatti come vedi il cinghiale è fuggito ai suoi doveri.. hai quindi perso la scommessa e quindi per favore smetti di vantarti di aver creato creature obbedienti ed integerrime ai doveri della moralità..
Fu così che il Signore della Natura mai più si vantò della buona volontà delle sue creature e comprese che.. da chi è un animale oppure da chi è poco di più di un animale é meglio non pretendere troppo e bisogna accontentarsi del poco che offre.. e decise da quel momento di considerare le sue creature tutte di poca volontà..ma ugualmente il Signore della Natura decise di amare i suoi figli così come sembravano essere nella realtà..cioè come erano davvero..
e rivolto al cinghiale disse: ” ho sbagliato a desiderare di  volerti migliore più di quanto sei…..avrei fatto meglio a non presentarti e non a parlare di te come se il cinghiale fosse un essere perfetto… poiché in verità il cinghiale è solo un animale!”
Quando il cinghiale capì che aveva ottenuto il permesso dal Signore della Natura di essere di poca volontà come consigliava la sua vera indole….lo ringraziò ed aggiunse: “invece io in questo momento ho capito che mi ami molto Signore..in quanto mi hai accettato per come sono davvero e non hai deciso come quando eri suggestionato dal troppo idealismo, ma ti sei consigliato invece ad amare le tue creature con un pò più di Praticità!”
Morale:
Se non volete che tutti se ne vanno e vi lasciano soli, ed anche per non provare delusione tutte le volte, amate la gente per quel che é..anche se purtroppo a volte il prossimo dimostra poca volontà in qualcosa..
fine
autore: Egidio Zippone
Milano, Febbraio 2023
giudizio: impegnativo, severo
voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: perché hanno inventato la televisione? (per adulti)

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(racconto di tipo verde)

FAVOLA DI EGIDIO..

FAVOLA: PERCHE’ HANNO INVENTATO LA TELEVISIONE?

INTRODUZIONE: quale è il segreto della felicità, e come si può diventare più felici degli altri, occorre un mezzo che permette di educare al nostro modo di pensare  il giudicare delle genti, ma forse qualcuno diventerà triste se non potrà più ragionare come facevano i suoi antichi padri, il lavaggio del cervello mediante la influenza mediatica  è infatti pericoloso, ma lo strumento che permette di impossessarsi della felicità altrui esiste ed é……..

INIZIO

Favola: perché hanno inventato la televisione?

Nel mondo delle favole, nel simil periodo del 1950, dovete sapere che ciò che potrebbe capitare sulla Terra, è già accaduto nella storia di un altro pianeta dell’universo infinito.

Molte invenzioni che ora intrattengono i terrestri, molto tempo fa, furono causa di problemi in altri mondi simili al nostro, ed io vi voglio raccontare la storia di ciò che capitò in un mondo lontano..lontano nello spazio cosmico.

Come in una favola, muniamoci di un grande telescopio magico e di un magico microfono e osserviamo insieme la luce riflessa giunta fino a noi da quel lontano pianeta, questa luce e testimone dei giorni passati vissuti dalle genti di quel mondo lontano.

E la nostra storia può ora incominciare.

C’era una volta nelle lontane terre dell’ovest di un pianeta sconosciuto…una regione, dove viveva un popolo che conduceva la sua vita consigliato da molta fortuna e ottimismo, la maggior parte della gente che apparteneva a questo popolo era molto felice….

Questo popolo era chiamato il “popolo dei saggi”…poiché gli antenati di questo popolo avevano educato i loro discendenti al sapersi accontentare, mediante il credere in sagge e giuste filosofie di vita, essi li consigliavano spiritualmente ai giusti pensieri per loro, ragionamenti adatti alle loro capacità..

Tutti erano felici in questa parte del mondo…e nel loro paese c’era molta pace, poiché tutti non sentivano il bisogno di confrontarsi con gli altri, sapevano accontentarsi delle cose giuste che vivevano tutti i giorni, senza essere pignoli con se stessi…non erano avidi ed erano poco ambiziosi…quindi difficilmente provavano delusioni alla loro vita..

Direte voi che questo descritto é un bel paese..se non fosse che anche questo paese aveva un problema..sappiamo che la perfezione non esiste ovunque, ma non sempre è colpa degli stessi…il problema era infatti costituito dalle vicine nazioni confinanti…i loro vicini erano invece pignoli, pessimisti e molto ambiziosi..

Dovete sapere infatti che nelle regioni del paese confinante, nelle terre dell’est, i popoli subivano un condizionamento a essere per forza vincenti, questo era causato dai capi di popolo che si erano scelti, questo altro popolo era completamente infelice e decisamente irrequieto e gli appartenenti a questo altro popolo capivano che erano infelici per quel senso di depressione che provavano quando si trovavano a restare soli con se stessi…in quanto erano dei perfezionisti falsi…pretendevano perfezione da loro senza avere una vita perfetta..

Il capo di questo popolo, che si chiamava Vincenzo, si rendeva conto di tale poca fortuna, e cercava di capire il motivo per cui il suo popolo, il “popolo degli Invidiosi” molto spesso si sentivano dentro dei falliti..un ragionamento di volere purezza e di ottenere perfezione continuamente dalla vita  li comandava, ma essi non erano sempre all’altezza, essi volevano essere dei vincenti… ma avevano già dei brutti ricordi.

Il capo Vincenzo, si chiedeva come fare  a cambiare la condizione di stato di animo irrequieto che aveva la sua gente, visto che tutti i turisti, quando passavano per il loro paese, dicevano che: “solo voi siete invidiosi di altri e siete veramente infelici, e ci risulta strano poiché poco distante da voi esiste un popolo che invece vive in una suggestione di felicità migliore..ma nel vostro paese come mai non c’è vera gioia?”.

Queste affermazioni furono intese come provocazioni, e così quel popolo triste, decise in quanto sofferente, che doveva fare il furbo se voleva migliorare.

Ma il loro capo VIncenzo, disse “siamo già ricchi come i nostri vicini, eppure non proviamo la stessa felicità…come mai?”

Dopo qualche anno di continue tentativi, il capo del popolo degli invidiosi disse:

“ vogliamo ciò che rende felici e ce lo andiamo a prendere!

La felicità dei vicini probabilmente era causata da qualcosa che viveva dentro l’anima di ognuno di quelle genti e che si chiamava saggezza di vita.

“Ma come fare ad appropriarsi di questa saggezza che non tutti hanno?” si domandò, il capo del popolo degli invidiosi Vincenzo….secondo alcuni, i loro vicini, avevano una capacità genetico mentale che loro non avevano..

e poi: ”essendo noi, invidiosi di natura, proprio non riusciamo a sentirci felici pensando alla contentezza degli altri, l’erba del vicino è sempre più verde per noi!” rispondevano i capi di popolo alle domande dei loro seguaci.

Il popolo degli invidiosi, non riusciva a contestare le filosofie spartane dei loro antenati che possedevano come spiriti la loro mente..i loro antenati erano infatti violenti e difficilmente erano diplomatici, si volevano per forza vincenti, erano quindi le loro mentalità antiche a renderli infelici..i loro capi spirituali consideravano debolezza il dovere accettare le idee filosofiche di altri popoli… infatti oltre che invidiosi,  i loro antenati erano mentalmente negativi e malamente superbi e si abbandonavano al divertimento di distruggere tutto ciò che non capivano…e quindi i loro discendenti, posseduti dai loro spiriti, erano resi sempre torvi ed arrabbiati.

Un giorno il capo del “popolo degli invidiosi” Vincenzo, si chiese mentre passeggiava per la città: “quale é il vero segreto della felicità?”…e questa volta lo chiese ai maghi, promettendo loro denaro se lo aiutavano…

“Come fare a essere felici…amici maghi? Siamo ricchi, abbiamo tutto, ma come vedete, questo non ha risolto i nostri problemi esistenziali, non ci sentiamo ancora felici!”

Un mago prezzolato, capace per denaro di inventare un qualsiasi ragionamento furbo, un mago amico e conoscente di Vincenzo, rispose alle sue domande intuendo il dilemma..infatti si trattava di un problema spirituale.

Egli disse “la felicità sta nel legame spirituale che essi hanno con il passato, la loro felicità sta nell’anima che li possiede e che si incarna quando nascono!”.

“Ah! è così…c’é un motivo magico allora..valuteremo anche questo!” rispose Vincenzo invidioso come era della felicità altrui.

Il capo del popolo degli invidiosi, tale Vincenzo, dopo aver parlato con i maghi concluse:

“Ci potremmo impossessare delle loro cose, ma secondo me non basta, ma è soprattutto della anima dei vicini che ci dobbiamo appropriare, ma come fare, come si fa a derubarli della loro anima?”.

Era vero, infatti nei corpi delle genti vicine, il “popolo felice”, era incarnata un anima saggia e sostanziale, che sceglieva sempre di accontentarsi e di non invidiare gli altri..era un dono che lo spirito di antenati intelligenti, aveva incarnato nel corpi dei loro discendenti…era questo il segreto della loro felicità…essi non erano reattivi e sempre meditavano l’oggi e il domani con benevolenza.

Il capo del popolo degli invidiosi Vincenzo quindi affermò:

”Non possiamo rubare la parte dell’anima che li rende felici a quelli, è impossibile, ma possiamo fare di più, possiamo renderli infelici più di noi..li possiamo obbligare  a ragionare come noi..consigliandoli ad essere influenzati dalle nostre idee..li convinceremo a farli ragionare come noi a nostro vantaggio!”…

disse ancora il capo :”di certo in questo modo non invidieremo più la loro gioia, perché essi diventeranno come noi dentro, noi già ci sentiamo infelici poichè non ci accontentiamo mai..ed dimostreremo che la vera felicità non esiste sul  nostro pianeta…ed è quindi un dovere accettare la realtà anche se è infelici…se saremo tutti infelici…potremo finalmente dire: “mal comune…. mezzo gaudio!..”

E così il capo del “popolo degli invidiosi” finanziò col denaro i suoi amici maghi ed essi inventarono..una scatola magica e la chiamarono: “ televisione a colori”.

Il capo del “popolo degli invidiosi” aveva comandato di sistemare sulla collina più alta della regione, un trasmettitore magico e aveva ordinato di regalare in segno di scuse, senza alcuna pretesa, molti televisori a tutti le famiglie dei popoli confinanti..

Dovete sapere che essa era una scatola rettangolare di plastica con uno schermo di vetro, che trasmetteva immagini in quantità, trasmetteva notizie e dibattiti coercizzanti, ideati da analisti e psicologi prezzolati, trasmetteva tele-films e giochi a premi, e trasmissioni in cui si discuteva di filosofie esistenziali…essa quindi dava consigli vari entrando nelle case di tutti a qualsiasi ora…ma erano tutti consigli che allontanavano i giovani dai padri…infatti propagandavano alle giovani generazioni  che erano in ascolto le loro filosofie aride, mettendo le loro vite tutte in competizione nel dovere di essere il migliore…quelle filosofie  erano le idee esistenziali del capo del popolo invidioso Vincenzo..che era uno spartano che si voleva per forza vincente e che non si perdonava mai niente.

Il capo del popolo vicino, il saggio Gualtiero, notando che i televisori erano gratis, ringraziò compiaciuto VIncenzo per il regalo, pensando che questo era un gesto di scuse per le cose dette dai loro vicini in passato, forse questo regalo era  stato deciso per favorire una pace più duratura tra i due popoli, il “popolo dei saggi” decise  ingenuamente di accettare il  dono e rispose:

”accettando i loro numerosi regali, dimostreremo di dare fiducia alle loro intenzioni di pace….”la pace innanzi tutto!” consigliava il  capo del “popolo dei saggi”…”in questo modo i furti e le cattiverie tra i nostri popoli termineranno..accettiamo quindi senza essere diffidenti il loro regalo magico..quello che è chiamato: televisione a colori!”

Fu così che il capo del “popolo degli invidiosi” tramite quello strumento magico “la televisione”, entrò spiritualmente nelle case e quindi nella mente di molti ascoltatori, riuscì  in questo modo finalmente a dare consigli anche alle famiglie dei popoli confinanti, mettendo in crisi i sacri consigli dei loro antenati, che guidavano spiritualmente la vita dei loro discendenti da secoli…

Gli spettatori furono molto spesso educati a disprezzare le loro origini poco ambiziose..poiché ritenute poco moderne dal resto delle intenzioni del mondo…tramite la televisione furono poi imposti modelli di bellezza femminile e maschile differenti, oltre che mentalità che consigliavano  di obbedire a “regole infedeli alla moralità” poichè non messe per iscritto mai da nessuno…fu incarnato nella mente degli ascoltatori, il dovere di avere uno stile ad ogni costo che avrebbe garantito una vita piena di belle cose ..meglio un ragionare e decidere in modo  coerente con la mentalità degli psicologi parlanti nella televisione…bisognava lavorare fino a 70 anni anche se si era ricchi..

La tristezza di vita di Vincenzo, il considerare stupido chi si accontenta,  si diffuse in quel mondo…tramite la televisione a colori..poiché si riteneva che solo una mentalità vincente poteva garantire benessere alla vita umana..

Molti ascoltatori si accorsero di gioire ogni giorno con meno intensità, si sentivano sempre più poveri nell’allegria e cominciarono anche loro, a sentire il bisogno di invidiare gli altri..ad esempio la gente più ricca di denaro oppure la gente ricca di virtù..

Questi nuovi convincimenti offendevano  la loro saggezza antica ed essi cambiarono quindi mentalità  e modo di giudicare la vita umana, a causa di aver ascoltato i messaggi della scatola magica chiamata televisione…era un vero e proprio lavaggio del cervello..

Essi cominciarono a non credere più nei pensieri e nei consigli dei loro padri e antenati..soprattutto i giovani cambiarono dopo anni modo di pensare e si abbandonarono  a nuove filosofie più opportuniste, ma purtroppo più malvagie nei riguardi dei deboli e degli anziani, bisognava essere per forza più competitivi nell’economia di qualcuno, solo chi è produttivo merita rispetto, ormai la televisione decideva cosa era meglio per loro, era diventata il loro giudice supremo:

”dovete capire che questo deve esservi simpatico e quello antipatico, potete fare questo se volete, non è vero che è sbagliato, ma l’importante è che non facciate quello..quello è proprio esagerato credete a noi..si può fare questo ma non quello!” diceva la televisione nelle case della gente..

In una trasmissione televisiva, il capo Vincenzo, parlò a proposito del poco e del tanto.
Vincenzo disse in televisione di disprezzare il poco e di volere sempre il tanto, nonostante qualcuno sapesse già che nella vita aveva vissuto il poco…per favorire il far capitare il tanto in noi..ma in realtà rendeva tutti invidiosi di qualcuno più fortunato..

Per allontanare quel  brutto ricordo da lui, Vincenzo diceva ad esempio che bisogna bere solo il vino migliore, ma in realtà rendeva infelice se stesso e quelli come lui, poiché aveva vissuto anche il poco divertimento, e mentendo in questo modo creava inconsapevolmente un senso di vergogna in lui , avrebbe dovuto dire invece che bisognava sopportare il poco e preferire il tanto, sarebbe stato più sincero con la sua vita..

E così chi aveva vissuto il tanto, ricevendo dei complimenti si unì spiritualmente a lui.

Ma questo era successo ad una quantità minima di persone, molti avevano vissuto il poco, quasi tutte le genti di quella parte del pianeta, diventarono per questo, pian piano infelici senza accorgersene, poichè disprezzavano qualche giorno che avevano vissuto…giudicando se stessi con pignoleria..

Tutti diventarono di conseguenza infelici..e la speranza di felicità dipendeva ormai dal giudizio degli altri alla loro vita…la televisione predicava uno stile di vita difficile per i tanti mediocri appartenenti all’umanità che fu divisa in due parti, la tristezza diventò collettiva e disturbava di conseguenza le piccole gioie che ogni vita privata donava…

Ormai la televisione consigliava, nonostante le poche capacità di molti, ugualmente di vivere tutti in modo perfetto…ma molti non sempre ci riuscivano, e quando non ci riuscivano, non sapevano sempre a chi dare la colpa…..e provavano un senso di fallimento in loro…e non erano più felici..

Molti ascoltatori  avevano perduto il legame spirituale con i loro antenati..lo spirito dei loro antenati adatto a loro non li consigliava più…si ritenevano ormai figli della televisione e di chi ci parlava dentro.

Tutti si dimenticarono come fosse il vero gioire, e come fosse allegra la dolce spensieratezza dei giorni passati e cominciarono, diventati vuoti nello spirito per aver allontanato la loro vera anima, si convinsero ad accettare ragionamenti non adatti  a loro, allo scopo di diventare tutti uguali nelle soluzioni, nella speranza di smettere di che preoccuparsi e se erano felici oppure no..in quanto  la vera gioia sembrava scomparsa dalla loro famiglia….

L’importante per gli ascoltatori, in quei giorni, era aver capito che finalmente oggi erano tutti uguali..nel bisogno di ottenere la certa uguaglianza di pensiero, in quanto la felicità sembrava ormai causata solo da questa coerenza..essere davvero uguali al modello sociale che offriva loro la televisione, era questa la loro sola speranza di piacere al criterio meritocratico di Vincenzo..

Molti erano i dubbi su come essere felici di chi aveva inventato la televisione…tale Vincenzo…ed ora quel capo con quello strumento aveva coinvolto nella sua confusione esistenziale nella sua infedeltà alla morale anche la vita spirituale di molte famiglie.

Il capo Vincenzo, era un infelice e non potendo diventare felice per le amicizie che aveva, aveva reso tutti insicuri di quello che erano, gli ascoltatori avevano bisogno di un esempio vincente che possedeva a loro giudizio charme e stile molto validi, e la televisione diceva chi era costui, la televisione ormai pensava e decideva per loro…”abbandonatevi al suo esempio unicamente valido!” diceva la televisione agli ascoltatori offrendo come esempio l’immagine del capo del popolo degli invidiosi…”osservate come vive da agiato e nel benessere!”

Ormai molta gente riteneva i propri antenati dei primitivi ignoranti non degni di dare più consigli ai loro discendenti e quindi si trovarono a confrontarsi con l’abilità di gente che loro non avevano mai conosciuto.

Si salvò da quel periodo di confusione, solo una persona, di nome Giulius, che non doveva essere del tutto giusto, altrimenti non si spiega, poiché si distinse all’improvviso dagli altri ascoltatori, in quanto di mentalità contro corrente e di indole molto indipendente, se egli aveva dimostrato inizialmente di accettare per un certo periodo di vita i convincimenti voluti dalla televisione, ad un certo punto aveva capito però che qualche consiglio dato da quella scatola magica, che lui riteneva una maledetta scatola , causava alle famiglie dubbi e rendeva vuota l’anima degli spettatori, poiché le idee che diffondeva erano spesso in contrasto con le origini delle loro famiglie.

Capito questo  quel sopravvissuto di nome Giulius, decise che le riforme esistenziali che consigliava la televisione non andavano seguite davvero in modo integerrimo..perché slegavano dall’influenza spirituale obbligatoria che bisogna avere con gli antenati e che questi hanno con i loro discendenti, era quel legame la vera ragione del segreto della felicità, esso dava loro una identità adatta alle loro capacità, secondo lui la interpretazione della vita consigliata dai suoi antenati, era veramente adatta a lui, infatti era consigliata dalla sua memoria genetica già sperimentata in loro, era custodita nel suo dna, bisognava solo crederci e saper ascoltare se stessi..

Capendo che la televisione di oggi era la causa che  rendeva infelice il passato vissuto..questo sopravvissuto alla mentalità individuale… preso da un improvvisa saggezza, prese la scatola magica e  la buttò via, distrusse così il suo ’elettrodomestico maledetto, e come?,  lo buttò dalla finestra giù nella strada, lo strumento esplose con un gran botto..ma fu una liberazione per la sua psiche…

Fu cosi che dopo qualche giorno di non poter vedere la televisione, egli tornò a pensare sulla sua vita come faceva tempo prima..ritrovando una miglior interpretazione del suo passato…e quindi tornò a sentirsi felice e più tranquillo..

Egli potè in questo modo tornare ad auto-convincersi del sapersi accontentare,  del diventare un giudice sostanziale di se stesso e dei i suoi famigliari.

Secondo lui, Giulius, l’uomo deve solamente giudicare se stesso in modo sostanziale e così parte degli avvenimenti della sua vita possono restare azioni superflue cioè comportamenti a cui non è obbligatorio dare un significato, essi non comanderanno mai il resto dei suoi giorni, e si  dimostrerà così un vero ravveduto…sarà quindi la sua esperienza di vita veramente valida, che lo ha reso esperto e insegnato alle cose giuste, a consigliarlo nelle scelte  dei suoi giorni futuri.

Nella sua ritrovata umiltà, quel sopravvissuto perdonò se stesso per i pensieri sbagliati che aveva avuto ..e gli spiriti dei suoi antenati tornarono nella sua casa e lo aiutarono a ritrovare il suo modo di giudicare tipico e gli permisero dopo qualche giorno di tornare a rendersi conto di quanto era felice, rendendo forti in lui i pensieri e i ragionamenti di una volta..

Ed a tutti gli altri ascoltatori della televisione cosa accadde?

Essi erano ormai perduti era come se fossero posseduti da un tornado e spinti da un vento impietoso nel dialogare a vuoto a volte di qua ed a volte di là.. essi si persero e diventarono ciechi ai problemi e la loro intelligenza non funzionò più come prima..poichè gli entrò nella testa qualcosa che li comandava in modo incoerente alla loro vita..li rendeva quaccherequa e timorosi della verità..

Il loro cervello non funzionò più come prima, erano diventati ormai televisori dipendenti, ed erano ormai plagiati dal parlare dei cosiddetti  “ esperti” che inculcavano con la televisione i metodi decisi di uno capo infelice e confuso negli ideali…in quanto iniquo e timoroso della verità…

Erano terrorizzati dallo scoprirsi un giorno privi di un valido “charme”  oppure pervasi da uno “stile” scadente di vita…guai se qualcuno lo avesse scoperto, una cosa simile, sarebbe stata la fine del loro piccolo mondo, temevano ormai il modello umano-macchina  consigliato dalla televisione.

E così Vincenzo capo del popolo degli invidiosi, avendo vinto i ragionamenti che rendevano veramente felice i vicini..dichiarò un giorno con tono trionfante dopo aver constatato la situazione con dei sondaggi: “la vera felicità nessuno ricorda più come è fatta..dirò quindi finalmente ..mal comune..mezzo gaudio!”

Torniamo a noi ed al nostro amato pianeta Terra.

Ora che abbiamo capito grazie al nostro telescopio gigante, cosa accadde su quel lontano pianeta..meditiamo per bene ..e decidiamo meglio per noi stessi e i nostri figli cosa ascoltare in televisione per non danneggiare il nostro senso della felicità.

Morale: bisogna imparare a ragionare con la propria testa..anche nel rischio di sembrare testardi..in quanto solo se i ragionamenti che abbiamo dentro sono veri e causati da una vita sperimentata..potranno renderci  felici.

FINE

Milano, Giugno 2012

autore: Egidio Zippone

Giudizio: interessante, originale, anticonformista

voto (da 5 a 10): 9

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Favole di Egidio: ad ognuno il suo ruolo..(per ragazzi)

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(racconto di tipo nero e bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 35 minuti..

FAVOLA DI EGIDIO..

AD OGNUNO IL SUO RUOLO

INTRODUZIONE: bisogna che la gente si accontenti del ruolo che ha in società, rispettando la sua parte nella vita, e credendo tutti nelle persone che sanno giudicare con giustizia, si otterrà in questo modo, che tutta la società vivrà in pace ..poiché la competizione eccessiva sarà dissuasa..

Favola: Ad ognuno il suo ruolo

Inizio

Favola: Ad ognuno il suo ruolo

Era sera nel palazzo del re …un palazzo ampio con molte stanze..con quattro torri e alte mura in sua difesa…che proteggeva un villaggio poco distante abitato da contadini e allevatori…

all’interno del palazzo…nella stanza delle feste…il musicista suonava il clavicembalo..e il re e la corte un pò rilassati, ascoltavano in silenzio la dolce melodia, ..dopo qualche brano  il musicista decise di terminare suonando  una  sinfonia triste per il finale, fatto questo sia alzò dallo sgabello e salutò con un inchino e fu applaudito.

Ci fu un po’ di silenzio e il re, vestito di abiti lussuosi, gran mecenate delle belle arti, all’improvviso disse:

“Allora messer artista scrittore, dico a te!” rivolto ad un cortigiano di bell’aspetto, ” lo hai terminato il racconto per il tuo re…..bene! ora che sta per iniziare la cena… raccontaci la storia che hai inventato per noi affinché noi possiamo rallegrarci e meditarla!”…”su artista scrittore di corte… su coraggio!” ..disse anche la regina……

l’artista narratore si alzò in piedi e cominciò il racconto…”così inizio mio re a raccontare la mia opera… mentre voi cenate  e vi compiacete dei sapori del buon desinare.”

ed il racconto fantasioso incominciò:

C’era una volta, nel mondo delle favole, un paese situato non molto lontano, dove viveva un re che governava un popolo felice.

Il re di questo paese era un re saggio e pieno di virtù, tra cui la bontà del buon giudicare, difficilmente nel suo regno qualcuno seppur ritenuto reo, subiva una pena traumatica quale la condanna a morte..infatti il boia aveva perso il lavoro perchè il suo era ritenuto ormai un incarico obsoleto…

Era quindi un regno da sogno..dove tutto era pace e coerenza…

C’era un grande palazzo e tutto intorno il paese circostante…un fiume attraversava quelle terre lontane portando vita e ricchezza per i campi.

I contadini allevavano mucche e ovini..e tutti erano felici.

Tutti avevano un lavoro per guadagnare che gli permetteva di vivere, così avevano da nutrirsi e da dormire..e tutti di conseguenza stavano bene.

La corte del re Libero, tale era il nome del saggio sovrano della favola,  era composta da molte figure tutte importanti …ed il re riusciva mantener loro nella amicizia a lui ed a far restare devoti tutti, essi collaboravano, pur con compiti differenti tra loro, alla pace del regno la loro funzione era apprezzata da tutti….e per portare fortuna al regno ogni sera nel cortile del palazzo, il re pretendeva da ognuno di loro uno strano rituale psicologico..ogni figura a turno doveva affermare il proprio “pensiero di forza” ed esporlo agli altri..si creava in questo modo in quella corte, uno spirito di gruppo fatto di personalità alternative differenti ma ugualmente amiche..che tanto piacevano al re Libero.

Il  re prese questo nome al momento della sua incoronazione in quanto voleva che il regno fosse governato da saggezza, libertà, e pluralismo di intenti, di questo informò la sua corte e i suoi pensieri erano cosi chiari e  pieni di luce..che tutti obbedirono ai suoi comandi:

Il re enunciò il suo pensiero di forza e disse questo: “io sono il potere….che garantisce la libertà ad ognuno… tutto mi è possibile grazie a voi tutti…. io sono l’esempio migliore..garanzia di giustizia per tutti..con le mie molte virtù che consigliano la mia saggezza io posso governare…”

La regina affermò il suo..pensiero di forza e disse:…”vivo dei favori del re..io posso scegliere di non soffrire dei miei errori, devo solo piacere a Lui il re..e molto mi sarà perdonato”

La maga di corte enunciò anch’essa:” del giudizio altrui non mi importa..risolvo i problemi con la suggestione della mia magia”

L’Artista di corte affermò: “con la mia arte libera istruisco e rendo interessante e divertente  la vita di corte risolvendo con la prosa i problemi legati all’esistenzialismo umano”

Il prete confessore disse: “solo la fede in una divinità  può dare felicità alla vita e non renderci schiavi del peccato”

Il frate erborista suo amico disse umilmente. “Io mi voglio santo ed eremita e metto la mia esperienza erboristica al servizio del re che in cambio farà beneficenza per i poveri.”

Il Primo ministro che si occupava della economia del regno, avanzò dinnanzi a tutti e disse:” la sapienza da buoni consigli e li metto al servizio del re…delibero e faccio riforme delle leggi per aiutare il re nel governare il popolo.”

Il cavaliere quando fu il suo turno sguainò la spada e affermò: efficienza in battaglia..difendere la libertà… mi meriterò il rimprovero se avrò poco coraggio nel riuscire a difendere gli ideali di libertà e di onore.”

I soldati del cavaliere allora tutti insieme enunciarono: “obbedienza e devozione al cavaliere e al suo re”

l’Alchimista e farmacista: “guarisco tutti i mali con serietà e onestà con i miei medicinali in quantità”

I nobili con modi gentili: “siamo la coscienza del re..e noi vogliamo una immagine sana e seria del regno..e rappresentiamo il buon gusto del re”

Le Dame di compagnia: “siamo istruite e di compagnia ringraziamo chi ci ha nominate”

i Paggi: “coi nostri modi obbedienti rallegriamo e serviamo tutta la corte”

Il buffone di corte con atteggiamento burlesco: “ridere e rallegrare tutti..e dei problemi causati dalla mia satira non mi devo preoccupare..”

I servi di corte (maggiordomi, camerieri cuochi e cocchieri) tutti con un inchino: “umiltà e nostra bravura rendono l’assunzione sicura”

I cacciatori in divisa: “la nostra attività fisica è al servizio del divertimento del re…al suo servizio mettiamo i nostri cani e il nostro arco per cacciare insieme a Lui cervi, orsi e volpi..possiamo avere errori, la preda ci sfugge….ma saremo sempre stati buoni genitori con i nostri figli”

I rappresentanti del popolo: “viva il re…. viva la regina..loro sono causa di nostra felicità sopraffina”

Alcuni Ospiti invitati a corte:” chiediamo gentilmente ospitalità e protezione al re e alla sua casa ricambiando Lui con la nostra educazione”

Il condannato alla gogna che sta nella gabbia del cortile dichiarò urlando: “Ho sbagliato ed è giusto che io sia punito..sono rassegnato al mio destino di essere privato della libertà”

I pastori e gli allevatori del villaggio dissero : “doniamo i frutti del nostro lavoro al re! lui è il nostro protettore!”

“Bene tutti bravi….dopo aver ascoltato tutti quanti..sono contento che voi tutti ricordate i vostri ruoli e  impegni e doveri con coerenza…ogni ruolo anche il meno importante va vissuto con amore di causa  e di coscienza!”..

disse il re….”sappiate comunque che la mia abilità e capacità al compromesso, mi hanno permesso di diventare re, e grazie a voi riesco a creare un comune accordo tra i differenti ruoli al fine di governare nel  migliore dei modi il nostro regno”…alle parole di gratitudine del re …tutti i presenti fecero un inchino ringraziando a loro volta..e ci fu un brindisi alla salute del re e della regina…dopo di che tutti tornarono alle loro faccende quotidiane..

Giorni dopo

il re della favola un mattino quando il sole non era ancora alto all’orizzonte, come da accordi precedenti la sera prima con i cacciatori che lo servivano,..partì per una giornata di caccia…il capo dei cacciatori gli aveva promesso un bel cervo…armato di arco…il cacciatore condusse il re e alcuni nobili suoi cortigiani seguiti da alcuni soldati di scorta..nella foresta magica..per cacciare e divertirsi facendo ginnastica con una giornata tutta a cavallo ed all’aria aperta.

Il gruppo di cacciatori entrò nella foresta…

Subito un volo di corvi e uccelli vari si alzò tutto in torno..starnazzando ed emettendo il loro richiamo spaventati dagli intrusi.

I cani correvano fiutando la preda..e i cacciatori dietro di loro chi a piedi chi a cavallo correvano anch’essi…il re Libero attendeva che si trovasse un cervo per colpirlo con il suo arco come gli aveva promesso il capo dei cacciatori..il suo cuoco sapeva cucinarlo molto bene…ed al re piacevano le carni di cervo ben cotte ed arrostite…

I cortigiani al seguito e alcune dame intanto si raccontavano le leggende e dicerie sulla foresta magica e di quei misteriosi luoghi.. abitati dicevano le leggende da strani spiriti..

Raccontavano  di satiri e di fate..di troll…e di gnomi….”tutte baggianate per bambini.. tutte leggende..dicevano i cacciatori ridendo..queste cose interessano solamente la maga di corte…noi non ci crediamo…probabilmente esistono come esseri di spirito etereo… ma non sono vere persone…poi rivolgendosi ai soldati il capo dei cacciatori disse: “in realtà quelle voci e quei suoni che ogni tanto udiamo camminando nella foresta non sono altro che richiami di briganti e bracconieri un vero problema per noi…essi uccidono anche di inverno i cuccioli ed animali rari…invece noi cacciatori difendiamo ed amministriamo la natura della foresta..nutrendo e curando gli animali feriti ed affamati che incontriamo nel nostro girovagare per questi luoghi…cercando di mantenere un equilibrio alla esistenza della natura”

“Eccolo!” Disse ad un tratto un cacciatore…un bel cervo..degno di un re..si ergeva guardandoli incuriosito..poco lontano…spaventato subito si mise a correre avvisando gli altri cervi del branco..

Subito i cacciatori liberarono i cani che abbaiando si misero all’inseguimento…il re comandò il suo cavallo e si  mise all’inseguimento anch’egli…il cervo  spaventato fuggi insieme a tutto il branco..saltellando veloce tra gli arbusti che incontrava ed esso sembrava imprendibile.

Il re insieme al capo dei cacciatori e alcuni cortigiani si diresse invece dalla parte opposta della foresta..e d’accordo con gli altri aspettava che i cacciatori all’inseguimento ed i loro cani spingessero il gruppo di  cervi verso di loro..

Così fu infatti..i cervi inseguiti..correvano verso di loro spaventati….il re armò il suo arco…prese la mira…e colpì il cervo più grosso con una freccia..…il cacciatore e gli altri fecero lo stesso….colpirono anch’essi.

Tre furono i cervi colpiti dalle frecce dei cacciatori.

Fu così che la caccia quel giorno era riuscita…i cacciatori issarono i corpi degli animali uccisi su un carro dichiarandosi fortunati…il capo dei cacciatori si scusò con gli animali con una preghiera..ma il re lo redarguì…non c’è bisogno cacciatore che ti scusi…essi non sono persone…muoiono  e vivono e non sanno perché.

Una dama di compagnia  vedendo gli occhi del grosso cervo chiudersi lentamente e il suo corpo smettere di respirare, ebbe la impressione di avvertire il pensare del cervo avvilito dal dover morire… ma rassegnato al suo destino il cervo chiuse gli occhi..la dama salì a cavallo commossa e pensando agli animali uccisi pianse ed il suo volto divenne triste ”non pianga oh! signora ogni essere ha il suo ruolo sulla Terra, quel cervo accetterà come gli altri il suo sacrificio voluto dal re padrone di tutto”  disse a lei il re consolandola ”limitiamoci, ed è gia molto per noi, ad  non offendere la vita delle altre persone che sono esseri ancor più sensibili!” Detto questo spronò il cavallo e disse a tutti di rientrare a palazzo.

Un giorno successivo

mentre la corte si incontrava per i risolvere…i soliti problemi del governare il paese. Il re Libero, re delle favole… si dimostrava come sempre buon giudice del suo popolo e dei nobili, e con tale atteggiamento donava buoni e saggi consigli ai loro rappresentanti. All’improvviso il prete confessore chiese la parola:

“Mio sire!” disse il prete “se la cattiveria è male qui si esagera..

può forse la maga impedire al male di influenzare la pace del nostro paese..dico oh! maestà che nel tuo palazzo c’è chi esagera nel male”….la maga presa di petto così provocata obiettò subito…”anche io desidero vivere  in pace mio re!”…disse la maga.. la mia magia è l’astrologia, io studio le stelle, il sole e la luna e con le polveri magiche creo giochi di artificio in cielo..poi con elementi chimici in quanto mi intendo di alchimia confeziono elisir dai vari effetti al re graditi”……subito chiese al suo apprendista mago di porgere al re il libro di astrologia scritte da lei …”sono cose profane e non c’é certezza é vero..ma come vede maestà…quante volte ho rassicurato il re del suo futuro propizio che lo aspetta e puntualmente si è avverato…ricordi oh! re quanto ottimismo ti ho dato…in quel libro c’è scritto il futuro e cosa capiterà nel paese per tutto quest’anno.”

E continuò…”la positività della mia scienza è dovuta all’erboristeria e con le erbe curo molte malattie.”

“Sire! Disse il prete…”abbiamo un problema a corte…nel paese si sono ammalati dei bambini di anemia, le famiglie danneggiate accusano la Maga da te protetta di circuire i bambini del paese e una volta plagiati di  rapirli e di usare il loro sangue puro per alchimie magiche e  quindi sacrileghe..pensiamo che la maga di corte per rimanere giovane e bella, beva e si nutra del sangue di giovani bambini del villaggio e lo fa per non invecchiare!.”

Ci fu un mormorio di commenti pieni di stupore e di rimprovero nella sala.

“Quale infamia é questa..che la maga si discolpi al più presto di questo dire!” disse il re:

“Mio Signore! Rispose la maga tu mi conosci e sai quanto sono positiva e amica del popolo ..sai che non farei mai di quel che il prete inquisitore mi accusa..”

“Chiedo maestà che tu non creda a quel prete!.”

“Abbiamo le prove..nostro re”….dissero il prete ed il frate …”ecco in questi vasi di vetro che contengono sangue umano trovato tra gli intrugli della maga nel suo laboratorio di alchimia posto nei sotterranei del palazzo…”

“Che ha da dire la maga in sua discolpa?” Chiese il re annusando nauseato il profumo del sangue e di ciò che contenevano i reperti mostrati .

“Mai vidi quelle cose che ti han dato..e rinnego che esse mi appartengono”…si discolpò subito la maga

Il prete prese l’iniziativa e disse:

“noi pensiamo invece che la maga si intrallazzi con i demoni..e che quindi in questo modo porti sfortuna al regno causando  punizioni e disordine carestie e ribellione di popolo..e chiediamo che il re prenda seri propositi al riguardo.”

Il prete aggiunse deciso….”queste strane teorie e pratiche magiche allontanano dal vero amore cristiano!” e aggiunse..” non è con queste cose profane che si mantiene la pace e si curano le malattie…c’è il sospetto che ci sia il vero “male” dietro queste cose” …….

”se è male.. il vino finirà in aceto.. aggiunse il santo pellegrino, se è bene sarà vino buono al fine dobbiamo solo aspettare, che il re decida il destino della maga al fine di capire se le sue intenzioni sono di aceto oppure di  vino…il vino buono si deve tenere….mentre il vino cattivo si butta..

“Aspetta mio re! prendi la tua decisione con calma:” disse la maga.

“Non è così! e rivolta al prete la maga disse:”ma la felicità è anche suggestione” disse la maga…”ma il problema della gente è la paura del futuro che io posso risolvere con l’oroscopo e i tarocchi…vinta la paura di vivere e trovato l’ottimismo si è più contenti non vi pare?.

La nobiltà presente nella sala sembrava però adirarsi troppa era l’ingiustizia causata ai minori…erano notizie sconvolgenti..

“Calma! nobili cortigiani ad ognuno il suo ruolo” vedendo la sala divisa tra buonisti e giustizialisti…disse il re con tono calmo:….

“Al mondo c’è il bene ed il male ed io sono per il controllo pacifico di entrambi..il vostro sapere segreto ci permette di controllare sia il bene che il male portando giustizia in questo regno ed efficienza scientifica…ora smettete di litigare su …. dimostrate al re che andate d’accordo vi chiedo uno buon proponimento….infatti disse il re, il mago rappresenta il sapere profano e il prete la moralità positiva quella che recupera e non uccide…quella consigliata dalla divinità di amore tanto predicato che dice alla gente del popolo di accettare e rispettare il buon governo del re.

“Ma nostra maestà!” disse il prete che rappresentava la chiesa…”i bambini….indebolire nella salute degli innocenti bambini… per favorire riti pagani e sacrileghi…è certamente esagerazione..dove andremo a finire..se nel nostro regno i bambini che sono il futuro del paese non sono rispettati nella salute ed al sicuro..dove andrà a finire il perbenismo.”

Re Libero sentito questo…si alzò e si mise a camminare avanti e indietro per la sala…con l’intenzione di prendere una decisione saggia.

Più tardi ritornò sul trono..e disse: “decido.. e delibero avendo ascoltato le accuse e la difesa…che la maga sia esiliata oltre i confini del regno..e che viva sola e sperduta altrove… gli permettiamo di vivere…ma non qui..qui non potrà più tornare…e ci sia grata anch’essa..poiché per i fatti di cui è sospettata meriterebbe la morte per arsura di fiamma su pila di legni.”

La maga..incollerita rivolgendosi al suo accusatore…”prete scellerato io ti maledico!”..disse adirata.

Il Cavaliere ordinò: “I soldati conducano la maga ai confini del regno e li la abbandonino al suo destino.. questo sarà da farsi prima che sorga il sole di domani.”

E fu così che la maga fu esiliata con disonore..il re in realtà decidendo in questo modo..gli aveva salvato la vita……la maga capì che il suo re non poteva fare altro per lei…in quanto i suoi doveri di buon re nei riguardi del suo popolo ..gli impedivano di perdonarla…l’amicizia del prete confessore  e la sua stima gli servivano per consigliare il popolo alla desiderata  pace e portarlo al rispetto del suo governo che senza l’aiuto della chiesa è cosa molto difficile da ottenere.. egli con rammarico decise il suo allontanamento. .. così fu fatto con l’aiuto dell’obbedienza dei soldati…la maga fu esiliata…ed il prete pellegrino bravo erborista e conoscitore di elisir..sostituì la maga e divenne lui aiutante del farmacista del palazzo..con grande soddisfazione del prete confessore.

Della maga non si seppe più nulla per molto tempo..voci non certe dicevano che si era rifugiata in un paese occupato dai briganti…e che il capo dei briganti che la vide così bella se ne era  invanghito, la maga non aveva altre occasioni di tornare…ed aveva accettato l’offerta del brigante di diventare sua amante..il capo brigante era tale Cesare Guappo.

Passano gli anni

Dovete sapere che molto tempo dopo…un giorno in quel regno del mondo delle favole, il popolo cominciò a lamentarsi del poco denaro che circolava nel paese ..e molti furono le lamentele al governo ed al re.

Il re comprese il malumore della sua gente,  i loro affari andavano male c’era poco guadagno, e c’era molto pessimismo tra il popolo ..il re Libero si decise e  radunò la folla sotto il terrazzo del palazzo e parlò ad essa.

“Popolo! capisco il vostro problema… il raccolto è andato male…c’è la carestia nel nostro regno.. e non avete denaro per pagare le tasse..ma ho la soluzione…mi sono ricordato di una cosa…che i servi portino qui il forziere magico regalo della “regina delle fate”….che io aiutai con la mia spada quando ero un semplice cavaliere.”

I servi correndo portarono sul terrazzo il nero forziere di ferro…leggero e vuoto………a questo punto il re disse al popolo..questa è la soluzione ma ho bisogno dell’aiuto di tutti voi….. dovete partecipare anche voi alla magia con la vostra volontà….dite tutti e desiderate intensamente la seguente frase….”soldi vogliamo molti soldi e denaro  trovali subito cosi anch’io imparo..vanno bene anche le pietre preziose ma che siano numerose”  ripetetelo tutti per tre volte..e si rivolse al popolo con un gesto….il popolo ubbidì subito fiducioso….e il popolo tutti insieme  ripeté tre volte il ritornello… “soldi vogliamo molti soldi e denaro trovali subito così anch’io imparo..vanno bene anche le pietre preziose ma che siano numerose”  tre volte essi ripeterono all’unisono..e il re si rivolse al popolo con un grazie…a questo punto il re rivolto al primo ministro di corte egli disse “ministro ..ora apri quel forziere” …..il forziere fu aperto..ed a sorpresa di tutti..dentro non era più vuoto..il forziere era pieno di pietre preziose e gioielli di valore e denaro..il re ne prese una manciata e la distribuì dal terrazzo alla gente sottostante ..poi disse ai servi andate nella piazza e distribuite in modo ordinato la ricchezza del forziere al popolo, che si comprino da  mangiare e da bere e degli indumenti puliti…e il resto lo mettano da parte…visto tuttoquesto…tra il popolo presente ci fu un giubileo ovazioni da parte di tutti nei riguardi del re:

“viva il re ..viva il re…re Libero è molto generoso….lunga vita al re!.”

Il prete del palazzo parlò al popolo e disse: “sappiate che questa è la provvidenza del Signore..non siate avidi e come dice il proverbio: chi è saggio si accontenta e amministra bene quel che ha ricevuto in dono!.”

Ci fu un applauso di tutta la corte e il re disse: “anche questo problema è risolto”..tornò sui suoi passi attraversando tutta la sala e si sedette sul trono vicino alla regina..con un gesto del capo ringraziò il primo ministro e  disse ai servi di offrire da bere a tutti.

Il re disse al buffone: “buffone rallegrami…..fammi ridere con una tua storiella comica”

“La tua saggezza mio re, è grande come la presunzione del cavaliere che vuole combattere battaglie ma ogni tanto si prende i calci nel sedere.. a causa dei briganti che non riesce a catturare egli ha molto da fare ..ah ah ah..”disse il buffone ridendo del serio cavaliere..che subito innervosito per tale affronto dinnanzi ai suoi soldati …mise la mano sulla spada e si accigliò per intimorire il giullare e  portarlo al rispetto..subito il buffone fuggì e si nascose dietro il trono….e disse al re spaventato “chiedo aiuto a te mio Sire egli mi vuole trafiggere!”…”stia calmo e quieto il cavaliere disse il re..il buffone vuol solo scherzare..tutto il regno sa quanto sia importante il cavaliere per la pace di questo paese..egli è il terrore dei nostri nemici…mi ricordo..disse rivolgendosi ai nobili…. che egli era un semplice soldato di origini umili e tanti anni fa e partecipò al torneo delle armi…. vinse ed io l’ho premiato con il titolo di “cavaliere del regno” e capo dei miei soldati” e continuò ”non mi hai mai deluso oh! cavaliere, da quando sei cavaliere mi hai servito in battaglia con onore….. meriti i complimenti del re!”…il cavaliere si calmò e dimostro la sua gratitudine con un inchino al re…”e tu buffone non aver paura fai ridere sempre… a questo servi….. mi hai divertito con la tua satira…tieni questo boccale di vino..e bevi ranquillo.” Disse porgendo il boccale allo sbruffone saltimbanco …che bevve sbrodolandosi sulle vesti variopinte che aveva indosso..

Sentito questo il primo ministro obiettò …Tutti parlano bene del buon Re Libero e della sua saggezza nel governare… disse il ministro con tono istruito  ma non dimenticarti dei miei consigli “chi vuol sempre la guerra per coraggio dimostrare e ne trae profitto da essa… è cattivo consigliere!” disse alludendo al cavaliere….”bisogna solamente difendere il nostro diritto alla pace..aggiunse in fine….”dici bene nostro primo ministro” disse il re “ma io sono buono con i buoni e cattivo coi cattivi..e questo al mondo lo san tutti…al mondo ci sono anche le serpi e con le serpi ci vuole il bastone!”…il primo ministro intuì  e dopo un po’ di silenzio rispose…”si mio re sei tu il più giusto tra noi!”.

Allora i nobili parlarono al re “noi vogliamo che il re sia sempre moralmente sano e tenga alta la vanità del regno evitando adulteri e disonore”….e il re dopo aver riflettuto…..”a che serve il mio potere se non sono libero come gli altri”..”tu sei la nostra immagine sana oh! sire in te speriamo per l’avvenire!” dissero i nobili…”vi prometto che starò attento o miei nobili cari…..ma ricordate che il potere sono io..e che il popolo crede in me..quindi voi per rispetto del mio sangue nobile generato da mio padre ed  anche per vostra devozione a me dovuta sono certe che per queste cose voi mi perdonerete qualsiasi sbadataggine e terrete nascosto i miei panni sporchi..e infatti vi chiedo posso io commettere errori?…di certo io preferisco che i miei piccoli sbagli fossero invece per mia autorità accettati da voi come libertà.. quindi consolato da tutti voi in segno di fiducia e di amore per me chiedo questo..comunque é ritenuto da me consiglio e da parte vostra dovere e devozione  tenere nascosti i miei peccati, dimotrando.. tutela della mia vita privata… i momenti immorali da me commessi siano tenuti nascosiin favore della mia immagine seria..chi di voi preferirà accusarmi non si dimostrerà amico.. ne del mio.. ne della regina…sarà definito un traditore del ruolo che ha..infatti io dico…. come si dimostra la fedeltà alla corona?  non certo se del rimprovero fate dottrina..credetemi la fedeltà alla corona si dimostra con la comprensione e la fiducia….anche il re può sbagliare miei nobili e il nostro prete confessore presente a corte é utile anche a me come a voi molte volte…vi prometto che allontanerò il demonio tentatore con il suo aiuto….serve a questo il clero a mondare l’anima ed a tornare positivi..chiedo quindi a voi fiducia in nome della mia discendenza nobile…voi miei cari nobili dovete riguardo e comprensione alle mie debolezze.. siate quindi comprensivi in nome dei sacrifici che i miei antenati si causarono per il bene del  regno..per merito loro abbiamo ottenuto gloria e prosperità economica e importanza internazionale.

Infatti il prete confessore prese la parola a disse ai nobili..”non esiste perfezione a questo mondo….infatti anche il re si confessa tutte le settimane  e si può confessare come tutti …e sottointeso  quindi che anche lui può commettere errori…tutto è relativo a questo mondo!.”

“Vi assicuro Signori e che il popolo lo sappia..che il re Libero è in grazia del Signore ed i Santi beati che lo proteggono fanno bene ad aiutarlo nella vita” disse il prete

A questo punto il re disse “si faccia avanti il maestro d’arte..l’artista di corte …

un tipo ben vestito si avvicinò…..mi dica sua maestà sono qui per voi….”come vanno i lavori per l’affresco della sala delle danze?..”bene maestà! disse l’artista con un inchino… l’affresco è quasi ultimato e presto sua signoria lo vedrà…ho gia dato incarico ai miei aiutanti di ultimare i colori delle immagini raffigurate ….ma le dico sire, ricordando il grande mecenate che voi siete, che voglio ringraziarti per la protezione che mi avete dato….e  ripago voi signoria con questo quadro dove ella é raffigurato con la consorte sua regina…

“presto voglio vederlo!” disse la regina incuriosita ….e dopo averlo visto..”bello..molto bello bravo! … dopo aver osservato l’opera con attenzione…. lei è veramente un grande artista e nessuno crederebbe  che mani poco nobili e di origini plebee …mani nate dal popolo….strappate all’agricoltura……fossero cosi capaci di tanto buon gusto e abilità artistica….ben ti ringrazio artista di corte il tuo regalo è gradito…disse il re….si mio sire ho molto studiato alla scuola del maestro di arte del paese e sono molto contento che vi piaccia…infatti io re.. sentii parlare di te ..eri il migliore .per questo ti ho invitato alla mia corte…bravo continua cosi…e crea stupore con la tua arte!” disse il re porgendo il braccio ed ottenendo il bacio della mano dall’artista.

E così parlando il tempo trascorreva veloce e piacevolmente alla corte del re Libero.

in quel tempo era giorno di udienza e alla corte del re si presentò una maestra di scuola con i suoi dieci allievi tutti bambini..provenivano dalla scuola del paese nel parco della città.

Miei cari bambini disse il re…a cosa devo la vostra visita?

“Signora maestra mi illustri la sua presenza”….chiese rivolto alla donna che gli accompagnava.

“Io ed i bambini maestà vogliamo ricordare a Lei e alla corte che ci sia sempre la pace nella nostra città..e che nessuno soffra la fame..i nostri bambini possano giocare e divertirsi e vivere spensierati tutta la loro infanzia..in quanto è giusto che solo in età adulta si abbiano dei doveri di severa educazione e comincino quindi i problemi… quelli veri!” e qualche bambino aggiunse:”….noi vogliamo restare sempre bambini!”….. dissero i bambini e consigliati dalla maestra…”vogliamo giocare e imparare sempre nuovi giochi e studiare sui libri..soprattutto quei libri che raccontano le favole!”.

“Son certo che voi siete i bambini più buoni di questo paese da voi dipende il futuro del paese..ma io quando ero bambino mi ricordo non volevo invecchiare e mai volevo lavorare e sempre volevo giocare con i miei amici…prometto a voi bambini che ci sarà sempre la pace in questo regno e che non vi mancherà niente e potete dormire tranquilli…. nulla disturberà la vostra spensieratezza.” disse il re..

Poi all’improvviso il re batté le mani… e sopraggiunsero i servi ed al comando del re..i servi portarono numerosi dolci e gelati e succhi di frutta per i bambini..e tutti bambini allegramente dissero incoraggiati dalla maestra “..viva il re…viva il re..viva il re… il re è buono…viva il nostro re  Libero.”

E il re si compiacque nuovamente della pace del suo regno da sogno..e si rallegrò.

La fama di re Libero si diffuse in tutto il mondo

Dovete sapere che si diffuse in tutto il mondo la fama del re Libero di buon governatore e molti furono i commenti positivi..ma purtroppo tra i paesi confinanti alcuni regnanti ebbero invidia di lui.

Tra i tanti paesi in cui la fama del Re Libero giunse…c’era un paese governato da un popolo di briganti e incolti e molto villani.. che venne a sapere delle ricchezze del regno del nostro re Libero e del suo forziere magico…..il capo dei briganti si chiamava Cesare Guappo…ed una Maga punita con l’esilio dal re..aveva trovato  rifugio nel suo paese che egli comandava  con egoismo e opportunismo ..la sua gente villana  volgare e gretta.. era tenuta tranquilla dai suoi numerosi briganti burberi e minacciosi… quella gente viveva nel terrore ed era affamata dalla povertà…i briganti mettevano loro paura e gli impedivano di ribellarsi…e il popolo di quelle terre era un popolo triste…e sempre tenuto in povertà in una eterna carestia…in quel paese malvagio governava il terrore.

Il capo dei briganti tale Cesare Guappo voleva impossessarsi della ricchezza dei paese a cui confinava…”Si! Tu comandante dei briganti devi sapere che il segreto di re Libero..è un forziere magico..da cui il re ottiene ricchezza e con essa amicizia e rispetto dal popolo..il tuo paese confinante ha facile mezzo per invaderlo visto le sue forze  ed  il coraggio senza scrupoli dei tuoi briganti permetterà di rubare il forziere magico.”

La maga e il brigante avevano eseguiti sortilegi e magie per portare sfortuna e problemi a re Libero…e furono essi la causa spirituale della carestia e della cattiva economia che si era manifestata precedentemente nel regno di re Libero.

Il Comandante dei briganti lusingato dalla maga, che aveva giudicato coraggiosi e crudeli i suoi uomini  pensò e ripensò come fare a distruggere l’armonia e quindi la fama del re Libero di cui lui era molto invidioso…egli voleva diventare re.. al posto di Libero..era ambizioso e ladro..e tendeva a taglieggiare i paesi confinanti intimorendoli…i quali per mantenere la pace con lui..temendo una lunga guerra.. offrivano annualmente tributi e regali a Cesare Guappo..

Ma ora che la maga esiliata gli aveva rivelato un segreto..il  segreto del forziere magico di re  Libero..egli sentiva nascere in lui un forte ambizione.

Per molti anni aveva nutrito questo sogno..sposò quindi la maga e la nominò regina dei briganti..

Dopo aver molto pensato, Cesare finalmente decise un giorno.. ebbe l’idea adatta a spargere disordine nel regno vicino…..per ottenere il suo scopo anche questa volta occorreva l’aiuto della magia..e quindi ne parlò alla moglie maga… “qui ci vuole la tua magia” gli disse il capo dei briganti..e la maga obbedì e studiò libri magici per  evocare con il suo potere  e con un sortilegio uno spirito nero del male…

Imparatolo entrambi scesero nei sotterranei del palazzo..un palazzo dimesso e mal custodito… insieme essi evocarono il male….e il male si mostrò…. apparve a loro in una  nube di vapore nero “il drago del discordia e del litigio”..

Il capo dei briganti Cesare vinse la paura di tale creatura.. ed ordinò al drago di recarsi al palazzo del Re Libero per disturbare la sua fama di bravo regnante e per indebolire il suo governo…e creargli così nemici interni  alla sua corte, che poi lui  Cesare avrebbe istruito a dovere per tentare in seguito il colpaccio…il drago dovrà dividere  e disturbare l’organizzazione di quel regno pacifico…spargendo zizzania ovunque avrebbe così permesso a Cesare di avere partita facile in battaglia con i soldati del re e con l’aiuto dei  suoi briganti avrebbe invaso e dato al saccheggio quel ricco regno confinante…e poi ne sarebbe diventato re legittimo.

Il drago evocato dall’inferno con voce roca  ….disse: “ti obbedisco oh! malvagio padrone..e come per magia in quanto spirito magico…..prese le sembianze umane di un ricco commerciante del paese..

“Andrò in quel paese ai confini del tuo ed eseguirò quel che mi hai ordinato padrone”…rispose il drago diventato una persona al capo dei briganti…”sarà fatto come desideri..ma ricordati che in cambio voglio ed esigo che tutti i bambini di quel regno che di certo conquisterai..che saranno sacrificati a me a turno!”…”é questo uno dei miei scopi malvagi.” affermò la maga..

Il drago tramutato se stesso  in un finto commerciante, si incamminò per il suo viaggio che aveva come destinazione: il regno di Re Libero.

L’intrigo

Il palazzo gli apparve oltre la collina..e la sua carrozza trainata dai cavalli si inerpicò su per la salita adornata da olmi giganteschi…che portava al palazzo del re..”siamo arrivati” disse il cocchiere allo strano passeggero.
Il commerciante si avvicinò all’edificio… le guardie lo fermarono alle porte ed egli chiese loro di avere udienza con il re… ….”voglio portare al vostro re un regalo ed i saluti del  governatore del mio paese chiedo di entrare a palazzo!”…lo straniero fu accontentato…. E fu condotto per un lungo corridoio adornato di arazzi e armature medioevali..finché raggiunse l’ampia sala dove era situato il trono del re  e la sua corte.

Si avvicinò al trono del re..si inchinò e disse furbescamente: “oh! saggio re..sono giunte a me le voci della tua fama di buon regnante…e sono qui in viaggio di affari..e ne vorrei approfittare per averne certezza di questo e conoscerti..intanto accetta questo regalo da me..uno scettro di oro e pietre preziose di molto valore..dove sta scritto qui..stampato su…”al ruolo più utile al buon governo del regno”….”siccome credo che sia tu il più importante di certo..di certo sei tu la fondamenta del tuo governo…..chiedo in cambio di restare alla tua corte come ospite per un pò  per capire di quali qualità essa vive e contribuire anch’io a diffondere la tua fama di re giusto nel mondo”..di queste parole fu lusingato il  re …del finto commerciante…il re Libero non ebbe sospetti..

“Bene ringrazio!”disse re Libero..non capendo ancora la falsità che l’ospite nascondeva…. sarai ospite della mia corte e ti ringrazio del tuo regalo..mi è gradito..prenda posto quale ospite al seguito dei nobili di corte!”…disse il re a tutti i presenti.

La sobillazione causata dall’impostore

Il finto commerciante, che ricordiamo era un drago mandato dal capo dei briganti alla corte del re per spargere zizzania…cominciò subito il suo infame incarico di sobillatore della pace..

Si avvicinò ad un gruppo di nobili….e disse loro..ma voi siete certi che il re sia degno di fare il re…forse tra i nobili di certo c’è qualcuno più idoneo a questo compito…forse un altro nobile meriterebbe di diventare re.. chi di voi avrà il coraggio di tale ambizione..a me personalmente il re sembra un ruolo inutile..il peso morale lo tiene la corte dei nobili..quindi pensateci…chi ha secondo voi il ruolo più utile per il  regno?

Si spostò nella parte opposta del sala..e si avvicinò al cavaliere ed ai soldati..oh! coraggioso cavaliere con il tuo valore e con i tuoi soldati potresti vincere qualsiasi resistenza e con la forza comandare l’intero regno…anche tu potresti essere il re…è forse tua la parte più importante del regno?

Poco più in là stava sostando il primo ministro..subito il traditore camuffato vedendo solo il ministro..gli si avvicinò e gli mormorò..secondo me il re non è in grado di governare…sei senz’altro tu la sua saggezza..anche tu potresti essere il re…mi dimmi la verità tu ti consideri più importante del re?

Alla regina il finto commerciante si avvicinò e le disse: tu sei la regina cosa se ne fa il regno di un re..prendi tu il potere nelle tue mani e diventi tu l’unica regnante…secondo me sei tu la figura del regno più importante.

Infine si avvicinò al sacerdote capo della chiesa del paese..e gli disse….questo paese e molto devoto alla tua divinità..potresti essere quindi tu a governarlo….forse la tua divinità vuole che sia un rappresentante del clero.. la persona più importante del regno.

Infine  si avvicinò ai servi e si fece servire da loro da bere…e osservò il loro lavoro ..chiedendo loro…ma il vostro re merita di essere servito come un re..forse ha commesso errori…non é quindi migliore di voi!…

fu così che tutti come per magia, cominciarono a mormorare alle spalle del re… del mormorio della gente che parlava e discuteva della vita del re si sentiva il brusio e il borbottare ovunque..mettendo in questione continuamente gli errori più nascosti del re e interpretando falsamente il suo dire….ormai il traditore aveva sparso con una magia  molta zizzania a suo modo per tutta la corte…c’era riuscito…il re ormai era solo.

Le persone della corte commentavano: “cosa voleva dire quell’ospite sconosciuto…forse che il re non è più in grado di governare…forse lo sconosciuto sa  qualcosa che noi non sappiamo…forse il re non è sano davvero…indaghiamo…forse si prende troppa libertà ..forse perchè è peccatore?”

Il buffone sentito dire dai tanti questo parlare..che l’autorità del re era messo in dubbio….preoccupato per il suo re unico suo protettore…si avvicinò e disse al re servendogli da bere…”maestà la tua corona  vacilla…brutti presagi all’orizzonte…hai portato una serpe nel tuo nido..lo credevi amico e non lo é!.”

“Dici davvero mio buffone….forse la corte ha pensieri malvagi contro di me?.Stai forse scherzando come tuo solito….vedrò di capire cosa nasconde questa tua ironia.”

Si alzò e si rivolse a tutti deciso a capire se i suoi sospetti erano fondati.

Nobili e signori del palazzo mi è giunta voce che qualcuno trama una congiura nei miei riguardi..calunniando il mio operato…qualcuno vuole indebolire il mio ruolo di essere il migliore presso di voi…allora vi chiedo…siete voi a me fedeli?

“SI! Sire noi soldati siamo fedeli a sua maestà!” rispose subito il cavaliere…. Ma devi sapere che qualcuno parla male di te a corte.”

“Oh! che triste presagio..vi credevo tutti amici..e sufficiente così poco..ad allontanarvi da me..a non fidarvi più di me?”

Ricordate quel che hanno fatto i miei padri i miei antenati…che liberarono dal disordine il paese e ci instaurarono un regno di pace e di benessere.

Ognuno di voi ha un ruolo..a me molto caro….la vostra devozione mi ha permesso di governare questo paese con molta bravura…ora qualcuno vuole sobillare la rivolta…mi sembra strano..la mia fama è infangata da qualche voce di serpente.

Ma la mia personalità, il mio coraggio..i miei  modi decisi si opporranno a questo suo infame obiettivo.

E voglio risolvere la questione al più presto.
Ai nobili chiedo riguardo in nome del mio passato e del bene che la mia famiglia da secoli ha fatto per il nostro paese.
Al cavaliere e a suoi soldati chiedo fedeltà e il bacio della mano..affinché ritrovi la mia fiducia in lui..e si ricordi che mi promise fedeltà quel giorno quando lo nominai comandate dei soldati…

“subito mio sire ti dimostro la mia devozione alla tua maestà”…il cavaliere con un inchino bacio la mano del re davanti a tutti..

Al prete confessore che mi incoronò e conosce di me tutti i segreti…ricordo la mia devozione alla causa nobile di difensore della fede e della chiesa..come promisi al Signore..il giorno della mia incoronazione… e lui sa che sono ancora degno di questo.

Dal primo ministro pretendo saggezza nel comprendere che sono io lo “spirito utile” che tiene unito il regno.

E infine al popolo il re disse affacciandosi al terrazzo..”ricordate che promisi buon governo..e mai tradii i suoi interessi materiali..che dunque il popolo difenda il suo re dalla congiura.”

“Viva il re… viva il re…rispose il popolo vedendo la sua figura apparire alla finestra del palazzo….egli é degno di governare in quanto è un giusto!”…disse il popolo…viva   Re Libero.

Contento di questo il re si rivolse alla corte…”Che mi sia detto al più presto chi è che infanga il mio nome ed il mio potere sul trono.”

Subito i nobili parlarono e dissero:..”è un ospite… il commerciante dello scettro in regalo..egli ci dice continuamente che anche senza di te… oh!  re il buon governo è fattibile ..ma noi sappiamo che tu sei un simbolo di pace che unisce tutto il regno… sei tu oh!  re lo spirito che unisce il regno con la sua buona immagine…

Il re si compiacque di questo dire  e disse “grazie miei cortigiani!”.

“Che l’ospite ingrato confessi la sua colpa!” ordinò il re:

il traditore fu portato malamente spintonato dai soldati innanzi al re ed all’ospite ingrato non restò che ammettere:

“ebbene si son sincero… io diedi a te lo scettro della figura più utile al regno…ma ora ci ripenso e dico che lo scettro lo merita un altro…ad esempio il cavaliere..che ne dite voi tutti?”.

“Mai!  tradirò il re…disse il cavaliere….vile marrano dovrai provare la mia spada se aggiungi ancora parola al riguardo!” e fece il gesto di sguainare la spada.

“Tu menti qualcuno ti ha messo contro di me… oh! ospite menzognero…..oh! persona traditrice della pace …rivela la congiura!” disse il re al finto commerciante guardandolo con severità dall’alto del trono.

Messo alle strette il finto commerciante disse. “Ebbene si! il capo dei briganti tale Cesare Guappo ..vuole il tuo disonore…ed io c’è l’ho con te…..il re adirato si rivolse ai soldati con tono deciso….cavaliere allontana dalla corte questo manigoldo affinché non lo uccida facendo torto ai miei modi gentili e ospitali….egli meriterebbe la morte…per quel che mi ha fatto…sia quindi rinchiuso nelle galere dei sotterranei del palazzo.

Spaventato l’impostore non si scompose e all’improvviso..si trasformò magicamente in una nube nera….e riprese le sembianze vere..ed apparve come sembianze di Drago… reso enorme dai lunghi denti e dalle zampe artigliate…e si avvicinò minaccioso al re…per divorarlo.

“Presto aiutate il re!” Dissero i cortigiani.

Subito il cavaliere ed i soldati corsero in difesa del re…..ma il drago era gigantesco e il suo fiato fiammeggiante ardeva tutto intorno…con la fiamma del suo alito riempi di fuoco la sala… il cavaliere, il più vicino alla bestia..  stava per soccombere alle fiamme e si difendeva con lo scudo..proteggendosi dalle fiamme e dando colpi di spada ma il lottare era arduo…ed  i soldati con le lance circondarono il drago e lo ferirono sui fianchi….il cavaliere riprese fiato e si avvicinò alla pancia del drago per trafiggerlo..ma il drago con gli artigli delle zampe anteriori lo spinse lontano..ma il cavaliere non si arrese e tornò all’attacco si avvicinò al drago e vi infilò con forza la spada nel fianco…ma il dragò non morì con stupore del cavaliere….il drago intanto con un colpo di coda scaraventò via due soldati contro la parete….fu a questo punto che il re comprese che il drago era un essere soprannaturale e quindi difficile da vincere..e il re disse : “prete! il drago è una creatura del male.. aiuta tu il cavaliere con il tuo consiglio del bene..fa presto!.”

Ed il prete si mise a pregare in ginocchio chiedendo aiuto alla sua divinità ….. ebbe così l’intuito miracoloso ..”posso dare solo consigli” disse il prete…si rivolse al cavaliere ”colpiscili drago al cuore e li la sua forza malvagia ..la sua magia risiede in quella parte del corpo…presto disse urlando il prete sempre rivolto al cavaliere…..il cavaliere lottando contro gli artigli al drago si avvicinò da fronte….con coraggio si difese dagli artigli delle zampe e dai tentativi di mordere del drago e con il grande scudo si difendeva dalle fiamme sprigionate dalla bocca della bestia….diede forza al braccio e con la spada stando in piedi …colpi al cuore il drago che emise grugniti di dolore…subito dalla ferita una nube di energia verde e grigia ne sfuggi…indebolendo il drago…contemporaneamente  i soldati con le lance colpivano dappertutto il mostro.

Ferito e umiliato e indebolito il drago tentò….di fuggire volando per la ampia sala.. poi si diresse sempre volando verso  la balconata fuggendo all’esterno…..il cavaliere ordinò: ai cavalli presto soldati all’inseguimento!…il cavaliere ed i soldati inseguirono  il drago che intanto era volato via fuori dal palazzo….era stato colpito da frecce e colpi di lancia sul corpo.

Il drago volò oltre la montagna della Indifferenza che circondava il regno….fino ai confini del regno…volò oltre la foresta magica.

Nel palazzo intanto si gridava alla vittoria..il mostro era stato vinto.

Il cavaliere ordinò al suo seguito…cavalchiamo intorno alla montagna… ho capito dove è diretto…. è diretto alla terra dei briganti…e li il suo rifugio.

Ferito e umiliato il drago infatti tornava volando da chi lo aveva evocato… avvilito dalla sconfitta e pieno d’ira per i colpi ricevuti pensando “non dovevo obbedire a quel tale Cesare…chi me lo ha fatto fare…volò oltre la foresta maledetta e  si diresse sempre volando dal capo dei brigante Cesare..per chieder a lui di lasciarlo libero dall’impegno ….che era un impegno fallito ormai..a causa della troppa onestà e fedeltà dei cortigiani nei riguardi del loro re Libero.

“Come mai sei tornato così presto” chiese il brigante Cesare….vedendo ferito il drago,  Cesare capì e aggiunse “sei ferito quindi?…buono a niente! .. hai perso..mi hai deluso…ora come soddisferò la mia ambizione di vita….vedi!” rivolto alla maga…”il tuo demone ha fallito..la tua magia è stata debole!”…la maga si offese e maledì il marito malvagio e ambizioso..il drago capì che era stato evocato da due “matti” schiavi della loro stessa  ambizione …lui il demone chiamato  “il drago della discordia” un principe dell’inferno obbedire  a questi stupidi mortali….ed un pò per il dolore delle ferite un pò in quanto adirato e offeso con il capo dei briganti….si avvicinò al capo Cesare Guappo ed in un attimo con un movimento del capo spalancò le fauci…prese prigioniero tra i denti il capo dei briganti..poi con un gesto rapido delle zampe con i suoi artigli prese anche la maga esiliata..la strinse per bene tra le dita unghiute delle zampe

Il brigante Cesare urlò per la paura…la maga restò senza fiato molta era la paura mentre il drago li tratteneva entrambi tra le fauci e con una delle zampe artigliate…il drago aiutandosi con le ali…si diresse volando per il grande corridoio del palazzo del brigante,,..volando incurante si avvicinò al piazzale  rovesciando statue  e mobili..continuò sempre volando via con i suoi due prigionieri…volò al di sopra del piazzale.

Intanto fuori dal castello i soldati del re Libero ed il cavaliere che li guidava stavano arrivando numerosi……il drago si impaurì …. temendo  che il cavaliere lo raggiungesse e pensando al dolore che il prode cavaliere gli avrebbe causato se lo feriva nuovamente ….prese in un attimo il volo versò il cielo e volò in alto con le sue forti ali e sempre tenendo i due prigionieri… volò all’interno di una nube nera che si era intanto formata nel cielo …una nube di tempesta di ecto-plasma nero e grigio che ruotava vorticosamente nel cielo.. tale nube era in realtà la porta dell’inferno….il drago entrò in essa e svanì in quella nube grigia tra lampi e fulmini e fuggì  tornando da dove era arrivato in un’altra dimensione portando con se i due sventurati il capo dei briganti Cesare e la maga esiliata e liberando senza volere dalla tirannia il paese sottostante.

Il cavaliere del re e i suoi soldati  entrarono nella città dei briganti e affrontarono tutti i malvagi che incontravano per strada prendendoli prigionieri, essi non vedendo più il loro capo e credendolo morto ….si spaventaronoo molto e  si diedero alla fuga, mentre tanti tra loro si arrendevano ai soldati.

“Vittoria! il nemico è vinto!”..urlarono i soldati.

Il cavaliere lasciò un presidio di soldati obbedienti alla città vinta… con l’ordine di impedire che i briganti ritornassero a stabilirsi  ….e ripartì per tornare  al suo palazzo a difendere il suo re ….il drago era scomparso..il Cavaliere aveva vinto…ed era contento di questo……

Al  palazzo del re.. il Cavaliere fu accolto come un vittorioso…dal popolo e dalla corte

E il Cavaliere fu proclamato eroe del regno..e fu accolto con un evviva dal popolo e dai suoi soldati.

“Lunga vita al re Libero gridava il popolo….viva il suo cavaliere!”

Da allora in quel  regno ci fu la pace…e tutti ebbero stima del Cavaliere che nonostante le origini povere si era comportato da coraggioso…e fu chiamato dal popolo…”il temerario”….e nessuno da quel giorno ne uomo ne demone….osò affrontare il re Libero…poiché grande era il potere e la fama del suo Cavaliere che lo difendeva..
Una divinità protettiva.. aiutò nel difendere il regno di re Libero da calamità e carestia…creando benessere e pace e portando fortuna a tutto il paese.

Fu così che dopo un pò di silenzio…l’artista di corte chiuse il suo libro…e tutti applaudirono la favola raccontata da lui..

La fine del racconto

“Ecco finito il racconto mio re!” disse l’artista di corte..”quale è il tuo parere a questa favola?”

“Bello! Bravo artista scrittore, mi sono divertito ad ascoltarti…un racconto molto bello..mi sono immedesimato…mi è piaciuto e so qual’è la morale”..ed il re si alzò in piedi per brindare…e disse:

“Ognuno ha il suo ruolo nella vita e se è contento di esso riuscirà ad essere felice..nella vita bisogna temere solamente l’inganno e l’invidia e l’inutilità…occorre fare la propria parte con dovere e sincerità nel nome della giustizia e della libertà…amare il proprio ruolo anche se per qualcuno non è importante… questo è il segreto della vita in pace..se il nostro giudizio sul ruolo che abbiamo è dignitoso grande sarà la nostra gratitudine alla divinità di amore che comanda la vita e porta la pace sulla Terra.

“Si! mio re” ..disse lo scrittore e narratore…”sono contento che tu abbia capito la morale del mio racconto”…e ricambiò il suo brindisi bevendo alla salute del re..

Seguì un brindare di tutti i cortigiani  alla bravura dell’artista scrittore..che fu ringraziato anche con un ennesimo applauso e l’artista ricambio con un elegante inchino.

intanto la cena era terminata da tempo ed i servi cominciarono a spegnere  le fiammelle delle torce del salone… subito la corte salutò e si ritirò piano piano nelle sue stanze ….la notte scese su quella parte di Terra e conciliò il sonno a tutti i suoi abitanti…mentre per i corridoi del palazzo il buio sembrava nascondere i risolini dei paggi comandati nelle loro stanze.

Il buon re dopo avere augurato la buona notte alla sua amata regina, si addormentò e sognò sogni di draghi, cavalieri e di fate…e le creature magiche del bosco nel suo sognare danzavano allegre per lui in suo onore.

Al di fuori del palazzo reale, intanto  la notte calma invitava la luna a proteggere i dormienti..gli animali notturni del bosco andavano a caccia di prede e sulle mura che circondavano il palazzo..le sentinelle armate sulle torri attente e ben sveglie ma annoiate, facevano la guardia  a tutto il palazzo, provando un pò invidia per chi invece riposava…ma erano sempre ugualmente obbedienti al loro incarico..

Fine

Milano, Settembre 2009

Autore: Egidio Zippone

Giudizio: serio, interessante

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: ragionare con la propria testa

Donkey Ride where four children riding a donkey, vintage line drawing or engraving illustration.

 

(racconto di tipo nero e verde)

FAVOLE DI EGIDIO

titolo: RAGIONARE CON LA PROPRIA TESTA

INTRODUZIONE: l’individuo umano quando ragiona con la propria testa, raggiunge sempre il suo obiettivo prestabilito, quando non lo fa e chiede consiglio agli altri, si trova spaesato e commette errori..

INIZIO

C’era una volta, nel mondo delle favole, un padre che disse ai suoi due figli, prendete l’asino e andate al mercato a venderlo e comperatemi con il denaro ricavato un cavallo tutto bianco, se il denaro non vi basterà aggiungete anche questo denaro che  adesso io vi dò..

il fratello maggiore di nome Claudio disse al fratello minore di nome Valentino di prendere l’asino che c’era nella stalla ed insieme a lui di andare a venderlo al mercato del bestiame che si svolgeva in città..

e così fu…e tutti videro il fratello maggiore e fratello minore camminare per strada portandosi dietro l’asino..

Cammina e cammina per la strada sempre a piedi, videro passare di lì due viandanti che dissero facendosi sentire dai ragazzi: “hai visto quei due hanno un asino e non lo usano, ugualmente si stancano nel camminare a piedi”

Sentito dire questo commento il fratello maggiore disse: “fratellino sali in groppa al nostro asino e continuiamo così poichè la gente mormora e dobbiamo ascoltare i loro consigli..”

e così accadde….il fratello maggiore a piedi ed il fratello minore in groppa all’asino..e così continuarono a camminare..

Cammina e cammina in questo modo per la strada, si udi qualcuno affermare ad alta voce:”che fratello ingrato è quello…solo lui  in groppa all’asino….secondo me manca di rispetto al fratello maggiore!”

presto!  presto fratellino ci hanno rimproverato di nuovo….dicono che mi manchi di rispetto..fai salire sullo asino anche me..così smetteranno i rimproveri!”

e così i due fecero….tutti e due i fratelli in groppa all’asino…e così continuarono per la strada..cavalcando l’asino..

Cammina e cammina..si udi dire dai passanti un altro rimprovero ad alta voce…questa volta era un rimprovero fatto da  persone sicuramente animaliste: ” povero asino!..e quanto sono crudeli quei due..tutti e due così pesanti sulla povera schiena dell’asino…vorrei vedere loro al posto dell’asino… che direbbero..ohibò!”

“Giusto!” disse il fratello maggiore stanco dei rimproveri…”fratellino facciamo così…scendiamo a piedi..e poi …io sollevo con la schiena la parte anteriore dell’animale e tu sollevi la parte posteriore dell’asino..vedrai che i cattivi commenti finalmente smetteranno!”

Fu così che i due fratelli entrarono in città e si avviarono verso il mercato portando sulla schiena il loro asino..

Accadde così…. che la gente che li vide arrivare transitando in questo modo disse: “quell’asino ha di certo dei problemi  di salute, vedete non ha nemmeno la forza di camminare con le sue zampe…di certo nessuno lo comprerà!”

ed infatti questo accadde quel giorno..tutti videro l’asino in groppa ai due grulli e nonostante era un bell’asino …nessuno lo comperò.

Fu così che il denaro non fu sufficiente per acquistare il cavallo bianco che desiderava il loro padre..ed i due tornarono alla loro casa sconfortati..

il loro padre venne a sapere dal fratello più piccolo tutto quanto,  e quindi disse rivolto al fratello maggiore:

“hai visto..se ragionavi con la tua testa invece di sentire i consigli degli altri..avresti raggiunto l’obiettivo a cui ti avevo comandato..caro figlio impara a ragionare con la tua intelligenza… in modo indipendente, diventa cioè un individuo umano..abbi fiducia in te stesso..

Morale:

Forse é meglio che i giovani imparino a decidere con la propria testa ed in modo indipendente..se si vogliono risolvere i nuovi problemi esistenziali causati dallo stile di vita con cui si consiglia oggi…bisogna ragionare con la propria intelligenza ed inventare idee nuove…sempre badando al fatto che le decisioni individuali non li metteranno contro le leggi attualmente in vigore oppure contro  la polizia… eviteranno in questo modo di finire chiusi in una prigione..

FINE

autore: Egidio Zippone

Milano, Dicembre 2022

giudizio: saggio, ottimista

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: la mucca bianca, il toro ed il ragazzo

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(racconto di tipo verde e nero)

FAVOLA DI EGIDIO

TITOLO: LA MUCCA BIANCA, IL TORO ED IL RAGAZZO

INTRODUZIONE: esiste più di una dimora nel mondo dei sogni, esiste più di un luogo di pace..dove ricevere protezione ed aiuti..

INIZIO

C’era una volta, nel mondo delle favole, un povero ragazzo di nome Enrico..che aveva diciotto anni di età..

i genitori di questo ragazzo, poco tempo dopo, si ammalarono e morirono a causa di una epidemia, solo Enrico invece guarì ma dopo qualche mese che era restato da solo, Enrico si accorse che era ridotto in povertà..

Fu così che il protagonista di questa favola, decise un bel giorno di mettersi in viaggio in cerca di fortuna..

Cammina e cammina per la campagna Enrico era stanco ed aveva fame ed si accorse che poco distante c’era una mucca tutta bianca che brucava l’erba di un prato..

Enrico pensò di bere un pò del suo latte per sfamarsi..

“mucca gentile,  mucca dammi un pò del tuo latte”..ripeteva il ragazzo mentre mungeva le mammelle della mucca aiutandosi con una scodella..

dopo aver bevuto il latte della mucca bianca, Enrico si sentiva stanco e si addormentò li vicino….poco tempo dopo Enrico si svegliò e si accorse che la mucca bianca gli stava parlando:

“devi sapere ragazzo che io sono una mucca magica, e siccome sei anche tu  una creatura del Signore della Natura, devi sapere che è giusto che tra le creature della natura ci si aiuta!” disse la mucca..

“ti vedo povero e triste, ragazzo mio, ed ho deciso di aiutarti” aggiunse la mucca bianca..

Enrico dopo aver bevuto un pò di quel latte, si sentiva  più forte e riposato..

“ti voglio aiutare caro ragazzo mio… seguimi al castello di mio marito!” disse la mucca…

il ragazzo stupito che la mucca sapeva parlare,  ma questo nelle mie favole è possibile, siccome non sapeva dove andare si fidò della mucca bianca e si mise a seguire la mucca che lo condusse dopo pochi minuti ad un castello situato nel mondo delle favole..su una collina..

il ragazzo arrivò al castello e la mucca bianca affermò:” ecco mio marito è di ritorno dalle sue avventure..ecco che arriva!”

ed il ragazzo vide arrivare da lontano una biga con le ruote trainata da ben sei mino-tauri che era guidata da un toro nero che stando su due zampe teneva le briglie della biga e nella altra zampa agiva con una frusta per far correre di più  i mino-tauri che la trainavano..

la biga giunse al castello e ne discese il toro ..

il toro che era di colore nero scese dalla biga e si avvicinò, saluto la moglie mucca e poi disse:

“chi é costui?”

il toro nero vedendo che il ragazzo aveva un atteggiamento  simpatico e piaceva a sua moglie mucca, si commosse poichè era un buono.. ed invitarono il ragazzo a cena nel loro castello..

e poi il toro nero disse: “ragazzo raccontami la tua storia!”

“mi chiamo Enrico e sono un orfano e sono anche povero sono in viaggio per il mondo in cerca della mia fortuna..potete voi aiutarmi?

la cena nel castello era servita dai mino-tauri, che facevano i camerieri, erano persone in tutto e per tutto ma con la testa di bovino, la cena era costituita da molta insalata ed ogni tipo di verdura e latte da bere..

e la mucca bianca disse al marito toro:

“aiutalo tu.. questo ragazzo… ad esempio con uno dei tuoi regali magici che ti hanno donato i tuoi amici maghi!”

il toro nero ci pensò e su richiesta della moglie mucca  decise così:

“ecco ragazzo! tieni  questo anello di ferro abbellito con una pietra magica nera, devi sapere che questo gioiello era un anello della maga Circe, maga pagana, la maga me  lo regalò molti anni fa, devi sapere che questo anello ha il potere di trasformare le persone in animali e infatti sufficiente dire la seguente frase: “Di certo hai errori! e quindi diventa un animale…. UASCAMBU’ UASCAMBU’! ….ragazzo hai capito rivolgi l’anello  verso una persona dicendo quelle parole,  e quella persona  diventerà un animale da te scelto! ecco te lo regalo poichè hai bisogno di aiuto..ti servirà!”

il ragazzo ringraziò i due castellani che lo ospitavano e siccome si era fatto ora tarda,  fu invitato ad andare a dormire in una camera del castello…

Dovete sapere che al mattino il ragazzo si svegliò  e stranamente non si trovava nel castello era invece in un bel prato verde in mezzo alla campagna, e pensò:

“forse ho sognato?”

Enrico si trovava infatti in mezzo ad un prato, proprio  dove ricordava di aver bevuto una scodella di latte.. ma la mucca bianca era sparita..

“Forse” pensò  Enrico “chi beveva il latte di quella mucca bianca diventava parte di un sogno…”allora ho solo sognato!..” pensava il ragazzo

“no! non ho sognato perché …aspetta un pò…. ho in tasca questo anello….cercando nella tasca..ho ancora in tasca  lo anello che mi ha regalato il toro nero…il castellano…eccolo lo anello! allora non ho sognato…sono tornato soltanto nella realtà..”

il ragazzo di nome Enrico si rimise in viaggio..rassegnato al suo destino di vagabondo..ma questa volta aveva con se un oggetto magico..chissà…forse  gli avrebbe portato fortuna..

Cammina e cammina, dopo molte ore.. il ragazzo giunse in una città circondata da alte mura..

e si accorse subito  che gli abitanti della città avevano un problema..

Dovete sapere che il sindaco di quella città era scappato lontano per la paura ed ora un  uomo burbero vestito come un brigante voleva comandare e governare tutti gli abitanti della  città..i cittadini erano tutti impauriti da questo brigante e da qualche suo bandito seguace..il brigante chiedeva tributi in oro per la sua protezione..minacciando violenze..

Vedendo tutti tristi ed avviliti per aver perduto la libertà e la sovranità, Enrico disse: “ci penso io, io posso aiutarvi!”

Enrico andò in cerca del brigante e gli si avvicinò al brigante e gli disse:

“brigante malvagio.. se non te ne vai subito dalla città…te la vedrai con me!”

“ah ah ah! si mise a ridere il brigante, sei solo un povero ragazzo!”  ed aggiunse “non mi fai paura!”

“tu ragazzo cerchi guai e per questo ora pagherai  per questa offesa!”

il brigante stava per lanciarsi contro il ragazzo per picchiarlo..

Quando Enrico, furbescamente,  gli rivolse subito lo anello magico contro e disse le parole magiche che sapeva a memoria:  “brigante hai di certo errori! trasformati in un piccolo cagnolino bianco.. te lo ordino..UASCAMBU’ UASCAMBU’!

E cosa accadde? come per magia il brigante smise di essere una persona e prese le sembianze di un barboncino bianco innocuo..si! a causa della magia dello anello..

Subito Enrico si avvicinò al cagnolino e gli mise un guinzaglio intorno al collo e legò il guinzaglio ad un palo che stava li vicino..

a vedere la tremenda magia i seguaci del capo brigante scapparono via dalla città..erano troppo superstiziosi..temendo altre magie contro di loro scapparono via..

invece a vedere il miracolo..tutti i cittadini presenti applaudirono contenti..

Si! tutti in città applaudivano il ragazzo  straniero che aveva dimostrato di avere dei poteri magici..

e dovete sapere che siccome il sindaco che c’era prima  era scappato dalla regione…i consiglieri del comune decisero di nominare proprio Enrico nuovo sindaco della città..e tutti gli abitanti erano d’accordo..poichè per essere eletto sindaco di una città bisognava meritarlo ed il ragazzo lo meritava..

Fu così che Enrico divenne una persona importante in quella città, ottenne una buona rendita e un discreto vitalizio e visse felice e contento per il resto della sua vita facendo il sindaco e dando buoni consigli a chi glieli chiedeva, poichè dovete sapere che  l’incarico avuto migliora l’intelligenza e la nuova esigenza lavorativa rese Enrico più saggio e sapiente..

Morale:

Forse esiste più di un Paradiso a cui chiedere aiuto..quindi non disperate..come si dice: “dove si chiude una porta se ne apre un altra..”

fine

autore: Egidio Zippone

Milano, dicembre 2022

giudizio: originale, ottimista

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: i gusti sono gusti (per ragazzi)

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

I GUSTI SONO GUSTI

INTRODUZIONE: E’ forse permessa la incoerenza alimentare, poiché la intelligenza umana, forse comprende il libero arbitrio..in quanto dispone di buon senso..

Favola: I gusti sono gusti..

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, in un paese asiatico della costa Thailandese, uno stregone di nome Balì, che un giorno parlando di fronte alla statua della sua divinità, decise come ispirato dall’idolo, che: “bisogna nutrirsi in modo ordinato e coerente, di conseguenza l’uomo deve nutrirsi di sola carne, poichè non è una creatura dell’oceano, restando coerente con la sua natura, in questo modo resterà virile e più forte nel fisico per lungo tempo!”

I molti abitanti della Thailandia non si preoccuparono di questo e restarono indifferenti..a loro infatti la carne piaceva da mangiare..soprattutto se era arrostita..

Soltanto una donna tailandese di nome Luana, avendo sentito la nuova regola, decise che era un ingiustizia quella, poiché a lei piaceva nutrirsi di pesce e di frutti di mare (conchiglie e mitili e ostriche) ma a volte gli piaceva anche nutrirsi  di carne, quindi questa nuova regola gli creava problemi alimentari..

Lo stregone disse: “Farò una magia che impedirà agli esseri umani di immergersi sotto acqua, in questo modo gli umani non potranno pescare le ostriche e fare pesca subacquea , poichè é vietato nutrirsi delle creature dell’oceano a chi vive sulla terraferma, si! causerò questa difficoltà!”

Da quel giorno la ragazza Luana, quando si immergeva sotto acqua per pescare, era presa da grande timore di soffocare sotto acqua, e doveva quindi riemergere subito in superficie, poichè non riusciva a trattenere più il fiato necessario in apnea, la maledizione dello stregone causava questo  effetto in lei..

Fu così che Luana piangeva in riva al mare, poichè non poteva più nutrirsi di pesce e dei frutti dell’oceano..le cose che gli piacevano davvero, che preferiva,  non poteva più averle..

La sentì piangere una fata, la Fata dell’acqua, che era una sirena in parte donna ed in parte pesce che disse a Luana per consolarla: “Io posso aiutarti, vedrai, quando ti immergerai nell’acqua pensa il mio nome che devi sapere é “Wai..” e vedrai che riuscirai a restare in apnea più a lungo..e potrai pescare quello che vuoi..”

Fu così che Luana mentre era sotto acqua pensava più volte la parola “Wai” e dovete sapere funzionava davvero, si poteva restare in apnea sotto acqua molto a lungo..

Dovete sapere che Luana da quel giorno, anche se molti non erano d’accordo, riusciva a nutrirsi sia di carne, come facevano molti altri tailandesi, che di frutti del mare e di pesce, come facevano in pochi, si! Luana gioiva del nutrirsi sia di carne che di pesce, appagando il suo libero arbitrio, da quel giorno si usa dire in Thailandia che: “i gusti sono gusti!”..

Morale:

la accusa di essere incoerenti sessuali ed alimentari si sopporterà, se crederemo fortemente nel libero arbitrio, e così non ci sentiremo in colpa per i nostri “gusti” anche se sono differenti dalla maggioranza..quello che preferiamo ci sarà permesso..a causa della possibile libertà di opinione..

Fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Novembre 2022

giudizio: fantasioso, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: storia di un ragazzo di periferia (per ragazzi)

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(racconto di tipo verde e bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura 30 minuti

FAVOLE DI EGIDIO..

Favola: Storia di un ragazzo di periferia..

INTRODUZIONE: Dice il codice civile che un ragazzo che ha meno di quattordici anni non va punito se commette un errore…forse perché a quella età l’essere umano é da ritenere incapace di intendere e di volere..oppure forse perché esiste un destino che non vuole che il ragazzo sia punito..

Favola: Storia di un ragazzo di periferia..

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, nel simil periodo del 1967 d.c., un ragazzo povero che abitava in una zona periferica di una città del nord..

il ragazzo di nome Saverio, si sentiva solo e non aveva veri amici, e per questo voleva appartenere ad un gruppo di ragazzi, che lui giudicava molto  coraggiosi, che si chiamavano tra loro…”i guastatori..”

i ragazzi che erano di età un pò più grandi di Saverio, il nostro protagonista, che aveva infatti appena otto anni di età..apparivano a Saverio come degli eroi ..

il capo della banda dei guastatori ascoltò le richieste di Saverio ma c’era un ma..occorreva dimostrare a tutti i ragazzi appartenenti alla banda di avere coraggio e fortuna…occorreva superare una iniziazione ..occorreva superare una prova….decisa dal capo banda..

i “guastatori” che non erano numerosi,  portarono quindi Saverio davanti ad un supermercato che si trovava in quella zona e gli dissero: “per fare parte della nostra banda dovrai entrare in questo super mercato e rubare un pacchetto di patatine da 100 lire, mi raccomando non devi  pagarlo…portarlo a noi e dividi con noi le patatine..si!  insieme a noi..si! dovrai mangiare le patatine in nostra  compagnia…questo ci renderà  amici..questo é il nostro patto e la nostra scommessa..

Saverio che si voleva  un coraggioso e desideroso di avventure..entrò nel supermercato e girò distrattamente tra gli scaffali del negozio..poi all’improvviso si impossessò di  un pacchetto di patatine e se lo nascose sotto il giubbotto..

ma giunto davanti alla cassa non dichiarò l’acquisto..

Qualcuno dal cielo forse decise di fare la spia, sta di fatto che stranamente la guardia del supermercato lo fermò e chiese a Saverio di aprire il giubbotto e fu così che saltarono fuori le patatine rubate…la guardia prese Saverio per un braccio e lo portò subito dal direttore del supermercato..

il direttore del supermercato disse al ragazzo: “per questa volta non chiamo i carabinieri..anche perchè sei di età inferiore ai quattordici anni e la legge del codice civile ci vieta di punirti..ci limitiamo quindi a requisire la merce rubata, ed a telefonare ai tuoi genitori per avvisarli del figlio maleducato che hanno!”

Saverio fu lasciato andare ma senza le patatine, uscì dal supermercato e quindi  incontrò i suoi complici e mandanti..

essi dissero: “allora le patatine le hai rubate.. dove sono..?”

” purtroppo dovete sapere ragazzi che mi hanno preso!”  disse Saverio..

Fu allora che il capo della banda dei guastatori disse: ” ti hanno preso..non hai avuto fortuna..significa che gli dei non ti proteggono..gli dei non sono con te..infatti non hai fortuna ..si! forse hai coraggio..ma ti manca uno spirito che ti protegge e ti porta fortuna!”

e poi aggiunse: “quindi non puoi essere dei nostri..ti mancano i requisiti…ora vattene!…va a giocare con i ragazzi dello oratorio della parrocchia….loro sono tolleranti e sanno perdonare i falliti….noi non perdoniamo chi manca alla parola data e fallisce nelle iniziative!”

quando tornò a casa il ragazzo Saverio era triste e dovette anche subire quella sera i rimproveri dei genitori che gli dissero: “che brutta figura hai fatto..tutto questo é disonore per tutta la nostra famiglia!”

la madre decise di portare il figlio il giorno dopo in una  parrocchia per chiedere un consiglio ad un sacerdote di nome don  Egidio, a cui raccontarono tutto..che avendo capito disse al genitore: “aiuterò io il bambino..pregherò per lui”

Fu così che il ragazzo di nome Saverio, forse a causa del pregare per lui da parte di quel sacerdote, diventò in pochi mesi, un bravo ragazzo..al mattino andava a scuola ed era ritenuto  dagli insegnanti un bravo scolaro, e siccome era di famiglia povera, quell’anno in ricorrenza delle festività di  Natale, Saverio vinse una selezione e gli fu aggiudicato un premio per la sua bontà dimostrata con i compagni, ma in realtà il vero motivo del regalo, pensava Saverio,  era perchè tutti sapevano che la sua famiglia era povera e suo padre era disoccupato, quindi il premio fu deciso per fare beneficenza, gli fu donato..un premio in denaro con aggiunta una pergamena che diceva: ” al ragazzo più buono della scuola..”

il ragazzo Saverio a fine anno fu anche promosso a pieni voti..tutti 10 in tutte le materie, perfino in condotta prese il voto 10..

i genitori erano molto contenti di Saverio e a fine anno regalarono al figlio un gattino tutto di pelo bianco che Saverio chiamò con il nome di Pucci..

Forse fu per le preghiere agli Angeli di quel bravo sacerdote e di qualche suora della parrocchia, che il  ragazzo Saverio divenne finalmente un bravo ragazzo e dimostrò anche fortuna, poichè nello studiare era diventato tra i più bravi della scuola, ora Saverio non si sentiva più solo, aveva molti amici in quello oratorio della parrocchia, con i quali Saverio poteva giocare a pallone ed a pallavolo ogni giorno..

morale:

a volte sembra che gli esseri umani abbiano un destino messo per iscritto dagli Angeli..tale destino  li obbliga a diventare brave persone nella vita nonostante le cattive compagnie che incontrano…non si può sfuggire al nostro destino..brutto oppure bello che sia..

FINE

autore: Egidio Zippone

Milano, Novembre 2022

giudizio: rassegnato, onesto

voto: (da 5 a 10) : 9