Favole di Egidio: il difensore delle favole (per ragazzi)

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(racconto di tipo verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 20 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

IL DIFENSORE DELLE FAVOLE

INTRODUZIONE: I personaggi delle favole sono come spiriti vivi ..e la favola è la dimora creata dall’autore proprio per loro..

Favola: il difensore delle favole..

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, e forse esiste ancora, una creatura magica chiamata il “ruba personaggi” che girava per il mondo delle favole, egli leggeva una favola oppure un racconto, imparava i nomi dei personaggi e li rapiva obbligandoli ad entrare in un grosso sacco di energia… era questa creatura il terrore di tutti gli autori delle favole..poichè usava come fonte di energia per le sue magie proprio i personaggi delle favole..e per questo motivo li rapiva..

Questa creatura magica chiedeva prima chi era il personaggio della favola… ..poi prendeva informazioni sul personaggio ….ed infine apriva con una magia la dimora della favola dopo averla letta e rapiva quindi i personaggi..mettendoli nel sacco di energia..

Poveri protagonisti dei racconti fiabeschi, essi soffrivano mentre erano obbligati ad essere tolti barbaramente dalla loro dimora, che era di solito una bella favola, e soffrivano tutti di questo, poiché i personaggi non volevano essere rapiti..

Dovete sapere che i personaggi erano felici nel sognare la trama della loro favola..che era stata creata per loro..la trama della favola li faceva sentire vivi..

Infatti è risaputo che chi legge una favola e la trova vuota… non starà più bene mentre la legge e nemmeno starà bene dopo che l’ha letta…poiché la favola diventata priva della sua forza viva, sembra come se essa fosse un buco nero astronomico, che non dona nulla a chi la legge..e rende vuoti di idee i lettori..

Fu così che i molti personaggi del mondo delle favole…si lamentarono per il destino triste che avevano..e chiesero ognuno aiuto spirituale all’autore della favola e loro creatore..

Dovete sapere che un autore delle favole tra i tanti, impietosito del loro destino, chiese consiglio alla “madre di tutte le favole”..che tutti sanno é una fata..e si chiamava “Fata  Fantasia”

Fu deciso da entrambi che insieme avrebbero creato un nuovo personaggio chiamato questa volta..”il difensore delle favole”

Lo inventarono insieme ..lo istruirono con un racconto…e il personaggio “il difensore delle favole” cominciò ad esistere..

Egli era come un mago vestito di verde, di rosso, che faceva molte magie utilizzando la forza della fantasia di tutti i lettori di favole..

L’autore della favole insieme alla “Fata  Fantasia” misero questo personaggio contro il perfido “ruba-personaggi” che disturbava la pace di quel mondo così creativo..

Ed il difensore delle favole, per aiutare inventò più magie utilizzando parole magiche che dicevano così:

Magia, magia della tribolazione

a quel cattivo ruba-personaggi darò una lezione

se non smetterà di rubare

lo farò bastonare..

il difensore delle favole era capace di molte magie e sogni…ad esempio:

-sapeva fare apparire un grosso bastone che si metteva a bastonare da solo come per magia la grossa schiena del ruba-personaggi..

-sapeva far diventare forte e muscoloso se stesso  e poi riusciva a vincere nella lotta il ruba-personaggi..

-sapeva fare apparire una nube bianca ecto-plasmica che avvolgeva il ruba-personaggi che diventava per questo motivo, respirando quella nube..diventava sincero e poi si addormentava… lasciando incustodito il suo sacco nel quale teneva prigionieri i personaggi delle favole rapiti tempo prima..che potevano quindi essere liberati..

e così via..

Dovete sapere che il ruba-personaggi cominciò ha subire molte volte la giustizia del difensore delle favole.. (ancora adesso subisce giustizia mediante molte magie) ..magie che lo disturbavano nelle intenzioni egoiste di ladro che ha e fu così che un giorno il ruba-personaggi..decise di andarsene a rubare personaggi altrove..se ne andò lontano… ad esempio si mise a rapire (questa é la sua indole)  i personaggi del mondo del cinema..i personaggi dei cartoni animati..

Fu così che il ruba-personaggi dopo aver sofferto e subito molte magie fuggì via..decise di scappare ad esempio a  Parigi..lontano…. si racconta che fuggì probabilmente in Francia..

Dovete sapere che il “difensore delle favole” avendo vinto..riuscì a liberare tutti i personaggi che erano stati rapiti…aprendo il grosso sacco di energia che li imprigionava e rimettendo i personaggi delle favole tutti al loro posto..

In questo modo i personaggi delle favole così liberati e guariti poterono tornare felici nelle loro rispettive favole originali, che erano la loro vera casa..e poterono così tornare a sognare..solo cose adatte alla loro idea di essere..

Fu così che tutti i personaggi, gli autori e la “madre di tutte le favole” poterono vivere  insieme felici e contenti..favorendo la buona interpretazione delle favole da parte dei  lettori..

Fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Marzo 2022

giudizio: ironico ed suggestivo

voto: (da 5a 10): 9

Favole di Egidio: il principe ed il drago Gonef (per ragazzi)

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(racconto di tipo verde)

FAVOLA DI EGIDIO

IL PRINCIPE  ED IL DRAGO GONEF

INTRODUZIONE: l’amicizia inconscia e profonda che lega una persona ad un drago, vinceranno le difficoltà causate dai poteri di una perfida regina, che fa uso della discordia e ritiene vantaggioso per lei far litigare..

INIZIO

Favola: il principe ed il drago Gonef

C’era una volta, nel mondo delle favole, in un regno situato nell’Europa del nord, nel tempo del 300 a.c., un re che aveva un figlio di nome Ermanno….

Un tempo quando uomini e draghi vivevano in amicizia, governava nel nord dell’Europa il re Agivulso…bravo re e discreto mago.

Il re abitava in un palazzo situato su un promontorio che dava a strapiombo sul mare..in fondo al burrone diversi scogli che frantumavano le onde di un mare sempre in burrasca..mentre un cielo poche volte sereno e la maggior parte dei giorni nuvoloso e piovoso, copriva tutto il territorio circostante.

Il re era un uomo buono ed aveva un figlio ancora giovane il principe Ermanno..la moglie del re era morta nel momento di partorire il bambino e lui rimasto unico genitore aveva pensato alla sua educazione.

Leggendo nel futuro delle stelle e prevedendo molti problemi al suo regnare, il re mago decise di regalare un dono magico al suo erede, un uovo di drago, il re donò al principe suo figlio un uovo dicendo che il drago che nascerà da questo uovo ti aiuterà a vincere le future insidie che ti capiteranno nella tua vita, che lui il re in un triste presagio aveva intuito..

Finalmente l’uovo di drago dopo qualche giorno si aprì e ne uscì un drago piccolo senza le ali, un piccolo dinosauro, un draghetto vispo e allegro, il quale vide il principe Ermanno e decise di considerarlo suo amico e suo scopo di vita.

Il drago uscì dall’uovo e danzò intorno al principe..ed il principe Ermanno diede a lui un nome curioso e disse: “Ti chiamerai Gonef..il tuo nome di drago sarà Gonef..ti piace?”, il drago annuì con la testa e sorrise mostrando i suoi lunghi dentini di dinosauro.

Lo scopo di vita di quel drago a causa della magia della sua nascita, fu deciso dal Signore del Tempo, ed era di difendere Ermanno a costo della sua vita di drago..infatti dovete sapere che chiunque è presente al momento dello schiudersi di un uovo di drago sarà da quel drago che è nato, difeso come se fosse un suo fratello.

“Questo drago ti aiuterà, caro figlio, i draghi che non hanno le ali hanno dei poteri magici, egli non può volare, ma può correre e combattere e fare tante cose!” disse il re Agivulso al figlio.

Il principe ed il draghetto restarono entrambi giovani e felici a giocare insieme per molti anni nel giardino del palazzo, finché un giorno il re suo padre disse:

”E’ ora caro figlio di portare via il drago e di nasconderlo in un luogo sicuro..tu crescerai caro figlio ed anche il drago crescerà..ed un giorno vi incontrerete e vivrete in amicizia..qui a palazzo i tempi non sono più sicuri per lui.

Nei suoi presagi il re aveva infatti visto l’intrigo di alcuni cortigiani contro la sua famiglia..

Così fu, il re Agivulso diede ordine di nascondere il piccolo draghetto nella foresta e lo diede in custodia a dei suoi amici boscaioli che vivevano laggiù tra gli alberi.

Dovete sapere che il re Agivulso aveva una sorella..ella era molto cattiva ed aveva un nome: si chiamava Discordia, tanto era buono il re, tanto era cattiva sua sorella.

Il mago Agivulso era però il re legittimo di quel regno chiamato Eurolandia ed i sudditi tutti gli erano molto fedeli…il re aveva per sua sorella molta pazienza in quanto era sua parente, ma la sorella del re, che era maga anche lei, Discordia questo era il suo nome, invece lo invidiava e pensava di estrometterlo un giorno per diventare regina al suo posto.

Un giorno la maga si fece coraggio e decise di organizzare un intrigo ai danni del re e così pensò: “lo farò assassinare!”, fu così che Discordia pagò il cuoco per avvelenare il re… la magia della sorella aveva reso insicuri i poteri profetici del re e così la sorella maga comandò di mettere un veleno nella pietanza del fratello re, mentre il fratello stava mangiando ignaro il suo piatto preferito…ed il re Agivulso morì così avvelenato, la sostanza micidiale era un veleno segreto che non lasciava tracce alle investigazioni di un qualsiasi medico..e tutti a corte pensarono che il re fosse morto per cause naturali…invece era stato avvelenato per comando di sua sorella Discordia.

Come fu previsto in passato un dramma funesto capitò in quel regno, fu così che vedendo il principe Ermanno ancora minorenne, il concilio dei nobili di quel paese nominò capo del regno al suo posto, la maga Discordia in quanto sorella del re , “questo sarà… fino a quando il principe Ermanno diventerà maggiorenne!” dissero tutti i nobili.

“Evviva! Il giorno è giunto!” gridò la maga Discordia: “sono diventata regina di Eurolandia…come ho sempre sognato!”.

La regina Discordia si chiamava così perché fin da bambina gli piaceva far litigare le genti e provava molto divertimento nel vedere litigare parenti ed amici, aveva infatti il potere magico di far impazzire e di far litigare chiunque con chiunque, aveva il potere di ipnotizzare, ed inoltre era molto perfida, con furbizia riusciva sempre nei suoi intrighi.

Il principe Ermanno partecipò tristemente ai funerali del padre e la regina diventata sua tutrice si finse dispiaciuta, in realtà lei era contenta, ella era diventata finalmente regina del regno ora aveva realizzato la sua ambizione, ora aveva da temere solo il diventare maggiorenne del principe Ermanno suo parente, ma ella disse ridendo nella notte davanti ad uno specchio.. “ma ora ci penserò io a lui..ah ahha aha! Lo farò impazzire quel ragazzo facendolo litigare con tutti e nessuno vorrà quindi che diventi lui il re un giorno…perchè sarà ritenuto pazzo…ah ah aahh!”.

Passarono i mesi e la regina dimostrò che era una donna cattiva come dicevano i sudditi, si divertiva infatti a far litigare le genti che frequentava e tra le sue vittime oltre a molti nobili c’era anche il nipote Ermanno che poverino non ne poteva più di quella vita senza pace…e il principe pensava ormai di scappare via e di abbandonare il suo sogno di re…troppa gente era diventata sua nemica per motivi futili…e questa situazione durava da molti mesi.

Ermanno decise di scappare dal palazzo reale a causa dei troppi nemici che gli creava la perfida zia, ella era suo tutore, poichè la regina Discordia aveva potere su di lui, tra i cortigiani correva voce infatti che il principe Ermanno era diventato un pazzo, lei era regina e tutto poteva, intanto nel paese era scoppiata la guerra tra le famiglie nobili di differente opinione, una vera e propria guerra civile e la regina Discordia si divertiva ulteriormente nel vedere i soldati dei nobili litigare e fare battaglie, nel paese ormai non c’era più pace per nessuno.

Il principe Ermanno fuggì, decise di nascondersi nei boschi:” mi nasconderò tra gli amici boscaioli del mio defunto padre!” disse e partì per quei luoghi oltre la pianura…e si incamminò nella foresta.

Mentre era nel bosco buio, un drago di medie dimensioni e dalle grosse zampe artigliate si parò dinnanzi a Ermanno, il drago appariva però vestito con abiti da boscaiolo, ma le sembianze della testa facevano capire che era un drago mascherato, il drago sembrava volere assalire il principe, ma ad un tratto il drago, consigliato da qualche spirito della mente, diventò amichevole all’improvviso e parlò, e gli disse:”Io ti voglio aiutare, ti riconosco, tu sei il principe Ermanno mio amico di nascita”.

Era proprio così, il principe Ermanno aveva incontrato mentre fuggiva per i boschi il drago Gonef, si! quel piccolo drago compagno di giochi di infanzia, egli era diventato ormai un drago adulto, il quale riconobbe il suo amico a causa del passato imprinting avuto al momento della nascita e lo abbracciò come sanno fare i draghi affettuosamente ma non troppo, “questo umano é un tuo amico…difendere questo umano é lo scopo della tua vita di drago!” così gli spiriti della foresta parlando nella mente ripetevano queste parole nella testa del drago…ed il drago decise di obbedire a loro…e trattò come amico quel principe.

Il drago Gonef era cresciuto, era adesso molto più grande e più forte…e poteva lottare e difendere con i suoi artigli chiunque gli chiedesse aiuto, inoltre aveva imparato a escogitare alcune magie, poteva rendere invisibile la sua figura e quella di un’altra persona e in seguito imparò a poter diventare gigantesco.

Il drago era anche diventato parlante a causa della magia positiva che aveva voluto la sua creazione ed i due amici in questo modo si raccontarono le loro disavventure.. il drago Gonef decise di aiutare il principe a nascondersi nel bosco finchè lui avrebbe voluto, gli amici boscaioli avrebbero dato rifugio e cibarie in ricordo del padre di Ermanno.

I due amici decisero di fare una promessa tra di loro: “noi promettiamo di comprenderci e di stimarci, di perdonarci e di aiutarci qualunque cosa accada!” così i due amici giurarono sulle fiamme del fuoco che ardeva nell’accampamento e poi bevvero per brindare alla loro amicizia ritrovata.

Passarono i giorni, furono giorni spensierati per tutti, ma come tutti i giorni lieti anche questi finirono ed in quella pianura così pacifica arrivarono all’improvviso i soldati della regina Discordia comandati da lei per cercare e catturare il nipote traditore, il principe Ermanno..che si diceva si nascondeva nella foresta..

Il principe Ermanno era considerato un pericoloso rivale al suo trono di regina…”finché quel principe sarà in vita… io sarò in pericolo!” pensava la crudele regina…”presto catturatelo e portatemelo vivo o morto!” ordinò la regina.

Con i suoi poteri magici ella aveva capito dove il principe si nascondeva e comandò i suoi molti soldati a circondare la foresta e catturarlo.

I soldati erano tanti, tutti armati di lance, di frecce e di spade…a loro si fronteggiavano una trentina di boscaioli armati di asce e bastoni e di archi, fedeli al re Agivulso ed anche il drago Gonef e il principe Ermanno armato di spada combattevano con valore al loro fianco.

Gli amici della foresta difesero il principe con coraggio e molte furono le vittime tra i soldati, ma in seguito l’esito della battaglia cambiò, i soldati della regina stavano vncendo poiché erano più numerosi….restarono a combattere quei malvagi soldati, solo il principe Ermanno aiutandosi con colpi di spada, ed il drago Gonef che infieriva con colpi di artigli e di zanne, e qualche boscaiolo più fortunato, ma i soldati erano troppi ancora e sembravano mai finire.

Ermanno ed il drago si difesero tutto il giorno con le spade e gli artigli dai numerosi soldati, ma essi ormai temevano di perdere la battaglia, fu così che all’improvviso il drago si ricordò che poteva fare anche magie, in un momento di calma durante la notte,  il drago decise di far diventare invisibile  Ermanno in modo da nasconderlo alla vista dei soldati, e poi il drago per non farsi riconoscere dalle guardie cambiò prima il colore della sua pelle come sanno fare i camaleonti e poi prese anche lui sembianze quasi umane…egli apparve vestito come una persona vestita si! ma come un frate ed imitava i modi di un frate, con un grande cappuccio sulla testa, e così i due si poterono allontanare dal luogo della battaglia furbescamente.

I soldati, il giorno dopo, videro avvicinarsi solo una persona che camminava a piedi e per giunta non era armata, ella chiese loro di passare il blocco e potersi allontanare dalla foresta insanguinata, i soldati non capirono la furbizia che nascondeva quel frate, poichè cervano due individui da arrestare, e così i nostri amici poterono fuggire entrambi dai posti di sorveglianza messi intorno alla foresta dalle guardie..

I due amici in questo modo riuscirono ad allontanarsi dalla foresta ed a oltrepassare i successivi numerosi posti di blocco organizzati su tutte le strade del regno dai soldati, in questo modo i soldati impedivano che qualcuno male intenzionato raggiungesse il palazzo reale, così aveva comandato la loro perfida regina.

Ormai i soldati erano così tanti da potere circondare l’intera foresta e parte della pianura, ma con uno stratagemma i nostri eroi erano riusciti a fuggire, mentre i loro nemici gli credevano ancora nascosti tra gli alberi della foresta, loro invece avevano già da tempo passato i posti di guardia e si dirigevano al palazzo reale.

I soldati infatti oltre a controllare le strade, osservavano anche il cielo, stando bene attenti che nessun drago fosse visto volare ne di notte ne di giorno sopra quelle terre… la regina Discordia poteva stare tranquilla…erano pronti con i loro archi e lance a trafiggere chiunque drago..

Cammina e cammina finalmente i due amici raggiunsero il palazzo reale e decisero di affrontare la regina e lei da sola.

Riuscirono a entrare tra le porte situate tra le alte mura che la regina aveva fatto costruire intorno alla città e grazie al loro travestimento magico poterono entrare nel palazzo e raggiungere la stanza della regina, giunti lì nella stanza i due ripresero le loro vere sembianze il principe Ermanno ritorno visibile, e insieme affrontarono la perfida maga.

Incontrarono la regina nella sua stanza, vedendoli decisi nel voler far giustizia, la regina si impaurì e volle quindi usare i suoi poteri magici per causare un litigio ai due suoi avversari…la Discordia stava quasi per riuscirci…i due stavano per litigare.

Parlando in telepatia a Ermanno per ipnotizzarlo, la maga Discordia faceva credere a lui, che il drago Gonef si riteneva unico meritevole di complimenti e unico valoroso dell’essere fuggiti dalla trappola della foresta a causa dei suoi poteri magici…e quindi cercava di convincere il principe a non ritenersi migliore di Gonef anche se era un nobile..

Parlando in telepatia alla mente del drago Gonef, la maga faceva credere al drago che il principe lo considerava in realtà un servo, si! uno schiavo e non lo considerava un vero amico..poichè non era una persona..era un animale..

I due amici resi confusi nella mente da queste parole solo telepatiche ma insistenti, si guardarono con astio e diffidenza in seguito alla ipnosi, e tutti e due dissero cattive parole l’un l’altro, poichè pensavano che tutto questo era verità, forse aihmè! la loro non era vera amicizia, stavano quasi per litigare tra loro quando gli spiriti della mente di Gonef parlarono alla coscienza del drago:

“Stolti!” essi dissero, “quelle considerazioni sono calunnie e bugie inventate dai poteri della maga Discordia, ricordate il vostro giuramento vicino al fuoco e perdonatevi e comprendete i vostri errori a causa della vostra amicizia, siate sinceri e ricordate che avete promesso di perdonarvi l’un l’altro!”.

I due amici resi saggi dai consigli degli spiriti della mente, si strinsero la mano e scelsero di non credere a quello che diceva la maga, entrambi si rivolsero quindi alla regina e la affrontarono.

La regina maga comandò di nuovo a litigare i due amici, dicendo loro altre falsità e riferendo più volte il falso ad ognuno, per provocarli, ma niente tutto fu utile a vincere la promessa di comprendersi stipulata dai due amici, ella non riuscì a vincere la simpatia e l’amicizia che univa i due compagni, l’imprinting magico della nascita che ogni drago porta con se, nessuno lo poteva vincere, nemmeno i poteri insolenti della regina Discordia.

Ritrovati e sicuri della loro amicizia, resistendo agli incantesimi telepatici della maga, essi finalmente si avvicinarono al corpo della regina.

La regina maga vedendosi sconfitta indietreggiò impaurita..ella fuggi sul terrazzo che dava sul mare, e fu così che il drago Gonef con un colpo dei suoi artigli la spinse oltre il parapetto del terrazzo, facendola precipitare nello strapiombo, che si mostrava a precipizio sul mare, spinta dal forte colpo degli artigli del drago, la maga della Discordia precipitò nel burrone che si trovava di fianco al palazzo urlando mentre precipitava per la paura, ed ella fini quindi uccisa morendo in modo tremendo in quanto si sfracellò tra gli scogli del mare sottostante…le onde del mare la sovrastarono portando via i suoi resti.

Morta la perfida regina, potè tornare finalmente la pace nel regno.

Ed il principe Ermanno potè essere riconosciuto re in quanto figlio legittimo del defunto re Agivulso…in quanto ritenuto finalmente sano di mente dai nobili tutti..fu infatti svelato il tradimento passato escogitato dalla regina Discordia, le sue parole erano tutte calunnie..e la verità in tutto il regno finalmente trionfò..

Tutti applaudirono il nuovo re, intuendo che egli avrebbe portato pace in quelle terre devastate dalla guerra civile.

ed infatti fu così, il drago Gonef e il principe Ermanno con il loro governare portarono pace tra i nobili, ricordando loro i doveri di obbedienza nei riguardi del re, e le famiglie nobili vissero sempre come fedeli alleate e si diedero protezione tutte fino alla fine della loro vita.

Lo spirito magico del re Agivulso, tornò dall’oltretomba, in quanto padre di Ermanno, stette vicino e consigliò la vita del figlio e benedì il suo governare, dall’Aldilà lo consigliava, fu così che per molti anni il regno di Eurolandia visse nella pace.

Morale:

quando una promessa sincera unisce nella simpatia due amici..difficilmente calunnie e ricatti riusciranno a farli litigare .

la loro amicizia li proteggerà e li consiglierà e loro si comprenderanno sempre perdonandosi l’un l’altro di qualunque cosa.

IL POTERE CRUDELE DELLA DISCORDIA..

E’ facile fare litigare due amici, anche se la loro amicizia dura da molti anni, é sufficiente calunniare aggravando certe cose ed attendere che la delusione di uno degli amici causi uno sfogo tipicamente umano, e poi tornare a riferire le parole cattive che abbiamo sentito dire durante lo sfogo (ma senza spiegarne il motivo), lo amico deluso chiederà conferma di questo dire e saprà che quelle parole sono state veramente dette, a sua volte offeso e risentito anche lui da ciò che ha capito essere verità, anche questo amico a sua volta dirà parole cattive ..ed anche queste parole saranno riferite da chi trova utile fare litigare gli amici, ed a questo punto cosa accadrà?

La vecchia amicizia che durava da molti anni sarà purtroppo rovinata e resa impura al giudizio degli integerrimi, da quel giorno in poi, anche se ci sarà una  riconciliazione tra i due amici, il loro rapporto non sarà più lo stesso, ormai i due amici avranno a che fare con un sentimento impuro…sentimento di amicizia reso però possibile da una interpretazione non pignola consigliata dalla Praticità..

purtroppo la gioia di questa amicizia nonostante ritrovata, sarà ogni tanto disturbata dal troppo idealismo che governa la società….

ma il sentimento di amicizia resterà comunque fermo e di buona volontà, poichè la esperienza di vita di molti insegna che la vita pura non è per forza obbligatoria agli esseri umani..

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Settembre 2011)

Giudizio: interessante, avventuroso

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: il destino dell’individuo Alberto (per ragazzi)

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(racconto di tipo bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura 20 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

IL DESTINO DELL’ INDIVIDUO ALBERTO..

INTRODUZIONE: Ogni vita umana dopo un periodo di certa tribolazione, è giusto che ottiene il necessario riscatto..e la relativa consolazione..

Favola: il destino dell’individuo Alberto..

inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, nel periodo storico del 2008 d.c…oppure se preferite in un altro periodo..come volete..c’era una volta, dicevo, un individuo molto umile e sincero di nome Alberto..era molto intelligente e comprendeva che era importante auto-convincersi in un modo adatto alla propria storia di vita..

Alberto diceva a tutti i suoi paesani che non bisogna temere la verità delle cose e che era sufficiente giudicarsi umilmente, per avere pace e per non temere la giusta e regolare interpretazione della vita..

Ma la gente si voleva furba ed insistentemente migliore di qualcuno, e siccome preferiva volersi furba si mise a contraddire Alberto e gli diceva quando lo incontrava per strada: “Alberto…Alberto hai un errore di certo!…Alberto… Alberto della vita non sei esperto!” e poi scappavano via facendo sberleffi e ridendo di lui.

Alberto pensava:” si! é vero che io Alberto ho commesso errori, ma so anche che su questa Terra, molti ne hanno commessi..anche questo è verità…ed è verità anche ammettere che l’errore giusto non esiste!” e così decise di non fare un dramma di questo atteggiamento poco rispettoso….

Povero Alberto! ovunque si trovava, ed ovunque andava per il paese…era tutto un mormorare di voci alle sue spalle, e lui Alberto dimostrando di non temere la verità, non smentiva quelle voci e con pazienza le sopportava..

Dovete sapere che i commercianti ed i camerieri del paese, a volte facevano scherzi maleducati ad Alberto, e dicevano alle sue spalle ridendo di lui: ” tanto Alberto giudica se stesso una nullità, e dimostra per questo che è un matto, ed i matti tutti sanno, sopportano la mancanza di rispetto, altrimenti che matti sono…non vi pare? ” e poi ridevano alle spalle di Alberto e di quanto era ingenuo..”Alberto..Alberto…non meriti il rispetto di certo!”

il Signore della Natura vedendo quanto erano egoisti e falsi i paesani di Alberto, infastidito dal loro modo di fare iniquo ed infedele alle vere regole, fu così che comandò un miracolo che coinvolse tutto il paese..

Fu così che dal cielo un giorno, le nuvole bianche del Bene, scesero su tutto il paese, ed entrarono come ecto-plasmi di vapore bianco prima nelle strade e poi nelle case, facendosi respirare dai paesani, ovunque si trovassero..e consigliarono la loro mente….e cosa accadde?

All’improvviso nella gente del paese si formò in loro una coscienza, si! si formò in loro una forte volontà di fare autocritica sincera..e tutti capirono all’improvviso che anche loro erano colpevoli di qualche peccato, prima non se ne rendevano conto di questo, erano come ciechi nel vedere i problemi, gli riusciva per questo facile mentire, ma adesso dopo aver respirato quel vapore benefico, riuscivano a giudicare la vita con una Saggezza migliore, e dimostravano di non temere la verità…ed ad esempio all’improvviso tutti capirono di come erano stati ingiusti con il povero Alberto..infatti provavano crisi di coscienza per i loro peccati e l’unico modo per dare sollievo a questo conflitto era di giudicarsi con umiltà..proprio come faceva Alberto..

Avevano capito che Alberto faceva bene a giudicarsi umilmente, in questo modo la verità non faceva più paura a nessuno..

Tutti i paesani andarono da Alberto, e si scusarono per non averlo capito subito, si scusarono per le cattive parole che gli avevano detto, si scusarono per i dispetti che aveva subito Alberto a causa della loro furbizia, si scusarono per la mancanza di rispetto ad Alberto dimostrata dai commercianti del paese..

Fu quello un giorno di rivelazioni spirituali, in cui tutti compresero che è l’umiltà l’unica virtù indispensabile alla vita umana, si! la virtù dell’umiltà unita al saper accontentarsi del poco che si ha, sono i veri motivi di pace spirituale e del vivere in serenità nella fratellanza, nel vivere nella consapevolezza che seppur siamo differenti nella storia di vita ugualmente siamo uguali nella speranza..

Fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Marzo 2022

giudizio: sincero, saggio

voto: (da 5 a 10): 9

Favole: il bambino che rispondeva dicendo anch’io (per ragazzi)

 

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(racconto di tipo verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura 15 minuti

FAVOLE DI EGIDIO..

IL BAMBINO CHE RISPONDEVA SEMPRE DICENDO ANCH’IO

INTRODUZIONE: La educazione permissiva ha per conseguenza che tutti i bambini possono aiutarsi tra loro e confortarsi senza problemi..

Favola: il bambino che rispondeva sempre dicendo anch’io

INIZIO

C’era una volta, nel mondo delle favole, un bambino di nome Gigi che credeva molto che non si doveva temere la verità poichè diceva che temendo la verità si rischia di restare senza amici…

Un giorno la voce del vento lo rimproverò di questo, dicendo a Gigi e parlando a lui nel rumore causato dal muoversi delle canne che ondeggiavano a causa del vento lungo il fiume: “Gigi devi stare attento a tenere nascosti i tuoi segreti agli altri bambini, così mai nessuno riuscirà ad approfittare di te..in questo modo non sapranno niente di te!”

Ma Gigi non era d’accordo su tutto questo riserbo, poichè preferiva un rapporto sincero con il prossimo, ed preferiva che la gente si consolasse l’un l’altro..quindi Gigi non era d’accordo con quel che diceva la voce del vento.

Un giorno Gigi camminando per il bosco incontrò un bambino che piangeva ..Gigi gli chiese:” cosa hai bambino?” il bambino rispose : “mi chiamo Valter e sto piangendo poichè mi hanno rimproverato di aver detto una bugia a mia madre…sono dispiaciuto di averlo fatto e quindi piango!” ..Gigi decise di rispondere così: “questo errore é perdonabile..tutto qui! anch’io ho mentito ai miei genitori…si! anch’io!”

Fu così che il bambino di nome Valter, avendo sentito quelle parole. smise di piangere, poichè aveva capito che molti bambini avevano lo stesso errore che aveva lui..di certo qualcun’altro esisteva che aveva sbagliato come lui..e così si consolò e smise di piangere..

Un giorno Gigi pedalando in bicicletta incontrò un bambino che piangeva e singhiozzava..fu così che Gigi gli chiese : “cosa hai bambino?”… il bambino rispose: “mi chiamo Valerio e sto piangendo, poichè mi hanno rimproverato di aver rubato la ruota di una bici di un altro…l’ho restituita è vero quella ruota e mi hanno perdonato…ma sono dispiaciuto ugualmente di averla rubata e quindi piango per la vergogna che ora qualcuno lo sà, forse adesso nessuno mi vorrà più!” …..Gigi rispose: “tutto qui ..questo errore è perdonabile..anch’io tempo fa ho rubato..e poi come te, ho restituito anch’io ciò che ho preso ingiustamente..si! anch’io!”

Fu così che il bambino di nome Valerio , avendo sentito quelle parole, smise di piangere ..poiché aveva capito che forse molti bambini avevano gli stessi errori che aveva lui, “allora di certo esiste qualcuno che ha sbagliato quanto me!”, pensava Valerio, si rallegrò di questo e smise di piangere..

Un giorno Gigi, correndo con il suo monopattino, vide un bambino che piangeva e si strofinava le mani sugli occhi pieni di lacrime..Gigi gli chiese: “cosa hai bambino?”… il bambino gli rispose: “mi chiamo Claudio e sto piangendo perchè ho capito di aver sbagliato, devi sapere che io ho preso un brutto voto a scuola nel compito in classe ..si! non sono stato bravo come gli altri, non ho studiato abbastanza, mi vergogno di aver preso cinque in matematica, e adesso piango!” ..Gigi rispose: “tutto qui! devi sapere che questo errore é perdonabile..anch’io tempo fa.. ho preso un brutto voto e proprio in matematica..si! anch’io!”

Fu così che il bambino avendo sentito quelle parole, smise di piangere, poichè aveva capito che esisteva di certo qualche altro bambino che come lui non era un bravo scolaro..e siccome forse in paese, molti bambini prendevano brutti voti, forse non era grave aver avuto un brutto voto nel compito in classe..e da quel giorno Claudio si sentì meno solo..

Di tutte queste frasi che dimostravano comprensione per i bambini meno fortunati, lo venne a sapere la voce del vento..che si infuriò con Gigi..e si mise a soffiare con molta forza.. facendo volare via dalla testa il cappello di paglia che serviva a proteggere Gigi dal sole….e spettinandogli tutti i capelli…

il vento mentre era tutto agitato disse: “Gigi hai sbagliato a fare solidarietà a quei ragazzacci, chi te lo ha fatto fare, ora diventerai il loro espediente di vita e non avrai più pace, poichè ti sarà chiesto continuamente di soffrire al posto loro!”

Ma dovete sapere che non fu così come diceva il vento..qualcosa nella vita di Gigi cambiò è vero, ma cambiò in un altro modo

Dovete sapere che tornato in paese tutti i bambini dimostravano amicizia a Gigi, chi gli offriva le sue caramelle, chi lo invitava a giocare a pallone con lui, qualcuno gli offriva anche metà della sua merenda..

Si!..volevano tutti Gigi come amico e capo..poiché lui aveva dimostrato che non discriminava nessuno e se c’era il bisogno di consolare qualcuno, era disponibile a farlo..si! era proprio simpatico quel Gigi..

e fu così che tutti i bambini del paese nominarono il bambino Gigi loro capo..a volte lo coinvolgevano é vero..ma sempre considerandolo con rispetto..dovete sapere che i bambini quando sbagliano sentono il bisogno di coinvolgere qualcuno..a volte coinvolgono il papà..a volte il capo dei bambini..e poi si sentono meglio..é da bambini comportarsi in questo modo..

e dovete sapere che nel paese vissero tutti contenti..poichè nessun bambino era da quel giorno lasciato solo nella sua diversità..in quanto dice il proverbio: “se avere errorie l’errore é una difficoltà comune a chi é ritenuto migliore di noi…. mezzo gaudio per tutti!”..

Morale:

Va bene rispondere: “anch’io!” …quando vediamo un bambino piangere..

Ma quando il nostro errore è un errore differente da quello commesso dal bambino che piange…é forse mentire se gli diciamo anch’io? No! non è mentire, poiché l’errore giusto non esiste, quindi rispondendo “anch’io!” a chi piange, ammettiamo solo di avere qualche errore anche noi, significa che molti bambini che vivono sul pianeta Terra hanno errori, e quindi è giusto rispondere anch’io ad un bambino che piange.. poiché se abbiamo rispettato il Volersi Santo del Signore, siamo capiti nelle nostre buone intenzioni, di fare solidarietà, dicendo “anch’io” ad un bambino che sta piangendo per consolarlo..

fine

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autore: Egidio Zippone

Milano, Febbraio 2022

giudizio: originale

voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: il puledro bianco (per ragazzi)

 

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(racconto di tipo bianco e verde)

tempo teorico dedicato per la lettura circa 25 minuti

FAVOLE DI EGIDIO..

IL PULEDRO BIANCO..

INTRODUZIONE: quando si chiede un favore a qualcuno, dovrete un giorno ricambiarlo così non sarete più in debito..

Favola: il puledro bianco

PERSONAGGI:

Mamma cavallo

il puledro bianco

il ragazzo di nome Donato

Inizio:

C’era una volta nel mondo delle favole, un altipiano con un piccolo sentiero in salita..

Per questa impervia salita camminava un ragazzo di nome Donato..

Erano già da due ore che il ragazzo saliva per questo sentiero e si sentiva stanco..

Dovete sapere che nei muscoli del ragazzo si era accumulata una sensazione di affaticamento, e siccome la strada da fare in salita era ancora lunga da percorrere il ragazzo pensava ormai di arrendersi e di rinunciare a raggiungere il rifugio che stava alla fine del sentiero a cui lui stava portando dei rifornimenti..

Ad un tratto si alzò un forte vento, che come per dispetto scompigliò i capelli al ragazzo facendo volare via il cappello che aveva sulla testa, e si sentì una voce nel vento, che parlava nel rumore dei cespugli e delle fronde degli alberi mosse dal vento che disse: “Umano se durante il tuo cammino hai dei problemi, ricorda che per risolverli dovrai chiedere aiuto solo alle persone, perchè tu sei un essere umano e quindi solo a quelli della tua specie puoi chiedere favori!”

il ragazzo di nome Donato, sentì quel dire dal vento, ma non fu d’accordo, poichè secondo lui tutte le creature della Terra sono fratelli, in quanto figli dello stesso Creatore..e possono se vogliono aiutarsi tra loro non badando alla specie a cui appartengono..

Mentre pensava queste parole, Donato camminando sul percorso, vide un gruppo di cavalli ai lati del sentiero che brucavano l’erba e prendevano il bel sole del giorno sereno..

il ragazzo di nome Donato ebbe una idea, e per dimostrare il suo convincimento permissivo, ma forse fu per effetto della stanchezza, sta di fatto che il ragazzo di nome Donato decise di chiedere ad un vero cavallo, il più vicino a lui, decise di chiedere un favore..

e parlando con  voce vera disse:

“Cavallo, fratello cavallo, per favore toglimi il ricordo di fatica che ho nel mio corpo, che mi fa sentire stanco!”

il cavallo lo udì e smise di brucare il prato e poi guardò il ragazzo e rispose comunicando in telepatia a Donato: “Innanzitutto devi sapere umano che io sono una cavalla… si! sono femmina.. ma siccome so essere buona ed altruista e ti vedo molto affaticato, ti farò questo favore, dammi pure tutta la sensazione di fatica che c’è in te, che te la porto via!” rispose la cavalla guardando il ragazzo di nome Donato…

Fu così che la forza vitale piena di stanchezza, uscì dal corpo del ragazzo affaticato e si incarnò nel corpo della cavalla dal manto di colore marrone…

Fu così che il corpo della cavalla assorbì la sensazione di fatica e per impedire che la sensazione ritenuta fastidiosa tornasse al ragazzo, così si comportò facendo un nitrito, si allontano al galoppo dal sentiero..correndo veloce sull’altipiano..

Il ragazzo di nome Donato, si sentì all’improvviso riposato e pieno di forze, si! il ricordo di affaticamento non era più in lui, ed il ragazzo si sentiva in forma e poté continuare il suo lungo camminare per raggiungere il rifugio sulla montagna e dopo aver fatto la sua commissione, il ragazzo poté nutrirsi e rifocillarsi mangiando una buona zuppa di orzo ed bevendo un buon bicchiere di vino rosso..

Ma la strana storia non finisce qui..

Dovete sapere che qualche notte dopo, quando il ragazzo era tornato nella sua casa in paese, cosa accadde?

il ragazzo stava per addormentarsi, mentre stava nel suo letto, ed i rintocchi del campanile della chiesa poco distante suonavano già la mezzanotte..

il ragazzo sentì all’improvviso bussare alla sua porta..TOC TOC..

“Chi è? ” chiese il ragazzo..

il ragazzo di nome Donato, sentì una voce telepatica parlargli nella mente:

“Apri caro amico, sono la cavalla dal manto marrone, io ti ho fatto qualche giorno fa un favore… ricordi ragazzo?”

“Devi sapere Donato che: chi riceve un favore da un cavallo, dovrà fare a sua volta per ricambiare, dovrà fare dei favori anche lui, altrimenti si sentirà per sempre in debito!”

ed il ragazzo parlando con voce vera rispose:

” Si! ti riconosco, sei la mia amica cavalla, colei che mi aiutò quando ero in difficoltà sullo altipiano, che favore vuoi da me, chiedi e lo farò!”

e la voce telepatica di mamma cavallo continuò:

“il favore che ti chiedo é questo, devi tenere in casa tua, lo ecto-plasma di mio figlio, il cavallino bianco, il mio puledro…se per favore me lo tieni in casa tua, perchè io mi devo assentare per qualche giorno dall’altipiano, poichè il Signore della Natura mi ha invitato ad un incontro di fate e di magia!”

il ragazzo di nome Donato rispose:

“Sì! ..entra pure nella mia stanza e fai stare l’ecto-plasma del tuo puledrino qui nella camera da letto..ti aiuterò volentieri.. come tu hai aiutato me!”

Fu così che mamma cavallo se ne andò tranquilla, sapendo che l’ecto-plasma del suo puledro bianco era in buone mani..

il ragazzo di nome Donato, vide il puledrino bianco e pensò che era proprio simpatico e poi tornò a dormire poiché era tardi…ed aveva sonno..

Fu così che l’ecto-plasma del puledrino bianco restò nella casa di Donato per molti giorni..

Una notte seguente, proprio a mezzanotte, mamma cavallo tornò a bussare alla porta della casa di Donato  ..TOC TOC..

“Chi è?”

ed una voce telepatica disse al ragazzo:

“Sono mamma cavallo, sono tornata a riprendere mio figlio.. il puledrino bianco.. me lo ridai?

Donato ci pensò e decise di dire così a voce vera:

“No! non te lo ridò…è così simpatico e buono..non mi da nessun problema…che vorrei tenerlo sempre qui con me!” rispose Donato..

“Sapevo che avresti detto così!” disse mamma cavallo in telepatia..”ma devi sapere che il vero puledrino non è stato bene a stare spiritualmente in casa tua….perchè gli manca tanto la sua mamma e quindi si lamenta, quindi è giusto che me lo ridai..non ti pare?”

allora impietosito il ragazzo rispose:

” Se è vero che il puledrino é stato male..è giusto che te lo ridò..ma devi sapere che il puledro bianco è diventato per me come un fratello!”

Fu così che mamma cavallo si riprese l’ecto-plasma di suo figlio, il cavallino bianco, e fu così che il ragazzo di nome Donato ebbe modo di ricambiare il favore ricevuto..

Dovete sapere cari amici, che il vero puledro, si! il cavallino bianco, crebbe con il passare degli anni, e diventò un bel cavallo bianco e racconta una leggenda che si dice in paese, una leggenda raccontata nelle osterie, che dopo che il sole è tramontato, in forma ecto-plasmica un cavallo bianco, da quella notte, ogni tanto si vede andare a  trovare il suo amico umano nella sua casa, forse per ricordargli la sua amicizia, e si dice che farebbe questo in segno di gratitudine del favore che sua mamma cavallo ebbe da quel ragazzo umano..e quindi il cavallo bianco si vuole amico delle persone…e con l’aiuto magico delle buone fate del bosco questo era diventato possibile..

Morale:

Tutti sanno che gli animali e gli esseri umani, sono stati creati e sono creature del Signore della Natura, quindi è normale che si può ritenere gli animali nostri amici spirituali, proprio come se fossero nostri fratelli…siamo infatti tutti individui…qualcuno é un individuo equino …qualcun’altro é un individuo umano..la Natura terrestre ci vuole tutti amici..

Fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Febbraio 2022

giudizio: fantasioso

voto: (da 5 a 10): 9

Favola di egidio: il cigno bianco e l’astice nero (per ragazzi)

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(racconto di tipo verde e bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura circa 30 minuti

FAVOLA DI EGIDIO..

IL CIGNO BIANCO E L’ASTICE NERO..

INTRODUZIONE: A volte il dovere di fare solidarietà disturba gli interessi di qualcuno..

Come potrà l’umanità vivere e migliorare il suo stile di vita senza che esista un sentimento che consiglia di fare solidarietà ai deboli, ai poveri…

il Signore della Natura porterà pace e buoni consigli alle sue creature….

INIZIO:

PERSONAGGI DELLA FAVOLA

ll cigno bianco

Il mago dello egoismo

La anatra nera

Il Signore della Natura

Il serpente verde gigante..

Favola: il cigno bianco e l’astice nero..

C’era una volta un promontorio che si ergeva sulla costa di un bel mare, il cielo era sereno, quel giorno c’era un bel sole e nulla faceva pensare al dramma che stava per compiersi su quel tratto di mare tiepido dell’estate..

Dovete sapere che il mago dello egoismo, era stufo dei rimproveri che riceveva e che lo accusavano di non fare mai il generoso, di non fare mai solidarietà ai poveri, come facevano gli altri..

Fu così che decise un brutto giorno di affrontare la Fata della Solidarietà, ritenuta colpevole di mettergli contro la gente, per convincerla a disobbedire ai suoi doveri nobili e di farla diventare anch’essa un difensore dell’egoismo..

Dovete sapere che era per merito della Fata della Solidarietà che gli uomini dimostravano buona volontà nell’aiutare i poveri ed i deboli..

Ma tutto questo idealismo causava dei rimproveri e commenti severi a chi invece non era d’accordo a disobbedire alla propria avidità……

Ma l’umanità doveva essere anche consigliata da sentimenti di bontà, generosità, e dal dovere di fare solidarietà..

Dovete sapere che il “mago dell’egoismo”..era un essere perfido che si lamentava che la gente sulla Terra era ingenua e sprovveduta, in quanto aveva saputo dalla voce del vento, che le persone buttavano via i loro risparmi guadagnati con tanti sacrifici e duro lavoro, in favore di chi al parere di questo mago, non meritava aiuti..poichè il mago diceva con cinismo: “voi regalate le vostre risorse ad i peggiori tra gli uomini, essi sono solo dei falliti..chi ve lo fa fare di regalare i vostri guadagni a questi parassiti della società!”

Dovete sapere che quel giorno il mare era tranquillo e calmo e non c’era vento, faceva caldo e la superficie del mare era piatta senza che nessuna onda ne disturbasse l’aspetto uniforme..

Un ectoplasma dallo aspetto umano ma dal viso buffo, si divertiva a giocare con la fata della solidarietà giocando con lei a nuotare ed a volare sulla superficie del mare…

Dovete sapere che la fata della solidarietà aveva in quel momento l’aspetto di un bel cigno bianco e assumeva questo aspetto ogni tanto per suo divertimento…e gli spiriti strani, suoi amici si divertivano a giocare con lei a rincorrersi sulla superficie del mare..e la fata della solidarietà provava gioia da tutta questa allegria..

Dall’alto di uno scoglio intanto una creatura magica, avente la forma di un gigantesco serpente verde, osservava tutta la scena dicendo:

“Fata della solidarietà, non giocare con le creature strane, è pericoloso per te lo sai, devi restare nascosta per non farti vedere dai tuoi numerosi nemici, che sono causati dai tuoi compiti nobili e utili..poichè tu sei un dono delle divinità al mondo degli umani!”

Ma l’avvertimento del serpente gigante arrivò troppo tardi ..

Poichè da una spiaggia poco distante, il mago dello egoismo, aveva visto quello strano giocare e riconobbe ed intuì che quel cigno bianco era in realtà la fata della solidarietà e pensò: “ella è mia nemica ed è causa dei molti rimproveri che mi fà la umanità.. poichè dice loro di non comprendere il mio egoismo.. che è per me la mia natura di essere.” e decise crudelmente che avrebbe fatto in modo di fare sparire dal mondo quella fata..

Fu così che il mago dell’egoismo preso da molto rancore per la sua avversaria di opinione, comandò una magia, si trasformò in un gigantesco astice di ecto-plasma nero..e si mise a volare dirigendosi verso la ignara fata che giocava sul mare non preoccupata del pericolo che stava correndo..

L’astice nero, che vi ricordo era il mago dell’egoismo, raggiunse volando in poco tempo il luogo dove il cigno bianco giocava con i spiriti strani suoi amici..e scacciò con un gesto quegli stupidi spiriti verdi … che spaventati scomparvero..e poi si mise a volare rapido al di sopra del cigno bianco..che era rimasto solo ed indifeso…che vi ricordo era in realtà la fata della solidarietà…

Fu troppo tardi per il cigno bianco, un maleficio voluto dal mago si impossessò di quella splendida creatura..apparvero al di sopra del cigno bianco, numerosi aculei neri ed erano molto lunghi, erano le zampe nere dell’astice, che continuamente agivano trafiggendo il cigno bianco causandogli tormento..

Era troppo tardi per aiutare la “fata della solidarietà” che cercava di fuggire inutilmente..poichè lo astice nero che la sovrastava gli impediva di fuggire continuando a tormentarla..

Il cigno bianco nuotava sull’acqua del mare, nel tentativo di allontanarsi, ma era seguito dallo astice nero che lo trafiggeva con i giganteschi aculei neri…e diceva contemporaneamente alla fata, che vi ricordo aveva la forma di un cigno bianco: “smetti di consigliare gli uomini di fare solidarietà..fai come me..che sono furbo.. diventa egoista e predica la necessaria indifferenza agli umani!”

Fu così che dopo qualche ora di tormento la fata della solidarietà, intuendo che non c’era modo di sfuggire al potente maleficio, si arrese e decise di diventare egoista anche lei, dicendo a se stessa, come impazzita, per il maleficio causato dal mago, la fata diceva delle cattive parole: “chi se ne importa dei poveri.. chi me lo fa fare di soffrire lottando per loro…forse i bisognosi non meritano il mio aiuto!” fu così che rinnegò se stessa a causa delle parole sbagliate che diceva e cambiò il suo aspetto ecto-plasmico con una magia e si trasformò in una  anatra nera.. una piccola anatra nera….che rappresenta l’Indifferenza..

Il mago dello egoismo vedendo che la fata della solidarietà si dimostrava arresa alla sua volontà, poichè il bel cigno bianco era scomparso all’improvviso…e questo significava per il mago che la fata si era rinnegata ai suoi doveri nobili, decise di non dare importanza a quella piccola anatra nera che ora nuotava sulla superficie del mare al posto del cigno bianco …non riconoscendo in lei un vero pericolo e così decise di cambiare il suo aspetto di astice nero volante e si tramutò invece in un uomo tutto nero che usava un aliante nero per volare e se ne andò da quel luogo dicendo: ” ho vinto il cigno bianco e l’ho fatto impazzire!”

Dovete sapere che il serpente verde dal suo scoglio sulla riva, vide tutto e capì tutto, e disse: “per adesso hai vinto tu cattivo mago.. ..ma vedrai che il Signore della Natura creatore di tutti noi ed anche di te, farà giustizia di tutta questa cattiveria!”

Fu così che vedendo la fata dello solidarietà ormai resa pazza e incoerente nel suo aspetto, poiché era diventata una timida anatra nera..e sentendo che la fata diceva parole ormai non coerenti ai suoi doveri..

il serpente verde si concentrò e invocò il Signore della Natura chiedendo a Lui giustizia..

disse allora il serpente verde:

“come farà il mondo dei perdenti, dei deboli dei poveri degli ammalati a sopravvivere.. se nessuno sentirà più il bisogno di aiutarli facendo solidarietà!”

Giorni dopo, giunse in quel luogo sul mare il Signore della Natura, che rispose finalmente al serpente verde:

“Purtroppo parte del mio creato si presenta debole e bisognoso di aiuto, poichè ho dovuto creare la Natura dell’Universo selvaggia ed imprevedibile….

Ma l’ho fatto per dare più libertà ed opportunità alle differenti creature, ma come esistono i sentimenti di egoismo, proprio perchè c’è bisogno di libertà, devono esistere anche i sentimenti di solidarietà e generosità, in modo da creare un equilibrio tra i comportamenti umani..

Di conseguenza il Signore della Natura così ordinò all’anatra nera, che ora stranamente si voleva egoista come tutti gli altri..le ordinò di rinsavire e tornare buona e caritatevole con i deboli ..

Il Signore della Natura disse: ” fata della solidarietà, ti prometto che ti difenderò dai tuoi nemici di opinione..se vorrai tornare ad essere un bel cigno bianco!”

La fata della solidarietà rispose restando in forma di anatra nera poichè ormai prigioniera della conseguenza dei suoi peccati: ” Signore ormai ho peccato contro i doveri che mi hai dato, non sono più degna di essere un bel cigno bianco, ormai devo restare un anatra nera!”

Fu così che il Signore della Natura aggiunse: “fata della solidarietà ti perdono di tutte le parole cattive che hai detto, poichè in quel momento eri come impazzita a causa del maleficio del mago tuo nemico, quindi non è colpa tua quello che è capitato ed è giusto che io ti perdoni!”

Fu così che la fata della solidarietà, sentendo quelle parole buone, incoraggiata dal Signore della Natura, ritrovando le sue buone intenzioni, guarì dal maleficio e rinsavì, e decise di obbedire tornando a ricordare i suoi buoni propositi, che aveva da sempre custodito e che purtroppo la paura di soffrire per gli altri, gli aveva fatto dimenticare e rinnegare..ma sentendosi perdonata trovò il coraggio e la fortezza morale di tornare a consigliare agli uomini la solidarietà.

Fu così che la fata della solidarietà, riprese le sembianze di un bel cigno bianco, e si mise a nuotare sulla superficie del mare calmo e ritornò ad essere in questo modo un esempio di immagine di pace, di buona volontà e di bellezza per tutta la umanità..

Inoltre il Signore della Natura ordinò alla luce splendente del Sole del mattino che vince il buio della notte ed alle grandi nuvole bianche di ecto-plasma del Bene, di aiutare la fata della solidarietà nel suo compito difficile di vincere lo egoismo umano che alle volte diventa crudele..

Fu così che apparve un giovane alato armato di una arco che scagliò una freccia e colpì il mago dello egoismo al petto, ed il mago dello egoismo provò i sentimenti dell’Amore, subito dopo una gigantesca nube di ecto-plasma bianco avvolse il mago che cominciò ad assorbire la energia del Bene in lui e dopo qualche ora di assorbimento il mago dell’egoismo diventò buono e mite non provando più sentimenti di vendetta per il mondo..

Ma al Signore della Natura, questo non bastò, e decise ancora, ed rimproverò il “mago dell’egoismo” di essere stato crudele, e lo punì cambiandogli il nome che lo distingueva e gli disse che da ora in poi sarai chiamato: “il mago del donare con moderazione”, e gli suggerì di consigliare anche lui adesso che era diventato un buono, il fare solidarietà ai poveri, ma con una differenza, siccome era obbligato a dare ascolto in parte alla sua natura avara di mago, il Signore della Natura permise che il mago, seppur ravveduto, avrebbe potuto avvertire gli uomini di stare attenti si! nel risparmiare e tenere  lo indispensabile per loro, ma ugualmente ogni tanto doveva consigliare anche lui di regalare parte delle risorse che avevano guadagnato ai poveri …

Fu così che nel mondo, l’equilibrio dei sentimenti buoni e di quelli non buoni, ritornò a consigliare gli uomini in modo benevolo e sapiente..e fu così che ogni tanto qualche povero, qualche ammalato, poteva usufruire della Solidarietà e della Carità di qualcuno, potendo così tornare a credere nella Provvidenza, in quanto tutta questa generosità era necessaria al suo sopravvivere..

Dovete sapere che il Signore della Natura affermò: “la natura creata da Me, risulta selvaggia e per questo sembra affliggere qualcuno, ed a volte é causa di sofferenza, diventino quindi utili per mio volere, in aiuto della fata della solidarietà, i sentimenti di amore e di fratellanza, che io ho ideato, per rimediare a questo destino severo che subiscono le creature dell’Universo..

Che l’umanità trovi una soluzione pacifica a questo problema, il dover selezionare che causa dispiacere a chi è escluso, ad esempio consigliando di credere nell’amore e nel fare sacrifici per gli altri, e lo farò benedicendo ed elogiando lo spirito di Carità e di Solidarietà, lo diffonderò in tutto il mondo come se fosse un mio rimediare, alle difficoltà dell’esistenza sia umana che animale..”

Fine..

autore: Egidio Zippone

Milano, Febbraio 2022

giudizio: saggio, sperimentato

voto: (da 5 a 10): 9

 

Favole di Egidio: la idea nuova

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(racconto di tipo bianco e verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura 20 minuti..

FAVOLA DI EGIDIO

LA IDEA NUOVA..

INTRODUZIONE: se il metodo filosofico che subite vi crea problemi, siete liberi di inventarne un altro e di convincervi diversamente..il Volersi Santo del Signore ci permette questa soluzione..

Favola: “la idea nuova”..(metodi nuovi)

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, un giorno che faceva molto caldo, e capitò che:

un uomo si perse sui sentieri nel percorrere le salite irte di un altipiano (vita confusa).

Esaurite le forze e pieno di stanchezza e con la gola asciutta….(vari errori morali)

Egli si trascinava penosamente sulle ghiaie roventi sulla salita e sotto il sole in quanto il prato erboso era terminato..(sopportare i rimproveri)

Improvvisamente vide un po’ lontano davanti a lui, cento metri circa distante ..un casolare …(qualcuno ha inventato per lui filosofie esistenziali nuove)

Ancora più sconfortato pensò: “quella casa è disabitata di certo chi verrebbe ad abitare qui..inutile arrivarci, non la raggiungerò per evitare la fatica di camminare ancora, ma mi fermerò invece qui sotto il sole e farò una sosta, a mio parere è inutile continuare .

Io vorrei credere che laggiù c’è qualcuno che mi può confortare e rifocillare meglio, ma forse questi sono i desideri profondi del mio subconscio e in quella casa in realtà non c’è nessuno…(non si fida al meglio delle idee nuove che sente consigliare).

Senza più speranza e con molto pessimismo, sentendosi molto stanco, pensando che quella casa che vede lontano non è di certo un rifugio per i viandanti di poca volontà come lui, l’uomo si sedette esanime al suolo e si mangiò tristemente il suo panino asciutto e bevve la sua acqua troppo tiepida dalla sua borraccia, mentre si nutriva malamente del poco cibo purtroppo sotto un sole cocente, ammise di essere un uomo sfortunato e disagiato …(non ha fede nei metodi nuovi e passa una giornata triste, vinto dalla sua logica ormai vecchia)

Poco tempo dopo poco prima del tramonto, discesero dalla direzione di quella casa due viandanti.

Il nostro poveretto ancora seduto sotto il sole, era pronto per tornare a valle anche lui ed era in viso tutto arrossato per il caldo, mentre i viandanti erano invece belli freschi e riposati, vedendolo così avvilito e sudato essi commentarono…(coloro che hanno avuto fede saranno più felici e vi giudicheranno)

“Ehi! ci capisci qualcosa tu?” disse il primo viandante

“quel tipo era così vicino al rifugio, con il ristorante a due passi e gli alberi e il prato erboso su cui farsi un pisolino e con i servizi ben organizzati per rinfrescarsi, ha preferito invece fare sosta qui su questa pietraia. Quello non ha capito che sforzandosi un po’ di più poteva passare meglio la sua giornata!”.

“Com’è possibile..sarà forse stupido? Disse l’altro scuotendo la testa e vedendo lo sfortunato riassettarsi lo zaino stancamente (sarete giudicati degli sprovveduti infatti credete ancora che ci siano limiti all’evoluzione delle idee).

Lo sperduto sentendoli così borbottare si avvicinò e disse in risposta: “forse sono stato un pò severo con me, ottuso, retrogrado e forse sono uno che non si sa aiutare da solo..però adesso vi chiedo, permettete che io vi segua e che io termini questa tremenda giornata. ”

E così tutti quanti i viandanti tornarono in paese…chi felice di avere passato una bella giornata e chi stufo di se stesso.

I viandanti giunsero in paese, e raccontarono a tutti quelli che incontrarono, che era vero che in cima alla strada in salita, c’era una casa-rifugio con all’interno tutte le comodità ed i vantaggi che pensava e sperava la gente..

“Quale è l’insegnamento di questa storia?”

MORALE

“Io lo so! Lo dico io!.” Disse un ragazzo alzandosi in piedi.

“Non considerare le nuove idee nella nostra vita è per noi come se ogni idea di altri, fosse solo un illusione, il non comprendere, significa per noi non avere o non trarre speranza dalla saggezza dell’esperienza di chi prima di noi ha vissuto il problema, che fu causato dalla non attualità delle idee esistenti.

La società da il privilegio ad ogni individuo di inventare filosofie ed ottenere da esse idee nuove per consolare al meglio le cose sbagliate di ogni vita.

Consigliando le genti con il suo spirito di solidarietà, la società ci dimostra che ci comprende volentieri….

“E per questo che la creazione libera e saggia di sapienze alternative intelligenti e valide, rende utile e pacifica la ricerca della felicità umana….occorre cercare ed inventare un metodo nuovo o più metodi nuovi”

Un metodo nuovo ad esempio è quello descritto nel Nuovo Testamento cioè il messaggio del Santo Vangelo e dei suoi avvertimenti, che dicono:..”.perdonatevi l’un l’altro i vostri inevitabili errori, ed aiutatevi l’un l’altro se ci sono dei problemi..”

Un altro metodo nuovo, questo più laico, ad esempio é il metodo Terzo, che dice che si è brave persone anche se si hanno commesso degli errori, in quanto i giorni senza errori son di più e se si é incensurati, per questo motivo si é considerati di buona volontà, anche perché si sta dimostrando  buon ravvedimento da molti anni..è il Terzo considerato un metodo laico, poichè non obbliga a frequentare ogni domenica luoghi religiosi..

Fine

Autore: Egidio Zippone

Milano, Marzo 2015

Giudizio: originale. saggio

voto: (da 5 a 10): 9

Favola di Egidio: il giovane lupo avido (per ragazzi)

coppia di lupi

FOTO DI Faina

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volpe

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO

IL GIOVANE LUPO AVIDO

INTRODUZIONE: Nonostante sulla Terra capitano a volte ingiustizie, ugualmente ogni mattina sorge il sole..

Favola: il giovane lupo avido

PERSONAGGI..

Il giovane lupo di nome Jody

Mamma lupo

Papà lupo

Lo zio lupo

Il lupo malandrino

la voce del vento

la volpe

la donnola

l’orso onesto

la iena antipatica

le galline rubate

la pecora marrone rubata..

Il Signore della Natura

INIZIO

C’era una volta, nel mondo delle favole, molti anni fa, un bosco con vicino una fattoria con all’interno un grande pollaio..

Dovete sapere che un giorno due lupi entrarono nel pollaio e rubarono ben dieci galline tenere tenere..e con l’acquolina in bocca se le portarono via..

mentre i lupi scappavano per allontanarsi decisero tra loro: “le galline che abbiamo rubato sono tante, non c’è bisogno che le mangiamo tutte noi, qualcuna vendiamola al mercato nero degli animali,  così guadagniamo, ma prima nascondiamo le galline in questa caverna, sarà il nostro nascondiglio, poi un giorno torneremo e le venderemo a qualcuno..”

Dovete sapere che venne per caso a conoscenza del nascondiglio un giovane lupo, e si sa che i lupi sono tutti ladri, e non si sa perché, forse per avidità, forse per magia, qualcosa nel giovane lupo si alterò, ed il giovane lupo decise che: “di certo queste galline sono state messe in questa caverna per abbandonarle successivamente, mi sembra infatti un modo trascurato di allevarle, quindi é meglio che le galline me le prendo io…che le sò tenere con più abilità”..”eh si! io le ho trovate abbandonate..ed io me le tengo!” disse tra se e se il giovane lupo senza dare importanza a di chi quelle galline fossero davvero..

Il giovane lupo di nome Jody, prese tutte le galline che c’erano nella caverna dello zio lupo pensando che forse non erano dello zio lupo, prese le galline e se le portò via, pensando di nasconderle da un altra parte..pensando che le avrebbe custodite con più cura e abilità..

Passarono i giorni, e mamma lupa vide per caso il suo figlio lupo giocare con le galline, intuendo che le galline erano rubate, consigliò al figlio lupo: “ho capito che queste galline non sono state ottenute in modo onesto, le hai di certo rubato agli umani, é pericoloso che te li tieni tu, poichè c’è il rischio che i cacciatori lo vengano a sapere, vedono le galline rubate e poi ti sparano con il fucile, meglio che tu le regali a qualcuno queste galline!” poi parlò anche papà il lupo che disse al figlio Jody: “Figlio! invece di giocare con le galline, va a catturare un bel daino, che io lo preferisco da mangiare, e regala a qualcun’altro queste galline!” ed il giovane lupo ascoltò il consiglio di sua madre e di suo padre, comprese che non poteva riportare le galline dove le aveva trovate, poiché non sapeva di chi erano davvero le galline e poi riteneva che se faceva così, correva il rischio di essere visto e riconosciuto da qualcuno mentre le riponeva al loro posto e così decise che avrebbe dato le galline in regalo ai suoi amici del bosco..

Voleva infatti regalare le galline ad una volpe sua amica, che abitava li vicino..che dovete sapere che la volpe aveva sempre fame ed era un animale amica del giovane lupo..

Ma la volpe vedendo tutte quelle galline, disse al giovane lupo:” sono troppe queste galline per me, che vivo da sola, te ne restituisco ben otto,  ma però due galline me le terrò volentieri, perchè anch’io ho provato la fame e so cosa significa restare senza nulla da mangiare..”

Fu così che la volpe si tenne due galline, e restituì otto galline belle al giovane lupo..e promise che mai avrebbe fatto la spia ai cacciatori per non danneggiare il giovane lupo suo amico..

Il giovane lupo decise di regalare le altre galline ad un altro ad esempio alla sua amica donnola che rispose: ” sono troppe queste galline, me ne tengo una sola, e le altre sette te le restituisco..si! una é meglio che me la tengo… ho anch’io da saziare la fame!”

il giovane lupo decise quindi di regalare le galline che restavano ad un altro ad esempio ad un orso che disse: “galline!…sono di certo rubate..io le cose rubate non le voglio in casa mia..preferisco mangiare il miele… che mi danno le generose e altruiste api mie amiche!”

e così che il giovane lupo restò con sette galline ancora da regalare…mentre decideva a chi dare le galline..cosa accadde?

Dovete sapere che passava in quel momento una iena maschio affamata, che vedendo il giovane lupo indaffarato con le numerose galline disse: “lupo dammi almeno una gallina che ho fame pure io!”, ma il giovane lupo che aveva in antipatia quella iena perché era stata tempo fa, un falso amico, come sono tutte le iene secondo Jody, il lupo rispose: ” no! non te la dò..perchè mi sei antipatica..non te la meriti!”

Allora la iena capì, che il lupo era un egoista, e minaccio il giovane lupo di rivelare il suo segreto a tutti gli animali del bosco e soprattutto allo zio lupo..

Dovete sapere infatti che lo zio lupo andò al nascondiglio della caverna e vide che le sue dieci galline erano sparite..

Dovete sapere inoltre che il compagno malandrino, che era un lupo anche lui, rimproverò il suo complice lupo della sparizione e disse:” e stata tua la idea di nascondere qui, in questo luogo le nostre galline, adesso come facciamo a guadagnare, se le galline non ci sono più..dovevi intuire che questo nascondiglio non era sicuro..eh si!  compare lupo hai sbagliato!”

Fu così che nel pomeriggio, la voce del vento rivelò quello che era accaduto allo zio lupo, parlando nel rumore dei rami pieni di foglie degli alberi: ” io so chi ha rubato le tue galline..ti sembrerà strano…ma è stato tuo nipote il giovane lupo Jody..”

Fu così che lo zio lupo andò a trovare il nipote lupo per sapere se era vero, è risaputo infatti che tanti  avvertono i creduloni che la voce nel vento non sempre dice la verità, poichè dipende da come quel giorno al vento gli gira,  e per avere certezza di questo lo zio chiese al nipote: “giovane nipote… hai tu trovato delle galline?”..il giovane lupo capì che era ormai troppo tardi per restituirle quelle galline, poichè non le aveva più tutte e dieci le galline, ne mancavano infatti tre, e si vergognava, temendo rimproveri da parte dello zio, ed obbedendo alla sua natura di lupo, fu così che il nipote Jody rispose: ” no! caro zio..non le ho viste!”..

allora lo zio disse a lui: ” non fa niente..non importa ..risolverò la questione facendo un regalo al mio compare lupo che mi chiede di rimediare!” , e fu così che lo zio lupo si dimenticò di tutto…avendo deciso che la voce del vento forse gli aveva mentito….

Fu così che lo zio lupo, durante la notte, tutto da solo si recò ad un ovile che si trovava ai limiti del bosco, e di nascosto riuscì a rubare una grossa pecora..

il giorno dopo lo zio lupo andò a trovare il lupo compagno malandrino, e gli disse: ” compare lupo vorrei rimediare, devi sapere che la tua parte era di cinque galline, al parere dei lupi, una pecora vale cinque galline, e ti chiedo di accettare come mio rimedio questa bella pecora pasciuta!”

il lupo malandrino rispose: “va bene! compare lupo…siamo pari…hai pagato il tuo debito!” ed i due lupi restarono amici..

Dovete sapere che intanto nel bosco, la iena antipatica continuava a minacciare il giovane lupo di fare la spia anche ai cacciatori umani padroni del pollaio e delle galline rubate..e dovete sapere che per di più adesso gli umani erano tutti incavolati perché era sparita anche una pecora..

Fu così che il giovane lupo, adesso aveva davvero timore che per colpa del parlare male di lui da parte della iena sua nemica, si venisse a sapere che aveva lui preso le galline rubate, che a quanto sembrava al giovane lupo Jody tutti cercavano.

Dovete sapere che il giovane lupo aveva infatti ben sette  galline nascoste nella sua tana, rischiava quindi di essere punito mediante fucilazione dai cacciatori, ma siccome mancavano tre galline, non poteva rimediare restituendole al pollaio degli umani..come fare?

Fu così che il giovane lupo ebbe una idea: ” lascerò libere le sette galline che mi restano, esse ritorneranno selvatiche e vivranno senza nessun padrone..si! in una zona abbandonata… lontano io le libererò!”

Fu così che il giovane lupo, portò le sette galline in un luogo lontano ..dove non abitava nessuno, ne umani e nemmeno animali, e giunto in quel luogo abbandonò le galline rubate lasciandole libere di vivere in modo selvatico..

Ora il giovane lupo, a suo parere, non rischiava più niente, non rischiava più niente nonostante la pericolosa minaccia di fare la spia voluta da parte della iena sua nemica, anche se sarebbero arrivati i cacciatori con i loro cani al suo rifugio, il giovane lupo avrebbe potuto dire ai cacciatori che:” quelle galline che vi ha descritto la iena.. io giovane lupo.. non ne so niente…infatti come potete vedere io non le ho qui con me!”…se arriveranno i cacciatori alla mia tana risponderò alle loro accuse così: “probabilmente la iena vi ha mentito.. dovete sapere che abbiamo litigato tempo fa e per questo motivo essa è diventata mia nemica!”….infatti le iene ed i lupi da quel giorno non vanno d’accordo nelle mie favole….

Fu così che il giovane lupo disse al Signore della Natura durante la notte ululando alla luna piena:

“come a zio lupo non ha importato di aver capito che ha smarrito le sue galline..così anch’io ho dimostrato che si può regalare qualcosa che ci appartiene (smarrire e regalare per i lupi è la stessa cosa)…infatti ho dimostrato di saper regalare anch’io..offrendo in regalo all’affamata volpe ed alla mai sazia donnola, che sono mie amiche, ben tre galline nutrienti, anche se quelle galline ormai erano diventate mie..”

ed il Signore della Natura dopo aver pensato rispose parlando in sogno mentre il giovane lupo si era addormentato:

” Ti ho creato io lupo e sei scellerato come tutti i lupi, e questa è la tua natura spontanea, come obbedisce alla sua natura di lupo tuo zio, così obbedisci alla tua natura di animale selvatico anche tu!”

e poi il Signore della Natura aggiunse al suo dire:

“Qualcuno è lupo, qualcun’altro è pecora, qualcun’altro è gallina…come lo zio lupo ha deciso di dimenticare il danno subito e tu per questo adesso credi di essere capito da lui, così io allo stesso modo comprenderò sia lui che te, dimenticherò che anche tuo zio… è stato molte volte ladro anche lui con altri..infatti non è strano anche lui é un lupo…non c’è da stupirsi di questo!”

“la vita animale è costituita da molte creature varie e tutte sono speciali…e questo rende la vita sulla Terra più imprevedibile …a volte impulsiva…e quindi più divertente..e nonostante capita qualche ingiustizia é giusto che il sole ogni mattina sorge ancora per tutti voi mie creature…e tutti voi…. sia che siete ladri, sia che siete  onesti…. potete così gioire della Natura che io ho creato!”

“Ma devi sapere giovane lupo che: chi sà far comprendere dai suoi amici i suoi errori..trovando un valido motivo per averli commessi…avrà ragione di ogni discussione!”

Dopo che Jody si svegliò dal sonno, il giovane lupo si ricordò del consiglio del Signore della Natura, e decise di andare a trovare lo zio lupo..

Fu così che il giovane lupo rivelò a suo zio lupo, che lui era si! un giovane lupo affezionato, ma era avido, proprio come sono tutti i lupi, ” e per questo mi sono impadronito delle tue galline, in ogni caso zio, non te le posso restituire, poichè le ho lasciate da tempo libere di tornare selvatiche, e quindi che si fa?”

lo zio lupo rispose al nipote: ” dopo tutto questo tempo sei qui da me a dirmelo? quindi ti dico: adesso te le puoi tenere! ma siccome è normale che un lupo si comporti in modo disonesto, così saggiamente devo comprendere anche il tuo modo di essere lupo..e quindi non voglio crearti problemi, poichè di certo nipote, in quanto sei nato lupo, ti sarai fatto di sicuro dei nemici dichiarati anche tu come me, quindi hai di certo già troppi problemi!”

e fu così che il nipote ottenne in regalo le galline rubate e fu così che zio e nipote continuarono a vivere in amicizia..

Tutti gli animali del bosco avendo saputo questa storia avventurosa dissero che: ” chi è uno zio, è normale che prima o poi, ogni tanto regali qualcosa a suo nipote..la sua decisione quindi non è strana per noi!”

Dovete sapere che in paese il padrone del pollaio, notò che era sparita qualche gallina, ma vedendo che ne rimanevano ancora molte, decise di aver pazienza e si dimenticò del danno subito, e così decise anche il pastore a cui sparì una pecora, anche lui comprese che era normale che ogni tanto sarebbe sparita qualche pecora, poichè i lupi sono furbi ed è difficile catturarli..e la fame è cattiva consigliera per tutti..Dovete sapere che il padrone della pecora ed il padrone delle galline erano pensati ricchi e benestanti da tutto il paese, quindi fu ritenuto normale che rinunciassero a vendicarsi del danno causato dai lupi..poichè molte ricchezze in armenti ancora gli restavano….

Morale:

Anche se un regalo è ottenuto in modo un pò antipatico, un regalo è sempre un regalo, si! poichè fare un regalo significa anche perdere del denaro, infatti il giovane lupo riuscì ad ottenere un regalo dallo zio lupo..

Ma forse questa decisione è stata presa, poichè mentre scrivevo questa favola, tutti i lettori hanno insistito per risolvere con un regalo questa avventura…significa che molta gente ha in simpatia il vero lupo..e comprende la sua natura..

fine

autore: Egidio Zippone

Milano, Gennaio 2022

giudizio: originale

voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: Tristano e Costanza (per ragazzi)

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(racconto di tipo nero e verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

TRISTANO E COSTANZA
INTRODUZIONE: due amici di infanzia, lui una volta innamorato di lei, divisi da una guerra fraticida, combattono ugualmente tra loro dimostrando il loro senso del dovere, sarà l’amore a consigliarli oppure il dovere di essere soldati avversari..
INIZIO
Favola: Tristano e Costanza
Nel mondo delle favole, durante il simil periodo storico del 1400 d.c., nelle terre d’Europa si combatteva una lunga guerra.
Mentre nella valle infuriava la battaglia, dopo aver lottato a lungo contro dei soldati a piedi, il cavaliere Tristano e il cavaliere Romeno che combattevano per il regno del Nord, si allontanarono coi loro cavalli, in cerca di un nuovo nemico, verso il bosco sul lato destro della valle, in cerca di cavalieri di valore da affrontare, “qui ormai ce la fanno da soli!” disse Romeno e aggiunse “andiamo a cercare battaglia da un’altra parte!”.
Erano ormai cinque anni che il regno del Nord e il regno del Sud…combattevano una guerra aspra e crudele.
Alla morte di Re Ferdinando…..gli eredi non si erano messi d’accordo tra loro sulla spartizione del territorio…la famiglia reale si era divisa in due parti..
Avevano prima litigato per reciproca avidità…ed organizzato delitti e intrighi in nome del potere…poi finalmente erano scesi in campo gli eserciti..ed era cominciata la vera guerra…
Questa guerra fratricida aveva portato solo dolore…e infatti molte erano le offese date ed avute, da lavare col sangue per ambo le parti..
Romeno e Tristano cavalcavano lentamente intorno alla zona della battaglia..molti erano i loro duelli gloriosi..erano due cavalieri valorosi..ammirati dagli amici e temuti dai nemici.
All’ improvviso si vide uscire da dietro un gruppo di alberi, un cavaliere dall’ armatura dorata del regno del Sud, subito Romeno si lanciò contro di lui col suo cavallo dicendo:” é ora di mostrare la nostra bravura!”, Romeno si lanciò contro quel cavaliere gridando: “a morte il nemico!”.
Il cavaliere dorato si fermò: “mai questo giorno e stato più fortunato, un cavaliere del regno del Nord che mi sfida!” affermò lo sconosciuto.
I due cavalieri combatterono senza risparmiarsi, con colpi di lancia all’inizio, lanciandosi più volte l’uno contro l’altro con i propri cavalli e dopo con spade e scudi, finché Romeno fu disarcionato da un colpo di spada che lo colpì alla testa e nel cadere trascinò al suolo il cavallo con sé.
IHHIHIHI si lamentò il cavallo nel cadere ….mentre Romeno finiva brutalmente al suolo…e perdeva l’elmo nel rotolare sul terreno.
Il cavaliere dorato a questo punto, scese subito da cavallo e avvicinandosi al disarcionato, velocemente estrasse il coltello e uccise Romeno ferendolo alla gola.
Poi urlando per la vittoria si tolse l’elmo e disse: ”Evviva!…così muoiono i miei nemici!.”
Tristano era fermo a circa 30 metri quando vide l’amico morire, e notò con stupore che il cavaliere dorato che si era tolto l’elmo era una donna.
Era una donna dai capelli neri e dai bei lineamenti, un’amazzone.

Stava anche Tristano per unirsi alla battaglia..
Ma osservando meglio lo avversario, guardando meglio quell’amazzone riconobbe in lei Costanza, l’amica di gioventù, a quei tempi i due regni erano uniti ed in pace e molte erano le amicizie tra i nobili del regno…
Dopo qualche minuto di silenzio, con la sua armatura nera e sullo scudo una croce bianca, Tristano si avvicino e girò il cavallo e si tolse l’elmo per farsi riconoscere e disse: “sono Tristano  oh! cavaliere e tu sei Costanza la mia compagna di gioventù..la mia amica di infanzia..ti ho riconosciuta…non ti ricordi di me?”.
Costanza lo guardò con stupore, ma non sembrava nostalgica della loro amicizia, anzi probabilmente si chiese come aveva fatto quel cavaliere a riconoscerla dopo tanto tempo, poi si ricordò che la battaglia continuava e che il nemico gli aveva ucciso crudelmente lo zio, che ella stimava tanto, violentemente ucciso sotto i suoi occhi…lo zio era il suo consigliere spirituale ed il suo viso si incupì.
Tristano disse: “la sorte ci é nemica e ci fa incontrare qui davanti ai miei soldati che mi giudicano… non potrei far altro che affrontarti, come vuole la guerra che oggi ci domina ed esige sangue eroico…poichè i bei tempi sembrano dimenticati…ma forse far questo non vorrei!”
La bellezza della donna che aveva di fronte, il ricordo di lei e il suo viso fiero sembravano convincere Tristano a pensare di cambiare avversario.
Quando qualcuno dal campo di battaglia vedendolo esitare gli urlò: “che hai forse paura di una donna, sei forse un vile…guardate compagni Tristano ha paura!”.
“Il cuore mi piange e preferisco di combattere con un altro!”, urlò in risposta il cavaliere fermando il cavallo ed evitando di lanciarsi contro il nemico.
Dopo qualche minuto Costanza si riprese dallo stupore di questo rinunciare e avendo sentito i soldati nemici, esclamò: “vile! vedo ancora il sangue del miei amati parenti, il sangue di mio zio sulle mie mani quando lo tenevo tra le braccia, lui cosi pieno di ideali e mio esempio di vita, lui mio consigliere!”.
“Vile codardo… come tutti quelli del tuo casato…affrontami!” disse Costanza in preda al rancore salendo in groppa al suo destriero..
“Il tuo orgoglio, sarà la tua rovina é meglio che questo combattimento non abbia mai luogo!” disse Tristano sicuro della sua forza….”ne ho uccisi molti oggi..e non vorrei che tu farai la stessa fine mia nemica!”.
“Per me siete tutti eguali, voi del regno del Nord, il mio odio per voi potrà placarsi solamente col vostro sangue, non ci sono più favoritismi e amicizie per me, anche tu verrai ucciso durante questa battaglia voluta per fare giustizia” affermò Costanza.
Il cavaliere Tristano si abbassò la visiera evidentemente risentito per gli insulti oltraggiosi, si era offeso… era pronto a combattere .
Mentre le urla dei feriti e le grida dei combattenti, mentre i rumori delle spade lo spezzarsi delle lance e il nitrire dei cavalli martoriati rompevano il silenzio della valle… i due cavalieri si prepararono a combattere.
Costanza era sul suo cavallo bianco e con l’armatura dorata, si rimise l’elmo sul capo e si abbassò la visiera sul volto, subito si lanciò al galoppo tenendo alta la lancia gridando minacce e sfidando a duello l’avversario.
Tristano da par suo tenendo alto lo scudo, imbizzarrì il suo cavallo nero e posizionò la lancia e si lanciò al galoppo…correndo incontro al cavaliere dorato suo avversario.
Il loro passato di amicizia era ormai dimenticato..l’orgoglio di essere dei cavalieri aveva preso il sopravvento sulla loro amicizia passata..il dovere di soldato comandava ora la loro mente.
Il primo scontro fu decisivo Costanza prese in pieno lo scudo di Tristano con la sua lancia e Tristano dovendo sbilanciarsi all’indietro, alzò il suo braccio ed infilò la lancia nella spalla di lei rompendo l’armatura, li dov’era l’ascella, tutti e due i cavalieri caddero entrambi a terra malamente per il duro scontro.
Il primo a rialzarsi dal terreno fu Tristano, che evidentemente desideroso di non continuare la battaglia, raccolse la spada e si avvicinò a Costanza e le disse: “questo mi basta..vedi mi sono rialzato prima io….in nome del nostro passato ti lascio vivere…purché tu Costanza ti arrendi!”.
Costanza si rialzò dolorante della botta sulla spalla, ma essa non sanguinava l’armatura aveva resistito, ma appena si rese conto che poteva continuare a combattere disse: “non mi arrendo guai a te!” e si lanciò contro Tristano, agitando la sua spada, “vendetta!” gridò la donna-cavaliere, “avete ucciso molti miei famigliari ingiustamente!” e brandendo la spada si lanciò e ferì l’avversario, ma solamente al braccio sinistro, in quanto con abilità Tristano aveva evitato il corpo mortale al collo muovendosi rapidamente di lato.
Ruotando velocemente su se stesso Tristano evitò il successivo colpo, ma non potè far a meno, in quanto dolorante per la ferita al braccio, di causare nel muoversi rapido col tagliente della sua spada il ferire il corpo di lei ferendola al fianco tra i legamenti dell’armatura.

Costanza si fermò stupita, poi dolorante si inginocchio e cadde a terra allargando le braccia.
Mentre la battaglia continuava, la tragedia stava per compiersi.
Tristano si tolse l’elmo vedendo il sangue di lei uscire copioso dal fianco dell’armatura dorata, la ferita era mortale vista la quantità di sangue che ne usciva…la spada aveva reciso in quel punto un’arteria.
“Costanza!”…. gridò Tristano evidentemente preoccupato, lei lo guardò e gli rispose con voce fievole: “finiscimi!……il destino mi è stato avverso..sarai proprio tu, caro amico, il mio carnefice!” disse lei ricordando ormai tardi la loro amicizia…

“Non posso ucciderti!” aggiunse Tristano, “ti medicheranno..ti porterò al campo”…disse lui vedendo il sangue di lei bagnare il prato erboso…
“Sto soffrendo!” disse Costanza….”lasciami morire..sento le forze che mi abbandonano!”.
Fu cosi che Tristano si ricordò che era pur sempre un soldato e alzando la spada a due mani verticalmente….pensò coraggiosamente di porre fine alla sofferenza dell’avversario.
Poi pensò che c’era ancora una speranza ed infilò la spada nel terreno, di fianco al corpo…decise di caricare Costanza sul suo cavallo e decise di correre nelle retrovie in cerca di un medico.
“Maledetta guerra!” affermò, Tristano mentre cavalcava per ore fino a raggiungere l’accampamento era ancora distante….trainando con se il cavallo del suo nemico, che trasportava sdraiato il corpo di Costanza..
Quando arrivò al campo trovò il medico, era ormai tarda sera, ed egli ebbe un presentimento, quando adagiò il corpo di lei sul tavolo dell’ infermeria, il corpo di Costanza era debole di vita, il medico gli confermò: “ ho medicato e cucita la ferita, ma bisogna aspettare che giunga il mattino per togliersi ogni timore, ma questa donna ha perso molto sangue… non è certo che si salverà!”.
Tristano aspettò il passare del tempo, quando giunse in fine l’alba, i dottori dissero a Tristano:”ella non è più, ha perso molto sangue e non c’è l’ha fatta a resistere!”
“Maledetta guerra!” disse Tristano guardando il corpo di lei senza vita, “Signora malvagia! hai preteso un altro tributo…quanti altri cavalieri dovranno morire….ma non dovevo essere proprio io il suo assassino..ingiusto destino…lei era la mia cara amica d’infanzia..non dovevo essere io a farla morire!” aggiunse triste.
Tristano richiamò il cavallo vicino a sé, e tornò sul campo di battaglia, il sole era alto e i soldati già combattevano sul campo. Tristano si gettò nella mischia a cercare sfogo per la sua delusione, come un soldato che cerca continuamente la morte pur di non pensare al presente, coraggio e ribellione si mescolarono in lui dandogli forza nel gesto di voler colpire il nemico.
Entrò nella mischia brandendo e trafiggendo con la spada i nemici sia a destra che a sinistra, facendosi strada nella mischia di fanti con la sua spada, in cerca della morte o della gloria, facendosi largo tra la massa di soldati che tentavano di difendersi dalla sua furia…ormai non gli importava più di niente.
Fin quando accortosi che nessuno più osava opporsi a lui e che la sua ira stava passando per far posto alla stanchezza, e rendendosi conto che la battaglia di oggi , questa battaglia, sarebbe finita con il regno del Nord vincitore, lanciò il cavallo verso una zona della valle dove non c’era nessuno e cavalcò libero per i campi desolati.
Mentre Tristano usciva dalla zona della battaglia, ebbe un presentimento, forse poteva salvare Costanza e la sua coscienza di bravo soldato.
Si ricordò che in quella parte del regno, abitava un famoso stregone-celtico, abile nella magia sia bianca che nera, forse lui poteva salvare la sua amata e farla forse risorgere dalla morte.
Tristano cavalcò e andò in direzione del suo accampamento, raggiunse la tenda dell’ospedale, il corpo della donna ormai morta era ancora li, Tristano mise il corpo della sua amata Costanza su un carro trainato da un cavallo e subito si diresse con il carro verso la casa di legno nella foresta dove abitava lo stregone, in fretta aizzando il cavallo a correre con più velocità possibile sul sentiero.
Lo stregone-celtico li stava aspettando, in un presagio lo stregone aveva già capito cosa voleva da lui quel cavaliere.
Tristano adagiò il corpo di Costanza su un lastrone di pietra situato nei pressi della abitazione e chiese quindi consiglio allo stregone: ”Aiutami! ti pagherò bene!”.
“Cavaliere entrò tre giorni possiamo ancora salvare questa donna, ma bisogna varcare la porta dell’Ade per farlo…ed è molto pericoloso…entro tre giorni cioè prima che la sua anima sia trasportata nel luogo del non ritorno, cioè dove gli inferi sono più profondi.
Devi sapere oh! cavaliere che sulla soglia della entrata dell’Ade, luogo che io ti indicherò, vive un drago con tre teste e tu cavaliere dovrai domarlo e incatenarlo…poiché esso non può morire in quanto è immortale, in seguito scendendo i gradini delle scale di pietra situate nella caverna, raggiungerai un lago dove sulla sua riva, le anime morte da poco si riuniscono e aspettano il loro tetro trasportatore..laggiù sulla riva di quel lago di certo troverai l’anima di questa donna e se farai in tempo, ed entrò tre giorni, la porterai da me, io potrò con la mia magia reincarnare la sua anima nel suo corpo ed aiutandomi con pozioni magiche lo farò tornare a vera vita”.
Lo stregone continuò a parlare a Tristano: “dopo che avrai raggiunto il luogo magico, dovrai spostare un grosso macigno che chiude la sua entrata, avrai bisogno di molta forza muscolare, ecco cavaliere bevi questa pozione magica che renderà molto forte il tuo corpo per un tempo sufficiente!” aggiunse lo stregone tenendo nelle mani una tazza di colore argento piena di liquido verde, “ la forza che ti darà questa pozione, ti permetterà di spostare il macigno e avrai anche energie per incatenare il drago guardiano comandato a custodire l’entrata dell’Ade”.
Doveva fare presto, Tristano raggiunse il punto indicato dalla mappa dello stregone, ed entrò nella buia caverna..vide il grosso macigno che chiudeva la porta e lo spostò, si stupì della forza delle sue braccia ed entrò deciso dalla porta, subito vide il drago e lo affrontò con coraggio, il drago era immortale ed aveva tre teste le cui bocche dentate volevano mordere, ma il nostro cavaliere riuscì ugualmente a ferirlo e dopo averlo spaventato ad incatenarlo alle pareti della caverna minacciandolo con la sua lancia e la sua spada…ora aveva abbastanza spazio per passare e poter raggiungere le scale di pietra situate in fondo alla caverna.
Doveva fare presto, Tristano scese velocemente i molti gradini di pietra delle scale e raggiunse la valle dove cominciava il lago dalla acqua scura…vide che sotto quell’acqua, strane presenze, probabilmente mostri marini, nuotavano a guardia dell’isola posta al centro del lago.
Sulla riva di quel lago, vide le anime dei defunti morti di recente che aspettavano un imbarcazione per essere trasportate su quell’isola…erano molte e tutte guardavano lontano in direzione dell’isola del “non ritorno”, che stava nel centro del lago…
Cercò con lo sguardo la sua amata e vide finalmente l’anima bianca della sua amica Costanza, ella era appariva seduta su una roccia mentre era circondata da due spiriti di energia ectoplasmica nera che sembravano tormentarla.
Tristano si arrabbiò vedendo la scena crudele ed ingiusta decise di affrontare i due spiriti neri, ma i colpi della sua spada attraversavano le loro figure spettrali senza ferirli..gli spiriti neri risero di lui sentendosi più forti..
Da lontano intanto si vedeva una imbarcazione di colore nero, arrivare dal centro del lago, guidata da un ombra dalle sembianze di scheletro dagli occhi di fuoco  avvolto in un saio nero, munito di un cappuccio nero sulla testa… la imbarcazione stava giungendo a riva e presto avrebbe portato via l’anima di Costanza.
Vedendosi impedito alla sua liberazione e capendo il dramma che stava per compiersi, Tristano si commosse, si sentiva colpevole di questa tragica situazione, vedendo l’anima pallida della sua amata Costanza tormentata dagli spiriti maligni, si commosse e pianse vere lacrime e pregò il suo Signore e disse: “ Signore aiutami!”
Le lacrime scorrendo sul suo viso giunsero sul terreno fatto di piccole pietre grigie e da queste pietre si vide scaturire come per miracolo una forte luce bianca che illuminò tutto intorno la riva, a vedere quella luce, tutte le anime nere si allontanarono come accecate, quella intensa luce illuminava tutto intorno disturbandole..Tristano doveva fare presto..
Approfittando del momento, Tristano accolse tra le braccia l’anima eterea di Costanza e si allontanò, subito risalì i numerosi gradini delle scale, si avvicinò alla porta dell’entrata degli inferi..si! ci era riuscito…raggiunse l’entrata e uscì dall’Ade, lasciò incustodita l’anima di Costanza dicendole di stare sul carro che stava all’esterno e subito tornò indietro e dopo avere liberato il drago dalle catene, ripose al suo posto il pesante macigno a chiusura dell’entrata dell’Ade, tutto era tornato come prima, ma ora l’anima di Costanza era libera di essere reincarnata nel suo corpo in attesa nella casa dello stregone-celtico..
Tristano portò l’anima della donna dallo stregone, il corpo di Costanza posto sulla lastra di pietra sembrava dormire, e dopo aver compiuto un rituale magico lo stregone comandò l’anima della donna a riconoscere se stessa e l’anima si reincarnò facendosi respirare dalle narici del corpo.
La donna chiamata Costanza all’improvviso con un nuovo e ampio respiro si risvegliò dal suo sonno di morte.
Subito lo stregone-celtico le fece bere una pozione magica di colore rosso dicendo: “Costanza questa medicina aumenterà la quantità del tuo sangue e ti sentirai in questo modo più in forze!”.
Costanza… dopo pochi minuti…riprese conoscenza completamente e guardò Tristano con occhi pieni di gratitudine.

I due restarono in silenzio a parlarsi..e quando la donna sembrò ricordare tutto..Tristano chiese a lei di esser perdonato.
“Costanza!” Disse Tristano “ho capito di amarti ancora come quando eravamo ragazzi.. ma tu mi ami?”
Costanza rimase in silenzio e poco dopo così rispose: “Tristano caro amico io ti sono grata..ma sappi che non sono degna del tuo amore..poiché amo in verità un altro..un nobile del mio casato..egli ha prigioniero il mio cuore ”.
“Non importa!” affermò deluso il cavaliere “ l’importante è che tu sei viva e non sei morta a causa mia!” rispose Tristano.
I due giovani ringraziarono e salutarono lo stregone, che si accontentò per l’aiuto dato di una borsa di monete d’oro, i due cavalieri ripartirono con il carro verso lo accampamento dei soldati…e laggiù Tristano lasciò Costanza all’attenzione delle guardie, infatti ella era ancora una nemica per i suoi soldati, era ritenuta una prigioniera di guerra.
Si! era così Costanza amava un altro e Tristano ormai lo aveva capito.
Tristano ritrovò il suo cavallo e si rimise in viaggio, ma era stressato per la fatica, notando che la sera ed il buio stavano arrivando ed il suo corpo era stanco, vedendo da lontano una taverna illuminata, Tristano decise di raggiungerla e fermarsi laggiù per una sosta.
Nel vedere entrare quel cavaliere sporco di sudore e di sangue la donna proprietaria della taverna urlò per la paura.
“Sono Tristano un cavaliere del regno del Nord” disse “non temere…ho solo bisogno di riposarmi!”.
La padrona della taverna..che si chiamava Silvia….si impietosì e decise di aiutare il cavaliere stremato…indicandogli un tavolo.
Tristano si sedette ad un tavolo della taverna e rimase silenzioso e non ordinò nulla all’oste, Tristano si sentiva stanco e deluso.
Rimase seduto su quella sedia di legno per ore, guardando nel vuoto era stremato e quando l’ultimo viandante se ne fu andato, ordinò finalmente anche lui da mangiare, gli fu offerto del vino e del cibo caldo.
Egli mangiò e bevve in silenzio…proprio così la donna che amava non lo ricambiava, inoltre Tristano aveva ucciso molti soldati e sentiva il peso di quelle morti causate da lui… quanta gente doveva ancora morire a causa della vanità che portava discordia tra i due re di quelle terre.
La donna gli si avvicinò, “ti meriti un bagno tiepido e profumato!” disse appoggiando le sue mani calde sulle spalle del cavaliere: “la battaglia é lontana da qui, cavaliere le tue gesta eroiche di oggi le racconteranno i poeti”.
La donna convinse il cavaliere a seguirlo e insieme salirono verso una stanza attigua che era la sua, la camera di Silvia.
La donna lo lavò, lo accudì e fu così che quella notte, dopo tanto odio, Tristano trovò anche il tempo per ricevere e provare un po’ di amore.
Tra le braccia di Silvia..sua consolazione…alla quale Tristano volle come richiesta di amore di farle dimenticare l’amica Costanza..ormai l’amica era lontana da lui come se non fosse più viva, ormai Costanza non era più innamorata di lui…ella era certo che amava un altro.
I due nuovi amanti invece… Tristano e Silvia si amarono tutta la notte, a quella donna erano sempre piaciuti i bei cavalieri..lui invece cercava in quella donna l’oblio della sua coscienza sofferente, voleva la pace….voleva dimenticare l’orrore della battaglia ..il dovere di soldato lo aveva obbligato ad uccidere…mai se lo sarebbe perdonato….forse sarebbe stato meglio se fosse stato lui a morire…ma il destino aveva deciso diversamente.
Il nuovo giorno sorse, arrivò l’alba..e illuminò tutto intorno con il sole sia il campo dei caduti in battaglia che la poco distante taverna.
Il sole del mattino, vide il cavaliere abbracciato ad una donna e dopo aver fatto colazione Tristano baciò la sua nuova amata Silvia..la salutò e tornò al suo dovere di soldato…doveva raggiungere l’accampamento del suo esercito.
Avvicinandosi al campo il cavaliere capì che la battaglia decisiva si era ormai conclusa…..il nemico era vinto..molti erano i morti nelle file del regno del Sud che aveva perso..
“La guerra ..questa maledetta guerra finalmente terminerà!” pensò Tristano.
I soldati lo videro, non appena lo riconobbero lo salutarono con un “evviva!..evviva Tristano” alzando le loro spade tutti insieme.
“Gioire per la vittoria è bello miei prodi!” urlò Tristano ……ma grande è stato il tributo di vite umane che ha causato questa battaglia..tante le vittime….ora bisogna seppellire i morti..essi erano tanti valorosi che hanno combattuto in nome del dovere di essere un bravo soldato”..
Tristano disse questo pensando con onore all’amico deceduto, il cavaliere Romeno.
Tristano si recò all’ospedale da campo…..e vide Costanza, ella era messa con altri prigionieri su un carro per esser portata ad un vicino campo di custodia…i suoi generali avrebbero chiesto un riscatto per lei ..era infatti figlia di una famiglia nobile ed influente, ella era cara al re del regno del Sud, e la sua vita valeva molto…forse ci sarebbe stato uno scambio di prigionieri tra le parti..
Come previsto da Tristano, il destino volle che fosse il regno del Nord a vincere la guerra, infatti quella settimana il regno del Nord vinse una battaglia decisiva e in quelle terre, dopo qualche mese finalmente tornò la pace.
Tristano potè così incontrare più di frequente l’amore di Silvia e divenne il suo amante segreto…e così Tristano dimenticò Costanza per sempre.


Morale: chi obbedisce al dovere quasi sempre si comporta in modo da rendersi infelice…dovrebbe comandare per noi il nostro cuore, invece molto spesso comanda il cervello, che ci obbliga a obbedire ad un ideale severo..questa purtroppo è la vita di chi é comandato dall’esigenza di essere un bravo soldato.
Fine
Autore. Egidio Zippone

Milano, Settembre 2011
Giudizio: Interessante, avventuroso
voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: permetto questo ma non quello! (per adulti)

 

Portrait of woman showing stop sign while standing by wall.

 

(racconto di tipo: nero, verde , bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura 25 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

PERMETTO QUESTO MA NON QUELLO..

INTRODUZIONE: sono solo un testimone che esiste ed é diffusa la iniquità nel giudicare come espediente dei numerosi peccatori, molti cristiani ed anche i pagani, non si vogliono credere veri matti e quindi usano degli espedienti per impedirlo..

TITOLO: Permetto questo ma non quello!

C’era una volta, nel mondo delle favole,  un re della Terra, in quel tempo governava re Antonio detto “l’iniquo assolutista”, ma siccome il suo metodo totalitario che pretendeva che tutti nel suo regno vietassero la stessa ed unica azione disobbediente, ed era un metodo che causava sofferenza e malumore sempre alle stesse persone, nel mondo delle favole, fu deciso di destituirlo e fu nominato un altro re che si chiamava Tommaso, ed era chiamato da molti re Tommaso “l’iniquo pluralista”, poiché consigliava anche lui come metodo l’iniquità di avere almeno un attenzione importante pur permettendo qualche disobbedienza,….ma in quanto pluralista e credente nel libero arbitrio, permetteva che ogni famiglia del regno vietasse a loro modo quel che voleva, in modo da dare pace e conforto ai tanti peccatori ed anche a se stesso… il re otteneva a causa di questa unica attenzione la fiducia di qualcuno..e permetteva a chi ascoltava i suoi consigli di non passare per vero matto al parere della intera umanità….così decise di permettere qualcosa..pur continuando a consigliare di vietare qualcosa d’altro..

Fu così che andò da re Tommaso un peccatore che disse:

“devi sapere oh re! che c’è un mago che permette questo ma non quello ed io ho commesso anche quello!”

ed il re rispose: “va a vivere da chi da lavoro e ti permetterà di sposarti, poiche’ permette questo e quello ma non quell’altro!”

Fu così che arrivò alla corte del re Tommaso un altro peccatore che disse:

“deve sapere sua eccellenza! che c’è uno stregone che permette questo, quello ma non quell’altro ed io ho commesso anche quell’altro!”

ed il re rispose: “va a vivere da chi da lavoro ed una moglie a chi permette questo, quello, quell’altro, ma non quell’altro ancora!”

Fu così che venne un altro peccatore al cospetto di re Tommaso:

“deve sapere maestà! che ce una strega che permette questo, quello, quell’altro ma non quell’altro ancora..ed io ho commesso anche quell’altro ancora..”

ed il buon re rispose:

“sta lontano da lei! e va a vivere da chi da lavoro ed una moglie a chi permette questo, quello, quell’altro, quell’altro ancora, ma vieta di aver commesso anche tutti gli errori possibili!”..

Tempo dopo la stanza diventò buia all’improvviso, ed arrivò nella stanza un uomo-toro in aspetto quasi animalesco che disse al re:

“io ho commesso anche tutti gli errori possibili! oh! re, che consiglio mi dà?”

ed allora lo scaltro re, temendo una cattiveria nei suoi confronti da parte della creatura, fu così che rispose:

“a lei che é troppo esagerato, le sia permesso di disobbedire come le pare alle regole, ma solo se però dimostra che è necessario..quindi lei dovrà fare capire al mondo che era necessario che il fatto impuro doveva capitare..che c’era un motivo valido in quel momento..per cui dovrà far diventare almeno una cosa sbagliata che ha commesso una cosa giusta….questa é la difficoltà che avrà da superare, e siccome a causa della sua furbizia, uno degli errori che ha commesso, diventerà cosa giusta per lei, non sarà ritenuto un vero matto nemmeno lei, e deve sapere lei che i giovani che convincerà a questa furbizia diventeranno suoi!”

Fu così che l’uomo con le corna di toro sulla testa descrisse le sue ragioni, per convincere re Tommaso a tenerlo presso di se, ma dopo aver ascoltato le furbizie della creatura, il re con pazienza rispose così usando questa volta un tono più confidenziale:

“Strana creatura! non mi hai convinto, le tue ragioni sono solo imbrogli, ed ora che tu mi hai dimostrato che sei un esagerato peccatore e che sei schiavo dei tuoi errori… dovrai stare lontano da me e governare su un lontano paese.. differente dal mio…poichè sul paese che governo io…occorre dimostrare di avere qualcosa di buono per ottenere fiducia, in modo da ottenere un lavoro ed una donna in sposa, sono queste cose che il mio popolo non é obbligato a dare a chiunque…sono cose che si decidono a simpatia..poichè secondo noi come si è stati bravi a rispettare la cosa più importante… si è pensati allo stesso modo bravi nel compiere il lavoro che ti daranno..comunque strana creatura io non ti comprendo, ma permetto ad altri re di darti ospitalità nella loro dimora ugualmente!..”

Tempo dopo, molto lontano, un’altro re della Terra, di nome Ferdinando, chiamato da molti Ferdinando “l’integerrimo”, essendo lui innamorato della moralità, avendo saputo l’utilizzo del metodo iniquo in uso in quel paese straniero…commentò con ironia la notizia di questo espediente: :

“comunque sappiate miei sudditi ..che secondo me é per il motivo che in quel paese lontano, si è deciso il permesso di paragonare l’essere umano con gli umili animali, che il loro re ha potuto concedere qualche disobbedienza al popolo e permettere almeno “questo”..(che è un peccato alle regole comunque)…quindi ho ragione io!… poiché ho dimostrato che gli uomini che governa quel re iniquo… sono uomini simili agli animali oppure sono poco di più degli animali… poiché in ogni caso permettono qualche disobbedienza alla morale…..

e poi il re Ferdinando continuò:

“Dovete sapere che si può anche perdonare la persona che chiede scusa per aver disobbedito, ma può farlo soltanto colui che ha una vita degna di un Santo..siccome la sua vita oltre che essere integerrima sa anche sopportare i tanti sacrifici, dovuti al suo perdonare ed al suo dimostrare Bontà, la sua vita giudicata di un Santo che vuole e può fare sacrifici, lo renderà degno di perdonare…”

MORALE:

Da quel giorno l’umanità pagana comprese che se si vieta il paragonarsi agli animali, non si ha più diritto alla furbizia del governare la vita spirituale con un metodo iniquo ed infedele alle regole perbeniste..

fine

autore: Egidio Zippone..

Milano, Gennaio 2022

giudizio: popolare, sperimentato da molti

voto: (da 5 a 10): 9