Favole di Egidio: Vivere in Paradiso

38783600-bella-nuvole-bianche-e-sole

 

 

 

(racconto di tipo bianco)

tempo teorico da dedicare per la lettura 20 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

titolo: VIVERE IN PARADISO..

INTRODUZIONE: solo chi rimedia in modo esemplare ai suoi inevitabili errori potrà stare in Paradiso tra i beati..nel settimo cielo….qualcuno starà nel centro del Paradiso e qualcuno altro starà nella periferia del Paradiso..(poichè in centro non ci stanno tutti) in quanto bisogna obbedire ad un criterio meritocratico..deciso dal Signore..

Favola: Vivere in Paradiso

Inizio

Nel mondo delle favole, capitò un giorno che in Paradiso due colleghi, Matteo e Paolo, che nella vita avevano litigato per motivi di opinione, dopo che furono deceduti entrambi, si incontrarono in Cielo..in particolare nel settimo Cielo..

“Caro Paolo!”, diceva Matteo mentre era in Paradiso: “mi ricordo di te, eri tu quello che quando eri in vita sulla Terra, dicevi ed ammettevi che avevi degli errori, che avevi dei peccati, ed ora con mio stupore, ti ritrovo qui in Cielo tra i puri ed i beati del settimo Cielo, insieme a me che sono integerrimo..mi sembra strano questo..come mai?.. se tu dicevi che hai certamente errori, come mai sei ora in Paradiso?

“Ed il beato Paolo rispose:

“Si! caro amico il mio ammettere di aver errori, sulla Terra era normale, poiché sulla Terra molti hanno errori, ha errori di certo la maggioranza degli esseri umani, ma ora i rimproveri per miei errori non ci sono più, poiché al perdono della chiesa si é aggiunto quello voluto dal Buon Signore…che è il nostro vero giudice, devi sapere che Egli può guarirci da molti peccati..poiché si Vuole Santo…ed ho fatto bene ad avere fede nel Credo cristiano, quindi ora io posso dire che non ho errori non perdonati, proprio come d’altronde tutte le anime che sono qui..

Devi sapere caro amico, che un sacerdote mi consigliò di rimediare ben dieci volte tanto ai danni morali commessi…ed io ho obbedito con solerzia a questo dovere ed ho indennizzato tutte…proprio tutte…le vittime dei miei peccati..come ha comandato il clero nostro consigliere.. ed ora sono qui in Paradiso, e devi sapere Matteo…” …aggiunse Paolo:” che io Paolo ho obbedito al dovere di fare anche molti sacrifici lavorando per sfamare i miei tre figli e per dargli un istruzione..! “.

Fu così che il beato Matteo rispose:

“Ma caro Paolo, io ti sono amico, ma come puoi tu, stando qui nel Regno dei Cieli, ricordare e raccontare a noi anime pure che non comprendiamo il male e nemmeno la sua utilità, certi atti impuri volgari da te commessi e certe parole impure gravi da te esclamate, non temi Paolo di crearci problemi e di sconvolgere la nostra purezza e buona volontà nel rispetto delle  buone regole, che piacciono tanto al Signore ed è un rispetto qui necessario per restare in Paradiso…..altrimenti se creiamo problemi corriamo il rischio che ci allontanano via, come fu per Adamo ed Eva molto tempo fa..poichè qui siamo come ospiti?

Il beato Paolo aggiunse vedendo ancora dubbioso Matteo:

” devi sapere che io mi sono educato in questo modo, io che umilmente ammettevo la mia vulnerabilità al peccato, ed ero giustificato dalla mia natura umana mediocre, posso dire adesso che provo quindi molta gratitudine per il Signore del Bene, poiché mi ha permesso la vita eterna in Paradiso..ora se qualcosa oppure qualcuno mi ricorda qualche mio peccato..oppure dopo aver io ricordato involontariamente il peccato …non sento però rimproveri contro di me..ma sento inizialmente una voce di Angelo che dice a tutti i beati che: ” anche Paolo come tutti voi, ha rimediato in modo esemplare ai suoi peccati ed ai danni che ha causato, e se durante la vita terrena ha detto parole cattive gliele abbiamo fatte dimenticare mediante il trattamento severo del Purgatorio, ed è qui tra noi in Paradiso per questo motivo…anche se Paolo ha commesso peccati… non è un problema per noi creature del Paradiso!”

Paolo aggiunse, vedendo Matteo compiaciuto:

devi sapere caro amico, che dopo di questo parlare degli angeli in mio favore…c’è solo il silenzio…sento solo un benefico silenzio..provando un discreto benessere …provando la pace del Paradiso!”

Fu così che il beato Matteo rispose all’amico: ” Caro Paolo è giusto che anche tu sei qui tra noi in Paradiso nel settimo Cielo tra i puri ed i perfetti, ..te lo meriti..poichè hai subito anche tu il trattamento di purificazione necessario a vivere in questo luogo ed hai pure rimediato ai tuoi errori in modo esemplare!”

CONCLUSIONE

Dopo il nostro pentirsi in confessione, la nostra anima potrà andare in Paradiso consigliata dall’aver avuto Fede in questa speranza..poiché in Cielo si Vogliono Santi e sanno perdonare chi si è pentito e soprattutto sanno perdonare chi ha rimediato alle sue colpe in modo esemplare, cioè ha rimediato in un modo che ha commosso il Buon Signore..

Una dimora nel Regno del Cielo infatti la meritano in molti…qualcuno nel centro del Paradiso..ma qualcuno però dovrà accontentarsi di restare nella periferia del Paradiso..poiché esiste nel regno del Cielo un criterio meritocratico a cui bisogna obbedire..un criterio deciso dal Signore per organizzare il suo regno di giustizia…..

Pace e Bene

Autore: Egidio Zippone –

Milano, Settembre 2018

giudizio: ottimista, obiettivo

voto: (da 5 a 10): 9

 

 

 

 

 

 

 

 

Favole di Egidio: il re Lutrone ed il ladro Opimo

depositphotos_181007056-stock-illustration-vector-drawing-of-ancient-king

 

 

(racconto di tipo nero e bianco)

tempo teorico dedicato alla lettura circa 30 minuti

FAVOLE DI EGIDIO

IL RE LUTRONE ED IL LADRO OPIMO


INTRODUZIONE: Due genitori peccatori desiderosi di espedienti, si vantavano troppo dei figli che avevano, a causa del voler fare opportunismo ai danni di qualcuno, ma la giustizia di un re porterà un migliore consiglio alla gente del paese..

Favola: Il re Lutrone ed il ladro Opimo

Inizio
C’era una volta in Europa, ma nel mondo delle favole, nel 500 a.c., un uomo che per vivere faceva il ladro rubando il bestiame a chi aveva degli armenti….rapiva gli animali e poi chiedeva un riscatto ai proprietari….
Si chiamava Opimo, ed aveva una moglie di nome Cimezia.
Essi vivevano nella foresta, ai limiti della regione, ed avevano ben dieci figli, cinque maschi e cinque femmine.
Erano molto orgogliosi della loro prole e si vantavano spesso con tutti che avevano messo al mondo molti figli, “siamo ladri è vero ma l’importante per noi è che abbiamo fatto molti figli, vuol dire che possiamo esseri superbi…. siamo pari alle divinità”
Dovete saper che il re che governava quella regione non poteva avere figli e per questo ne aveva adottato uno in quanto questi era orfano e lo stava allevando come se fosse un figlio suo.
Il re, che si chiamava Lutrone, era si! sposato,  ma non aveva figli di sangue e risolse il problema della discendenza con una adozione.
Un giorno il ladro Opimo si rese conto di quanto fosse molto più fortunato del re e affermò nella piazza del paese durante il mercato: “Io sono potente come lo è “il Signore dei Ladri” mia divinità pagana, ho dato alla vita a ben 10 figli, non ho fatto come quel debole del re Lutrone, che dovrebbe essere favorito da un altra divinità pagana “il Signore della Ricchezza”….e per questo gli permettiamo di governarci, altro che favorito da una divinità il re Lutrone, pur essendo sposato non ha fatto nessun figlio, il figlio che ha infatti non è suo di sangue.. è adottato, quindi io mi ritengo più potente e migliore del re nel piacere agli dei, io ho i veri poteri delle divinità pagane, invece il re Lutrone non li ha questi poteri!”
La gente ascoltò Opimo, e molti diedero ragione a lui, e commentarono:
” il re deve essere migliore di tutti noi, e come mai non è migliore nell’esempio di essere un padre vero… forse Opimo ha ragione?
E’ forse il re Lutrone un re illegittimo..che non merita di governare?
Forse le “divinità del cielo”  non permettendo al re di avere figli, ci fanno capire che non vogliono che il re Lutrone governi ancora!” mormorava qualcuno altro tra il popolo motivato da intenzioni rivoluzionarie…”se è così dobbiamo ascoltare e capire come porre rimedio a questa situazione che causa cattiva immagine a tutti noi….”
I commenti del popolo fecero il giro del regno ed arrivarono anche alla corte del re che disse ai consiglieri:
“Costui tale Opimo, è superbo dei suoi figli, e molto mi offende dicendo che io sono un debole, in quanto non posso dimostrare di essere aiutato dai Signori della Vita nel fare figli…causando il dubbio nel popolo che forse gli dei non mi sono amici, facendo pensare al popolo che le divinità pagane non sono nemmeno d’accordo su come io la penso sulla vita umana e su come si governa il paese!”
“Per di più questo personaggio, tale Opimo, non è nemmeno onesto, infatti mi risulta che sia un ladro colpevole di molti furti di bestiame ed ora sta pure sobillando il popolo contro di me!.”
Ed il re concluse incollerito: “La sua falsa superbia sarà punita!”
Il re Lutrone ordinò: “ Soldati! Obbedite al re, e andate numerosi nella foresta e catturate tutti i briganti che si nascondono laggiù, soprattutto non fatevi sfuggire la famiglia del ladro Opimo, li voglio vedere tutti rinchiusi nelle prigioni del mio castello!”.
I soldati erano numerosi e ben armati, in poche ore circondarono la foresta, vi entrarono e presero di sorpresa l’accampamento dei briganti, prendendo molti prigionieri, pochi sfuggirono ai soldati, tra i quali il ladro Opimo e sua moglie Cimezia, essi riuscirono a fuggire scappando per un sentiero segreto…
I ladri presi prigionieri invece furono legati e condotti dai soldati nelle prigioni del castello per essere giudicati dal re Lutrone.
Il re venne a sapere dal comandante delle guardie, che tutti i dieci figli di Opimo erano stati catturati, mentre i genitori purtroppo erano scampati all’arresto.
“Dite ai figli di Opimo che è per colpa dell’antipatia che nutre il loro padre per me, che io li condannerò a morte certa per impiccagione..

Fu così che la regina moglie di re Lutrone che si chiamava Ginevra, diede questo consiglio al marito: ” mio re e marito mio! non c’è bisogno che punisci con la morte tutti quelli che hai preso prigionieri, se lo farai cosa dirà di te il tuo popolo?”

“Dici bene mia regina! rispose il re ..e rivolto ai soldati aggiunse: “Soldati!  lasciate andare liberi gli altri ladri, che essi possano dire in tutto il regno che il re Lutrone sa anche essere indulgente!”.
“Mentre quelli che restano in prigione, i figli di Opimo, saranno puniti con l’accusa di furto di bestiame e di favoreggiamento alla rivoluzione”.
“Punirò questi 10 ladri per educarne altri 100, infatti non ce bisogno di punire tutti per ottenere il rispetto necessario degno di un re!” disse re Lutrone.
A sentire queste parole i figli di Opimo provarono molta paura di morire.
E due di loro chiesero di parlare al re Lutrone dicendo che si erano pentiti.
“Oh! mio Re” disse uno dei figli maschi, che si chiamava Orenzo, “Nostro padre ha sbagliato nel mal giudicarti, in quanto la vita senza figli può essere portatrice di felicità e di rispetto ugualmente”.
“Bene! Tu ti sei ravveduto quindi avrai salva la vita…lasciatelo andare libero!” disse il re Lutrone ai soldati..
“Oh! mio Re” disse una delle figlie femmine che si chiamava Tonia, “Nostro padre ha sbagliato nel mal giudicarti, in quanto anche se non hai figli, sei lo stesso utile all’amore di tua moglie che è pur sempre una brava e generosa regina.”
“Bene! Tu ti sei ravveduta quindi avrai salva la vita…lasciate  andare libera anche lei!” ordinò il re Lutrone ai soldati.
Gli altri figli di Opimo invece sembravano ostinati ugualmente nel pensare come i loro genitori opportunisti, infatti dalle prigioni urlavano sfottò e frasi ingiuriose al re ed alle divinità in cui il re credeva, il re sentì urlare tutto il giorno insulti alla sua maestà, dalle prigioni situate nei sotterranei del castello, e cosi provò collera contro di loro.. ed il re Lutrone sentendosi provocato comandò di farli impiccare tutti quelli rimasti rinchiusi nella prigione, sia i maschi che le femmine, essi il giorno dopo furono impiccati nella piazza del paese e poi mostrati morti a tutto il villaggio..
La moglie del ladro, Cimezia, quando seppe di questo assassinio, vedendo di persona i suoi figli appesi per il collo nella piazza, per il forte dispiacere che provò si ammalò all’improvviso e morì di dolore dopo pochi giorni..
Il ladro Opimo suo marito vedendo la moglie morta, e diventato consapevole che la sua famiglia era ormai distrutta a causa della sua superbia, per la disperazione che provò, ebbe una forte crisi di nervi ed un gran senso di colpa che lo fece impazzire nella coscienza in quanto pensò di se stesso: “Malvagio re Lutrone! hai dimostrato che io Opimo non ho i poteri di una divinità, poichè non sono stato capace di salvare i miei figli dalla severa giustizia degli uomini!” compreso tristemente questo, dopo qualche giorno, il ladro Opimo salì su un alto ponte e si buttò di sotto ed ivi annegò nel fiume in piena.
Il re Lutrone venne a sapere di queste due disgrazie, ma non si impietosì della loro morte, egli disse:” così si punisce la superbia umana quando l’espediente che usa per rendere iniquo il perbenismo è causa di dolore per il prossimo..che non sia mai detto che la nascita di un figlio debba essere sofferenza per qualcuno, invece essa deve essere gioia per tutti!”
E nel paese il popolo tutto, tornò rispettoso del suo re, ed alla morte del re Lutrone il figlio adottivo divenne re del paese al suo posto, senza che nessuno tra il popolo dimostrasse di fare obiezione…obbedendo così alla volontà del re defunto..in quanto fu il vero re Lutrone ad educare il principe adottivo ed ad insegnargli i modi e l’abilità nel regnare che deve dimostrare un bravo re..
Morale:
Dovete sapere che secondo la legge degli uomini, il marito e la moglie sono liberi di scegliere se fare figli oppure no…nessuna delle due scelte è punita con la prigione.
Per la legge degli uomini, se il colpevole di un reato e di un danno risulta essere un padre di figli, ugualmente è permesso fare giustizia di lui condannandolo a severe punizioni… .


Per chi teme la solitudine da infermo, sappiate che é sufficiente avere denaro in età anziana e l’aiuto nella vecchiaia arriva valido e puntuale anche se a pagamento.


Noi stessi, nella nostra mente siamo come dei re, quindi siamo liberi di scegliere l’una oppure l’altra opinione, sull’avere figli oppure no…forse é sufficiente avere degli amici e molto denaro per essere contenti di noi….forse è sufficiente confidare sul benessere  causato dalla nostra buona salute per essere felici..


Fine


autore: Egidio Zippone
(Milano, Agosto 2016)
giudizio: interessante, serio
voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: la storia di Gigionof

The bathtub copper on isolated background

 

(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO

LA STORIA DI GIGIONOF
INTRODUZIONE: un dono del nonno turco, aiuterà un ragazzo a trovare risorse per raggiungere la felicità, ma la vera felicità si trova su un lontano pianeta…
INIZIO
Favola: La storia di Gigionof
In una città nella lontana Turchia, nel periodo simil-storico del 1870 d.c., ma però sappiate che stò parlando del mondo delle favole, viveva il discendente di un antico sultano..il giovane discendente era un nobile finito in disgrazia economica poiché la guerra appena passata aveva reso povero la sua famiglia e reso lui orfano di entrambi i genitori.
Il giovane turco si chiamava Gigionof ed egli viveva da solo e non aveva moglie..era anche innamorato di una donna ma senza speranza.
La donna che gli piaceva non lo considerava mai..lui si era dichiarato molte volte, ma ella aveva sempre preferito un altro, lui non era abbastanza ricco per lei..finchè un giorno la donna che desiderava tanto, sposò purtroppo un altro uomo.
La sofferenza di Gigionof per questo amore non ricambiato.. aumentò.
La sua situazione economica, come già detto, non era delle migliori.
Egli non aveva un lavoro ne il denaro per mantenersi..
Finchè un giorno ebbe una bella notizia, seppe dal notaio che il suo buon nonno paterno, molto anziano, era deceduto ed aveva lasciato tutto ciò che aveva in eredità al nipote..
un po’ triste per la morte del nonno, ma contento per l’ottenuto denaro..Gigionof aveva ora una buona speranza di risolvere i suoi problemi.
Si egli aveva ora un po’ di fortuna…egli aveva ereditato la casa del nonno..proprio mentre stava per fallire economicamente
Ma la eredità non risolse i suoi problemi economici..infatti ai suoi pochi debiti si aggiunsero anche quelli che aveva il nonno..che lui unico ereditario doveva risolvere vendendo le proprietà ereditate.
I problemi erano così tanti che il giovane se li visse tutti in un momento e tale fu la crisi che al giovane gli prese un tale stato di nervosismo che non riusciva più a dormire…proprio così… si ammalò di insonnia..
E così per molte notti ancora il giovane Gigionof non riusciva a dormire per i molti dispiaceri che aveva.
Aveva lasciato la pensione dove era stato fino adesso ed era andato a vivere nell’ampia casa ereditata dal nonno..per decidere il da farsi..egli pensava già di vendere tutto.
Aveva bisogno di denaro e si disse, osservando il quadro del nonno con i grossi baffi neri, che lo guardava con ciglio severo: “Mi dispiace nonno, ma venderò per prima quello che non mi serve..in soffitta hai delle cose antiche ..che mai userò..venderò quelle.. perdonami nonno”.
Il giovane Gigionof salì la lunga scala che dava al solaio raggiunse la soffitta ed aprì la cigolante porta.
La soffitta era infatti piena di cianfrusaglie e cose di antiquariato in realtà una volta esse dovevano essere state utili, le aveva comperate  probabilmente suo nonno da cui aveva ereditato la casa..essa era infatti molto antica del secolo precedente..ma le spese per mantenerla erano anche tante. Ora il giovane aveva bisogno di denaro e qualcosa doveva vendere.
Ad esempio tra le poltrone i tavoli e tra mobili alti, antichi e nere scrivanie, che stavano nella soffitta, Gigionof vide, anche se era un pò nascosta in un angolo della soffitta, una vasca ovale in ottone dorato..
Essa era ricamata con disegni in stile “barocco” tutta in torno..la vasca si presentava ancora in buono stato..”quanto poteva valere?” si chiese il giovane.
Stava per fare un rapido calcolo quando all’improvviso si accorse di avere sonno..si aveva sonno non dormiva da giorni a causa dei suoi problemi finanziari e decise che era utile a lui di rilassarsi in un luogo adatto e in quel momento gli sembrò che il luogo più adatto fosse l’interno di quella vasca …”me la proverò questa vasca, come se stessi facendo il bagno.. tanto l’acqua non c’è!” disse il giovane sbadigliando.
Si sdraiò dentro la vasca seppur era vestito, ma tanto non c’era acqua e chiuse gli occhi..era un po’ scomoda ma abbastanza grande, e all’improvviso si incuriosì di ciò che provava.
Si stupì ..il giovane si stupì di una cosa….Seppur gli occhi erano chiusi mentre era all’interno della vasca..essi ugualmente vedevano l’ambiente della oscura  e ampia soffitta.
Tutto intorno appariva visibile in modo uguale al giovane anche se aveva gli occhi chiusi…soltanto che le cose che vedeva erano di contorno verde.
Quando all’improvviso, mentre il giovane da quel punto di vista magico, era ad occhi chiusi, ed osservava il luogo della soffitta in lungo e in largo, apparve nella stanza, in ciò che vedeva a occhi chiusi..una figura… essa sembrava oppure era  un genio vestito in abiti orientali,..che gli rivolse la parola e gli disse:
“Giovane padrone non sentirai la mia voce..ma udrai nel cervello il mio parlare”..il genio continuò in telepatia:
“Io sono il genio della vasca del sultano
Esprimi un desiderio e vedrai che ti risano!”
Il giovane Gigionof era stanco ma ugualmente fu preso da una speranza..e chiese un desiderio..tanto che mi costa?..
Aprii gli occhi ma non vedeva nessuno…allora subito gli richiuse..voleva che gli fosse davvero esaudito un desiderio.
Richiuse gli occhi al più presto e finalmente ora vedeva..vedeva il genio, egli gli stava vicino in piedi presso la vasca dove lui era sdraiato, e quindi rispose tenendo gli occhi chiusi alla voce del genio e disse:
“Genio! vorrei tanto farmi una dormita..una sana e riposante dormita…. puoi conciliarmi il sonno tu?”
“Come vuoi tu padrone della vasca a te sono obbediente,
ed esaudisco il tuo desiderio immediatamente!”
Rispose il genio di colore verde con un inchino nella visione magica ….Il giovane subito fu preso da un piacevole rilassamento e si addormentò volentieri posseduto da un nuovo spirito.
“Finalmente mi riposo!”..disse il giovane e si assopì nella vasca dorata
Era infatti quella la “vasca dei desideri” che suo nonno parente del sultano comprò a Istanbul..era quella la vasca di un sultano vissuto anticamente…che quando morì questo sultano, gli eredi misero tutto in vendita ad un asta le sue cose, per farne beneficenza e il nonno di Gigionof le comprò di nascosto al fisco per farne speculazione, tra le tante cose comperate c’era la vasca di ottone..forse mai se ne accorse il nonno di avere una cosi tale fortuna in soffitta…
“La vasca dei desideri!” questa era la sua magia…Un genio verde vestito di abiti orientali antichi, appena si entrava nella vasca, appariva e chiedeva un desiderio al padrone della vasca..il genio ascoltato il desiderio, lo esaudiva all’istante
Dopo ben otto ore di sonno piacevole e riposante…il giovane Gigionof si svegliò..e capì che era senza saperlo prima, proprietario di una cosa magica
La vasca dorata poteva esaudire ogni desiderio..”è stupendo!” esclamò.
Così Gigionof, che ricordo aveva problemi economici, decise per risolverli, di mettersi in affari e si inventò guaritore e mago: “potrò anche dare un senso alla mia vita, mi sentirò più utile alla gente, potrò fare del bene con i poteri del genio della vasca!”
Gigionof  mise lo annuncio sul giornale, portò la vasca dal solaio, nell’ufficio al piano di sotto, la mascherò in parte per farla sembrare una macchina medicale che guariva da qualsiasi malattia e aspettò tranquillo i clienti danarosi
Molti risposero al suo annuncio tra questi:
Madri con figli con l’asma
Paralizzati e handicappati
Anoressici e obesi
Aventi malattie di pelle
Gigionof assumeva l’atteggiamento di un dottore.. ed ogni volta la sua macchina guariva la malattia di cui essi soffrivano.
Il giovane Gigionof guariva tutti, egli doveva solo esprimere un desiderio in loro favore..ed essi guarivano…il genio cambiava la loro fisicità in meglio..migliorando la salute dei clienti..
Il genio magico ogni volta esaudiva il desiderio formulato dal padrone della vasca
E tutti ne erano contenti ed erano pronti a pagare qualsiasi cifra in denaro per essere aiutati da lui
Molti sentivano gratitudine per il dottor Gigionof, ora la gente lo chiamava così.
Il giovane Gigionof diventò ben presto ricco e benestante
Riuscì a pagare entro l’anno tutti i suoi debiti
E divenne famoso in tutta la Turchia come bravo guaritore e mago
Ma una cosa non riusciva ad ottenere…la piena felicità.
Dovete sapere che egli era innamorato di una donna ormai sposata ed ella non ricambiava il suo amore proprio per niente…
Colui che aveva la gratitudine di molta gente era ancora infelice?..
Si! la donna che amava non lo degnava di nessun sentimento amoroso…ed i poteri della vasca magica erano inutili a questo problema..all’amore infatti non si comanda..
Non bastava, i guai non erano terminati..nell’entusiasmo di pagare i suoi debiti..Gigionof si era dimenticato di mettersi in regola con il fisco turco..ed un magistrato turco diventato avido al sapere di questa irrregolarità…ordinò alle autorità il suo imprigionamento e la confisca di ogni sua proprietà compreso i mobili dell’ ufficio con i quali guariva i bisognosi..e con essi la famosa vasca miracolosa di cui tutti parlavano strabiliati.
La libertà del giovane Gigionof era in discussione…a causa di un infrazione fiscale… le autorità turche volevano e potevano imprigionarlo…
Gli agenti del fisco.. erano alle porte..infelice e non ricambiato nei sentimenti amorosi dalla donna che amava e per giunta meritevole a parere del governo di finire in una angusta prigione…il giovane ritrovò la sua profonda tristezza e pieno di sconforto…Gigionof chiese aiuto ancora al genio della vasca.
Gigionof fece in tempo a chiudere porte e finestre in faccia agli esattori, che suonavano alle porte e che urlavano inutilmente “Aprite in nome della legge..lei è in arresto!”
Facendosi coraggio Gigionof entrò nella stanza dove c’era la vasca magica.
Si mise nell’ interno della vasca..e chiuse gli occhi, apparve il genio verde vicino a lui…. all’apparire del genio Gigionof espresse il seguente desiderio:
“Genio della vasca portami lontano…. anche su un altro pianeta dove io sono di certo un re ed ho molto potere… e la donna che amo è la mia regina… ed ella è molto innamorata di me!”
il giovane aveva ormai deciso di scappare dal quel mondo ingrato che lo credeva ladro e che non gli permetteva nemmeno l’amore della donna che amava..
Il genio verde si concentrò e accadde la miracolosa magia.
Nella stanza tutto cominciò a muoversi.
La vasca cominciò a roteare prima all’altezza del pavimento, poi più in alto nell’aria…mentre all’improvviso uno strano terremoto muoveva tutti i legni della casa e fu così che la vasca con il giovane dentro, volò da una finestra che si aprì per magia e la vasca con dentro Gigionof continuò a volare verso l’alto… nel cielo azzurro e sparì tra le nuvole bianche del cielo..
i creditori e gli agenti del fisco..rimasero stupiti ed allibiti..entrarono nella casa e non trovarono ne Gigionof ne la vasca …requisirono ugualmente tutto ciò che trovarono di valore in quella casa e la faccenda giudiziaria fu chiusa per sempre…il colpevole Gigionof risultava sparito..fuggito ai gendarmi…. impossibile arrestarlo..nessuna notizia di lui…il caso fu quindi archiviato..
Trascorse poco tempo.. pochi minuti per il giovane..e invece furono anni per noi in quanto il tempo nella magia è molto relativo e all’improvviso la vasca magica con il giovane dentro riapparve in un altro luogo nell’Universo..apparve in un campo di grano bellissimo e dorato. Gigionof era adesso su un altro pianeta molto simile al nostro..
Dovete sapere che il re di questo pianeta assomigliava a Gigionof…capite quindi il vantaggio per il giovane di essere li..
“Devi sapere padrone” disse il genio della vasca “che il re di questo paese ha la tua età e ti assomiglia molto…. egli è potente e ricco.. ma anche lui é infelice…egli vuoleessere di più di quello che é….se tu vuoi diventare un re.. lui vuole invece… esagerando… vuole diventare una divinità in forma di spirito..per fare miracoli e governare le forze dell’Universo…il re di questo pianeta é un ambizioso spiritualista..”
“Ora io accontenterò lui e lo porterò via altrove in un mondo dove vivono “i guardiani del tempo”  e tu potrai quindi prendere il suo posto di regnante in questo luogo!” disse il genio della vasca.
Il genio lo portò con una magia in una città vicina di quel pianeta, il giovane Gigionof vide il genio verde parlare al suo somigliante sosia, in quel luogo il suo sosia era il re, ed essi dopo aver confabulato per qualche minuto tra loro… sparirono entrambi in una nube verde rosa.
Ed ecco il miracolo: all’improvviso le vesti di Gigionof diventarono quelle di un elegantissimo re ..ora egli sembrava proprio uguale al re di quel pianeta…egli era diventato Re Gigionof primo.. re del pianeta chiamato Feliciano…..dovete sapere che la vasca miracolosa che stava li vicino..svanì in una nube verde azzurra…e Gigionof restò solo..
Il giovane Gigionof vestito come un re, camminò per strada, per dirigersi al palazzo che vedeva da lontano, nella sua costruzione splendente, raggiunse il palazzo reale e le guardie sul portone sembrarono riconoscerlo, subito fu ordinato un saluto militare in suo onore..il giovane Gigionof ringraziò i soldati con un cenno della mano.
Intanto un anziana figura maschile scendeva le scale del palazzo reale era ben vestita e gli corse incontro, era il suo primo ministro… come il giovane seppe dopo:
“Maestà dove eravate finito… Maestà?… forse non state bene? vostra moglie la regina vi aspetta da ore… per inaugurare le danze del gran ballo in onore della primavera e della gioventù del nostro paese, ci sono tutti…. presto maestà!”
Il re Gigionof fu subito accompagnato per le stanze del palazzo e raggiunse la sala degli specchi utilizzata per le feste da ballo…e giunto in quella stanza vide finalmente la regina
Era proprio lei..assomigliava molto alla donna che lui amava..era proprio identica ..era bellissima …la regina si avvicinò e gli fece un inchino..e i due si abbracciarono e si baciarono nell’applauso di tutti presenti
la musica della orchestra cominciò e Gigionof prese le mani gentilmente della sua innamorata, insieme a lei ballò e danzò circondato dai bellissimi giovani nobili abitanti del regno.
Il nostro Gigionof adesso era felice..il suo sogno si era davvero realizzato…nessuno a corte aveva capito dello scambio di persona…
E il suo pensiero di ringraziamento andò al nonno defunto che gli aveva donato in eredità molte cose tra le quali la vasca miracolosa, con la quale aveva risolto la sua vita, salvandolo dalla certa disperazione.
Ora Gigionof aveva tutto quello che desiderava, amore e ricchezza…
Morale: anche se tutto sembra che stia per finire male e sembra non aver soluzione..non perdete la fiducia e la speranza..tutto potrebbe cambiare in meglio e ogni cosa vedrete si risolverà da sola…..i problemi passeranno e guariranno con il tempo…
fine
Autore: Egidio Zippone

Milano, Novembre 2008
Giudizio: interessante, divertente
voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: Mille euro al mese

forest-1419856__340

(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

MILLE EURO AL MESE..

INTRODUZIONE: attenti a chi promette di esaudire i vostri desideri, qualcosa dovrete dare a lui in cambio, ed il prezzo richiesto potrebbe essere troppo alto…

INIZIO

Favola: Mille euro al mese

C’era una volta, nel mondo delle favole, un uomo di nome Claudio, che non voleva più lavorare, ma purtroppo doveva lavorare lo stesso, poiché aveva bisogno di denaro per pagarsi da mangiare.

Egli voleva vivere senza molta fatica, il faticare alle volte gli causava poca salute.

Un giorno quest’uomo decise e affermò:

“come sarei felice se avessi la garanzia di avere con certezza disponibili sempre mille euro al mese..non sono tante ma di certo non avrei più bisogno di lavorare!”

In cambio di mille euro al mese Claudio avrebbe rinunciato:

a correre dietro a tutte le donne, a girare il mondo, e avrebbe rinunciato ad altre vanità della vita…in cambio di mille euro al mese Claudio era molto intenzionato a risolvere i suoi problemi…

Seduto su una panchina Claudio diceva di se stesso queste cose e parlava tra se e se di questo proposito.

Un mago che passava di là, dopo avergli sentito dire quelle parole, come per capriccio, quasi obbedendo ad un intenzione futile, disse a Claudio:

“Io ho dei poteri magici, esaudirò io il tuo desiderio, ma ad una condizione, che tu uomo, accetti che il tuo corpo giovane diventi incarnazione di una copia del mio spirito..il mio spirito si incarnarerà nel tuo corpo e la tua coscienza spirituale, invece, dopo che è stata tolta da esso, sarà incarnata altrove e si realizzerà diversamente come essere, ad esempio vivrà in una semplice pianta..si! una semplice pianta ai lati della siepe di una via…pensaci Claudio e rispondimi se sei d’accordo, sappi che io verserò sul tuo conto bancario tutti i mesi mille euro se tu rinunci alle tue sembianze umane, non dovrai più preoccuparti di niente, pensero io al tuo corpo, penserò a tutto io!“ disse il mago.

Fu così che Claudio vedendo che c’era molta pace in questa iniziativa e dimostrando un po’ di ingenuità ed intenzioni pigre, accettò il patto con il mago e disse:

“tanto è il mio corpo che ci guadagnerà, e guadagnerà ben mille euro al mese, ed io lo veglierò da lontano godendo della sua trovata ricchezza garantita per sempre e senza mai dover lavorare!.”

Il mago portò Claudio nella sua abitazione, ed organizzò l’incantesimo con parole magiche e strani rituali, e la magia si realizzò: “il tuo corpo giovane diventa mio, ed il tuo spirito invece si sistemerà in una pianta in cambio di un versamento di mille euro a tuo nome!” disse il mago a Claudio.

Claudio pensava: “ma che bello, il mio corpo non faticherà più, ed avrà una rendita di mille euro al mese, mentre io riposerò vivendo come una pianta tra le piante, in pace, contemplando la realtà senza faticare, penserà a tutto un altro”

Fu così che da quel giorno le cose cambiarono come aveva voluto il mago…

Passarono i mesi e Claudio era contento di saper che il suo corpo intascava mille euro al mese, …e vedeva da lontano anche il suo corpo spenderli e nutrirsi e gioire di quel denaro, mentre lui intanto era diventato una pianta, ma non gli importava di essere diventato un vegetale, non si faticava a esserlo, egli era fermo immobile sul sentiero del viale, quel viale dove ogni tanto il suo corpo passava per andare a passeggio in bicicletta, lui vedeva se stesso da lontano e si pensava felice.

Nella sua pace di essere una pianta, Claudio pensava che il suo corpo fosse contento e questo gli bastava, egli con il potere del suo pensiero cosciente, pur essendo nella realtà una pianta, seguiva le vicende del suo corpo vivo, anche se in realtà ormai il suo corpo obbediva alla volontà di un altro, lui Claudio non doveva preoccuparsi più di niente.

Il corpo di Claudio era pensato felice da tutti, viveva di rendita da tempo, poiché non subiva più il dovere di lavorare…poteva usufruire di qualche soldo senza problemi ..doveva solo obbedire al mago e lui Claudio non avrebbe avuto problemi ne come pianta ne come umano…..

Passarono gli anni in questo modo…fatti di tanta pace e di molta rassegnazione..ma comunque Claudio si sentiva vivo anche se non era più un uomo..poichè era diventato una pianta.

Un triste giorno però la pianta vide spaventata il suo corpo (che ripeto obbediva al mago), avvicinarsi con un ascia ad essa e vide anche il suo corpo tagliare il tronco della sua pianta..e la pianta quindi poco dopo ..danneggiata nel tronco..si inclinò spezzandosi in due.. e Claudio privato delle radici dovette morire…

Fu così tolta la vita a quella pianta in quanto il suo corpo aveva avuto l’incarico dal mago in cambio delle solite mille euro al mese di tagliare il tronco,, infatti l’incarico avuto quel giorno dal mago era stato proprio quello di procurargli della legna da ardere per il camino e il suo corpo, ignaro, aveva deciso casualmente di cominciare da quella pianta per ottenere della legna, quella strana pianta vicina alla siepe sembrava adatta…il suo corpo la vedeva tutti i giorni passando per il viale…che idea eh! proprio quella pianta…il corpo non sapeva che essa custodiva il suo spirito originario..

Morale: se proprio volete abbandonare gli ideali che avevate da ragazzo, almeno non scegliete ideali che vi metteranno di certo contro di voi..ad esempio contro le vostre origini famigliari … non ubbidite alla gente che vi mette contro una parte di voi….perdonatevi..non mettetevi contro ciò che eravate ieri…siate sempre contenti di voi…anche i giorni sbagliati sono figli vostri e meritano di restare vivi e di essere sopportati..

A volte l’organizzazione del lavoro pretende troppo dai chiedenti lavoro…pensate invece alla vostra felicità..che deve restare unita e compresa tra corpo e spirito..

fine

(Milano, Marzo 2013)

Autore: Egidio Zippone

Giudizio: interessante e originale

voto (da 5 a 10): 9

 

 

Favole di Egidio: il buon contadino

800px-Fico_in_primavera

Fichi.

 

(racconto di tipo verde e bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura 20 minuti

FAVOLA DI EGIDIO..

IL BUON CONTADINO..

INTRODUZIONE: La natura della Terra è selvaggia e bisogna che l’umanità impari a considerarla per quello che è: a volte è troppo buona ed a volte è poco buona..

Favola: il buon contadino..

Inizio

C’era una volta, nel mondo delle favole, in una isola situata nel mar Mediterraneo, un giardino con degli alberi..

Un buon contadino, notò che nei pressi del suo casolare, esisteva un ampia parte di terreno adatta ad accogliere un albero, nonostante la irradiazione solare in quel punto del giardino era di poche ore a causa dell’ombra dei muri della sua casa, ugualmente decise di  piantare un albero di fichi in quel punto del giardino, poichè altrove non c’era posto, affinchè un giorno, quando la stagione lo avrebbe permesso, il contadino potesse assaggiare dei frutti dolci per lui e la sua famiglia..

L’albero crebbe ricco di foglie ed in Estate diventò ricco di frutti..

Ma quando un giorno di fine Estate il contadino andò nel giardino per assaggiare i fichi dell’albero, noto mangiandoli che non erano abbastanza dolci per i suoi gusti, il contadino si aspettava di più dal sapore dei frutti, i fichi erano tanti ma il loro sapore non era abbastanza dolce per fare del vino di fichi…che sua moglie utilizzava per insaporire i dolci..

E così il contadino intuì che l’albero aveva bisogno di un aiutino per migliorare i suoi frutti..

Fu così che impulsivamente il contadino deluso disse in presenza dell’albero: “Dono quest’albero alla Fata della Natura, che lo aiuti a fare frutti molto più dolci e ugualmente numerosi”….e poi il contadino se ne andò a lavorare altrove..

Venne lo Inverno e poi la Primavera e poi la Estate tornò in quella isola..

Un giorno di fine Estate il contadino andò nel giardino per assaggiare nuovamente i frutti del fico ed assaggiandoli notò che nulla era cambiato rispetto all’anno precedente, i frutti erano numerosi ma sempre erano del sapore stesso, cioè poco dolci non adatti a fare del vino cotto di fichi..

E così il contadino intuì che l’albero aveva bisogno di un aiuto magico per migliorare i suoi frutti..

Fu così che spontaneamente il contadino disse nuovamente in presenza dell’albero: “Dono quest’albero ad un altra fata, alla Fata Gelsomina, che lo aiuti a fare frutti molto più dolci e numerosi!”….e poi il contadino se ne andò a lavorare altrove..

Venne lo Inverno e poi la Primavera e poi la Estate ….tornò in quel giardino..

Un giorno di fine Estate il contadino andò nel giardino per assaggiare i frutti del fico ed assaggiandoli notò che nulla era cambiato, i frutti erano molto numerosi va bene, ma anche questa volta erano dello stesso sapore, cioè poco dolci non adatti a fare del vino cotto di fichi per insaporire i dolci di sua moglie..

Un amico vedendolo non contento gli disse: “Tutto qui! Taglia l’albero che non ti ha reso contento pienamente e pianta al suo posto un altro albero però di un altra specie di frutti!”..

il contadino deluso si ricordò di quel consiglio, pensando che la natura dell’albero era ingrata a lui, ed un giorno era pronto a recidere l’albero, quando la Fata Gelsomina apparve vicino all’albero di fichi e gli disse:

“Buon contadino ti insegno e finalmente impara che la Natura della Terra é stata creata selvaggia, e bisogna imparare a considerarla spontanea ed apprezzarla per quello che è senza forzature, a volte i frutti dell’albero nasceranno troppo dolci ed a volte nasceranno poco dolci, dipende da quanto sole irradierà l’albero durante la Estate, e da quanti giorni di pioggia capiteranno durante la maturazione dei frutti, poichè la natura è fatta così non si può programmare e difficilmente si addomestica, dovresti quindi per favorire il Volersi Santo del Signore che mai si consigli di discriminare quello che è già in vita e quindi bisogna accogliere alla vita questo albero di fichi dai frutti poco dolci che è nato nel tuo giardino e accontentarti di esso, senza discriminarlo o scartarlo, proprio come il Buon Signore decide quando è obbligato a giudicare gli esseri umani..oppure quando un padre giudica i suoi figli..e poi.. siccome è stata affidata a me la vita di questo albero..io dico a te buon contadino: “lascialo vivere ed impara ad accontentarti di lui!”

Fu così che il contadino preso da timore di rendere severo il giudicare del Signore nei suoi confronti, decise di essere un esempio simbolico di tolleranza per il Signore e permise quindi all’albero di fichi di continuare a vivere, obbedendo ai consigli della Fata Gelsomina..e nulla fu cambiato nel giardino..

il buon contadino il giorno dopo prese una decisione, in quanto timoroso di essere ritenuto un pignolo nel giudicare la vita sulla Terra, decise di organizzarsi diversamente, e si recò al mercato per comprare delle bottiglie di vino cotto di fichi e le portò alla moglie che preparò con esso dei buoni dolci per le festività natalizie di quell’anno..

morale:

Dovete sapere che l’albero di fichi di questa favola rappresenta in modo simbolico una persona oppure un cristiano che ha deluso qualcuno..

Bisogna che non discriminiamo ed invece accogliamo con intenzioni di tolleranza ciò che il Signore ci ha fatto incontrare nella vita..diventeremo così un buon esempio di carità per il prossimo..

Infatti è giusto dire: “chi decide di punire invece di comprendere subirà punizioni anche lui se un giorno deluderà!”

fine

autore: Egidio Zippone

(Milano, 5 Agosto 2015)

giudizio: saggio, buono

voto (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: il regno di re Peter

(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO..

IL REGNO DI RE PETER

INTRODUZIONE: a volte la troppa serietà ci rende cattivi e severi e la nostra vita diventa triste, occorre quindi un pò di svago e tanta allegria, ed approfittando di una giornata di sole si riesce anche a provare felicità….

INIZIO

Favola: Il regno di re Peter

C’era una volta un regno lontano nella terra di chissadove, nel mondo delle favole, in un tempo recente, dove la gente che ci abitava era molto seria e pensava solo a lavorare ed a produrre….

In questo regno, il vecchio re morì, ed a lui succedette il giovane principe Peter.

Il giovane re, notò che la gente del suo regno era troppo seria e mai sorrideva e questo gli dispiaceva…il popolo non si dedicava mai a nessun divertimento.

Così camminò per le strade del paese per cercare di capire cosa rendeva seria la gente che ci abitava.

Parlò con le persone del villaggio e capì che la gente che ci abitava aveva una triste filosofia, in quanto il suo unico scopo era arricchire se stessa e il suo re.

Erano capaci di lavorare più di 10 ore al giorno e per sette giorni continuati.

Le persone tendevano a essere troppo serie, non c’era nessuno svago, non scherzavano mai tra loro…

Un giorno il re si decise e chiamò il gran visir Mustafa e dichiarò a lui la sua tristezza di vivere in un regno dove non c’era allegria ed i bambini non giocavano mai con i genitori, ma andavano a lavorare non appena la loro età lo permetteva.

Il gran Visir rispose che la ricchezza del regno dipendeva da questo, più il popolo lavorava più pagavano le tasse, più il re diventava ricco.

Ma Peter insistette dicendo che lo scopo della vita doveva essere un altro, ad esempio gioire, fantasticare e vivere allegramente la propria esistenza.

Il regno era fin troppo ricco, i forzieri erano strapieni, e così il re Peter pensò che il popolo da quel momento cominciasse a dedicarsi al divertimento e allo svago.

Il giovane re Peter chiamò l’astrologo di corte per risolvere il problema

“Chiamate Oidige il Veggente!” disse ai servi.

Oidige il veggente era uno studioso delle stelle e tutte le notti era sulla torre più alta con il suo telescopio a scrutare il cielo.

Di giorno si dilettava di alchimia e lo trovavi nel suo laboratorio nei sotterranei del castello, con indosso un vestito blù dipinto di stelle e un buffo copricapo….

Egli arrivò nell’ampio salone……”Oidige il veggente…. ascoltami!” gli disse il re Peter

“Oidige è nota a tutti noi la tua sapienza… devi quindi risolvermi questo problema… voglio che il nostro paese sia abitato da gente sempre più allegra e desiderosa di divertirsi.”

“Farò come mi hai comandato mio re!” ed Il mago se ne andò borbottando.

In un sotteraneo del palazzo c’era un grande libreria piena di libri antichi ed Oidige si ricordò di un vecchio libro e lo cercò:” Eccolo!” disse “l’ho trovato!” era un libro di magia e su di esso era spiegato come evocare un genio fantastico che aveva il potere di fare magie.

Sfoglio rapidamente il libro e trovò la pagina.

Doveva soltanto recitare in rima una formula magica e il genio sarebbe apparso.

Genio, genio dell’allegria

porta la tua strada in questa via

porta in questa terra la tua magia

alza una forte brezza

allontana da qui la tristezza

appari non ti freno

appari in un battibaleno.

Una nube dorata riempi la stanza e il genio apparve in un istante.

“Sono Eugenio il genio, e tu sei il mio padrone, comandami e sarai esaudito.”

“Il re Peter mio amico, ha un desiderio” disse il veggente

“Ogni amico del mio padrone é mio amico!”, disse il genio.

Nel suo regno c’é troppa serietà, fa qualcosa per rendere la gente che ci vive più allegra e spiritosa.

Inchinandosi il genio rispose:” sarà fatto mio padrone!”.

Il re Peter fu informato del sortilegio e aspettò gli eventi.

Il genio volò sul paese e con una magia agitando le mani fece apparire in quel luogo un cinema. un teatro ed un luna park.

Al mattino la gente che ci abitava vide queste cose e si chiese cosa servivano….. si riunì un grande gruppo di gente che decise di andare dal re a chiedere spiegazioni.

“Sire!” disse il gran visir “la gente del paese si chiede cosa servono quelle cose che hai fatto costruire in una notte nel centro del paese, la gente non sa che farsene.”

Il re decise di parlare alla folla dal terrazzo.

“Popolo, sudditi….ascoltate!… é giunto il momento per gioire del guadagno del nostro lavoro, la vita ha un solo scopo, cercare il divertimento e l’allegria con i nostri amici ed i nostri figli, ed é per questo che per voi, ho fatto costruire con lo aiuto del mio amico Oidige il veggente ciò che serve a questo risultato.

Divertitevi e gioite tutti ed io gioirò con voi.”

La gente borbottando salutò e se ne andò però brontolando.

“Noi abbiamo il dovere di finire il nostro lavoro!” disse il fabbro Serius “non abbiamo tempo per queste banalità.”

“La vita é piena di doveri e di sacrifici, il lavoro rende concentrato l’animo umano ad un obiettivo nobile.” Affermò qualcuno mentre tornava al lavorare restando indifferente alle proposte del re…

“Siamo d’accordo con te Serius, il lavoro é l’unico scopo della vita, noi da generazioni non siamo abituati a divertirci, lo riteniamo una perdita di tempo.

Il denaro non é mai sufficiente, bisogna risparmiare e diventare sempre più ricchi, così ci ha insegnato tuo padre il vecchio re! impara da lui!”…detto questo non diedero retta a Peter e tornarono proprio tutti a lavorare.

Il re Peter così vide il cinema, il teatro e il luna park restare deserti, la gente non era motivata non esisteva più in loro la voglia di giocare e di svagarsi..

Peter chiese aiuto al Veggente..che ci pensò su… ed evocò il genio e gli chiese di risolvere il problema.

Genio, genio dell’allegria

porta la tua strada in questa via

porta in questa terra la tua magia

alza una forte brezza

allontana da qui la tristezza

appari non ti freno

appari in un battibaleno

Il genio intuì la soluzione del problema, ed andò su un pianeta lontano e portò da quel pianeta sulla terra dei fiori magici tutti colorati e dai molti profumi..

Durante la notte entrò nelle case di molta gente che dormiva e di nascosto faceva loro annusare e respirare il profumo di quei fiori fatati.

Tornò da Oidige e dal re e disse loro: “padroni miei..domani accadrà il miracolo e ne sarete contenti!” e se ne andò.

Infatti chi sentiva il profumo di quei fiori diventava di indole allegra e si formava molto in lui il desiderio di uscire di casa per divertirsi.

Al mattino seguente la gente si sentiva strana, all’improvviso il vivere di soli doveri era ritenuto una ingenua solerzia, pensava convinta tutto ad un tratto, “siamo ricchi a sufficienza, tra poco moriremo e abbiamo passato la vita ad arricchire il re, ma nessuno ci chiede ancora di lavorare poichè non abbiamo più bisogno di tanti soldi per vivere..bastano quelli che abbiamo di già!”.

Compresa questa verità, tutti uscirono e andarono al cinema, qualcuno a teatro e altri coi bambini ridendo in allegria invece andarono al luna park.

Per ore ed ore la gente alternava il cinema al luna park, per i più mentalmente impegnati c’era il teatro…tutto questo era dovuto alla magia del genio amico, che faceva funzionare tutto quanto. Poi tutti felici a ballare e danzare nella piazza del paese in un eterno carnevale.

Il re Peter era finalmente contento, andò tra loro, tra la gente ed in allegria vedeva il suo popolo felice come lui, e lui insieme a loro gioiva e ballava ed egli stesso faceva il giocoliere tra gli applausi.

C’era soltanto un abitante del regno che non lo aveva ancora capito, il fabbro Serius, forse perché lui era molto motivato ad arricchirsi soltanto, forse perché era raffreddato, sta di fatto che il profumo del fiore magico non aveva fatto effetto su di lui.

Era rimasto proprio serio e dedito al dovere come prima.

Infatti brontolando e sbuffando si vantava che lui era il solo ad aver la voglia di lavorare e che gli altri erano tutti dei scansafatiche ” dove andremo a finire tutti se il mondo penserà solamente a divertirsi?.” affermò consigliato dalla serietà.

Il re lo guardò con compassione e disse: “ se sono io il tuo re e ti dico che non c’é più bisogno che lavori, perché continui a lavorare?, fatti una famiglia e vivi in allegria con loro.”

“Mi spiace mio sire!” rispose Serius “ ma la vita é dovere, il lavoro la nobilita e rende la mente più volonterosa, io mi distinguo per il mio lavoro, il mio lavoro mi fa sentire migliore, mi sento più serio se passo il mio tempo producendo denaro, aggiungendo danaro al danaro.”

Poi Serius si rivolse alla gente “smettete di oziare e di divertivi senza scopo, il re non é per i sacrifici del lavoro, fa rimpiangere suo padre!” e ricominciò a eseguire il suo lavoro di fabbro con più solerzia di prima, era stufo di vedere la gente perdere tempo senza ottenere profitto..

Il re ed il veggente Oidige, delusi da Serius, tornarono al castello pensierosi.

Erano tristi e sfiduciati per quello li, per Serius, che non voleva capire la libertà di essere libero da doveri, che gli proponeva il nuovo re.

Tutto il paese si divertiva al Luna Park ed aveva trovato il coraggio di vivere spensierato, ma c’era il pericolo che Serius convincesse la gente a tornare alla noiosa serietà.

disse Peter…”bisogna escogitare qualcosa per impedirlo!.”

Oidige ebbe un idea, si ricordò che c’era un libro che serviva al caso loro, si recò nella libreria e lo trovò.

Lo aprì e lesse la formula magica:

Oh! genio della passione

Che ci fai rinunciare alla ragione

torna nella mia nazione

torna in questa via

porta l’allegria

appari non ti freno

appari in un battibaleno

Una nube rossa riempi la stanza e apparve un genio con il turbante e le orecchie a punta e con la barba sul mento.

“Sono il genio della passione mi chiamo Gamone, e tu sei il mio padrone, esprimi il desiderio.”

“Genio della passione, io sono Oidige il Veggente, devi sapere che nel villaggio qui vicino, c’é un uomo molto serio che pensa solo al lavoro ed a fare sacrifici, fai qualcosa per lui, si chiama Serius, rendilo più desideroso di stare allegro come piace al suo re, egli Serius, ci rende tristi con il suo modo solerte di voler viver nel voler guadagnare soltanto.”

“va bene! disse il genio della passione “vado e mi divertirò con lui, gli farò un bello scherzo magico.”

Era notte e Serius stava dormendo nel suo letto, il genio diventò invisibile ed entrò nella sua casa.

Si avvicinò al dormiente e gli parlò all’orecchio lentamente per ipnotizzarlo.

Con il potere che mi da la notte io ti ipnotizzo e ti do la voglia.

Quando supererai della tua casa la soglia

Domani la prima donna che vedrai

di lei molto ti invaghirai

la seguirai e penserai sempre a lei… fin quando non l’avrai

fatto il peccato alla tua casa tornerai e la tua vita cambierai

ora con questa mano sulla fronte ti do la passione

che ti farà dimenticare l’aver ragione.

La tua voglia sarà tanta.. fin che quella donna non sarà più una santa.

Per tutta la notte Serius nel sonno senti dire queste cose e sognò tante donne e faceva l’amore con loro e si svegliò quindi con un sorriso, finalmente sentiva la primavera, si sentiva forte e maschio.

Usci nella strada e chi vide, all’improvviso una donna ai suoi occhi molto bella, camminava davanti a lui e Serius di lei si innamorò per effetto della magia del genio…

Era bella, la più bella che aveva visto, non resistette oltre e la segui.

Serius si dimentico di andare a lavoro e pensava solo a lei ad averla tra le sue braccia, aveva perso la ragione…proprio come voleva il Genio Gamone.

Segui quella donna, la avvicinò ed a lei dichiarò il suo amore, la donna presa da una magia anche lei, senti la passione di quell’uomo e la ricambiò.

Poi camminando mano nella mano andarono nel bosco e si appartarono complice la natura, e peccarono insieme come fanno gli amanti stando nascosti tra gli alberi.

Era sera quando Serius tornò a casa sua, era cambiato, si era innamorato.

La gente gli chiedeva “perché non sei al lavoro? tu che ci parli sempre del piacere di lavorare? e lui Serius non sapeva che dire e non rispondeva per non contraddirsi..

Serius si adagiò sul letto e si addormentò pensando alla sua innamorata…

L’indomani le guardie del re bussarono alla sua porta, “Serius svegliati il re ti vuole parlare!”.

Le guardie tirarono giù dal letto Serius e brontolando lui le seguì.

Lo portarono dal re, che ridendo di nascosto lo aspettava insieme al Gran Visir.

“Serius! disse il re

“ti hanno visto nel bosco con una donna, non ci sarebbe niente di male..l’uomo e la donna sono fatti per amarsi ….se non fosse… che la donna di cui parlo è la moglie del Gran Visir Mustafà.. che era al villaggio ieri per fare acquisti.

Come può un uomo che predica la serietà come te, perdere la testa per una donna sposata? Mettere in tentazione la donna di un’altro ti sembra serio’ devi necessariamente cambiare mentalità sulla vita.”

Serius capì il torto che aveva fatto al gran Visir ed a sua moglie e pianse e la sua mente andò in crisi, non si era comportato bene… lo sapeva.

“Non devi più dire che sei una persona dedita al dovere e alla serietà, ma devi dire invece che non prendi più la vita sul serio e che ti ritieni una persona libera e gioiosa che non crede nei principi morali pignoli….così sarai sincero e coerente con il tuo comportamento….”

Il gran Visir vittima del suo adulterio disse :” Sire perché non lo decapitiamo questo sciupa-femmine, sono pronto a dare l’ordine!”

Serius sentito questo dire…tremò per la paura.

Silenzio disse Peter :”Io sono il re e comando io, siccome nel nostro fortunato paese sono più gli uomini allegri che le persone serie, deciderò consigliato dallo spirito dell’allegria!”…e si mise a pensare come se ascoltasse qualcuno…poi all’improvviso decise e parlò.

“Condanno Serius,” disse il re ridendo, “a dichiarare in pubblico la sua stoltezza ed a descrivere quale sarà la sua nuova mentalità, indispensabile se non si vuol esaurire di nervi, poiché tutti lo sanno che è stato stolto e anche falso.

“Infatti chi predica serietà, si crea intorno una prigione psicologica, pensando con allegria invece, ti liberi dall’angoscia, chi é serio é anche molte volte cattivo con se stesso e non si perdona nulla ….per questo soffre.”

Fu cosi che il re portò Serius sul terrazzo e tutti i cortigiani lo seguirono, nella piazza intanto si era radunata una gran folla di persone, incuriosite dall’arresto di Serius.

“Avanti Serius racconta a tutti il tuo libertinaggio peccaminoso!”…e il re gli diede una gomitata.

Serius suo malgrado raccontò tutto al popolo quel che aveva commesso e si pentì, di aver causato un peccato ad una donna sposata mettendola in tentazione, si pentì inoltre di aver pensato in precedenza con serietà e costretto alla serietà fino ad allora le persone che frequentava.

“Prometto che non disprezzerò più l’allegria in quanto non ne sono degno, perché ho capito che la vita é anche….. anzi la vita é divertimento!” disse all’improvviso illuminandosi in volto…

“Quindi il fatto sciocco é anche da comprendere, e prometto di dare consigli in modo più coerente con la vita che ho d’ora in avanti.”

“Non mi vanterò più di essere una persona seria, ma non sono stupido, sono certo che anche gli altri non sono stati troppo seri, ed ho capito che è lo spirito dell’allegria che adesso mi permette di comprendermi e sono vivo….perchè mi permette di consolare i miei errori…e lo dico a voi tutti: viva lo spirito dell’allegria!” e aggiunse:

“Ho capito che la troppa serietà é cattiveria, dire in modo serio le cose a volte significa dirle in modo cattivo!.”

“Anche il lavoro…” disse Serius “deve essere divertente e non un dovere, non deve essere un sacrificio.”

“L’uomo veramente libero vive ogni attimo della sua vita divertendosi e quando un lavoro non diverte più, decide che é meglio di lasciarlo ad un altro…e di cambiare il modo di vivere!”

Siamo liberi di cercare un’altro scopo di vita assecondando meglio la nostra indole.” disse infine Serius dimostrando a tutti che era cambiato nel modo di pensare…

Serius pianse in pubblico e si liberò in questo modo della sua serietà e poi d’un tratto cominciò a ridere a ridere, pensando al re…. e rideva..pensando al gran Visir ed a sua moglie…… pensando a quel che diceva prima ai suoi amici parlando di serietà, e rideva di se e s’accorse che la sua angoscia stava sparendo…era sparita.

Il re Peter continuò il suo comizio. dicendo alla gente che il lavoro e il dovere non devono essere l’unico scopo della nostra vita in quanto portano alla schiavitù dell’anima, lo scopo della vita è gioire gli uni degli altri..in famiglia con i nostri figli:

“ascoltate la vostra vera indole, essa vi parla dal cuore, e gioite con lei”.

“Il regno é ricco, i forzieri sono piene di soldi, se il vostro lavoro non é creativo smettete, e dedicatevi ad un altro interesse, non siate schiavi del denaro o del risparmio, il re vi aiuterà in questo per convincervi ulteriormente, e cosi dicendo re Peter portò sul terrazzo un forziere carico di gioielli e pietre preziose… e ordinò ai servi di darli, gettandoli dal terrazzo, alla folla sottostante …i gioielli e le pietre preziose furono sparse sulla piazza, tutti li raccolsero ordinatamente erano molti i regali preziosi e tutti ringraziarono il loro saggio e generoso re.

Chi di voi avrà bisogno di soldi, non tema, venite da noi a palazzo troverete il Gran Visir Mustafà che vi regalerà il denaro necessario alla vostra vita..tutti i mesi egli vi aspetta, non temete per il futuro…il regno di re Peter è straricco..

Quella sera erano tutti al cinema a vedere un film comico e Serius era in prima fila che rideva con loro, la gente diceva che Serius piaceva di più ora che era diventato più allegro…si! Serius era diventato più simpatico a tutti.

Il re e il veggente Oidige ed anche il gran Visir erano invece sulle giostre, a divertirsi come ragazzi.

Il gran Visir mentre era sulla giostra, diceva al re: “sire! se il popolo non lavora più a cosa serviamo noi? come ci procureremo da mangiare, dobbiamo fare delle leggi scritte che dimostrano la nostra utilità al popolo.”

Il re Peter capì i timori del gran Visir e disse: “ci penserò!”

“Sire!” disse il gran visir, mentre mangiava lo zucchero filato, “io capisco che gli uomini liberi quando pensano solo a divertirsi credono di essere in Paradiso, dove non si lavora mai e si sta bene, ma qualcuno potrebbe esagerare con tutta questa libertà.”

Il re disse di nuovo: “ci penserò!”

“Sire!” disse il gran visir “mentre tirava le palline per vincere il pesciolino rosso, io capisco che bisogna vivere divertendosi, ma qualcuno potrebbe divertirsi alle spalle degli altri.”

Il re disse nuovamente; “ci penserò!”

Il re ci pensò davvero, e temette che la gente trovasse divertente la malvagità come esempio di libertà e cosi stipulò poche leggi come riferimento.

Leggi scritte da re Peter per fare contento il gran Visir:

1° Legge: Non si picchiano i bambini

2° Legge: Si lavora se il lavoro piace, ma solo per quattro ore al giorno, e se lo trovate divertente, il denaro che vi manca a fine mese chiedetelo al Gran Visir

3°Legge: Il regno é fondato sull’amore per la famiglia, quindi non ci si innamora della donna di un’altro soprattutto se ella ha figli

4°Legge: Ogni mattina bisogna dire a qualcuno: la serietà é cattiveria, meglio essere allegri, così riusciamo a perdonarci gli uni con gli altri dei nostri inevitabili errori…

5°Legge: Non uccidere, é la serietà che porta l’uomo a uccidere poiché lo rende cattivo…. quindi non si fa.

6°Legge: Non rimproverare se non s’infrange la legge scritta, é la serietà che porta l’uomo a rimproverare, quindi non si fa.

7°Legge: A quelle persone che trasgrediscono le leggi di Peter, sarà loro aumentata la durata dell’orario di lavoro da quattro ore a otto ore… per sei giorni settimanali …anzichè cinque..poiché é dimostrato che l’allegria e il tempo libero non gli fanno bene..

Il popolo ascoltò le leggi e capì, non bisognava esagerare per colpa della troppa libertà, e poi tornò al luna park in quanto era stata inaugurata una nuova giostra con cui giocare.

Peter era contento che la gente pensava ora anche allo svago, infatti era diventata più spiritosa e allegra, era riuscito a ottenere il suo scopo, far diventare la gente del suo regno più spensierata e desiderosa di vera gioia..

Chiamò quindi il suo regno: “il regno dell’allegria”.

L’equilibrio mentale tra lavoro e divertimento si era formato, la vita era molto più spontanea, la gente si piaceva ed era molto ottimista.

Ogni giorno era un gran giorno e la gente si svegliava con un sorriso.

Peter parlando a Oidige, vedendo dal palazzo il popolo felice in un eterno carnevale disse:

“La vita in allegria é così importante che essa non si fa commentare dalle persone troppo serie, da loro fugge via portandole rapidamente all’altro mondo, in quanto non la sanno apprezzare.

La loro pignoleria ed il loro desiderio esagerato di coerenza, li rendeva sempre non contenti, allontanando da loro la felicità del momento..ma io li ho guariti…

Ora si divertono, ogni momento vissuto é più piacevole e la vita sembra diventare lunghissima. poichè ora sono felici…

Come farà chi non è d’accordo con tutto questo..con tutta questa contentezza? quando andranno in Paradiso come faranno ci chiediamo, per loro lo scopo della vita é il mondo del lavoro….e il Paradiso invece é un luogo dove non si fatica..come faranno ad accettare il vero Paradiso.”

Il gran Visir perdonò la moglie, in quanto il suo adulterio era capitato per effetto di una magia e anche perchè si considerò che poi la moglie aveva vissuto solo un momento di allegria e questo non è sbagliato nel regno di Peter…il loro legame non era puro amore ma era sicuramente ugualmente allegro e gioioso…ed il gran Visir si sentì cosi allegro e non pignolo che la perdonò…. e marito e moglie vissero in pace e si diedero un bacio di amore davanti al re.

Serius, dimenticato l’effetto della magia del genio, si innamorò di un altra donna, si sposò infatti un addetta alle giostre del Luna Park e visse felice con lei, anche lui scelse di vivere in allegria.

Dovete sapere che il tempo su quel paese era sempre sereno e pioveva quasi mai…eppure i fiori crescevano ugualmente rigogliosi…forse perché pioveva durante la notte e quasi mai di giorno..

Se invece pioveva la gente non se la prendeva, non si arrabbiava mai e con allegria decideva di andare al cinema.

E quelle persone che passavano da quei luoghi, rimpiangevano di non essere residenti anche loro in quel paese e finivano con il complimentarsi con chi ci abitava.. essi avvertivano proprio la spensieratezza e la pace dei suoi abitanti di quei luoghi..

“Lunga vita al re Peter!” diceva la folla in quanto era felice di vivere così…re Peter aveva insegnato loro un bel modo di vivere…

Morale:

i bambini vogliono che il loro papà e la loro mamma stiano più tempo con loro, stiano in casa e giochino con i loro figli per più tempo..non occorre che il lavoro ci renda ricchi, è necessario però che esso ci garantisca l’indispensabile, così la nostra vita ci renderà meno preoccupati dell’economia e riuscirà a renderci allegri..

gustare un buon gelato alla vaniglia… dopo aver fatto un giro in bicicletta con degli amici ed i figli… in una giornata di sole… e gioendo di tanta buona salute e della loro amicizia…é questo un esempio di felicità.

Fine

autore: Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2008)

Giudizio: interessante, divertente. originale

voto (da 5 a 10): 9

 

 

Favole di Egidio: il quaderno fatato (per ragazzi)

depositphotos_29536691-stock-photo-forest-fairy

18143105-nero-copertura-dura-di-libro-aperto-su-sfondo-bianco.

(racconto di tipo verde)
tempo teorico da dedicare per la lettura circa 25 minuti

FAVOLE DI EGIDIO..
IL QUADERNO FATATO..

INTRODUZIONE: cosa succederebbe se tutto quello che scriviamo sul diario, si mettesse a capitare per davvero…

Favola: Il quaderno fatato
Inizio
Vi voglio raccontare, cosa è capitato, in un paese della provincia di Bergamo, voi direte tanto é una favola, può capitare di tutto, infatti è così, questa storia comincia in un giorno che per il protagonista è un brutto giorno, dovete sapere:
che per il ragazzo di nome Edoardo il giorno in cui tutto incomincia é un giorno importante, egli infatti ha da poco ricevuto un brutto voto a scuola all’esame di lettere e la commissione esaminatrice ha deciso che sarà bocciato a fine anno, la commissione esaminatrice del liceo artistico dove Edoardo è iscritto, è molto severa.
Il tema di italiano del ragazzo e le sue risposte alle domande sulle opere di scrittori contemporanei risultano a giudizio degli insegnanti e della commissione di esame poco pertinenti, poco veritiere e non attendibili..infantili..
Edoardo torna a casa triste e per la vergogna di avere avuto un brutto voto, vorrebbe scappare di casa..ma poi non lo fa e si limita al solo piangere sul suo cuscino sdraiandosi sul letto della sua cameretta.
Mentre Edoardo piange nel letto, durante la notte, in quella stanza, Edoardo si lamenta che non è bravo nello scrivere..accade in quel momento una cosa fantastica.
Appare nella stanza lo spirito della zia Adele, che abita molto lontano, ella appare come uno spirito di una donna vestita stranamente, appare nel buio, la zia gli sorride come una fata tutta vestita di abiti color verde chiaro…il colore della natura..
La zia Adele dice al ragazzo con tono premuroso: “ non piangere Edoardo..ho per te un bel regalo, te lo meriti.. perchè sò che ti sei impegnato nello studio ”
“Ti regalo questo quaderno magico..sappi che ogni cosa che scriverai in questo quaderno capiterà di certo e sarà attuale..ma attento non devi dirlo a nessuno è un segreto!”
Il ragazzo sorpreso del regalo, smette di piangere e ringrazia la zia-fata per la sua generosità.. felice del regalo si addormenta tutto consolato.
Il giorno seguente
Il mattino dopo Edoardo crede però di aver sognato..ma vedendo il quaderno sulla scrivania bello e pronto…ci pensa e decide di farne un suo diario..”sarà vero?..tutto quel che scriverò capiterà?..sarà vero? ..ci crederò quando lo vedrò!
Così ricordandosi di quel che gli ha detto la dolce zia..lo apre e con una penna qualsiasi presa da un cassetto si mette a scrivere, il ragazzo scrive sul quaderno per cominciare che:
”io Edoardo posso ritornare nel mio passato al tempo dell’esame che ho sbagliato e rifacendo il mio esame otterrò questa volta un buon giudizio con lode dalla commissione esaminatrice..e sarò quindi promosso al nuovo anno!”…il ragazzo scrive questo nel quaderno datogli dalla zia-fata e poi lo richiude aspettando che la magia si avveri.
Una nube di vapore azzurro-verde appare nella stanza all’improvviso e una musica celestiale lo calma e lo fa addormentare Edoardo si addormenta.
Ora come per magia..Edoardo si ritrova al momento dell’esame, è seduto nella sua classe e questa volte si accorge che tutto è più facile…ciò che dice agli insegnanti è ritenuto giusto e molto vero e infatti risponde a tutte le domande degli insegnanti nel modo esatto e sapiente..l’insegnate ritiene che lo studente sia molto preparato…alla fine con sua gioia ad Edoardo dicono che lo promuoveranno..con i complimenti della commissione scolastica…che in tutta onestà ora ritiene Edoardo idoneo a completare gli esami e gli insegnanti promettono che a fine anno sarà promosso.
Edoardo torma a casa dai genitori..e tutti gli fanno complimenti..che felicità in famiglia finalmente.
Il ragazzo si sveglia dal sogno é felice e vuole sapere se è tutto vero e corre all’istituto..
giunto nel cortile della scuola… vede i risultati sulla bacheca della scuola..”evviva! sarò promosso…ho dei bei voti….i risultati confermano il mio sogno avuto!”
“Caspita! funziona davvero!” dice gioendo tra se e se il ragazzo..tenendo in mano il quaderno magico: ” la zia aveva ragione!.”

Il ragazzo e le magie del quaderno
Passano i giorni ed Edoardo guarda il suo quaderno dapprima con curiosità poi con avidità e quindi il desiderio di vivere magie infinite lo possiede.
Il ragazzo comincia così a pensare cosa scrivere sul diario…apre il quaderno magico…pensa e ripensa, queste sono le idee che ha avuto il ragazzo:
Alcune idee buone del ragazzo scritte sul quaderno:
1)scrive che i genitori gli regalino una bella motocicletta
2)scrive che la più bella ragazza della scuola, di nome Loredana, gli darà un bacio sulla bocca
3)scrive che appare un amico vestito da indiano, nella sua stanza e come un amico segreto che appare e scompare al suo comando ..gioca con lui agli indiani ed ai cowboy..gioca con lui finchè vuole…”si! ma vinco sempre io!”
4)scrive che: appare nella stanza il suo amico Lino che porta con se i suoi soldatini ed i modellini dei carro armati e si gioca insieme..
5)scrive che: tutte le torte e i dolci della pasticceria del paese..appaiano in camera sua ..no! non tutte, solo quelle al cioccolato e che lui se le può mangiare senza problemi..
Egli scrive tutte queste cose e aspetta..magia dopo magia..puntualmente tutte queste cose si avverano…la zia ha detto la verità!” ..”che bello il quaderno è magico davvero!” afferma Edoardo.
Edoardo è felice si sente aiutato da un potere bellissimo..ma deve restare un segreto come ha detto la zia…ma come fare…Edoardo è giovane..e come tutti i ragazzi è impulsivo non c’è la fa a tenere un segreto così importante per molto tempo, ha bisogno di confidarsi.. non c’è la fa a rimanere zitto…e si dimentica del consiglio della zia-fata..decide quindi che è giusto che lui debba dividere con altri questo bel segreto..”chissà quanti nuovi amici mi farò..diventerò famoso tra i ragazzi della città!”.
Giorni dopo decide di invitare uno dei suoi amici, di nome Angelo, nella sua cameretta ed Edoardo decide di raccontargli le magia del quaderno in suo possesso.. “Si! glielo posso dire, lui è un mio amico.. manterrà il segreto!” pensa Edoardo.
Angelo sente il racconto..ma a differenza di quel che pensava Edoardo si stupisce …”ma che dici! Hai un quaderno magico?”..che strano modo di reagire alla notizia, Angelo anzichè un vero amico si rivela un diffidente incredulo e crede che Edoardo sia impazzito all’improvviso.
“Ma che sei matto non esistono queste cose!”….gli dice Angelo in modo serio e aggiunge “mi credi un credulone? tu mi prendi in giro!” i due bisticciano dandosi del bugiardo e dell’incredulo..
Ma Edoardo ha una idea..”aspetta Angelo vedi ora scrivo sul quaderno…c’è da aspettare vedrai che la magia si compirà!” e comincia a scrivere nel quaderno-diario:.
“il mio nemico dichiarato, un brutto antipatico che abita vicino a casa, ha un imprevisto e trova una ruota sgonfia e bucata della sua auto, capiterà tra 5 minuti!”..
I due ragazzi si avvicinano alla finestra e guardano fuori giù nella strada e che vedono?..nella strada sottostante..cosa accade? all’improvviso un uomo si lamenta ed urla che ha forato la ruota della sua auto, Edoardo riconosce l’auto del vicino..il gommista gli sta chiedendo il denaro per riparare la gomma…al vicino antipatico non gli resta che far riparare il danno..
“Ma no! è impossibile!” dice Angelo ”è una coincidenza… è impossibile ..forse è capitato per caso!”
“No! Ti dico che è la magia di questo quaderno!” risponde Edoardo tutto vanitoso della sua magia..
Edoardo gli dimostra nuovamente il potere che ha il quaderno magico infatti predice ancora, ci vuole qualcosa di veramente strano…. proprio di strano e quindi scrive che:
“il bidello della scuola di nome Armando, che è un rompiscatole proprio per davvero, si denuderà e rincorrerà una professoressa per baciarla. Ci riuscirà e darà a lei un bacio sotto gli occhi del direttore della scuola, che per questo chiamerà la polizia e lo licenzierà..questo capiterà domani!”
Il giorno dopo infatti..i due amici sono davanti alla scuola e vedono il preside dire ad un poliziotto in divisa “ portatelo via è licenziato….il bidello è licenziato!..”….“Che ha combinato Armando?” chiedono i due amici a qualcuno presente…“Non si sa come mai, il bidello è entrato nella classe dove c’erano tutti gli insegnanti, si è messo completamente a nudo ed ha baciato la nostra professoressa…noi ci siamo messi a tutti a ridere..quindi Armando è stato subito licenziato dal preside..”
“AAh! Abbiamo capito!” i due ragazzi si allontanano parlando a bassa voce…”vedi Angelo è stata la magia del quaderno credimi è come ti dicevo” dice Edoardo all’amico.
Angelo ora ci crede al suo amico..ma stranamente è spaventato..reagisce alla rivelazione certa in modo imprevisto…infatti corre subito nei corridoi della scuola e racconta ai ragazzi che incontra quel che sa, i quali sono tutti dapprima increduli come era lui, ma poi vedendo deciso e pensando sincero Angelo, i compagni di classe diventano all’improvviso paurosi di quello che potrebbe capitare.
I poteri di Edoardo sono immensi ..cosa potrebbe inventare quel ragazzo con quei poteri magici….”tremiamo solo al pensarci” dissero i ragazzi della scuola, ora i ragazzi hanno tutti paura di lui e di quello che potrebbe combinare… “Edoardo è pericoloso!” si dicono tutti.
I ragazzi corrono tutti per il corridoi in preda al panico..avvisando tutti quelli che incontravano..
”scappiamo Edoardo è amico di un mago malvagio!”…e urlano parole cattive a Edoardo dicendo: “vattene via subito!..sei uno ragazzo malvagio..hai fatto licenziare un poveraccio e danneggiato l’auto ad un altro…sei un ragazzo dispettoso!…vattene subito!” dice Angelo quando lo incontra..negandogli l’amicizia..
“Edoardo è creduto un ragazzo cattivo dai grandi poteri…é pericoloso per questo averci a che fare ..e tutti lo evitano voltandogli le spalle!”… “i ragazzi non lo vogliono più come amico!”….commentano gli insegnanti, avendo capito il problema che sta vivendo la loro classe.
“Ma che avete?’” dice Edoardo “volevo solo dimostrare che esiste la magia, non dovete avere paura di me!” dice lo sciagurato….. ma è troppo tardi, non c’è niente da fare..il panico ormai ha preso tutti i ragazzi della scuola.
“Edoardo trova divertente fare cattiverie! .. Edoardo è amico di maghi dispettosi!” dicono tutti a scuola, ed Edoardo di conseguenza sentendo dire di lui queste parole così gravi, si arrabbia molto in quanto non lo capiscono come vorrebbe…e si allontana deluso da tutti..
Senza volerlo, ora come per magia, la parte cattiva di se stesso influenza Edoardo veramente, ed il ragazzo torna a casa subito, corre nella sua camera e comincia scrivere sul quaderno cose malvagie.
Alcune idee malvagie del ragazzo scritte sul quaderno
1)scrive che: devono capitare piccole disavventure agli ex amici antipatici
2)scrive che: tutti devono picchiare con la testa sullo sportello della loro cucina
3)scrive che: tutti devono inciampare nei lacci delle loro scarpe
4)scrive che: tutti devono perdere le chiavi di casa..
Edoardo ormai ha in antipatia tutti..anche chi non c’entra..é molto arrabbiato e quando si agisce impulsivamente e si è in preda al rancore si desidera di far capitare ingiustizie.
5)scrive che: deve apparire nelle tasche del cappotto della professoressa dove ella mette le mani, una rana verde tutta umida al tatto e la prof si deve disgustare..e si vedrà un topo…no! si vedranno due topi correre sul pavimento..così urlano tutti..
6)scrive che: devono capitare cose sempre più dispettose..deve capitare che a tutti in paese capiti quello di cui tutti hanno più paura…
Edoardo ormai sta esagerando..é diventato molto cattivo..non ha più rispetto per nessuno
Il giorno dopo Edoardo passeggia per il paese..e puntualmente vede capitare di tutto quello che ha scritto…incidenti, scherzi, dispetti, litigi, di tutto capita nel piccolo paese..capitano cioè tutto quello che è stato scritto su quel magico quaderno da lui…pensate capita perfino un temporale spaventoso…si! un tifone…che divelte e fa crollare i tetti delle case..
Finchè un giorno dopo la ennesima malefatta voluta da Edoardo..capita una cosa strana:
trovandosi nella sua stanza dopo essere stato tutto il tempo da solo, diversamente dal solito, Edoardo apre il quaderno come sempre e vede però che nella pagina appaiono scritte spontaneamente, ma sono a lui contrarie e lui non può impedirlo…é proprio così nel quaderno cominciano ad apparire parole e scritte contrarie a suoi interessi, appaiono da sole come per volere di una magia nemica..
“le scrive queste frasi lo stesso quaderno da solo… allora!” esclama Edoardo contrariato.
Nel quaderno appaiono infatti parole di rimprovero..esse dicono che lui Edoardo è diventato cattivo e maleducato, ed è diventato un brutto ragazzo senza scrupoli…il quaderno magico lo rimprovera…e appare scritto che: “il quaderno magico vuole che tu Edoardo ti trasformi in uno gnomo brutto come un troll.. tutto verde..diventerai basso con il naso lungo e le orecchie a punta..adesso!.
“Noooo!” Urla Edoardo nel leggere..ma è troppo tardi..la magia del quaderno è spietata e si compie immediatamente.
Ed infatti il ragazzo nella sua camera si trasforma dopo averlo letto quelle parole in un troll-gnomo verde… che saltella per la stanza..dicendo: “Come sono brutto..Come sono brutto!”
Edoardo si sente così brutto infatti che ha paura che qualcuno lo veda..e dice davanti allo specchio: “Se mi vede la mi amica Loredana che figura..non mi vorrà più!”.
Passano i minuti seppur spaventato il ragazzo ha però una idea.
Decide di risolvere così la questione: ” risolverò il problema scrivendo sul quaderno anch’io!” e dice:
“A noi due quaderno!”.
Apre il quaderno magico e comincia a scrivere in una pagina che: “io non voglio più essere un troll-gnomo” ma all’improvviso stranamente il quaderno gli risponde per iscritto “se prometti che farai il bravo non sarai più un piccolo troll!”…
“Fare il bravo? Pensa Edoardo..si lo farò..ma ho una nuova idea!”
Con un attimo di furbizia e piagnucolando un pò, vedendosi trasformato in un troll per giunta gnomo..il ragazzo prende la penna e scrive subito in una pagina :”tra poco entrerà la mamma in questa stanza e mi darà un bacio..e io ritornerò un bel ragazzo come prima e farò il bravo!”..questa volta fortunatamente il quaderno non contesta.. e infatti nella stessa pagina appare successivamente la scritta “va bene, sarà così… ma hai promesso… che farai il bravo ricordalo!” rispondeva il quaderno con una nuova scritta.
Infatti in quel momento entra nella cameretta la madre di Edoardo e lo vede in simili sembianze e dice inorridita..”ma tu sei un brutto gnomo verde, dove mio figlio, che gli hai fatto a mio figlio…dove è mio figlio?”…e lo gnomo con voce strana dice:” sono io Edoardo mamma devi darmi un bacio!”..dice il troll-gnomo..muovendo la bocca verso l’alto..
“No! mio figlio è buono e bello e tu non lo sei..sei un brutto gnomo…tu mio figlio impossibile!”dice la mamma mettendosi le mani sulla testa “mamma dammi un bacio ti prego dai! dammi un bacio te lo dimostro dopo che sono tuo figlio…non vedi nella stanza… ci sono solo io!” diceva lo gnomo disperatamente..
Una consapevolezza misteriosa prende a quel punto la mamma di Edoardo e obbedendo alla influenza magica del quaderno, la mamma decide di dare un bacio ugualmente…in fondo è quella la stanza del figlio…quindi deve essere lui il figlio, questo gnomo forse é mio figlio…pensa la mamma baciandolo e si fa coraggio e Smack! lo bacia..
Ed all’improvviso! Una nube azzurra avvolge il brutto gnomo ed al suo posto poco dopo di essa scompare lo gnomo e appare Edoardo tutto piangente..ma un pò contento…”grazie mamma!” dice il ragazzo.
Sconcertata e spaventata..la mamma in quanto non sa niente del quaderno magico chiede..”tu mi devi spiegare cosa sta succedendo qui dentro..no! non lo voglio sapere…impazzisco!” dice la madre aprendo la porta e scappando via per le scale”.
Edoardo non ha tempo per preoccuparsi di lei e subito corre alla scrivania e scrive rapidamente sul quaderno..”voglio che la mamma dimentichi quel che è successo..io sono tornato umano e nessuno riuscirà più farmi cambiare aspetto!”, e continua “voglio inoltre che quello che chiunque scriverà su questo quaderno d’ora in avanti non si avvererà più”..ed Edoardo scrive ancora:” voglio anche che tutto in paese torni come prima…..però voglio che l’esame di italiano che mi è andato bene resti..questo si! la promozione a fine anno mi resta eccome!” e scrive ancora: ”voglio infine che questo quaderno sparisca al più presto da questa stanza per comparire in un posto il più lontano possibile da qui!” ed Edoardo chiude il quaderno con un gesto rapido.
Pochi momenti di attesa ed accade proprio questo e cosi, all’improvviso il quaderno si alzò nell’aria è sparisce in una nube rosa..il ragazzo lo vede frantumarsi in più parti che poi sparire tutte insieme..nella nube..e poi tutto nella stanza torna tranquillo…come se niente è accaduto.
Edoardo esce dalla stanza e corre subito in paese..e nota che tutto é tornato come prima..come se nulla di strano é capitato.
Vede la data sul calendario, é il 30 Giugno, l’anno scolastico è terminato.
Si dirige verso la sua scuola, e controlla davanti al suo istituto i tabulati…se il suo nome è tra i promossi ..e dice: “oh! che gioia!..la commissione degli insegnanti ha promosso anche me…bene!”
Una voce gli dice ad un tratto: ”che vuoi ragazzo la scuola a questa ora è chiusa!”..è il bidello che con una scopa in mano….lo guarda sospettoso.
Aaah! è lei Armando il bidello….lavora ancora qui?..gli chiede il ragazzo
“Che hai ragazzo! certo che lavoro ancora qui a parte qualche litigio con il direttore qui lavoro e resterò fino alla pensione…e nessuno mi manderà via!” rispose determinato il bidello.
“Ooh! che felicità” dice Edoardo..”tutto è tornato come prima!”
Guarda lontano nel cortile e vede i suoi amici più in là giocare a pallone.. e va da loro…saluta Angelo e gli altri ..e comincia a giocare con loro una partita di calcio..”che gioia..che felicità” dice Edoardo nessuno si ricorda più di niente..è veramente tornato tutto come prima!”…ed Edoardo promette a se stesso di non utilizzare più cose magiche da ora in poi..
Chissà forse, spostandosi nel tempo, e viaggiando magicamente nell’universo e nel multi universo, e possibile fare capitare tutte queste magie che sono capitate ad Edoardo…
Morale:
dice il saggio: “chi troppo vuole nulla stringe”..ma non sempre ciò è vero..poichè dovete sapere che qualcosa voluto in modo insistente a volte capita.
Il giusto proverbio dovrebbe quindi affermare: “chi troppo vuole qualcosa ottiene”.

Fine

autore: Egidio Zippone
Milano, Novembre 2007
giudizio: buono, avventuroso
voto: (da 5 a 10): 9

Favole di Egidio: il selvaggio e lo Spirito della Praticità

42314769-i-genitori-di-dare-ai-bambini-piggyback-corsa-in-giardino

 

clouds and sky.

 

 

(racconto di tipo verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura circa 30 minuti

FAVOLA DI EGIDIO..

IL SELVAGGIO  E LO SPIRITO DELLA PRATICITA’

INTRODUZIONE: quando il mondo delle persone è in guerra per il troppo credere in un idealismo, ecco che gli spiriti che possono portare pace, in quanto allontanati dal comportamento dell’umanità intollerante, decidono molto spesso di trovare rifugio nel mondo selvaggio, regalando poteri ad un umile vita e aspettando tempi migliori per ritornare nella civiltà..

Favola: il selvaggio e lo Spirito della Praticità..

Inizio

Dovete sapere che, nel mondo delle favole, molte sono le opinioni e le spiritualità che influenzano gli esseri viventi..

Tra queste entità, una tra le tante, ed é un essere influente delle decisioni umane è: “lo Spirito della Praticità”..

Dovete sapere che molti anni prima lo Spirito della Praticità aveva preferito trasferirsi in Afrolandia, continente che si trova nel sud del pianeta delle favole..poichè in Eurolandia continente a nord del pianeta era scoppiata una guerra e lui pacifico come è, era fuggito nei territori del sud..

Ma la guerra nel nord del pianeta per fortuna era terminata e fu così che la Praticità capì che quello era il momento giusto per tornare in Eurolandia, doveva ora tornare a vivere tra le persone istruite..le crudeltà della guerra appena vissuta avevano cambiato le intenzioni dei politici, ed ora convincere con la Praticità al sincero tollerare il differente era ritenuto necessario.

Il significato della parola Praticità, una volta messo in discussione, adesso poteva tornare ad essere preferito dai capi di stato, poichè tutti dovevano guadagnare qualcosa dalla pace: “ognuno a casa sua! stando attenti a non giudicare con pignoleria il prossimo..si doveva obbedire alle regole, ma sempre rispettando l’indole variante delle regole di ogni popolo, in quanto ogni forma di vita e la loro sovranità andavano rispettate!”.

Ma prima però lo Spirito della Praticità doveva ringraziare quel mite ed semplice umano selvaggio che lo aveva tenuto vivo in lui in tutti questi anni che lo spirito della praticità aveva vissuto in Afrolandia..

Dovete sapere che lo Spirito della Praticità si era consolato vivendo nel corpo di un selvaggio pigmeo.

Si era consolato dei momenti di frustrazione di non essere capito dal mondo civilizzato.

Lo Spirito della Praticità decise per questo che avrebbe fatto un dono a quell’essere umile così gentile che lo aveva ospitato, decise di dare a quello umano di pelle nera, che si chiamava Resperò, il potere di guarire i malati ed i feriti, sia che essi fossero persone, sia che essi fossero animali..era sufficiente che Resperò accarezzasse la parte ammalata o ferita con l’intenzione di guarire e l’individuo umano oppure l’individuo animale guarivano davvero…

Dopo aver dato questo potere a Resperò il selvaggio, lo Spirito della Praticità se ne andò da lui e tornò volando verso Eurolandia, verso il nord del pianeta per  obbedire alle richieste spirituali di una necessaria nuova saggezza da realizzare in quei luoghi ..poichè la guerra era terminata..e non gli importava chi aveva vinto..

Intanto lontano nella selvaggia Afrolandia cosa accadeva?

Il selvaggio di nome Resperò, non si rese conto subito del potere che avevano le sue mani..ma egli ora poteva guarire chiunque..bastava accarezzare un’ammalato..ed il sofferente guariva.

il selvaggio Resperò col tempo capì e poi imparò a guarire fratture e ferite da freccia o da taglio..semplicemente ponendo le sue mani sulla testa del malato o del ferito..dopo qualche attimo il malato guariva…il ferito guariva a causa del miracolo di Resperò, i malati di cui parlo però erano i semplici umani di pelle nera della sua tribù.

Si! la Praticità comandava la forza e gli elementi del corpo vivente a tornare sani..ed essi erano incoraggiati a guarire dalla malattia, la Praticità non poteva guarire lo spirito..ma poteva guarire il corpo vivente nel sangue e nei muscoli..ed in seguito la consapevolezza di essere guariti e tornati in buona salute, consolava gli ammalati delle loro colpe, se le avevano…ed i malati guarivano pian piano anche nello spirito..

Resperò aiutava anche chi non era umano, aiutò tutti gli animali a fuggire lontano quando arrivarono gli uomini bianchi malvagi e cacciatori di frodo ..ed un giorno vedendo uno scimpanzé ferito da una freccia ..egli intuì che se avrebbe accarezzato la ferita sanguinante, il fratello scimpanzè sarebbe stato guarito..poichè per chi vive in modo selvaggio gli scimpanzé sono da considerare fratelli per lui..e così Resperò si comportò in questo modo..pose le sue mani sulla ferita dello scimpanze…e la freccia uscì all’improvviso dalle carni..e subito dopo la ferita rimarginò…lo scimpanzé tornò rapidamente in forze..l’amico animale era guarito come per miracolo.

Furono causati molti miracoli come questo dal selvaggio di nome Resperò…

Passarono i mesi e molti facevano offerte al guaritore Resperò, poichè molti malati della sua tribù guarivano miracolosamente, la sua tribù era molta grata a Resperò, e la sua fama di guaritore si diffuse in tutto il sud di Afrolandia tra le genti..

“Ma tu hai dei poteri miracolosi” dicevano gli amici della tribù a Resperò, e poi dissero: “ con te caro Resperò faremo del bene a molti e riceveremo regali da molti..tu hai il potere di guarire il corpo ammalato caro amico, sei magico…” .

Da quel giorno il capo tribù che si chiamava Berengue, considerò il “selvaggio guaritore” con molto più attenzioni di prima..come un vero amico, come se Resperò fosse diventato una persona pari a lui.

Dovete sapere che i ragazzi del villaggio andavano dicendo a tutti in quella zona di Afrolandia che esisteva un guaritore tra loro e quindi la loro tribù seppur povera, doveva essere trattata con rispetto…

il selvaggio Resperò ottenne molti regali dalla sua gente per ringraziamento e potè smettere di vivere chiedendo la carità e gli fu donata dal capo Berenguè una ampia capanna nel villaggio…

I giorni passarono e la notizia che nella regione viveva un misterioso guaritore capace di molti miracoli si diffuse per tutta la popolazione del sud Afrolandia.

Dovete sapere infatti, che in quei giorni la figlia del governatore, tale Cristina Lilliams, si era ammalata gravemente di una malattia rara, tanto rara e tanto sconosciuta che nessuno la sapeva guarire, una vera malattia tropicale e così il nobile bianco Lilliams era disperato e molto triste nel vedere che la medicina del suo dottore di pelle bianca, che doveva essere il migliore in quei luoghi per questo motivo, non riusciva suo malgrado a guarire sua figlia.

Fu così che il governatore chiese ai suoi servi di colore di mandare alla sua casa i migliori dottori della regione vicina..ma essi ugualmente non erano in grado di guarire la sua bambina ed ella restò ammalata per molti giorni.

Dovete sapere che i consiglieri del governatore di quella regione, suggerirono ugualmente al governatore bianco, che governava la regione tale lord Lilliams, questo era il suo nome, di incontrare il capo tribù Berenguè ed il suo amico guaritore per complimentarsi e chiedere aiuto a loro

Lord Lilliams aveva saputo che esisteva nella parte della regione che amministrava, un guaritore ritenuto molto abile, ed aveva sentito dire che questi era un guaritore capace di molti miracoli..

Poiché il villaggio di cui si parlava, era residente in una zona della regione africana sotto il suo dominio, Lord Lilliams si era incuriosito  molto di questa strana notizia..le capacità miracolose di cui si parlava erano ritenute da tutti molto speciali..e così Lord Lilliams ascoltò il suggerimento e decise di voler conoscere di persona quel guaritore, ma il governatore non sapeva ancora che il vero guaritore era un giovane selvaggio ed ignorante….Lord Lilliams lo immaginava un uomo istruito e civilizzato ed educato dai bei modi…”forse é un negro va bene, ma è certamente un essere umano esperto in medicina!” pensava il Lord..

Dovete sapere che il governatore Lord Lilliams era razzista e difendeva un suo ideale personale, nonostante fosse per tutti una cattiveria la teoria per la quale l’uomo bianco è superiore all’uomo negro Lord Lilliams la riteneva cosa giusta con molto convincimento…

Infatti Lord Lilliams era un uomo bianco ed era stato nominato governatore in quanto era un giudice istruito…

Quando i dottori di colore, istruiti e preparati, si accorsero che l’unica speranza di guarigione era rivolta in un selvaggio ignorante di pelle nera, decisero ugualmente di portarlo dal padrone bianco, l’importante secondo loro era che qualcuno guarisse l’ammalata, il selvaggio Resperò quindi era ritenuto l’unica possibilità…e comandarono il capo tribù Berenguè a condurre il suo guaritore alla villa del governatore per dare aiuto alla figlia dell’uomo bianco che era ammalata gravemente da molti mesi…

Il governatore bianco  accettò il consiglio e si aspettava di incontrare un uomo di colore si!… ma almeno preparato e capace ..”nasconderò in nome di questa abilità riconosciuta da molti, il parere del mio convincimento razzista ..quello di cui parlano è di certo un dottore qualificato quindi merita rispetto anche lui!..”

Giunse finalmente il giorno che il guaritore fu portato dal capo tribù Berengué alla casa del governatore per sanargli la figlia.

Tutti i presenti si fecero largo davanti all’abitazione di Lord Lilliams per far passare il misterioso guaritore, facendo spazio nei corridoi per farlo giungere nella stanza dell’ammalata dove l’attendeva il governatore ed il suo medico bianco..

“Fate entrare il guaritore più famoso di Afrolandia, che egli salvi mia figlia!”..ordinò il nobile bianco ai servi battendo le mani due volte per attirare l’attenzione dei presenti.

Ed il misterioso guaritore entrò:

“E lei il famoso guaritore?” chiese Lord Lilliams ad un uomo di pelle nera si! ma ben vestito e con un atteggiamento istruito,

“No Sir! Il vero guaritore è questo selvaggio qui vicino a me!” rispose Berengué con sincerità indicando quello che stava dietro di lui.. “Si chiama Resperò!”.

Ma che stupore sconvolgente per il governatore bianco… che orrore per quell’uomo ordinato ed idealista della razza bianca, dovete sapere che nel vedere Resperò in casa sua, a Lord Lilliams il suo sangue nobile gli ribollì dentro….

Dovete sapere che il governatore bianco non appena vide che il guaritore portato dai consiglieri negri, era in realtà un vero selvaggio, mezzo nudo, a piedi nudi, vestito in parte di pelli di animale ed in parte di foglie di palma ..un essere probabilmente poco pulito ed ignorante, al parere del giudicare di un lord Resperò appariva come un individuo da ritenere poco più di un animale,  seppur il presunto guaritore era riverito e rispettato da un intero villaggio di negri, Lord Lilliams fu incredulo alla sua fama di medico ed affermò:

“Oh! Maledizione!.. é pur sempre un selvaggio ignorante! in quanto appare sporco di fango..ed è molto più simile ad un animale che ad una persona, probabilmente è privo anche di una vera educazione!” disse il nobile Lord Lilliams premendosi sul naso un fazzoletto a causa della presenza nella stanza di un selvaggio, un fazzoletto profumato preso da una sua tasca del vestito da nobile.

Non appena Lord Lilliams si rese conto di quanto fosse ridicola la situazione in cui si trovava, pensò dapprincipio ad uno scherzo e si alterò molto e rimproverò il capo tribù, poi rimproverò i suoi consiglieri di colore di essere stati poco riguardosi con lui ed aggiunse:

“Ma come vi siete permessi..portare qui un vero selvaggio vestito in questo modo strano, poco lavato e simile al mio parere più ad una scimmia che ad un umano…e poi qui in casa mia… e volete che io creda che questo individuo selvaggio sia in grado di fare miracoli?..mentitori ed ingrati che non siete altro!” urlò il governatore bianco a tutti i presenti.

Si! quel lord Lilliams era proprio un razzista e smise di nasconderlo, riteneva inferiori tutti i selvaggi e tutti gli umani non degni di rispetto e meritevoli di buoni paragoni.

“Mi avete portato un individuo sporco e mal vestito nella mia dimora ..cosa è questo?..é uno scherzo!”..

“Un essere impuro..uno sporco selvaggio qui in casa mia.. che potrebbe contaminare con qualche altro virus la mia dimora.. potrebbe contaminare mia figlia ed forse anche me, mia figlia vedete e già molto malata poiché qualcuno l’ha contagiata…forse questo pigmeo è pure un portatore sano di qualche malattia infettiva..la mia povera bambina dovete sapere è stata contaminata forse da un selvaggio, e costoro che fanno? me ne portano un altro!..terribile a pensarsi…ma che siete matti!..”

“Portate subito via dalla mia casa questo individuo simile ad animale sporco… non credo che questo selvaggio abbia il potere che raccontate..poichè il potere di guarire, sempre se il potere di guarire esiste davvero, c’è lo ha sicuramente una persona di bell’aspetto, sana di testa che dimostra vestendosi in modo serio di esserlo, una persona pulita ed istruita e certamente di razza bianca…

Certamente il guaritore che occorre a mia figlia è una persona dai capelli biondi, con gli occhi azzurri ed è alta di statura…

via tutti voi!  brutti negri ignoranti..voi volete imbrogliare un padre bianco che soffre!” urlò di nuovo il governatore mettendosi una mano sul torace per calmarsi a causa del turbamento causato dall’incomprensione dei presenti per suoi ideali pignoli nel giudicare le persone….

Tutti scapparono da quella casa impauriti..temevano che il governatore chiamasse i soldati o prendesse delle armi ..se lo faceva sarebbero stati guai per tutti.

Fu così che il capo tribù di nome Berenguè ed il selvaggio Resperò furono allontanati rapidamente e sgarbatamente da quel luogo.

Dovete sapere che i capi dei villaggio in quei giorni ricevettero l’ordine scritto dal governatore bianco di quella zona del Afrolandia, di allontanare dal villaggio, prima che potevano, il selvaggio stregato, in modo da sminuirne la suggestione creata intorno a Resperò, e di lasciarlo vivere libero si! ma in solitudine nella foresta per volontà della saggezza bianca…

Inoltre il governatore ordinò che “nessuno chieda aiuto, da questo giorno in poi, al potere anomalo e impuro di quell’umano selvaggio..al mio parere di certo esso é causato da una invenzione umana che si è convinta, per provocare,  in una natura distorta, decisa da parte di qualcuno e voluta senz’altro per deridere l’umanità civilizzata!”…

Tanto fece il nobile bianco, tanto disse, che voleva che nessuno fosse più aiutato dal selvaggio guaritore..facendo temere al villaggio di Berengue tremende rappresaglie mediante soldati armati, intimidazioni dovute all’accusa di voler fare un dispetto nei riguardi della vera saggezza umana…….

Dovete sapere che il selvaggio Resperò dovette fuggire nella foresta e tornò libero del tutto vivendo inizialmente in solitudine e si riabituò così alla vita selvaggia tra gli alberi, visse umilmente come fanno i selvaggi, tornò ad unirsi nel modo di vivere a quelli come lui…esseri sperduti tenuti in vita dalle risorse naturali della jungla e dei suoi alberi da frutto….

I giorni passarono e dovete sapere che nessun medico bianco e nessun negro istruito, riuscì a guarire la povera figlia del governatore Lilliams, la sua malattia era purtroppo molto grave e rara.. non si riusciva purtroppo a trovare una cura efficace per lei.

Fu così che la figlia del governatore a causa della sua malattia, si aggravò ulteriormente , la figlia Cristina si indebolì nella salute e morì prima della fine di quell’anno a causa di un forte attacco di asma..

L’incredulità di suo padre ne aveva causato la morte…poichè dovete sapere che interpretare la vita terrena con troppo idealismo, ad esempio in modo razzista, causa molte vittime in questo  mondo…sarebbe stata sufficiente una mentalità leggermente più pratica e si sarebbe salvata anche quella bambina..ma non fu così in quei luoghi, anche nel sud di Afrolandia a causa dell’uomo bianco, si era consigliati nelle decisioni da un testardo idealismo..in quei luoghi un padre preferì dare ascolto all’intolleranza.. .Resperò suo malgrado con dispiacere dovette obbedire alla volontà di quel padre, che tutti sanno ha più diritti degli estranei sul destino dei suoi figli..

Morale:

a volte le idee filosofiche che consigliano un interpretazione pratica della vita umana richiedono sacrifici e momenti di rinuncia..

ad esempio a volte occorre avere l’umiltà di dover paragonarsi ad un essere meno intelligente di noi…rinunciando alla furbizia del massimo profitto..

Ma poi il tutto è però seguito e premiato da un profonda soddisfazione per noi, poiché l’interpretare con Praticità e Bontà la speranza di vedere esaudite i nostri sogni, rendendo necessarie la tolleranza e l’amore tra le genti ci fa sentire virtuosi…quindi riteniamoci in nome della pace “seppur tutti differenti ugualmente tutti uguali”..e crediamo nell’amore e nella fraternità tra i popoli..

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Ottobre 2011)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

Favole da leggere: l’orco pentito che si voleva vegetariano

away-1356942_960_720

 

(racconto di tipo verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura 25 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

L’ORCO PENTITO CHE SI VOLEVA VEGETARIANO

INTRODUZIONE: un orco, non uguale agli altri orchi, decise di rimediare alle sue malefatte e rimediò davvero alle sue prepotenze..e decise che da quel giorno sarebbe diventato vegetariano…

Favola: L’orco pentito che si voleva vegetariano..

Inizio

C’erano una volta, nel mondo delle favole, nel simil periodo del 200 a.c., nel nord dell’Europa, gli orchi cattivi e malvagi, sia maschi che femmine essi erano molto crudeli…

Essi si divertivano a rapire i bambini degli uomini mettendoli nel loro sacco e poi se li portavano alle loro case e se li mangiavano ben cotti e cucinati..

Ogni tanto ad ogni fine del mese..il capo degli orchi di nome Vercingetorige diceva:

“amici che si fa?…che ne dite se andiamo tutti in paese oltre la foresta..spaventiamo tutti e sequestriamo ognuno un discendente in età di bambino dell’uomo..lo portiamo qua e ce lo mangiamo?

“Si! È una grande idea!” dissero tutti i cattivi orchi..”faremo così dai che ci divertiamo e ci saziamo..”.

Scesero tutti in paese e urlando e agitando dei bastoni, con la loro mostruosa sembianza, si misero a spaventare gli abitanti del paese, tutti scapparono nelle case e si chiusero dentro con il catenaccio, e quei bambini ritardatari che purtroppo restarono all’esterno e senza custodia per la confusione furono rapiti e zuff!, presi e messi nel sacco, in seguito il sacco posto sulle spalle degli orchi e subito tutti di ritorno nella foresta per un lungo sentiero fino al loro rifugio.

Gli orchi erano di ritorno alle loro case tutti contenti delle loro prede decisi a mettere i bambini catturati in pentola con le verdure e le patate al più presto…erano golosi e affamati…

I padri umani e le povere madri umane non potevano farci niente, gli orchi erano più forti e robusti dei loro uomini..ed i loro uomini temendo di essere uccisi e di conseguenza obbligati a lasciare orfani gli altri bambini della loro famiglia..decidevano di non reagire e di restare chiusi in casa..tanto di bambini c’e ne erano tanti in paese..così decidevano di subire il dramma che vivevano con rassegnata pazienza..

”che sfortuna! gli orchi ci hanno rapito il nostro bambino” dicevano i genitori avviliti, forse ne faremo nascere un altro…ma se poi ci mangiano anche quello…non ci voglio pensare e troppo orribile!” diceva una madre disperata..

Gli orchi intanto portavano nelle loro case i bambini rapiti e li mettevano in pentola senza badare ai loro piagnistei..e dopo una ora e mezza di cottura…gnam gnam… essi erano subito cotti e poi mangiati…dovete sapere che al parere degli orchi quei bambini erano così teneri e saporiti…proprio da leccarsi i baffi neri a punta, che tutti gli orchi hanno sotto il naso…..dicevano proprio così!.

Ma dovete sapere che tra questi orchi cattivi.. alcuni veramente crudeli..ce ne era invece uno, che dovete sapere si chiamava Torquato…che era buono di cuore e di indole gentile a differenza degli altri che invece erano antipatici, ma purtroppo ai suoi amici orchi, gli piacevano i bambini da mangiare, e Torquato non ci poteva fare niente..era stato obbligato a mangiare carne di bambino anche lui, ma dopo averli mangiati, a differenza degli altri orchi, questo orco di nome Torquato piangeva vere lacrime ed aveva una vera crisi di coscienza spirituale tutti i momenti..pensando a quello che aveva fatto e visto fare…Torquato piangeva per il danno commesso alla vita…..

E diceva: “ma cari amici orchi..forse facciamo un torto a quei genitori a cui rubiamo loro i figli..comportandoci così privi di ogni scrupolo!”

Ma gli altri orchi risoluti gli rispondevano:

“bisogna pur mangiare, le persone mangiano gli animali, e noi che siamo come i mostri, che siamo come gli animali feroci, mangiamo le persone, é giusto qualcosa dobbiamo pur mangiare anche noi!, quindi mangiamo i bambini che sono più facili da catturare, e poi è il dovere che ci fa comportare così, il dovere nei riguardi del personaggio delle favole che rappresentiamo…quindi non ti lamentare orco Torquato e mangia i bambini anche tu…. su mangia lo “spezzatino di carne di bambino” dai che si raffredda..su forza!”

“sarà ma secondo me… mi sembra che facciamo soffrire quelle povere mamme comportandoci così..siamo proprio cattivi….i bambini sono gentili e buoni e quindi non gli si fa del male!”

“ma spiegaci Torquato..tu perché lo hai fatto il carnivoro..poco fa ti sei mangiato carne di bambino anche tu..ti abbiamo visto…non dire di no!?” chiese l’orco Asdrubale seduto di fianco.

“lo faccio perché sono solo e voi siete il mio gruppo… e non ho nessuno al mondo…quindi vedendo voi lo faccio anch’io..forse lo faccio per avere degli amici…per non restare solo e mangio anch’io i bambini, poichè chi va con gli zoppi impara a zoppicare, però mi sembra cattivo quel che faccio..dovete sapere che quasi quasi divento vegetariano…vorrei diventare un vegetariano e nutrirmi solo di verdure e patate…” diceva Torquato agli altri orchi lamentandosi della vita che era obbligato a fare…..

“Un orco vegetariano..non si è mai visto..sei uscito pazzo..su smettila e finisci di mangiare!” diceva l’orco Sigismondo mentre si fumava la sua pipa.

Un orco deve essere un carnivoro…tu sei strano…su andiamo e finisci di mangiare la tua zuppa!” diceva un altro orco di nome Arcibaldo mentre attizzava il fuoco..

Quella notte nel suo letto l’orco Torquato soffrì di una tremenda crisi di coscienza che gli causò brutti sogni. “Ho un dolore di vita….Ah che dolore!… ah! come soffro! …soffro troppo!…ci ho il dolore di coscienza aaah!..vivo nell’errore! …ho tradito la bontà della saggia vita!..come soffro tanto!….non sono differente dagli altri…eppure io soffro!.” Diceva l’orco Torquato piangendo nel letto e rigirandosi di qua e di là sul letto di legno nell’angolo della sua capanna durante la notte..

Così una notte lo sentirono le fate del bosco, che avevano pietà delle lacrime di Torquato, parevano sincere a tutte loro, vedendolo nel tormento…decisero di aiutarlo.

Dovete sapere che qualche giorno dopo, all’orco Torquato apparve durante la notte una fata..proprio vicino al letto che gli disse:

“Torquato sei sveglio?..Sono la fata Paolina…orco Torquato brutto cattivo… se non rimedi alla malefatte che hai combinato..finirai nel tremendo inferno!.”

E subito la fata Paolina portò Torquato a immaginare con la mente quel luogo infernale che apparve fiammeggiante e arso da un incendio tutto intorno…il luogo era pieno di sensazioni di sofferenza in quel luogo tremendo tutti gli orchi era prigionieri e vivevano nel dispiacere in eterno..

Fu così che l’orco Torquato si spaventò molto, si inginocchio di fronte alla fata e chiese: “Come devo fare per rimediare..non voglio finire laggiù nel fuoco eterno..voglio rimediare… aiutami tu oh! fata del bosco…”

“Segui il mio consiglio” disse la fata Paolina. “Prima che giunga il tuo morire..vai nella miniera degli orchi..ed estrai dalla roccia una pepita di oro, ma bella grossa, dovrai estrarre una pepita per ogni bambino che ti sei mangiato.

Fatto questo pensa di pentirti dei tuoi peccati e dai in quel momento un bacio alla pepita di oro e poi buttala in terra..vedrai il miracolo che capiterà.

Se lo farai… sarai perdonato da tutte le fate del bosco ed io ti aiuterò personalmente…però prima avrai da faticare… molto da faticare..questa è la tua penitenza!”

E così l’orco Torquato, un mattino si mise di buona volontà ed andò nella miniera di oro degli orchi, che stava sotto la montagna, attrezzato di picconi e di carriole e con tutte le buone intenzioni cominciò a scavare ed ancora scavare..le dure pareti della miniera..

E si mise anche a lavorare di piccone estraendo terra di giorno e di notte, tanté che gli altri orchi nel vederlo gli chiesero: “ma orco Torquato….chi te lo fa fare di faticare tanto… sei già ricco… alla tua casa non manca niente!”

“Non voglio finire all’inferno, ecco perché fatico tanto tutto il giorno..devo fare penitenza..e quindi fatico..” l’orco pentito rispondeva così ai suoi simili

ed essi pensarono che Torquato era impazzito nuovamente…poichè lo vedevano strano davvero…..

Invece l’orco Torquato aveva un obiettivo… lavorò e faticò tanto di giorno e di notte come aveva chiesto a lui la fata Paolina, finchè egli riuscì a trovare ed a estrarre tante pepite di oro, tante pepite quanti bambini si era mangiato tempo prima.

Faceva quello che gli aveva consigliato la fata Paolina e cosa capitò, si pentì dei suoi peccati..baciò una pepita di oro e subito dopo.. lanciò la pietra dorata per aria e questa nel suo ricadere causò il rumore della pietra sul suolo, e causò l’alzarsi dal terreno di una nube rosa-dorata e allo svanire della nube rosa-dorata.. cosa capitò?, apparve in quel luogo un bambino smarrito che aveva in mano la grossa pepita di oro..mentre una voce di fata diceva:

se l’era mangiato e non c’era più, questo è brutto e triste,

però il miracolo più bello è questo,

l’orco pentito è perdonato e il bambino che non c’era più, di nuovo esiste

subito l’orco Torquato accompagnò il bambino tornato in vita nel paese degli uomini, il paese dei suoi genitori, dai quali fu perdonato in quanto erano felici di aver riavuto vivo e sano il loro figlio e per consolare i dispiaceri avuti dalla scomparsa del figlio, i genitori ebbero in regalo dall’orco Torquato una pepita di oro .

E fu così che l’orco Torquato, capì in che consisteva il miracolo voluto dalla fata del bosco e come promesso l’orco pentito agì in seguito con questo rituale anche con tutte le altre pepite ricavate dalla miniera..

Prima aveva un pensiero di pentimento, poi baciava le pepite e poi le lanciava in terra..apparivano infatti tanti bambini vicino a lui..tanti bambini vivi e sani e con in mano una pepita di oro…

Fu così che ad ogni casa e famiglia del paese che Torquato aveva fatto un danno..fu ridato loro il bambino rapito dall’orco anni prima, con l’aggiunta però di un dono, ogni bambino aveva una pepita di oro con se ..da portare alla sua famiglia…

L’orco Torquato si scusò con tutti i genitori togliendosi il cappello in loro presenza, dicendo parole degno di un pentito e tornò consolato dal perdono ricevuto dai genitori dei bambini nella sua casa nel bosco.

Intanto una voce di fata diceva a tutti :

se l’era mangiato e non c’era più, questo è brutto e triste,

però il miracolo più bello è questo,

l’orco pentito è perdonato e il bambino che non c’era più, di nuovo esiste

mentre i genitori gioivano nel riabbracciare il loro bambino ritrovato… ed erano tornati felici…L’orco Torquato tutte le volte tornava fischiettando alla sua casetta situata nella foresta magica dopo aver compiuto la buona azione…era contento Torquato poiché aveva rimediato a tutti i suoi errori..

Un giorno entrò in casa e promise a se stesso e alle fate del bosco di diventare finalmente vegetariano e questa volta per il resto della sua vita, e di non comportarsi più come gli altri orchi…e si nutrì da quel giorno in avanti solo di patate, zucchine, carote ed insalata..

Gli amici orchi erano ormai rassegnati al suo comportamento differente…ormai pensavano Torquato uno strano orco…per loro Torquato era un orco matto…. in quanto si voleva vegetariano…per un orco era strano questo volersi…molti sanno che gli orchi delle favole sono infatti animali carnivori..

Fu così che questo orco pentito, fu perdonato nonostante i suoi peccati e con l’aiuto delle sue amiche fate del bosco, potè vivere giustamente anche lui, dopo la morte, in un sogno di pace e di benessere….

morale:

Fate volentieri regali ai bambini ad ogni Natale…otterrete così molte volte il loro perdono e la loro amicizia..riceverete inoltre dai bambini in cambio del regalo un augurio di un Buon Natale per tutti voi.

Fine

Autore. Egidio Zippone

(Milano, Settembre 2009)

Giudizio: originale, interessante

voto (da 5 a 10): 9

 

 

Favole di Egidio: Sostento e l’amico Didin

 

33285118-vista-anteriore-e-posteriore-della-cabina-cavallo-fiaba-trasporto-isolato-sfondo-bianco-uso-per-la-d

(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLE DI EGIDIO

SOSTENTO E L’AMICO DIDIN
INTRODUZIONE: Ad un povero ragazzo morirono i genitori, ma egli non restò veramente solo, da quel momento una voce amica gli dava dei consigli utili alla sua ricerca della felicità….il ragazzo infatti ebbe un destino fortunato….
INIZIO
Favola: Sostento e l’amico Didin
A volte accadono nella realtà, cose non normali per la gente, cose che è meglio non raccontare, cose da tenere segrete, cose che se le raccontiamo rischiamo di essere giudicati dei visionari o passare per scemi, ma credo che queste cose impossibili possano essere comunque un buon soggetto per una fiaba, ed ecco per voi questa storia.
C’era una volta nel paese delle favole, ambientato nel 1820 d.c., un ragazzo di 21 anni, di nome Sostento.
Che passava il suo tempo a giocare a scacchi con gli amici, non era un campione a quel gioco però ci sapeva fare.
Ma la vita spensierata e felice non dura per sempre, ed a questo ragazzo un giorno morirono i genitori, in quanto una brutta epidemia colpì l’intero paese causando molte vittime tra gli abitanti anziani.
Restato solo, disperato e senza lavoro, e senza amici poiché qualcuno diceva che gli orfani portano sfortuna, a causa di questa sofferenza e della solitudine di quei giorni, Sostento si ammalò di un esaurimento nervoso, questa malattia dei nervi fece ammalare il suo metabolismo, i neuroni del cervello si alterarono e la sua mente all’improvviso dimostrò stranezze a lui finora sconosciute, e da quel giorno Sostento cominciò a sentire una voce telepatica che gli parlava nella testa.
Sostento pensava di essere malato, ma quella voce però diceva cose sensate e sembrava dimostrare saggezza, tantè che Sostento pensava, smettendo di avere paura di lei, “forse la voce non è sintomo di malattia, forse non sono malato, forse è un potere magico nuovo, che fortuna posso ricevere consigli, sono solo al mondo è vero, non ho più i genitori, ma non sono veramente solo, ho una voce amica dentro di me..ed è telepatica con me.”
Sostento decise di non rivelare a nessuno questa presenza amica, temeva che la gente lo prendesse per matto o che lo ritenesse un diverso da loro, che forse erano invece normali, temeva di diventare un fenomeno da baraccone vittima della curiosità del prossimo, Sostento voleva per se una vita normale, quindi mantenne segreto il potere magico che era in lui.
La voce amica si presentò:” io che ti parlo, sono uno spiritello con voce mentale umana e mi chiamo Didin, e sono uno spirito a cui i tuoi genitori, quando erano vivi, hanno dato il compito di aiutarti a essere felice..dimmi Sostento quali sono i tuoi sogni segreti?” chiese la voce amica.
Sostento non si scompose, ebbene si, anche lui aveva dei sogni segreti e quindi affermò: “ voglio sposare una bella ragazza e diventare un signore benestante e abitare in una grande villa…puoi tu aiutarmi…si! è questo il mio sogno segreto!”
“Tutto qui, Sostento” rispose il Didin, “sarà facile renderti felice….domani raccoglierai le tue cose in uno zaino e partiremo insieme in cerca della nostra fortuna…che ne dici?”
L’indomani Sostento prese il suo zaino e ci mise dentro poche cose, un panino e una borraccia di acqua, e partì in cerca della realizzazione dei suoi sogni.
Cammina e cammina, Sostento giunse in un piccolo paese in mezzo alla campagna, proprio nel giorno dove era di ricorrenza la festa patronale.
Camminando tra la gente che festeggiava e beveva vino rosso e mangiava polenta e carne alla brace, Sostento vide in un angolo della piazza una tenda, di fronte a questa tenda un imbonitore chiedeva alla gente di entrare .
Quello strano imbonitore vestito come un mago, diceva alla gente che passava di li, di partecipare alla lotteria, avrebbero vinto un premio da vero signore..ad esempio una carrozza, un cavallo, ed un bel vestito elegante.
Sostento decise di entrare in quella tenda e con i suoi pochi risparmi volle partecipare a quella lotteria.
All’interno della tenda c’era un grosso bancone, ed un incaricato aveva disposto sull’ampio tavolo…tante carte colorate..egli chiedeva a tutti di comperare una carta per soli due soldi, e quelli che lo facevano avrebbero in questo modo partecipato alla estrazione della lotteria.
Arrivò il turno di Sostento di scegliere le sue carte.
Sostento pensò: “Spiritello di nome Didin questa carta vince?..e una voce nella testa rispose:” No! Non vince.” Rispose lo spiritello . “E quindi io non la compro.” disse il ragazzo.
Sostento pensò indicando una altra carta:” Spiritello di nome Didin questa carta vince?..e una voce nella testa rispose:” No! Non vince!” E quindi io non la compro!” affermò di nuovo Sostento.
Così per molti minuti, in quella tenda, Sostento sceglieva le carte, ma di qualche carta Sostento fu dissuaso a comperare, e quindi il ragazzo era indeciso, tanto è che l’incaricato stava pensando di mandare via quel ragazzo troppo ritardatario….ma all’improvviso lo spirito parlando nella mente disse al ragazzo:” quella vince..si!…quella vince…quella che hai indicato… vince si… comperala subito …svelto! Disse la voce amica in modo telepatico.
“Prendo questa!”…disse il ragazzo all’incaricato che aspettava impaziente, Sostento indicando una carta che raffigurava sul retro un asso di denari e ripeté..”Prendo questa carta!”
“Finalmente ti sei deciso ragazzo..dammi due soldi ed eccoti la carta…complimenti partecipi alla estrazione” aggiunse l’incaricato.
Giunse la sera, ed arrivò l’ora della estrazione della carta vincente.
E cosa accadde? Pensate un pò, dopo un po’ di fervida attesa, dall’organizzazione della lotteria fu estratta proprio la carta di Sostento, il ragazzo vinse il primo premio, lo spiritello Didin aveva indovinato…la carta con l’asse di denari era la carta vincente …fu quella estratta.
Il giorno dopo, Sostento era proprietario legittimo di una bella carrozzella trainata da un cavallo e tutti potevano vedere che egli indossava un vestito elegante da vero signore.
Il cavallo trotterellava per la strada in fretta in fretta, Sostento che era un bel giovane ed ora aveva indosso un bel vestito, arrivò in città e parcheggiò la sua carrozza ed il cavallo nella piazza nel centro del paese e ne discese.
Proprio in quel momento per le via del centro stava passando una carrozza più grande della sua, una carrozza che senz’altro apparteneva ad un ricco signore e su quella carrozza Sostento potè vedere la donna dei suoi sogni..e subito si innamorò di lei… fu amore a prima vista …tanto è che Sostento chiese ad un commerciante che stava li vicino…”Ditemi chi è quella bella ragazza su quella carrozza che ora è ferma davanti al municipio?”
Il commerciante rispose: “ quella ragazza è la figlia di un ricco fattore, padrone di mandrie, di vigne e di cantine di vino, il padre si chiama Don Riccardo, come vedi è già in età da marito è molto bella eh! ragazzo, il suo nome è Valeria”.
Sostento pur essendo poco distante, la guardò negli occhi e subito provò un emozione per lei, si era già innamorato di quella ragazza…la ragazza lo vide e ricambiò con un sorriso il suo sguardo complimentoso.
Sostento decise che l’indomani sarebbe andato nella villa dove abitava don Riccardo per chiedere in sposa la mano di sua figlia, avrebbe fatto qualsiasi cosa per sposarla, poiché ne era veramente innamorato, eh si! l’amore è come una malattia, soprattutto quando si é giovani, quando ci si ammala di amore, bisogna farlo sfogare.
Dovete saper che Don Riccardo era si molto ricco, ma proprio per questo aveva problemi…aveva delle paure.
Questo ricco signore era tormentato da malavitosi, bracconieri, ladri di bestiame e vandali del raccolto…che durante l’assenza dei guardiani rubavano e danneggiavano le ricchezze delle sue ampie terre, causando un ricatto…
Dovete sapere che li vicino, si nascondeva nel bosco poco distante, un capo brigante, molto astuto e furbo che si chiamava Fra Ribaldo, era noto questo brigante per la sua cattiveria.
Egli minacciava di saccheggiare la proprietà di Don Riccardo e dovete sapere che nessuno gendarme o guardia era mai riuscito a catturarlo.
Sostento si presentò alla villa ed ottenne il permesso dal maggiordomo di incontrare Don Riccardo, quindi giunto in presenza del ricco signore, Sostento si tolse il cappello e fece un bell’inchino e vedendo di fianco a lui la bella figlia, sorrise anche a lei, con uno sguardo di amore intenso e le baciò la mano….la figlia che si chiamava Valeria in quel momento, ebbe l’impressione di sentire una voce nell’aria che le diceva: “Questo bel giovane è innamorato di te!” era la voce dello spiritello Didin che faceva da intrigante.
Subito dopo una voce nella mente di Sostento diceva: “ ragazzo la tua strategia in questo momento sarà di dire la verità, chi dice la verità vince sempre!”
“Oh! Don Riccardo..dovete sapere che io sono un povero ma onesto cittadino, ma lei gentile signore, deve anche sapere che ho incontrato in città vostra figlia e mi sono subito innamorato di lei, sono innamorato di vostra figlia Valeria, per averla in moglie farei qualsiasi cosa per lei, ma ho con me soltanto la mia onestà e la mia sincerità di bravo ragazzo”.
Don Riccardo restò a guardarlo sbigottito e poi sbottò, “caro ragazzo, non siete nobile l’ho capito, avete modi eleganti è vero, ma non siete ricco e volete fidanzarvi con mia figlia… ohibò!
E’ vero che siete un bel giovanotto, dai modi gentili ed educati, e sembrate sano di salute, ma lo sposo di mia figlia, deve dimostrare fortuna e doti al di sopra della norma, deve essere superiore a molti.
Mia figlia, per di più, come vedete è anche molto bella, avete coraggio ragazzo a chiederla in moglie visto che non siete nessuno in paese…ragazzo nonostante i bei vestiti.. siete una nullità.
Non mi sembra infatti che voi giovanotto abbiate poteri e qualità superiori a chiunque altro..ve lo farò dire da mia figlia..questo lo meritate per il coraggio e la sfrontatezza che state dimostrando..”
Don Riccardo si rivolse a sua figlia Valeria e le disse:
“Questo giovanotto mia cara è innamorato di voi, cosa ne pensate?
Vedendo che Sostento era un bel giovanotto e avendo intuito che era veramente innamorato di lei, la figlia Valeria ne fu compiaciuta e rispose:
“Padre mettetelo alla prova, mettete alla prova le sue doti morali e qualità intellettive!” disse la ragazza contenta per la richiesta.
Si sentì un colpo di tosse nella stanza, era il maggiordomo che aveva sentito tutto, e che attirava l’attenzione del padrone: “il Fra Ribaldo….” disse il maggiordomo…”il bandito che affligge la vostra proprietà ..Ribaldo è una continua minaccia per voi…potrebbe questo ragazzo essere la soluzione.”
“E’ vero!”.. disse ad un tratto Don Riccardo….”cosa abbiamo da perdere se mettiamo alla prova la volonterosa devozione di questo giovane per la nostra famiglia”.
“E’ vero, lei giovanotto ha detto che per farmi piacere farebbe qualunque cosa..ebbene…la metterò alla prova..metterò alla prova le sue capacità e la sua intelligenza.
Dovrete cercare di scoprire il nascondiglio dei briganti che tormentano la mia proprietà, dovrete incontrare il Fra Ribaldo e convincerlo a desistere dal minacciare le mie terre…non mi importa come farete, ne cosa direte….ma se ci riuscirete, ed i briganti se ne andranno dai nostri confini….e tutto ciò per vostro merito..se ci riuscirete giovanotto, avrete dimostrato di avere doni di intelligenza e di diplomazia superiori a tutti…e quindi é giusto che io, che so apprezzare questi doni, la premierò.
Se ci riuscirete le donerò la mano di mia figlia in sposa..che vedo tutta contenta di questo vostro amore, poiché lei appare come un bel giovanotto molto educato…e il vostro amore per Valeria è grande…e mia figlia lo ha capito.” Disse don Riccardo
“A vostro rischio e pericolo però..badate giovanotto che state rischiando la vostra vita, poiché si sà che Fra Ribaldo e molto permaloso e facilmente ordina ai suoi briganti di uccidere…egli secondo me è molto crudele.. ahimé! ragazzo rischiate la vostra vita per amore!.”
“Come ho detto gentile signore, io per vostra figlia farei qualsiasi cosa..e quindi non ho paura!”. Rispose Sostento.
Sostento l’indomani prese la carrozza e pur senza armi decise di avviarsi nel bosco alla ricerca del nascondiglio dei briganti….con le redini aizzò il cavallo e si incamminò per i sentieri bui del bosco…
Mentre Sostento si trovava nel centro del bosco, ecco che da dietro gli alberi uscirono all’improvviso tre brutti ceffi armati di schioppo tutti mascherati nel volto che gli intimarono: “altolà…mani in alto…sei vuoi salva la vita…alza le mani!”
“Chi sei tu che ti aggiri nel oscuro bosco come se niente fosse, non sai tu che questa è zona nostra… zona dei briganti…stai con le mani ben in alto… su!”
“Mi chiamo Sostento, sono disarmato, e voglio parlare con Fra Ribaldo il bandito, mi presento come ambasciatore di pace, mi manda don Riccardo…non sparate!” Affermò Sostento un po’ intimorito dalle armi che gli puntavano contro.
I tre banditi prima perquisirono Sostento, poi gli legarono le mani e gli bendarono gli occhi e lo portarono quindi all’accampamento di tutti i briganti.
Fra Ribaldo vide il giovanotto, ed ordinò di rubargli la carrozza ed il cavallo e poi disse: “mettetelo al sicuro ben legato nel capanno..in seguito lo interrogherò questo ragazzo, però ha del coraggio costui eh!”
Giunse la sera, ed i briganti presero Sostento e lo portarono nella ampia tenda dove si trovava Fra Ribaldo come da lui deciso.
Sostento stava improvvisando, non aveva un piano, decise quindi di utilizzare la strategia che più riesce facile ai principianti, dire la verità.
“Parla ragazzo che vuoi da me!” disse Fra Ribaldo pulendo il suo pugnale…che ti porta in questi luoghi sinistri a rischiare la tua vita!”
“Mi chiamo Sostento, sono un ragazzo povero, molto innamorato della figlia di don Riccardo, padrone di queste terre che voi conoscete bene.
Dovete sapere oh! grande capo dei briganti, che otterrò il permesso di sposare Valeria, solo se riuscirò a convincere voi ad andarsene da questa regione. “
“ah ah ah! ” il brigante Fra Ribaldo a sentire quella intenzione scoppiò in una sonora risata.
Dovete sapere cari lettori, che Fra Ribaldo non era crudele come diceva la sua fama, egli aveva origini umili e ricordava molto spesso con nostalgia la sua gioventù, e quindi provò commozione ad ascoltare il sogno di amore che aveva Sostento.
Così non obbedendo ai doveri di immagine di essere un capo severo, Fra Ribaldo confidò a Sostento, dopo aver ordinato al brigante di sentinella di uscire dalla tenda dove stavano, il suo parere se restare o andare via:
“Ragazzo devi sapere, ma è un segreto, che nemmeno io voglio restare a lungo nel bosco, fa freddo è umido qui, il giaciglio è duro da dormire, devi sapere che vorrei tanto ritirami a godermi il frutto delle mie ruberie, ma non posso purtroppo, i miei briganti sono avidi e vogliono ancora rubare e danneggiare, quindi non ti posso accontentare, non è che non voglio, non posso, come faccio a convincere i miei briganti che non è per paura che me ne vorrei andare da qui…ma solo perché sono vecchio e stanco..non so!”
“Però sarebbe bello ritirami e godermi la vita in altro luogo” disse Fra Ribaldo.
Fu allora che Sostento ebbe una idea, avendo capito che il capo dei briganti che gli stava di fronte non era così cattivo, il ragazzo disse: “Facciamo una scommessa, Fra Ribaldo, che gioco ti piace fare?”
“Bravo ragazzo, in questo bosco l’unico divertimento e mia distrazione, è di giocare a scacchi con i miei amici briganti..”
E così astutamente Sostento ebbe un idea:
“Decidiamo insieme di dare un opportunità anche a me, che sono così sincero, e facciamo una promessa solenne davanti a tutti i briganti dell’accampamento…si! una scommessa!”.
Sostento si avvicino con la sua testa alla testa del capo dei briganti e continuò parlando a bassa voce, fu cosi che poco dopo, i due uscirono dalla tenda, fra Ribaldo radunò tutti i briganti e disse loro:
“Compagni di avventura, miei briganti!
Come sapete io Fra Ribaldo vostro capo, sono un campione del gioco degli scacchi, il migliore di tutti voi, dovete sapere che questo ragazzo mi ha sfidato, ha osato sfidarmi ad una partita di scacchi, che non si dica che io ho paura di costui, ne va della mia fama di essere un bravo giocatore, ma tranquilli di certo costui non mi vincerà, e se il ragazzo perderà a scacchi, io stesso gli taglierò la testa. ..così ho deciso che non ho niente da perdere ad accettare la sfida richiesta..comunque dovete sapere che tanto ho deciso io e questo vi basti! .”
E qualcuno dei briganti chiese: “E se vince il ragazzo cosa succederà?”
“Ormai la scommessa è decisa, ma non accadrà che questo ragazzo avrà la fortuna di vincere me, se vincerà allora ci consoleremo così….. eh eh! …ce ne andremo tutti quanti dalla foresta.
Ma aspettate a lamentarvi, ho deciso che prima divideremo il bottino, si! compari!…ci divideremo il nostro cospicuo bottino e ce ne torneremo in altro luogo a casa nostra…ah ah ah! ma siccome questo ragazzo perderà di certo, ci divertiremo a torturarlo!.”
Poi Fra Ribaldo rivolto al ragazzo aggiunse: “Giochiamo a scacchi se vinci tu ragazzo tutti i miei briganti se andranno, ma se per caso vinco io la partita a scacchi, tu ragazzo sarai giustiziato e decapitato all’istante… zac!” disse il capo brigante facendo un gesto con la sua mano all’altezza del collo.
Sostento sapeva un poco giocare a scacchi, le regole del gioco le sapeva, ma non era un campione, vedendo quel gesto con la mano che imitava una spada tagliare la gola, si spaventò, ma una voce mentale in lui lo rassicurò, era la sua voce amica che gli disse in telepatia: ”Accetta la scommessa ragazzo, io ti aiuterò, io Didin sono un campione a quel gioco e poi mi pare che tu non hai altra scelta!.” disse la voce amica nella mente.
Il giorno dopo all’ora di pranzo la partita ebbe inizio.
Tutti i briganti erano nel centro del campo del loro rifugio..su un tavolo una scacchiera già pronta, e li vicino di fronte l’uno all’altro…Sostento l’innamorato e il capo brigante Fra Ribaldo, essi stavano per sfidarsi ad una partita a scacchi il cui risultato poteva avere conseguenze determinanti e drammatiche.
La partita ebbe inizio, cominciò fra Ribaldo, lui aveva gli scacchi bianchi, aprì di pedoni e successivamente mosse di cavallo.
Sostento, che aveva gli scacchi neri, si difese bene, nonostante fosse inesperto.
Didin intanto rivelava a Sostento le intenzioni del suo avversario: “Attento ragazzo vuole mangiarti la regina..ti avverto del pericolo!”
Sostento con una contro mossa, evitò la trappola dell’avversario.
La voce amica suggerì ancora a Sostento:
” Fra Ribaldo è più preparato di te a questo gioco, non ci resta che semplificare la partita facendo molti scambi ..si molti scambi di pezzi… però alla pari eh!..forza ragazzo..fai gli scambi tra i tuoi pezzi e i suoi..obbliga!”
Dopo qualche quarto d’ora, sulla scacchiera c’erano pochi pezzi… ma Sostento stava per perdere, il ragazzo ora si trovava in svantaggio.
Il ragazzo era in pericolo, il Didin decise una furbizia per aiutarlo: ”Devo barare e aiutarti in modo irregolare, disturberò la concentrazione del tuo avversario, lascia fare me è giusto..in palio c’é la tua vita ragazzo… eh si! devo barare a fin di bene!”.
Fu così come per magia, che dalla testa di Sostento uscì un ectoplasma invisibile di energia luminosa verde, questo vapore ecto-plasmico entrò nella testa di Fra Ribaldo e raggiunse il suo cervello.
Fra Ribaldo si sentì all’improvviso intontito, ma doveva giocare ugualmente, tutti lo stavano osservando, non poteva ritirarsi, i suoi pensieri erano diventati confusi, la sua memoria anche, fu così che il capo dei briganti in seguito all’intontimento sbagliò una mossa decisiva.
Sostento poté affermare a suo vantaggio: “pezzo toccato.. pezzo da muovere!” fra Ribaldo fu costretto a muovere la regina  poiché poco prima l’aveva presa in mano e cadde nella trappola di Sostento, che mosse l’alfiere e disse. “Ecco!… scacco matto!”
Sostento con abilità….era riuscito a fare scacco matto.
Il capo dei briganti si stropicciò gli occhi e le sue grosse sopracciglia si inarcarono…e guardò la scacchiera stupito…purtroppo era scacco matto…fra Ribaldo, con la sorpresa di tutti, aveva perso.
“Ho vinto!” dice il ragazzo..”tu brigante hai perso la scommessa, adesso tu e i tuoi briganti dovrete andarvene da qui, mi hai dato la tua parola di onorato capo-brigante..ricordi Fra Ribaldo?” affermò deciso Sostento.
Ci fu un momento di silenzio, fu così che dal gruppo dei briganti che si trovavano intorno ai giocatori qualcuno urlò: “Capo! io non me ne voglio andare da qui… uccidilo comunque questo ragazzo” disse un brigante..
“I ladri come noi non sono obbligati ad essere obbedienti alla parola data!” disse ancora lo stesso brigante.
“No! la parola mia e la parola di un capo, ed ha molto valore, anche Fra Ribaldo crede nell’onore”. Rispose il capo brigante mentre teneva la mano sulla pistola che stava nella cintura…
Intanto lo spiritello Didin ritornò, in forma di ecto-plasma di luce verde, traslando da un corpo all’altro, nella testa di Sostento.
“Questo ragazzo mi ha battuto come vedete quindi merita rispetto!” urlò fra Ribaldo..che adesso ragionava meglio.
“Uccidi comunque il ragazzo.. ma che hai paura di essere malvagio? Continuava a dire l’altro brigante.
“No!…Io Ribaldo .. non ho paura di essere cattivo…. infatti ucciderò te….aprì il grilletto della sua pistola, prese la mira rapidamente e con un sol colpo fra Ribaldo uccise il brigante che contestava le sue intenzioni…PUM!
Il brigante con su il volto una espressione di stupore..si mise le mani sul petto bagnato di sangue e cadde morto sul terreno.
“Che ce qualcun altro che vuole guai!…io ho una sola parola!….dividiamoci il bottino e andiamocene!…. torniamo a casa a goderci la vita… siamo ricchi. Questo rompiscatole adesso è morto… uno di meno con cui dividere il frutto delle nostre ruberie!”
Fu così che quel giorno, il gruppo dei briganti, dopo essersi diviso il loro tesoro accumulato rubando, salirono a cavallo e si dileguarono per i diversi sentieri del bosco… ognuno per la sua strada…
Fra Ribaldo allora, tenendo nella sua bisaccia la sua parte di bottino si avvicinò a Sostento, prese carta e penna e si mise a scrivere un messaggio:
“Don Riccardo, è per te questo scritto, noi siamo nemici, ed io non ho paura di te, ma è grazie a questo ragazzo innamorato di tua figlia, che le tue proprietà, che per lungo tempo ho depredato, ora avranno pace….firmato il bandito fra Ribaldo.
“Tieni questo messaggio ragazzo e consegnalo a don Riccardo, ritorna libero a casa tua anche te, e vivi felice… tu che hai incontrato l’amore.. e sei un ragazzo fortunato!” fu così che Fra Ribaldo colpendo con una sberla la groppa del cavallo imbrigliato alla carrozza di Sostento gli causò il mettersi al galoppo.
Il brigante ridendo… salutò il ragazzo da lontano… Sostento intanto tentava di controllare con difficoltà le redini, il cavallo imbizzarrito e la sua carrozza ora correvano in modo disordinato… Ma Sostento ci riuscì e finalmente se ne tornò verso la strada che portava all’uscita del bosco, finalmente verso la pianura
Quella stessa sera nella villa di don Riccardo.
Il ricco signore non poteva credere ai suoi occhi, il messaggio datogli da Sostento, diceva proprio questo, finalmente il brigante sanguinario che devastava le sue terre se ne era andato e tutto questo grazie a questo ragazzo.
“Bravo Sostento, tu hai dimostrato qualità superiori alla norma, io so riconoscere chi ha capacità, e quindi ti permetto di frequentare mia figlia Valeria.”
Passarono gli anni e fu così che Sostento, dopo due anni di fidanzamento con Valeria, ebbe il permesso finalmente di sposare la figlia di don Riccardo..i due erano molto innamorati, tutti lo avevano capito.
Sostento aveva dimostrato capacità superiori agli altri, Don Riccardo si sentiva onorato di imparentarsi con lui, pensate egli diceva ai paesani:
”Questo ragazzo da solo ha mandato via dalle mie terre, il crudele Fra Ribaldo, noto bandito, che spargeva il terrore in tutta la regione, sono felice di dargli in sposa mia figlia, poiché è un valoroso.”
Fu così che Sostento e la sua fidanzata Valeria sI sposarono, fu un bel giorno ci furono dei festeggiamenti, dopo qualche anno ai due innamorati nacquero due bambini…due bei gemelli.
Qualche anno dopo, purtroppo durante un viaggio in medio oriente per motivi commerciali, a causa della malaria morì per malattia don Riccardo, fu così che Sostento ereditò tutto il patrimonio di suo suocero e divenne di conseguenza molto ricco.
Sostento e Valeria vissero nel benessere economico e furono contenti poiché governarono i loro possedimenti ed educarono i loro figli al rispetto delle opinioni e del libero arbitrio.
Sostento non era solo in questo..nella sua mente viveva un segreto, lo spiritello Didin, che lo consigliava sempre, come una voce amica, suggerendo a lui il modo giusto di governare la proprietà ed il modo migliore di consigliare i figli.
Morale: noi non siamo veramente soli, molto spesso c’é qualcuno che ci consiglia, soltanto che non sempre ce ne rendiamo conto.
Abbiate in voi il coraggio di credere nei sogni che desiderate, abbiate fiducia in voi, perché molto spesso anche i sogni impossibili si realizzano.
Fine
Autore: Egidio Zippone
(Milano, Luglio 2015)
Giudizio: interessante, originale
voto (da 5 a 10): 9