Si può pianificare tutto, il futuro, il presente e pure il passato, ma solo quello di verdura, si può cercare di dare un senso alle proprie azioni scrutando tutte le leggi della fisica, del causa effetto, della consecutio temporum e del “se tanto lo fanno pure gli altri vuoi che sgamino proprio me?”. Poi però giunge l’imprevisto, il Karma o semplicemente la sfiga… Quell’evento improvviso al quale non ci si era adeguatamente preparati. In genere porta conseguenze negative, per questo si è portati a credere che etimologicamente risalga alle antiche lingue Siculo-Veneto-Ponentino-Celtiche, con il termine composito da impre (contrazione di imprecare) e visto (vedere), in sostanza: “che suscita bestemmie a tonfone quando capita”…
Secondo un illustre scienziato filosofo gneseomatematico (ovvero l’Amico_D) però, l’imprevisto non esiste, questo perché: se qualcosa è impossibile da verificarsi ovviamente non capiterà mai, se è probabile (pur in misura minima) allora era prevedibile. Sulla base di questa logica ineccepibile (detta anche prima legge del Pressapochismo) l’imprevisto capiterà a due categorie di persone ben definite: gli sfigati e gli idioti. Tutte e due le categorie di soggetti vantano un numero di ricoveri ospedalieri e visite al Pronto Soccorso pari allo scarto quadratico medio delle setole di maiale sul corpo di un esemplare adulto… Da ciò ne deriva che “Se il perseverare è diabolico loro sono Lucifero in persona” (Seconda legge del Pressapochismo). Quindi se sei particolarmente sfortunato è bene che tu sia parecchio intelligente, altrimenti comprati una corona d’aglio. Ovviamente vale il sillogismo inverso secondo cui: se sei un completo idiota prega Dio di avere un gran culo (Terza legge del Pressapochismo). L’Amico_D ed io, di fronte a svariati cocktail di JackDaniels al tamarindo, abbiamo assiduamente studiato Il problema di ricondurre l’imprevisto ad un modello pseudo matematico. Ci risulta che la stessa questione fosse stata già affrontata da Isaac Newton. Quando la mela gli cadde sulla testa formulò le prime considerazioni sulla forza di gravità: (Se una mela marcia decide di spiaccicarsi sulla tua testa non puoi farci niente, ma stare sotto un albero di propria spontanea volontà è da pirla). Vi starete chiedendo come mai tutta sta tiritera sugli imprevisti. Non è che si stava giocando al Monopoli, bensì noi si doveva tagliare un ramo.. E’ abbastanza ovvio che nell’approcciarsi a tale spossante attività occorre tenere presente che il ramo tagliato tende a cadere per effetto della gravità; è ulteriormente grave schierarsi dalla parte sbagliata del ramo, non conviene parcheggiare auto, cose o persone sotto il ramo, è bene allontanare le dita dal raggio di azione della sega. Così facendo possiamo scongiurare la maggior parte degli imprevisti… Ecco appunto….
Mi risveglio grezzo e apatico,
dai vetri non scorgo alcuna ribalta
il lasciato, il perso, il dovuto, il dato,
sono ancora incisi sulla lavagna unta
e ogni altro pensiero diventa foschia.
Tutto è fermo, anche il traffico quotidiano
sembra un anonimo orizzonte.
Scivolano stanche vite diverse, come ombre,
con timore mi dondolo oltre la via,
qualcuno presto mi chiamerà per nome,
e questa piccola lacrima infame
sarà l’ultimo alibi che porto sul volto.
“Dove sei amore, irruento come una battaglia, impossibile da fermare e che mai si dimentica?”
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