In Alto i Calici

Sto vivendo una crisi di mezza età. Come quella di Dante che scriveva nell’incipit della propria opera summa “Nel mezzo del cammin di nostra vita non ho ancora fatto nulla di rilevante”. Non sono uno che ama la competizione, anzi se c’è una gara io voglio partire ultimo perchè almeno ho l’attenuante di far peggio. Se parti ultimo almeno hai l’aspirazione di poter superare qualcuno, se parti primo puoi solo peggiorare la tua posizione. A parte sto discorso abbastanza inutile sul neofancazzismo, io e l’Amico_D abbiamo deciso di mettere a frutto una delle nostre migliori attitudini nei momenti tristi, quella di bere.  Ecco perchè questo post si rivelerà ad elevata gradazione alcolica. La lettura è consentita solo dopo l’esibizione di un documento di riconoscimento attestante la maggiore età. Il Consiglio che vi do è quello di evitare di mettervi alla guida subito dopo la lettura. Se vi viene da vomitare il tasto esplora è in alto a sinistra. Ah scusate è a destra, cominciano già gli effetti del pre sbornia. Insomma vi confesso che noi due si pensava di seguire un corso di Sommelier. Ciò permetterà a degli alcolisti come noi di fare del nostro deprecabile vizio una professione. A differenza delle altre persone affette da una dipendenza, il Sommelier non viene affatto disprezzato dalla società, ma è addirittura oggetto di stima e ammirazione. Come se ciò non bastasse, viene pure pagato per bere. Una scusa del cavolo per bere gratis e a tonfo. In altre parole, quello del sommelier è il miglior lavoro immaginabile; persino meglio di fare il pornodivo, in quanto non è neanche necessario essere in possesso di un “attrezzo” da Guinness dei Primati per esercitarlo. E’ tuttavia indispensabile avere un fegato in ottimo stato. Ma per come sto io dubito seriamente di avere il fegato. Ho provato a fare dei Raggi X e non sono riuscito a vederlo. Domani provo coi Raggi Gamma. Ma per poter iniziare a volgere questo importante ruolo sociale è sicuramente indispensabile 1) Riuscire a distinguere il Verduzzo Ramandolo dall’Urina e 2) Aver conseguito almeno tre ricoveri ospedalieri per cirrosi epatica. Su quest’ultimo punto l’Amico_D è più avanti di me. Per adesso ci stiamo attrezzando a imparare a memoria il Decalogo dell’imperfetto Sommelier (rectius alcolista anonimo). Sinceramente non ho mai visto un decalogo con solo 5 regole. Ma tant’è che se ci vedi doppio il problema è risolto. Quali solo queste regole? 1) Non esistono vini buoni e vini meno buoni, dopo la quinta bottiglia sono tutti ottimi. 2) Il vino più è caro più è buono. 3) Leggi sempre l’etichetta, se non riesci a leggerla o sei un ipovedente o sei un Sommelier 4) È sbagliato bere per dimenticare, ma dimenticarsi di bere è peggio! 5) Nella botte piccola c’è il vino poco… E ora scusate ma ho degli esercizi da fare, tre ore di meditazione dopo aver bevuto una damigiana di Tavernello e poi farmi una Jacuzzi nell’Amarone… o forse era il contrario?

Nel punto in cui la notte ingoia se stessa,
là dove non filtra più alcuna luce
e la linea dell’orizzonte è più spessa
densa come la pece ma ancora più scura
ove ogni sussulto è una crepa rivolta
ove ogni rifugio è una piega irregolare
un ritaglio incompleto di grezza stoffa,
ti ritrovo, o almeno provo a cercarti.
Vorrei mi corressi incontro ancora
allungassi la mano, fossi la mia àncora,
mi strappasti da questo scoglio ,
mi portassi oltre il mio stesso domani
incrociando le mie braccia alle tue.
Sentiremo ancora la pelle fremere,
mi chiedo, rigirando tra le mie dita
l’ultimo mozzato singhiozzo di buio
che ancora formicola come un parola
rimasta impigliata invano tra le labbra.

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E sento la linea inarcata della mie vene urlare il tuo nome, ancora e ancora
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e
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