Certe Opere D’Arte

Parlavo con un mio amico dei pittori dell’età post classica, degli impressionisti, dei surrealisti, dei veri pittori, quelli con la P maiuscola, quelli che intravedevano la bellezza in luoghi insospettabili, tipo le donne di Botero sulla soglie dell’obesità, le donne di Modigliani simili alle Giraffe, la bellezza di una bottega del macellaio  mentre lo stesso sta per squartare un bovino adulto del Carracci e poi l’immancabile uomo senza orecchio che ci dimostra come può esserci la bellezza anche nei mangiatori di patate. Quei pittori che intravedevano l’arte forse perché guardavano il mondo con gli occhi del genio del male e malato di mente o del strafatto di sostanze impossibili… E allora credo che quei poveri adolescenti che si sono persi nei boschi del Trentino con nel corpo più alcol che sangue siano quasi riusciti a toccare la Divinità come nel celebre Giudizio universale. Questo per dire che talvolta la vera bellezza la si ricerca nei luoghi imponderabili, ma talvolta ci sono luoghi in cui è talmente impossibile che vi sia bellezza che non la scovi neanche fossi Diogene con una lampada alogena! Chi avrà letto finora si starà chiedendo dove voglio andare a parare, ma poiché nella mia breve carriera fallimentare di pedatore di calcetto non sono mai stato portiere perché ho i riflessi pronti pari a un ferro da stiro inutilizzabile, vi dirò che l’altro giorno ho ricevuto un PVT inquietante nel quale una donna (o almeno si spacciava tale) mi richiedeva un reciproco scambio di foto di nudo artistico, in pose plastiche e possibilmente turgide…
Posto che credo che il nudo di donna possa anche essere una delle più belle forme d’arte che madre natura possa proporci, ma il mio nudo, il nudo del mio corpo è tranquillamente paragonabile ad un piccolo disastro ambientale. E per fortuna porto i vestiti sennò mi avrebbero già incarcerato e condannato all’ergastolo per deturpazione irreversibile del panorama!
Ma so anche che non potevo deludere una mia accanitissima fan, una che ti riempie di complimenti così veri come solo gli uomini travestiti da donna sanno fare… Così non ho desistito dal replicare mandandogli/le una bella foto di una stecca di baccalà ragno immerso nel latte… con la classica frasetta “scusa ma più turgido di così non riesco a farlo venire” questo per dire che non sono un artista, ma che anche un pezzo di baccalà ha la sua attrattiva (e che con la polenta è la morte sua).

Che tanto dopo te càpita…
Se non te parli, ciàpa un ago
sfìea e paroe e serca con
deo el punto del sigo.
Te domandarìa d’essar
un albaro secoeare,
un spetàr pien de gropi
o de intràr in tea camera
e vardarme coi oci vivi,
quei che smorsa na luna,
intanto che incòeo a note,
a nostra, e quea dopo,
coi fii longhi del miee…
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Che tanto prima o poi ti capita/se non parli prendi un ago,/sflia le parole e cerca con/ un dito il punto del pianto./Ti chiederei d’esser/ un albero secolare/un’attesa colma di nodi/o di entrare nella stanza/e guardarmi con gli occhi vivi/da spegnere una luna/Mentre io incollo (lego) la notte/ la nostra e la seguente/con i fili lunghi del miele/
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“Non so piovere come neve sui tuoi passi, o essere abbastanza lontano da starti vicino”
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