Che cazz’è un Influencer?

Mi hanno chiesto a gran voce per iscritto se io faccia l’influencer da qualche parte, se sia mai stato un influencer,
se conosca qualche influencer, a dirla tutta io non so manco che voglia dire. E’ l’altra faccia (da culo) della medaglia di esser A-social network user. Ho chiesto a mia sorella che, oltre ai suoi svariati figli, gestisce 4 pagine facebook, 4 profili twitter, ha 3 blog, 4 snapchat, 5 caselle di posta elettronica e una pila di bollette da pagare. Io purtroppo non sono “abbastanza” studiato sull’argomento, a parer della consanguinea, e devo andare a ripetizioni coattive (o coatte) da Chiara Ferragni alla modica cifra di 600 euro all’ora. Posto che dovrei rinunciare al mio abbonamento mensile a youPorn, meglio se faccio qualche ricerchina inutile su internet. Che poi ho scoperto che gli influencer esistevano anche ai tempi di Manzoni, e che si chiamavano monatti o forse untori, e giravano casa per casa a diffondere il verbo e la peste, senza neanche assicurazione sanitaria o sindacati, senza il riposo domenicale o riconoscimento dello straordinario. Ma se vogliamo andare più indietro nel tempo, il vero primo influencer della storia fu il figlio dell’Altissimo, e, cavolo, all’inizio aveva solo 12 seguaci. Però trasformava l’acqua in vino e moltiplicava pesci e pani senza farseli pagare 10 euro a pagnotta e senza prima averli firmati. La nostra amica influencer lo avrebbe definito un dilettante. Comunque ho continuato l’inutile ricerca su internet per farmi coinvolgere nel dibattito che sta scuotendo l’etere internautico, ovvero se gli influencer sono utili o meno. Effettivamente possono rivelarmi cose che non sapevo: un servizio, un’app, un cosmetico (???), un luogo, un brand che io non conoscevo perché, ehi, c’ho una vita (davero?), di cognome non faccio Treccani (ma Molteplicigatti) e non posso informarmi su tutto. Possono farmi aprire gli occhi su cose che sapevo già: suggerire usi nuovi per prodotti esistenti (come cazzo lo uso il vibratore?), rivalutare cose dismesse o mostrarmi abbinamenti inediti per oggetti scialbi, collocare un prodotto in un sistema di valori anziché farlo essere “astratto” (checazzostoadi?); rivelarmi cose banali con una voce speciale: intrattenermi, in primis, ma anche vendermi un prodotto in maniera semplicemente arguta, al pari di quei baristi brillanti che sanno rendere speciale con la loro ironia un gesto consueto come prendere il caffè. Sì lo confesso, mi sono fatto pagare per questo post, perchè anche io sono uno sporco lurido infame capitalista e bisogna pur vivere in qualche modo, pagare le bollette (o magari farsele pagare), mangiare (mica posso sempre farmi invitare dagli amici con la scusa che tanto mangio poco più di una ciotola di latte). Quanto mi hanno pagato? tipo 0.10 centesimi a followers e considerando i miei posso dire che, sti cazzi, faceva più soldi Gesù. D’altronde io non faccio di cognome Ferragni: altrimenti mi sveglierei al mattino con a fianco Fedez (Brrrrr).

La notte cruda e acuminata
gocciola alle spalle,
ha gli spigoli vivi del vetro
frantumatosi al primo inverno
la sento baciare la schiena
la sento morder il collo
è fredda come la neve
tagliente come un gelido vento
che graffia il volto e gli occhi
stringe le ossa col suo cerchio di luna
è lei a far tremare le stelle,
si ferma lì, un nodo alla gola.
Quando dura questo infinito?
L’alba è lungi a divorar ombre.

2-1 9 bella

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