La Telefonata….

Mentre guardavo il romanticissimo, tenerissimo, commoventissimo e strungenterrimo film The Ring (ah è un film dell’orrore? eh si vede che lo stavo guardando con gli occhi chiusi), per un attimo sono tornato con la memoria ai primi anni 90. Quando un giovane (?) Massimo Lopez si presentava in tv al motto di “Una telefonata allunga la vita” (non vi ricordate quegli spot? beh allora cliccate qui ). Certi maschietti col telefono si fanno allungare qualcos’altro, ma non è il caso di parlarne. Ah il telefono, che grande invenzione, non per me che lo odio con tutte le forze, sarà perchè sin da piccolo a casa lo sentivo squillare circa 40-50 volte al giorno anche di notte, anche quando si mangiava, anche quando ero in bagno e soprattutto prima di partire per andare in vacanza! L’ho odiato anche quando ha commosso milioni di italiani grazie al film E.T.  “Telefono Casa”. Immagino che i genitori del povero Elliott siano stati contentissimi una volta arrivata la bolletta! Io l’avrei fatta pagare all’extraterrestre, magari in carburante della sua astronave! Ammettiamolo però che il telefono è un arcaico e desueto strumento di infastidimento. Esistono filosofie metropolitane che individuano in questo marchingegno una delle innumerevoli piaghe d’Egitto. Leggenda vuole che una volta consegnato agli uomini Dio apparve tra le nubi e sorridendo abbia esclamato: “E mo’ so cazzi vostri”. Secondo me se l’era presa per la Torre di Babele o forse era ancora per la storia della mela. Si sa che l’ira divina è difficile da sbollire! Oppure era conscio che Il telefono avrebbe goduto di fortuna mirabile per diversi decenni divenendo a sua volta icona della contemporaneità novecentesca quando non addirittura divinità para-cristiana (ma su questo non ci sono dati certi). Presto però il povero telefono a rotella/bottoni verrà soppiantato da un strumento ancora più diabolico: “il cellulare”. In grado di fare di tutto, inviare SMS, MMS, bombe a mano, registrare, riprodurre in vitro DVD, DVX, dischi 33 giri, vibrare (per la gioia di molte donnine sole), scattare foto di giorno, di notte, al tramonto, all’alba, sott’acqua, sotto terra, sottozero, sottolapancalacapracampa e tre-metri sopra il cielo mentre ci si butta col bungee jumping!
Tutto! Tranne chiamare. E’ rimasto infatti inciso nel marmo il famoso motto “Ti chiamo in settimana” che è diventato sinonimo di “Addio!”. E mentre chiama mia zia rompiballe per sapere se il coefficiente familiare si applica alla Tarsie e se questa va dichiarata nel RED che non farà perchè non ha la pensione, io la saluto amichevolmente con una della frasi più abusate che esistono da quando hanno inventato il cellulare: “Aspetta che non c’è campo”!
Me ne resto così solo, ora, solo e ramingo, ma meno schizzato giro col cellulare spento in tasca, osservo la mia città sola, spoglia e molto più povera di cabine telefoniche. Ecco ma a questo punto mi sorge un interrogativo interrogato e mai risposto: “Se mancano le cabine telefoniche dove andrà mai a cambiarsi Superman?”

Nel frattempo aspettate
che parole si sfarinino
sotto il peso delle labbra
e smetta il chiasso.
Mondate le intenzioni,
sciorinando le ultime ingiurie,
un pesante e stretto laccio
all’ordine del petto.
Capirete di non saper usare
le frasi acuminate
a mo di taglienti coltelli
e tutti gli altri discorsi
saranno già scivolati oltre il tramonto
dove sonnecchia la notte.
Oggi moriranno gli amori disagiati,
cambieranno pelle ed ossa,
certi sensi non vibreranno
e l’affetto sembrerà un vuoto a rendere.
Rassegnatevi:
ad annusare i prodromi della tempesta
il respiro denso del pianto
a farvi cadere addosso tutto il resto
come scrostato intonaco,
senza le vaghe sembianze
di un’ottusa utopia
del sentirsi del tutto innocenti.

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“Ti ho insegnato cos’è il cioccolato fondente e ora tu lo mangi di nascosto”

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La Telefonata….ultima modifica: 2020-09-20T10:34:39+02:00da Gian.Pisolo

Un pensiero riguardo “La Telefonata….”

  1. Consolante scoprire di non essere l’unica ad odiare questo mezzo di comunicazione; il cellulare, però, lo odiai visceralmente, non appena me lo ritrovai tra le mani, e poi in borsa. C’era una frase che, su tutte, mi mandava in bestia: “Dove sei?”. Ma come, pensavo, ora non sarò più libera neppure di andarmene a spasso per i fatti miei, senza temere di dover dare spiegazioni a chicchessia? Belle considerazioni, le tue; hanno riaperto certi miei vecchi cassetti, e mi hanno fatto sorridere.

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