Natale al Tempo del Colera

Mentre cercavo di russare (voce del verbo essere russi) e germanizzare (voce del verbo essere crucchi) nel mio lettone grande come una piastrella del bagno, mi ha chiamato l’indomito Amico_D per ricordarmi che anche quest’anno sta arrivando il Natale. Sti cazzi, è come ricordare ad un essere umano (umano io?) che deve crepare tra atroci sofferenze.
Quando gli ho chiesto che cosa ci sia di bello nel Natale, egli mi ha risposto, che avrebbe dovuto cercare nell’enciclopedia e mi avrebbe richiamato. Dopo due ore ecco una nuova chiamata: secondo la Treccani, Duegatti e un pappagallo, le cose di belle del natale sono: Babbo Natale e i regali, l’albero di Natale, il cenone coi parenti e l’atmosfera natalizia.
Ho sempre pensato che uno degli scopi (non è voce del verbo scopare eh? Pornofili) più significativi dell’essere umano (ancora con queste offese rivolte nei miei confronti?) sia quello di smontare e dimostrare il contrario di certi assiomi. Quindi è quello che farò io!
Babbo Natale è un misterioso omaccione che ama vestire di rosso, lavora un giorno solo all’anno come mascotte della Coca Cola e da circa quarant’anni convive con la Befana. Si presenta come un amabile nonno, con una lunga barba bianca, e in 12 ore consegna doni ai bambini di tutto il mondo, ma solo quelli ricchi, più ricchi sono e più belli sono i regali. Questo significa che Babbo Natale, oltre ad essere estremamente improbabile secondo le leggi della fisica, è anche un convinto sostenitore del capitalismo sociale.
L’albero di Natale è un oggetto magico che viene piazzato in casa a Natale senza che serva a nulla di particolare se non a sporcare, consumare energia elettrica e cavarvi un occhio quando tentate di avvicinarvi. Assieme al presepe, al panettone e all’aumento del prezzo del carburante, rappresenta la sostanza del Natale. Solitamente è un abete addobbato con palline, nastri, luci stroboscopiche e qualunque altra cosa gli esperti di marketing riescano a inventarsi per l’occasione. È tradizione che venga addobbato nel giorno dell’Immacolata concezione e disfatto il giorno dopo l’Epifania: tempo sufficiente per iniziare a odiare il Natale, la famiglia e Jingle Bells.
Il cenone di Natale è l’evento più importante dell’anno nella vita familiare, anche più importante della comunione dei nipotini. Per l’occasione si ritrovano puntualmente le migliaia di parenti sparsi per il mondo; si va dalla vecchia nonna sorda al cugino russo Dimitri che nessuno conosce, passando per una miriade di vecchi storpi e affranti da vari problemi, tra i quali, prostatite, ulcera duodenale, anca sermicorrosa. I parenti, anche non necessariamente invitati, arrivano puntualmente alle cinque di pomeriggio, in attesa di entrare nell’abitazione. Spesso e volentieri giungono a destinazione il giorno prima e dormono in giardino accampati dentro comode tende portate da casa. Purtroppo, visto che il Governo ha deciso che saranno vietati gli spostamenti tra il 25 e il 26, i parenti giungeranno il 24 e se ne andranno il 27, allungando di ben 48 ore la vostra (e la mia) agonia.
Vi siete accorti che ho saltato i regali? il regalo di Natale è un qualsiasi oggetto incartato al fine di celarne l’identità per trarre in inganno il ricevente, cosicché quest’ultimo possa godersi l’apertura del regalo di Natale prima dell’inevitabile delusione. Può essere anche un gesto performativo, come una promessa, o una somma di danaro che due o più individui sono volontariamente obbligati a scambiarsi la sera della vigilia di Natale (dal libro di diritto Civile e l’importanza delle promesse). Si narra che il primo regalo fu fatto dai Greci ai Troiani (il Cavallo di Troia). Ecco, sapete tutti come è finita, quindi da me non aspettatevi una beneamata mazza, ma se voi volete rallegrarvi facendomi  un regali gradito, sappiate che le banconote autentiche da 500 euro sono bene accette. Quindi buon Natale, ma Natale che cos’è? Oh beh (CIT.)

E’ la luce diafana che respiro
quella che filtra tra grappoli di nubi,
umida come le labbra arrese al vino,
una luce fioca che sbriciola le ore,
attende, immobile, e congela l’incedere.
Cosa sono tutte queste nuvole?
Sembrano i miei pensieri addensati
su un foglio bianco, così, in attesa,
o che giocano a rincorrersi l’un con l’altro,
conoscendo una sola ed unica direzione,
lasciando indietro i sassi legati al cuore,
quelli che mi sprofondano più giù,
oltre l’abisso di qualsiasi dolore.
E’ tempo di destarsi, di uscire dalle coltri.
Oltre il grigiore di questa giornata
respiro il mio attimo di luce.

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“Che ogni respiro sia un attimo e ogni attimo un respiro”
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