La Signora Ingiallita

in “onore” di Jessica Fletcher, morta l’11 ottobre 2022 alla veneranda età di 96 anni…

 

Non ce la faccio più.  Non è possibile che ogni santissima estate, su qualsiasi canale io provi a trovar rifugio, mi ritrovo sempre di fronte alla visione di uno dei mille milioni di episodi nuovi, ma già visti miliardi di volte, della Signora in Giallo. Eh sì che Angela Lansbury, l’attrice che impersona Jessica, si dice che da giovane fosse una gran gnocca… Peccato che ai tempi in cui Angela era adolescente non esistevano ancora le macchine fotografiche… Nel Jet set si vocifera che sia la persona più antipatica del mondo, il secondo posto se lo contendono Vittorio Sgarbi e Mario Borghezio, ma mentre il primo ha una certa cultura e quando vuole riesce anche a sfoderarla, il secondo è laureato DisHonoris Causa in apologia delle cazzate presso la celeberrima facoltà di Sofia in Albania. ANYWAY: non ho mai capito molto il senso del titolo della serie visto che nei mille miliardi di episodi non l’ho mai vista vestire il giallo… Sarà forse affetta da cirrosi epatica? O forse è talmente vecchia che il titolo originale della serie è “la Signora Ingiallita”?
Non deve esser facile però interpretare una tardona semirincoglionita che invece di stare a casa a fare la maglia smaschera assassini, truffatori ed evasori fiscali; perché nei telefilm la lotta al crimine non è mai gestita dalle forze dell’ordine ma da pensionati, preti, novantenni e nonni vigile… Lo sapesse la Fornero avrebbe forse trovato un’occupazione alle migliaia di esodati…
Di Jessica si dice che abbia numerosi amanti dal Toy Boy “Detective Conan” al più navigato “Tenente Kojak”… il Tenente Colombo invece non l’ha mai calcolata perchè “non la vede di buon occhio”. Si dice che sia immortale, perché ogni volta che qualcuno tenta di ucciderla, anche con un lanciarazzi, lei riesce sempre a cavarsela al massimo con qualche escoriazione. Che poi non ho capito perchè Cabot Cove non lo si trovi in nessuna cartina del mondo eppure risulta essere il paesino con il più alto tasso di mortalità per omicidio al mondo. In ogni puntata c’è almeno un nipote di Jessica che viene a trovarla e poi muore. A conti fatti la povera signora in giallo risulta avere almeno 32 tra fratelli e sorelle e svariati parenti sulla coscienza. Il momento più avvincente comunque è quando entrano i poliziotti nell’esatto istante in cui il cattivo ha raccontato la sua tiritera o ha estratto la pistola pronunciando la frase “Ma tanto lei non andrà a raccontarlo a nessuno”. A quel punto ecco la classica frase dello sceriffo: “Fossi in lei non lo farei. Getti quell’arma”. Ad ogni modo questo è il momento tanto atteso e che indica che lo strazio sta per finire. L’episodio termina con un sorriso a 54 denti della Signora e l’odiosa musichetta che non hanno mai cambiato in 54 anni ininterrotti della serie… E ora scusate se scappo… la signora in Giallo deve aver letto il mio post e sospetta che sia stato io a uccidere il Maggiordomo… Probabilmente non ha ancora capito che il pover uomo s’è suicidato a furia di essere incolpato dalla vegliarda ad ogni episodio…

Come una brezza che sembra un canto
ti scosta la veste, ti scombina i capelli,
non c’è memoria che non scuota i nervi
come un andirivieni di respiro tra le costole
o una perturbazione ostile dell’animo.
Si negano troppo spesso le ostinazioni,
si annegano i dubbi nella cera fusa,
la veglia degli insonni ha nome e cognome,
sarà il buio e la vista a sbiadire col resto.
Non ci attaccheremo agli specchi,
nel mare in tempesta non esistono scogli
troppo alti da farci da rifugio sicuro.
Smetterà di piovere verso il tardi
perchè tutto ha una fine, anche l’orizzonte
oltre il quale sbriciola il crepuscolo.
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“E’ facile credere che si possa soltanto girare pagina, ma non si vince facilmente la curiosità di rimestare ciò che è stato”

Idraulicando

Non so vi è mai capitato di aver bisogno di un idraulico in estate. È più facile farsi dare udienza dal Papa. È più facile andare a cena con Mattarella. Mi sono sempre chiesto perché nella mia personale rubrica, gli idraulici siano sotto la categoria criminali, forse perché avevo già intuito che la caratteristica principale di questi individui è la “latitanza”. Ho più fortuna a rinvenire lo spirito di Rita Levi Montalcini con una seduta spiritica (o alcolica). Comunque, dato che anche io sono un individuo che statisticamente soggiorno nella categoria di individui mediamente sfigati, non potevo che avere una perdita d’acqua giusto in questo periodo. Che poi mi sono chiesto, dove diavolo esca tutta quest’acqua da un tubo così piccolo (demolendo tutte le mie scarse conoscenze sulla portanza e sul teorema di Bernoulli acquisite durante sedute abusive di Superquark,), e, soprattutto, vista la siccità che ci attanaglia da mesi. Comunque ho abbracciato il cellulare e il mio residuo coraggio a due mani (ho scritto coraggio, e non altra parte anatomica, pervertiti) e ho provato a comporre il numero di telefono del mio fido e fidato idraulico (in pratica quel tipo che appena arrivato ti dice di aver dimenticato la fiamma ossidrica in magazzino e sparisce per poi ricomparire “immediatamente” (solo che in quell’immediatamente ho fatto a tempo a compiere gli anni due volte)). Anyway, ho provato a chiamare, ed ecco che il sottoscritto ha dovuto imbattersi nella segreteria con il classico messaggio demenziale tipo “siamo definitivamente assenti per ferie AHAHAHAH (risata demonica alla Crudelia Demon), se avete bisogno di aiuto chiamate l’esercito o i pompieri”. E sia chiaro, non sono uno che non è sprovvisto dell’arte dell’arrangiarsi (vabbè anche questa mi è uscita male). Ho girovagando su internet in cerca di un manuale di idraulica. 5 siti porno dopo (strano che le peggiori devianze sessuali abbiano a che fare con l’idraulica; è pur vero che il primo principio della genetica recita: “Sia dato un figlio maschio che non assomiglia né al postino né al lattaio, esso assomiglierà all’idraulico”. Aggiungo che sono un tipo abbastanza aperto a nuove conoscenze, mi sono fatto una cultura anche su questo). Ho aperto il manuale e mi sono ritrovato con il più bell’intro della manualistica generale: “Riparando per conto proprio un guasto, tale guasto si ripropone, aggravato, qualche giorno dopo. Far riparare un guasto a un idraulico fa sì che il guasto si ripresenti, aggravato, non appena l’idraulico ha chiuso la porta alle proprie spalle”. In genere poi capita che se il rubinetto perde, non è colpa della guarnizione, bensì dell’impianto. Bisognerà quindi chiamare una squadra di idraulici-muratori per spaccare le pareti e sostituire tutte le tubature. Il preventivo per tale operazione sarà di 12000 euro. Tale cifra triplicherà entro la fine del lavoro. In ogni caso, provvederanno a togliere la guarnizione rovinata e sostituirla con un ricambio da 10 centesimi: operazione eseguita in 3 secondi.
Ala fine ho risolto il problema, è bastato adottare il metodo Amico_D: “se una cosa è rotta basta dargli due martellate: delle 2, o si ripara, o tanto era già rotta prima”. Ecco, adesso mi basta solo chiamare un muratore.

C’è un angolo della mia stanza
che è solo mio, che mi appartiene,
spesso mi chiama, spesso mi reclama,
spesso mi ci rintano.
E’ un posto modesto, ma intimo,
bisogna entrarci in punta di piedi
e non sempre si riesce a vedere.
Non sempre si riesce ad entrare.
Vi ho riposto le tue  lettere,
quelle che non ti ho mai spedito,
quelle che mi son pentito di non averti mandato,
quelle che mi son pentito di non averti scritto.
Nella stessa scatola ho riposto tanti sogni,
tanti cieli ricamati di stelle, tramonti ed albe,
tanti silenzi gonfi di tanti pensieri fitti,
qualche lacrima, molti “mezzi” sorrisi e molto cuore.
Ho riposto anche il tuo nome
che pronuncio così, senza un vero perché
ma per una vera necessità:
E’ come quelle ciliegie buone
che ti lasciano un gusto buono sulla bocca.

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“ci sono troppe idiozie che abitano in mio inquieto esistere”

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Natale al Tempo del Colera

Mentre cercavo di russare (voce del verbo essere russi) e germanizzare (voce del verbo essere crucchi) nel mio lettone grande come una piastrella del bagno, mi ha chiamato l’indomito Amico_D per ricordarmi che anche quest’anno sta arrivando il Natale. Sti cazzi, è come ricordare ad un essere umano (umano io?) che deve crepare tra atroci sofferenze.
Quando gli ho chiesto che cosa ci sia di bello nel Natale, egli mi ha risposto, che avrebbe dovuto cercare nell’enciclopedia e mi avrebbe richiamato. Dopo due ore ecco una nuova chiamata: secondo la Treccani, Duegatti e un pappagallo, le cose di belle del natale sono: Babbo Natale e i regali, l’albero di Natale, il cenone coi parenti e l’atmosfera natalizia.
Ho sempre pensato che uno degli scopi (non è voce del verbo scopare eh? Pornofili) più significativi dell’essere umano (ancora con queste offese rivolte nei miei confronti?) sia quello di smontare e dimostrare il contrario di certi assiomi. Quindi è quello che farò io!
Babbo Natale è un misterioso omaccione che ama vestire di rosso, lavora un giorno solo all’anno come mascotte della Coca Cola e da circa quarant’anni convive con la Befana. Si presenta come un amabile nonno, con una lunga barba bianca, e in 12 ore consegna doni ai bambini di tutto il mondo, ma solo quelli ricchi, più ricchi sono e più belli sono i regali. Questo significa che Babbo Natale, oltre ad essere estremamente improbabile secondo le leggi della fisica, è anche un convinto sostenitore del capitalismo sociale.
L’albero di Natale è un oggetto magico che viene piazzato in casa a Natale senza che serva a nulla di particolare se non a sporcare, consumare energia elettrica e cavarvi un occhio quando tentate di avvicinarvi. Assieme al presepe, al panettone e all’aumento del prezzo del carburante, rappresenta la sostanza del Natale. Solitamente è un abete addobbato con palline, nastri, luci stroboscopiche e qualunque altra cosa gli esperti di marketing riescano a inventarsi per l’occasione. È tradizione che venga addobbato nel giorno dell’Immacolata concezione e disfatto il giorno dopo l’Epifania: tempo sufficiente per iniziare a odiare il Natale, la famiglia e Jingle Bells.
Il cenone di Natale è l’evento più importante dell’anno nella vita familiare, anche più importante della comunione dei nipotini. Per l’occasione si ritrovano puntualmente le migliaia di parenti sparsi per il mondo; si va dalla vecchia nonna sorda al cugino russo Dimitri che nessuno conosce, passando per una miriade di vecchi storpi e affranti da vari problemi, tra i quali, prostatite, ulcera duodenale, anca sermicorrosa. I parenti, anche non necessariamente invitati, arrivano puntualmente alle cinque di pomeriggio, in attesa di entrare nell’abitazione. Spesso e volentieri giungono a destinazione il giorno prima e dormono in giardino accampati dentro comode tende portate da casa. Purtroppo, visto che il Governo ha deciso che saranno vietati gli spostamenti tra il 25 e il 26, i parenti giungeranno il 24 e se ne andranno il 27, allungando di ben 48 ore la vostra (e la mia) agonia.
Vi siete accorti che ho saltato i regali? il regalo di Natale è un qualsiasi oggetto incartato al fine di celarne l’identità per trarre in inganno il ricevente, cosicché quest’ultimo possa godersi l’apertura del regalo di Natale prima dell’inevitabile delusione. Può essere anche un gesto performativo, come una promessa, o una somma di danaro che due o più individui sono volontariamente obbligati a scambiarsi la sera della vigilia di Natale (dal libro di diritto Civile e l’importanza delle promesse). Si narra che il primo regalo fu fatto dai Greci ai Troiani (il Cavallo di Troia). Ecco, sapete tutti come è finita, quindi da me non aspettatevi una beneamata mazza, ma se voi volete rallegrarvi facendomi  un regali gradito, sappiate che le banconote autentiche da 500 euro sono bene accette. Quindi buon Natale, ma Natale che cos’è? Oh beh (CIT.)

E’ la luce diafana che respiro
quella che filtra tra grappoli di nubi,
umida come le labbra arrese al vino,
una luce fioca che sbriciola le ore,
attende, immobile, e congela l’incedere.
Cosa sono tutte queste nuvole?
Sembrano i miei pensieri addensati
su un foglio bianco, così, in attesa,
o che giocano a rincorrersi l’un con l’altro,
conoscendo una sola ed unica direzione,
lasciando indietro i sassi legati al cuore,
quelli che mi sprofondano più giù,
oltre l’abisso di qualsiasi dolore.
E’ tempo di destarsi, di uscire dalle coltri.
Oltre il grigiore di questa giornata
respiro il mio attimo di luce.

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“Che ogni respiro sia un attimo e ogni attimo un respiro”
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La Fantomatica

Oggi voglio esser volutamente polemico, volutamente sarcastico e volutamente antipatico… Ah lo sono ogni giorno? Scusate, ma non me ne rendo conto. Diciamo che oggi sarò ancora più antipatico. Impossibile dite? Questa me la lego al dito. Comunque sia ieri mi ha chiamato l’Amico_D in preda ad una crisi isterica. Come vi ho già accennato tempo fa, si vede con una che nessuno ha mai visto, e della cui esistenza tutti dubitano. Anche lui ha cominciato ad assaporare i piaceri e i dispiaceri dell’Ammorre… Per adesso si è fermato ai dispiaceri visto che (scusate la finezza), da come me la racconta lui, non gliela fa vedere manco in cartolina.
Beh la “fantomatica” (come la chiamo io) se n’è uscita con una frase del tipo: “Gradirei (voce del tempo imperativo categorico dovere) che tu dimagrissi, diciamo 8 kg per Natale”. Pensavo fosse uno scherzo, cioè se gli avesse detto di ingrassare altri 8 kg entro lo stesso margine temporale mi sarei preoccupato al pensiero che l’Amico_D potesse essere il piatto forte del cenone al posto del classico abbacchio (o del classico gatto obeso). Ma dimagrire 8 kg in circa 67 giorni la trovo un’impresa disperata. Così disperata che l’Amico_D per lo sconforto si è consolato con un chilo di gelato alla menta liquirizia cioccolatosa. Ottimo modo per cominciare la Dieta. Calcolatrice alla mano dovrebbe perdere qualcosa come 119 grammi al giorno. Considerando che noi siamo i tipi del “Rimanda a dopodomani l’altro quello che potresti fare oggi” direi che i 119 grammi di oggi andranno a sommarsi a quelli che dovrà perdere Domani! Ho voluto indagare a fondo, ma non troppo, per scoprire che la tipa in questione è un’ex “Vegana”. Fino a ieri pensavo che i Vegani fossero gli abitanti di Vega, la stella tra le più luminose della costellazione della Lira e quindi estinti con l’introduzione dell’Euro. E invece qualcuno pratica ancora questo rito tribale che consiste nell’abbandonare qualsiasi piacere della carne fino a diventare una sorta di capra a due zampe. Per carità. Io sono tollerante con tutti, anche con i fanatici religiosi, cioè se il mio vicino si mette col tappetino in ginocchio in mezzo al giardino e col culo in aria a pregare il suo Dio, tanto di cappello, ma sticazzi, che non mi venga a convincere che è una cosa salutare da fare in pieno inverno e in mezzo alla neve. A me piace molto confrontarmi con queste persone, vi dico in sincera verità che l’altro giorno si è presentato un “testimone di Geova” con un volantino la cui intestazione recitava: “La verità è che i morti ritorneranno”. Dall’alto della mia ignorante ignoranza gli ho chiesto se il volantino fosse in realtà il biglietto della nuova stagione di The Walking Dead. Sì lo so sono un immane ignorante, cattivo e blasfemo. Soprattutto blasfemo. Ma come cantava De Andrè “Dietro Ogni Blasfemo C’è Un Giardino Incantato…

Poi una nota d’amaro che tarda
giunge oltremodo sulla lingua,
briosa di sapori nel confondersi
senza esser sola ma a distinguersi
lascia impressa un’eco distinta.
E’ l’impronta assoluta del ricordo
che batte sul ferro incandescente,
un tremito che insiste nell’indugio
è una carezza che scivola indecente.
L’amore ci sembra pasta fresca
a sfamare voglia d’ogni tentazione
fino all’assuefarsi intorpidito dei sensi
poi una nota d’amaro che tarda
sullo sfondo d’un crepuscolo assonnato,
o fra le pareti intonacate di fresco
di un simulato soggiornare:
siamo incapricciati nomadi degli affetti
a scovare carcasse di esistenze smunte
su cui far ardere faticate ceneri.

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“Ora tutto diventa poi senza morirne, anche io o noi o voi, un po’ più stanchi del giorno”

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La Telefonata….

Mentre guardavo il romanticissimo, tenerissimo, commoventissimo e strungenterrimo film The Ring (ah è un film dell’orrore? eh si vede che lo stavo guardando con gli occhi chiusi), per un attimo sono tornato con la memoria ai primi anni 90. Quando un giovane (?) Massimo Lopez si presentava in tv al motto di “Una telefonata allunga la vita” (non vi ricordate quegli spot? beh allora cliccate qui ). Certi maschietti col telefono si fanno allungare qualcos’altro, ma non è il caso di parlarne. Ah il telefono, che grande invenzione, non per me che lo odio con tutte le forze, sarà perchè sin da piccolo a casa lo sentivo squillare circa 40-50 volte al giorno anche di notte, anche quando si mangiava, anche quando ero in bagno e soprattutto prima di partire per andare in vacanza! L’ho odiato anche quando ha commosso milioni di italiani grazie al film E.T.  “Telefono Casa”. Immagino che i genitori del povero Elliott siano stati contentissimi una volta arrivata la bolletta! Io l’avrei fatta pagare all’extraterrestre, magari in carburante della sua astronave! Ammettiamolo però che il telefono è un arcaico e desueto strumento di infastidimento. Esistono filosofie metropolitane che individuano in questo marchingegno una delle innumerevoli piaghe d’Egitto. Leggenda vuole che una volta consegnato agli uomini Dio apparve tra le nubi e sorridendo abbia esclamato: “E mo’ so cazzi vostri”. Secondo me se l’era presa per la Torre di Babele o forse era ancora per la storia della mela. Si sa che l’ira divina è difficile da sbollire! Oppure era conscio che Il telefono avrebbe goduto di fortuna mirabile per diversi decenni divenendo a sua volta icona della contemporaneità novecentesca quando non addirittura divinità para-cristiana (ma su questo non ci sono dati certi). Presto però il povero telefono a rotella/bottoni verrà soppiantato da un strumento ancora più diabolico: “il cellulare”. In grado di fare di tutto, inviare SMS, MMS, bombe a mano, registrare, riprodurre in vitro DVD, DVX, dischi 33 giri, vibrare (per la gioia di molte donnine sole), scattare foto di giorno, di notte, al tramonto, all’alba, sott’acqua, sotto terra, sottozero, sottolapancalacapracampa e tre-metri sopra il cielo mentre ci si butta col bungee jumping!
Tutto! Tranne chiamare. E’ rimasto infatti inciso nel marmo il famoso motto “Ti chiamo in settimana” che è diventato sinonimo di “Addio!”. E mentre chiama mia zia rompiballe per sapere se il coefficiente familiare si applica alla Tarsie e se questa va dichiarata nel RED che non farà perchè non ha la pensione, io la saluto amichevolmente con una della frasi più abusate che esistono da quando hanno inventato il cellulare: “Aspetta che non c’è campo”!
Me ne resto così solo, ora, solo e ramingo, ma meno schizzato giro col cellulare spento in tasca, osservo la mia città sola, spoglia e molto più povera di cabine telefoniche. Ecco ma a questo punto mi sorge un interrogativo interrogato e mai risposto: “Se mancano le cabine telefoniche dove andrà mai a cambiarsi Superman?”

Nel frattempo aspettate
che parole si sfarinino
sotto il peso delle labbra
e smetta il chiasso.
Mondate le intenzioni,
sciorinando le ultime ingiurie,
un pesante e stretto laccio
all’ordine del petto.
Capirete di non saper usare
le frasi acuminate
a mo di taglienti coltelli
e tutti gli altri discorsi
saranno già scivolati oltre il tramonto
dove sonnecchia la notte.
Oggi moriranno gli amori disagiati,
cambieranno pelle ed ossa,
certi sensi non vibreranno
e l’affetto sembrerà un vuoto a rendere.
Rassegnatevi:
ad annusare i prodromi della tempesta
il respiro denso del pianto
a farvi cadere addosso tutto il resto
come scrostato intonaco,
senza le vaghe sembianze
di un’ottusa utopia
del sentirsi del tutto innocenti.

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“Ti ho insegnato cos’è il cioccolato fondente e ora tu lo mangi di nascosto”

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