Il viaggiatore notturno

Al limitare di due mondi


Proseguo la riflessione del post precedente, cercando di pensare cosa vuol dire per me sentirmi al limitare di due mondi… Credo che ognuno nasce con un proprio destino segnato forse nei geni, forse nelle stelle e per quanto attraversiamo ambienti differenti, nel corso degli anni, alla fine ci ritroviamo a ripercorrere strade analoghe: perché siamo quelli e quello è il nostro modo di essere e di vivere le cose. Le nostre scelte, anche quelle che possono sembrare più lontane, si possono far risalire a questo nostro destino Io credo di essere destinato ad essere elemento separatore di due insiemi, di due mondi. Sempre ai limiti: mi appartiene il vivere in un mondo pur sentendomi parte di un altro. L’essere considerato da una parte “l’ultimo di … “ e dall’altra parte “il primo di…”. Il più scemo di quelli che capiscono… il più intelligente di quelli che non capiscono… (ovviamente scemo e intelligente sono detti con ironia, soprattutto intelligente…) Mi sento, come il faro, sul limitare dei due mondi… la terra e il mare. Come il faro, sto sulla terra e servo al mare, sto sulla costa, che già di per se è limitare di due mondi, legato indissolubilmente al mare, ma piantato in terra…  cosi come negli studi, l’aver studiato l’unica materia scientifica che non è tecnica, al limite della scienza, pur essendoci radicata dentro.  Nel lavoro sono mi sono trovato a fare spesso il mediatore culturale tra la cultura tecnica e il mondo degli umani… tra ciò che si aspettano gli uomini e ciò che vogliono le macchine… Insomma sto tra il mare e la terra, un po di qua e un po di la, mai del tutto di la, mai del tutto di qua…