Occhiali

Occhiali

Chissà perché mi è venuta in mente questa canzone, una delle piu belle, dal punto di vista musicale, di Venditti. Pensavo alle Giulie, alle tante Giulia che hanno incrociato il loro cammino con il mio.

Quante Giulia intelligenti, che ci sapevano fare, che lottavano, che accarezzano la mente… hanno attraversato la mia vita e non sono riuscito a dirgli nulla…

quanti nomi che mi vengono in mente… quanti rimpianti mi porto dentro: preferisco ogni mio dolore per aver aperto troppo il mio cuore piuttosto che tutti i miei rimpianti per non aver detto nulla

quante Giulia… con gli occhi verdi e gli occhiali sul naso

Il segnalibro

Libro

Ci sono tanti tipi di segnalibri, come ci sono tanti tipi di libri e tanti tipi di storie. Ma il valore è sempre quello, ci permette di ritrovare il punto dove ci eravamo interrotti, magari bruscamente, per il sopraggiungere del sonno o di un evento imprevisto, una incomprensione, una distrazione, un capo … chissà che…

Ma il segnalibro è una promessa, la promessa di tornare, di riprendere il discorso, di riprendere il libro, di riprendere la storia…

Ecco io ho messo un segnalibro…

Prendersi cura

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Siamo portatori sani di un certo tipo di relazioni: si è così. Non è un caso che certi schemi si ripetano nel tempo. Certe relazioni, di cui siamo protagonisti, si ripetono. Cambiano gli attori ma noi recitiamo sempre la stessa parte. È come nel cinema: infondo siamo tutti “caratteristi” e siamo usati dal grande regista della vita per recitare lo stesso ruolo, anche se in film diversi.

Io sono quindi un certo tipo di “attore” e mi ritrovo spesso ad interpretare un certo tipo di ruolo. Sono uno portato a “dare”, al di la del fatto che ricevo o meno. Questa è la mia natura e non ne faccio un vanto, è solo un modo di essere che mi viene naturale. Non c’è merito in questo, ne demerito. Una volta che l’ho capito ci dovrebbe essere anche pace per me, accettazione di come sono: dovrei “accogliermi”. Ma non è facile: mi rimprovero per comportamenti che so bene portano spesso su binari morti o peggio mi fanno soffrire, ma so che non scelgo di comportarmi cosi, sono solo fatto in un certo modo

“Prendersi cura”, come fa quest’uomo nel quadro di Vettriano, pittore che, come spesso accade, accompagna i miei scritti. Prendersi cura vuol dire anche riparare dalle intemperie, del cuore come del tempo. Prendersi cura vuol dire ripararti quando ne hai bisogno, vuol dire essere presente e darti ascolto, con il cuore prima che con l’orecchio. Voler bene vuol dire soprattutto “accogliersi” per quello che si è… senza remore, senza attese di ricevere qualcosa in cambio… volersi bene deve andare oltre la reciprocità: non è uno scambio, è donare.

Ma questo funziona fino ad un certo punto… perché, se volessi essere poetico, direi non si vola con un’ala sola… ma non sono poeta e dico che il mio modo di sentire funziona fino ad un ceto punto… poi pure io mi fermo, rallento, ho bisogno. Se scavi un po’ la superficie dell’uomo sorridente e sempre pronto ad una parola di conforto o di scherzo, c’è un’anima che ha bisogno… bisogno di tante cose…soprattutto di una….

Mentre ti riparo con il mio ombrello, ho bisogno di chiudere gli occhi e sentirmi abbracciato…

p.s.  in un post che parla di cura…  non potevo non aggiungere questo capolavoro

Il bacio sulla bocca

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Partiamo come spesso accade da una immagine… una mia vecchia foto. Voglio condividere il senso, per me, del bacio, uno dei gesti erotici piu potenti e coinvolgenti. Non mi è mai capitato di baciare una donna a cui non volessi particolarmente e profondamente bene. C’è qualcosa nel bacio che è  coinvolgente oltre ogni limite: qualcosa di fisico e mentale assieme. Ognuno di noi ha un proprio spazio fisico di “intimità” in cui è difficile far entrare qualcuno. Non è solo uno spazio fisico, ma anche mentale. Un spazio intorno a noi, ai nostri pensieri, al nostro corpo, che difendiamo strenuamente.

È questo lo spazio che penetriamo mentre ci baciamo… entro in profondo contatto con l’altra persona, entro nella sua intimità. Il momento topico, fondamentale, decisivo è proprio quello immortalato in questa statua. L’attimo prima dell’incontro delle bocche. È un attimo, un secondo in cui ho la percezione che tutto può succedere e tutto succederà. Non so spiegarlo a parole, è un attimo: i visi si avvicinano, si piegano leggermente, sento distintamente il suo respiro, il calore delle sue labbra, il suo profumo. Ci avviciniamo e il tempo si ferma nella mia mente. in quell’istante in cui pregusto il suo sapore, so che sto entrando nel suo mondo interiore, intimo. Lo farò con delicatezza ma con passione. Deve sentirmi presente ma non ossessivo. Le labbra si dischiudono e il suo sapore entra in me, non solo nel mio corpo, ma nella mia mente, nel mio cuore… è un momento magico. Le bocche si fondono, creando il passaggio, cioè la relazione, che unirà i nostri corpi. Le lingue si cercano, si prendono, si fondono. Non è solo un entrare nel suo corpo ma anche nella sua mente, così come lei non entra solo nel mio corpo, ma dentro il mio essere… non siamo più due cose separate, non entra uno nel corpo dell’altra. Siamo una relazione di scambio in cui entrambi entrano ed entrambi accolgono.

Credo che baciarsi sia più intimo, in molti sensi, di fare l’amore. Perché per fare l’amore si può pure stare “distanti” in un certo senso… non si si deve per forza entrare nello “spazio vitale” dell’altro… si può fare addirittura senza guardarsi in viso, senza sentire il fiume di piacere che scorre tra noi…

Baciarsi richiede profonda vicinanza, prima emotiva che fisica…

Baciarsi è il gesto più erotico che conosco

Le parole scritte volano

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Le parole che scriviamo qui, come altrove, prendono il volo e diventano di chi le legge. Un po egoisticamente vorremmo che siano solo nostre oppure che ognuno dia loro il significato con cui sono uscite dalla nostra penna. Ma non è e non può essere così. Il bello di leggere è che facciamo nostre le sensazioni di chi scrive, le sue emozioni, le sue parole… Ognuno di noi leggendo una pagina la fa propria, si impossessa della situazione, del mondo di chi scrive e lo fa suo. Magari chi scrive ha immaginato una scena in un certo modo, con un certo colore; ha immaginato un personaggio in un certo modo e noi invece lo immaginiamo completamente diverso, perché ognuno filtra le parole secondo la propria esperienza, la propria sensibilità, il proprio gusto. È un bene o un male questo? Secondo me la libertà di chi ci legge è una cosa assolutamente potente e liberatoria… non siamo responsabili di ciò che viene immaginato… ognuno lo fa liberamente e senza condizionamenti, ne nostri ne di altri interpreti… e non sta a noi precisare, puntualizzare… non è giusto…. Lasciamo che ognuno immagini ciò che vuole… è bello cosi

Una gita al mare

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In una domenica pomeriggio calda ma per fortuna non afosa, decido di fare un giro al mare. Prendo lo scooter, so che sarà in giro un po lungo, ma sono abituato…c’è il richiamo di ricordi lontani… mi capita di tornare nei luoghi che mi ricordano persone, dove sono stato bene… c’è un ricordo lontano che mi spinge verso una zona particolare…

Inizio il giro, è lungo… passo per luoghi anonimi, mentre il mio pensiero vaga: guido senza fretta verso il mare… è come se con me viaggiassero le mille anime che compongono il mio puzzle. Sono in cerca di immagini fuori di me, di sole, di paesaggi aperti. Sono in cerca di ricordi dentro di me, di sensazioni che provo solo come ricordi e cerco di ricreare il contorno, come se questo potesse far tornare indietro il tempo. Cerco qualcosa che non è fuori di me… sta dentro di me. Sono come un esploratore che viaggia ma il vero viaggio è dentro di me.

Percorro i viali larghi dell’Eur, lo spazio si dilata e lo sguardo inizia a spaziare. Al bivio imbocco una strada che non è quella dei miei ricordi… inizia il lungo cammino nella pineta. Lo sguardo spazia, ho ricordi di bambino, in vespa con mio padre, sono lontani. Guardo la pineta, vorrei percorrere qualche strada laterale, inoltrarmi nel bosco… ma sarà per un’altra volta. È lunga la strada, so che dopo una collinetta vedrò il mare, ma la strada è lunga e mi da la possibilità di pensare. Ricordo persone, situazioni, emozioni… la paura e il desiderio, quante volte provate queste sensazioni insieme.

Ecco la collinetta, raggiungo l’apice, vedo il mare… arrivo alla rotonda, punto verso sud. Tanta gente attraversa la strada, ormai è l’ora di lasciare le spiagge. I colori sono quelli di abbronzature fin troppo forzate, l’odore delle creme abbronzanti, il verde della macchia mediterranea… nella mente scarto le immagini inevitabilmente brutte, tengo solo le immagini positive… Scorrono i paesini, i villaggi lungo la litoranea. Scendo verso sud e la mia mente si fa piu attenta. Immagino le vite di chi popola le villette in riva al mare, ma sto cercando altro… non ricordo più bene quel posto… ricordo la signorina che mi disse “credevo che rimanevate”….ricordo uno specchio…

Si forse era qui… proseguo…

Il senso della bellezza

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Conta la bellezza fisica? Conta l’aspetto? Questa domanda è emersa nel post precedente… e merita una riflessione a se stante. Anche qui partiamo da un’immagine, un quadro piuttosto famoso. Due amanti velati… non conta il loro viso, conta il loro bacio, che va addirittura al di la dello stesso contatto fisico…

Cosa è la bellezza per me?  Non voglio parlare della bellezza nell’arte o in generale, parlo dell’aspetto fisico in un rapporto personale. Conta? Allora per me la bellezza non è un valore primario ma è derivato. La cosa che conta di più, il valore primario, è il rapporto che si riesce a costruire. La complicità, la confidenza, la sintonia… sono le cose piu importanti. Se riesco a costruire queste cose con una persona, con una donna, poi l’aspetto fisico passa in secondo piano. Certo sarei ipocrita se dicessi che non ho i miei canoni astratti di bellezza, certo. Sarei falso se dicessi che in astratto mi piace qualunque cosa, che tutto va bene… ma guardando la mia storia mi rendo conto che la realtà mi dice altro, la mia storia mi racconta altro. So che ho dei canoni estetici ma che poi ho amato anche cose molto diverse… Per me, pensare “una donna mi piace” non vuol dire “mi piace il suo aspetto fisico”, prima di tutto vuol dire “mi fa stare bene”. E se mi fare stare bene, inevitabilmente mi piacerà il suo aspetto fisico. Se mi piace come parla, quello che dice e come lo dice, vuol dire che sto bene con lei… e se sto bene, mi piaceranno anche i suoi occhi, la sua bocca, le sue mani, il suo corpo…  se riesce a farmi stare bene, non sarà perché ha un viso o un corpo che rispettano certi canoni estetici… sarà perché il suo essere, tutto insieme, mi fa stare bene…

se una donna è bella, di una bellezza teorica, di apparenza…. Mi potrà piacere guardare una sua foto, un’immagine… magari ammirarla dal vivo da vicino… ma preferirò sempre una donna che mi faccia stare bene… magari con una bellezza diversa, tutta da scoprire…

Mi viene in mente una riflessione molto privata… molto personale…. Non vabbè non è il caso…

Il ritratto

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Parto come sempre da una immagine, questa volta da una fotografia di Helmut Newton, grande maestro della fotografia in bianco e nero. In particolare da un ritratto, quello di Stravinsky. Questa fotografia mi ha sempre affascinato perché nella sua semplicità descrive perfettamente un personaggio.

Questo mi dà lo spunto per riflettere sul senso del mio stare qui, sui suoi  motivi. Quello che cerco è un dialogo profondo che permetta di metterci a nudo. Non parlo di nudità di corpi, quella è una eventualità che non disprezzo ma non è il centro della questione. Il centro è lo scoprirsi per quello che si è realmente, con i nostri pensieri, le nostre emozioni, le sensazioni… tutto il nostro mondo interiore che spesso fatica ad uscire nel mondo “reale”… Questo posto infondo, nel limite della sua virtualità, può aprire scenari di condivisione, di apertura, rari da vivere altrove.

Tutto questo per arrivare a dipingere, insieme agli altri, ad ogni singolo, un ritratto di noi stessi, del nostro essere profondo, di quello che siamo e che vorremmo essere, senza i condizionamenti esterni ed esteriori…

Un ritratto essenziale ma vero, cosi come è questa bellissima foto

La porta del desiderio

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Uso questa particolare immagine di un pittore che sfrutto spesso per accompagnare queste parole… sono molti i suoi quadri con immagini che si possono definire anche erotiche.

Parto da questa per affrontare un aspetto del mio mondo interiore che raramente ho condiviso e lo voglio fare proprio partendo da una immagine che mi affascina.

Una cosa che trovo sempre affascinante, che mi piace moltissimo, è rilassarmi del tutto, lasciarmi andare in un contesto di totale abbandono… in cui la nudità diventa del tutto naturale, in cui i piaceri, come quello dal bagno caldo, del buon vino, della nudità, si mischiano e creano quell’atmosfera in cui tutto è possibile, in cui i corpi si cercano, sciogliendo le tensioni e avvicinandosi ad una fusione fatta di gesti, immagini evocate, sguardi, carezze…

Immagino questa scena, tra un uomo e una donna non più giovanissimi. È sera, lei fa un bagno caldo, fuma, si rilassa del tutto con un bicchiere di spumante, si inebria di bollicine… lui è davanti a lei, la guarda nella sua nudità. Non conta che il corpo sia statuario o meno, conta il rapporto che si crea. È complicità, distensione: si guardano, si parlano, si sciolgono le tensioni di una giornata… i toni si fanno bassi, le parole diventano sempre più intime… fra un po lei uscirà dalla vasca, magari dopo un altro bicchiere… o magari entrerà pure lui… e quando usciranno i corpi bagnati si stringeranno in un bacio in cui le bocche saranno le porte dove passerà il desiderio ….

 

La finestra sul cortile

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La finestra sul cortile oltre ad essere un bel film, è una riflessione che mi ronza in testa da quando ho fatto questa foto, dal mio ufficio…

Mi hanno sempre affascinato le finestre, le persiane, quei muri romani che sanno di antico….

Mi piacciono le finestre aperte che sono un simbolo di apertura di occhi e di cuore….

Tenere la finestra aperta è mettersi in contatto con il mondo: guardare ciò che c’è fuori e lasciare che la luce enti dentro di noi… non chiudersi al buio delle proprie ombre, dove il poter solo sentire le voci del mondo esterno ci restituisce una immagine distorta. Guardiamo fuori dalla finestra, lasciamo che il sole ci inondi. Guardiamo non solo il cortile di casa nostra, del nostro vicinato, del nostro quartiere, della nostra città…guardiamo oltre, oltre i confini dei nostri pensieri, delle nostre convenzioni, delle nostre abitudini, guardiamo oltre… in cerca della bellezza che brilla la fuori