Le regole di Casalino, ovvero come trasformare l’ovvio in scoop

Quello che vi frega è la posizione, rigida, inamovibile, marmorea, schematica. Una noia di posizione insomma. Vostra moglie vi avrebbe già lasciati per andarsene con il primo zozzone errabondo con un minimo di apertura sul mondo. Direte, che c’entra mia moglie con Casalino? Una mazza, o quasi, ma procediamo con ordine. La storia recente dell’aula di Montecitorio o Madama, non ricordo esattamente, narra di una distrazione imperdonabile: qualcuno lasciava incustoditi gli appunti con le direttive sulle interviste per i parlamentari del 5 Stelle, decisi dal suo responsabile della comunicazione, Roccuccio Casalino. Ed è subito scoop. Ed è subito scandalo. Ed è subito dittatura. Ed è subito “Pecoroni!”. Ora, facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa minchia c’è dietro quegli appunti. C’è, per esempio, che un responsabile della comunicazione, finanche il brutto Casalino (perché è brutto, è pure rifatto, madonna quanto è insopportabile), ha un lavoro da svolgere, e, per giustificare il suo stipendio, deve necessariamente portare risultati, un po’ come Allegri o Gattuso: senza risultati, niente pagnotta. I risultati di un responsabile della comunicazione, per tradurla veloce veloce, sono i consensi. Ovvero, organizzare tutta la comunicazione possibile (blog, interviste, uffici stampa, motti, slogan, personaggi tv, registro linguistico, scegliere su quali piattaforme social intervenire, fare la cernita dei giornali amici o nemici, tutte ‘ste cagate qua insomma) in modo coerente e finalizzarla al consenso. Il bruto Casalino, che è cesso, ma non stupido, questa cosa qui la sa, ma soprattutto sa una cosa: non vuole che il suo partito, quello che gli paga la pagnotta a fine mese, faccia la fine del PD, dove l’incoerenza regnava sovrana, le correnti di pensiero erano molteplici e fantasiose (mi dovete spiegare come cazzo si fa a pensarla in 100 modi diversi nello stesso partito. Ah già, il PD non ha ideologia, quasi dimenticavo) e la risultante dei contrasti intestini ha portato prima un indiscusso genio del supermercato a diventare leader, poi a perdere talmente tanto consenso, ché gli unici ancora a votarlo sono i tesserati, e manco tutti. Quindi il Casalino pensiero è il seguente, ridotto ai minimi termini: voi, giovani, inesperti, cacchioni amorevoli parlamentari miei, non distruggerete il mio 32% dicendo le prime stronzate che vi passano per la testa davanti ad una telecamera, immaginandovi come i nuovi Craxi; ergo, queste sono le regole, questo è ciò che potete dire per non perdere consenso elettorale.
Il Casalino rifatto, in buona sostanza, ha fatto al meglio quello per cui viene pagato: studiare una strategia comunicativa e applicarla, avvalendosi del suo esercito. Un’ovvietà diventata motivo di indignazione (falsissima indignazione) per chi, come quelli del PD, pensa di poter dire e fare il cacchio che gli pare in nome di una presunta democrazia. Un po’ come se Allegri schierasse Dybala in campo e gli dicesse “Senti Paulo, gioca un po’ dove cazzo vuoi”. Voglio dire, già con gli schemi ‘sta maledetta Champions non la vinciamo, figuriamoci senza.
Vostro freddo e distaccato, Zoccoloduro