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Post N° 254


A Mai Ceu gli ascari stettero fermi.....www.benitomussoliniforum.com.....Avevano sommato al loro carattere che è fondato su una misura incredibilmente esatta del diritto e del dovere ,quanto dire sulla più rigorosa interpretazione della giustizia, l'orgoglio di portare l'uniforme.Un uomo senza uniforme, per l'ascari è un essere trascurabile o, almeno, un tenente in borghese. L'uniforme gli ricorda continuamente il dovere di ammazzare il nemico, di non mollare la posizione.La guerra è ridotta ai termini più semplici per un ascari: restare o sgabbare (fuggire). Chi resta è buon combattente, chi scappa è una femmina, tutto qui. Dopo l'Amba Aradam il massimo elogio che meritarono gli alpini fu quello degli ascari: «Albini stare fermi, nemico sgabbare ». Tutto sommato è una sintesi assai felice del combattimento. A Mai Ceu gli ascari di quel meraviglioso x battaglione, stettero fermi. E morirono tutti accanto alle mitragliatrici.Nei primi tempi di questa guerra etiopica la propaganda di Addis Abeba tentava di far leva sullo spirito religioso degli ascari copti cercando di diffondere la notizia che l'Italia avrebbe mandato avanti contro i fratelli » scioani soltanto truppa di colore. E per certo momento in piccola parte la propaganda ebbe qualche effetto. Nei battaglioni eritrei circolava qualche senso diffidente. I soldati neri volevano vedere come si battevano gli italiani.Dall'Aradam al Tembien, allo Sciré all'Ascianghi quelle masse di combattenti, a sera, dinanzi al fuocherello del tè si raccontavano ciò che avevano appreso ti combattimenti sostenuti dai soldati bianchi.
I ricordi di Adua 1896, riportati dai più vecchi ai più giovani trovavano conferma. Gli ufficiali dei battaglioni eritrei davano quotidianamente la prova di che valesse un bianco. La grande percentuale di ufficiali caduti alla testa delle loro formazioni indigene conferma quella imperiosa necessità imposta da fattori psicologici di fondamentale importanza di mostrare prima di tutto alle truppe eritree il valore dei soldati che conquistavano il suolo abissino. Più che per l'ufficiale comandante il reparto bianco, per quello chiamato alla testa di ascari, il pericolo non ha da esistere, nemmeno come ipotesi. Nelle più intense e rabbiose piogge di pallottole egli ha da conservare il suo posto, a cavallo del muletto, eretto e indifferente, esposto per il primo alla morte, e per di più guardare negli occhi ad uno ad uno i suoi uomini, dominarli e condurli ,indirizzarli e muoverli con un gesto del suo frustino. La vita dell'ufficiale non conta, conta il tenere la posizione, ricacciare il nemico ,sbaragliarlo. Conta sapere custodire la vita degli ascari ,risparmiando le perdite, indicando dall'alto della sua sella i nascondigli adatti, interpretando il terreno del combattimento per manovrarvi gli uomini come pedine, in un giuoco lucidissimo, che il soldato nero capisce e segue con una meticolosa obbedienza, poiché sa perfettamente che dalla sua obbedienza dipende anche la sua vita. Questo dono incondizionato che l'ascari fa della sua esistenza nelle mani dell'ufficiale si traduce in quella espressione tipica, cento volte ripetuta dai gregari: “Tu stare mio padre e mia madre “. All'ufficiale l'ascari confida le sue pene di cuore, i suoi progetti, il suo danaro risparmiato, le sue intenzioni, i suoi ricordi, le sue speranze. L'ufficiale diventa così una specie di sacerdote di quei combattenti, ha una legge alla quale l'ascari obbedisce ciecamente. Ma guai se nel giudizio suo egli s'avvede di aver riposto la sua fiducia in un capo che commette ingiustizia. L'ascari ha un modo speciale di disapprovare il suo ufficiale: fa l'abiet. Al momento del saluto alla bandiera presenta le armi. Al pied'arm non obbedisce. Rimane impalato il fucile proteso secondo il regolamento, immobile, muto. S'intende allora che v'è qualcosa che non va. è stata commessa una ingiustizia, è stata inflitta una punizione sbagliata. Siccome il senso della solidarietà è unanime così nella protesta come nell’approvazione ( dopo una punizione manuale che si applica presente l’intera formazione indigena, il punito e i suoi camerati gridano “harrai” ,”va bene”; un abiet denuncia uno stato d’animo pericoloso. Quasi sempre l’ascari non sbaglia quando protesta.....