Liberamente

ESP III


 Gli investigatori rintracciano Jeroen Bos, ex-collaborazionista il quale, oltre ad aver reso testimonianza alla polizia, pare avesse anche spedito una lettera anonima in cui accusava dell’omicidio il giovane droghiere Karl Olthoff. Croiset, sentendo che l’ambiguo individuo cerca — a distanza di trent’anni — di nuocere ancora a qualcuno, mette la polizia sulle tracce di Olthoff; l’uomo, oggi fotografo d’arte, nega inizialmente ogni coinvolgimento nella vicenda, poi afferma di aver fatto parte di un gruppo partigiano da cui ha avuto l’incarico di eliminare l’ufficiale. Tale versione dei fatti, benché accettata dalla polizia — che ha fretta di chiudere un caso oltretutto caduto in prescrizione —, non convince tuttavia Croiset. Egli, qualche tempo dopo, incontra Olthoff — vedovo di Benedict, la ragazza bionda della ‘visione’ — e la figlia Guglielmina, ricostruendo con loro esattamente l’uccisione dell’ufficiale nazista: Olthoff era fidanzato con Benedict, ma di lei si era invaghito l’ufficiale tedesco che, sorpresala nei pressi del laghetto, aveva tentato di usarle violenza; era sopraggiunto il padre della ragazza e, nella colluttazione che ne era seguita — cui aveva assistito anche Jeroen Bos — quest’ultima aveva colpito il militare con il martello; il tedesco non era però morto per il colpo infertogli dalla ragazza, bensì ucciso dal padre di lei con la pistola dello stesso ufficiale, su istigazione di Bos. Il giovane droghiere era dunque innocente: Bos — le cui odiose attività di ladro e collaborazionista Olthoff ben conosceva — lo aveva ingiustamente accusato intendendo così sbarazzarsi di lui. Croiset, che aveva intuito la verità già tempo prima, afferma di averla taciuta per timore di nuocere a un uomo che si era visto costretto all’assassinio per salvare persone a lui care; solo dopo aver appreso che il padre di Benedict è morto da tempo si è deciso a rivelare alla polizia tutti i dettagli dell’intricata vicenda.