Liberamente

La baronessa di Carini IV (fine)


La relazione amorosa che Luca intrattiene con la baronessa ha ormai travalicato i limiti della discrezione raccomandatagli da don Ippolito. Durante una cena a palazzo d’Agrò, il barone organizza per il mattino seguente una visita al castello di Carini, cui partecipano lo stesso don Mariano, la baronessa, Luca e Cristina. Durante l’escursione i quattro raggiungono il punto in cui tre secoli prima fu assassinata la baronessa, contrassegnato dalla famosa impronta sulla parete. Sorta una controversia tra il barone e Luca circa la dinamica dell’avvenimento (a detta di don Mariano l’amante della baronessa riuscì a fuggire, secondo Luca invece il Vernagallo fu anch’egli ucciso), il nobiluomo illustra la propria tesi costringendo la moglie a inscenare con lui l’antico assassinio: impaurita dalla spada estratta dal marito, la giovane si tradisce invocando il nome di Luca. In seguito Luca apprende da Ignazio Buttera (suo carceriere quando i Beati Paoli lo avevano rapito) della morte di Giuseppe, e i due si accordano per vendicare l’amico e sopprimere la setta. Enzo Santelia si presenta sotto falso nome a palazzo d’Agrò, e vi incontra Luca; il barone, ascoltando di nascosto i loro discorsi, apprende dell’incarico governativo di Corbara. Luca, dietro suggerimento di don Ippolito, inizia a sospettare che Enzo Santelia sia in realtà Domenico Galeani, il figlio illegittimo del barone tornato a reclamare i suoi diritti. Luca legge l’atto con cui il barone riconosce Domenico, lasciato in vista a bella posta da don Mariano, che conta di servirsi di lui per sbarazzarsi sia del figlio che dei Beati Paoli; incontratosi con Laura, Luca la mette al corrente di tutto, anche del suo incarico di ispettore governativo. Il piano di Luca, d’accordo col principe di Castelnuovo, viene attuato; presentatosi in incognito alla riunione dei Beati Paoli a Palermo, Corbara smaschera e fa arrestare dalle truppe governative il capobanda, che si rivela essere Enzo Santelia — ovvero Domenico Galeani —, e l’intera setta (di cui fa parte anche il dottor La Xiura, medico dei baroni d’Agrò): evento di cui don Mariano non manca di rallegrarsi. Tornato a Carini, Luca si mostra freddo con Laura, che sospetta esser d’accordo col marito nel tramare ai suoi danni; caldamente invitato da don Ippolito a troncare ogni rapporto con donna Laura, Luca ammette infine di essere un discendente di Ludovico Vernagallo — l’amante della baronessa del ’500, ucciso e derubato delle proprietà — e di essere intenzionato a riprendersi ciò che gli spetta: il feudo di ‘Daina Sturi’. Convocato d’urgenza a palazzo d’Agrò per un grave malore della baronessa, Luca, pur messo in guardia dal lungimirante don Ippolito, accorre. Trovando Laura in perfetta salute, Luca la accusa di averlo attirato in una trappola, mostrandole come prova le lettere anonime — scritte da mano femminile — da lui ricevute. Laura, sconvolta dalle accuse, riconosce le lettere come di pugno di Cristina, che ha scoperto essere l’amante di don Mariano. I due iniziano quindi a temere di essere le prossime vittime degli intrighi del barone. Ma è troppo tardi, è ormai il 4 aprile, e come don Ippolito aveva previsto con largo anticipo, il presagio di morte evocato dall’antica ballata finisce per avverarsi: Laura è assassinata, e stessa sorte tocca a Luca, pugnalato da Rosario. I corpi dei due sfortunati amanti, per ordine di don Mariano, sono infine adagiati sul letto, come quelli dei loro antenati tre secoli prima.