...Caterina...

Affittasi!


 Ricordo, cheda piccola, vivevamo stipati in una casa di quasi ottanta metri  quadrati, quello che oggi definiremmo trefamiglie. In realtà era la mia famiglia, leggermente estesa, poiché con noi stavano sia i nonni paterni sia quelli materni. Per me era normale, nessuno dei miei amici aveva la “sua cameretta”, per sala giochi avevamo la strada. I miei vicini di casa, non avevano nonni al seguito, però potevano concedersi il lusso d’affittare una stanza.Ci misi un po’ di tempo a capire che la signorina Maria non faceva parte della famiglia dei miei vicini, ma aveva preso in locazione quella stanza, cioè dava un compenso a proprietari della casa, per avere il diritto d’occuparla, dunque viveva in affitto. I grandi avevano uno strano modo di ragionare, la loro logica talvolta mi sfuggiva.  Oggi,apprendo che si può affittare, oserei dire noleggiare trattandosi di un bene mobile, anche un utero! “Una cosa produttiva”, e l’affittuario dietro pagamento di un canone ha il diritto di curare, o forse il dovere, la gestione della cosa in conformità alla sua destinazione economica e all'interesse della produzione (art. 1615 c.c.). Pare brutto buttarla così, ma com’altro si potrebbe definirla una situazione del genere?  Pare male parlarne adesso che l’ha fatto Nichi,rischiamo d’essere tacciati d’omofobia!  Una parte del nostro corpo, può essere affittata? Oggi, un corpo, il nostro, quello di noi donne, può essere considerato “cosa produttiva”, affittato, ceduto a chi ha più di noi in termini economici, ma è tanto misero da volerci usare come incubatrice di quello che questa vile vita non gli ha voluto concedere! Sì, proviamo a buttarla così, in prima persona, perché l’America, l’India o altri paesi, dove questa pratica è diffusa, son troppo distanti. Quelle donne non hanno volto, non c’è familiare il battito del loro cuore, pur essendo simile al nostro, il loro utero è grande e generoso, tanto da poter accogliere i figli altrui, mentre il nostro utero è “nostro”e lo gestiamo ciascuna a proprio piacimento, perché noi non siamo macchine per sfornare figli, ben altra cosa è la donna! E’ diritto di tutti, essere genitori, va dase, è inutile discuterne con chi pur avendo tutto, mendica la gioia di tenere stretto tra le braccia un pargolo, magari alto, bello, potenzialmente intelligente,di razza pura da poter esibire con orgoglio e soprattutto capace di sopperire all’onere dell’ingente eredità, che altrimenti rischierebbe d’andare persa. Perché mi pare chiaro che chi si può permettere d’affittare un utero, e tutto quello che vi è intorno, non ha una coscienza ma un conto in banca, anche se pare che si stiano attivando alla rateizzazione dei costi, elevati ma giustificabili. Suvvia, perdonatemi se vi ho tediato, ma vorrei tanto ritornare nella mia casetta, al tempo in cui l’arrivo del mio secondo fratello, fu un evento felice, non pianificato, anzi a detta dei miei genitori, del tutto inatteso!