8 marzo

Uomini e donne: siamo destinati all'incomunicabilità?


E' evidente a chiunque che ci sono delle difficoltà di comunicazione tra uomini e donne. Ma che ci possano essere delle difficoltà non significa che queste non siano superabili, anzi, arrivare alla (ri)conciliazione di ciò che in origine è dentro se stessi è la conquista più elevata e soddisfacente che si possa ottenere. Lungi dall'averla raggiunta una volta per tutte, va costantemente ridefinita e portata a livelli sempre superiori. L'uomo si sente ferito nel momento in cui il suo ordine, il suo equilibrio, la sua razionalità vengono intaccati. Si arriva a percepire una vera e propria sconfitta. La donna, d'altro canto, vive l'apice del suo equilibrio quando sente di potersi espandere, quando si percepisce in fase di evoluzione, di crescita, quando avverte che i limiti possono essere infranti, che l'ordine può essere sovvertito. Lo scontro tra uomo e donna, o meglio tra energia maschile e femminile, avviene nel momento in cui il desiderio dell'ordine, dei confini, cozza contro il loro superamento, con il passaggio attraverso il disordine, lo smarrimento, l'incertezza, la confusione. Da qui le rispettive diverse esigenze: per un uomo esserci significa sostegno, indipendente da quale strada si sta intraprendendo; per una donna coincide con ascolto, comprensione, senza ricevere una soluzione netta e definita come è spesso tipicamente maschile. Mentre la donna non teme il disordine, lo scompiglio, il continuo ricominciare da capo, la riflessione, l'analisi delle problematiche, l'uomo è costantemente orientato verso il fare, il mettere a posto. Proietta, in tal modo, verso l'esterno il suo desiderio di pulizia, di equilibrio statico che, per forza di cose, viene costantemente turbato. Confrontarsi, comunicare, dialogare non significa rinunciare alla propria posizione, addentrarsi nel territorio dell'altro fino a smarrirsi, abdicando a se stessi e al proprio credo. Al contrario, implica un profondo radicamento, una solida definizione dei propri confini che nella loro capacità di filtrare, sono in grado di realizzare uno scambio che consente l'acquisizione di elementi ad alto valore evolutivo. La donna si sente ferita nel momento in cui si scontra con il 'non ti capisco' tipicamente maschile. La modalità femminile difficilmente può essere colta tramite la razionalità, perché focalizzata maggiormente sull'emozione, l'intuito. Le donne raramente cercano risposte definite una volta per tutte, soluzioni, vie di fuga ai loro dilemmi. Così come esse esplicano una capacità di restare nell'ascolto, tollerando la confusione, l'incertezza, il chiaroscuro, come il cuore e non la ragione suggerisce, vorrebbero dall'uomo un simile trattamento. Se l'uomo non ha coltivato il suo lato femminile non può fare altrettanto. Ma prima ancora di questo è la donna a dover sviluppare questa profonda forma di ascolto e di comprensione verso se stessa: solo così si può essere spontaneamente orientate verso uomini con simili capacità. Il vero coraggio delle donne è costruire quella solidità che consenta loro di permanere con sicurezza, determinazione e fiducia nel territorio del non ben definito, senza alcun timore. Spesso questa vastità interna genera timore, scompiglio: la vera paura è quella delle proprie potenzialità, ancor più che dei propri limiti. Dove andrò a finire? Di cosa sarò capace? Questi sono gli interrogativi che più o meno consciamente aleggiano nel profondo. Finché uomini e donne non si saranno (ri)appropriati del loro potere, quando smetteranno di dubitare di esso, ma soprattutto solo quando è stato possibile realizzare una riconciliazione interna tra le due essenze, sarà possibile un reale confronto che tenga conto della differenza, dell'irriducibilità e dell'enorme valore che le differenze e la loro complementarietà comportano. Per poter realmente condividere se stessi si deve avere qualcosa dentro da trasmettere, altrimenti si resta sempre dei bisognosi in attesa di nutrimento.Si deve aver imparato a camminare sulle proprie gambe, in caso contrario si è sempre uno zoppo che si appoggia ad un altro zoppo.