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Com’è facile morire. Affacciarsi al balcone del sesto piano di un’anonima abitazione del centro. Sfiorare la ringhiera troppo bassa per fornire un qualche tipo di protezione. Il cielo stellato è un pallido ricordo nella fresca serata di una Milano che ormai da decine d’anni ha dimenticato com’è fatto.
Guardare giù.
Venti metri sotto la pavimentazione è uno strano mix di grigi in forma quadrangolare, uniforme, sembra infinita, ma naturalmente è circondata da altri tre palazzi che ne fanno una piccola piazza, centro del nulla più assoluto. Basterebbe veramente poco. Un passo in più… una piccola spinta. Il confine che separa le due vite a cui tutti siamo destinati a volte è più visibile di altre. La prima vita, quella materiale, quella della sopravvivenza, dell’istinto di conservazione, dei terreni sentimenti, dei cinque sensi, quella vita è facile da osservare, da assaggiare, da amare o da odiare… la seconda vita invece è un’altra cosa. Ogni religione si affanna a decidere per noi come debba essere e cosa dobbiamo fare per meritarcene una appagante. Per quelli poi che non hanno la fortuna di possedere una qualche fede o non esiste o è la più grande incognita dopo le donne (o i maschi, viva la par condicio)… Personalmente faccio parte di quest’ultima categoria e stasera per una infinitesima frazione di secondo, su quel balcone, mi sono domandato: “cosa accadrebbe se ora mi lasciassi andare?”. Un pensiero molesto. Creato ed eliminato subito dopo dalla mia mente non senza però lasciar traccia di se nella mia memoria. Non ho potuto far finta che non sia mai nato. Mi ha lasciato uno strano sapore in bocca. Come una pietanza che sembra dolce all’inizio, poi incontra la parte della lingua capace di riconoscere il sapore amaro poco prima di ingoiarla. Dicono che i veleni siano amari perchè quando ci accorgiamo di loro è troppo tardi per sputarli via…
Le note di un pianoforte (“Broken Promise” dei Placebo) fanno da tappeto musicale a queste frasi che scrivo senza conoscerne il reale significato… Ora credo che andrò a dormire, forse è meglio per oggi.
A presto.
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