Gli dei relativi

Celtica..


“A dire il vero, a chi mi avesse interrogato avrei potuto rispondere che ella racchiudeva anche altre cose ed esisteva in altro tempo. Ma poiché quello che avrei ricordato mi sarebbe stato offerto soltanto dalla memoria volontaria, la memoria dell’intelligenza, e poiché le notizie che essa dà sul passato non ne serbano nulla, non avrei mai avuto voglia di pensare a quella parte restante di lei. Tutto in verità di lei era morto per me.Morto per sempre? Forse..Il caso, purtroppo, ha un grande potere su tutte queste cose, e un secondo caso, quello della morte (della morte fisica), spesso non ci permette d’attendere a lungo i favori del destino.Mi sembra molto affascinante la credenza celtica secondo cui le anime di coloro che abbiamo perduto sono prigioniere entro qualche essere inferiore, una bestia, un vegetale, una cosa inanimata; perdute di fatto per noi sino al giorno (che per molti neppure giunge mai), in cui ci troviamo a passare davanti all’albero, al ruscello, al fiore, che veniamo in possesso dell’oggetto che le tiene prigioniere..Esse allora trasalgono, ci chiamano ed appena le abbiamo riconosciute, l’incantesimo è rotto. Liberate da noi, hanno vinto la morte e ritornano a vivere con noi.Così è per il nostro passato. E’ inutile cercare di rievocarlo, tutti gli sforzi della nostra (per quanto acuta) intelligenza sono vani.Esso si nasconde al di fuori di qualunque dimensione, al di fuori del raggio di azione in qualche oggetto materiale (o almeno nella sensazione che ci verrebbe data da quest’oggetto materiale) che noi non supponiamo, non potremo e non potremmo mai supporre…”