Gli dei relativi

Dopo l'aleph


..disteso nel buio di una cantina, con la paura di finire colà i suoi giorni, ucciso magari da un folle; e, nello stesso tempo, vedere questo timore spento e deriso dalla curiosità ineffabile e fanciullesca quasi di vedere, di sapere, di soddisfare l’inestinguibile sete di conoscenza che eviscera dalla vera anima di quell’uomo.. ..emozione è in me, commozione quasi. Se fossi nato donna penso che avrei amato quella mente di amore eterno, inestinguibile ed assolutamente senza riserve e senza rivali. No, non mi sarebbe importato delle centinaia di Bèatriz Viterbo, delle Emma Zunz o delle Ulrica , né di tutte le donne a cui quella mente avesse pensato per un attimo, per una vita, o per infinite vite, no. Il concetto religioso o ateo di gelosia non avrebbe inquinato (non lo avrei permesso) questo sentimento ed ammirazione e venerazione così grandi, così totali..e non mi sarebbe nemmeno importato molto conoscerlo direttamente, in fondo. Non sarebbe stato questo ciò che avrei cercato di lui, in lui. L’aleph in fondo è uno spunto, un’antenna, un pazzo aquilone che volteggia nel vento cristallino ed immateriale del genio, della musicalità del verbo, della inimitabile miscela di verità e surreale. Uno schiaffo in pieno volto, affibbiato da un sardonico giullare, a chi spegne i propri giorni a filosofeggiare sulla finitezza dell’intelletto, sull’infima condanna di questa (ahimè troppo, troppo posseduta) vita terrena a rivoltarsi sempre nei soliti, paludosi concetti delimitati da pareti dialettiche, convenzionali, gravitazionali, ma comunque buffamente delimitati. Egli celebra invece l’infinito, l’eterno, il totale, con la leggerezza di una libellula che sposa le ninfee, ma che subito abbandona, in un tempo che definire istante sembra già troppo lungo. E’ uno dei pochi, rarissimi esempi di trasfusione del fluido pensiero in parola senza mai (mai) che la grafìa pietrifichi il liquido magico di ciò che è a monte della penna, a monte della mano che la guida: il fluido pensiero viene spontaneamente generato, e giammai si perde nel momento in cui diventa parole su una carta chiara..ditemi chi, oltre a lui ed a pochi eletti, ci è riuscito, ci riesce. ..e poi, paradossalmente, una volta rivolto l’osanna al Tutto che avviene in un istante (ed in quell’istante ovviamente viene negato), all’anelata percezione di un infinito vasto tre centimetri, con la limpidezza di un vero eretico, è capacissimo di sfregiare l’immortalità del tutto, (dello stesso aleph quindi) e relegare la condizione di totalità ed onnipotenza (non ad anelate estatiche condizioni ma) ad eterne condanne, a spade fatali, pendenti su capi chini che altro non desiderano se non l’espiazione nella finitezza dell’io, condannato dallo stesso dio fittizio a non morire mai.. ..io non so se la casa di via Garay esisteva, esiste e non lo vorrò mai sapere: è talmente irrilevante rispetto alla poesia di cui essa è permeata, che pormi la domanda sarebbe commettere di nuovo l’errore, che facevo spesso da bambino, di guardare la luna per lunghi attimi e di essere certo che, prima o poi, sarebbe passata in controluce la nave di Peter Pan, e di rimanere deluso allorché essa, non comparendo, cominciava ad insinuare dentro di me la sensazione e il dubbio che la magia della sua favola e del suo sorriso si sarebbero perduti per sempre..o che addirittura non fossero mai esistiti..