Gli dei relativi

..piccolo elogio buffo a Coleridge..


..così paragona le foglie, e gli stessi alberi di un giardino ad animali prigionieri di un colore, il bianco marmo alla luce della luna pietrificata, l’aureo metallo al fuoco solidificato e la infinita notte ad una immensa nuvola, più vasta del mondo, oppure ad un invisibile mostro fatto di silenzio e di bocche. Avrebbe potuto essere chiunque: un sognatore, un poeta eccelso, un semidio, ma, coraggiosamente, optò per l’infelicità dell’io, o almeno finse di averla trovata. Fu anche un uomo segreto, che “sentiva” l’orrore ed allo stesso tempo la meraviglia delle cose, nelle cose. Ciò forse vi sorprenderà, ma è la sua stessa anima che lo testimonia. Arguì che la lava infuocata con cui concatenazioni particolari di suoni e di linguaggi letteralmente fondono ed incantano ghiacciai di anime sterili, costituisce la fede primaria ed il buon senso della sua poesia, un po’ come arrivare a concepire quanto sia bizzarro un universo, ed a quanto, con magia spontanea, una chiave dalla forma di un fiore si adatta perfettamente alla serratura della forma del suo non-fiore... ...vengono celebrate così battaglie tra dèmoni tentatori ed elfi stilizzati, tra eretici sotterranei e papi scomunicati, in una unione reale, ma anche fantastica e mistica se volete, in un genere letterario che è il più artificiale di tutti, in quanto troppo, troppo simile ad un pazzo gioco.. ..ed il fatto che egli, prima di essere padrone di una penna, fu umile servo di un pennello, spiega ed illumina il perché la sua opera è incantevolmente “visiva”. La letteratura, penso, sia una delle tantissime forme di felicità; e forse nessun autore mi ha inconsapevolmente regalato tanti momenti felici. Non che condivida la sua teoretica, come non condivido quella che ispirò l’Alighieri, ma arrivo a comprendere che entrambe furono fondamentali per la pura contemplazione dell’animo umano..