ROMA (Reuters) - Le indagini proseguono con "scrupolo", ha detto oggi il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi a proposito degli interrogatori di Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo del Papa arrestato nell'ambito dell'inchiesta sui documenti riservati trafugati, i cosiddetti Vatileak.
Quello dello scrupolo sta diventando un leit motiv del Vaticano impegnato su più fronti, anche dal punto di vista giudiziario. Venerdì a tarda sera è uscita una nota dai toni insolitamente duri riguardo l'inchiesta della procura di Napoli che ha portato alle perquisizioni di casa e ufficio dell'ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi ed alle successive voci di sequestro di documenti riguardanti la sua attivit alla banca vaticana e sulla sua rimozione.
La nota afferma che è riposta "nell'autorit giudiziaria italiana la massima fiducia che le prerogative sovrane riconosciute alla Santa Sede dall'ordinamento internazionale siano adeguatamente vagliate e rispettate. La Santa Sede - si legge ancora - conferma inoltre la sua piena fiducia nelle persone che dedicano la loro opera con impegno e professionalit all'Istituto per le Opere di Religione e sta esaminando con la massima cura l'eventuale lesivit delle circostanze, nei confronti dei diritti propri e dei suoi organi".
In pratica il Vaticano ha sollevato il tema della giurisdizione sull'attivit di Gotti Tedeschi in quanto presidente dello Ior ricordando che non può appartenere a una procura italiana, così come gi sottolineato dalla Reuters in un articolo di mercoledì 6 giugno.
Davanti a una nota tanto dura, la mattina successiva, sabato 9 giugno, la procura di Roma ha dovuto smentire tutte le indiscrezioni che erano state pubblicate dalla perquisizione in poi sui giornali circa i contenuti delle carte "sequestrate": "E' completamente destituita di qualsiasi fondamento la notizia pubblicata oggi da un quotidiano romano che questo Ufficio abbia sequestrato o comunque acquisito 'cinquanta faldoni di documenti' nei confronti di Ettore Gotti Tedeschi", si legge in una dichiarazione affidata a un comunicato stampa dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone.
La dichiarazione prosegue affermando che "pertanto è ugualmente priva di fondamento la notizia che sia stata data delega alla Guardia di finanza per 'indagare sul contenuto' di tali documenti".
Come scritto da Reuters, la perquisizione ordinata dalla procura di Napoli nell'abitazione e nell'ufficio di Gotti Tedeschi è stata resa possibile dal fatto che il banchiere non è più presidente dello Ior mentre, in base a una sentenza della Cassazione del 1987 confermata dalla Corte costituzionale nel 1988, potrebbe comunque essere sollevata la questione di giurisdizione sui documenti riguardanti la sua attivit fra il settembre 2009 e il 24 maggio scorso quale presidente dello Ior.
La partita tra Vaticano e procure italiane si è arricchita poi di nuovi elementi. Ieri il Corriere della sera ha pubblicato la prima intervista a Paolo Cipriani, direttore generale dello Ior dal giugno 2007.
Cipriani ha parlato del funzionamento della banca vaticana, trasparenza compresa, affermando che su questo "non c'è mai stato un problema, e neanche in Italia per tanti anni. Poi, curiosamente, ad un certo punto trovano sempre problemi. Bisogna andare in Italia a chiedere perché".
Cipriani ha fornito indicazioni sul funzionamento della banca: "Noi non forniamo prestiti, tutto ciò che esce e cioè bonifici e assegni e persino il contante è tutto tracciato, anche in modo più dettagliato che in Italia. Addirittura con uso di documenti doganali, che vengono consegnati alla nostra Autorit di controllo. I flussi sono sotto il controllo del sistema elettronico Ibis".
Duro anche il giudizio sull'ex presidente Gotti Tetedeschi: "Le domande le fanno sempre in Italia, ma qui ci sono le risposte, e conti cifrati e conti di politici non ci sono. Noi abbiamo fin dall'inizio voluto fargli capire [all'ex presidente] e vedere, ma anche quando gli abbiamo portato tutti i tabulati, chiedendogli di guardare, di farci domande, di fare chiarezza, Gotti non ha mai voluto neanche visionarli. Ma ripeteva lo stesso 'non voglio sapere, meglio non sapere'".
(Paolo Biondi)
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