Zagara&Pepe

Tre.


La guardò, con gli occhi leggermente velati di miele. Elena era lì, ferma,in leggero controsole. Le pupille di Giorgio si mossero, come fossero una cinepresa: (campo largo) Elena ferma in mezzo alla piazza (piano americano ) il suo vestito, nero anche in quella stagione che s'apprestava a diventar primavera, ma forse era solo il tempo a dirlo, pensò, che quella era primavera e per Elena, quelli eran giorni d'inverno.Giorgio taque.Taceva anche Elena.Gli occhi dell'uomo passarono dal piano americano al primo piano. Forse era quel leggero velo di miele che sfumava i contorni. Forse il leggero controluce che si era trasformato in una luce di tre quarti, sempre posteriore, ma bastante ad illuminare uno spicchio del volto di Elena.La sua pelle brillava dove il sole appoggiava i suoi raggi. Bianca, come d'avorio. Gli parve così Elena in quel momento: un torre d'avorio. Inespugnabile e muta.In quel primo piano passò ad osservare gli occhi. Di sottobosco li aveva definiti un giorno ma non per il colore come lei aveva immaginato, perlopiù per il mormorio dell'anima che lasciavano intravedere.Erano sempre quelli, con le mille parole soffocate.Guardò la bocca richiusa, d'un chiuso trattenuto non ostile. Pensò a quante volte aveva potuto e non potuto, allo stesso tempo. Pensò al tempo allora, a tutto il tempo trascorso. E qualcuno, magari, avrebbe potuto dire trascorso invano. Giorgio scacciò quell'idea. -"il tempo non trascorre mai invano, il tempo è come l'acqua dei ruscelli o il vento delle montagne, modella e leviga a poco a poco, e quanto più due ciotoli sono vicini tanto più ne smussa gli angoli facendoli aderire"-.Giorgio la guardò, ancora una volta, con gli occhi impastati d'un po' di miele cercando di cogliere le parole mute che altri silenzi, un tempo, gli avevano offerto. Una sirena d'ambulanza poco lontana, il traffico nella strada lì accanto, fu tutto quello che l'aria seppe portargli in quel momento.Prese il silenzio di Elena, piegandolo in quattro, come un foglio, e se lo mise nella tasca interna della giacca. Quella appoggiata al cuore.Ebbe un brivido, in quel preciso istante in cui la fodera toccò la stoffa della camicia in corrispondenza del cuore. Per un istante il mondo sembrò tacere, tutto intero. Guardò Elena, tornata allora in campo lungo. Ed una goccia di miele rigò la sua guancia sinistra.