Zagara&Pepe

Un Lavoro d'Autunno (Capitolo V)


(tempo passato)Era uscito di casa per trovare un po' di conforto a quell'ansia che
lo tormentava e vi rientrava ancora più agitato di prima. Questa del ritorno era per Gioacchino ben diversa da quella che, di primo pomeriggio, l'aveva condotto per le vie del centro e poi, in quella gelateria. Non riusciva a distogliere i pensieri dal volto di Elena. I suoi capelli e soprattutto i suoi occhi. E poi la sua voce, quel timbro così allegro! Quel suo modo di prestare e di rivolgere attenzione. Di far sentire, con una sola parola, l'interlocutore come l'essere più importante del mondo. Quel pensiero lo riempiva di euforia ma egualmente di disagio. Sembrava far affacciare una sensazione sempre tenuta sopita: la paura delle solitudine, il timore di invecchiare. E poi c'erano quei capelli, li aveva visti raccolti alla nuca ma li poteva immaginare sciolti a toccare appena le spalle. Li avrebbe carezzati con le dita, con gli occhi. Sentì il fiato farsi un poco più corto ed il cuore accelerare. Cos'era quel senso di vuoto che gli bloccava la bocca dello stomaco poco sotto il diaframma? E quella vertigine acuta che colpiva il suo corpo quando pensava più intensamente al volto di Elena?.
-"Basta"- si disse, recandosi verso la libreria dove, ordinati lo attendevano i suoi libri, perlopiù di matematica. Cercò quasi febbrile l'argomento... dov'era quel libro.... Doveva placare la sua agitazione, lo doveva trovare.... -"eccolo...finalmente!-" Guardò la copertina ancora chiusa. Si sentì già un poco sollevato. Quel libro lo avrebbe certamente calmato. Era la lettura in cui si immergeva nei rari momenti di euforia: la raccolta dei tentativi mancati della tripartizione dell'angolo. Era il libro che avrebbe offuscato le sue emozioni. La prima volta che lo lesse cadde in forte depressione. Era un insieme di dimostrazioni in cui la logica magnifica della matematica, il motore di tutta la sua vita, veniva sopraffatta, o meglio, non portava al risultato voluto. Leggeva, immergendosi in ogni capitolo, ma di quando in quando, infingarda presenza, fra le righe ed i passaggi più ardui, compariva  
prevale sulla sua vera figura. Come muove i primi passi un sentimento? E' l'irrazionale di un attimo, un particolare: a volte è l'aspetto, altre una battuta di spirito, altre ancora un ombra degli occhi o un loro brillare. E' la scintilla che fa mutare d'attenzione. Sino ad un istante prima quell'uomo o quella donna erano folla, gente, una figura indistinta. D'un tratto diventano oggetto di speciale attenzione. Nasce il desiderio di approfondire quella conoscenza fino ad allora superficiale. Nascono le prime domande e su queste le ipotesi di risposta. -"come sarà il suo modo di fare....di pensare...?..e mi penserà...?"- il volto di quella cameriera conosciuta in gelateria: il volto di Elena. Una raccolta d'insuccessi della logica. -"Dove la logica muore cosa prevale dunque? l'irrazionale, forse il sentimento!"- Ebbe un fitta al cuore. Quel libro non placava la sua ansia, anzi la faceva lievitare. Il crollo della ragione portava alla prevalenza del cuore.   Ecco, il pensiero è la macchina che muove l'amore. Si pensa ad un persona appena vista, la si immagina, si creano delle aspettative. Si attende con ansia il l’incontro successivo per provare conferme -"sarà come io l'ho immaginato?"-. Al nuovo incontro si cerca di capire se le idee, le aspettative maturate trovano corrispondenza. Ma forse a quel punto non si vedono già più le risposte obiettive. L'altra persona è diventata una costruzione, il frutto di un processo cognitivo dove si sommano impressioni e desideri. La si vuol vedere in un certo modo. Ed allora la si affronta con un'attenzione selettiva che scarta gli indizi che potrebbero rivelare un risultato differente.  
realmente è, ma per ciò che rappresenta. Soffre per quanto l'altro porta via del suo sé: il tempo dedicato, i cento pensieri, le mille volte che si è rinunciato. Quello che manca, a chi è lasciato, non è in realtà l'altra persona ma quelle parti di sé che col tempo ha dedicato e lasciate attaccate a chi se ne è andato. L'innamorato soffre per il sé perduto. Ma tutto questo l'innamorato non lo sente o non lo sa. Crede d'aver perso la metà del cielo, o il cielo intero. Il sentimento obnubila la mente, la copre con una coperta calda di emozione. (CONTINUA........)