Zagara&Pepe

Un Lavoro d'Autunno (capitolo X)


Elena non aveva il lavoro come scopo della sua vita, era, per il momento, una necessità. Non aveva ancora risposto alla domanda "cosa farò da grande?". Le sarebbe piaciuto per la verità
un lavoro che la mettesse a continuo contatto con le persone. La cosa che le riusciva meglio, infatti, era proprio quella di entrare in rapporto con la gente. Il riuscire ad instaurare un naturale rapporto di simpatia. Ma tutto questo non aveva ancora trovato una meta distinta.  Il lavoro erano soldi ed i soldi servivano per l'affitto, il cibo per Lumiere, quello, poco, per lei, qualcosa per vestirsi, non che fosse particolarmente esigente in questo, e soprattutto il cinema. Elena amava il cinema e, quando poteva, frequentava i cineforum. Lì i film costavano meno e di solito, in quelle rassegne, passavano tutte quelle pellicole che avrebbe voluto vedere. Non aveva un genere preferito, certo c'erano i film che proprio non sopportava.. A lei piacevano le storie. Di ogni trama sceglieva un personaggio e s'immedesimava. Aveva pianto spesso al cinema. Da un po' di tempo preferiva i film inglesi e, da sempre, le pellicole francesi con quelle storie d'ottobre, un poco cupe e tristi. Facevano contrasto con la sua naturale allegria. Aveva pianto a "Lezioni di Piano", s'era emozionata con "Storie di Ragazze" e commossa con "L'ospite d'Inverno". Soprattutto questo le era piaciuto con quel rapporto conflittuale fra la protagonista e la madre.
Sua madre. Da quanto non la sentiva? Oh certo, anche lei poteva telefonare se voleva, il suo cellulare era sempre acceso. Ma di sicuro, orgogliosa com'era, non lo avrebbe fatto tanto facilmente per prima. -"Basta pensarci"- si disse fra sé, e scaccio in un altro angolo del cervello l'idea della madre. -"Il calendario!"- disse gioiosa. Era il momento che tanto le piaceva, di prima mattina staccava il foglio per passare al giorno dopo. Amava quei fogli che riportavano un solo giorno alla volta. Era un modo per attirare la sua attenzione solo su quella data, rendendola esclusiva. Un giorno passato era un giorno da accantonare, e nuove storie e nuove emozioni da provare in quello che le si presentava.
Fu proprio il sentir battere un martello di muratore al primo piano che la fece sobbalzare. Qualcuno era dunque entrato nella casa di Marco, forse Marco stesso era lì. Sentì l'impulso di correre e guardare. Lumiere tentò allora l'estrema carta per poterla dissuadere. Proprio mentre stava per imboccare la porta per uscire le si infilò fra le gambe, come per fermarla. Ma quando comanda il cuore, l'amico non ascolta altro consiglio, non si lascia dissuadere e vede e o sente solo ciò che la propria emozione vuole. Il cuore di Elena, come tutti i cuori in subbuglio, faceva Elena sorda e cieca e quindi le fece intendere che Lumiere voleva una carezza per cui gli disse-:"Non è il momento di coccole, Lumiere, non senti? Qualcuno sta lavorando al primo piano? Andiamo a vedere - poi soggiunse a bassa voce con tono complice- "ma senza far capire che ci stiamo andando apposta, mi raccomando!?"- Lumiere capì che l'amica era ormai irrecuperabile, da gatto saggio quale era non disse niente, la leccò semplicemente sul naso per farle capire che comunque sarebbe andata a finire quella storia, lui le sarebbe stato vicino (CONTINUA.......)