Zagara&Pepe

Un Lavoro d'Autunno (capitolo XII)


Quando ebbe terminato il suo caffè Elena gli si avvicinò e chiese :
-"tutto a posto, signore? Posso fare ancora qualcosa per lei?"- Gioacchino la guardò e le rispose: -"...tutto bene...grazie- poi, raccogliendo tutte le forze che possedeva ebbe il coraggio di domandare:-"...è....è da molto che lavora qui signorina?"- Elena stava sparecchiando il tavolino, posò bottiglia bicchiere e tazzina sul vassoio: -"dai primi di maggio, da quando la stagione s'è fatta bella- poi fu lei a chiedergli qualcosa: -“ lei è di questa città o è qui come turista?"- Gioacchino prese quella carta che la conversazione gli offriva. Era un argomento semplice che avrebbe potuto affrontare senza particolare difficoltà e che gli stava dando la possibilità di parlare con lei, almeno per un poco: -"no....sono di qui, sono nato qui e lo erano anche i miei......da tre generazioni"- -"Elenaaaa!"- si sentì chiamare da dietro il bancone, era la voce del titolare. Elena guardò un attimo verso il punto da cui la stavano chiamando poi si voltò verso Gioacchino e gli disse con un tono che a lui parve di dispiacere: -"mi stanno chiamando......aspetti qui.- e poi soggiunse con voce più bassa
e quasi confidenziale - torno subito"- Gioacchino seguì la ragazza con uno sguardo sorridente. Quel veloce scambio di battute se da un lato gli avevano placato un poco quell'ansia che si portava dentro, dall'altro lo aveva reso ancora più desideroso di continuare a parlare. Come il primo boccone per l'affamato o il primo sorso per chi e roso dall'arsura, non placano né fame né sete ma fanno pregustare la sazietà, così quel breve dialogo aveva indotto in Gioacchino la sensazione di una felicità che avrebbe potuto appagare se solo lei avesse continuato a rimanere lì con lui. Elena sbrigò brevemente quanto il proprietario della gelateria le comandò di fare e poi tornò vicina al tavolino di Gioacchino e, come se nulla li avesse disturbati continuò il discorso interrotto poco prima:-"Anch'io vivo qui fin dalla nascita. Mi piace questa città, mi ci trovo bene"- stimolato da quella specie di confidenza che s'era aperta fra di loro Gioacchino trovò il coraggio di domandarele -"..l'altra volta mi ha parlato di un gatto...."- il volto di Elena s'illuminò ancora di più con un largo sorriso:-"Se lo ricorda? Lumiere, il mio gatto, anzi, il mio amico...coinquilino...confidente. Lumiere è tutto per me. Io e lui viviamo in una casa nel centro, è piccola ma ha un bel balcone dove ci tengo le piante e Lumiere può prendere il sole e passeggiare senza pericolo di cadere o di farsi travolgere dalle macchine. Le piacciono i gatti?"- Gioacchino che era rapito da quel modo naturale di parlargli, avrebbe risposto di si a tutto pur di continuare, avrebbe ammesso di amare anche i serpenti a sonagli, ch'erano, come tutti i serpenti, la cosa che più lo facevano inorridire, tanto da non poterli vedere neanche in televisione, rispose subito:-"si, si........certo adoro i gatti..."- -"Ne ha uno anche lei?"- gli chiese allora Elena -"...no..- rispose Gioacchino -
...sfortunatamente no"- -"io non saprei vivere senza Lumiere..."- disse Elena con un tono che s'era fatto leggermente malinconico -"vuole che le porti il conto, signore?"- Gioacchino che s'era perso in quella conversazione che avrebbe voluto far durare all'infinito, s'accorse che era passata più di un'ora da quando si era seduto a quel tavolino. Come di soprassalto rispose -"...certamente...certamente grazie.."- pagò lasciando una mancia alla ragazza che mentre si stava alzando lo salutò dicendo "arrivederla a domani, signore"- Gioacchino ebbe un sussulto a quelle parole -"...si....- disse - ...a domani, a domani"- e se ne andò convinto di avere un appuntamento per il giorno dopo. Un appuntamento da rispettare. (CONTINUA..........)