Zagara&Pepe

Un Lavoro d'Autunno (capitolo XIII)


Un appuntamento, è un appuntamento. Anche se uno non è un tipo ansioso, se ha un appuntamento, ci pensa. -"Che giorno è oggi?...."- e già nella risposta è implicita l’attesa per un evento imminente. Poi, quando arriva il giorno ogni volta che si guarda l'ora, meccanicamente, quasi, si confronta il tempo attuale con l’ora dell’impegno preso :-"sono le dieci e mezza - si dice, ad esempio, e come un tarlo ecco che “lui” supera la soglia di attenzione: l'appuntamento. Ea anche se non ci si pensa forzatamente eccolo far capolino pur fra mille pensieri differenti:-"oggi alle tre, è per le tre..."- Poi, almeno un'ora prima, ci si comincia a preparare per uscire, oppure se si sta facendo altro, ci si affretta a concludere, perchè:-"fra un'ora...."-. Tutto questo poi si amplifica se l'appuntamento è con una persona speciale, colei o colui che si vorrebbe Man mano che s'avvicina il momento cresce l'ansia di pari passo. Se poi l'ora passa e l'altro è anche un po' in ritardo l'ansia si trasforma in dubbio poi, ancora in frustrazione. -"Arriverà? Perché non viene? Sarà successo qualcosa, oppure un imprevisto, oppure..."- Naturalmente oggi i cellulari hanno risolto molti di questi inconvenienti, quando si usano: -"Scusa, sono in ritardo"- oppure -"arrivo fra mezz'ora"- o anche un SMS, insomma, oggi si può comunicare più rapidamente, in tempo reale, si dice, ma fino a qualche anno fa un ritardo era un spasmo del cuore. Uno spasmo che, detto per inciso, qualcuno ricorderà ancora con un velo di struggente nostalgia.Gioacchino se n'era andato dalla gelateria con un appuntamento per il giorno dopo:-
"arrivederla a domani"- gli aveva detto Elena. Non un generico arrivederci, che avrebbe potuto differire all'infinito un loro prossimo incontro -"arrivederla a domani"- una precisa disposizione di tempo e di luogo. Era da intendersi come un esplicito invito? Anche lei desiderava dunque rivederlo? Gioacchino era confuso, si sentiva felice in questa sua condizione di sospensione fra desiderio ed ansia. L'avrebbe rivista il giorno dopo e non per una banale coincidenza, ma perché lei lo aveva invitato. O forse, si stava sbagliando, tutto era una semplice coincidenza. No, non poteva sbagliarsi :-"arrivederla a domani"- non un normale -"arrivederla"- Arrivò a casa con l'espressione trasognata, con gli occhi che già grandi di loro, apparivano ancora più dilatati dal fluire delle immagini. Si gettò sul letto e chiuse gli occhi con un sospiro che sapeva d'attesa e di liberazione. S'addormentò col lampo di quegli occhi nel cuore. S'addormentò con l'alito di quel sorriso sulle labbra. Elena tornò a casa subito quella sera, ad attenderla, come sempre Lumiere che quando entrò dalla porta si alzò dal suo angolo per andarle incontro e raccogliere una carezza. Elena non lo deluse, in questo non lo deludeva mai, e lo riempì prontamente di coccole, carezze ed attenzioni. -"Lumiere!- esclamò felice - come stai micio micio?"- e mentre gli parlava lo accarezzava tutto e Lumiere si raggomitolava per meglio godersi quello straripare d'affetto. -"Vieni qua Lumiere che ti devo raccontare una cosa...."- Elena si mise su di una
sedia con il gatto sulle ginocchia, continuando ad accarezzarlo sotto il muso che Lumiere protendeva per godersi in ogni centimetro quel piacevole massaggio. -"oggi è ritornato un signore che era già venuto ieri, che buffo Lumiere! Dovresti vederlo! Ha gli occhi così - e mentre parlava con le mani faceva vedere al gatto il diametro pari a quello di una scodella - e il naso Lumiere! E con le mani mimava il becco di un rapace - però è tanto timido.... Fa quasi tenerezza... e poi, ti devo dire, credo di piacergli un po'... È così goffo quando mi parla! Sembra sempre che debba incespicare su ogni parola!"- Il gatto la guardava quieto, cercava di capire il motivo di quell'entusiasmo. Elena gli parlava di quell'uomo con un ché di compassione, tenerezza e derisione. Cosa voleva da lui?                                              (CONTINUA...........)