Zagara&Pepe

Un Lavoro d'Autunno (capitolo XVII)


Il giorno seguente Gioacchino fu puntuale al suo appuntamento con Elena e lei lo
accolse con il consueto sorriso, e il giorno dopo ancora, e poi un altro giorno, ancora. I loro incontrI si susseguivano così come i loro discorsi, che rimanevano quantunque vaghi. Gli studi di lei, la sua casa, Lumiere, sempre presente. Pensando di compiacerlo Elena gli chiese della matematica. Giocchino s'illuminò potendo parlare di quella cosa che più amava, o per meglio dire, dell'unica cosa che aveva amato, prima d'incontrare lei. -"La matematica - iniziò con l'aria seria eppure felice, gli occhi sgranati ed illuminati da un sorriso- la matematica è l'essenza del mondo. La chiave di lettura dell'universo. Noi possiamo comprendere tutto attraverso la sua logica, e proprio la logica ci aiuta a capire quello che ci pare incomprensibile. Anche i concetti astratti con la matematica diventano semplici, nozioni che si possono padroneggiare"- era felice Gioacchino, aveva imboccato la via maestra, una strada che lo vedeva sicuro, infatti il suo parlare era scorrevole, mai impacciato. Sciorinava formule, esempi, nomi e date di grandi matematici, di scoperte di teoremi. Elena lo lasciò parlare per quasi mezz'ora, poi gli domandò dolcemente -"se la matematica può spiegare tutto, come lo spiega, l'amore"- Gioacchino s'impacciò, sentì un fitta al cuore, arrossì e poi sudò, tutto in un istante. Elena venne chiamata dal proprietario della gelateria, e lui approfittò di quella pausa insperata per ricomporsi. Non aveva mai pensato all'amore, quel sentimento così violento che lo tormentava lo aveva sempre scacciato, tenuto a bada con la logica della matematica che riusciva a frenarlo, a contenerlo, a volte anche a distrarlo, ma non poteva spiegarlo.
Pagò prima che Elena ritornasse al tavolo e si allontanò facendole un cenno di saluto da lontano. Elena ricambiò con un largo sorriso ed un cenno che voleva dire, "ci rivediamo"-"Si ricordi della matematica, professore, di come spiega l'amore"- gli gridò mentre lui si allontanava.Aveva bisogno d'aria e passeggiò per il centro. La testa gli sembrava d'un peso insopportabile eppure completamente vuota. Non riusciva a pensare. Non riusciva a trovare un nesso logico, una formula, un teorema, che gli schiudesse quel mistero del cuore. L'amore era inspiegabile attraverso le formule a lui note. Giunse così pensieroso a casa. Si sedette al tavolo della cucina. Davanti a sé un foglio bianco su cui cominciò a tracciare delle linee. -"Siamo rette parallele che s'incontrano all'infinito - pensò - oppure io sono la tangente e tu il cerchio e questo punto d'incontro, il caffè la mattina, è l'unico che abbiamo"- sentì montare dentro a sé la malinconia e lo sconforto. La sua mano tracciava ora segni senza senso sul foglio. Righe oblique, scarabocchi. -"Se fosse un solido calcolerei il volume, se fosse un perimetro lo misurerei, ma come faccio a calcolare l'area di questo amore?"-
Gioacchino guardava con sconforto il foglio pasticciato. Qual era la misura da cogliere fra lo spasmo del suo cuore ed il respiro che arrancava? Il calcolo dell'emozione, la visione notturna ed il volume di quel vuoto che sentiva dentro? Come calcolare l'intensità di un sogno, la forza della molla che di notte lo faceva sobbalzare, e alzare dal letto? Il volume dell'acqua che beveva quando sentiva un'arsura insolita nascergli dentro, quello lo poteva misurare, ma il fondo della sue sete, che quell'acqua non spegneva, quella era la misura imponderabile. Aveva voglia di gridare, si sentiva sopraffatto da quei numeri che non vedeva. Mille
miliardi di cifre, di teoremi, di formule...tutto appariva senza senso, senza significato di fronte a quel mistero che lo avvolgeva. L'amore non aveva alcuna spiegazione logica. La matematica era formula incapace di contemplare quella realtà, perché lui lo sapeva che l'amore era un oggetto reale, lo provava in ogni cellula del suo corpo, era dolore, esaltazione, oppressione, gioia incontenibile. Era l'accelerazione di ogni palpitazione, era il suo sudore, era in respiro breve, l'ossessione notturna, la ragione d'ogni suo giorno di vita. Elena era questo amore, così desiderabile, così tanto lontano.