Zagara&Pepe

Un Lavoro d'Autunno (capitolo XX)


-" Perché sono così felice con te? - gli chiese una mattina Elena, mentre facevano colazione - e perché con te riesco a fare cose che non avrei mai neppure
immaginato?"- -"Ci sono due verginità nella donna - lui le rispose - la prima è quella che ogni donna deve perdere. Lo fa un giorno per curiosità, necessità o convinzione, l'altra la perde il giorno che sente davvero che sta facendo l'amore. La prima è una verginità passiva, infondo che ci vuole, un uomo le si corica sopra, lei apre le gambe e, prima o poi, tutto finisce. La seconda vuole che sia lei a salire sull'uomo, sia lei a voler fare l'amore. E in quel gesto, in quell'attimo l'uomo penetra la donna non solo attraverso il suo corpo ma entra nella sua anima. Quella è la vera verginità di una donna. Non esistono donne sante ed altre puttane. Esistono donne che si sentono a proprio agio con un uomo e donne che invece non lo sono. Ogni donna ama fare l'amore, ma lo fa come e quanto in quel rapporto si sente considerata"- Ad Elena brillarono gli occhi, si alzò di scatto dalla sedia e corse ad abbracciare Marco -:"per questo, amore mio, con te lo faccio così bene, perché sento che tu mi capisci......perchè so che con te sono rispettata..."- lo riempì di baci sul collo, felice. Marco sentì il suo vuoto dentro che si muoveva. Si sentiva disagio a quelle manifestazione d'affetto assoluto che sapeva di non potere ricambiare con sincerità. S'ammutolì ed Elena pensò che fosse per il piacere. -"Com'è strano l'amore"- pensò Marco quando fu uscita da quella casa. -"Elena mi ama, è dolce, bella, gentile, allegra......potrebbe rendermi felice.... eppure io non l'amo. Ma anche non amandola non so rinunciare al suo amore, così forte, così puro, così assoluto. So di non poterle dare nulla di quanto vorrebbe e che pure non chiede. Mai una volta m'ha detto di mia moglie.... mai una volta ha chiesto una parte nel mio futuro..... È bella, dolce e viva. Ed io non posso fare a meno di questa sua vita. Io Nosferatu, il vampiro, vivo attraverso il sangue di una vergine, attraverso la sua vita che s'immola per riempire questo fondo che è infinito, che non si sazia mai. Per colmare questa mia bisogno d'infinito, d'assoluto potere, di disperazione, di solitudine"- Così pensava il cacciatore di sé e della sua preda, con una dolcezza rivolta a lei che gli era quasi sconosciuta, ed un timore e una vergogna, quasi, per quel suo non poterla, non saperla amare. Quell'amore così assoluto, così privo di limiti lo rendeva solo, lo faceva specchiare con il fondo delle sue paure, della sua anima divisa, codarda da un lato, perché incapace di sottrarsi a quella morsa di quella dolcezza, inappagata e malinconica, dall'altra parte. Quel punto freddo che gli batteva nel petto era la parte del suo cuore, morto. Pompa meccanica che pulsava sangue senza più passione.
Elena lo amava come mai lo era stato. L'avesse conosciuto prima quell'amore! Il tempo aveva essiccato la sua passione. Il ricordo di un lui passato era emerso tra le sue parole. Elena amava le sue parole e lui giocava con esse. Elena si perdeva nei suoi giochi. -"L'amore ha bisogno di cure- pensava - gioco e finzione, non si accordano. Elena pensa di bere latte dalla mia mano, e miele, ed io avveleno invece la sua fiducia. Agnello tenero, nelle braccia del lupo. Io, allora, Nosferatu, vampiro dell'anima, vivo attraverso le gioie di una vergine, attraverso i suoi occhi, usurpando, ingannando la sua felicità"- Elena era in casa. Giocava con Lumiere, felice, pensava a Marco, pensava al suo amore, pensava che lui la stava pensando.                                           (CONTINUA.........)