Zagara&Pepe

Come pioggia d'Estate


Vengono con il vento le parole. A volte sanno di maestrale altre di umido scirocco. Arrivano a folate  improvvise, mentre tu non le aspetti, e sbattono le porte dei tuoi ricordi, alcune, altre quelle del cuore. Arrivano così, che nemmeno te lo sai dire da dove, vengono e ti si appiccicano addosso e non puoi che scriverle per vederle cadere e liberartene, che a sentirle sulle mani sulla faccia, appiccicaticce, umide, bagnate……danno fastidio, e, non ci crederesti, fanno persino male.   Cadono le parole e sono i tuoi pensieri che si affastellano ad uno ad uno.  Eccoli qui, adesso, davanti. E sono i pensieri di quegli occhi che si sono aperti in quella notte appena passata di mezz’agosto quando senza saper da dove, tu sei arrivata, e la tua amica del cuore a presentarmi e dire ………..ch’era lieta che ti avessi incontrata.  Vengono come folate di vento quelle immagini appena lontane di quel tuo viso incorniciato da una frangia accomodata e quei due punti neri che s’illuminavano senza farlo apparire quando, come per caso, incrociavamo le strade di un mio sguardo.  E tutto volteggiava attorno mentre io mi prendevo la diagonale d’alfiere, messo nel punto più lontano, ancor più inaccessibile chè non c’è porta che si apre quando non dico non hai la chiave, ma nemmeno la porta, ha la sua serratura.  Vengono come vampate d’afa questi ricordi, che si avvolgono attorno in mille spire. O come un sudario in cui crogioleresti all’infinito.  Ma s’appiccicano addosso, frammenti di un ieri appena remoto, e li guardi volentieri cadere, come fossero pioggia a ristorare questo caldo che t’addormenta.  Cadono e vanno via, come rogge verso un mare che è sempre più profilo lontano.  E a noi non resta che scriverli prima che fuggano, per sempre, se non per tenerli almeno, per salutarli, quando passano, con una mano.