Zagara&Pepe

Stelle sul cielo di Creta


Aveva gli occhi dei suoi anni migliori, che, non lo diresti, ancora non lo avevano abbandonato del tutto, e quello sguardo che poi ti faceva volare, in alto, per un minuto appena, un istante di magia, e te lo trovavi dentro, senza chiedere permesso, ma senza far male. I panni appesi fuori appena lavati, profumo di sapone di bucato. E nulla, dicasi nulla, da cercare dentro al cuore e niente da aspettare.  Lei non era più dentro agli occhi, dentro al cuore. Sparita, allontanata lasciando le cose appena disordinate, lasciato il posto, e con lei lasciato dalla voglia di scrivere che per scrivere ci vorrebbe un punto da guardare. Cessato il Maestrale, muto lo Scirocco. E forse era meglio così. Tempi di bonaccia, e di assoluto silenzio. E fu proprio in quel momento che s’alzò sopra il cielo di Creta timida una stella.  Lui chiuse gli occhi, aprì la mano e salutò vedendola passare e per una volta, per quella volta almeno, non allungò le dita se non per lasciare rapida carezza e poi ritrarla. Muovono piano il loro percorso le stelle sopra il cielo di Creta e sembrano invitarti a danzare. L’uomo scosse il capo, in un sorriso nascosto da un filo di nebbia. Tutto avrebbe potuto benissimo cambiare se un dito, un solo dito, si fosse mosso in direzione della stella, fermandone il lento declino. Profonda sensazione la coscienza di poter mutare la via d’un astro celeste.  E fu silenzio, più dentro che fuori. S’interrogò ma non attese risposta. Ammutolì anche il cuore. Che non aveva nessuna voglia di sentirlo parlare o chiedere e domandare ancora una volta di volare. Guardò la stella muoversi lentamente sopra il cielo di Creta e poi richiuse gli occhi e non guardò più. Una lacrima amara scese senza bagnare il viso, e si spense in bocca, che si richiuse quasi senza respirare a sciogliere nella saliva quel fiele che non si sarebbe diluito. Cercò la voce del maestrale e la trovò in un ricordo che strinse il ventricolo sinistro fino a fargli male.