Zagara&Pepe

TUTTE LE STORIE DEL MONDO - cap 1


-"Le cinque, già le cinque! Cazzo, cazzo!"- ero in ritardo, come sempre quando si deve fare una vita costretta fra un appuntamento e l'altro, sballottato da una parte all'atra della città, immerso nel traffico. Sudato, congestionato perché -"...anche sto cazzo di condizionatore non funziona!"- non funzionava oramai da un paio di mesi ma sempre preso dal lavoro non riuscivo a trovare il tempo di portare l'auto per farla sistemare. La strada ribolliva di auto incolonnate inesorabilmente dirette lungo la mia stessa via. Non c'era scampo, bloccato nel centro della città e fra un quarto d'ora mi aspettava il dottor Righi, per un importante incarico. -"Non ce la farò mai!"- esclamai ormai quasi disperato mentre menavo colpi contro il volante. Composi freneticamente il numero sul cellulare per avvisare del mio ritardo -"pronto sono..... Vorrei avvisare il dottor Righi che giungerò con un po' di ritardo, purtroppo c'è una traffico soffocante....eh si, ha proprio ragione.....anche oggi c'è una manifestazione e gli scioperanti hanno bloccato tutto....... va bene, grazie...... Faccio prima che posso....grazie, mi saluti intanto il dottori Righi"- ero salvo, per il momento. Bella invenzione il cellulare. Hai voglia a dire "ne faccio a meno" ma quando serve. Serve davvero. Mi sentivo più sollevato e meglio disposto a sopportare il traffico, ma soprattutto a ragionare, e ragionando vidi una stradina laterale che deviava dal flusso del traffico immettendomi in una via parallela ma sgombra di veicoli. -"Ma tu guarda!"- pensai fra me -"ora vi frego io!"- con un poco di fatica, qualche colpo di clacson, finalmente eccomi fuori dal caos. -"aaah che bellezza!"- esclamai soddisfatto. In effetti la via era strettina ma la circolazione era libera e parte qualche motorino di extracomunitari che abitavano la zona. Il centro della Città, quello vero, quello storico era ormai da tempo in stato di competo abbandono. Palazzi un tempo principeschi erano in condizioni di completo degrado. Una città, un tempo gioiello d'arte e cultura, oggi viveva dimenticata ed abbandonata dai più. Solo gli extracomunitari vivevano ormai in quelle case che, pericolanti, offrivano loro un precario alloggio al di fuori da ogni regola.I proprietari ben sapevano le condizioni di quei disgraziati ma a loro poco importava se qualche volta un soffitto crollava lasciando lì, sotto le macerie, intere famiglie il cui numero non era mai chiaro. Si perché visti gli affitti da abitazione di lusso che spillavano i proprietari, le case erano sempre sovraffollate in modo da dividere le spese nel maggior numero di persone possibile. Mi ha sempre affascinato il Centro Vecchio, così carico di storia, di umori, di usanze da sembrare un altro paese. Qui anche i negozi avevano insegne lingue strane. C'erano negozi con prodotti cinesi, altri albanesi, turchi, africani. Una capitale cosmopolita, la mia città, se non fosse una capitale di disperati. Arrivati ad un certo punto la strada che avevo imboccato mi presentò un bivio. Ragionando e considerano il parallelismo con la via principale scelsi di voltare a destra e poi ancora a destra, al terzo bivio dovetti girare a sinistra per via di un senso unico, poi arrivai in una piazza dalla quale si diramavano tre strade scelsi la più a sinistra e mi avviai. -"Mannaggia a me!"- la stradina ormai era un vicolo cieco talmente stretto che la pur piccola automobile non poteva girare per afre inversione, ed era talmente lungo e tortuoso che l'idea di fare tutto in retromarcia mi scoraggiava. Mi guardai attorno per cercare una soluzione ,una possibile via d'uscita...-"ecco lì la soluzione!"- esclamai guardando un bel portone che sicuramente nascondeva un ingresso nel quale la mia macchina poteva certamente entrare e manovrare. L'unico problema era che il portone era chiuso. Ma a questo ci si poteva facilmente porre rimedio. Scesi dall'auto e cominciai a suonare ai vari campanelli. Finalmente mi rispose una voce di bambino. Brevemente spiegai il motivo per cui avevo suonato e gli chiesi di venire ad aprirmi il portone in modo da permettermi di fare manovra. Dopo qualche istante mi aprì la porta un bellissimo bambino biondo, con gli occhi azzurrissimi. Mi sorprese molto vedere un bambino così biondo in una zona dove avevo visto sino a poco prima soltanto bambini mulatti, africani od orientali. -"Sarà un bimbo albanese"- pensai fra me, ma egualmente continuai a guardarlo affascinato dal suo sguardo. Il bambino mi sorrise con uno sguardo dolcissimo ed allegro allo steso tempo, mentre mi apriva il grosso portone. Preoccupato dal peso della porta lo aiutai.L'ingresso che mi si presentò era magnifico. Volte affrescate con paesaggi meravigliosi, scene di vita campestre, figure umane che si rincorrevano lungo prati meravigliosamente ornati di piante e fiori, giardini orientali, palmeti lussureggianti. Si poteva dire che tutti i luoghi più belli del mondo erano rappresentati in quegli affreschi. Rimasi affascinato da quello spettacolo.Guardavo a bocca aperta ogni angolo di quel grande corridoio. In fondo questo c'era uno slargo -"Meglio! - pensai -potrò fare manovra più facilmente"- Entrai con la macchina e quando arrivai alla fine dell'ingresso vidi un giardino stupefacente. Era costruito come un antico chiostro, ai tre lati un colonnato che racchiudeva un corridoio ed al centro una vegetazione spettacolare ed una fontana dov'era seduta una ragazza bellissima, anch'essa bionda come il bambino e con gli stessi occhi azzurri, avrà avuto poco più di vent'anni e con una strana chitarra in mano suonava. Scesi dall'auto per guardarmi tutt'attorno e mi accorsi che i pavimenti dei corridoi all'interno dei colonnati erano di maiolica finemente decorata. Un disegno geometrico fatto di linee sottili evidentemente disegnato a mano ma con una precisione stupefacente. La ragazza alzò lo sguardo verso di me e smise di suonare. Mi sorrise ed io risposi al suo cenno di saluto. Non sapevo se mi avrebbe capito, non sapevo neanche se capiva l'italiano, eppure le dissi semplicemente:-"E' un posto bellissimo qui, ci abitate solo voi?"- La ragazza sembrò capire quello che le stavo dicendo ma non rispose, si limitò a sorridere facendomi segno di accomodarmi accanto a lei. -"E' molto tardi!- le dissi, accompagnando la parola ad un cenno di diniego -ho un appuntamento importante e sono già in ritardo.....mi dispiace moltissimo perché vorrei davvero visitare questo posto.....forse sarà per un'altra volta....ecco. Si, ci verrò un'altra volta con più tempo....mi piace davvero tanto qui...."- e così dicendo m'ero voltato per salire in macchina. La ragazza non aveva smesso di guardarmi sempre sorridente, mentre le spiegavo il motivo del mio rifiuto e mentre aprivo la portiera mi disse con una voce incantevole -"non tutto ti sarà sempre così chiaro come in questo momento, davvero non hai il tempo per parlare un poco con me? Il tuo appuntamento è solo con un uomo, è solo per un lavoro. Qui, adesso, hai l'occasione per conoscere qualcosa che non ti sarà più rivelato. Vuoi davvero andartene senza conoscere niente di più di quanto già non sai?"- Quelle parole mi turbarono-"Cosa intendi con quello che hai detto? Cosa c'è che io dovrei sapere, che non so, e che tu sai?"- ero rimasto con la portiera aperta in mano. La ragazza mi guardò negli occhi ed io sentii il suo sguardo penetrarmi come una lama, ma non era uno sguardo cattivo, era uno sguardo pieno di bontà e mi lascia trapassare. Sentii una grande dolcezza, dentro. -"Ciò che accade non è mai rivelato se non metà. Solo la parte apparente è ciò che si vede. Il significato speso è staccato dal suo significante. Io posso raccontarti una storia, anzi, tutte le storie del mondo. Ma tu devi darmi il tuo tempo e la tua attenzione. Vuoi sederti accanto a me e ascoltarmi raccontare?"-Ero attratto da quella voce armoniosa, dal suo tono gentile e tranquillo e soprattutto da quello che prometteva. -"Dare un senso a tutte le storie del mondo"- pensai -"alla mia storia a quelle di ogni cosa"- affascinato chiusi la macchina, accantonai l'appuntamento e mi andai a sedere accanto alla ragazza.