Zagara&Pepe

ALLA FACCIA DEGLI INVIDIOSI


Le cercavo l'altra sera  per un'amica, queste parole.Sono riapparse oggi e quindi volentieri, le appoggio qui, per poterle condividere con lei, con tutti voi.*******************************************************************Ne abbiamo aperte un paio di bottiglie, di Primitivo di Manduria, intendo, in una sera di quell'agosto passato da qualche tempo. L'avevo scelto io il vino e, per una volta, scelto per il nome. Non lo conoscevo né per gusto né per sentito dire. -"Si mangia carne questa sera, cotta alla brace"- avevo pensato -"com'è d'uso ancora un poco cruda dentro"- PRIMITIVO mi sembrava un nome adatto all'occasione. Che siamo, infondo, noi quando mangiamo carne scottata sopra una fiamma? Rosso di corpo medio tendente al corposo, di colore vinoso, dal gusto pieno ma non invadente, di retrogusto asciutto, di aroma denso e gradevole. Era parso al primo assaggio più complesso di quanto poi, le due bottiglie vuote avevano lasciato come ricordo. Ottima compagnia per quella sera dove arrostimmo bistecche con l'osso, di manzo giovane, per carità, costine di maiale, pancetta di maiale a fette spesse, caciocavallo scaldato sulla stagnola e bagnato con un filo d'olio al peperoncino e molta verdura appena raccolta. Il profumo della brace e della carne rinfrancava l'aria, promettendo una pantagruelica mangiata. E lui, il PRIMITIVO, accendeva lo spirito e le battute. Un vino così è adatto a tutti se bevuto in compagnia di amici, meno se per commensale avete la vostra dolce compagna. Ma stasera era degli amici che volevo parlare. Alla salute vostra, dunque, e, come dicono da queste parti: alla faccia degli invidiosi e di chi ci vuole male Strana sera per un mio compleanno. Non stavo bene in quella festa. I miei amici erano stati tutti carini, avevano fatto anche le cose in grande. C'erano tutti con tanti regali, pacchi, pacchettini, tanta carta, fiocchi e nastrini. La mia donna di lago mi aveva appena lasciato. Una delle nostre varie volte. Accanto a me un'amica occasionale rideva, dio come rideva quella sera.... rideva troppo, troppo e per niente. Mi aveva portato alcuni pacchetti, in uno, fra gli altri, un mollettone, una specie di punta panni con scritto PER I RICORDI PI' BELLI, e attaccata una sua fotografia. Lo guardai per un po' quel suo regalo cercando di classificarlo. -"Passerai fra i ricordi"- pensai fra me -"amica di questi momenti. E io lo sarò per te, come lo sono per la donna di lago che se n'è andata, come lei lo sarà per me"- Mi guardai attorno nella stanza. Vidi le facce dei miei amici, sorridenti, quasi felici. Rallentai mentalmente quel filmato che mi scorreva davanti, cercai di fermarne un fotogramma, di conservarne un ricordo, di attaccarlo al mollettone regalatomi per la mia festa. Eccovi qui, amici miei, ho i vostri volti, le vostre espressioni dentro alla mia memoria. Gli sguardi pieni di tante speranze ancora inespresse, gli sguardi privi degli affanni che gli anni passando, ci avrebbero poi portato. Ho i vostri sogni, rubati in un istante, dentro al mio cuore. O forse ho i sogni di un solo istante. Ma ora vi vedo, com'eravate, com'ero, con tutti i desideri inespressi in ogni piega del volto. Ho un mollettone pieno di ricordi, coltivati per non lasciarli sbiadire. Uscimmo da lì quella sera, io e la mia amica. Lei sottobraccio mi parlava ed io, guardandola, non sapevo che dire. Avevo un tappo in gola, che chiudeva l'uscio di tutte le parole. Perché, forse, tutte le parole del mondo non sarebbero riuscite a spiegare l'indicibile dolcezza che mi pervadeva. Era la mia festa quella sera, ma oltre ai regali che sarebbero passati, avevo un nuovo ricordo, forte, vivo, indelebile. Avevo i sogni dei miei amici dentro al cuore.